venerdì 28 ottobre 2022

Bioregionalismo in Italia. Intervista con Paolo D’Arpini di Nicola Nardella - Bioregionalism in Italy. Interview with Paolo D’Arpini by Nicola Nardella


Bioregioni in Italia

Cosa intendiamo quando parliamo di bioregionalismo?

“Questo termine non denota una appartenenza etnica bensì la capacità di rapportarsi con il luogo in cui si risiede considerandolo come la propria casa, come una espansione di sé. La definizione diviene appropriata nel momento in cui si vive in sintonia con il territorio e con gli elementi vitali che lo compongono.  Infatti chiunque può essere bioregionalista indipendentemente dalla provenienza di origine se segue la pratica dell’ecologia profonda, del vivere  in sintonia  con l’ambiente  e con la comunità dei viventi. E’ una convergenza, una osmosi, che si viene pian piano a creare fra noi ed il mondo in cui siamo immersi, come acqua nell’acqua.  E’ una presa di coscienza  olistica e conseguente azione solidale. E’ un aspetto essenziale della cura per la vita quotidiana e della presenza consapevole nel luogo.”


Ultimamente si discute molto di “autonomia differenziata”, cosa ne pensa?

“Ritengo che qualsiasi prosecuzione del sistema amministrativo basato sul regionalismo geografico-politico, com’è attualmente in vigore o come si vorrebbe “migliorarlo” in tal senso,  non rientri nel criterio  bioregionale. A questo proposito  vorrei  riaprire il discorso su quali istituzioni territoriali siano più congeniali e adatte all’attuazione dell’idea bioregionale.   Secondo me  gli enti regionali, come sono oggi delineati e costituiti, hanno assunto la funzione di mini-stati all’interno dello Stato. Le Regioni sono carrozzoni amministrativi che appesantiscono la spesa pubblica e non aiutano la politica territoriale ed i veri bisogni della popolazione. Un consigliere regionale dispone di stipendi e prebende e pensioni addirittura superiori a quelle di un parlamentare, non solo questo la gran parte delle spese per progetti regionali sono sovente in antitesi con le vere necessità degli ambiti e delle comunità bioregionali.  In verità l’istituzione delle Regioni come enti autonomi ha portato ad uno scollamento sociale delle varie comunità, all’aumento della burocrazia, alla crescita delle tasse, alla corruzione amministrativa ed alla occupazione clientelare effettuata dai vari partiti.  Ma qualcuno potrebbe obiettare che il territorio ha bisogno di istituzioni intermedie che fungano da cuscinetto tra lo Stato ed i Comuni e queste istituzioni possono essere le Province.  Oggi penalizzate e divenute simulacri amministrativi privi di reali compiti e di quasi nessuna importanza politica. In verità sono proprio le Province, dal punto di vista bioregionale, che danno un senso ed una identità alle comunità. La Provincia rappresenta l’emanazione culturale di una città capoluogo nell’ambito territoriale e nei comuni in cui si estende. Le Province andrebbero riqualificate,  con il sistema della democrazia diretta,  mentre dovrebbero essere aumentate ed elevate le loro competenze di governo del territorio.
La cosa mi sembra logica anche nel contesto dell’appartenenza alla Comunità Europea che pian piano potrà assurgere ad una vera e propria Federazione, con una propria moneta sovrana (non emessa da banche centrali in realtà private) e soprattutto come legante per il senso di comune appartenenza delle genti della nostra Europa, culla e faro di civiltà. Un’Europa in cui le differenze di tradizioni e di cultura potranno essere degnamente rappresentate e salvaguardate  per mezzo delle Province che più strettamente rappresentano e garantiscono l’autonomia culturale e produttiva delle comunità,  esse rappresentano  il fulcro culturale bioregionale.”


Concretamente, quali potrebbero essere delle misure di natura bioregionale?

“Reitero ed approfondisco il discorso.   La costituzione di -a tutti gli effetti- nuove “repubblichette” (le Regioni) indipendenti all’interno del contesto nazionale ed europeo non  è un  vantaggio per la comunità, anzi porterà guai, delusioni ed odi… E di questo non abbiamo bisogno proprio ora che la crisi economica galoppante e la spinta allo sfacelo morale si fa più forte in Italia e nel mondo.
C’è bisogno di solidarietà e di capacità di riconoscersi con il luogo in cui si vive senza però cancellare l’unitarietà della vita e la consapevolezza che il pianeta è uno come una è la specie umana. Non si può continuare a separare la comunità degli umani su basi etniche o “sociali” o “religiose” o “politiche”, ecc… L’integrazione è solo una conseguenza del vivere in luogo riconoscendolo come la propria casa. Perciò il vero federalismo può essere solo bioregionale ed il riconoscimento con il luogo di residenza deve avvenire nelle forme più semplici e vicine al contesto socio/ambientale in cui si vive. Questo contesto è  in primis il paese e quindi il capoluogo che riunisce una serie di paesi in una comunità facilmente riconducibile ad una identità condivisa. Questa è la “Provincia”. Le Province lungi dal dover essere eliminate dovrebbero anzi assurgere al ruolo rappresentativo dell’identità locale e tale riconoscimento non alienerebbe la comunione ed il senso di appartenenza all’Europa ed al mondo bensì aiuterebbe il radicamento al luogo in cui si vive e la responsabilizzazione a mantenerlo sano e compatto. C’è inoltre da dire che dal punto di vista storico le Province da tempo immemorabile hanno rappresentato il “luogo di origine” mentre le Regioni sono state create massimamente a tavolino per soddisfare esigenze politiche indifferenti alla comunità. Vedesi la costituzione del Lazio, formato per soddisfare le esigenze di una città che doveva essere la capitale di un nuovo impero, costituito smembrando la Tuscia, rubando territori all’Umbria (Rieti) e aree all’ex Regno di Napoli (Formia, Gaeta, etc.)”.


La sua è anche una riflessione spirituale?


“Il bioregionalismo è una forma attuativa dell’ecologia profonda. Nel senso che l’ecologia profonda analizza il funzionamento delle componenti vitali e geomorfologiche ed il bioregionalismo riconosce gli ambiti territoriali in cui tali componenti si manifestano.
Per fare un esempio concreto: il funzionamento generale dell’organismo vivente viene compreso attraverso il riconoscimento e lo studio delle sue funzioni vitali e dei modi in cui tali funzioni si manifestano. Il bioregionalismo individua gli organi specifici che provvedono a tale funzionamento e le correlazioni fra l’organismo e l’insieme degli organi che lo compongono, descrivendone le caratteristiche e la loro compartecipazione al funzionamento globale. Per cui non c’è assolutamente alcuna differenza fra ecologia profonda e bioregionalismo, sono solo due modi, due approfondimenti, per comprendere e descrivere l’evento vita.
Nell’individuazione e comprensione  di questo processo “vitale”  va inserito come terzo elemento componente “l’osservatore”, cioè l’Intelligenza Coscienza che anima il processo conoscitivo. Ovvero la capacità osservativa e lo stimolo di ricerca e comprensione della vita che analizza se stessa. Anche questo processo di auto-conoscenza, ovviamente, è parte integrante del processo individuativo svolto nell’ecologia profonda e nel bioregionalismo. A volte questa intelligenza intrinseca nella vita è anche detta “biospiritualità” o “spiritualità laica” – E cosa si intende per biospiritualità?  Questa è l’espressione, l’odore sottile, l’esperienza-conoscenza, che traspira dalla materia tutta. Il sentimento di costante presenza indivisa, la consapevolezza dell’inscindibilità della vita, riconoscibile in ogni sua forma e componente, partendo dal “soggetto” percepiente.  Conoscenza “suprema” è la consapevolezza che tutto quel che “è” lo è in quanto tale. Perché l’esistente è uno, non può esserci “altro”…”

Quali sono le radici dell’idea bioregionale?

“La parola “Bioregionalismo” come pure il termine “Ecologia profonda” sono neologismi coniati verso la fine degli anni ’70 del secolo scorso, rispettivamente da Peter Berg e da Arne Naess, uno scrittore ed un ecologista, ma rappresentano un modo di vivere molto più antico, che anzi fa parte della storia della vita sul pianeta ed ha contraddistinto quasi tutte le civiltà umane (sino all’avvento dell’industrializzazione selvaggia e del consumismo). Diciamo che il “bioregionalismo” indica un modo di pensare che muove dall’esigenza profonda di riallacciare una relazione sacrale con la terra. Questo rapporto si conquista partendo dalla volontà di capire -riabitandolo- il luogo in cui viviamo assieme alla variegata comunità di tutti i viventi. Una bioregione infatti non è un recinto di cui si stabiliscono definitivamente i confini ma una sorta di campo magnetico (aura – spiritus loci) distinguibile dai campi vicini solo per l’intensità delle caratteristiche che formano la sua identità, alla stessa stregua degli esseri umani, contemporaneamente diversi e simili l’uno all’altro.
L’inizio della divulgazione dell’idea  bioregionale in Italia risale alla metà degli anni ’80 del secolo scorso, che apparve su varie riviste e giornali (AAM Terra Nuova,  Frontiere,  ecc.) in cui si cominciò a parlare dell’idea bioregionale. In seguito nel 1996, assieme ad altri ecologisti, fondammo la Rete Bioregionale Italiana, avvenne a Monte Rufeno (Acquapendente – Viterbo). Vorrei qui ancora una volta precisare che l’attuazione dell’idea bioregionale e dell’ecologia profonda non sta nel ritirarsi in campagna, bensì nel vivere pienamente in sintonia, essendone parte integrante inscindibilmente connessa, con la vita che si manifesta nel luogo in cui si è, che sia una montagna, un’isola, una città od un ashram. È anzi necessario che l’ecologia profonda, come era nell’indirizzo preferito da Peter Berg,  sia vissuta soprattutto negli ambiti urbani in modo da contagiarne  e sensibilizzarne gli abitanti,  riequilibrando e riavvicinando la  società umana all’ambiente circostante. Su questa posizione insisto ancora oggi con costanza, inserendovi elementi di ecologia sociale ed anche politica.”


Assistiamo recentemente al moltiplicarsi di immense conurbazioni, cosa ne pensa?

“Certamente le grandi metropoli sono un cancro sia per l’ambiente che per la vita comunitaria  ma non rinnego la necessità aggregativa della nostra specie. Certo non scivolando nei sistemi parossistici in cui siamo arrivati, in questa società fortemente urbanizzata e virtualizzata.
Essendo vissuto per moltissimi anni in un contesto urbano -sono nato e vissuto a Roma ed ho anche abitato a Verona per diversi anni della mia vita- ed avendo anche tentato per circa 33 anni un esperimento di ri-abitazione in un piccolo borgo abbandonato, Calcata, con conseguente tentativo di ricostituire o -perlomeno- avviare un processo di comunità ideale (non so con quale successo…), posso affermare che massimamente il mio procedere “bioregionale” si è svolto in un ambito  “cittadino”. Ma attenzione, essere un cittadino non significa esclusivamente abitare in città bensì vuol dire riconoscersi in un “organismo” di civiltà umana.
Dal 2010 mi sono trasferito in una cittadina delle Marche, Treia, e questo è un successivo passo avanti verso la mia ricerca di una sistemazione sociologica ideale… Infatti Roma è abitata da oltre 6 milioni di persone, è insomma una metropoli, Verona conta quasi mezzo milione di abitanti, Calcata meno di mille… Mentre Treia arriva quasi a diecimila. Insomma sto cercando una giusta via di mezzo, adatta al mantenimento di un sano rapporto con l’ambiente e gli animali senza dover rinunciare ai vantaggi della  cultura e della “civitas”, essendo noi umani esseri altamente socializzanti…”


Chi volesse approfondire il bioregionalismo come può fare?

“Occorre cominciare a sperimentare sul campo. Chiedendosi ad ogni azione “è questo ecologicamente compatibile?”. Incontrarsi di tanto in tanto per scambiare i nostri esperimenti e programmi è anche necessario.  In tal senso si può aderire alla Rete Bioregionale Italiana, ricevere e dare informazioni e  partecipare agli incontri. Come fare?  E’ sufficiente riconoscersi nel Manifesto della Rete (http://retedellereti.blogspot.com/2019/06/rete-bioregionale-italiana-carta-degli.html), che comunque non è una bibbia ma una indicazione di massima,  confermando il proprio interesse e desiderio di partecipazione scrivendo a: bioregionalismo.treia@gmail.com  – oppure all’indirizzo postale del  Referente: Paolo D’Arpini, via Mazzini, 27 – 62010 Treia (Mc)  – Tel. 0733/216293″

Ci consiglierebbe un libro od una musica?

“Per quanto riguarda la musica ed il canto, di cui sono io stesso un appassionato cultore, debbo dire che preferisco l’estemporaneità e la musica dal vivo, senza strumenti elettronici, per cui non  potrei consigliare alcun album ma solo invitare gli amici a compartecipare alle nostre sessioni di canto e musica. Ad esempio  partecipando ai nostri incontri bioregionali che si svolgono durante l’arco dell’anno e contribuendo ed iscrivendosi al nostro notiziario telematico giornaliero “Il Giornaletto di Saul”  (iscrizione gratuita ed info: saul.arpino@gmail.com).
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Per quanto riguarda l’approfondimento librario, consiglio l’ultimo  testo edito dalla Rete Bioregionale Italiana,  “Riciclaggio della memoria. Appunti, tracce e storie di ecologia profonda, bioregionalismo e spiritualità laica” (http://www.tracce.org/D’Arpini.htm),  che può essere ordinato contattando il curatore editoriale, Michele Meomartino:   meomartinomichele@gmail.com

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Nota:
Le domande di questa intervista sono state poste da Nicola Nardella, autore de “I diritti di Madre Natura” (vedi recensione:   https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2020/03/i-diritti-di-madre-natura-recensione.html), le risposte sono di Paolo D’Arpini, referente della Rete Bioregionale Italiana




English text:

What do we mean when we talk about bioregionalism?

“This term does not denote an ethnic belonging but the ability to relate to the place where one resides, considering it as one's home, as an expansion of oneself. The definition becomes appropriate when you live in harmony with the territory and with the vital elements that compose it. In fact, anyone can be a bioregionalist regardless of where they come from if they follow the practice of profound ecology, of living in harmony with the environment and with the community of living beings. It is a convergence, an osmosis, which is gradually being created between us and the world in which we are immersed, like water in water. It is a holistic awareness and consequent solidarity action. It is an essential aspect of caring for daily life and a conscious presence in the place. "

Lately there is a lot of discussion about "differentiated autonomy", what do you think?

"I believe that any continuation of the administrative system based on geographical-political regionalism, as it is currently in force or how we would like to" improve "it in this sense, does not fall within the bioregional criterion. In this regard, I would like to reopen the discussion on which territorial institutions are more congenial and suitable for the implementation of the bioregional idea. In my opinion, the regional bodies, as they are outlined and constituted today, have assumed the function of mini-states within the state. The Regions are administrative wagons that weigh down public spending and do not help territorial policy and the real needs of the population. A regional councilor has salaries and prebends and pensions even higher than those of a parliamentarian, not only this, most of the expenses for regional projects are often in contrast with the real needs of bioregional areas and communities. In truth, the establishment of the Regions as autonomous entities has led to a social separation of the various communities, an increase in bureaucracy, an increase in taxes, administrative corruption and patronage occupation by the various parties. But some might object that the territory needs intermediate institutions that act as a buffer between the State and the Municipalities and these institutions can be the Provinces. Today they are penalized and have become administrative simulacra devoid of real tasks and of almost no political importance. In truth, it is precisely the Provinces, from the bioregional point of view, that give a sense and an identity to the communities. The Province represents the cultural emanation of a capital city in the territorial context and in the municipalities in which it extends. The Provinces should be requalified, with the system of direct democracy, while their territorial governance skills should be increased and elevated.
This seems logical to me also in the context of belonging to the European Community which will gradually become a real Federation, with its own sovereign currency (not issued by central banks in private realities) and above all as a binder for the sense of common. belonging of the peoples of our Europe, cradle and beacon of civilization. A Europe in which the differences of traditions and culture can be worthily represented and safeguarded through the Provinces that most closely represent and guarantee the cultural and productive autonomy of the communities, they represent the bioregional cultural fulcrum."

In concrete terms, what could be bioregional measures?

"I reiterate and deepen the discussion. The constitution of - for all intents and purposes - new independent "republics" (Regions) within the national and European context is not an advantage for the community, on the contrary it will bring troubles, disappointments and hatred ... And we don't need this right now that the galloping economic crisis and the push to moral breakdown is getting stronger in Italy and in the world.
There is a need for solidarity and the ability to recognize oneself with the place where one lives without however canceling the unity of life and the awareness that the planet is one as is the human species. It is not possible to continue separating the human community on ethnic or "social" or "religious" or "political" grounds, etc ... Integration is only a consequence of living in a place, recognizing it as one's home. Therefore true federalism can only be bioregional and the recognition with the place of residence must take place in the simplest forms and close to the socio / environmental context in which one lives. This context is primarily the country and therefore the capital which brings together a series of countries in a community that can easily be traced back to a shared identity. This is the "Province". Far from having to be eliminated, the Provinces should indeed rise to the role of representative of the local identity and this recognition would not alienate the communion and sense of belonging to Europe and the world but would help to take root in the place where one lives and the responsibility to maintain it. healthy and compact. It must also be said that from a historical point of view the Provinces have been the "place of origin" since time immemorial, while the Regions have been created mainly at the table to satisfy political needs indifferent to the community. See the constitution of Lazio, formed to meet the needs of a city that was to be the capital of a new empire, formed by dismembering Tuscia, stealing territories from Umbria (Rieti) and areas from the former Kingdom of Naples (Formia, Gaeta, etc.) ".

Is yours also a spiritual reflection?

"Bioregionalism is an implementation form of profound ecology. In the sense that deep ecology analyzes the functioning of the vital and geomorphological components and bioregionalism recognizes the territorial areas in which these components occur.
To give a concrete example: the general functioning of the living organism is understood through the recognition and study of its vital functions and the ways in which these functions occur. Bioregionalism identifies the specific organs that provide for this functioning and the correlations between the organism and the set of organs that compose it, describing their characteristics and their participation in the overall functioning. So there is absolutely no difference between deep ecology and bioregionalism, there are only two ways, two insights, to understand and describe the life event.
In identifying and understanding this "vital" process, "the observer" must be inserted as the third component element, that is, the Intelligence Consciousness that animates the cognitive process. That is, the ability to observe and the stimulus for research and understanding of life that analyzes itself. Obviously, this process of self-knowledge is also an integral part of the individuation process carried out in deep ecology and in bioregionalism. Sometimes this intrinsic intelligence in life is also called "biospirituality" or "secular spirituality" - And what is meant by biospirituality? This is the expression, the subtle smell, the experience-knowledge, which transpires from the whole matter. The feeling of constant undivided presence, the awareness of the inseparability of life, recognizable in all its forms and components, starting from the perceiving "subject". "Supreme" knowledge is the awareness that all that "is" is as such. Because the existing is one, there cannot be "other" ... "

What are the roots of the bioregional idea?

"The word" Bioregionalism "as well as the term" Deep Ecology "are neologisms coined towards the end of the 70s of the last century, respectively by Peter Berg and Arne Naess, a writer and an ecologist, but they represent a very more ancient, which indeed is part of the history of life on the planet and has characterized almost all human civilizations (until the advent of savage industrialization and consumerism). Let's say that "bioregionalism" indicates a way of thinking that stems from the profound need to re-establish a sacred relationship with the earth. This relationship is conquered starting from the desire to understand - by inhabiting it - the place where we live together with the variegated community of all living beings. In fact, a bioregion is not an enclosure whose boundaries are definitively established but a sort of magnetic field (aura - spiritus loci) distinguishable from neighboring fields only by the intensity of the characteristics that form its identity, in the same way as human beings, simultaneously different and similar to each other.
The beginning of the dissemination of the bioregional idea in Italy dates back to the mid-80s of the last century, which appeared in various magazines and newspapers (AAM Terra Nuova, Frontiere, etc.) in which we began to talk about the bioregional idea. Later in 1996, together with other ecologists, we founded the Italian Bioregional Network, which took place in Monte Rufeno (Acquapendente - Viterbo). Here I would like to clarify once again that the implementation of the bioregional idea and deep ecology does not lie in retreating to the countryside, but in living fully in harmony, being an integral part of it, inseparably connected, with the life that manifests itself in the place where one it is, be it a mountain, an island, a city or an ashram. Indeed, it is necessary that deep ecology, as it was in Peter Berg's favorite address, is experienced above all in urban areas in order to infect and sensitize the inhabitants, rebalancing and bringing human society closer to the surrounding environment. I still insist on this position with constancy today, inserting elements of social and even political ecology. "

We have recently witnessed the multiplication of immense conurbations, what do you think?

"Certainly large cities are a cancer both for the environment and for community life, but I do not deny the aggregative need of our species. Certainly not slipping into the paroxysmal systems in which we have arrived, in this highly urbanized and virtualized society.
Having lived for many years in an urban context - I was born and lived in Rome and I also lived in Verona for several years of my life - and having also tried for about 33 years a re-home experiment in a small abandoned village, Calcata , with a consequent attempt to reconstitute or - at least - start a process of an ideal community (I don't know with what success ...), I can say that mostly my “bioregional” process took place in a “citizen” environment. But be careful, being a citizen does not only mean living in the city but it means recognizing oneself in an "organism" of human civilization.
Since 2010 I have moved to a small town in the Marche, Treia, and this is a next step towards my search for an ideal sociological accommodation ... In fact, Rome is inhabited by over 6 million people, in short, it is a metropolis, Verona has almost half million inhabitants, Calcata less than a thousand ... While Treia reaches almost ten thousand. In short, I'm looking for a happy medium, suitable for maintaining a healthy relationship with the environment and animals without having to give up the advantages of culture and "civitas", as we humans are highly socializing beings ... "

Who would like to deepen the bioregionalism how can he do?

“We need to start experimenting in the field. Asking each action "is this ecologically compatible?". Meeting from time to time to exchange our experiments and programs is also necessary. In this sense, it is possible to join the Italian Bioregional Network, receive and give information and participate in the meetings. How to do? It is sufficient to recognize oneself in the Network Manifesto (http://retedellereti.blogspot.com/2019/06/rete-bioregionale-italiana-carta-degli.html), which in any case is not a bible but a general indication, confirming the own interest and desire to participate by writing to: bioregionalismo.treia@gmail.com - or to the postal address of the Contact Person: Paolo D'Arpini, via Mazzini, 27 - 62010 Treia (Mc) - Tel. 0733/216293 ″

Would you recommend a book or a piece of music?

"As for music and singing, of which I myself am a passionate lover, I must say that I prefer impromptuism and live music, without electronic instruments, so I could not recommend any album but only invite friends to participate to our singing and music sessions. For example, by participating in our bioregional meetings that take place throughout the year and by contributing and subscribing to our daily electronic newsletter "Il Giornaletto di Saul" (free registration and info: saul.arpino@gmail.com).

As for the book study, I recommend the latest text published by the Italian Bioregional Network, "Recycling of memory. Notes, traces and stories of deep ecology, bioregionalism and lay spirituality ", which can be ordered by contacting the editor, Michele Meomartino: meomartinomichele@gmail.com

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Note:
The questions in this interview were asked by Nicola Nardella, author of "The rights of Mother Nature" (see review: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2020/03/i-diritti-di-madre-natura -Review.html), the answers are from Paolo D'Arpini, referent of the Italian Bioregional Network

martedì 25 ottobre 2022

The biological clock and the change that awaits us ... - L’orologio biologico ed il cambiamento che ci attende…

 


There is a biological clock in us, which corresponds to the memory of lived space-time experiences, which we could define as the pragmatic part of the individual and collective unconscious. This means that our body spontaneously prepares itself (with innate drives) to face and respond adequately to the conditions that occur in the environment. This continuous internal-external adjustment occurs day by day, month by month, following the lunar and seasonal rhythms. In fact, the energy (and climatic) variations that appear externally correspond internally with the innate predispositions of our biological clock.

We now know that the sudden climate change and the pollution of the biosphere could confuse the response (accumulated in the unconscious) of our psychophysical apparatus, which hardly follows the accelerations of change. We take this into account in addressing this dramatic moment for humanity, in which we are called to an "out of the ordinary" evolutionary leap, to gather the maximum courage and patience necessary for the new transformation ...


"Transform aggression

of the affirmative self

in stable courage

in experiencing contingencies.

Transform the darkening

which leads to self-forgetfulness

in detached perception

phenomena.

Transform the distinction

between high and low

in that centerless point

nor girth.

Transform the relationship

of subject and object

in miraculous projection

Of the mind!"

(Paolo D’Arpini)









Testo italiano:

C’è in noi un orologio biologico, che corrisponde alla memoria delle esperienze spazio-temporali vissute, che potremmo definire la parte pragmatica dell’inconscio individuale e collettivo. Questo significa che il nostro organismo spontaneamente si predispone (con pulsioni innate) ad affrontare e rispondere adeguatamene alle condizioni che si manifestano nell’ambiente. 

Questo continuo aggiustamento interno-esterno avviene giorno per giorno, mese per mese, seguendo i ritmi lunari e stagionali. Infatti le variazioni energetiche (e climatiche) che si appalesano all’esterno, corrispondono all’interno con le predisposizioni connaturate del nostro orologio biologico.

Ora sappiamo che il repentino cambio climatico e l’inquinamento della biosfera, potrebbe rendere confusa la risposta (accumulata nell’inconscio) del nostro apparato psicofisico, che segue a fatica le accelerazioni del mutamento. Teniamo conto di ciò nell’affrontare questo momento drammatico per l’umanità, in cui siamo chiamati ad un salto evolutivo “fuori del comune”, per raggranellare il massimo del coraggio e della pazienza necessari alla nuova trasformazione…

"Trasforma l’aggressività

dell’io affermativo

in coraggio stabile

nel vivere le contingenze.

Trasforma l’ottenebramento

che porta all’oblio di sé

in distaccata percezione

dei fenomeni.

Trasforma la distinzione

fra alto e basso

in quel punto senza centro

né circonferenza.

Trasforma la relazione

di soggetto ed oggetto

in miracolosa proiezione

della mente!"

(Paolo D’Arpini)

venerdì 7 ottobre 2022

"Vivere parlare pensare senza dire Io" di Lorenzo Merlo - "Living, speaking, thinking without saying I" by Lorenzo Merlo

 “La sostanza primordiale la cui essenza è il silenzio, quello io sono. Perché prendersi il disturbo di pensare “quello sono io”? La meditazione è quiete; è l’estinzione dell’io; quando l’io è andato, dov’è il posto per il pensiero?” (Ramana Maharshi)



"Vivere parlare pensare senza dire Io", di Lorenzo Merlo, significa che l’orgoglio, o importanza personale, nonostante siano valori nella nostra egocentrica cultura, sono una delle origini di sofferenze e malattie. Esse sottintendono un’identificazione di noi stessi con il ruolo che stiamo sostenendo momento per momento. Emanciparsi dal loro dominio, ovvero dal culto dell’io, tende a liberare la nostra autentica natura e creatività, a fare di noi persone compiute.

Incontri con uomini come noi significa che tutti possiamo evolvere, ovvero trovare la nostra via al nostro centro, indipendentemente da quanto penalizzante sia il punto di partenza della risalita verso noi stessi.

Il libro si compone di due interviste e una postfazione. Tre espressioni del pensiero di altrettanti ricercatori umanistici di differente estrazione culturale, rispettivamente: induista-taoista-orientale per Paolo D’Arpini; mesoamericana-tolteca-castanedica per Marco Baston; scientifico-cristica per Paolo Lissoni. 

Al di là di ognuna, liberandosi dalle differenze formali, rilevandone il valore simbolico, si coglie tanto la comune esigenza di fondo che sospinge la loro ricerca, quanto il fine dedicato al recupero e alla valorizzazione delle doti estetiche, dei sensi tralasciate, quando non denigrate, dalla cultura razionalista, materialista, positivista. 

Nonostante le apparenze, l’esperienza spirituale non è trasmissibile, dunque ognuno dovrà compiere da sé la propria via; il secondo intento è quello di narrare in cosa consista l’incarnazione e perciò la ricreazione di quanto emerge dalle Interviste e dalla Postfazione. Di andare oltre lo sterile mito del semplice Capire, dimensione intellettuale frivola, volatile e sopravvalutata.

Senza dire io è anche un crogiuolo nel quale sono stati mescolati elementi provenienti da differenti stirpi evolutive. Vi si può riconoscere come differenti Tradizioni sapienziali d’Oriente e d’Occidente – quasi avessero operato insieme in una squadra mondiale composta da tutte le generazioni – abbiano le doti per proporre agli uomini e alla storia una via di salute e bellezza.





English text


“The primordial substance whose essence is silence, that I am. Why bother to think "that is me"? Meditation is stillness; it is the extinction of the self; when the I went, where is the place for thought? " (Ramana Maharshi)

"Living, speaking, thinking without saying I" by Lorenzo Merlo, means that pride, or personal importance, despite being values ​​in our egocentric culture, is one of the origins of suffering and disease. They imply an identification of ourselves with the role we are playing from moment to moment. Emancipating ourselves from their dominion, or rather from the cult of the ego, tends to free our authentic nature and creativity, to make us accomplished people.

Encounters with men like us means that we can all evolve, that is, find our way to our center, regardless of how penalizing the starting point of the ascent towards ourselves is.

The book consists of two interviews and an afterword. Three expressions of the thought of as many humanistic researchers from different cultural backgrounds, respectively: Hindu-Taoist-Oriental for Paolo D’Arpini; Mesoamerican-Toltec-Castanedica for Marco Baston; scientific-Christ for Paolo Lissoni.

Beyond each one, freeing oneself from formal differences, noting their symbolic value, one grasps both the common underlying need that drives their research, as well as the purpose dedicated to the recovery and enhancement of aesthetic qualities, of the neglected senses, if not denigrated. , with a rationalist, materialist, positivist culture.

Despite appearances, the spiritual experience is not transmissible, so everyone will have to make their own way; the second intent is to narrate what the incarnation consists of and therefore the recreation of what emerges from the Interviews and the Afterword. To go beyond the sterile myth of simple Understanding, a frivolous, volatile and overrated intellectual dimension.

Without saying I, it is also a melting pot in which elements from different evolutionary lineages have been mixed. It can be recognized how different Wisdom Traditions of the East and the West - as if they had worked together in a world team made up of all generations - have the skills to offer men and history a path of health and beauty.