sabato 5 luglio 2025

The Pseudopod Theory in Memory Recycling… - La Teoria degli Pseudopodi nel Riciclaggio della Memoria…



This is an important topic for me that concerns the progress of intelligence/consciousness in the collective psyche in a sort of competition between scientific and speculative materialism and the sattvic (harmonic) consciousness embodied by that part of humanity evolved in a spiritual sense.

This theory, which I intuited several years ago, has also been published through various writings contained in the book "Memory Recycling", and I have defined it as "Theory of pseudopods" in which I imagine the two movements based respectively on being and having that move in the logos of manifestation in search of fulfillment.

Recently the propagation of the rational scientific materialist aspect is acquiring a great influence on the mass body of Humanity, see also the attempts of genetic mutation and artificial intelligence to contain and control the enormous human population by standardizing it in a functional dictate. On the other hand, spiritual awareness, which is based on freedom of expression and awareness of a holistic and holographic whole, in which we are all immersed, pushes human intelligence towards individual and collective growth. As Self-realization operates through Knowledge and not through coercive control.

At a social level, these two conflicting predispositions take on the form of censorship on the one hand and non-violent rebellion on the other to avoid responding to evil with evil. Competition, or the choice of the direction most suited to the evolution of our species, requires discrimination and detachment as well as moderation and compassion. Also because both the Ego, which divides, and the Self, which integrates, are two aspects of the same Consciousness.

In some now “ancient” writings, contained in the book Memory Recycling, I began to tell how in our society, in the soul of the species also called “psychic aura”, these different kinetic forces manifest themselves that push intelligence into a continuous fluctuating elaborative process.

The collective psyche has various facets, each of which represents a way of thinking in each of the fields of human interest: economics, technology and science and obviously spirituality, love and Knowledge.

As happens for example in the amoeba, a unicellular animal, there is a mass body, defined as the collective psyche, which is mostly static, represented by the vast majority of humans who live in a customary routine, in beliefs, from this mass mental pseudopods are emitted. One is connected to the models of the ego, of private interest and of obtaining "useful" results, in short based on having, and another is oriented towards awareness, towards synergy and overcoming ideological divisions, liberation from behavioral patterns and oriented towards being.

We can also call them Yin and Yang, positive and negative, good and evil...

These two pseudopods are represented by a minimal part of humanity while the vast majority of humanity is established in the mass body. In a certain sense, the binder that keeps the mass body unified must necessarily be a mixture of past and future, good and evil, truth and fiction, illusion and realization.

The regressive pseudopod is embodied by a small minority that governs the world politically and economically in a way of exploitation. But even in the evolutionary pseudopod, the number of precursors who are ahead of their time is very limited. In fact, if the holders of economic and communicative power and of social and religious directions are few (occult operators, astute consciences but devoted to illusion), equally few will be in the evolutionary part (the wise and the consciences free from the constraints of illusion).

In the mass body, on the other hand, reside the large numbers, the great religions based on belief, the popular masses, the workers, the fan crowds and the followers of various fashions or cultures. Obviously the members of this group, victims of habits and ideologies, will be very numerous, since the mass body groups the vast majority of the human race and is attracted and pushed to evolution or involution only through the indications of those psychic propellers ("pseudopodia") and innate karmic propensities.

This is how the world works...

Paolo D'Arpini - Committee for Lay Spirituality 


Post Scriptum:

From time to time there is an apparent prevalence of one "direction" over the other but in the end, as postulated in Taoism, we always return to stability, between ups and downs, over time...  Anyone interested in receiving a copy of the book "Riciclaggio della Memoria" can contact the editorial curator Michele Meomartino: 393.2362091 - meomartinomichele@gmail.com




Testo Italiano:

Questo è  un argomento per me importante che riguarda l'andamento dell'intelligenza/coscienza nella psiche collettiva  in una sorta di competizione tra il materialismo scientifico e speculativo e la coscienza sattvica (armonica) incarnata da quella parte di umanità evoluta in senso spirituale. 

Questa teoria, da me intuita diversi anni fa,  è stata anche pubblicata  attraverso vari scritti contenuti nel  libro "Riciclaggio della memoria", e  l'ho definita "Teoria degli pseudopodi" in cui immagino i due movimenti basati rispettivamente sull'essere e sull'avere che si muovono nel logos della manifestazione alla ricerca di un compimento. 

Recentemente la propagazione  dell'aspetto razionale scientifico materialista sta acquistando una grande influenza sul corpo massa dell'Umanità,  vedasi anche i tentativi di mutazione genetica e dell'intelligenza artificiale per contenere e controllare l'enorme popolazione umana uniformandola in un dictat funzionale. D'altra parte la presa di coscienza spirituale, che si fonda sulla libertà espressiva e sulla consapevolezza di un tutto olistico ed olografico,  in cui tutti noi siamo immersi, spinge l'intelligenza umana verso la crescita individuale e  collettiva.  In quanto  la realizzazione di Sé opera attraverso la Conoscenza  e non tramite il controllo coercitivo.

A livello sociale  queste due predisposizioni contrastanti tra loro assumono forme da una parte censorie e dall'altra di ribellione non violenta per evitare  di rispondere al male con il male. La competizione, ovvero la scelta dell'indirizzo più confacente all'evoluzione della nostra specie,  richiede discriminazione e distacco oltre che  moderazione e compassione. Anche perché sia l'Ego, che divide, che il Sé, che integra, sono due aspetti della stessa Coscienza.

In alcuni  scritti ormai “antichi”, contenuti nel libro Riciclaggio della Memoria, ho iniziato a  raccontare di come nella nostra società, nell’anima della specie chiamata anche “aura psichica”, si manifestino queste  diverse forze cinetiche che spingono l’intelligenza in un continuo altalenante processo elaborativo.

La psiche collettiva ha varie sfaccettature ognuna delle quali rappresenta un modo di pensare in ognuno dei campi d’interesse umano: economia, tecnica e scienza ed ovviamente spiritualità, amore e Conoscenza.

Come avviene ad esempio nell’ameba, animale unicellulare,  c’è un corpo massa, definito psiche collettiva, che è perlopiù statico, rappresentato dalla grandissima parte degli umani che vivono in un tran-tran consuetudinario, nei credo,  da questa massa  vengono emessi  pseudopodi mentali.  Uno è connesso ai modelli  dell’ego, dell’interesse privato e dell'ottenimento di risultati "utili", insomma  basato sull'avere,  ed un altro  è rivolto verso la consapevolezza, verso la sinergia ed il superamento delle divisioni ideologiche,  la liberazione dagli schemi comportamentali  e proteso verso l'essere.

Possiamo anche chiamarli Yin e Yang, positivo e negativo, bene e male…

Questi due pseudopodi sono rappresentati da una minima parte di umanità mentre nel corpo massa si stabilisce la stragrande maggioranza dell’umanità. In un certo senso il legante che mantiene il corpo massa unificato deve necessariamente essere un misto di passato e futuro, di bene e di male, di verità e di finzione, di illusione e di realizzazione. 

Lo pseudopodo regressivo è incarnato da una minoranza sparuta che governa politicamente ed economicamente il mondo  in chiave di sfruttamento.  Ma anche nello pseudopodo evolutivo il numero di precursori che precorrono i tempi  è limitatissimo. Infatti se pochi sono i detentori del potere economico e comunicativo e degli indirizzi sociali e religiosi (operatori occulti, coscienze astute ma votate all’illusione) altrettanto pochi saranno nella parte evolutiva (i saggi e le coscienze libere dai vincoli dell’illusione).

Nel corpo massa invece risiedono i grandi numeri, le grandi religioni basate sul credere, le masse popolari, i prestatori di opera, le folle tifose ed i seguaci di varie mode o culture. Ovvio che i componenti di questa compagine, vittime delle consuetudini e delle ideologie, saranno numerosissimi, poiché il corpo massa raggruppa la stragrande maggioranza del genere umano ed è attirato e spinto all’evoluzione od all’involuzione solo attraverso le indicazioni di quei propulsori psichici (“pseudopodi”) e dalle propensioni karmiche innate.

Così funziona il mondo….

Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica - spiritolaico@gmail.com


Post Scriptum:

Di tanto in tanto c'è un apparente  prevalere di un "indirizzo" sull'altro ma infine, com'è postulato nel Taoismo, si torna sempre ad una stabilità, tra alti e bassi,  nel corso del tempo...  Chi fosse interessato a ricevere una copia del libro "Riciclaggio della Memoria" può contattare il curatore editoriale Michele Meomartino: 393.2362091 – meomartinomichele@gmail.com


Video collegato: 

La Centrale Naturale. La Teoria degli Pseudopodi nel Riciclaggio della Memoria: https://www.youtube.com/watch?v=IepzSHJJFUY

venerdì 4 luglio 2025

Economia ecologica, signoraggio bancario, debito pubblico, tasse…

 


…oggi devo occuparmi di denaro, economia e finanza. Il fatto è che finché  non viene risolto il problema economico in modo ecologico ed “etico” la società non potrà  progredire e resterà preda di tormenti consumistici e schiavitù lavorative. Il denaro che è nato come mezzo di facilitazione per lo scambio di beni necessari, ed in se stesso all’inizio aveva un valore universalmente riconosciuto (la prima moneta furono gli spiedi che avevano un uso reale), è diventato pian piano un mezzo speculativo di asservimento e di sperequazione sociale.  Sia ben chiaro non è colpa del denaro in quanto tale se ciò è avvenuto ma la “colpa” sta nel modo in cui è stato utilizzato (e qui intendo proprio nel senso “utilitaristico” speculativo). Non voglio però fare una cronistoria del percorso. Fermiamoci al momento presente e cerchiamo di capire chi oggi detiene il potere di emettere denaro ed a quale prezzo per la comunità umana.

giovedì 3 luglio 2025

The Italian Bioregional Network retold by Aurora Bussi... - La Rete Bioregionale Italiana riraccontata da Aurora Bussi...



A few years have passed since bioregional thought visited me, making me richer, not only intellectually but also in the invisible, fundamental emotional and existential nuances that are constantly brought to life through the bioregional vision.

I have perceived this feeling directly in the flesh in the form of Paolo D’Arpini, since I met him and frequented him, following him and being followed by him in various meetings. But how did all this begin? How?

So several years ago an acquaintance advised me to read an alternative knowledge magazine, if I remember correctly “Olis”, in which in a short article with a concise critique the book of the Italian Bioregional Network “La terra racconta” was advertised – I said to myself, well, interesting – and I went back to my thoughts. In those days, walking in the bookstore looking for something for my small children, I saw the texts of the Network leaning against it and so – if you look for me and find me – I have to read you and so I did.

I was soon fascinated by the respectful, delicate, but overwhelming practical knowledge, so much so that I felt sucked in. Later I revisited my theosophical knowledge through the bioregional perspective and discovered the common ideal, the meeting between spirit and matter, universal brotherhood. You get there by practicing honestly here and now, independently of starting from any of the knowledge of all times. Heart and Mind, love and concreteness, it became clear to me how they complement each other on multiple levels.

So with the skills at my disposal, I organized a first meeting in Perugia, with other "awakened", in which we tried to reflect and deepen the bioregional knowledge by exercising activities suggested by the sensitivities activated by the two aspects mentioned.

On that occasion the numerous people who did not find a seat in the room, energetically asked me to reorganize reflections on the same theme elsewhere. So I hand painted posters for when and where to welcome the suggestion that human selfishness can be replaced with planetary ecoism…

Since that time we have met several times, with Paolo and other friends, and through the meeting we have developed not only the vision but above all the practice. We do it - and I do it - in the “subjective” balance with all realities, learning to walk, work, study, actively participate in the comfortable and uncomfortable nuances of the reality of which we are self-conscious.

United at all levels with drops of water, blades of grass, queues at the traffic lights and at the supermarket, distant acquaintances, inner experiences, memories, needs and desires that demand to be fulfilled. A round dance of everyone and everything. A fertile and generous Earth to be handed over to our children.

We are like clouds of thought that merge with the speed of the wind, we speak with the means that are modernly at our disposal, perhaps they are not as fascinating as the wind, but effective in transmitting…?

Aurora Bussi -  Italian Bioregional Network



Testo Italiano: 

Son trascorsi ormai alcuni anni da che il pensiero bioregionale mi ha visitata rendendomi più ricca, non solo intellettualmente ma nelle invisibili, fondamentali sfumature emozionali, esistenziali, che costantemente vengono vivificate attraverso la visione bioregionale.
 Questo sentire l’ho percepito direttamente in carne ed ossa in forma di Paolo D’Arpini, da quando  lo conobbi e  frequentai seguendolo ed essendo da lui seguita in vari  incontri. Ma come è iniziato tutto ciò? Come? 
Dunque diversi anni fa un conoscente mi consigliò di leggere una rivista di saperi alternativi, se ricordo bene “Olis”, in cui  in un trafiletto con una stringata critica veniva pubblicizzato il libro della Rete Bioregionale Italiana  “La terra racconta” – mi dissi bè interessante – e tornai ai miei pensieri. In quei giorni passeggiando in libreria alla ricerca di qualcosa per i miei figli piccoli, vidi appoggiati i testi della Rete e così – se mi cerchi e mi trovi – devo leggerti e così feci. 
Rimasi ben presto affascinata dal rispettoso, delicato, ma travolgente sapere-pratica, così tanto che mi sentii risucchiata. In seguito ho rivisitato la mia conoscenza teosofica attraverso l’ottica bioregionale e vi ho scoperto l’ideale comune, l’incontro fra spirito e materia, la fratellanza universale. Ci si arriva praticando onestamente qui ed ora, indipendentemente dal partire da uno qualsiasi dei saperi di tutti i tempi. Cuore e Mente, amore e concretezza, mi apparve evidente come si completassero a più livelli.
Così con le capacità che sono a mia disposizione, organizzai un primo incontro a Perugia, con altri “risvegliati”, in cui cercammo di  riflettere ed approfondire la conoscenza bioregionale esercitando attività suggerite dalle sensibilità attivate dai due aspetti menzionati. 
In quell’occasione le numerose persone che non trovarono posto nella sala, mi chiesero energicamente di riorganizzare altrove riflessioni sullo stesso tema. Così dipinsi a mano locandine per quando e dove accogliere la suggestione che l’umano egoismo può esser sostituito con l’ecoismo planetario… 
Da quella volta ci siamo rincontrati diverse volte, con Paolo e con altri  amici, ed attraverso l’incontro abbiamo messo a punto non solo la visione ma soprattutto la pratica.  Lo facciamo -e lo faccio- nell’equilibrio “soggettivo” con tutte le realtà, imparando a  passeggiare, lavorare, studiare, partecipare attivamente alle sfumature comode e scomode della realtà di cui noi siamo autocoscienza. 
Uniti a tutti i livelli con gocce d’acqua, fili d’erba, code al semaforo e al supermercato, lontani conoscenti, interiori esperienze, ricordi, necessità e desideri che pretendono di essere realizzati. Un girotondo di tutti e tutto. Una Terra da consegnare fertile e generosa ai nostri figli. 
Siamo come nuvole di pensiero che si fondono con la velocità del vento, parliamo con i mezzi che modernamente sono a nostra disposizione, forse non sono affascinanti come il vento, ma efficaci nel trasmettere… ? 
Aurora Bussi - Rete Bioregionale Italiana

martedì 1 luglio 2025

L'inquinamento acustico e musicale... mette a rischio l'intelligenza umana!


                                                      Foto di Gustavo Piccinini 


Solitamente l’immagine che si ha del rumore è legata alle attività lavorative, si pensa ad un martellar di lamiere, colpi d’ascia, motori che sibilano, traffico, ululati di sirene…. Solo a pensarci ci si sente infastiditi sia nell’olfatto che nell’udito! Ma è soprattutto il “rumore da divertimento” che è irritante e dannoso anche se viene considerato fonte di delizia e di esaltazione. Mi riferisco ovviamente ai decibel delle tiritere strombazzate dalle auto in corsa, fuoriuscenti dalle porte di localacci ambigui, dalle finestre delle case con televisioni accesi giorno e notte, dagli stereo dei venditori ambulanti, dalle cadenze hard rock di discoteche e club privati, e persino all'interno delle aree protette. etc.etc.

Quali sono le conseguenze sulla mente e sul corpo umano di queste cadenze emesse senza sosta? L’elettroencefalogramma evidenzia rallentamento dei ritmi, alterazioni dell’attività elettrica delle cellule nervose, riduzione dei riflessi e della memoria, eccitabilità e mancanza di risposte adeguate alle situazioni contingenti, anche alcune forme di cefalea possono essere collegate a traumi acustici. Il sottoporsi a rumori eccessivi porta a disturbi urinari e mestruali, fertilità e libido ne risentono anch’esse.

Le persone che vivono o lavorano in ambienti rumorosi sono le più soggette a fenomeni quali l’ipertensione o l’improvvisa elevazione della pressione sanguigna, a rischio sono soprattutto le persone soggette a problemi cardiocircolatori. Alcuni test di laboratorio hanno infatti dimostrato che se sottoposti ad un rumore di 90 decibel per 10 minuti i malati presentano evidenti alterazioni nell’elettrocardiogrammma.

Insomma il rumore in eccesso è puro veleno per l’uomo!

Il rumore di fondo al quale siamo esposti non dovrebbe superare i 60 decibel ma è un limiti ampiamente superato sia in Italia che all’estero. Tutto questo baccano oltre che portare ai disturbi sopra indicati ha anche altre disagevoli conseguenze: disabitua l’orecchio all’ascolto. Infatti l’inquinamento acustico ci porta ad ignorare (nel livello cosciente) quei suoni che il nostro udito non può sopportare, che è una sorta di sordità o distrazione psicologica. Oggi per combattere l’inferno del “baccano” si contrappone la semplice diminuzione (insonorizzazione) delle emissioni ma questo è un approccio meramente negativo.

Dobbiamo invece far sì che gli studi sull’acustica ambientale abbiano un valore positivo. Quali sono i suoni che intendiamo privilegiare, conservare, moltiplicare? Per capire questo discorso dobbiamo imparare a scegliere il rumore al quale sottoporci. Possiamo cominciare discriminando fra l’ascolto volontario della nostra melodia preferita ed il martellamento della musica indiretta. Questa presa di coscienza non ci potrà certo impedire l’ascolto della musica indiretta, spesso ammannitaci nelle forme più subdole come quando si va al supermercato o si ascoltano musiche strane su internet o televisioni (e dir si voglia), ma ci consentirà comunque di abituarci al distacco ed al discernimento in modo da non cadere vittime degli incantatori pubblicitari.

Infatti la sottomissione passiva (ignorante) alla musica indiretta è fonte di stravolgimento culturale e mutazione dei costumi (esattamente ciò che vuole la pubblicità..). Se restiamo vittime di questo influsso la musica, che è l’arte più vicina alla spirito (essendo nata proprio in funzione del nutrimento spirituale) ed orgoglio della nostra tradizione millenaria, smette di essere una cosa nata per “illuminare” la mente umana, allietando il nostro vivere, ma diventa fonte di confusione ed alienazione dalla vita (cosa tanto gradita a satana).

Oggi nella società in cui tutto è consumo ed appropriazione materialistica anche la musica è una merce di cui “godere” senza ritegno sino alla nausea ed alla negazione dell’armonia. “Gli uomini, cosiddetti civilizzati, sono diventati feroci uditori ma in realtà non sanno più ascoltare! Usano il suono come una droga stordente dimenticando così di godere del significato e del valore di quanto viene ascoltato” (Walter Maioli, etnomusicologo).

Come affermavo sopra anche le culture aborigene sono minacciate dalla massificazione musicale in corso, la musica dolce e profonda dell’oriente, delle Americhe o d’Australia rischia di restare contaminata irrimediabilmente dall’ondata volgare di suoni elettronici e decadenti della musicaccia occidentale di taglio consumista. “E’ pur vero che le diverse civiltà possono crescere attraverso ibridazioni e contatti, ciò è sempre avvenuto in passato, ma dovrebbero poter continuare ad evolversi senza subire una colonizzazione assoluta e perciò inaccettabile” (Roman A. Vlad, musicista). 

Nell’ascolto non si tratta perciò di mettere in contrapposizione la musica elaborata, ricca di significati simbolici, con quella popolare e primitiva… piuttosto, ai vari livelli, di sottolineare la profonda e radicale differenza delle finalità fra un prodotto di consumo ed opere in cui la ricerca estetica continua ad essere portata avanti.

E qui torniamo al problema dell’inquinamento acustico… (e non solo nelle città, poiché ormai esso impera ovunque) per scoprire che mentre un pubblico sempre più vasto si sottopone, più o meno volontariamente, ai prodotti musicali di consumo, s’impone per “l’ascoltatore” di qualità un eccessivo sforzo discriminatorio e di pazienza per non restare coinvolto e sconvolto dal rumore della diffusione di massa.

Occorre evitare che la capacità melodica, che fece sognare l’uomo per millenni e che è ormai una componente emozionale della sua vita spirituale, cada vittima dei “petrolieri” musicali. La melodia, che ha il silenzio come base, non deve infatti soccombere ad un’era perversa e sordida frastornata da ogni rumore. Il rischio inverso, dicevo sopra, è l’assuefazione inconscia al frastuono e la perdita totale della capacità di ascolto.

E vorrei ora ricordare ai convalescenti desiderosi di cure melodiose un qualcosa che possiamo fare per recuperare l’amore per i suoni naturali. Quando ci rechiamo in campagna, sulla riva di un fiume, in qualsiasi ambito naturale, abituiamo l’orecchio al vuoto, spegniamo ogni brusio tecnologico, non parliamo, lasciamo che la natura trasmetta i suoi messaggi: il ronzio di un’ape sui fiori, il guizzo d’ala di un passero, un refolo di vento tra le foglie, il fruscio dei nostri passi sul sentiero… In tal modo sentiremo nascere dentro di noi una nuova armonia, che parte dal cuore…

Paolo D’Arpini   -  Rete Bioregionale Italiana 





lunedì 30 giugno 2025

Some considerations on the implementation of bioregional objectives... - Alcune considerazioni sull'attuazione degli obiettivi bioregionali...

 


“It is good practice, in the bioregional approach, to first of all try to understand the area in which one lives, delimiting it through the geomorphological study of the territory, flora and fauna. The bioregion is a homogeneous area defined by the interconnection of natural systems and the living beings that inhabit them. A bioregion is a set of relationships in which humans are called to live and act as part of the larger natural community that defines their life. The bioregional idea essentially consists in resuming one’s role within the larger community of living beings and in acting as part and not apart from it, correcting the behaviors induced by the affirmation of a global economic and political system, which has placed itself outside the laws of nature and is devastating, at the same time, nature itself and the human being”

“Bioregional implementation in a political key. Bioregionalism has two objectives: to recover and protect the natural environment as much as possible; to redraw new borders of the regions, finally taking into account their ethnic, environmental, linguistic, social and productive characteristics. All this in a vision of the State that "instead of administering itself, through the sole protection of the bureaucracy, (among the most backward in the world), finally and seriously deals with the great national problems and the protection of citizens"

".. the image that one wants to evoke with the word "bioregionalism" a neologism used by Peter Berg himself. Let's say that "bioregionalism" distinguishes a way of thinking that starts from the profound need to reconnect a sacred relationship with the earth. This relationship is conquered starting from the desire to understand - reinhabiting it - the place in which we live. A bioregion is not an enclosure whose boundaries are definitively established but a sort of magnetic field (aura – spiritus loci) distinguishable from neighboring fields only by the intensity of the characteristics that form its identity, just like human beings, simultaneously different and similar to each other…”

“By recognizing the existence of the different realities of our daily lives, we are able to grasp their richness and uniqueness, preserving their memory as a cultural heritage. In this way, we can grasp the soul of the place where we live, where mind and body merge in a profound act of love and gratitude towards this land that has given us life, which contains the cosmic laws. Defending it implies all this, in the full awareness that there is another very insidious reality, that of the loss of identities, of the destruction of cultures with their uniform landscapes, close to deserts..”

“The experience of vegetable gardens and urban agriculture, albeit with a few years of delay, is spreading very quickly also in Italy. If there were a mapping, we would see thousands of dots drawn on the map of Italy: self-organized groups, educational vegetable gardens, vegetable gardens on the balcony, flower beds cultivated with lettuce, synergistic vegetable gardens. Between ring roads, overpasses, bridges, traffic lights, highways, here and there a vegetable garden appears in all its beauty”

“…we cannot do without biodiversity, or the natural systems that support the survival of us all. We observe that desertification is advancing everywhere (not only drought but also loss of humus following the washing away of surface soils), deforestation, improper use of land for electricity production, soil impoverishment due to monocultures, changes in the environment and, in general, the dispersion of the biological heritage of animal and plant species, all aspects that determine a considerable economic loss also in the economy.... The only "development" that allows the life of the biosphere is a completely non-material process, something that means the evolution of culture, art, spirituality"

"Ours is the work of those who love to watch the winter end and the spring advance, to hear the woodpecker drumming, to feel the sudden rustling of flocks of finches above their heads like the wing of an angel. What economic calculation can we make of this work, which also includes the sensation of being caressed by an angel's wing? I tried to give a small and concrete example of a way of working that takes care of the earth and other beings because I would like to ask a question. Is it conceivable that a political administration - of any organizational level - legislates around this slow way of working?”

"The world is a great bioregional laboratory. Perhaps we do not need to resort to History which, with the interpretations of those who report, narrate, comment on human facts and behaviors, does not allow us to live or relive experiences that adhere to the reality of the times. Perhaps we need to turn to that great laboratory that is the world today. In fact, at this moment we can enter into history, we can look at all those populations present in the world today, who are representative of realities that range from a state that is not far from the primordial one to that which represents the most advanced state of technology. This game of nature allows us to directly observe systems of social, cultural and economic aggregation, to interpret them and to try to understand what to do to overcome old and new miseries and to be enthusiastic actors in the project of building a fair, supportive, happy world, and therefore with a future"

"LET'S PREPARE ourselves to live in a world with fewer resources, less energy, less abundance and perhaps more happiness. There have never been so many crises all together: climate, environment, energy, natural resources, food, waste, economy. And yet the threat of catastrophe does not scare anyone. What to do? We need a new collective intelligence. Stop debates between uninformed politicians or those in conflict of interest. If we wait for them, it will be too late, if we manage on our own it will be too little, but if we work together we can really change."

"We need an intellectual and loving shake-up in our attitude, we need to start a bio-reasoning within the institutions. We need to enter the deep meshes of human thought and the social context in which we live and fulfill the duty to manifest "bioregionalism", "deep ecology" and "lay spirituality" in this society, both urban and rural, technological and simplistic, complex and easy, in short, we need a leap of the kidneys and brain...!"

Thoughts collected by Paolo D'Arpini - Italian Bioregional Network



Testo Italiano: 

“E’ buona norma, nell’approccio bioregionale, prima di tutto tentare di conoscere l’ambito in cui si vive, delimitandolo attraverso lo studio geomorfologico del territorio, della flora e della fauna. La bioregione è un’area omogenea definita dall’interconnessione dei sistemi naturali e dai viventi che la abitano. Una bioregione è un insieme di relazioni in cui gli umani sono chiamati a vivere e agire come parte della più ampia comunità naturale che ne definisce la vita. L’idea bioregionale consiste essenzialmente nel riprendere il proprio ruolo all’interno della più ampia comunità di viventi e nell’agire come parte e non a parte di essa, corregendo i comportamenti indotti dall’affermarsi di un sistema economico e politico globale, che si è posto al di fuori delle leggi della natura e sta devastando, ad un tempo, la natura stessa e l’essere umano”


“L’attuazione bioregionale in chiave politica. Il Bioregionalismo ha due obiettivi: recuperare e tutelare al massimo l’ambiente naturale; ridisegnare nuovi confini delle regioni, tenendo finalmente conto delle loro caratteristiche etniche, ambientali, linguistiche, sociali e produttive. Il tutto in una visione della Stato che ”invece di amministrare se stesso, attraverso la sola tutela della burocrazia, (tra le più arretrate del mondo), si occupi finalmente e seriamente dei grandi problemi nazionali e della tutela dei cittadini”


“..l’immagine che si vuole evocare con la parola “bioregionalismo” un neologismo usato dallo stesso Peter Berg. Diciamo che il “bioregionalismo” contraddistingue un modo di pensare che muove dall’esigenza profonda di riallacciare un rapporto sacrale con la terra. Questo rapporto si conquista partendo dalla volontà di capire -riabitandolo- il luogo in cui viviamo. Una bioregione infatti non è un recinto di cui si stabiliscono definitivamente i confini ma una sorta di campo magnetico (aura – spiritus loci) distinguibile dai campi vicini solo per l’intensità delle caratteristiche che formano la sua identità, alla stessa stregua degli esseri umani, contemporaneamente diversi e simili l’uno all’altro…”


“Riconoscendo l’esistenza delle diverse realtà delle nostre quotidianità siamo in grado di coglierne la ricchezza e l’unicità, conservandone la memoria quale eredità culturale. Possiamo in tal modo cogliere l’anima del luogo dove abitiamo, ove mente e corpo si fondono in un atto profondo d’amore e di gratitudine verso questa terra che ci ha donato la vita, la quale racchiude le leggi cosmiche. Difenderla implica tutto questo, nella piena consapevolezza che esiste un’altra realtà molto insidiosa, quella della perdita delle identità, della distruzione delle culture con i loro paesaggi uniformi, prossimi ai deserti..”


“L’esperienza degli orti e dell’agricoltura urbana, seppur con qualche anno di ritardo, si sta diffondendo molto velocemente anche in Italia. Se esistesse una mappatura, vedremmo migliaia di puntini disegnati sulla cartina dell’Italia: gruppi auto-organizzati, orti didattici, orti sul balcone, aiuole coltivati a lattuga, orti sinergici. Tra tangenziali, cavalcavia, ponti, semafori, autostrade, ecco apparire qua e là un orto in tutta la sua bellezza”


“…non si può fare a meno della biodiversità, ovvero i sistemi naturali che sostengono la sopravvivenza di noi tutti. Osserviamo che ovunque avanza la desertificazione (non soltanto siccità bensì perdita dell’humus in seguito al dilavamento dei terreni di superficie), la deforestazione, l’utilizzo improprio dei terreni per produzione elettrica, l’impoverimento dei suoli dovuti a monoculture, la modifica dell’ambiente e, in generale, la dispersione del patrimonio biologico delle specie animali e vegetali, tutti aspetti che dederminano una perdita economica considerevole anche nell´economia…. L’unico “sviluppo” che consente la vita della biosfera è un processo completamente non-materiale, qualcosa che significhi l’evolversi di cultura, arte, spiritualità”


“Il nostro è un lavoro di chi ama osservare l’inverno che finisce e la primavera che avanza, sentire tamburrellare il picchio, sentire l’improvviso fruscìo degli stormi di fringuelli sopra la testa come l’ala di un angelo. Quale calcolo economico possiamo fare di questo lavoro, che faccia rientrare anche la sensazione di essere lambiti da un’ala di angelo? Ho cercato di dare un esempio piccolo e concreto di un modo di lavorare che abbia cura della terra e degli altri esseri perché vorrei fare una domanda. E’ concepibile un’amministrazione politica -di qualunque livello organizzativo- che legifera attorno a questa modo di lavorare slow?”


“Il mondo è un grande laboratorio bioregionale. Forse non abbiamo bisogno di ricorrere alla Storia che con le interpretazioni di chi riporta, narra, commenta, fatti e comportamenti umani, non ci fa vivere o rivivere esperienze aderenti alla realtà dei tempi. Forse ci dobbiamo rivolgere a quel grande laboratorio che è il mondo oggi. Di fatto, in questo momento possiamo entrare nella storia, possiamo guardare a tutte quelle popolazioni presenti oggi nel mondo, che sono rappresentative di realtà che vanno da uno stato che non si discosta molto da quello primordiale a quello che rappresenta lo stato più avanzato della tecnologia. Questo gioco della natura ci consente un’osservazione diretta di sistemi di aggregazione sociale, culturale ed economica, di interpretarli e di cercare di capire che fare per superare le vecchie e le nuove miserie e di essere attori entusiasti nel progetto di costruzione di un mondo equo, solidale, felice, e quindi con un futuro”


"PREPARIAMOCI a vivere in un mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza e forse più felicità. Non ci sono mai state tante crisi tutte insieme: clima, ambiente, energia, risorse naturali, cibo, rifiuti, economia. Eppure la minaccia della catastrofe non fa paura a nessuno. Come fare? Ci vuole una nuova intelligenza collettiva. Stop a dibattiti fra politici disinformati o in conflitto d’interessi. Se aspettiamo loro sarà troppo tardi, se ci arrangiamo da soli sarà troppo poco, ma se lavoriamo insieme possiamo davvero cambiare."


“Ci vuole uno scossone intellettuale ed amorevole nella nostra attitudine, occorre avviare un bio-ragionamento all’interno delle istituzioni . Dobbiamo entrare nelle maglie profonde del pensiero umano e del contesto sociale in cui viviamo ed ottemperare al dovere di manifestare il “bioregionalismo”, “l’ecologia profonda” e la “spiritualità laica” in questa società, sia urbana che rurale, tecnologica e semplicistica, complessa e facile, insomma serve uno scatto di reni e di cervello…!”

Pensieri raccolti a cura di Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana

domenica 29 giugno 2025

Arcani. Storia e psicostoria...



Il mio primo maestro in psicostoria è stato Isaac Asimov, un docente universitario nonché scrittore di fantascienza. Proprio dai suoi libri appresi che la storia non può stare nei libri. La storia -quella vera- è presente nella psiche collettiva e nella materia coinvolta negli eventi. Ciò che viene definita “storia” è al meglio una cronaca aggiustata in funzione di soddisfare le esigenze dei potenti coinvolti negli eventi descritti oppure rispecchia le posizioni ideologiche dei narratori, che debbono in ogni caso far sempre i conti con il potere in carica... Lo vediamo anche nelle cronache attuali, quelle dei giornali, radio e tv, in cui la narrazione dei fatti è sempre aggiustata al fine di soddisfare un “potere” od un “idea”…
Isaac Asimov, come si intuisce dal nome, fu un ebreo americano di origine russa, la sua passione segreta fu quella di immaginare incredibili eventi intergalattici, mai avvenuti ma che avrebbero potuto avvenire. Insomma faceva il professore e scriveva libri scientifici ma era più conosciuto per i suoi romanzi di fantascienza.  Ed è su uno di quei romanzi che conobbi il concetto di psicostoria… Ma ovviamente quel concetto era appena abbozzato in modo da lasciare al lettore, come me, spazio per ipotizzare risvolti e significati occulti.
Beh, a questo punto non so più se nella mia mente stia seguendo le ipotesi di Asimov oppure sia subentrato una nuova ispirazione che mi consente oggi di parlare così liberamente e compiutamente di questa materia. Intanto cominciamo a stabilire cosa significhi (per me) psicostoria.
Secondo la teoria di un altro grande scienziato (anche lui di origine ebrea), Albert Einstein Una forma che si manifesta nella spazio è semplice durata nel tempo. Come dire che la proiezione energetica della forma è individuabile soltanto in rapporto con la sua prosecutio temporale. Da qui l’idea che ogni cosa ed ogni accadimento sono semplici proiezioni spazio temporali, e pertanto “immaginarie”, ovvero percepibili attraverso la coscienza, che è invero un continuum inscindibile… Solo una coscienza riflessa, quella della mente, è in grado di fermare i fotogrammi nel caotico flusso energetico spaziotemporale rendendo le forme, i fatti, insomma ciò che compone lo svolgimento dell’agire, non solo visibili ma anche consequenziali e sperimentabili sensorialmente.
Nella descrizione degli eventi, definita storia, prevale l’impressione dell’osservatore (come sopra evidenziato), questa è la caratteristica della mente individuale che, percependo attraverso la rete di sue predisposizioni, interpreta ed aggiusta i significati delle azioni vissute o riportate.
A questo punto per conoscere la “verità” storica occorre rivolgersi alla psicostoria, ovvero alla capacità di lettura della memorizzazione automatica, empirica, della registrazione contabile non percettibile, presente nell’insieme degli eventi. Per cui se vogliamo conoscere la storia, quella vera, è necessario introdursi nel magazzino akashico della funzione mnemonica vitale, che è presente in chiave olografica in ognuno di noi.
Bisogna pescare nell’inconscio, bisogna percepire quello che è presente nella mente universale in forma di traccia mnemonica psico-fisica. Bisogna comprendere gli eventi narrati non solo dal punto di vista del narratore ma di quello dei vari personaggi descritti. Bisogna sprofondare nel mondo archetipale e sapersi riconoscere in ognuno dei “modelli” evocati. Bisogna lasciar andare la ragione e l’analisi per soffermarsi sulla memoria collettiva dalla quale possono così emergere messaggi e intuizioni diverse dalle conclusioni descritte nella storia ufficiale.
Isaac Asimov si prefiggeva di arrivare a ciò attraverso l’analisi memorica residua impressa negli oggetti coinvolti negli eventi. Ad esempio se volessimo stabilire la verità sui fatti che hanno accompagnato la morte di Gheddafi, pur in assenza del suo cadavere, che ovviamente potrebbe essere il miglior trasmettitore, potremmo utilizzare un qualsiasi oggetto da lui posseduto ed usato in quei momenti fatidici,  la sua pistola d’oro? I suoi stivali? Ma io personalmente non supporto questa visione “fisicista” preferendo quella “psichica” della rielaborazione all’interno della mente, con richiami specifici all’evento, attraverso una specie di trance meditativa, un po’ quel che avviene ai medium durante le sedute spiritiche.
Con questo metodo possono aversi risultati “stravolgenti” rispetto a quelle che sono le opinioni sulle cause degli eventi storici, ad esempio nell’analisi che stabilisce i motivi della caduta dell’impero romano di solito si evidenziano sia la decadenza dei costumi, sia la calata dei barbari ma non si tiene mai conto delle conseguenze dell’affermazione cristiana, che fu veramente un fatto disgregante e distruttivo della romanità, trasformandola da civiltà politica laica in mera fondazione religiosa.
E qui mi sembra utile fare una piccola disgressione. Dopo la scoperta dei rotoli di Qumran è risultato evidente che gli insegnamenti e le cronache in essi contenuti anticipavano di fatto tutti gli insegnamenti cristiani. Solo che quei rotoli erano di molto antecedenti all’ipotetica nascita di Cristo. Dopo la distruzione di Gerusalemme ad opera di Tito si intensificò la diaspora ebraica (che era già iniziata da tempo immemorabile essendo gli ebrei già presenti in moltissimi luoghi nel mondo). Fra i vari gruppi o sette ebraiche quella degli Esseni era la più spiritualmente qualificata e la meno radicata alle tradizioni rabbiniche. Gli Esseni perseguivano una filosofia “umanitaria” in cui si prefigurava già un’ideologia “universale” poi continuata dalla chiesa cristiana. Inoltre gli Esseni avevano capito una cosa, che nella immaginazione scritturale ebraica si continuava a prospettare l’arrivo di un messia, salvatore d’Israele. Ma di messia -o autodefinitisi tali- ne erano passati a decine nei secoli ed il risultato era sempre stato deludente. Per questo gli Esseni decisero -pragmaticamente- che non valeva più la pena di proiettare la venuta del messia in un futuro lontano (cosa che per tutti gli altri ebrei era motivo di speranza e di forza per continuare a mantenere la “fede”) e intuirono anche che non poteva trionfare presso le popolazioni umane una religione che fosse trasmissibile solo per via ereditaria diretta (geneticamente). Decisero perciò due cose che cambiarono radicalmente la loro struttura, allargandola sempre più, e rendendo inoltre la loro “religione” più alla portata di tutti. In primis stabilirono che il messia non doveva venire in futuro ma era già venuto in passato e “descrissero” (come fatto storico) un personaggio (che dal punto di vista delle cronache ufficiali romane non è mai esistito) mettendogli in bocca quegli insegnamenti che facevano parte della loro tradizione (quella dei famosi rotoli del Mar Morto di cui sopra) e soprattutto stabilirono che si potesse aderire alla loro “religione” non solo per censo ma anche per conversione…. Quella fu la causa della frattura definitiva tra la setta essena e l’ebraismo tradizionale e da quella frattura nacque il cristianesimo (che assunse una sua identità specifica a partire dal III secolo d.c o meglio dall’anno 1.000 di Roma).
Questo percorso esemplificativo, che qui vi ho narrato, è il risultato di una “lettura” psicostorica. Ed ora andiamo avanti, anzi scendiamo ancora più indietro nel tempo e nella storia.
Ricordate Matusalemme? Ma senza soffermarci su di lui ricorderete tutte le storie di tutte le tradizioni in cui si narra come nell’antichità mitologica gli uomini vivessero per centinaia di anni. Beh, nella remotissima antichità il computo del tempo non veniva fatto in “anni”, essendo quello il risultato di una valutazione e comprensione successiva, il tempo scorreva e veniva calcolato sulla base di fatti visibilmente più efficaci. Si calcolava in lune. Tutti i calendari dell’antichità erano calendari lunari. L’età delle persone si stabiliva sul numero delle lune, Persino in tempi relativamente recenti, quando gli inglesi invasero il nord America, gli aborigeni calcolavano la loro età in lune. E quante sono le lune in una vita? Possono ovviamente essere centinaia -se non migliaia- considerando che le lune nuove in un anno sono 13 ecco che una vita media (nel lontano passato) di circa 30 o 40 anni diventava una vita di 400 lune ed oltre. Se ad un uomo capitava di vivere per 80 anni, ecco che la sua esistenza enumerava un migliaio di lune… il che da un senso diverso alla durata della vita di patriarchi vari e compagnia… (infatti dal punto di vista genetico sappiamo che la durata della vita nell’uomo non è mai giunta a coprire le centinaia o migliaia di anni come affermato nelle storie mitologiche.
Ma proseguiamo con le 13 lune.. che tra l’altro erano collegate ai periodi fecondi delle donne e quindi il calcolo in lune era un ottimo sistema per descrivere gli eventi della vita, ed infatti per migliaia d’anni il valore dell’esistenza era basato sulla capacità femminile di procreare, sulla importanza della donna in quanto matrice ed espressione della Madre Terra. E la luna, si sa, è un simbolo femminile per antonomasia, legata all’istinto, all’intuito, alla magia, etc. Poi successivamente subentrò un rovesciamento di valori, senza voler qui esaminarne le cause, diciamo che prese il sopravvento una cultura patriarcale, o solare. Da quel momento in poi il tempo doveva essere calcolato in quadratura razionale, attraverso la comprensione del movimento dell’astro solare. Nacquero così i dodici mesi, come frammenti di un anno, e da quel momento in poi gli anni “solari” furono il metro di misura di tutto ciò che avviene sulla terra. Per cui la vita (misurata in anni) sembrò accorciarsi. Altro risvolto è che per stare nelle 4 stagioni i mesi dovevano essere pari e non dispari.
Gli archetipi primordiali, che originariamente erano 13 come le lune, in un percorso concluso fra una primavera e la successiva (nel calcolo lunare antico l’anno iniziava a marzo), ecco che ci si dovette adattare al nuovo computo, e la civiltà umana rinunciò ad un modello, ad una divinità simbolica. I segni zodiacali nell’astrologia solare infatti sono 12, e tutti collegati al modo di agire nel mondo, mentre è venuto a mancare l’elemento di congiunzione spirituale.
Eliminato il tredicesimo archetipo la stessa cosa avvenne con la scomparsa del quinto elemento (originariamente gli elementi sono cinque: etere, aria, fuoco, acqua e terra), quello più sottile, l’etere, che rappresenta anch’esso lo spirito. Insomma l’aggiustamento al metro solare e patriarcale escluse sia un archetipo che un elemento dall’esistente. L’elemento mancante sappiamo che è l’etere (però nell’antichissima tradizione indiana esso ancora sussiste) ma qual’è l’archetipo mancante, il 13°…?
Qui introduco un discorso psicostorico che mi è stato ispirato dallo studio accurato fatto da un altro ebreo di origine russa, Alejandro Jodorowsky, sugli archetipi incarnati dagli Arcani dei Tarocchi. Alcune parole sui Tarocchi non guasteranno.
Dice Covelluzzo da Viterbo: “Anno 1379; fu recato in Viterbo il gioco delle carte che viene da Seracenia e chiamasi naibi…” Questa è la prima certificazione storica dell’avvento dei Tarocchi in Italia, “nabi o navi” nelle lingue semitiche significa “profeta o indovino” ma sicuramente anche questo sistema divinatorio remotissimo proviene dalla Valle dell’Indo. I Tarocchi completi sono composti da 21 Arcani maggiori + lo 0 (matto) e da 52 carte (arcani minori) suddivise in quattro semi.
Ma in questo momento quello che mi interessa evidenziare è l’aspetto dell’Arcano XIII. Questo Arcano non ha nome, la tradizione compie l’errore di attribuirgli in modo arbitrario quello di “Morte”, forse semplicemente perché l’immagine ritratta è quella di uno scheletro che avanzando impugna una falce. Solitamente la morte viene descritta in queste sembianze.. ma se andiamo ad analizzare più attentamente scopriamo che -in primis- l’Arcano XIII non ha scritto -come tutti gli altri Arcani – il nome sulla carta, si tratta di un Arcano senza nome. Poi se osserviamo la figura ritratta scopriamo che sulla spina dorsale vi sono evidenziati i punti corrispondenti ad alcuni importanti Chakra, soprattutto quello alla base del coccige, sede tradizionale del Muladhara (Supporto Radice in sanscrito, ed infatti gli viene attribuita la valenza Terra). Il Muladhara, sede della Madre Universale Kundalini, rappresenta la forza creatrice (in chiave femminile) immaginata come l’infinita capacità generante in forma di un serpente arrotolato su se stesso. Quando si risveglia questa energia ecco che il percorso spirituale ha inizio. La verità e l’esperienza diretta dell’unitarietà della materia e dello spirito si fanno strada nella coscienza dell’iniziato. Ancora osservando altri particolari di questa carta scopriamo che vi sono due teste mozzate sul terreno, una femminile e l’altra maschile, contornate da vari organi di locomozione ed azione (mani e piedi) anch’essi recisi. Lo spettro, come dicevamo sopra, avanza lungo un percorso e sembra si faccia strada eliminando i concetti di maschile e femminile e gli organi con cui l’uomo compie le azioni nel mondo, ovvero il senso dell’agire e del considerarsi l’autore degli eventi vissuti. Questa identificazione nella dualità è chiaramente l’ego (io individuale) e lo spettro, o Spirito, eliminando l’illusione separativa conduce l’anima verso la liberazione.
Ed ora vediamo come questo Arcano XIII sia in buona sostanza, l’immagine segretamente trasmutata e conservata del 13° archetipo lunare scomparso… Si tratta dell’archetipo che riporta il tutto al Tutto, a ciò che è sempre stato. Riconduce lo spirito, illuso dalle forme e dalla separazione temporale e spaziale, allo Spirito onnicomprensivo ed eterno…
Insomma l’archetipo “mancante” è quello cancellato dalle religioni monoteiste patriarcali che hanno trasformato la conoscenza dell’Assoluto non duale, in conoscenza del bene e del male, in forma di un serpente tentatore che allontana l’uomo da Dio… Mentre è esattamente il contrario.. ovvero è l’esclusione della coscienza spirituale spontanea e naturale dell’uomo (e l’immissione nella cultura e nella psiche umana di concetti religiosi basati sulla “descrizione” storica di una creazione lineare compiuta da un Dio separato dalla sua stessa creazione e dalle sue creature) che contribuisce alla alienazione dell’io individuale dal Tutto.
Paolo D’Arpini - Comitato per la Spirituaità Laica


venerdì 27 giugno 2025

Il peso del clero nelle religioni...

 


L'istituzione del clero nasce  come forma di controllo dell'istituzione religiosa, ciò è soprattutto evidente in ambito cattolico.  Il clero  è  composto da quella parte di sacerdoti che, nell'ambito della religione, ha un ruolo distinto e spesso direttivo ed anche ben retribuito. Che sia ben retribuito è ovvio in quanto rappresenta un "organo di controllo della fede", un po' come  avviene per le istituzioni civili, funzionari e burocrati o  le forze di  polizia e dell'esercito,  in uno stato.  Nel Nuovo Testamento la parola  "clero" compare già col significato di "parte eletta" dei fedeli. 

Nella Chiesa cattolica  l'appartenenza al  "clero" è consentita esclusivamente agli uomini che hanno ricevuto il sacramento dell'ordine nei suoi tre gradi: diaconato, presbiterato, episcopato, non ne sono quindi incluse le suore e le monache. Questa tra l'altro è una grande sperequazione ed una forma di specismo interno alla chiesa cattolica,  in cui la donna viene considerata elemento umano inferiore, non degna di assurgere al sacerdozio ed al sistema  di "gestione" della fede e delle strutture religiose e mondane  del potere ecclesiastico.

Sappiamo tutti che la posizione della donna nella chiesa cattolica è di serie “b”, infatti solo i maschi possono recitar messa, impartire i sacramenti, svolgere funzioni sacerdotali ed essere nominati vescovi, cardinali e papi.

Le donne possono solo occuparsi di penitenze e lavori sporchi (con vari esempi dalla Perpetua alla madre Teresa di Calcutta). Recentemente nella chiesa anglicana è stato inserito un concetto di parità fra i sessi concedendo alle donne di accedere alla carica vescovile ma difficilmente l’esempio potrà essere seguito dal vaticano per la sua nota posizione dispregiatrice delle donne.


Ma torniamo al significato e funzione del clero.

Il termine "clero"   viene dal greco κληρος (che viene a sua volta da κλάω = spezzare, distruggere, rompere). Dal primo significato di "sorte", passò ad indicare la trasmissione  di "eredità" (come avveniva in India per la casta dei bramini). Ma nella  Grecia antica l'esercizio religioso e sacerdotale  non era così codificato e non aveva la funzione di gestione della fede come nelle fedi monolatriche successive.

La religione greca potrebbe essere senz'altro definita come una religione senza sacerdoti confermati.  Afferma lo studioso Walter Burkert nel suo  "La religione greca", che   non esisteva un ceto sacerdotale come gruppo chiuso, con una tradizione, educazione, consacrazione e gerarchie fisse; persino nei culti più consolidati non esisteva una "dottrina", disciplina, ma solo un "costume", nómos.

Ancora più preciso è Jules Labarbe in  "Religioni della Grecia", in cui dice che la Grecia ignorava caste sacerdotali e clero; i suoi sacerdoti non svolgevano le loro funzioni a vita, salvo eccezione, ma durante un periodo determinato, spesso di un anno. Senza aver ricevuto una formazione particolare, erano, secondi i casi, designati  per estrazione a sorte, o per elezione, o su raccomandazione di un oracolo.

In realtà le società antiche, prima che prendesse il sopravvento la fede cristiana,  vivevano nel simbolico e recepivano il messaggio dall’esterno, dalla Vita, dagli astri, attraverso l’interpretazione emblematica ed il sillogismo. D’altronde, tale simbolismo è rimasto come elemento portante anche nel cristianesimo degli inizi, stante il fatto che questa religione ha sovrapposto le sue feste a quelle pagane. Ciò è avvenuto per ragione di potere. In tal modo i sacerdoti cristiani si sovrapponevano con facilità a quelli pagani, spesso assassinati, per celebrare feste che comunque il popolo avrebbe festeggiato.

Vediamo ora come viene organizzato il clero nelle altre due religioni monolatriche. Nell'ebraismo classico  la casta sacerdotale era composta dai Kohanim e dai Leviti. A loro era assegnato il compito di gestire le offerte sacre all'interno del Tempio di Gerusalemme. La dinastia sacerdotale composta dai Kohanim e dai Leviti  era assegnato il compito di gestire le offerte sacre nel Tempio di Gerusalemme. Nell'antichità esisteva un Sinedrio di 70 anziani che aveva potere decisionale sulle norme comportamentali, ma  tale pratica è diventata troppo complessa per essere oggi applicata. Nelle sinagoghe moderne e nelle scuole di ogni ordine e grado sono presenti dei rabbini e dei cantori  ma non esiste una gerarchia rabbinica se non quella necessaria al coordinamento delle azioni dei diversi maestri.

Nella religione dell'Islam  sunnita non esiste un clero vero e proprio: il ruolo direttivo in ambito religioso è svolto dagli esperti di diritto (fuqahā' e ulamā'), mentre la presidenza della preghiera comune e la predicazione sono affidate agli Imam. Fra gli Sciiti, invece, esiste un clero i cui membri vengono chiamati Ayatollah ("segno di Dio").

Un'ultima annotazione sul clero cristiano protestante.  
La Chiesa anglicana ha un'impostazione simile a quella cattolica. Nella Chiesa anglicana, a differenza sia di quella cattolica che di quella ortodossa, i vescovi possono essere sposati. Nel luteranesimo  vi è una certa varietà di prassi,  il  clero è strutturato come quello cattolico, con i vescovi a capo delle diocesi, anche se non è previsto il celibato per pastori e vescovi.

Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica