domenica 22 maggio 2022

Intervista di Alvin Crescini con Paolo D'Arpini al Salone del Libro di Torino, 22 maggio 2022 - Presentazione del libro "Chi sei tu?" - Interview by Alvin Crescini with Paolo D'Arpini at the Turin Book Fair, 22 May 2022 - Presentation of the book "Who are you?"



Domanda -  Il tema  emblematico, il filo conduttore, che qualifica questo salone del libro di Torino del maggio 2022 è "Cuori selvaggi" ha qualche attinenza con il tuo libro "Chi sei tu?", basato sull'I Ching e sul  sistema archetipale  cinese con integrazioni del sistema elementale indiano?

Risposta - Nella filosofia taoista, che è una componente essenziale della cultura cinese,  si dà una grande importanza alla naturalezza ed  alla selvaticità. L'armonia tra l'uomo e la natura è la condizione che consente al cuore dell'uomo di battere in sintonia con tutto ciò che vive. Il taoismo, di cui la cultura cinese è imbevuta, non è una religione ma una sorta di  naturalismo  che affonda le sue radici  nell’intuizione analogica,  nelle espressioni sacre della coscienza di appartenere ad un Tutto.  
Le religioni tradizionali,  presupponendo un dio creatore "separato", definiscono in tal modo una "differenza" tra "creatore e creato" e quindi si forma una scala gerarchica, che dal punto di vista  taoista non esiste, in quanto ogni cosa è il risultato dell'unica matrice,  che muta nelle forme Yin (passivo) e Yang (attivo), senza però condurre ad una  scissione nelle sue manifestazioni. Ogni cosa è sempre complementare e pienamente integrata nell'Insieme, nell'intero. Questo è il senso profondo della "selvaticità" di cui anche il Libro dei Mutamenti è impregnato.  Ma  una precisazione rispetto al tema  da lei menzionato  "Cuori selvaggi"  (come portatore di valori  al salone del libro di quest'anno)  è necessaria.  
In generale "selvatico" significa che nasce vive e cresce in natura non in contatto o quasi con l'attività umana. Mentre "selvaggio"   significa  non adatto o adattato alla civiltà, intesa come sistema di regole di convivenza umana e funzionamento della società. Un  "cuore selvatico" od un "cuore selvaggio"  devono trovare una sintesi, non basata sulla ribellione o sulla inconsapevolezza bensì sulla capacità di integrare istinto e ragione. 
Perciò nel mio libro   cerco di indicare un percorso che va nella direzione di  integrare questi due aspetti dell'intelligenza e della coscienza  in modo da raggiungere un'armonia e riconoscersi in  una interezza.  Interezza che non è mai andata perduta ma solo dimenticata.

Domanda - Come è nata questa tua ricerca di interezza, e che attinenza ha con l'integrazione tra autoconoscenza e conoscenza del mondo?

Risposta - La mia curiosità innata di conoscere me stesso, sia dal punto di vista dell'identità personale che da quello dell'identità ambientale e sociale, mi ha sempre accompagnato e spinto all'analisi. Avendo vissuto varie esperienze  -e quindi  definibili dirette-   in chiave di riconoscimento degli aspetti psichici e comportamentali che contraddistinguono  l'uomo e il mondo dei viventi, insomma avendo cercato per quasi l'intero capitolo della mia esistenza di giungere alla conoscenza, ho percorso  diverse vie e finalmente ho trovato un modo  idoneo, un punto d'incontro,  che unisce varie scuole e che  trova conferma sia in campo analogico che logico. 
Forse  la mia tendenza innata alla laicità mi ha portato a  lasciar da parte  tutto ciò che è basato su un "credo",  privilegiando il metodo delle esperienze vissute.  Il momento cruciale  della mia ricerca risale all'età di 29 anni, in cui miracolosamente la mia energia psicofisica e spirituale fu risvegliata dal mio maestro Muktananda, attraverso Shaktipat (risveglio dell'energia Kundalini).  Da allora spontaneamente -come una crescita naturale-  proseguii nel riconoscimento della "verità"  che si manifesta all'interno ed all'esterno di noi.  Questo progressivo riconoscimento mi ha messo nella condizione di poter ricevere e   dare risposte condivisibili, poiché l'esperienza della vita è comune ad ogni essere pur nelle diverse funzioni,  partendo dalla conoscenza della persona incarnata.  Mi ritrovai così -dopo una analisi comparata di vari metodi di autoconoscenza-  ad  adottare (come base di condivisione esperienziale) gli archetipi  del Libro dei Mutamenti,   integrandoli al sistema zodiacale cinese ed al sistema elementale indiano e ad altri aspetti psicoanalitici. Questo metodo, da me testato in centinaia (o  migliaia) di analisi archetipali compiute su persone sconosciute, mi è stato  confermato nella sua accuratezza. 
Attenzione però questo è solo un passaggio per la conoscenza della "persona", cioè l'identità del soggetto empirico (ego), un ulteriore passo  avanti va poi compiuto per riconoscere l'identità suprema (il  Sé). Ed anche  di questo, in alcuni capitoli, se ne parla nel libro "Chi sei tu?"

Domanda - Nel tuo libro si fa riferimento ad alcuni ricercatori maceratesi che ti hanno preceduto nella indagine da te perseguita, in particolare a Matteo Ricci e Giuseppe Tucci. Perché ritieni che vi siano delle attinenze con questi personaggi?

Risposta - Credo che un filone di ricerca abbia le sue origini  attraverso le spinte sincroniche che l'hanno messo in atto. Non sono nativo di Macerata ma una parte della mia esperienza è radicata nel maceratese. Mio padre morì ed stato sepolto a Macerata,  da dodici anni mi sono trasferito a Treia, una cittadina del maceratese, la casa editrice Ephemeria è di Macerata ed è  gestita da un maceratese, Antonello Andreani, ed è per la sua insistenza che ho infine messo nero su bianco la mia esperienza con  la stesura di questo libro, che per tanti anni era rimasto "nel cassetto".
Debbo dire perciò che  ho trovato molto significativa la  ricerca di chi mi ha preceduto, ovvero i  due insigni maceratesi, Matteo Ricci e Giuseppe Tucci,  attraverso i quali ho ricevuto una sorta di  incentivo a scrivere questo  libro,  pieno di premonizioni psichiche e di riflessioni filosofiche, utili alla “conoscenza di sé”.
Nel riconoscere  l’importanza di chi mi ha preceduto nella conoscenza culturale dell’estremo oriente  vorrei descrivere alcuni aspetti   dell'investigazione  di questi due precursori maceratesi…
Il primo fu il gesuita Matteo Ricci (1552/1610), che soggiornò lungamente presso la corte imperiale cinese scrivendo diversi libri in Mandarino (la lingua dotta); la sua più importante composizione fu il Grande Mappamondo, la cui sesta edizione fu fatta ristampare su ordine dell’imperatore stesso. Egli cercò di integrare la cultura cinese con quella occidentale in una sintesi più apprezzata in Cina, ove morì a Pechino, che presso la chiesa cattolica che lo aveva inviato in Cina come "missionario“.
L’altro grande indagatore fu il professor Giuseppe Tucci (1894/1984), fondatore e curatore dell’ISMEO, l’istituto italiano per lo studio della cultura orientale che ha sede nel museo  di Via Merulana a Roma. Io ebbi la fortuna di visitare quel museo e fui toccato dal rispetto con il quale le reliquie di religioni esterne alla nostra cultura avessero trovato ospitalità e idonea spiegazione.  In particolare apprezzai l'interesse dimostrato da Tucci nei confronti  della cultura nepalese e tibetana  estremamente affini all’antica matrice cinese rivolta al benessere dello stato e del popolo. In particolare Giuseppe Tucci è stato in grado di offrire un quadro suggestivo dei due indirizzi culturali originari  della Cina, il Confucianesimo ed il Taoismo, la via della correttezza e la via della spontaneità, successivamente integrati dal buddismo. e perfettamente evidenti anche nel Libro dei Mutamenti

Domanda - Date queste premesse chi ritieni possa essere interessato a leggere il  libro "Chi sei tu?"

Risposta - La risposta sta nella domanda stessa. Chiunque sia interessato a conoscere se stesso può trarre giovamento dalla lettura di questo testo, che non è pedante o  di difficile comprensione, bensì basato su esempi concreti e buoni consigli. Una sorta di mappa utile al viaggio verso l'autoconoscenza. Sempre considerando però che la mappa non è il territorio e che quindi la vera conoscenza subentra allorché si intraprende il viaggio.  Nel  concludere questa presentazione del mio libro debbo confermare che la fonte primaria degli aspetti trattati è l' I Ching,  forse il testo di saggezza più antico dell’umanità. In esso sono integrati diversi commenti di Confucio e di Lao Tze, nonché considerazioni più tardive di matrice Chan (meditazione Buddista), oltre alle considerazioni di Jung e di altri studiosi della psiche collettiva. All’I Ching, sono riconducibili anche gli archetipi psichici basilari dello zodiaco cinese. La mia pluridecennale ricerca, compiuta sia attraverso contatti personali con vari insegnanti  che su testi originali  di matrice cinese e indiana (come ad esempio Il Potere del Serpente di Arthur Avalon),  mi ha portato a elaborare un sistema archetipale integrato, basato sugli esagrammi radice dell’I Ching,  sui cinque elementi indiani e su altri aspetti. Ed ora, grazie alla fiducia dimostratami dall'editore del libro,  posso trasmettere  i miei studi e le mie sperimentazioni nella speranza che possano ispirare il lettore verso la conoscenza di sé, anche in senso spirituale…

Disse un saggio: "Il cuore dovrebbe essere il capo, allora tutto si sistemerebbe spontaneamente. Se riesci a fidarti della natura, a poco a poco diventerai quieto, silenzioso, felice, gioioso, festoso, perché la natura è in festa. La natura è una festa...”




Salone del Libro di Torino, 22 maggio 2022 - Alvin Crescini e Antonello Andreani in studio e  Paolo D'Arpini in remoto



Testo inglese:

Question - The emblematic theme, the leitmotif, which qualifies this Turin book fair of May 2022 is "Wild Hearts" has some bearing on your book "Who are you?", Based on the I Ching and the Chinese archetypal system with additions to the Indian elemental system?

Answer - In Taoist philosophy, which is an essential component of Chinese culture, great importance is given to naturalness and wildness. The harmony between man and nature is the condition that allows man's heart to beat in harmony with everything he lives. Taosim, which Chinese culture is imbued with, is not a religion but a sort of naturalism that has its roots in analogical intuition, in the sacred expressions of the consciousness of belonging to a Whole.
Traditional religions, assuming a "separate" creator god, thus define a "difference" between "creator and created" and thus a hierarchical scale is formed, which from the Taoist point of view does not exist, since everything is the result of the one matrix, which changes into the forms Yin (passive) and Yang (active), without however leading to a split in its manifestations. Everything is always complementary and fully integrated in the Whole, in the Whole. This is the profound sense of the "wildness" with which the Book of Changes is also impregnated. But a clarification with respect to the theme you mentioned "Wild Hearts" (as the bearer of values ​​at this year's book fair) is necessary.
In general, "wild" means that it is born, lives and grows in nature not in contact or almost with human activity. While "wild" means not suitable or adapted to civilization, understood as a system of rules of human coexistence and the functioning of society. A "wild heart" or a "wild heart" must find a synthesis, not based on rebellion or unawareness but on the ability to integrate instinct and reason.
Therefore in my book I try to indicate a path that goes in the direction of integrating these two aspects of intelligence and consciousness in order to achieve harmony and recognize each other in wholeness. Wholeness that has never been lost but only forgotten.

Question - How did your search for wholeness come about, and what connection does it have with the integration between self-knowledge and knowledge of the world?

Answer - My innate curiosity to know myself, both from the point of view of personal identity and from that of environmental and social identity, has always accompanied me and pushed me to analysis. Having lived various experiences - and therefore definable direct - in the key of recognition of the psychic and behavioral aspects that distinguish man and the world of the living, in short, having tried for almost the entire chapter of my existence to reach knowledge, I have traveled different vie and finally I found a suitable way, a meeting point, which unites various schools and which is confirmed both in the analogical and logical fields.
Perhaps my innate tendency to secularism has led me to leave aside everything that is based on a "creed", favoring the method of lived experiences. The crucial moment of my research dates back to the age of 29, when my psychophysical and spiritual energy was miraculously awakened by my master Muktananda, through Shaktipat (awakening of the Kundalini energy). Since then spontaneously - as a natural growth - I continued in the recognition of the "truth" that manifests itself inside and outside of us. This progressive recognition has put me in the condition of being able to receive and give shareable answers, since the experience of life is common to every being even in the different functions, starting from the knowledge of the incarnate person. Thus I found myself - after a comparative analysis of various methods of self-knowledge - to adopt (as a basis for experiential sharing) the archetypes of the Book of Changes, integrating them with the Chinese zodiac system and the Indian elemental system and other psychoanalytic aspects. This method, which I have tested in hundreds (or thousands) of archetypal analyzes performed on unknown people, has been confirmed to me in its accuracy.
Attention, however, this is only a step for the knowledge of the "person", that is the identity of the empirical subject (ego), a further step must then be taken to recognize the supreme identity (the Self). And even this, in some chapters, is mentioned in the book "Who are you?"

Question - In your book reference is made to some researchers from Macerata who preceded you in the investigation you pursued, in particular to Matteo Ricci and Giuseppe Tucci. Why do you think there are some connections with these characters?

Answer - I believe that a line of research has its origins through the synchronic forces that have put it into action. I am not a native of Macerata but part of my experience is rooted in the Macerata area. My father died and was buried in Macerata, for twelve years I moved to Treia, a town in the Macerata area, the Ephemeria publishing house is from Macerata and is managed by a Macerata artist, Antonello Andreani, and it is for his insistence that I finally put black on white my experience with the writing of this book, which for many years had remained "in the drawer".
I must therefore say that I found the research of those who preceded me, namely the two distinguished Macerata, Matteo Ricci and Giuseppe Tucci, very significant, through whom I received a sort of incentive to write this book, full of psychic premonitions and philosophical reflections , useful for "self-knowledge".
In recognizing the importance of those who preceded me in the cultural knowledge of the Far East, I would like to describe some aspects of the investigation of these two Macerata precursors ...
The first was the Jesuit Matteo Ricci (1552/1610), who spent a long time at the Chinese imperial court writing several books in Mandarin (the learned language); his most important composition was the Great Globe, whose sixth edition was reprinted by order of the emperor himself. He tried to integrate Chinese culture with Western culture in a synthesis more appreciated in China, where he died in Beijing, than at the Catholic church that had sent him to China as a "missionary".
The other great investigator was Professor Giuseppe Tucci (1894/1984), founder and curator of ISMEO, the Italian institute for the study of oriental culture based in the museum in Via Merulana in Rome. I was lucky enough to visit that museum and was touched by the respect with which the relics of religions outside our culture had found hospitality and suitable explanation. In particular, I appreciated the interest shown by Tucci in Nepalese and Tibetan culture, extremely similar to the ancient Chinese matrix aimed at the well-being of the state and the people. In particular, Giuseppe Tucci was able to offer an evocative picture of the two original cultural addresses of China, Confucianism and Taoism, the way of correctness and the way of spontaneity, subsequently integrated by Buddhism. and perfectly evident also in the Book of Changes

Question - Given these premises, who do you think might be interested in reading the book "Who are you?"

Answer - The answer lies in the question itself. Anyone interested in knowing himself can benefit from reading this text, which is not pedantic or difficult to understand, but based on concrete examples and good advice. A sort of map useful for the journey towards self-knowledge. Always considering, however, that the map is not the territory and that therefore true knowledge takes over when the journey is undertaken. In concluding this presentation of my book, I must confirm that the primary source of the aspects dealt with is the I Ching, perhaps humanity's oldest text of wisdom. It integrates several comments by Confucius and Lao Tze, as well as later considerations of a Chan matrix (Buddhist meditation), in addition to the considerations of Jung and other scholars of the collective psyche. The basic psychic archetypes of the Chinese zodiac can also be traced back to the I Ching. My decades-long research, carried out both through personal contacts with various teachers and on original Chinese and Indian texts (such as Arthur Avalon's The Power of the Serpent), led me to develop an integrated archetypal system, based on the root hexagrams of the 'I Ching, on the five Indian elements and on other aspects. And now, thanks to the trust shown to me by the publisher of the book, I can pass on my studies and my experiments in the hope that they can inspire the reader towards self-knowledge, even in a spiritual sense ...

A wise man said: "The heart should be the boss, then everything would settle spontaneously. If you can trust nature, you will gradually become quiet, silent, happy, joyful, festive, because nature is celebrating. Nature is. a party..."

Turin Book Fair, 22 May 2022 - Alvin Crescini and Antonello Andreani in the studio and Paolo D'Arpini remotely

mercoledì 18 maggio 2022

Karma e metempsicosi... - Karma and metempsychosis...



Il mio parere sulla reincarnazione? E’ come la ricorrente fioritura e fruttificazione di un albero. I risultati del processo vitale possono variare in seguito alle condizioni ambientali e temporali. La capacità di adattamento e risposta a tali condizioni è insita nella “coscienza” della pianta. Le modificazioni, sia a livello di mutazioni esterne che di adattamenti interni, non sono espressione di “volontà”, quindi non comportano una responsabilità diretta (quale risultato di una “scelta”).

Insomma il risultato è in conseguenza di una serie di fattori congiunti e collegati inestricabilmente gli uni agli altri. Dal punto di vista naturalistico, vediamo che la vita, nella sua assolutezza, è indipendente da ogni descrizione e senso di identificazione delle sue diverse forme e dei singoli processi vitali. Fiori, foglie, corteccia, rami, radici, pioggia, vento, sole, terra… Non si possono imputare separati scopi e ragioni alle parti… Tutto avviene in un contesto inscindibile che possiamo chiamare “Tao” oppure…

Ma ora, per cercare di capire il funzionamento dell’identificazione con i diversi momenti ed aspetti vitali, facciamo un altro esempio, quello del sogno poiché è il più vicino alla similitudine della dimenticanza di noi stessi, in quanto pura coscienza. Infatti quando noi sogniamo vediamo innumerevoli personaggi alcuni in antitesi con altri ma realmente essi sono tutti lo stesso sognatore. In questo sogno -chiamato il divenire- compiamo un percorso, un processo trasmutativo della coscienza individualizzata, che potremmo -da un punto di vista separativo- anche definire trasmigrazione o metempsicosi.

Il motore del samsara (l’illusione del divenire) è il karma -o azione- ma forse sarebbe meglio dire che è la propensione a compiere l’azione… Secondo la teoria “causa effetto”, della reincarnazione, il destino di questa vita (prarabdha) è la maturazione del karma più forte delle vite precedenti, con ciò non esaurendo la possibilità di future nascite con altri karma che abbisognano di una diversa condizione per potersi manifestare. Il modo per creare ulteriore karma viene individuato nell’atteggiamento con il quale viviamo la vita presente, ad esempio se emettiamo pensieri di scontento od eccessivo attaccamento verso gli eventi vissuti.

In se stesso il prarabdha di questa vita non cambia sulla base degli sforzi da noi compiuti mentre lo stiamo vivendo, è come un film che sta tutto nella pellicola, quindi pensare di modificarne il contenuto (una volta iniziata la proiezione) è irreale. Possiamo essere consapevoli ed accettare il film -come attenti spettatori- oppure arrabbiarci e commuoverci al suo scorrimento desiderando di modificarne gli eventi con la mente…. si forma nuovo karma…

Allo stesso tempo dovremmo chiederci: “..a chi appartiene questo karma? Esiste realmente un usufruitore, un io personale responsabile delle azioni che creano il karma?”

Secondo la visione nondualistica l’io è una sorta di miraggio, l’identificazione da parte della coscienza con l’oggetto osservato, un semplice riflesso condizionato, come avviene nell’osservazione della “propria” immagine in uno specchio che la mente riconosce come “se stessa”. Questo è il funzionamento spontaneo della coscienza che si proietta nel “godimento” della manifestazione, nel mondo delle forme e dei nomi.

Quindi cosa è la reincarnazione?

Paolo D’Arpini








Testo inglese 

My opinion on reincarnation? It is like the recurrent flowering and fruiting of a tree. The results of the life process may vary due to environmental and temporal conditions. The ability to adapt and respond to these conditions is inherent in the "consciousness" of the plant. The modifications, both at the level of external mutations and internal adaptations, are not an expression of "will", therefore they do not involve direct responsibility (as a result of a "choice").

In short, the result is the consequence of a series of factors joint and inextricably linked to each other. From the naturalistic point of view, we see that life, in its absoluteness, is independent of any description and sense of identification of its different forms and individual life processes. Flowers, leaves, bark, branches, roots, rain, wind, sun, earth ... We cannot attribute separate purposes and reasons to the parts ... Everything happens in an inseparable context that we can call "Tao" or ...

But now, to try to understand the functioning of identification with the different vital moments and aspects, let's take another example, that of the dream since it is the closest to the similarity of forgetting ourselves, as pure consciousness. In fact, when we dream we see countless characters some in antithesis with others but really they are all the same dreamer. In this dream - called becoming - we go through a path, a transmutative process of individualized consciousness, which we could - from a separative point of view - also define transmigration or metempsychosis.

The engine of samsara (the illusion of becoming) is karma - or action - but perhaps it would be better to say that it is the propensity to perform action ... According to the "cause and effect" theory of reincarnation, the destiny of this life ( prarabdha) is the maturation of karma stronger than previous lives, thereby not exhausting the possibility of future births with other karmas that need a different condition to be able to manifest. The way to create further karma is identified in the attitude with which we live the present life, for example if we emit thoughts of discontent or excessive attachment to lived events.

In itself the prarabdha of this life does not change based on the efforts we make while we are living it, it is like a film that is all in the film, so thinking of modifying its content (once the projection has started) is unreal. We can be aware and accept the film - as attentive spectators - or get angry and moved by its flow, wishing to modify its events with the mind…. new karma is formed ...

At the same time we should ask ourselves: “..to whom does this karma belong? Is there really a user, a personal self responsible for the actions that create karma? "

According to the nondualist vision, the ego is a sort of mirage, the identification by the consciousness with the observed object, a simple conditioned reflection, as happens in the observation of "one's" image in a mirror that the mind recognizes as " herself". This is the spontaneous functioning of the conscience that is projected in the "enjoyment" of the manifestation, in the world of forms and names.

So what is reincarnation?

Paolo D’Arpini



giovedì 5 maggio 2022

Considerazioni sul libro "Chi sei tu? I Ching, zodiaco cinese e sistema elementale indiano"… - Considerations on the book "Who are you? I Ching, Chinese zodiac and Indian elemental system"… - edizioni@ephemeria.it



Il nostro osservare il mondo, sia interiore (delle emozioni) che esteriore (degli oggetti), non è quasi mai “pulito”, privo cioè di interpretazione e concettualizzazione.

Siamo avvezzi a giudicare quel che osserviamo attraverso il filtro della memoria e delle sensazioni collegate alle trascorse esperienze. Anche nel caso di eventi “nuovi” o di idee precedentemente non considerate non facciamo a meno di cercare di “comprendere” e misurare sulla base del nostro conosciuto. Ecco questa “preconoscenza” è la nostra “schiavitù” ma se potessimo lasciarci andare sino al punto di poterci osservare mentre si innesca il meccanismo del “pre-giudizio” e capire il suo funzionamento… potremmo già considerare questa “attenzione” come una prima forma di meditazione e distacco dal processo appropriativo in corso.

Facciamo un’analogia pratica, per esemplificare questo tentativo di spostare l’attenzione dall’io giudicante alla capacità testimoniale della pura coscienza, analizzando il funzionamento del sogno. Quando sogniamo tutto avviene in modo apparentemente costruito e definito mentre allo stesso tempo gli avvenimenti del sogno mantengono il senso dell’imponderabilità. Il personaggio specifico del nostro sogno, nel quale noi ci identifichiamo, è esso stesso una semplice componente inscindibile dalla complessità del sogno, in cui i vari attori, figure, oggetti ed eventi sono un tutt’uno. La “farsa” del sogno mostra un’apparente finalità e significato agli occhi del personaggio di sogno nel quale ci identifichiamo. Vediamo che egli infatti compie gesti deliberati e verosimili sforzi di volontà per raggiungere i suoi fini di sogno, rapportandosi inoltre con gli altri personaggi del sogno come “diversi” da sé.

Può ciò corrispondere a verità?

Tutti gli aspetti del sogno sono prodotti dalla stessa mente e non sono in alcun modo controllabili e gestibili da alcun personaggio o situazione del sogno. Essendo ognuno di questi elementi semplici componenti “passive” immaginate nella mente del sognatore. Dal punto di vista dell’esperienza “empirica” nello stato di veglia si può dire che il processo di “creazione” sia praticamente il medesimo. Tutti gli oggetti ed i soggetti che reciprocamente si percepiscono (essendo ognuno contemporaneamente soggetto ed oggetto nella percezione altrui) scaturiscono dalla stessa “Mente”, o Coscienza, e si dipanano sullo schermo concettuale degli eventi spazio-temporali. In effetti, in questo funzionamento totale, non può esistere alcuna volizione o finalità personale, poiché (come nel sogno) ogni cosa si svolge indipendentemente dall’intenzione di qualsiasi dei personaggi sognati. Pur che apparentemente essi assumono su di sé il senso dell’affermazione o della negazione di una loro “volontà”, ma questo avviene solo conseguentemente alla considerazione effettiva degli eventi già vissuti. Ovvero dopo aver “giudicato” i fatti accaduti ed averli assunti come propri (attraverso il senso di identificazione) e quindi definiti come positivi o negativi (ai fini del personaggio).

Da ciò, per estensione, arriviamo all’identità dello stato di veglia e scopriamo che -come nel sogno- a manifestare la vita e le sue componenti non sono i singoli esseri bensì la Coscienza stessa, impegnata com’è nell’opera di vivificazione delle sue emanazioni e manifestazioni, che sono possibili solo per suo tramite.

Per questa ragione è detto che “quando il me scompare l’Io si manifesta” (Ramakrishna Paramahansa), ovvero quando l’identificazione individuale cessa automaticamente la Coscienza impersonale emerge. Si dice che “emerge” in quanto tale pura Coscienza è già insita nell’individuo stesso (come la mente è presente nel personaggio sognato) che la “sostanza” non appartiene alla sembianza mutevole ma è l’essenza che la anima. Ovviamente in caso di “risveglio” al puro Io il senso di identità individuale “muore” ma questo non implica l’automatica scomparsa della sua “sembianza” apparente, che continuerà a restare nella percezione degli “altri” osservatori, ma svuotata al suo interno di ogni identificazione oggettiva, essendo il risvegliato pura e semplice “soggettività”  (Consapevolezza priva di attributi).

La spontaneità è la caratteristica “comportamentale” del risvegliato, quando spontaneità significa semplice capacità di risposta, adeguata e consona, alle situazioni in cui egli si imbatte. In un tale essere non permane alcuna ombra di intenzionalità o di giudizio, di desiderio o repulsione, la sua “volontà” corrisponde esattamente agli eventi vissuti senza che lui lo ricerchi. Possiamo definire questo stato: Libertà.

Per significare la vera natura dell’essere ed il “ritorno” all’intrinseca consapevolezza che gli è propria, ammettendo che tale natura è la stessa per ognuno di noi, mi piace riportare una frase di Nisargadatta Maharaj, che disse: “Non importa ciò che fai o ciò che non fai se hai realmente percepito quello di cui sto parlando. Diversamente, non importa nemmeno se tu non hai capito quel di cui sto parlando..” Il che significa che in entrambi i casi la realtà intrinseca non cambia… e quel che è destinato ad avvenire avviene per conto suo….

Succede però che questo discorso, pur essendo a volte intellettualmente accettato, necessiti spesso una digestione ed assimilazione, deve insomma essere fatto “nostro”. Ciò può avvenire attraverso la riflessione, la rielaborazione e il riconoscimento al nostro interno di tale verità. Ora in qualche modo ci sembra di aver compreso ma dobbiamo disintossicarci dalla tendenza speculativa e dall’identificazione con il personaggio incarnato. A tal fine, non per ottenere la condizione che è già nella nostra natura ma allo scopo di scongiurare l’imbroglio della mente, consiglio la lettura ripetuta e la ponderazione sulle immagini contenute nel Libro dei Mutamenti (I Ching), un compendio di esempi archetipali psicosomatici, descrivente cioè i diversi modelli comportamentali, basati sulle variegate capacità espressive della mente nello svolgimento degli eventi spazio-temporali. Per mezzo dell’analisi sarà possibile riconoscere le multicolori forme che la mente può assumere in questo mondo di apparenze, essendo le sue trasformazioni semplici risultanze, risonanze e adattamenti alle condizioni che si trova ad affrontare. Questa è una risposta automatica allo svolgimento delle continue mutazioni e mescolamenti degli elementi basilari della vita.

Ovvio che tali mutazioni sono praticamente infinite ma nel Libro dei Mutamenti si esaminano 64 aspetti/madre, in forma di esagrammi in cui ogni linea è una componente costitutiva con propri significati. Essendo questo testo il risultato di un antichissimo e costante studio ed osservazione di fenomeni naturali e sociali, interpretati e visti sia con la ragione che con l’intuizione, esso si presenta come un complesso integrato dei diversi modi espressivi analitici ed analogici della mente.

“Conoscere la mente per non farsi imbrogliare dalla mente..” Affermava Ramana Maharshi.

E nel Libro dei Mutamenti si può dire che vengono fusi sia gli aspetti filosofici speculativi e metafici che quelli analitici ed empirici (Taoismo e Confucianesimo), perciò la prassi è quella di osservarne le immagini senza volerne assumere i concetti, un buon metodo per avvicinarsi alla corrispondente spontaneità comportamentale del saggio, basata sulla capacità di immediata risposta comportamentale nelle varie situazioni incontrate nella vita, anche in considerazione delle peculiari caratteristiche da ognuno incarnate e nella posizione e condizione in cui siamo. Insomma, conoscere il mezzo per affrontare adeguatamente il percorso.

Siccome la lettura del testo non è immediatamente chiara e assimilabile è consigliabile una ripetizione continuata, ma senza sforzi interpretativi, in modo da sospingere pian piano la nostra mente verso quel necessario “distacco” da finalità precostituite, tralasciando quindi il tentativo di comprensione dei significati razionali e lasciando che le immagini evocate trovino corrispondenza nel nostro inconscio.

Paolo D’Arpini


Considerazioni  sul libro  "Chi sei tu? I Ching, zodiaco cinese e sistema elementale indiano"… -  edizioni@ephemeria.it


 


Testo inglese:

 Our observation of the world, both internal (of emotions) and external (of objects), is almost never "clean", that is, devoid of interpretation and conceptualization.

We are used to judging what we observe through the filter of memory and sensations related to past experiences. Even in the case of "new" events or ideas previously not considered, we do not fail to try to "understand" and measure on the basis of our known. Here is this "foreknowledge" is our "slavery" but if we could let ourselves go to the point of being able to observe ourselves while the "pre-judgment" mechanism is triggered and understand its functioning ... we could already consider this "attention" as a first form of meditation and detachment from the ongoing appropriative process.

Let's make a practical analogy, to exemplify this attempt to shift the attention from the judging self to the witness capacity of pure conscience, analyzing the functioning of the dream. When we dream, everything happens in an apparently constructed and defined way while at the same time the events of the dream maintain the sense of imponderability. The specific character of our dream, in which we identify ourselves, is itself a simple component that is inseparable from the complexity of the dream, in which the various actors, figures, objects and events are one. The "farce" of the dream shows an apparent purpose and meaning in the eyes of the dream character with whom we identify. We see that he in fact makes deliberate gestures and probable efforts of will to achieve his dream ends, also relating to the other characters of the dream as "different" from himself.

Can this be true?

All aspects of the dream are produced by the same mind and are in no way controllable and manageable by any character or situation in the dream. Each of these elements being simple "passive" components imagined in the dreamer's mind. From the point of view of the "empirical" experience in the waking state, it can be said that the process of "creation" is practically the same. All objects and subjects that mutually perceive each other (each being simultaneously subject and object in the perception of others) spring from the same "Mind", or Consciousness, and unfold on the conceptual screen of space-time events. In fact, in this total functioning, there can be no personal volition or purpose, since (as in the dream) everything takes place regardless of the intention of any of the dreamed characters. While apparently they take upon themselves the sense of affirmation or denial of their "will", but this only happens as a result of the effective consideration of the events already experienced. That is, after having "judged" the events that have occurred and have assumed them as one's own (through the sense of identification) and therefore defined as positive or negative (for the purposes of the character).

From this, by extension, we arrive at the identity of the waking state and we discover that - as in the dream - it is not the individual beings who manifest life and its components but the Consciousness itself, engaged as it is in the work of vivification of its emanations and manifestations, which are possible only through it.

For this reason it is said that "when the me disappears, the ego manifests itself" (Ramakrishna Paramahansa), or when individual identification automatically ceases, impersonal Consciousness emerges. It is said that "emerges" as such pure Consciousness is already inherent in the individual himself (as the mind is present in the dreamed character) that the "substance" does not belong to the changing appearance but is the essence that animates it. Obviously in the event of "awakening" to the pure ego the sense of individual identity "dies" but this does not imply the automatic disappearance of its apparent "semblance", which will continue to remain in the perception of the "other" observers, but emptied within it of every objective identification, being the awakened pure and simple "subjectivity"
(Awareness devoid of attributes).

Spontaneity is the "behavioral" characteristic of the awakened person, when spontaneity means simple ability to respond, adequate and appropriate, to the situations in which he encounters. In such a being there remains no shadow of intentionality or judgment, desire or repulsion, his "will" corresponds exactly to the events he experienced without him seeking it. We can define this state: Freedom.

To signify the true nature of being and the "return" to the intrinsic awareness that is its own, admitting that this nature is the same for each of us, I like to quote a phrase by Nisargadatta Maharaj, who said: "It does not matter what what you do or what you do not do if you have really perceived what I am talking about. Otherwise, it doesn't even matter if you don't understand what I'm talking about .. ”Which means that in both cases the intrinsic reality doesn't change… and what is destined to happen happens on its own….

However, it happens that this discourse, although sometimes intellectually accepted, often needs digestion and assimilation, in short, it must be made "ours". This can happen through reflection, re-elaboration and recognition of this truth within us. Now somehow we seem to have understood but we must detoxify ourselves from the speculative tendency and from the identification with the embodied character. To this end, not to obtain the condition that is already in our nature but in order to avoid the cheating of the mind, I recommend repeated reading and pondering on the images contained in the Book of Changes (I Ching), a compendium of archetypal examples. psychosomatic, that is, describing the different behavioral models, based on the variegated expressive capacities of the mind in the development of space-time events. By means of analysis it will be possible to recognize the multicolored forms that the mind can take in this world of appearances, its transformations being simple results, resonances and adaptations to the conditions it faces. This is an automatic response to the unfolding of the constant mutations and mixing of the basic elements of life.

Obviously these mutations are practically infinite but in the Book of Changes 64 aspects / mother are examined, in the form of hexagrams in which each line is a constitutive component with its own meanings. Since this text is the result of an ancient and constant study and observation of natural and social phenomena, interpreted and seen both with reason and with intuition, it appears as an integrated complex of the different analytical and analogical expressive modes of the mind.

"Knowing the mind so as not to be fooled by the mind .." Ramana Maharshi affirmed.

And in the Book of Changes it can be said that both the speculative and metaphysical philosophical aspects as well as the analytical and empirical ones (Taoism and Confucianism) are merged, therefore the practice is to observe the images without wanting to assume the concepts, a good method to approach the corresponding behavioral spontaneity of the essay, based on the capacity for immediate behavioral response in the various situations encountered in life, also in consideration of the peculiar characteristics embodied by each and in the position and condition in which we are. In short, knowing the means to adequately address the path.

Since the reading of the text is not immediately clear and assimilable, a continuous repetition is advisable, but without interpretative efforts, in order to slowly push our mind towards that necessary "detachment" from pre-established purposes, thus leaving out the attempt to understand rational meanings and letting the evoked images find correspondence in our unconscious.

Paolo D’Arpini

Considerations on the book "Who are you? I Ching, Chinese zodiac and Indian elemental system"… - edizioni@ephemeria.it

mercoledì 4 maggio 2022

"Chi sei tu?" Una ricerca sulla conoscenza di sè. Annunciazione - "Who are you?" A search on self-knowledge - Annunciation

 


Paolo D’Arpini è un ricercatore laico appassionato dell’antica cultura cinese ed indiana, egli dopo lunghi soggiorni in Oriente nel 2010 si è trasferito da Calcata (il mitico borgo bagnato dal fiume Treja) a Treia (antica cittadella del Maceratese), in questo “buen retiro” ha potuto completare i suoi studi su un sistema archetipale da lui redatto integrando vari sistemi zodiacali ed elementali, per aiutarci a riconoscere le caratteristiche psicosomatiche della persona da noi incarnata. “Chi sei tu?” è la domanda che egli pone sul frontespizio del libro  in uscita, edito da Ephemeria di Macerata (edizioni@ephemeria.it).

Forse l’atmosfera dell’esperienza vissuta in Cina ed in India da due insigni maceratesi, Matteo Ricci e Giuseppe Tucci, ha influito sulla realizzazione del lavoro di ricerca del D’Arpini, che pur essendo nato a Roma ha avuto legami stretti con la città di Macerata, dove il padre Aldo è sepolto.

Insomma gli spiriti del luogo lo avranno influenzato fino a convincerlo ad editare un libro pieno di premonizioni psichiche e di riflessioni filosofiche, utili alla “conoscenza di sé”.

Nel suo riconoscimento dell’importanza di chi lo ha preceduto nella conoscenza culturale dell’estremo oriente così egli descrive i precursori maceratesi…


Due sono stati i marchigiani illustri che hanno legato il loro nome alla scoperta dei misteri di Cina ed India. Il primo fu il gesuita maceratese, Matteo Ricci (1552/1610), che soggiornò lungamente presso la corte imperiale cinese scrivendo diversi libri in Mandarino (la lingua dotta); la sua più importante composizione fu il Grande Mappamondo, la cui sesta edizione fu fatta ristampare su ordine dell’imperatore stesso. Egli cercò di integrare la cultura cinese con quella occidentale in una sintesi più apprezzata in Cina, ove morì a Pechino, che presso la chiesa cattolica che lo aveva inviato in Cina come “missionario”, infine scomunicandolo.


L’altro grande maceratese fu il professor Giuseppe Tucci (1894/1984), fondatore e curatore dell’ISMEO, l’istituto italiano per lo studio della cultura orientale e importante museo sito in Via Merulana a Roma. Io ebbi la fortuna di visitare quel museo e fui toccato dal rispetto con il quale le reliquie di religioni esterne alla nostra cultura avessero trovato ospitalità e idonea spiegazione. In seguito a ciò mi interessai alla letteratura ed alle traduzioni originali prodotte dall’esimio professor Tucci e mi abbeverai a quella fonte di conoscenza. In particolare apprezzai le sue ricerche sulla cultura nepalese e tibetana e la sua ricerca sull’antica saggezza cinese, laica per antonomasia, rivolta al benessere dello stato e del popolo. In particolare Giuseppe Tucci è stato in grado di offrirci un quadro suggestivo dei due indirizzi culturali della Cina, il Confucianesimo ed il Taoismo, la via della correttezza e la via della spontaneità.

Paolo D’Arpini conclude la presentazione del suo nuovo libro dicendo: “Fonte primaria degli aspetti sociali contenuti nella mia ricerca è il Libro dei Mutamenti, I Ching, uno dei testi di saggezza più antichi dell’umanità. In esso sono integrati diversi commenti di Confucio e di Lao Tze, nonché considerazioni più tardive di matrice Chan (Meditazione Buddista). All’I Ching, sono riconducibili anche gli archetipi psichici basilari dello zodiaco cinese. La mia pluridecennale ricerca compiuta sia su testi di matrice cinese che indiana, come ad esempio Il Potere del Serpente, mi ha portato a elaborare un sistema archetipale congiunto, basato sugli esagrammi radice dell’I Ching e sui cinque elementi indiani. Ed avendo “completato” i miei studi e le mie sperimentazioni dal vivo, ho deciso di trasmettere la conoscenza acquisita con questo testo che spero possa ispirare il lettore verso l’autoconoscenza, anche in senso spirituale…” 





Testo inglese: 

Paolo D'Arpini is a lay researcher passionate about ancient Chinese and Indian culture, after long stays in the East in 2010 he moved from Calcata (the mythical village bathed by the Treja river) to Treia (ancient citadel of Maceratese), in this “Buen retiro” was able to complete his studies on an archetypal system he compiled by integrating various zodiacal and elemental systems, to help us recognize the psychosomatic characteristics of the person we embody. "Who are you?" is the question he poses on the title page of the forthcoming book, published by Ephemeria di Macerata (edizioni@ephemeria.it).

Perhaps the atmosphere of the experience lived in China and India by two distinguished Macerata people, Matteo Ricci and Giuseppe Tucci, influenced the realization of D'Arpini's research work, who despite being born in Rome had close ties with the city of Macerata, where his father Aldo is buried.

In short, the spirits of the place will have influenced him to the point of convincing him to publish a book full of psychic premonitions and philosophical reflections, useful for "self-knowledge".

In his recognition of the importance of those who preceded him in the cultural knowledge of the Far East, this is how he describes Macerata's precursors ...

“There were two illustrious people from the Marche who linked their name to the discovery of the mysteries of China and India. The first was the Jesuit from Macerata, Matteo Ricci (1552/1610), who spent a long time at the Chinese imperial court writing several books in Mandarin (the learned language); his most important composition was the Great Globe, whose sixth edition was reprinted by order of the emperor himself. He tried to integrate Chinese culture with Western culture in a synthesis more appreciated in China, where he died in Beijing, than at the Catholic church that had sent him to China as a "missionary", finally excommunicating him. "

"The other great Macerata artist was Professor Giuseppe Tucci (1894/1984), founder and curator of ISMEO, the Italian institute for the study of oriental culture and an important museum located in Via Merulana in Rome. I was lucky enough to visit that museum and was touched by the respect with which the relics of religions outside our culture had found hospitality and suitable explanation. Following this I became interested in the literature and original translations produced by the esteemed Professor Tucci and I drank from that source of knowledge. In particular, I appreciated his research on Nepalese and Tibetan culture and his research on ancient Chinese wisdom, secular par excellence, aimed at the well-being of the state and the people. In particular, Giuseppe Tucci was able to offer us an evocative picture of the two cultural addresses of China, Confucianism and Taoism, the way of correctness and the way of spontaneity. "


Paolo D’Arpini concludes the presentation of his new book by saying: "The primary source of the social aspects contained in my research is the Book of Changes, I Ching, one of humanity's most ancient wisdom texts. It incorporates several comments by Confucius and Lao Tze, as well as later considerations of a Chan matrix (Buddhist Meditation). The basic psychic archetypes of the Chinese zodiac can also be traced back to the I Ching. My decades of research carried out on both Chinese and Indian texts, such as The Power of the Snake, led me to develop a joint archetypal system, based on the root hexagrams of the I Ching and on the five Indian elements. And having "completed" my studies and my live experiments, I decided to pass on the knowledge acquired with this text which I hope will inspire the reader towards self-knowledge, even in a spiritual sense..."

lunedì 2 maggio 2022

Music and noise pollution has become enemy number 1 for man ... - L’inquinamento musicale ed acustico è diventato il nemico numero 1 per l’uomo...


Photo by Gustavo Piccinini

"In peace and  silence everything manifests itself" (Saul Arpino)

Usually the image of noise is linked to work activities, one thinks of a hammering of metal sheets, blows of axes, hissing engines, traffic, howling of sirens .... Just thinking about it makes you feel annoyed both in smell and in hearing! But it is above all the "fun noise" that is irritating and harmful even if it is considered a source of delight and exaltation. I am obviously referring to the decibels of the spielers blasted by racing cars, emerging from the doors of ambiguous clubs, from the windows of houses with televisions on day and night, from the stereos of street vendors, from the hard rock cadences of discos and private clubs, etc. etc. 

What are the consequences on the mind and on the human body of these cadences issued relentlessly? The electroencephalogram shows slowing of rhythms, alterations in the electrical activity of nerve cells, reduction of reflexes and memory, excitability and lack of adequate responses to contingent situations, even some forms of headache can be linked to acoustic trauma. Undergoing excessive noise leads to urinary and menstrual disorders, fertility and libido are also affected.

People who live or work in noisy environments are the most prone to phenomena such as hypertension or the sudden elevation of blood pressure, at risk above all people subject to cardiovascular problems. In fact, some laboratory tests have shown that if patients are subjected to a noise of 90 decibels for 10 minutes, they show evident changes in the electrocardiogram.

In short, excess noise is pure poison for man!

"Blessed are those who are in Paupasia .." But perhaps they too are now enslaved by the headset ...!

The background noise to which we are exposed should not exceed 60 decibels but it is a limit that is widely exceeded both in Italy and abroad. All this noise as well as leading to the aforementioned disorders also has other inconvenient consequences: it makes the ear unaccustomed to listening. In fact, noise pollution leads us to ignore (at the conscious level) those sounds that our hearing cannot bear, which is a kind of deafness or psychological distraction. Today, the simple reduction (soundproofing) of emissions is opposed to fight the hell of the "din", but this is a merely negative approach.

Instead, we must ensure that studies on environmental acoustics have a positive value. What are the sounds that we intend to privilege, preserve, multiply? To understand this we must learn to choose the noise to which to submit. We can begin by discriminating between voluntary listening to our favorite melody and the pounding of indirect music. This awareness will certainly not prevent us from listening to indirect music, often given to us in the most subtle forms such as when you go to the supermarket or listen to strange music on the internet or televisions (and if you prefer), but it will still allow us to get used to it. to detachment and discernment so as not to fall victim to advertising charmers.

In fact, passive (ignorant) submission to indirect music is a source of cultural upheaval and mutation of customs (exactly what advertising wants ..). If we remain victims of this influence, music, which is the art closest to the spirit (having been born precisely as a function of spiritual nourishment) and pride of our millenary tradition, stops being something born to "illuminate" the human mind, cheering our life, but it becomes a source of confusion and alienation from life (something so pleasing to Satan).

Today, in a society where everything is materialistic consumption and appropriation, even music is a commodity to be "enjoyed" without restraint to the point of nausea and denial of harmony. “Men, so-called civilized, have become ferocious hearers but in reality they no longer know how to listen! They use sound as a stun drug, thus forgetting to enjoy the meaning and value of what is heard ”(Walter Maioli, ethnomusicologist).

As I said above, aboriginal cultures are also threatened by the ongoing musical massification, the sweet and deep music of the East, the Americas or Australia risks being irreparably contaminated by the vulgar wave of electronic and decadent sounds of western consumerist music. . "It is true that different civilizations can grow through hybridizations and contacts, this has always happened in the past, but they should be able to continue to evolve without undergoing an absolute and therefore unacceptable colonization" (Roman A. Vlad, musician).

In listening, therefore, it is not a question of contrasting elaborate music, rich in symbolic meanings, with popular and primitive music ... rather, at various levels, of underlining the profound and radical difference in purposes between a consumer product and works in which aesthetic research continues to be carried out.

And here we return to the problem of noise pollution ... (and not only in cities, since it now reigns everywhere) to discover that while an ever-growing audience submits itself, more or less voluntarily, to consumer music products, it imposes itself to The quality "listener" an excessive discriminatory effort and patience in order not to be involved and upset by the noise of mass broadcasting.

It is necessary to avoid that the melodic ability, which made man dream for millennia and which is now an emotional component of his spiritual life, falls victim to the musical "oilmen". The melody, which has silence as its basis, must not succumb to a perverse and sordid era, bewildered by every noise. The reverse risk, I said above, is the unconscious addiction to noise and the total loss of listening skills.

And I would now like to remind convalescents wishing for melodious cures of something we can do to recover the love for natural sounds. When we go to the countryside, on the bank of a river, in any natural environment, we accustom the ear to emptiness, we turn off any technological buzz, we do not speak, we let nature transmit its messages: the hum of a bee on flowers, the flicker of a sparrow's wing, a gust of wind among the leaves, the rustle of our footsteps on the path ... In this way we will feel a new harmony being born within us, which starts from the heart...

Paolo D’Arpini
P.R.  Italian Bioregional Network





Testo italiano:

"Nella pace e nel  silenzio tutto si manifesta" (Saul Arpino) 

Solitamente l’immagine che si ha del rumore è legata alle attività lavorative, si pensa ad un martellar di lamiere, colpi d’ascia, motori che sibilano, traffico, ululati di sirene…. Solo a pensarci ci si sente infastiditi sia nell’olfatto che nell’udito! Ma è soprattutto il “rumore da divertimento” che è irritante e dannoso anche se viene considerato fonte di delizia e di esaltazione. Mi riferisco ovviamente ai decibel delle tiritere strombazzate dalle auto in corsa, fuoriuscenti dalle porte di localacci ambigui, dalle finestre delle case con televisioni accesi giorno e notte, dagli stereo dei venditori ambulanti, dalle cadenze hard rock di discoteche e club privati, etc. etc.

Quali sono le conseguenze sulla mente e sul corpo umano di queste cadenze emesse senza sosta? L’elettroencefalogramma evidenzia rallentamento dei ritmi, alterazioni dell’attività elettrica delle cellule nervose, riduzione dei riflessi e della memoria, eccitabilità e mancanza di risposte adeguate alle situazioni contingenti, anche alcune forme di cefalea possono essere collegate a traumi acustici. Il sottoporsi a rumori eccessivi porta a disturbi urinari e mestruali, fertilità e libido ne risentono anch’esse.

Le persone che vivono o lavorano in ambienti rumorosi sono le più soggette a fenomeni quali l’ipertensione o l’improvvisa elevazione della pressione sanguigna, a rischio sono soprattutto le persone soggette a problemi cardiocircolatori. Alcuni test di laboratorio hanno infatti dimostrato che se sottoposti ad un rumore di 90 decibel per 10 minuti i malati presentano evidenti alterazioni nell’elettrocardiogrammma.

Insomma il rumore in eccesso è puro veleno per l’uomo!

“Beati quelli che stanno in Paupasia..” Ma forse pure loro sono ormai resi schiavi dall’auricolare… !

Il rumore di fondo al quale siamo esposti non dovrebbe superare i 60 decibel ma è un limiti ampiamente superato sia in Italia che all’estero. Tutto questo baccano oltre che portare ai disturbi sopra indicati ha anche altre disagevoli conseguenze: disabitua l’orecchio all’ascolto. Infatti l’inquinamento acustico ci porta ad ignorare (nel livello cosciente) quei suoni che il nostro udito non può sopportare, che è una sorta di sordità o distrazione psicologica. Oggi per combattere l’inferno del “baccano” si contrappone la semplice diminuzione (insonorizzazione) delle emissioni ma questo è un approccio meramente negativo.

Dobbiamo invece far sì che gli studi sull’acustica ambientale abbiano un valore positivo. Quali sono i suoni che intendiamo privilegiare, conservare, moltiplicare? Per capire questo discorso dobbiamo imparare a scegliere il rumore al quale sottoporci. Possiamo cominciare discriminando fra l’ascolto volontario della nostra melodia preferita ed il martellamento della musica indiretta. Questa presa di coscienza non ci potrà certo impedire l’ascolto della musica indiretta, spesso ammannitaci nelle forme più subdole come quando si va al supermercato o si ascoltano musiche strane su internet o televisioni (e dir si voglia), ma ci consentirà comunque di abituarci al distacco ed al discernimento in modo da non cadere vittime degli incantatori pubblicitari.

Infatti la sottomissione passiva (ignorante) alla musica indiretta è fonte di stravolgimento culturale e mutazione dei costumi (esattamente ciò che vuole la pubblicità..). Se restiamo vittime di questo influsso la musica, che è l’arte più vicina alla spirito (essendo nata proprio in funzione del nutrimento spirituale) ed orgoglio della nostra tradizione millenaria, smette di essere una cosa nata per “illuminare” la mente umana, allietando il nostro vivere, ma diventa fonte di confusione ed alienazione dalla vita (cosa tanto gradita a satana).

Oggi nella società in cui tutto è consumo ed appropriazione materialistica anche la musica è una merce di cui “godere” senza ritegno sino alla nausea ed alla negazione dell’armonia. “Gli uomini, cosiddetti civilizzati, sono diventati feroci uditori ma in realtà non sanno più ascoltare! Usano il suono come una droga stordente dimenticando così di godere del significato e del valore di quanto viene ascoltato” (Walter Maioli, etnomusicologo).

Come affermavo sopra anche le culture aborigene sono minacciate dalla massificazione musicale in corso, la musica dolce e profonda dell’oriente, delle Americhe o d’Australia rischia di restare contaminata irrimediabilmente dall’ondata volgare di suoni elettronici e decadenti della musicaccia occidentale di taglio consumista. “E’ pur vero che le diverse civiltà possono crescere attraverso ibridazioni e contatti, ciò è sempre avvenuto in passato, ma dovrebbero poter continuare ad evolversi senza subire una colonizzazione assoluta e perciò inaccettabile” (Roman A. Vlad, musicista). 

Nell’ascolto non si tratta perciò di mettere in contrapposizione la musica elaborata, ricca di significati simbolici, con quella popolare e primitiva… piuttosto, ai vari livelli, di sottolineare la profonda e radicale differenza delle finalità fra un prodotto di consumo ed opere in cui la ricerca estetica continua ad essere portata avanti.

E qui torniamo al problema dell’inquinamento acustico… (e non solo nelle città, poiché ormai esso impera ovunque) per scoprire che mentre un pubblico sempre più vasto si sottopone, più o meno volontariamente, ai prodotti musicali di consumo, s’impone per “l’ascoltatore” di qualità un eccessivo sforzo discriminatorio e di pazienza per non restare coinvolto e sconvolto dal rumore della diffusione di massa.

Occorre evitare che la capacità melodica, che fece sognare l’uomo per millenni e che è ormai una componente emozionale della sua vita spirituale, cada vittima dei “petrolieri” musicali. La melodia, che ha il silenzio come base, non deve infatti soccombere ad un’era perversa e sordida frastornata da ogni rumore. Il rischio inverso, dicevo sopra, è l’assuefazione inconscia al frastuono e la perdita totale della capacità di ascolto.

E vorrei ora ricordare ai convalescenti desiderosi di cure melodiose un qualcosa che possiamo fare per recuperare l’amore per i suoni naturali. Quando ci rechiamo in campagna, sulla riva di un fiume, in qualsiasi ambito naturale, abituiamo l’orecchio al vuoto, spegniamo ogni brusio tecnologico, non parliamo, lasciamo che la natura trasmetta i suoi messaggi: il ronzio di un’ape sui fiori, il guizzo d’ala di un passero, un refolo di vento tra le foglie, il fruscio dei nostri passi sul sentiero… In tal modo sentiremo nascere dentro di noi una nuova armonia, che parte dal cuore…

Paolo D’Arpini
Referente P.R. Rete Bioregionale Italiana