venerdì 26 novembre 2021

Lay spirituality and the Centre of existence - La spiritualità laica ed il Centro dell'esistenza



The spiritual lay master is one who shows the way, who says “look inside yourself.”

Within us is the truth, which is also embodied and revealed by the true teacher, this truth can not be “transmitted” but must be recognised internally, where the true teacher resides. The truth is not an object of knowledge but the knowing itself. The knowledge that makes possible all knowledge .. That consciousness is our true nature and is the intrinsic nature of the teacher who showed it to us.

The same thing happens in the physical DNA. The son is the outgrowth of what are the father and mother. There may be variations in genetic mixing, but the substance of life, the ability to manifest life, is the same in the child as in the parents. All life’s forms fully embodies the ability of life to manifest itself in that likeness. And it is right and proper that the relationship between parents and children takes place according to a pattern of continuity and mutual solidarity.

From the physical point of view, the roots are always in the father and mother … that represent the union of the spiritual fluids of Heaven and Earth that we inherited and that are within us. For this reason, even when the “parents” are no longer we can not really say that they died, because they exist in us as the message of their “spirit”, as intelligence and consciousness.

Ramana Maharshi claimed to have no disciple … and this statement is certainly correct in terms of a true teacher, who has overcomed the separate sense of individuality. In fact, for the wise there is nothing but a “center” (or Self) of which each and every thing is the manifest form and this “centre” is present in everything that moves in space and time. But from an empirical standpoint even Ramana accepted that a “person”(an entity that is still identified with the name-form) could look on him as a disciple …. So is the disciple who is making the guru.

The same thing said my spiritual mother Anasuya Devi when -playing with words- candidly confessed “I have not shisya (disciples) … I just have shisu (children)” and with these words confirmed his mother’s love for everything and everyone. And in truth the same thing happened to Ramana who considered sympathetically every creature as would a father with his children.

Of course, if an untrue teacher think that he himself is imparting the truth to the students this would implie that he believes in a scale of values in a hierarchy, that is the result of a sense of separation. But as happens in dreams, as though all the characters dreamed are the dreamer, there are apparent differences in rank and position among the various “entities”, it may look sometimes that one of them acts as a teacher to another (although they are exactly the same thing …).

In the dream we accept these differences and also in the waking state (which is another form of daydreaming) we agree to perform a role, between peers. In this regard I am reminded of a tale told by my spiritual father, Swami Muktananda. In a club of rich people could be allowed only the rich, and members of the same place took on the various internal departments, who as director, who as a waiter or brush, some as janitor or secretary office. All of them were of course millionaires and not ashamed to do each his part for the maintenance of the club. This state of affairs could also be represented in our society, if it were truly enlightened, as the acceptance of differences would be seen a play and nothing else.

Our life is not separate from life. Our individual existence is part and parcel of the total Existence, which are inextricably linked, inseparable.

In Hinduism there is a beautiful image that depicts the Creator, Brahma, attached by an umbilical cord to Vishnu. Vishnu in this case represents the One from whom all things proceed. And we too are linked to the navel of the cosmos, as we are an expression of the wholeness of life, dependent on the source.

In a form of Zen meditation we concentrate on the navel, hara in Japanese, which is considered the meeting point of life energy, ki. In Tantra this point corresponds to the chakra where the fire burns eternal, Manipura (solar plexus). According to other schools based on the mutual connection with the infinite (of which we are the manifestation) this centre is indicated in other areas or chakras in the base of the spine, heart, or in the pineal gland on the top of the head (fontanelle).

No matter its supposed “location” -which is just a convenience. Say, how can be “located” the One that contains everything? What matters is that in each of us there is certainly a “center”, a root that nourishes our being.

We may not be aware of it but it “is” and is expressed in the form of Consciousness.

To feel away from this “center”, which is the bridge that unites our individual existence with the Universal, is to feel separate.
“Cast of this world, plunged in alienation” in the words of Sartre. A world hat is considered strange and rootless with existence. Hence a state of perpetual anxiety, we strive to satisfy our urges with desires and choices, but the result is only frustration, fear, uncertainty and struggle … and we knows only defeat! In fact, we may not rebel or dispose of the life when we ourselves are an emanation of it.

Therefore lay spirituality’s achievement is to “dwell” in ourselves. In letting go deep down to the roots of the I.

Paolo D’Arpini








Testo Italiano

Il maestro spirituale laico è colui che mostra la via, che dice “guarda dentro te stesso”.

Dentro di noi c'è la verità, che è anche incarnata e rivelata dal vero maestro, questa verità non può essere “trasmessa” ma deve essere riconosciuta interiormente, dove risiede il vero maestro. La verità non è un oggetto di conoscenza, ma il conoscere stesso. La conoscenza che rende possibile ogni conoscenza.. Quella coscienza è la nostra vera natura ed è la natura intrinseca del maestro che ce l'ha mostrata.

La stessa cosa accade nel DNA fisico. Il figlio è il risultato di ciò che sono il padre e la madre. Possono esserci variazioni nella mescolanza genetica, ma la sostanza della vita, la capacità di manifestare la vita, è la stessa nel bambino come nei genitori. Tutte le forme di vita incarnano pienamente la capacità della vita di manifestarsi in quella somiglianza. Ed è giusto e doveroso che il rapporto tra genitori e figli si svolga secondo un modello di continuità e solidarietà reciproca.

Dal punto di vista fisico le radici sono sempre nel padre e nella madre… che rappresentano l'unione dei fluidi spirituali del Cielo e della Terra che abbiamo ereditato e che sono dentro di noi. Per questo, anche quando i “genitori” non ci sono più non si può dire realmente che siano morti, perché esistono in noi come messaggio del loro “spirito”, come intelligenza e coscienza.

Ramana Maharshi ha affermato di non avere discepoli... e questa affermazione è certamente corretta in termini di un vero maestro, che ha superato il senso separato dell'individualità. Infatti per il saggio non c'è altro che un “centro” (o Sé) di cui ogni cosa è la forma manifesta e questo “centro” è presente in tutto ciò che si muove nello spazio e nel tempo. Ma da un punto di vista empirico anche Ramana accettò che una “persona” (entità che ancora si identifica con il nome-forma) potesse considerarsi un discepolo…. Così è il discepolo che crea il guru.

La stessa cosa ha detto la mia madre spirituale Anasuya Devi quando -giocando con le parole- ha confessato candidamente “Non ho shisya (discepoli) … ho solo shisu (figli)” e con queste parole ha confermato l'amore di sua madre per tutto e tutti. E in verità la stessa cosa accadde a Ramana che considerava con simpatia ogni creatura come farebbe un padre con i suoi figli.

Naturalmente, se un falso insegnante pensa di essere lui stesso a trasmettere la verità agli studenti, ciò implicherebbe che crede in una scala di valori in una gerarchia, che è il risultato di un senso di separazione. Ma come accade nei sogni, come se tutti i personaggi sognati fossero il sognatore, vi sono apparenti differenze di rango e posizione tra le varie “entità”, può sembrare a volte che uno di loro faccia da maestro all'altro (sebbene siano esattamente la stessa cosa …).

Nel sogno accettiamo queste differenze e anche nello stato di veglia (che è un'altra forma di sognare ad occhi aperti) accettiamo di svolgere un ruolo, tra coetanei. A questo proposito mi viene in mente una storia raccontata dal mio padre spirituale, Swami Muktananda. In un club di ricchi potevano essere ammessi solo i ricchi, e i membri dello stesso posto assumevano i vari reparti interni, chi come direttore, chi come cameriere o spazzola, chi come bidello o segretario. Tutti loro erano ovviamente milionari e non si vergognavano di fare ognuno la sua parte per il mantenimento del club. Questo stato di cose potrebbe essere rappresentato anche nella nostra società, se fosse veramente illuminata, poiché l'accettazione delle differenze sarebbe vista come un gioco e nient'altro.

La nostra vita non è separata dalla vita. La nostra esistenza individuale è parte integrante dell'Esistenza totale, che sono indissolubilmente legate, inseparabili.

Nell'Induismo c'è una bellissima immagine che raffigura il Creatore, Brahma, attaccato da un cordone ombelicale a Vishnu. Vishnu in questo caso rappresenta Colui dal quale tutte le cose procedono. E anche noi siamo legati all'ombelico del cosmo, in quanto espressione della totalità della vita, dipendenti dalla sorgente.

In una forma di meditazione Zen ci concentriamo sull'ombelico, hara in giapponese, che è considerato il punto di incontro dell'energia vitale, ki. Nel Tantra questo punto corrisponde al chakra dove arde il fuoco eterno, Manipura (plesso solare). Secondo altre scuole basate sulla mutua connessione con l'infinito (di cui noi siamo la manifestazione) questo centro è indicato in altre zone o chakra alla base della spina dorsale, del cuore, o nella ghiandola pineale sulla sommità del capo ( fontanella).

Non importa la sua presunta "posizione", che è solo una comodità. Dì, come si può “localizzare” Colui che contiene tutto? Ciò che conta è che in ognuno di noi c'è sicuramente un “centro”, una radice che nutre il nostro essere.

Potremmo non esserne consapevoli, ma “è” ed è espresso sotto forma di Coscienza.

Sentirsi lontani da questo “centro”, che è il ponte che unisce la nostra esistenza individuale con quella Universale, è sentirsi separati.

Fuori di questo mondo, immerso nell'alienazione -nelle parole di Sartre. in un  mondo  considerato strano e senza radici  con l'esistenza. Da qui uno stato di perenne ansia, ci sforziamo di soddisfare i nostri impulsi con desideri e scelte, ma il risultato è solo frustrazione, paura, incertezza e lotta… e noi conosciamo solo la sconfitta! Infatti, non possiamo ribellarci o disporre della vita quando noi stessi ne siamo un'emanazione.

Perciò la conquista della spiritualità laica è “dimorare” in noi stessi. Nel lasciarsi andare in profondità alle radici dell'io.

Paolo D'Arpini

venerdì 19 novembre 2021

Bioregionalismo, ecologia profonda e spiritualità laica sono la trinità della nuova filosofia della natura - Bioregionalism, deep ecology and secular spirituality are the trinity of the new philosophy of nature



L’ecologia profonda analizza l’organismo, le componenti vitali e geomorfologiche, le loro correlazioni e funzionamento organico ed il bioregionalismo riconosce gli ambiti territoriali (bioregioni) in cui tali processi si manifestano in forma qualificata di “organi” territoriali e culturali. Come terzo elemento componente c’è “l’osservatore”, cioè l’Intelligenza Coscienza che anima il processo conoscitivo, da me definita “spiritualità laica”. Ovvero la capacità e lo stimolo di ricerca e comprensione della vita che analizza se stessa. E soprattutto la sua messa in pratica.
Secondo me non vale la pena di risalire all’inventore del termine “bioregionalismo” poiché, come in effetti è per l’ecologia e per la spiritualità, è qualcosa che è sempre esistita, in quanto espressione della vita, perciò nelle diverse epoche storiche questi processi hanno ricevuto nomi diversi: panteismo, genius loci, animismo, etc. Ed in ogni caso questi tre modi descrittivi sono indivisibili l’uno dall’altro, come è indivisibile l’esistenza. Diceva un grande saggio: “Noi non possiamo essere altro che una parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati” (Nisargadatta Maharaj).
Ed ora alcune espressioni al vento:
“E’ buona norma, nell’approccio bioregionale, prima di tutto tentare di conoscere l’ambito in cui si vive, delimitandolo attraverso lo studio geomorfologico del territorio, della flora e della fauna. La bioregione è un’area omogenea definita dall’interconnessione dei sistemi naturali e dai viventi che le abitano. Una bioregione è un insieme di relazioni in cui gli umani sono chiamati a vivere e agire come parte della più ampia comunità naturale che ne definisce la vita”
“L’idea bioregionale consiste essenzialmente nel riprendere il proprio ruolo all’interno della più ampia comunità di viventi e nell’agire come parte e non a parte di essa, corregendo i comportamenti indotti dall’affermarsi di un sistema economico e politico globale, che si è posto al di fuori delle leggi della natura e sta devastando, ad un tempo, la natura stessa e l’essere umano”
“La limitazione e separazione nella coscienza non è reale, allo stesso modo in cui la luce del sole non risulta compromessa o menomata dallo specchio, parimenti la pura consapevolezza è intonsa e non divisa dall’operato immaginario della mente individuale. Dove sono interno ed esterno per la coscienza suprema che entrambi li compenetra e li supera? In realtà la sola idea di una tale separazione è impensabile nella sorgente di luce che unicamente è..”
“….la necessità di “ridurre e dare delle spiegazioni” sta proprio nel distacco che la lo spirito intelligente ha nel momento del concepimento una parte del tutto si contestualizza un un modulo storico. La singola parte ancestralmente sa di appartenere al tutto e quindi nelle condizioni ristrette dello spazio tempo tende in continuazione (ascesi) a ricongiungersi con lo spirito intelligente infinito di cui fa parte e cui inevitabilmente tende..”
“Che cosa sarebbe la vita senza memoria?… Mi sono posta questa domanda osservando alcune persone ammalate di Altzeimer. Questi esseri, che pure hanno vissuto una intensa vita, di lavoro, di relazioni, di affetti, oggi per qualche strano meccanismo, sono “uscite” dalla realtà con cui non condividono più nulla…. Chi erano prima?…dove e come hanno vissuto? … appartenevano ad una cultura, ad un territorio, avevano un carattere, delle abitudini, celebravano dei riti, rispettavano delle tradizioni, parlavano una lingua o più d’una!…tutto questo è cancellato nella loro memoria…. Essi non ricordano più nulla… sono semplicemente dei corpi ancora in vita che vivono senza relazioni: respirano, mangiano, osservano ciò che gli sta’ intorno…..ma non sono collegati a niente… le relazioni originano identità….”
“L’attuazione bioregionale in chiave politica. Il Bioregionalismo ha due obiettivi: recuperare e tutelare al massimo l’ambiente naturale; ridisegnare nuovi confini delle regioni, tenendo finalmente conto delle loro caratteristiche etniche, ambientali, linguistiche, sociali e produttive. Il tutto in una visione della Stato che ”invece di amministrare se stesso, attraverso la sola tutela della burocrazia, (tra le più arretrate del mondo), si occupi finalmente e seriamente dei grandi problemi nazionali e della tutela dei cittadini”
“..l’immagine che si vuole evocare con la parola “bioregionalismo” un neologismo usato dallo stesso Peter Berg. Diciamo che il “bioregionalismo” contraddistingue un modo di pensare che muove dall’esigenza profonda di riallacciare un rapporto sacrale con la terra. Questo rapporto si conquista partendo dalla volontà di capire -riabitandolo- il luogo in cui viviamo. Una bioregione infatti non è un recinto di cui si stabiliscono definitivamente i confini ma una sorta di campo magnetico (aura – spiritus loci) distinguibile dai campi vicini solo per l’intensità delle caratteristiche che formano la sua identità, alla stessa stregua degli esseri umani, contemporaneamente diversi e simili l’uno all’altro…”
“Riconoscendo l’esistenza delle diverse realtà delle nostre quotidianità siamo in grado di coglierne la ricchezza e l’unicità, conservandone la memoria quale eredità culturale. Possiamo in tal modo cogliere l’anima del luogo dove abitiamo, ove mente e corpo si fondono in un atto profondo d’amore e di gratitudine verso questa terra che ci ha donato la vita, la quale racchiude le leggi cosmiche. Difenderla implica tutto questo, nella piena consapevolezza che esiste un’altra realtà molto insidiosa, quella della perdita delle identità, della distruzione delle culture con i loro paesaggi uniformi, prossimi ai deserti..”
“L’esperienza degli orti e dell’agricoltura urbana, seppur con qualche anno di ritardo, si sta diffondendo molto velocemente anche in Italia. Se esistesse una mappatura, vedremmo migliaia di puntini disegnati sulla cartina dell’Italia: gruppi auto-organizzati, orti didattici, orti sul balcone, aiuole coltivati a lattuga, orti sinergici. Tra tangenziali, cavalcavia, ponti, semafori, autostrade, ecco apparire qua e là un orto in tutta la sua bellezza”
“…non si può fare a meno della biodiversità, ovvero i sistemi naturali che sostengono la sopravvivenza di noi tutti. Osserviamo che ovunque avanza la desertificazione (non soltanto siccità bensì perdita dell’humus in seguito al dilavamento dei terreni di superficie), la deforestazione, l’utilizzo improprio dei terreni per produzione elettrica, l’impoverimento dei suoli dovuti a monoculture, la modifica dell’ambiente e, in generale, la dispersione del patrimonio biologico delle specie animali e vegetali, tutti aspetti che dederminano una perdita economica considerevole anche nell´economia….”
“L’unico “sviluppo” che consente la vita della biosfera è un processo completamente non-materiale, qualcosa che significhi l’evolversi di cultura, arte, spiritualità”
“Il nostro è un lavoro di chi ama osservare l’inverno che finisce e la primavera che avanza, sentire tamburrellare il picchio, sentire l’improvviso fruscìo degli stormi di fringuelli sopra la testa come l’ala di un angelo. Quale calcolo economico possiamo fare di questo lavoro, che faccia rientrare anche la sensazione di essere lambiti da un’ala di angelo? Ho cercato di dare un esempio piccolo e concreto di un modo di lavorare che abbia cura della terra e degli altri esseri perché vorrei fare una domanda. E’ concepibile un’amministrazione politica -di qualunque livello organizzativo- che legifera attorno a questa modo di lavorare slow?”
“…continuo a dedicarmi, in teoria ed in pratica, a questa ricerca, occupandomi magari di agricoltura biologica, alimentazione bioregionale, cure naturali, spiritualità e arte della natura.. Io personalmente sono giunto, per mezzo di esperienze vissute e di considerazioni e riflessioni sugli eventi, a condividere pienamente il pensiero ecologista profondo, il vegetarismo e la spiritualità laica”
“Il mondo è un grande laboratorio bioregionale. Forse non abbiamo bisogno di ricorrere alla Storia che con le interpretazioni di chi riporta, narra, commenta, fatti e comportamenti umani, non ci fa vivere o rivivere esperienze aderenti alla realtà dei tempi. Forse ci dobbiamo rivolgere a quel grande laboratorio che è il mondo oggi. Di fatto, in questo momento possiamo entrare nella storia, possiamo guardare a tutte quelle popolazioni presenti oggi nel mondo, che sono rappresentative di realtà che vanno da uno stato che non si discosta molto da quello primordiale a quello che rappresenta lo stato più avanzato della tecnologia. Questo gioco della natura ci consente un’osservazione diretta di sistemi di aggregazione sociale, culturale ed economica, di interpretarli e di cercare di capire che fare per superare le vecchie e le nuove miserie e di essere attori entusiasti nel progetto di costruzione di un mondo equo, solidale, felice, e quindi con un futuro”
“…per me ecologia profonda vuol dire: amore per la vita, per la natura, per gli esseri viventi, solidarietà umana, ognuno secondo la propria natura e le proprie possibilità: una tendenza a…. nei limiti del possibile. I cambiamenti non avvengono in un giorno, ma ognuno di noi può fare la sua parte”
Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana







Testo inglese:
Deep ecology analyzes the organism, its vital and geomorphological components, their correlations and organic functioning and bioregionalism recognizes the territorial areas (bioregions) in which these processes manifest themselves in the form of qualified territorial and cultural "organs". As a third component element there is "the observer", that is the Intelligence Consciousness that animates the cognitive process, which I defined as "secular spirituality". That is the ability and the stimulus for research and understanding of life that analyzes itself. And above all its implementation.
In my opinion it is not worth going back to the inventor of the term "bioregionalism" because, as indeed it is for ecology and spirituality, it is something that has always existed, as an expression of life, therefore in the different historical periods these processes have received different names: pantheism, genius loci, animism, etc. And in any case, these three descriptive modes are indivisible from each other, just as existence is indivisible. A great sage used to say: “We cannot be other than an integral part of the total manifestation and of the total functioning and in no way can we be separated from it” (Nisargadatta Maharaj).
And now some expressions in the wind:
"It is good practice, in the bioregional approach, first of all to try to know the area in which you live, delimiting it through the geomorphological study of the territory, flora and fauna. The bioregion is a homogeneous area defined by the interconnection of natural systems and the living beings who inhabit them. A bioregion is a set of relationships in which humans are called to live and act as part of the larger natural community that defines their life "
"The bioregional idea essentially consists in resuming one's role within the wider community of living beings and in acting as part and not apart of it, correcting the behaviors induced by the affirmation of a global economic and political system, which it has placed itself outside the laws of nature and is devastating, at the same time, nature itself and the human being "
"The limitation and separation in consciousness is not real, in the same way in which the sunlight is not compromised or impaired by the mirror, likewise pure awareness is intact and not divided by the imaginary work of the individual mind. Where are they internal and external to the supreme consciousness that both penetrates and surpasses them? In reality, the very idea of such a separation is unthinkable in the light source which is uniquely .. "
“… .The need to“ reduce and give explanations ”lies precisely in the detachment that the intelligent spirit has at the moment of conception a part of the whole contextualizes itself in a historical module. The single part ancestral knows that it belongs to the whole and therefore in the restricted conditions of space time tends continuously (ascesis) to rejoin the infinite intelligent spirit of which it belongs and to which it inevitably tends .. "
“What would life be like without memory?… I asked myself this question by observing some people with Altzeimer patients. These beings, who have also lived an intense life, of work, of relationships, of affections, today due to some strange mechanism, have "left" the reality with which they no longer share anything…. Who were they before?… Where and how did they live? ... they belonged to a culture, to a territory, they had a character, habits, celebrated rites, respected traditions, spoke a language or more than one! ... all this is erased in their memory .... They no longer remember anything ... they are simply bodies still alive that live without relationships: they breathe, eat, observe what is around them ... ..but they are not connected to anything ... relationships originate identities .... "
"Bioregional implementation in a political key. Bioregionalism has two objectives: to recover and protect the natural environment as much as possible; redrawing new borders of the regions, finally taking into account their ethnic, environmental, linguistic, social and productive characteristics. All in a vision of the State that "instead of administering itself, through the sole protection of the bureaucracy, (among the most backward in the world), finally and seriously deals with the great national problems and the protection of citizens"
"... the image that we want to evoke with the word" bioregionalism "a neologism used by Peter Berg himself. Let's say that "bioregionalism" distinguishes a way of thinking that stems from the profound need to re-establish a sacred relationship with the earth. This relationship is achieved by starting from the desire to understand - by inhabiting it - the place where we live. In fact, a bioregion is not an enclosure whose boundaries are definitively established but a sort of magnetic field (aura - spiritus loci) distinguishable from neighboring fields only by the intensity of the characteristics that form its identity, in the same way as human beings, simultaneously different and similar to each other ... "
"By recognizing the existence of the different realities of our daily lives, we are able to grasp their richness and uniqueness, preserving their memory as a cultural heritage. In this way we can grasp the soul of the place where we live, where mind and body come together in a profound act of love and gratitude towards this land that has given us life, which contains the cosmic laws. Defending it implies all this, in full awareness that there is another very insidious reality, that of the loss of identities, the destruction of cultures with their uniform landscapes, close to deserts .. "
"The experience of gardens and urban agriculture, albeit with a few years of delay, is spreading very quickly in Italy as well. If there were a mapping, we would see thousands of dots drawn on the map of Italy: self-organized groups, educational gardens, gardens on the balcony, flower beds planted with lettuce, synergistic gardens. Between ring roads, overpasses, bridges, traffic lights, highways, here and there a vegetable garden appears in all its beauty "
“… We cannot do without biodiversity, that is the natural systems that support the survival of us all. We observe that desertification is advancing everywhere (not only drought but loss of humus following the run-off of surface land), deforestation, improper use of land for electricity production, the impoverishment of soils due to monocultures, the modification of environment and, in general, the dispersion of the biological heritage of animal and plant species, all aspects that result in a considerable economic loss also in the economy…. "
"The only" development "that allows the life of the biosphere is a completely non-material process, something that means the evolution of culture, art, spirituality"
"Ours is the work of those who love to observe winter ending and spring advancing, hear the woodpecker drumming, hear the sudden rustle of flocks of finches above their heads like an angel's wing. What economic calculation can we make of this work, which also brings back the feeling of being lapped by an angel's wing? I tried to give a small and concrete example of a way of working that takes care of the earth and other beings because I would like to ask a question. Is it conceivable a political administration - of any organizational level - that legislates around this slow way of working? "
"... I continue to devote myself, in theory and in practice, to this research, perhaps dealing with organic farming, bioregional nutrition, natural cures, spirituality and the art of nature .. I personally arrived, through lived experiences and considerations and reflections on events, to fully share deep ecological thinking, vegetarianism and  lay spirituality"
“The world is a large bioregional laboratory. Perhaps we do not need to resort to History which, with the interpretations of those who report, narrate, comment on human facts and behaviors, does not allow us to live or relive experiences that adhere to the reality of the times. Maybe we need to turn to that great laboratory that is the world today. In fact, at this moment we can enter history, we can look at all those populations present in the world today, which are representative of realities ranging from a state that does not differ much from the primordial one to one that represents the most advanced state of technology. . This game of nature allows us a direct observation of social, cultural and economic systems of aggregation, to interpret them and to try to understand what to do to overcome the old and new miseries and to be enthusiastic actors in the project of building a fair world. , supportive, happy, and therefore with a future "
“… For me profound ecology means: love for life, for nature, for living beings, human solidarity, each according to his own nature and possibilities: a tendency to…. as far as possible. Changes don't happen in a day, but each of us can play a part of him "

Paolo D’Arpini 

domenica 14 novembre 2021

Autorealizzazione. La via dell’Amore e la via della Conoscenza... - Self-realization. The way of Love and the way of Knowledge ...

 


La via dell’Amore -diceva il grande saggio Ramana Maharshi- è valida tanto quanto quella della Conoscenza.

 L’aiuto imponderabile che viene dal Maestro, si definisce “Grazia” ed esiste… è la spinta spirituale che consente alle anime di tornare al “Padre”, che è il Sé, … la “Grazia è sempre presente ma il cercatore talvolta non è pronto a riceverla, dovuto -come detto- alle tendenze oscuranti- poi pian piano a causa delle sofferenze conseguenti agli errori ripetutamente commessi (karma) il cuore del cercatore si “apre” alla verità… ed alla Grazia ed all’Amore ed alla Conoscenza…. il Maestro, il Padre, la Grazia, la Conoscenza…. sono espressioni della stessa Verità, che il cercatore infine realizza come propria natura intrinseca, forme del suo stesso Sé.

Ed inoltre: …è pur vero che viviamo in un mondo in cui l’esistenza appare composta di innumerevoli esseri, in ultima analisi però siamo tutti Uno. Per quanto riguarda la crescita spirituale e la Realizzazione del Sé i maestri ci sono di aiuto, essi indicano la strada e provvedono -sulla base delle nostre necessità evolutive e del nostro karma- a rimuovere gli ostacoli che si frappongono sul cammino. Ma  il lavoro del cercatore è necessario, poiché la realizzazione non può essergli data ma deve sortire di per sé al suo interno. Questo lavoro è una condizione indispensabile, anche se dal punto di vista finale dell’assoluto non c'è mai un momento in cui il Sé non sia presente… e lo stesso Ramana, in altri contesti, dichiarava che “un giorno riderai dei tuoi stessi sforzi per ottenere quel che già sei…”…

La pura mente, liberata dal senso dell’io separato, è lo stesso Sé. Non esistono due Sé. IL Sé essendo l’unica realtà non può essere ottenuto con sforzi, esso è sempre presente, il lavoro spirituale è rivolto alla purificazione della mente, finché ci si rende conto che una mente separata dal Sé non è mai esistita… Era solo un riflesso, un gioco nella coscienza. Qui non parlo di “congetture” ma di reale esperienza… che supera ogni concetto religioso o mondano o psicologico che sia…

Ma qui una precisazione è necessaria. Cosa si intende per Sé?  E' lo Spirito che tutto compenetra, nell’advaita si definisce  Atman. Preciso: allorché si parla del Sé già siamo in uno stato di dualità. Come dice Lao Tzu: il Tao che può esser detto non è il vero tao. Dal punto di vista concettuale, quindi con una descrizione all’interno della mente duale, il Sé rappresenta l’assoluta consapevolezza non consapevole di sé, ovvero l’Assoluto uno senza secondo. Il sé individuale (anima) è il riflesso nella mente di quella consapevolezza. E qui si chiede cosa è la mente? E’ quel potere di riflessione che consente al Sé di manifestarsi nelle infinite forme (Maya o Shakti. – Tempo spazio energia). Siccome il riflesso delle immagini manifestate ha come substrato il Sé, si può dire -come diceva Shankaracharya- che il mondo è irreale se visto come separato dal Sé, ma diviene reale se visto come il Sé. Il realizzato non è quindi una persona ma è il Sé, Come un qualsiasi personaggio del sogno al momento del risveglio smette di esistere in quanto “individuo del sogno” e si risveglia come il soggetto sognatore. La similitudine è imperfetta… come detto sopra…. Realizzazione quindi non è altro che risvegliarsi alla propria vera natura, essendo sempre stati quel Sé...

Paolo D'Arpini














English text:

The way of Love - said the great sage Ramana Maharshi - is as valid as that of Knowledge.

 The imponderable help that comes from the Master is defined as "Grace" and exists ... it is the spiritual drive that allows souls to return to the "Father", who is the Self, ... "Grace is always present but the seeker is sometimes not ready to receive it, due - as mentioned - to the obscuring tendencies - then slowly due to the sufferings resulting from repeatedly committed errors (karma) the seeker's heart "opens" to the truth ... and to Grace and Love and Knowledge ... . the Master, the Father, the Grace, the Knowledge…. they are expressions of the same Truth, which the seeker ultimately realizes as his own intrinsic nature, forms of his own Self.

And also: ... it is true that we live in a world in which existence appears to be made up of countless beings, but in the final analysis we are all One. As far as spiritual growth and Self Realization are concerned, the masters help us, they show the way and provide - on the basis of our evolutionary needs and our karma - to remove the obstacles that stand in the way. But the work of the seeker is necessary, since the realization cannot be given to him but must come within itself. This work is an indispensable condition, even if from the final point of view of the absolute there is never a moment in which the Self is not present ... and Ramana himself, in other contexts, declared that "one day you will laugh at your selves. efforts to get what you already are ... "...

The pure mind, freed from the sense of the separate self, is the Self itself. There are no two selves. The Self being the only reality cannot be obtained with effort, it is always present, the spiritual work is aimed at the purification of the mind, until one realizes that a mind separated from the Self never existed ... It was only a reflection, a game in consciousness. Here I am not speaking of "conjectures" but of real experience ... which goes beyond any religious or worldly or psychological concept ...

But here a clarification is necessary. What is meant by Self? It is the Spirit that penetrates everything, in Advaita he defines himself Atman. Precise: when we talk about the Self we are already in a state of duality. As Lao Tzu says: the Tao that can be said is not the true Tao. From a conceptual point of view, therefore with a description within the dual mind, the Self represents the absolute awareness not aware of itself, that is the Absolute one without a second. The individual self (soul) is the reflection in the mind of that awareness. And here we ask what is the mind? It is that power of reflection that allows the Self to manifest itself in infinite forms (Maya or Shakti. - Time, space, energy). Since the reflection of the manifested images has the Self as its substratum, it can be said - as Shankaracharya said - that the world is unreal when seen as separate from the Self, but becomes real when seen as the Self. The realized is therefore not a person but is the Self. Like any character in the dream at the moment of awakening, it ceases to exist as a "dream individual" and awakens as the dreamer. The simile is imperfect… as mentioned above…. Realization therefore is nothing other than awakening to one's true nature, having always been that Self ...

Paolo D'Arpini

giovedì 11 novembre 2021

Ecologia profonda universale. La teoria degli universi che rimbalzano all'infinito... - Universal Deep Ecology. The theory of universes that bounce to infinity...

 


La scienza comincia ad avvicinarsi sempre più alla filosofia. In effetti il pensiero metafisico e l'analisi del mondo fisico sono due descrizioni che  collidono, entrambe attingono alla realtà percepibile per mezzo della coscienza.


Che gli universi fossero continuamente creati e distrutti uno dopo l'altro in una sequenza infinita è la conclusione del pensiero vedico e upanishadico, come pure di quello taoista. Tutto scorre (panta rei)  tutto si trasforma tutto si scioglie tutto riprende forma. In continuo evolversi in continua trasformazione.


Come dire che la sostanza primordiale è la stessa mentre gli aspetti manifesti sono diversi. Per comprendere analogicamente questa verità basterà osservare la metamorfosi della vita su questa terra.
Non ci sono due cristalli di neve uguali, non ci sono due foglie dello stesso albero uguali, in una distesa di sabbia ogni granello è diverso, nell'umanità  ogni uomo è unico ed irripetibile, persino attraverso la clonazione è stato riscontrato che esistono differenze fra il modello originale e la copia....


Insomma la vita è totalmente varia... Questa varietà è la caratteristica dominante.. che allo stesso tempo evoca l'unitarietà di fondo... Come avviene nell'osservazione  delle figure formantesi in un caleidoscopio,  gli specchietti e i cristalli sono gli stessi ma le immagini appaiono sempre diverse.


Così eone dopo eone universo dopo universo big bang dopo big bang la vita continua a manifestarsi in una policromia di colori, di  forme incommensurabilmente diverse  ma attingenti alla stessa matrice: la coscienza. La consapevolezza dell'Uno che si fa molti. 



Questa era anche la visione del nostro filosofo e spiritualista laico Giordano Bruno. Egli aveva intuito la vera essenza, la sorgente universale,  e la possibilità  degli universi continuamente ricreati e paralleli.. Il fuoco d'artificio eternamente manifesto e inestracabilmente congiunto di Spirito e Materia.  Che la sua intuizione non fosse stata accolta dai suoi contemporanei, e gli provocò anzi un'atroce morte, dal punto di vista del pensiero astratto e della realtà delle cose ha poca importanza...  Ed inoltre, nella percezione dualistica, l'intelligenza ha bisogno della stupidità per risultare evidente.

Ciò che è vero lo è sempre e non abbisogna di conferme... è autoesistente. Come ognuno di noi può riscontrare nella sua stessa identità e senso dell'essere che non abbisogna di venire corroborata da agenti esterni.. anzi sono gli agenti esterni ad essere corroborati nella loro presenza ed esistenza dal "noumeno", dal soggetto!


La verità non può essere raccontata poichè il racconto non è la sostanza.


Ed ora ecco un'altra faccia della medaglia, quella della visione scientistica:  Martin Bojowald ha lavorato per sei anni intorno alle complicate equazioni che sorreggono la sua teoria. Oggi finalmente è potuto uscire allo scoperto su Physics Nature per dire che l'universo non è nato con il Big Bang. Quando si verificò il "grande botto" al quale si fa tradizionalmente risalire la creazione del mondo che conosciamo, l'universo esisteva già. Anzi, il Big Bang non fu altro che un "ripiegamento", un "rimbalzo" della materia preesistente.

Uno dei limiti della teoria del Big Bang, descritta matematicamente da Einstein, è che in un dato momento tutta la materia era concentrata in un punto con volume zero e massa ed energia infinite. Secondo le leggi della fisica, impossibile. Ora gli scienziati dell'università di Pennsylvania State University, coordinati da Bojowald, dicono che prima della nascita del nostro universo ce n'era uno simile che però collassava su se stesso. Unendo la teoria della relatività ad equazioni di fisica quantistica, alla Penn State è nato il primo modello che descrive sistematicamente l'esistenza di un universo preesistente al nostro, e che ne calcola alcune caratteristiche.

Secondo il modello (Loop Quantum Gravity, o Lqg), il vecchio universo stava collassando rapidamente, fino a raggiungere uno stato in cui la gravità e l'energia erano così alte (ma non infinite, come sostenuto dalle teorie precedenti) che la repulsione reciproca ha fatto invertire il processo e ha dato vita all'universo in espansione che conosciamo oggi. Per i fisici americani, anche se molto simili fra loro, gli universi "pre" e "post" rimbalzo non erano uguali: le equazioni che li governano infatti hanno almeno una variabile differente, che Bojowald chiama il "fattore di dimenticanza cosmica". Cioè l'assenza di almeno un parametro dell'universo "pre" nell'universo "post". Il che impedisce anche l'infinito replicarsi di universi gemelli. (Fonte: Il Messaggero)

 
Paolo D'Arpini
Referente P.R. Rete Bioregionale Italiana


Ecologia profonda universale - Dipinto di Franco Farina



Testo inglese:

Science begins to get closer and closer to philosophy. In fact, metaphysical thinking and the analysis of the physical world are two descriptions that collide, both of which draw on perceivable reality through consciousness.

That universes were continually created and destroyed one after the other in an infinite sequence is the conclusion of Vedic and Upanishadic thought, as well as Taoist thought. Everything flows (panta rei) everything changes everything melts everything takes shape again. Continuously evolving in continuous transformation.

As if to say that the primordial substance is the same while the manifest aspects are different. To understand this truth analogically it will be enough to observe the metamorphosis of life on this earth.

No two snow crystals are alike, no two leaves of the same tree are alike, in an expanse of sand every grain is different, in humanity every man is unique and unrepeatable, even through cloning it has been found that there are differences between the original model and the copy ....

In short, life is totally varied ... This variety is the dominant feature ... which at the same time evokes the underlying unity .... As happens in the observation of the figures forming in a kaleidoscope, the mirrors and the crystals are the same but the images always appear different.

Thus aeon after aeon universe after universe big bang after big bang life continues to manifest itself in a polychromy of colors, of immeasurably different shapes but drawing on the same matrix: consciousness. The awareness of the One that becomes many.

This was also the vision of our lay philosopher and spiritualist Giordano Bruno. He had intuited the true essence, the universal source, and the possibility of continually recreated and parallel universes. The eternally manifest and inextricably linked firework of Spirit and Matter. That his intuition had not been accepted by his contemporaries, and indeed caused him an atrocious death, from the point of view of abstract thought and the reality of things is of little importance ... And furthermore, in the dualistic perception, intelligence has need for stupidity to be evident.

What is true is always true and does not need confirmation ... it is self-existent. As each of us can find in his own identity and sense of being that it does not need to be corroborated by external agents .. on the contrary, external agents are corroborated in their presence and existence by the "noumenon", by the subject!

The truth cannot be told as the story is not the substance.

And now here's another side of the coin, that of the scientistic view: Martin Bojowald worked for six years around the complicated equations that underpin his theory. Today he was finally able to come out in Physics Nature to say that the universe was not born with the Big Bang. When the "big bang" occurred, which is traditionally traced back to the creation of the world we know, the universe already existed. Indeed, the Big Bang was nothing more than a "folding", a "rebound" of the pre-existing matter.

One of the limitations of the Big Bang theory, described mathematically by Einstein, is that at any given moment all matter was concentrated in one point with zero volume and infinite mass and energy. According to the laws of physics, impossible. Now scientists at Pennsylvania State University, led by Bojowald, say that before the birth of our universe there was a similar one but it collapsed on itself. By combining the theory of relativity with equations of quantum physics, the first model was born at Penn State that systematically describes the existence of a universe pre-existing to ours, and which calculates some of its characteristics.

According to the model (Loop Quantum Gravity, or Lqg), the old universe was collapsing rapidly, until it reached a state where gravity and energy were so high (but not infinite, as claimed by previous theories) that mutual repulsion reversed the process and gave birth to the expanding universe we know today. For American physicists, although very similar to each other, the "pre" and "post" rebound universes were not the same: the equations that govern them have at least one different variable, which Bojowald calls the "cosmic forgetfulness factor". That is, the absence of at least one parameter of the "pre" universe in the "post" universe. Which also prevents the infinite replication of twin universes.

Paolo D'Arpini

venerdì 5 novembre 2021

"Believe obey fight!?" Dedicated to those who can read ... - "Credere, obbedire, combattere!?" Dedicato a chi sa leggere...

 "The great Way is quite flat, yet people prefer the sideways" (Tao Te Ching)

It is said that the path of self-knowledge requires great sacrifice and great courage. The first thing we must give up in order to know ourselves is the acceptance of empirical knowledge. This empirical knowledge is not only the image we have of ourselves, it is also the known through faiths, science, religions, philosophies ... in short, everything we accept because it is part of culture and of our "believing" . 

Being oneself requires abandoning preconceived ideas and giving up the comfort of feeling accepted by others, and even refusing to revolt and self-affirmation. We do not rebel against the world or against current thinking, but neither do we take them for real, as they appear to us or as they are described to us. The world is there and we, as observers, are there. But why should we conform to a "description"? To a judgment?

After all, self-knowledge is something very simple that does not require explanations or justifications and in truth it does not even require sacrifice or courage. He asks for nothing ...

But perhaps one thing is necessary self-awareness, otherwise one can stumble upon the "necessity" of believing, thus renouncing the "freedom" of not believing.

It has happened that several philosophers who declared themselves secular or even atheists in life have converted to the point of death, it happens when the fear of dying takes over. Philosopher or street man are equal in front of the extreme foe (or true friend, as Totò called her in "La Livella")

Someone objected: "... I am of the idea that the philosopher is better armed to fight the homologation that De Curtis feared!". But how can one be armed or resist the inevitable? Either we accept death as an aspect of life and then we welcome her as a lover, as a birth, or we fear the judgment of God and philosophy is of little use, indeed it is a burden, greater than the blissful ignorance of the illiterate.

"People would do anything, however absurd, to avoid facing their conscience: practice yoga, observe diets, learn theosophy by heart, mechanically repeat mystical texts from world literature. All because they don't know how to be with themselves, and they don't believe in the slightest that they can get anything useful out of their conscience. " (C.G. Jung)

Paolo D'Arpini






Testo italiano:

"La grande Via è del tutto piana, eppure la gente preferisce le vie traverse" (Tao Te Ching) 

Si dice che la via della autoconoscenza richieda un grande sacrificio ed un grande coraggio. La prima cosa alla quale dobbiamo rinunciare per conoscere noi stessi è l'accettazione della conoscenza empirica. Tale conoscenza empirica non è soltanto l'immagine che abbiamo di noi stessi,  è anche il conosciuto attraverso le fedi, la scienza, le religioni, le filosofie... insomma tutto ciò che accettiamo perché fa parte della cultura e del nostro "credere". Essere se stessi richiede l'abbandono delle idee precostituite e la rinuncia al conforto di sentirci accettati dagli altri, e persino  il rifiuto alla rivolta ed  all'autoaffermazione. Non ci ribelliamo al mondo né al pensiero corrente ma nemmeno li prendiamo per veri, per come ci appaiono o per come ci vengono descritti. Il mondo sta lì e noi, in quanto osservatori, stiamo lì. Ma perché dovremmo uniformarci ad una "descrizione"? Ad un giudizio?   

In fondo l'autoconoscenza è qualcosa di molto semplice che non richiede spiegazioni né giustificazioni ed in verità non richiede nemmeno sacrificio o coraggio. Non chiede nulla...

Ma forse  una cosa è necessaria la consapevolezza di sé, altrimenti si può inciampare  sulla "necessità" del credere, rinunciano così  alla "libertà" del non credere.

E' successo che diversi filosofi dichiaratisi laici o addirittura atei in vita si  sono convertiti in punto di morte,  succede quando subentra la paura di morire.  Filosofo o uomo di strada sono uguali di fronte all'estrema nemica (o vera amica, come la chiamava  Totò in  "La Livella")

Qualcuno ha obiettato:   "...sono dell'idea che il filosofo sia meglio armato per combattere l'omologazione che temeva il De Curtis!".   Ma come si può essere armati o resistere di fronte all'inevitabile? O si accetta la morte come un aspetto della vita e quindi la si accoglie come un'innamorata, come una nascita, oppure si teme il giudizio di dio e la filosofia serve a poco, anzi è un peso maggiore della beata ignoranza dell'illetterato. 

"Le persone farebbero qualunque cosa, per quanto assurda, pur di evitare di affrontare la propria coscienza: praticare lo yoga, osservare diete, imparare teosofia a memoria, ripetere meccanicamente testi mistici della letteratura mondiale. Tutto perché non sanno stare con se stessi, e non credono minimamente di poter tirar fuori qualcosa di utile dalla  loro coscienza." (C.G. Jung)

Paolo D'Arpini



martedì 2 novembre 2021

Morale/etica e spiritualità sono antitetiche? - Are moral ethics and spirituality antithetical?

 


"Nella natura non c’è creatura più vuota e ripugnante dell’uomo che è sfuggito al suo genio e ora volge di soppiatto lo sguardo a destra e a sinistra, indietro e ovunque. Un tale uomo alla fine non lo si può neppure attaccare: è solo esteriorità senza nucleo, un marcio costume, pitturato e rigonfio, un fantasma agghindato che non può ispirare paura e tanto meno compassione.” (Friedrich Nietzsche)


La morale e l’etica sono state usate da tutte le religioni come bandierine simboliche per giustificare il bene programmato a sistema. In tal modo molte delle ingiunzioni stabilite dalle varie fedi, in varie parti del mondo, hanno assunto una valenza giuridica anche nella gestione della giustizia civile e penale. Non mi riferisco specificatamente alla "sharia" musulmana in cui si sancisce la colpa e la pena relative alle trasgressioni, anche se questa forma di controllo sociale è la più evidente. Possiamo tranquillamente osservare che più o meno anche nelle altre forme religiose riconosciute come "ufficiali"   dalle varie popolazioni e nazioni l'ingerenza delle norme religiose nell'ambito giudiziario è preponderante.  Un esempio ci viene dalla condanna differenziata  di alcuni aspetti  nei rapporti sessuali tra i due generi come è il matrimonio. Nelle nazioni in cui domina l'islamismo  sono consentite la bigamia e la pedofilia (Maometto ebbe diverse mogli e la sua  ultima fu una bambina), mentre nei paesi in cui prevale il cristianesimo tali rapporti sono condannati e definiti un "reato penale".

Insomma dico ciò per significare che la morale è un aspetto cangiante nelle diverse religioni e che la trasposizione di norme religiose in leggi di stato rappresentano la violazione di principi etici universali, in un caso o nell'altro...

Scriveva Elemire Zolla, in Discesa all'Ade e resurrezione: "Senza l’Essere l’Ente non sussiste".  Da questa asserzione se ne può dedurre che ogni ordinamento religioso manca di quella sostanza basilare che consente a qualsiasi "Ente" di manifestare equanimità e giustizia.  

Una vera etica interspecista e transpersonale può essere solo laica, accordandosi con la natura umana in ogni suo aspetto costituente e non sulle ingiunzioni di carattere moralistico imposte dalla religione.  Soprattutto le  fedi monolatriche (giudaismo, cristianesimo ed islam),  infatti,  propugnano l'allontanamento dalla natura, la menzogna  ed il fraintendimento del'eticità universale.
Purtroppo nella società moderna, soprattutto in seguito alll'influenza delle religioni  e della cultura maschilista e patriarcale, ha preso il sopravvento la parte giudicativa della mente, da qui la grande  arroganza dell'uso nei confronti delle diversità biologiche.   I bambini sono i primi sfruttati, in senso ideologico e religioso, obbligati dai loro stessi genitori e dalle consuetudini sociali (ormai consolidate) a sottostare alle strumentalizzazioni religiose. Prima ancora che abbia potuto capire cosa significhi religione, un bambino innocente viene obbligato ad un percorso religioso, del tutto inconsapevolmente. Il bambino  viene legato ai riti e ad una fede che non conosce e non ha l’età per capire se sia buona o cattiva. In tal modo  si rinchiude la società in una prigione di pensieri, e ciò vale sia per le religioni che per le ideologie.

Ritengo personalmente che per andare verso una consapevolezza della comune appartenenza e della pari dignità e complementarietà dei vari aspetti vitali, insomma delle reciproche relazioni  interspeciste, sia importante che vengano riconosciute le differenze per poter allo stesso tempo riconoscere l’eticità naturale senza forzare la natura

L’astrazione del pensiero trasformata in “religione” non aiuta la manifestazione di uno spontaneo “rispetto” verso i propri simili  che si manifesta in una società evoluta, non degradata in una scala di valori su base ideologica. Questa "evoluzione" psichica non comporta necessariamente l'uso della cosiddetta "tolleranza" religiosa, poiché tale tolleranza è essa stessa una forma di pregiudizio.

Nel Hua Hu Ching è detto: "Agli  esseri comuni spesso si richiede tolleranza. Per gli esseri integrali non esiste una cosa come la tolleranza, perché non esiste nessuna cosa come le altre. Essi hanno rinunciato a tutte le idee di individualità e ampliato la loro buona volontà senza pregiudizi in qualunque direzione. Non odiando, non resistendo, non contestando. Amare, odiare, avere aspettative: tutti questi sono attaccamenti. L'attaccamento impedisce la crescita del proprio vero essere. Pertanto l'essere integrale non è attaccato a nulla e può relazionarsi a tutti con una attitudine non strutturata."

La causa dello scollamento dallo stato  "naturale" è una conseguenza della conversione ai dettami religiosi che ha  provocato la progressiva corruzione  e cancellazione della originaria visione naturalistica dell'uomo integro.  Questa sostituzione di valori  si riflette anche in tutte le forme artistiche e culturali, in particolare nell'assoluta iconoclastia musulmana   ma anche nelle fissazioni moralistiche cristiane, sia protestanti che cattoliche od ortodosse, che tendono a descrivere il male della vita  e della sessualità, imputando alla "mondanità" la ragione della sofferenza  - a partire ovviamente  dal cosiddetto peccato originale-  e proponendo come soluzione la mortificazione della carne, l'ascetismo e la rinuncia  (al fine di potersi guadagnare  la gioia in un aldilà).

Da qui la necessità di una etica laica anche nella conduzione legislativa dello stato.   Contro l’abuso delle religioni mi scriveva l’amico Nico Valerio: “Contro gli abusi lessicali suggeriti dalla Chiesa pensiamo p.es. all’inesistente distinzione semantica-politica tra Stato “laico” o scuola “laica”, e “laicista”, nel senso di seguace di quella stessa idea; mentre i preti danno a intendere che il secondo termine sia un rafforzativo o peggiorativo del primo…”.   Ma sostanzialmente l'etica  laica, intesa nel senso originario, non dovrebbe assolutamente essere confusa con una “non religiosità”  bensì come espressione di una spontanea “spiritualità naturale”, che deriva da Naturismo o filosofia della Natura.

La vera etica umanistica  non appartiene ad alcuna religione; essa è la vera natura dell’uomo.  Tale etica naturale e laica si manifesta nella  condizione di assoluta “libertà” da ogni forma pensiero costituita… 
 
Paolo D'Arpini




English text:

"In nature there is no more empty and repulsive creature than man who has escaped his genius and now turns stealthily his gaze left and right, back and everywhere. In the end, such a man cannot even be attacked: he is only exteriority without a core, a rotten costume, painted and swollen, a dressed-up ghost that cannot inspire fear and much less compassion. " (Friedrich Nietzsche)

Morals and ethics have been used by all religions as symbolic flags to justify the good programmed into the system. In this way many of the injunctions established by the various faiths, in various parts of the world, have assumed a juridical value also in the management of civil and criminal justice. I am not referring specifically to the Muslim "sharia" in which guilt and punishment relating to transgressions are sanctioned, even if this form of social control is the most evident. We can safely observe that more or less also in the other religious forms recognized as "official" by the various populations and nations the interference of religious norms in the judicial sphere is preponderant. An example comes from the differentiated condemnation of some aspects in sexual relations between the two genders such as marriage. In countries where Islam dominates bigamy and pedophilia are allowed (Muhammad had several wives and his last was a girl), while in countries where Christianity prevails such relationships are condemned and defined as a "criminal offense".

In short, I say this to mean that morality is an iridescent aspect in the various religions and that the transposition of religious norms into state laws represents the violation of universal ethical principles, in one case or another ...

Elemire Zolla wrote, in Descent to Hades and resurrection: "Without Being, the Entity does not exist". From this assertion it can be deduced that every religious order lacks that basic substance which allows any "Entity" to manifest equanimity and justice.

A true interspecies and transpersonal ethics can only be secular, agreeing with human nature in all its constituent aspects and not on the moralistic injunctions imposed by religion. Above all the monolatrous faiths (Judaism, Christianity and Islam), in fact, advocate the removal from nature, the lie and the misunderstanding of universal ethics.

Unfortunately in modern society, especially as a result of the influence of religions and of the male-dominated and patriarchal culture, the judgmental part of the mind has taken over, hence the great arrogance of use towards biological diversity. Children are the first exploited, in an ideological and religious sense, forced by their own parents and by social customs (by now consolidated) to submit to religious exploitation. Even before he has been able to understand what religion means, an innocent child is forced into a religious path, completely unconsciously. The child is tied to rituals and a faith that she does not know and is not old enough to understand if she is good or bad. In this way society is locked up in a prison of thoughts, and this is true for both religions and ideologies.

I personally believe that in order to move towards an awareness of common belonging and the equal dignity and complementarity of the various vital aspects, in short, of reciprocal interspecies relations, it is important that differences are recognized in order to be able at the same time to recognize natural ethics without forcing nature.

The abstraction of thought transformed into "religion" does not help the manifestation of a spontaneous "respect" towards one's fellowmen that manifests itself in an evolved society, not degraded in a scale of values ​​on an ideological basis. This psychic "evolution" does not necessarily involve the use of so-called religious "tolerance", since such tolerance is itself a form of prejudice.

In the Hua Hu Ching it is said: "Tolerance is often required of ordinary beings. For integral beings there is no such thing as tolerance, because there is no such thing as any other. They have renounced all ideas of individuality and expanded their good will without prejudice in any direction. Not hating, not resisting, not contesting. Loving, hating, having expectations: all these are attachments. Attachment prevents the growth of one's true being. Therefore the integral being is not attached to anything and can relate to everyone with an unstructured attitude. "

The cause of the detachment from the "natural" state is a consequence of the conversion to religious dictates which has caused the progressive corruption and cancellation of the original naturalistic vision of the whole man. This substitution of values ​​is also reflected in all artistic and cultural forms, in particular in the absolute Muslim iconoclasm but also in Christian moralistic fixations, both Protestant and Catholic or Orthodox, which tend to describe the evil of life and sexuality, attributing to the "worldliness" is the reason for suffering - obviously starting from the so-called original sin - and proposing as a solution the mortification of the flesh, asceticism and renunciation (in order to be able to earn joy in an afterlife).

Hence the need for a secular ethics also in the legislative management of the state. Against the abuse of religions, my friend Nico Valerio wrote to me: "Against the lexical abuses suggested by the Church, let us think, for example, of the non-existent semantic-political distinction between a" secular "state or a" secular "school, and a" secularist ", in the sense of a follower of that same idea; while the priests imply that the second term is a strengthening or pejorative of the first ... ". But basically secular ethics, understood in the original sense, should absolutely not be confused with a "non religiosity" but as an expression of a spontaneous "natural spirituality", which derives from Naturism or the philosophy of Nature.

True humanistic ethics does not belong to any religion; it is the true nature of man. This natural and secular ethics manifests itself in the condition of absolute "freedom" from any constituted thought form ...
 
Paolo D'Arpini