lunedì 30 ottobre 2017

Ecology and nutrition: "Impact of meat production on the environment" - Ecologia ed alimentazione: "Impatto della produzione di carne sull'ambiente"


Risultati immagini per impatto della produzione di carne


Here are several veterinarians opinions on the consequences of industrial meat production in Europe and in United States of America:

The industrial meat production system is not sustainable, the whole chain threatens to implode. Increasing production, raising costs, lowering revenues are well-known issues for a long time. Linking the real environmental impact with the cost of a product, beef or eggs or something else is a new approach that could help launch ethical chains ... (Giulia)

I would advise reading an article published in Science entitled "Greenhouse Hamburgers", in which the author analyzes the environmental impact of bovine breeding; One single thing: producing the amount of beef consumed annually by the average US generates the same amount of greenhouse gas produced by a guided car for nearly 3,000 kilometers. (Raffaele)

In Italy we are 60 million people and we consume about one hundred pounds of meat per head, mostly as in Europe and the United States. And so to satisfy our appetites we shed about 500 million chickens a year, 4 million cattle and 13 million pigs, but since we are not enough, we do import it. But on planet Earth we live in six billion and a half, and nowadays many people are starving, others who like it but they can not afford it. In a few years we will become 10 billion, can we produce flesh for everyone? Some say it would be suicide on the planet. Fao, Onu, Ipcc warn that 18% of greenhouse gases that feed climate change are the result of farms that beat all other human activities, including the emissions of the entire car park on the planet. To produce one pound of beef consumes 15,000 liters of water and cereals ten times the weight of the entire animal - cereals that could feed many more people - not enough. More than half of the antibiotic products are used for zootechnical use. Diseases in intensive farms increase, but then also grow strains of antibiotic-resistant bacteria and human wellness diseases such as coronary heart disease, diabetes, and obesity, which also result from excessive consumption of animal foods. Not to mention the problem of mountain slurry and droppings polluting the waters and we no longer know where to put. The paradox is that more cheap meat is produced thanks to this industrialized breeding model, and the more costs for the environment, and agriculture is the first victim of an economic paradigm that no longer stands. Yet the solutions would be, but should be implemented immediately, before it is too late. (Marco)

The technical consistency of these opinions reinforces and justifies the vegetarian choice in terms of ecology, both in the appearance of the physiological ecology of the human body and the environment of the planet. Without a radical turnaround in the food system, the human species will hardly survive the announced holocaust.
Paolo D'Arpini
Italian Bioregional Network




Testo italiano

Ecco diversi pareri di  veterinari  sulle conseguenze della produzione industriale di carne in Europa  e negli USA:

Il sistema industriale di produzione carne non è sostenibile, tutta la filiera minaccia di implodere. Aumento di produzione, innalzamento dei costi, abbassamento dei ricavi sono temi noti da tempo. Collegare il reale impatto ambientale con il costo di un prodotto, carne bovina o uova o altro, è un approccio nuovo che potrebbe aiutare a lanciare le filiere etiche… (Giulia)

Consiglio la lettura, a questo proposito, di un articolo pubblicato su Le scienze dal titolo: “Hamburger a effetto serra”, in cui l’autore analizza l’impatto ambientale dell’allevamento bovino; un unico dato: produrre la quantità di carne bovina consumata annualmente dallo statunitense medio genera la stessa quantità di gas serra prodotta da un’auto guidata per quasi 3000 chilometri. (Raffaele)

In Italia siamo 60 milioni di abitanti e consumiamo circa un centinaio di chili di carne a testa, per lo più come in Europa e negli Stati Uniti. E così per soddisfare i nostri appetiti macelliamo circa 500 milioni di polli all’anno, 4 milioni di bovini e 13 milioni di suini, ma siccome non ci bastano il resto lo importiamo. Ma sul pianeta Terra viviamo in 6 miliardi e mezzo e gia’ adesso in molti muoiono di fame, altri che la carne la vorrebbero ma non possono permettersela. Tra qualche anno diventeremo 10 miliardi, si potra’ produrre carne per tutti? C’è chi dice che sarebbe il suicidio del pianeta. Fao, Onu, Ipcc avvertono che il 18% dei gas serra che alimentano i cambiamenti climatici sono frutto degli allevamenti, che battono tutte le altre attività umane, comprese le emissioni dell’intero parco auto del pianeta. Per produrre un chilo di carne di bovino si consumano 15.000 litri di acqua e cereali per dieci volte il peso dell’intero animale – cereali che potrebbero sfamare molte più persone – Non basta. Più della metà degli antibiotici prodotti sono usati per uso zootecnico. Le malattie negli allevamenti intensivi aumentano, ma poi aumentano anche ceppi di batteri resistenti agli antibiotici e le malattie umane da benessere come le patologie coronariche, il diabete, l’obesità che derivano anche da eccessivo consumo di alimenti animali. Senza contare il problema della montagna di liquami ed escrementi che inquinano le acque e non sappiamo più dove mettere. Il paradosso è che più si produce carne a basso costo, grazie a questo modello di allevamento industrializzato, e più aumentano i costi per l’ambiente, e l’agricoltura è la prima vittima di un paradigma economico che non regge più. Eppure le soluzioni ci sarebbero, andrebbero però attuate subito, prima che sia troppo tardi. (Marco)

La consistenza tecnica di questi pareri avvalora e giustifica la scelta vegetariana anche in termini di ecologia, sia nell’aspetto dell’ecologia fisiologica del corpo umano che quella ambientale del pianeta. Senza una svolta radicale nel sistema alimentare difficilmente la specie umana potrà sopravvivere all’olocausto annunciato.
Paolo D’Arpini
Rete Bioregionale Italiana

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