giovedì 30 novembre 2017

The limit of ethics - Il limite dell'etica


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Ethics belongs to reasoning and thus to the logical mind that provides pre-established responses based on past experiences (conscious and subconscious) while happiness is connaturated in the unconscious and resides in the analog mind.

Man, like all other animals, is happy to live for his own natural disposition.

Let's see what say  recent  scientific studies, defined ‘Brain imaging',  which allow  to see which parts of the brain function specially during certain thoughts, words, and actions. From these 'brain maps' it turns out that rational thinking and language activate in most cases the left hemisphere, which is similar to a computer, as it accumulates memory data and repeats them on request. The right part of the brain is activated by music, from the non-verbal language, which is made of intonations of voice, looks, gestures, facial mimicry, etc. and creativity, which is the original combination of elements present in nature ...

Unfortunately, in modern society, especially as a result of the dominance of rationalist science (and maschilist culture), the supreme judgment of the mind has taken over, from which the great affirmation of monotheistic religions and the arrogance of use to other creatures and of nature (in this sense is illuminated the reading of "The Limit of the Utility" of Battaille).

I make a concrete example. At first superficial analysis it may seem strange that even so-called animal fondness (animalism) and subsequent acceptance of veganism are the result of reasoning (and not a spontaneous response to solidarity with other species). To be honest, despite animalism and veganism stand in opposition (apparent) with male chauvinist and patriarchal overtones, in reality they are a counterpart of these . Because their  opposition  is based on the   considetation  of  an hypothetical intellectual  and ideological superiority.

In Hua Hu Ching it is said: "Other common beings often require tolerance. For integral beings there is no such thing as tolerance, because there is no such thing as the others. They have renounced all ideas of individuality and expanded the their good will without prejudice in any direction, not hating, not resisting, not contesting, loving, hating, having expectations: all of these are attachments, attachment prevents the growth of their true being, therefore integral being is not attached to anything  and can relate to everyone with an unstructured attitude. "

In Taoism, which is not really a religion and not even a philosophy, but a form of naturalism lived without emphasis (we may call it a kind of deep ecology ante litteram), it is indicated to abstain from excesses, whether positive or negative, as a natural behavior of life.  You understand good and evil but do not like either one or the other. Good (yang) and evil (Yin) are the two aspects of the manifestation of existence on this earth. It is for this reason that the Taoists ridiculed  the good Confucius which,  as a convinced  rationalist,  advocated  social and political ethics, while they were confined to remaining in their original nature. Respecting natural propensities, not those acquired for utilitarian convenience or moralistic deviation ....

Happiness is our true nature and pursuit of happiness is just one way to obscure and hide it. In fact, in an ancient popular proverb we say "The best is the enemy of good" ... because by pursuing the hypothetical better, you do not live the good that is at your fingertips. It also proves at the legislative level the continued introduction of laws in society that make justice more and more crappy and impractical.

Perhaps the fantastic and the poetic should be  rediscovered even in our social and productive lives. That poeticity, which in the ancient  times characterizes the questioning of man about the real and the meaning of his own experiences, is a significant spark of an ORIGINAL CONCORD between the spontaneous acceptance of the other (not as a consequence of an ethics injunction) and the innate happiness.

It is necessary to overcome the gap  that has almost  become a gangrenous  conflict between poetry and rhetoric, re-thinking the knowledge  that joy is only  the result of an "ethical" attitude, indeed it is through the "moralistic" rationality that it is forgotten and obliterated.

Paolo D'Arpini

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Testo italiano

L'etica appartiene al ragionamento e quindi alla mente logica che fornisce risposte precostituite basate su trascorse esperienze (conscio e subconscio) mentre la felicità è connaturata nell'inconscio  e risiede nella mente  analogica. 

L'Uomo, come tutti gli altri animali è felice di vivere per sua propria disposizione naturale.

Vediamo cosa dicono i recenti studi scientifici basati su tecnologie, dette ‘Brain imaging’, che permettono di vedere quali parti del cervello si mettono in funzione maggiormente durante certi pensieri, parole e azioni. Da queste ‘mappe del cervello’ risulta che il pensiero razionale e il linguaggio attivano nella maggior parte dei casi l’emisfero sinistro, che e’ simile a un computer, in quanto accumula i dati delle esperienze in memoria e li ripete su richiesta. La parte destra del cervello e’ attivata dalla musica, dal linguaggio non-verbale, che e’ fatto di intonazioni della voce, sguardi, gesti, mimica facciale, ecc. e dalla creatività, che è la combinazione originale di elementi presenti in natura…

Purtroppo nella società moderna, soprattutto in seguito al predominio della scienza razionalista (e della cultura maschilista) ha preso il sopravvento la parte giudicativa della mente, da cui la grande affermazione delle religioni monoteiste, e della arroganza dell'uso nei confronti delle altre creature e della natura (in tal senso è illuminate la lettura de "Il Limite dell'Utile" di Battaille).

Faccio un esempio concreto.  Ad una prima analisi superficiale potrà apparire strano che anche il così detto  amore per gli animali (animalismo) e  conseguente accettazione del veganesimo  siano il risultato di un ragionamento (e non una spontanea risposta di solidarietà verso le altre specie).  A dire il vero, malgrado l'animalismo ed il veganesimo   si pongano in opposizione (apparente) con la sopraffazione maschilista e patriarcale, in realtà ne sono un contraltare. Si  censura considerandolo un proprio diritto,   in considerazione di una presunta  superiorità ideologica ed intellettuale.

Nel Hua Hu Ching è detto: "Agli altri esseri comuni spesso si richiede tolleranza. Per gli esseri integrali non esiste una cosa come la tolleranza, perché non esiste nessuna cosa come le altre. Essi hanno rinunciato a tutte le idee di individualità e ampliato la loro buona volontà senza pregiudizi in qualunque direzione. Non odiando, non resistendo, non contestando. Amare, odiare, avere aspettative: tutti questi sono attaccamenti. L'attaccamento impedisce la crescita del proprio vero essere. Pertanto l'essere integrale non è attaccato a nulla e può relazionarsi a tutti con una attitudine non strutturata."

Nel taoismo, che non è propriamente una religione e nemmeno una filosofia, ma una forma di naturalismo vissuto senza enfasi, si indica l'astenersi dagli eccessi, sia in positivo che in negativo, come un naturale comportamento della  vita. Si comprende il bene ed il male ma non si predilige né l'uno né l'altro. Il bene (yang) ed il male (Yin) sono i due aspetti del manifestarsi della esistenza su questa terra. Ed è per questa ragione che i taoisti irridevano il buon Confucio che da razionalista convinto spingeva per un'etica sociale e politica, mentre essi si limitavano a permanere nella propria natura originale. Rispettando le propensioni naturali, non quelle  acquisite  per convenienza utilitaristica o deviazione moralistica....

La felicità è la nostra vera natura e la ricerca della felicità è solo un modo per oscurarla e nasconderla. Infatti in un antico proverbio popolare si dice "Il meglio è nemico del bene"...  poiché perseguendo l'ipotetico meglio non si vive il bene che è a portata di mano. Prova ne sia anche a livello legislativo la continua immissione di leggi nella società che non fanno altro che rendere la giustizia sempre più cavillosa ed impraticabile.

Forse andrebbe recuperato il fantastico ed il poetico anche nella nostra vita sociale e produttiva.  Quella poeticità, che nel mondo antico caratterizza la forma dell’interrogarsi dell’uomo sul reale e sul senso delle proprie esperienze, è spia significativa di una ORIGINARIA CONCORDIA tra una spontanea accettazione dell'altro (non in conseguenza di una ingiunzione etica) e la felicità innata.

Occorre superare il  distacco che ha portato quasi ad incancrenire il conflitto tra  poesia e  retorica, ri-pensando la credenza che  la gioia  sia il  risultato di un atteggiamento "etico", anzi  è proprio attraverso la  razionalità "moralistica" che essa  viene dimenticata e cancellata. 

Paolo D'Arpini

domenica 26 novembre 2017

Collective psyche and pseudopod theory - Psiche collettiva e teoria degli pseudopodi



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In our society, in the  common soul of the species also called "psychic aura," there are several kinetic forces that propel intelligence into a continuous subtle elaborative process.

The collective psyche has various facets each of which represents a way of thinking in each of the fields of human interest: economy, technique, art, science, religion and spirituality, etc.

As in the amoeba, an unicellular organism, for example, there is a mass body that is mostly static, represented by the vast majority of humans living in a customary trance, in adherence to beliefs, from this mass are issued mental pseudopods. One is related to the models of the past, the ego, the private interest, the ancestral and the sectarian tradition, and another is aimed at growth, extending to synergy, overcoming ideological divisions, raising of conscience and liberation from behavioral patterns.

We can also call them Yin and Yang, positive and negative, good and bad...

These two pseudopods are represented by a small part of humanity, while in the body mass the vast majority of humanity is established. In a sense, the binder that maintains the unified body mass must necessarily be a mixture of past and future, good and evil, truth and fiction, illusion, and knowledge. The regressive pseudopod is embodied by a scattered minority who politically and economically governs the world in terms of exploitation. But even in the evolutionary pseudopod  the number of people advancing, overcoming the times, is very limited. 

In fact, if few are the holders of economic and communicative power and social and religious addresses (occult operators, clever consciences but voted to illusion), so few will be in the evolutionary side (sages and  holy souls free from the constraints of illusion).

On the other hand, large numbers, big religions, popular classes, opera-makers, crowd-fans and followers of various modes or cultures dominate the mass body. It is obvious that mass components, victims of customs and beliefs, will be many, since the mass body groups the vast majority of mankind and is driven by evolution or involution only by those propulsive  psychic  agents  ("pseudopods").

So the world works...

Paolo D'Arpini

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Testo Italiano

Nella nostra società, nell’anima della specie chiamata anche “aura psichica”, si manifestano diverse forze cinetiche che spingono l’intelligenza in un continuo altalenante processo elaborativo.

La psiche collettiva ha varie sfaccettature ognuna delle quali rappresenta un modo di pensare in ognuno dei campi d’interesse umano: economia, tecnica, arte, scienza, religione e spiritualità, etc.


Come avviene ad esempio nell’ameba, animale unicellulare,  c’è un corpo massa che è perlopiù statico, rappresentato dalla grandissima parte degli umani che vivono in un tran-tran consuetudinario, nei credo,  da questa massa  vengono emessi pseudopodi mentali.  Uno è connesso ai modelli del passato, dell’ego, dell’interesse privato, della tradizione ancestrale e settaria ed un altro  è rivolto verso la crescita, proteso verso la sinergia, il superamento delle divisioni ideologiche, l’accrescimento di coscienza e la liberazione dagli schemi comportamentali.
Possiamo anche chiamarli Yin e Yang, positivo e negativo, bene e male… Questi due pseudopodi sono rappresentati da una minima parte di umanità mentre nel corpo massa si stabilisce la stragrande maggioranza dell’umanità. In un certo senso il legante che mantiene il corpo massa unificato deve necessariamente essere un misto di passato e futuro, di bene e di male, di verità e di finzione, di illusione e di conoscenza. 

Lo pseudopodo regressivo è incarnato da una minoranza sparuta che governa politicamente ed economicamente il mondo  in termini di sfruttamento.   
Ma anche nello pseudopodo evolutivo il numero di persone che avanzano, precorrendo i tempi, è limitatissimo. Infatti se pochi sono i detentori del potere economico e comunicativo e degli indirizzi sociali e religiosi (operatori occulti, coscienze astute ma votate all’illusione) altrettanto pochi saranno nella parte evolutiva (i saggi e le coscienze libere dai vincoli dell’illusione).
Nel corpo massa invece imperano i grandi numeri, le grandi religioni, le classi popolari, i prestatori di opera, le folle tifose ed i seguaci di varie mode o culture. Ovvio che i componenti della massa, vittime delle consuetudini e dei credo, saranno numerosissimi, poiché il corpo massa raggruppa la stragrande maggioranza del genere umano ed è spinta all’evoluzione od all’involuzione solo da quei propulsori psichici (“pseudopodi”).

Così funziona il mondo….

Paolo D’Arpini

sabato 25 novembre 2017

On the Community: “how to behave in society” - Sulla Comunità: "come agire nella società"


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Ramana Maharshi and Ganapati Muni

There is the stamp of truth in all the utterances of Ramana Maharshi. Kaviakantha Ganapati Muni, one of his disciples, recorded his words in the “Ramana Gita” (the Epic of Ramana), in which he tells (among others) the beautiful teachings on “how to behave in society” (P.D'A.)  

On the Community

In this tenth chapter we will add the conversation between Yoganatha Yati and Ramana Maharshi. Surely the hearts of the spiritual brethren will rejoice in it. 

Yoganatha asked: “Oh Maharshi Ramana! What is the relationship between society and its members? Please enlighten us for our good! 

Ramana Maharshi replied; “Society is an organism: its members are the arms and legs that carry out its functions. A member may prosper when he is loyal in his services to society just like a well-coordinated organ does for the organism. As he faithfully serves the community, in thought, words and deed, a member should support the cause when with other members of the community, making them conscious and encouraging them to be faithful to society as to contribute to its progress. ”

Yoganatha asked: “Some prefer to separate themselves in meditation, others seek for the power obtained by social commitment. Which of the two is more useful to society? ”

Ramana Maharshi replied: “Being in peace is the basis to purify the mind .  To carry out a social commitment brings authority or power, which is useful for  the improvement of society. If one promotes society’s interests with this authority then peace will be established as well. ” 
Yoganatha asked: “Which is the highest ideal that can be reached on earth for all members of society?”

Bhagawan Ramana replied: “The highest end  that can be reached is to promote a sense of being universal. With universal brotherhood there is universal peace, and the whole world will be like a single home.”

 This speech took place on the 15th August  1917 in  Arunachala.  



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Testo italiano

Sulla Comunità

In questo decimo capitolo noi aggiungiamo la conversazione fra Yoganatha Yati e Ramana Maharshi. Certamente i cuori dei fratelli spirituali gioiranno in  essa.

Yoganatha chiese: “Oh Maharshi Ramana! Qual’è il rapporto tra la società ed i suoi membri costituenti? Per favore illuminaci per il bene collettivo.”

Ramana Maharshi rispose: “Una società è l’organismo; i suoi membri costituenti sono gli arti che svolgono le sue funzioni. Un membro prospera quando è leale nel servizio alla società come un organo ben coordinato funziona nell’organismo.    Mentre sta fedelmente servendo la comunità, in pensieri, parole ed opere, un membro di essa dovrebbe promuoverne la causa presso gli altri membri della comunità, rendendoli coscienti  ed  inducendoli ad essere fedeli alla società, come forma di progresso per quest’ultima.

Yoganatha chiese: “Alcuni preferiscono il distacco e la meditazione altri il potere che deriva dall’impegno sociale. Quale atteggiamento è più utile in una società?”.

Ramana Maharshi rispose: “La condizione della pace è per purificare la mente mentre l’espletamento dell’impegno sociale  porta ad un’autorità, o potere,  e serve al perfezionamento della società.  Avendo promosso gli interessi della società attraverso questa autorità dovrebbe esservi quindi stabilita la pace.”

Yoganatha chiese: ” Quel’è il più alto ideale, che può essere conseguito sulla Terra, per tutti i membri della società?”. Bhagawan Ramana rispose: “La promozione del senso di universalità e fratellanza è il più alto  fine .  Con la fratellanza universale regna la pace universale, ed il mondo intero assomiglia ad una singola casa.”

Questo discorso aveva luogo il 15 agosto del 1917  in Arunachala.

(Tratto da “Chi sono io?” -  Ramana Maharshi – Ubaldini Editore Roma)  

venerdì 24 novembre 2017

Awe. The spirituality of a layman - Meraviglia di Sé. In spirito laico


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I’m  reflecting on the meaning I give to “Lay Spirituality”, in fact from the viewpoint of etymology and glottology this definition has not got much to do with the old image of “awe”, but  its closer to the modern description of  self-knowledge which is the goal of everyone who is free in spirit.

Once upon a time, before religions and philosophy,  this natural longing for Self was simply “natural”. An urge of the inner spirit of man. This clinging to the source is just a spontaneous response in our consciousness.  Nowadays if we see the same process in this hard materialistic society we have to use a different definition for this “urge”.

Our society has different ways of describing spirituality -mostly in the religious field-  and to give a  more appropriate meaning for modern times I suggest  to call it: “Lay-Spirituality” – A   free expression of ourselves in the form of spiritual discovery. Philosophies and religions are schematic cages and the yearning towards self-knowledge does not need any concept or ideology. In fact, I would say that the purpose of Lay Spirituality is to free man from such ideologies.

Paolo D'Arpini


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Testo Italiano


Sto  riflettendo sul significato che do al termine Spiritualità Laica. In effetti dal punto di vista etimologico e glottologico questa espressione non ha molta attinenza con la “meraviglia di sè” la scoperta dell’autoconoscenza che è alla base di ogni spirito libero.

Prima delle religioni e delle filosofie l’uomo ha percepito l’anelito spontaneo della coscienza a scoprire la sua origine. Questa stessa ricerca immessa nel quotidiano dei nostri giorni può essere meglio definita (vivendo in un mondo fortemente ideologizzato) “Spiritualità Laica”.  Accolgo questo termine come un aggiustamento linguistico per descrivere la libera espressione individuale in forma di scoperta spirituale. Le filosofie son gabbie schematiche e l’anelito verso l’autoconoscenza non ha bisogno di alcun concetto od ideologia. Anzi direi che il fine della Spiritualità Laica è  quello di liberare l’uomo da tali ideologie.

Paolo D’Arpini

giovedì 23 novembre 2017

Categories of thought and categories of experience - Categorie di pensiero e categorie di esperienza


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Language is not just semantic. Yet there is already within the mind a "seed" that allows the understanding of subtle concepts that have no correspondence in the material world. For example, when a child learns to talk and write, he does not just follow concrete examples: table, food, dog, etc. There are also concepts and feelings that are "recognized" intuitively for a kind of internal admission that goes beyond the example. In this case it is assumed that there is already an innate pre-knowledge of such concepts, language is nothing more than a description of something we already have inside us. The same can be said of the knowledge of life.

Life is born from the inorganic but if it was not already present in matter in the germinal form as it could arise and turn into intelligence and consciousness? From this it is deduced that consciousness and intelligence are like a "fragrance" of matter and therefore there is no real separation. The difference is just in the phase... Life is a manifest expression of matter.

Starting from this general consideration, we observe that the the evolutionary push of this intelligence / life evolves through different states of awareness. There are descriptive degrees of maturity in this form of intelligence. We leave for the moment the aspects closest to animality, instinct, and consider only the "philosophical" aspects of human thought. We observe that both in the West and East are described the separating and unifying aspects of the mental process (solve and coagulate).

In Greece as in India, there was talk of dual thinking and non-dual thinking.

In dual thinking (dvaita) is inserted any separating crystallized form, such as theism and atheism. These two categories are in fact seen as facets of the same separative conformation. Theist is the one who believes in a god separate from himself, imagining him as superior and endowed with immense powers and sees himself as a creature to his mercy. Theist believes that his own existence is consequential and secondary to God.  The  atheist likewise, he does believe in not believing, or rather  denies any substance to the hypothetical god, relying on his belief in materialistic relativism. Theist and atheist are affirmative arrogants of their "truth" (supposed or imagined).

Obviously, both of these faiths are based on the smallness and separation of the I and need  continuous and constant effort to affirm or deny,  a frustrating attempt that does not, however, take into account the first agent, the I, if not  as passive and marginal. This dual way of thinking is the same for both the religious that  trust in god and the materialist atheist who believes in cause-effect or in the casualty  of events.

Theirs It is a purely speculative pattern, based on believing, on the assumption of seeing  themselves  as small separate elements of something that perhaps slowly science (or religion) will corroborate. But we know that the horizon line is always ahead ... never reachable, in short we are lost in nothing .... In the vacuum.

The next stage of self-knowledge is defined as non-dual (advaita), in this case you begin to take into account the subject, the consciousness through which every perception and feeling is possible, the matrix of one's existence is recognized in awareness. In this category the agnostic and the gnostic are placed.

At the basis of search of the  agnostic there is the direct experience and the overcoming of descriptive conceptualization. Empirical experience is brought to its extreme consequences by recognizing the constant presence of the I in the process involved. Thus, the model of believing in pre-established truths is overcome by accepting the intrinsic reality of the the experimenter experimenting.

The agnostic knows there can be no other certainty than that of the experimenter but at the same time there is still no definitive realization. Individual consciousness  has not yet been dissolved into universal consciousness, although it persist in the intuition of the primal unit of the whole. Thus he can not affirm anything, he says he does not know, his is a wisdom in fieri, maturing.

The agnostic can no longer identify itself with a specific form and  name and at the same time lack of fullness and therefore  does not affirm or deny. But his constant and continuous discernment ultimately reaches an unexpected and spontaneous flowering, and here the individual intelligence melts, the self-knowledge, gnosis blossom (jnana).

The gnostic (the Self-realized) has no need to say anything, its realization is total and definitive, its presence is not limited to any form, he knows himself as the inseparable  whole from which each of us comes and resides. The gnostic neither feels the need nor has the means to express his experience, since human language is far from the direct experience of the Self. In fact, first is the awareness of the Self, then the consciousness of the individual self that takes shape in the mirror of the mind, then the reflection of thought, and finally the description of spoken or written language.

The sage sees no differences,  he knows that the basis is the same for everyone (matter-spirit in continuous transformation), he "knows" that consciousness and existence are inseparable in absolute unity (one without two) and remain in silence. But his experience - which is the basic and common nature of all - can be recognized and perceived in spontaneous sympathy by the mature spirit.

In this four-stage process, between dualism and non-dualism, the whole play of life is manifested.

Paolo D'Arpini


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Testo italiano

Il linguaggio non è solo semantica. Eppure c’è già all’interno della mente un “seme” che consente la comprensione di concetti sottili, che non hanno corrispondenza nel mondo materiale. Ad esempio quando un bambino apprende a parlare ed a scrivere, non segue solo esempi concreti: tavolo, cibo, cane, etc.  Vi sono pure i concetti e sentimenti che vengono “riconosciuti” intuitivamente, per una sorta di ammissione interna che va aldilà dell’esempio. In questo caso si presuppone che vi sia già una pre-conoscenza innata di tali concetti, il linguaggio insomma non è altro che descrizione di un qualcosa che abbiamo già dentro. La stessa cosa si può dire della  conoscenza  di vita.La vita  nasce dall’inorganico ma se non fosse già presente nella materia in forma germinale come potrebbe sorgere e trasformarsi in intelligenza e coscienza? Da ciò se ne deduce che la coscienza e l’intelligenza sono come una “fragranza” della materia e quindi non vi è reale separazione. La differenza è solo nella fase….  La vita è un’espressione manifestativa della materia. 


Partendo da questa considerazione generale osserviamo che la spinta evolutiva di questa intelligenza/vita si evolve attraverso stati diversi di consapevolezza. Nelle forme pensiero esistono gradi  descrittivi della maturità assunta da questa intelligenza. Tralasciamo per il momento gli aspetti più vicini all’animalità, all’istinto, e prendiamo in considerazione solo gli aspetti “filosofici” del pensiero umano.  Osserviamo che sia in occidente che in oriente vengono descritti gli aspetti separativi e unificativi del processo mentale (solve et coagula).

In Grecia come in India si è parlato di pensiero duale e pensiero non-duale.

Nel pensiero duale (dvaita) viene inserita ogni forma cristallizzata separativa, come il teismo e l’ateismo. Queste due categorie infatti sono viste come sfaccettature della stessa   conformazione separativa. Il teista è colui che crede in un dio separato da sé, lo immagina in veste di essere superiore e dotato di immensi poteri e vede se stesso come creatura alla sua mercé .

Il teista crede che la sua propria esistenza è consequenziale e secondaria al dio. L’ateo parimenti, crede di non credere, ovvero nega ogni sostanza all’ipotetico dio basando il suo credo sul relativismo materialista. Il teista e l’ateo sono arroganti affermativi della propria  “verità” (presunta od immaginata).

Ovviamente entrambe queste fedi si basano sulla piccolezza e separatezza dell’io ed abbisognano di uno sforzo continuo e costante per affermare o negare, un tentativo frustrante che comunque non prende  in considerazione  l’agente primo, l’io, se non in forma passiva e marginale. Questo modo di pensare  duale è   lo stesso sia per il religioso che per l’ateo materialista che crede in causa-effetto o nella fortuità del caso.

E’ un percorso puramente speculativo, basato comunque sul credere, sul ritenersi piccoli elementi separati di un qualcosa che magari pian piano la scienza (o la religione) corroborerà. Ma sappiamo che l’orizzonte è sempre più avanti… mai raggiungibile, insomma siamo persi nel nulla…. Nel vuoto.

La fase successiva dell’auto-conoscenza si definisce non-duale (advaita), in questo caso si inizia a tener conto del soggetto, della coscienza attraverso la quale ogni percezione e sentimento sono possibili, si riconosce nella consapevolezza la matrice della propria esistenza. In questa categoria si pongono l’agnostico  e lo gnostico.

Alla base della ricerca dell’agnostico si pone l’esperienza diretta ed il superamento della concettualizzazione descrittiva. L’esperienza empirica viene portata alle sue estreme conseguenze con il riconoscimento della costante presenza dell’io nel processo implicato.  Viene superato così il modello del credere in verità precostituite  accettando la realtà intrinseca dello sperimentatore che esperimenta.

L’agnostico  sa che non può esserci altra certezza che quella dell’esperimentatore ma allo stesso tempo non vi è ancora realizzazione definitiva. La coscienza individuale  non si è fusa nella coscienza universale benché permanga l’intuizione dell’unità primigenia del tutto.  Stando così le cose egli non può  affermare,  egli  dice di non sapere, la sua è una saggezza in fieri, in maturazione.

L’agnostico non può più identificarsi con un nome forma specifico ed allo stesso tempo manca della pienezza  e quindi resta in silenzio, non afferma e non nega.  Ma il suo costante e continuo discernimento giunge infine ad una inaspettata e spontanea fioritura, e qui l’intelligenza individuale si scioglie, si ottiene la conoscenza di Sé, la gnosi (jnana).

Lo gnostico (l'autorealizzato) non ha assolutamente bisogno di affermare alcunché, la sua realizzazione è totale e definitiva, la sua presenza non è limitata a nessuna forma, egli conosce se stesso come il tutto inscindibile dal quale ognuno di noi proviene e risiede. Lo gnostico né sente il bisogno né ha mezzi per esprimere la sua esperienza, giacché il linguaggio umano è  molto distante dall’esperienza diretta del Sé. Infatti prima c’è la consapevolezza del sé, poi la coscienza dell’io individuale che assume una  forma nello specchio della mente, quindi la riflessione del pensiero ed infine la descrizione del linguaggio parlato o scritto.

Il saggio  non vede differenza alcuna, sa che  la  base è la stessa per ognuno (materia-spirito in continua trasformazione), egli “conosce” che la coscienza e l’esistenza sono inscindibili nell’assoluta unità  (uno senza  due)  e resta in silenzio.   Ma la sua esperienza  -che  è la basilare e comune natura di tutti-  può essere  riconosciuta e percepita  per spontanea simpatia  dallo spirito maturo.

In questo processo a quattro fasi, fra dualismo e non-dualismo, si manifesta tutto il gioco della vita e della coscienza.

Paolo D’Arpini

martedì 21 novembre 2017

The sheaths of the I in Advaita vedanta - Le maschere dell'io nell'Advaita vedanta


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The Vedanta, literally "after the Vedas" is a lay school of spiritual  thinking based on the concept of  non-dual Absolute, called "Brahman" in the Upanishad (the Vedantic philosophical texts  posterior to  the Vedas).

On the dating of Vedas and Vedanta the views of scholars, historians and religious,  differ somewhat. The difference in views is primarily between Western and Indian researchers. According to the Europeans, who tend to believe in the Western cradle of civilitation  Middle Eastern and Mediterranean, the Veda are placed around the first millennium BC. and the Upanishad at a time just before the birth of the historical Buddha (VI century BC). Obviously, for some Indian historians, the dates are different and  they are and are far ahead of those that  has been said by European historians. But let us  analyze the concepts expressed and leave aside the dating (irrelevant to the substance).

The peculiarity of Advaita Vedanta philosophy is that it does not relate to any personal divinity.  The Absolute non-dual is between being and not being. It is the Self (Atman), that is Attribution-free Awareness, which is the container and the content of all that is manifested, self-existent, and at the same time beyond all manifestations and thoughts.

The Self enjoys its own illusion of being separate and distinguished by itself and - according to Vedanta - this comedy is made possible through five masks or "sheaths" (in Sanskrit "kosha") that hide the Self to the self (the  absolute I  to the relative I).

They are: annamaya, pranamaya, manomaya, vijnanamaya and anadamaya.

Annamaya is the sheath made up of food, the physical body. Its constituents are the five elements in the coarse state, in various  gradients. Of the same material are made the things of the the objective world experienced.

Pranamaya is the sheath of vital energy (the "vital breath" of the Bible) that denotes vital quality, its expression is breath, in Sanskrit "prana", and its five functions or "ways": "vyana" that that goes in all directions, "udana" the one rising up, "samana" the one that equates what is eaten and drunk, "apana" the one that goes down, "prana" the one that goes forward (collectively they are defined by the term "prana"). To the "prana" sheath also belongs  the five organs of action, that is, the word, the taking, the proceeding, the excretion and the reproduction.

Manomaya is the sheath of consciousness, or individual mind, its functions are asking and doubting. Its channels are the five organs of experimentation: hearing, sight, touch, taste and smell.

Vijnanamaya is the sheath of self-consciousness, or intellect, that is, the agent and the usufructuary of the outcome of the actions. This mask, or wrapper, is considered the empirical soul that migrates from one physical body to another (in the theory of methempsychosis).

Anadamaya is the sheath of joy, not the original bliss of Brahman, it is the  pseudo bliss (experienced in deep sleep) of the so-called "causal body", the first cause of transmigration, another his name is "avidya", that is  nescience or ignorance of the Self.

According to Indian scholar T.M.P. Mahadevam we can rearrange these five masks in three "bodies":

1 - "annamaya", the gross physical body;

2 - "suksma-sarira" the subtle body, the whole of the three sheaths of prana mind and intellect ("pranamaya," manomaya "and vijnanamaya");

3 - "karana-sarira", the causal body of the "anandamaya" sheath.

It is through these three bodies that we experience the so-called "external" world in the three states of wakefulness, sleep and deep sleep.

Empirical experience is manifested through the five sheaths, projected or reflected in the concept of "space" and "time," without which the relative consciousness of a "world" could not subsist.

As philosopher M. Heidegger said, "How did human existence come up with a watch before there were pocket or solar watches? ... Am I the "hour" and my  existing   time? Or, in the end, is the time itself  that gets the clock in us? Augustine has pushed the issue up to wonder whether the soul itself is the time. And here he stopped asking ... "

Paolo D'Arpini

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Testo italiano 

Il Vedanta, letteralmente “dopo i Veda” è una scuola di pensiero laico basata sul concetto dell’Assoluto non duale, detto “Brahman”  nelle Upanishad, i testi filosofici vedantici posteriori ai Veda.

Sulla datazione dei Veda e del Vedanta le opinioni degli studiosi, storici e religiosi, divergono alquanto. La differenza di vedute è soprattutto fra ricercatori occidentali e quelli indiani. Secondo gli europei, proni al credo filo occidentale di una culla di civiltà medio-orientale e mediterranea, i Veda sono posti attorno al primo millennio a.C. e le Upanishad al periodo appena antecedente la nascita del Buddha storico (VI secolo a.C.). Ovviamente per alcuni storici indiani le date sono diverse e sono di  molto antecedenti  da quanto affermato dagli storici europei.  Ma analizziamo i concetti espressi e lasciamo da parte le datazioni (irrilevanti ai fini della sostanza).

La peculiarità della filosofia Advaita Vedanta è che non si rifà ad alcuna divinità personale.  L'Assoluto non duale è  tra l'essere ed il non essere. Esso è il  Sé (Atman), ovvero la  Consapevolezza priva di attributi,  che è contenitore e contenuto di tutto ciò che si manifesta,  autoesistente, e contemporaneamente   aldilà di ogni manifestazione e pensiero.

Il Sé gode della sua stessa illusione di esistere come oggetto separato e distinto da se stesso e -secondo il Vedanta- questa commedia si rende possibile attraverso cinque maschere o “guaine” (in sanscrito “kosha”) che nascondono il Sé al sé (l’Io assoluto all’io relativo).

Esse sono: “annamaya”, “pranamaya”, “manomaya”, “vijnanamaya” e “anadamaya”.

Annamaya è la guaina composta dal cibo, il corpo fisico. I suoi costituenti sono i cinque elementi nello stato grossolano, in vari gradienti di mistura. Dello stesso materiale sono fatte le cose del mondo oggettivo sperimentato.

Pranamaya è la guaina dell’energia vitale (nella Bibbia “soffio vitale”) è quella che denota la qualità vitale, la sua espressione è il respiro, in sanscrito “prana”, e le sue cinque funzioni o “modi”: “vyana” quello che va in tutte le direzioni, “udana” quello che sale verso l’alto, “samana” quello che equipara ciò che è mangiato e bevuto, “apana” quello che scende verso il basso, “prana” quello che va in avanti (collettivamente vengono definiti con il termine “prana”).  Alla guaina del “prana” appartengono anche i cinque organi di azione, ovvero: la parola, la presa, il procedere, l’escrezione e la riproduzione.

Manomaya è la guaina della coscienza, o mente individuale, le sue funzioni sono chiedere e dubitare. I suoi canali sono i cinque organi della sperimentazione: udito, vista, tatto, gusto ed olfatto.

Vijnanamaya è la guaina dell’auto-coscienza, o intelletto, cioè l’agente ed il fruitore del risultato delle azioni. Questa maschera, od involucro, è considerata l’anima empirica che migra da un corpo fisico ad un altro (nella teoria della metempsicosi).

Anadamaya è la guaina della gioia, non la beatitudine originaria che è del Brahman, essa è la pseudo beatitudine (sperimentata nel sonno profondo) del cosiddetto “corpo causale”, la causa prima della trasmigrazione, un altro suo nome è “avidya” ovvero nescienza od ignoranza del Sé.

Secondo lo studioso indiano T.M.P. Mahadevam è possibile riordinare queste cinque maschere in tre “corpi”:

1 - “annamaya”, il corpo fisico grossolano;

2 - “suksma-sarira” il corpo sottile, l’insieme delle tre guaine di prana mente ed intelletto  (”pranamaya, “manomaya” e vijnanamaya”);

3 - “karana-sarira”, il corpo causale della guaina “anandamaya”.

E’ per mezzo di questi tre corpi che noi sperimentiamo il mondo cosiddetto “esterno” nei tre stati di veglia, sonno e sonno profondo.

L’esperienza empirica si manifesta attraverso le cinque guaine, proiettate o riflesse nel concetto di “spazio” e “tempo”, senza di esse la coscienza relativa di un “mondo” non potrebbe sussistere.

Come diceva il filosofo  M. Heidegger : "Com’è che l’esistenza umana si è procurata un orologio prima che esistessero orologi da tasca o solari?…Sono io stesso l’ ”ora” e il mio esserci il tempo? Oppure, in fondo, è il tempo stesso che si procura in noi l’orologio? Agostino ha spinto il problema fino a domandarsi se l’animo stesso sia il tempo. E, qui, ha smesso di domandare...”

Paolo D'Arpini

domenica 19 novembre 2017

From illusion to self-realization - Dall'illusione alla realizzazione del Sé


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Each individual self is a component, an aspect,  of the psychic mass that contains all the mental tendencies experienced or liveable during the existence by all sentient beings. The single spark is defined as incarnation. At the death of the person, individual energy blends with the universal. But unfinished innate tendencies they aggregate into a lump (program) that attracts conscience towards new incarnations.

In short, it is not the same individual soul that reincarnates ... but the set of psychic  trends that seek new evolutionary solutions. The problem is that during life the soul, meaning the individual consciousness, identifies itself with the mind body and consequently feels that the evolutionary process experienced  belong to him, on the contrary instead   the process of appearing in the manifested is entirely automatic (consequential) . The so-called "others" are just appearances of ourselves reflected in our mental mirror. 

In any case, these "elucubrations" have no value from the point of view of absolute non-dual awareness  but this disquisition in the relative domain can help us to detach our consciousness by identifying with the process  of becoming ...

The individual self (soul) is the conscious reflection in the mind of that absolute awareness. And here  one may wonders what is the individual mind or soul? It is an expression of that power of reflection that allows the Self to manifest itself in the infinite forms (Time Space Energy). Since the reflection of the displayed images has the Self as substrate (the absolute awareness ), one can say that the world is unreal if viewed as separate from the Self, but becomes real if seen as the Self. As any dream character at the time of awakening ceases to exist as "dream individual" and awakens as the dreamer.

Paolo D'Arpini

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Testo italiano

Ogni io individuale è una componente, un aspetto,   della massa psichica che contiene tutte le tendenze mentali vissute o vivibili durante l’esistenza da tutti gli esseri senzienti. La scintilla singola si definisce incarnazione. Alla morte della persona l’energia individuale si fonde con l’universale. Ma le tendenze innate incompiute si aggregano in un grumo (programma) che attira la coscienza verso nuove incarnazioni. 

Insomma non è la stessa anima individuale che si reincarna… ma l'insieme delle  pulsioni psichiche che cercano nuove soluzioni evolutive. Il problema è che durante la vita l’anima, intendendo la coscienza individuale, si identifica con il corpo mente e di conseguenza ritiene che il processo evolutivo vissuto le appartenga, al contrario tale processo di apparizione nel manifesto è del tutto automatico (conseguenziale). I cosiddetti “altri” sono solo sembianze di noi stessi riflesse nel nostro specchio mentale. 

In ogni caso tali “elucubrazioni” non hanno valore dal punto di vista della consapevolezza non duale assoluta, ma disquisendo nell’ambito relativo possono aiutarci a distaccare la nostra coscienza dall'identificarsi con il  processo del divenire… 

Il sé individuale (anima) è il riflesso cosciente  nella mente di quella consapevolezza. E qui ci si chiede cosa è la mente o anima individuale? E’ l'espressione di  quel potere di riflessione che consente al Sé di manifestarsi nelle infinite forme (Tempo spazio energia). Siccome il riflesso delle immagini manifestate ha come substrato il Sé (l'assoluta consapevolezza), si può dire che il mondo è irreale se visto come separato dal Sé, ma diviene reale se visto come il Sé. Come un qualsiasi personaggio del sogno al momento del risveglio smette di esistere in quanto “individuo del sogno” e si risveglia come il soggetto sognatore.

Paolo D'Arpini

sabato 18 novembre 2017

In nature, as in the individual, action takes place by itself - In natura, come nell'individuo, l'agire si svolge da sé



We all act spontaneously, always, everyone puts into practice what he feels. There is an aura that proves it, there is an odor that announces it. You can not behave differently from what your thoughts point to.

How and where do your thoughts come from?
Who chooses them?
Who decides a course of action rather than another?
Maybe the desire?
Perhaps the will to reach an end?
And where does we reach anything but in the world of appearances, in the dream of existence?

Hence the karma theory that places man inside a wheel. The same wheel we see in the hamster cages. It moves because the hamster inside it makes it move. In itself the wheel is inert. Therefore, both in Taoism and in the Advaita,  is proposed "not to act" in the sense of not doing actions with the goal of achieving.

But, in all sincerity with yourself, act, do not shy away from action for fear. Krishna himself at Arjuna said, "If you refrain from acting your own nature will push you to do the actions that are due to you." So act according to your "Dharma / Karma" and leave the results to "God" ...

And now a deepening: 

Taoist "void" - ... If the true Tao to our deterministic perception  appears as a nothing, which for us corresponds to the vacuum of the self (related to  individual conscience), in reality it marks the blessed return in the silent matrix, which attracts and projects the experience of empirical thinking and then reasserts it into that "emptyness" that comes from it. This kenosis of the Tao proceeds by its own nature and does not presuppose any creative or destructive will. And here we understand the Taoist indifference  for a personal God.

The manifest  is just an appearance, a propensity (inclination) appears in the mind because it is so in the nature of the mind. Accept it and go beyond. Live moment by moment  by observing everything that happens. Soon you will realize that you do not do the actions by striving or reacting  to those of others, but  these will be spontaneous answers, without looking for a definite outcome.

According to the Taoist psychologist Alessandro Mahony for the Taoists, there would not be cause-effect but rather a synchronicity: "Not what it is but what it means to me now."

"All our reasoning is based on the law of cause and effect, which acts as a succession. Something happens now, because something else happened then. The Chinese sages  do not reason so much on this horizontal line, which goes from past to future, through the present:,  they reason vertically, from what is in a place now to what is in another place now. In other words they do not wonder why, or for what causes, a certain order of thinghs  is happening now; they wonder: What is the meaning of things that are happening together at this time? The word Tao is the answer to this question. " (Alan Watts, The Meaning of Happiness [109])

So a Taoist  therefore reason with a concept that could be called synchronicity.

And again: "When a Western perceive  that  he is thinking, it feels that such a thing is due to a kind of fatalism or determinism. [...] The first illusion is to believe that what is happening happens to him and that he is therefore a victim of the circumstances. But if we are immersed in the original ignorance there is no one different from what is happening. So that's not happening to us, that's is just happening. [...] The second illusion is to believe that what is happening now is the result of a past event. [...] We must be really naïve to believe that the past is provoking what is happening today. The past is similar to the wake left by a ship. At the end, each track disappears. [...] It is simple motion: everything is beginning now, so it is spontaneous: it is not determined [...], it is not even random [...]. The Tao is a kind of order [...] which is not exactly what we define when we have an object in a geometric sequence, in boxes or in files. If we look at a bamboo plant, it is perfectly clear to us that the plant has its own order. [...] Chinese call it Li [...]. Everyone tries to express Li's essence. But the interesting thing is that despite knowing what it is, there is no way to define it. " (Alan Watts, The Meaning of Happiness [111], pp. 17-18).

Is it difficult to reconcile the two concepts or not?

In truth, Alan Watts is a great admirer of the Tao and has been very successful in identifying the highlights, he said: "Every form of control finally falls on the controller." In fact, in the Taoist tradition, "Man conforms to Earth, Earth conforms to Heaven, Heaven conforms to Tao, Tao conforms to spontaneity."

Spontaneity is synonymous with naturalness, eversive category in the artificial world of social contractualism and of the techno-scientific domain.

And then what does it mean to do "virtuous" actions with the intent of achieving it? Evidently it does not make sense for a Taoist. But it makes sense to "credit" a personal hypothetic "will" ("Ichinen" is called in Japanese). However thought takes on a form, whenever you want it, with more or less strength according to the intensity. But this process in Taoism - as in the advaita - is considered a form of "illusion" of immersion into the "dream" of becoming  (Samsara).

This does not detract from the fact that the dream exists, as long as we sleep, and while not being "true", it is still "real" for the time it takes ... until the moment of Awakening arrives.

Paolo D'Arpini


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Tutti  agiamo in modo spontaneo, sempre, ognuno mette in pratica quel che sente. C'è un'aura che lo dimostra, c'è un odore che lo annuncia. Tu non puoi comportarti diversamente da come i tuoi pensieri indicano.

Come e da dove sorgono i tuoi pensieri?
Chi li sceglie?
Chi decide una via di azione piuttosto che un'altra?
Forse il desiderio?
Forse la volontà di raggiungere un fine?
E dove si raggiunge qualcosa se non nel mondo delle apparenze, nel sogno dell'esistenza?

Da qui la teoria del karma che pone l'uomo all'interno di una ruota. La stessa ruota che vediamo nelle gabbiette dei criceti. Si muove perché il criceto che ci sta dentro la fa muovere. In se stessa la ruota è inerte. Perciò sia nel taoismo che nell'advaita si proclama "il non agire", nel senso di non compiere azioni con la finalità di un raggiungimento.

Però, in tutta sincerità con te stesso, agisci, non rifuggire dall'azione per paura. Lo stesso Krishna ad Arjuna disse: "Se rifuggi dall'agire la tua stessa natura ti spingerà a compiere le azioni che sono a te dovute". Perciò agisci conformemente al tuo "Dharma/Karma" e lascia i risultati al "Cielo"...

Ed ora un approfondimento: Il “vuoto” taoista - ... Se il vero Tao al nostro percepire determinista appare come un nulla, che per noi corrisponde al vuoto del sé (della coscienza individuale),  in verità esso segna il ritorno beato nella matrice silenziosa, che attira e proietta l’esperienza del pensiero empirico e poi lo riassorbe nel nulla da cui proviene. Questa kenosi del Tao procede per sua propria natura e non presuppone alcuna volontà creatrice o distruttrice. E da qui si comprende l'indifferenza  taoista per un Dio personale.

Il manifesto è solo una apparenza, appare nella mente una propensione perché così è nella natura della mente. Accettala e passa oltre. Vivi momento per momento osservando tutto ciò che avviene. Pian piano ti accorgerai che non compirai le azioni sforzandoti o in reazione a quelle degli altri, ma saranno spontanee risposte, senza ricerca di un "esito" definito.

Secondo lo psicologo taoista Alessandro Mahony per i taoisti non esisterebbe quindi tanto una causa effetto ma piuttosto una sincronicità: "Non che cosa è, ma che significato ha per me, ora".

«Tutto il nostro ragionamento si basa sulla legge di causa ed effetto, che opera come una successione. Qualcosa accade ora, perché qualcos'altro è accaduto allora. I  saggi cinesi non ragionano tanto secondo questa linea orizzontale, che va dal passato al futuro, attraverso il presente, essi  ragionano verticalmente, da ciò che è in un posto ora a ciò che è in un altro posto ora. In altre parole non si chiedono perché, o per quali cause passate, un certo ordine di cosa avvenga ora; si chiedono: Qual è il significato delle cose che avvengono insieme in questo momento? La parola Tao è la risposta a questa domanda». (Alan Watts, Il significato della felicità [109])

Quindi un Taoista ragiona quindi secondo un concetto che potrebbe essere chiamato sincronicità.

Ed ancora: «quando un occidentale sente di pensare, crede che un tal fatto sia dovuto ad una specie di fatalismo o determinismo. [...] La prima illusione è quella di credere che ciò che sta accadendo accada a lui e che quindi sia vittima delle circostanze. Ma se siamo immersi nell'ignoranza originaria non esiste un tu diverso dalla cosa che sta accadendo. Quindi la cosa non sta succedendo a noi, succede e basta. [...] La seconda illusione è quella di credere che ciò che sta accadendo ora è la conseguenza di un evento del passato. [...] Dobbiamo essere davvero ingenui per credere che il passato provochi quanto avviene oggi. Il passato è simile alla scia lasciata da una nave. Alla fine ogni traccia scompare. [...] È moto semplice: tutto comincia adesso, perciò è spontaneo: non è determinato [...], non è nemmeno casuale [...]. Il Tao è un certo tipo di ordine [...] che però non è precisamente ciò che noi definiamo ordine quando disponiamo un oggetto in un ordine geometrico, in scatole od in file. Se osserviamo un pianta di bambù ci è perfettamente chiaro che la pianta possiede un suo ordine. [...] I cinesi lo chiamano Li [...]. Tutti cercano di esprimere l'essenza del Li. Ma la cosa interessante è che nonostante si sappia cosa sia, non c'è modo di definirla». (Alan Watts, Il significato della felicità [111] pag. 17-18).

E' difficile conciliare i due concetti o no?

In verità Alan Watts è un grande estimatore del Tao ed è riuscito molto bene ad individuarne i punti salienti, egli affermò: "ogni forma di controllo ricade infine sul controllore". Infatti nella tradizione Taoista «L’uomo si conforma alla Terra, la Terra si conforma al Cielo, il Cielo si conforma al Tao, il Tao si conforma alla spontaneità».

La spontaneità è sinonimo di naturalezza, categoria eversiva nel mondo artificiale del contrattualismo sociale e del dominio tecno-scientifico.

Ed allora che significato ha compiere azioni "virtuose" con l'intento di un raggiungimento? Evidentemente non ha un senso per un taoista. Però ha un senso per "accreditare" un'ipotetica "volontà" personale ("Ichinen" si chiama in giapponese). Comunque il pensiero assume una forma, ogni qualvolta lo si desidera, con più o meno forza secondo l'intensità. Ma questo processo nel taoismo - come nell'advaita - è ritenuto una forma di "illusione", di immersione nel  "sogno" del divenire (Samsara).

Ciò non toglie che il il sogno esiste, finché si dorme, e pur non essendo "vero" è comunque "reale" per il tempo che dura... finché non giunge il momento del Risveglio.

Paolo D'Arpini


(Fonte: http://www.terranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e/In-natura-come-nell-individuo-l-agire-si-svolge-da-se-in-sincronicita-con-il-Tutto)

giovedì 16 novembre 2017

Deep ecology and transpersonal psychology - Ecologia profonda e psicologia transpersonale




Transpersonal psychology is certainly a branch of natural or lay spirituality but, before talking about this form of self-investigation, I would like here to confirm that I use the term "spirituality" (there being no other available) in the original sense of the name, as adopted in antiquity to identify the "living presence" in matter, in the form of Consciousness.

The ancients used the term "spiritus loci" to define the soul of the place but also of the woods, rivers, animals and human society, etc.

"Spirit" is therefore the name of that subtle "presence" and I think it is more than right to restore the true and ancient word rather than look for a new one. The falsified and instrumental use of the word "spirit" attributable to patriarchal religions (Judaism, Christianity, Islam) is not enough to give it up.

Everything is Spirit

It is better and "ecologically" preferable to live in communion with the "presence" rather than discussing the existence  in sophisticated terms.

The original meaning of the word "spirit" is that of "intelligence / conscience", the same that integrates and transcends the "Es" of transpersonal psychology.

In the archetypal analysis we can not neglet the advanced psychic search, started with Jung, projected in the Wilber and Grof schemes. A synthesis of rarefied thought that reaches the limit  of the psychologically experimentable.

In the densest stage there is the Shadow that represents the obvious conditions, pride and the need for success, it pushes toward romantic and idealized love and its counterpart is hatred and sense of guilt. It follows the level of the Ego that allows an intellectual approach and contributes to verbal communication and linear thinking while counteracting spontaneity and equanimity.

In the sphere of the Biosocial culture and civilization it develop  the sense of social belonging,  at the same time It rises  the sense of convention and repetition (traditions). On the subtle plane, the Existential, arises intentionality, faith or religion, and at the same time existential anxiety (inability to accept death) and metaphysical discomfort; here we perceive the primary dualism.

At the Transpersonal stage there is a detachment, an awareness of the meaning of the myths, prana reaches the elevated chakras (sephirot), recognizing them symbolically, is at this point that the primordial archetypes and the vacuum at the limit of the mind burst in evidence. This state is described by Gurdjeff as "purgatory negativity" a precondition for the loss of individual fixity and absorption into the Self.

This awareness-testimony, calling it if you want "subtle essence", is like an aroma emanating from matter, from which it is deduced that there can be no separation between matter and spirit, in the same way that there can be no separation between the rose and her perfume. Between the humidity and the water. Between the fire and its ability to burn and emit light and heat.

Paolo D'Arpini

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Testo Italiano

 Ecologia profonda e psicologia transpersonale

La psicologia transpersonale  è sicuramente un ramo della  spiritualità naturale o laica ma, prima di parlare di  questa forma di auto-indagine, vorrei qui confermare che io uso il termine spiritualità (non essendocene altri disponibili) nel senso più originale del nome, quello anche usato nell’antichità per individuare la “presenza viva” nella materia, in forma di Coscienza.

Gli antichi  usavano il termine “spiritus loci” per definire l’anima del luogo ma pure dei boschi, dei fiumi, degli animali e della società umana, etc.

“Spirito”  è dunque il nome di quella sottile "presenza"  e credo sia più che giusto recuperare la parola vera ed antica piuttosto che cercarne una nuova. L'uso falsificato e strumentale della parola  “spirito”, imputabile alle religioni patriarcali (giudaismo, cristianesimo, islam), non è ragione sufficiente per rinunciarvi. 

Tutto è Spirito

E' meglio ed “ecologicamente” preferibile vivere in comunione con la “presenza” piuttosto che fare discussioni in termini sofistici  sull'Esistenza.

Il significato  originario della parola “spirito” è quello di “intelligenza/coscienza”, la stessa  che integra e trascende  "l'Es" della psicologia transpersonale.

Nell’analisi degli archetipi  non possiamo trascurare la ricerca psichica avanzata, iniziata con Jung, proiettata negli schemi di Wilber e Grof. Una sintesi sul pensiero rarefatto che raggiunge il limite dello sperimentabile.

Nella fase più densa c’è l’Ombra che rappresenta le condizioni palesi, l’orgoglio ed il bisogno di successo, essa spinge verso l’amore romantico ed idealizzato e la sua controparte è l'odio ed i sensi di colpa. Segue il livello dell’Ego che consente un approccio intellettuale e contribuisce alla comunicazione verbale ed al pensiero lineare e per contro inibisce la spontaneità e la vigilanza equanime.

Nella sfera del Biosociale si sviluppa la cultura e la civiltà ed il senso di appartenenza sociale contemporaneamente si forma il senso di convenzione e di ripetitività (le tradizioni). Sul piano più sottile, l’Esistenziale, sorge l’intenzionalità, la fede o religione, e alla stesso tempo l’ansia esistenziale (incapacità di accettare la morte) ed il disagio metafisico; qui si percepisce duramente il dualismo primario.

Giunti al Transpersonale sorge un distacco, una consapevolezza del significato dei miti, il prana raggiunge i chakra (sephirot) elevati, riconoscendoli simbolicamente, è a questo punto che irrompono gli archetipi primordiali ed il vuoto al limite della mente. Questo stato viene descritto da Gurdjeff come “negatività purgatoriale” una condizione preliminare alla perdita della fissità individuale ed all’assorbimento nel Sé.

Questa consapevolezza-testimonianza, chiamatela se volete “essenza sottile”, è come un aroma che emana dalla materia, dal che se ne deduce che non  può esserci separazione fra la materia e lo spirito, allo stesso modo in cui non può esserci separazione fra la rosa ed il suo profumo. Fra l’umidità e l’acqua. Tra il fuoco e la sua capacità di bruciare ed emettere luce e calore.

Paolo D'Arpini

mercoledì 15 novembre 2017

The invention of Christianity in the perspective of psychohistory - L'invenzione del cristianesimo nell'ottica della Psicostoria






What is termed "history" is at best a chronicle adjusted to meet the needs of the men in power involved in the events described... or reflects the ideological positions of the narrators which, in any case, always have to deal with the power in charge. We also see it in current media, newspapers, radio and TV, where  
the narration of the facts  always is  adjusted to please a "power" or an "idea" ...

According to Albert Einstein's theory, it can be deduced that a form that is manifested in space is simple  duration in time. How to say that the energetic projection of the manifested form is only identifiable in relation to its temporal prosecution. Hence the idea that everything and every occurrence are simple projections in time space, and therefore "imaginary", or perceptible through vision only,  inside an inseparable continuum ... The reflected consciousness of the mind is able to view the single  frames in the chaotic space-temporal  flow making the shapes, the facts, in short, what makes up the action not only visible but also consequential  and perceptible with the senses.

In the  description of events, defined history, the impression of the observer prevails (as noted above), this is the characteristic of the individual mind that, perceiving through the network of its predispositions, interprets and adjusts the meanings of the actions lived or reported.

At this point in order to know an objective semblance of truth it is necessary to resort  to  psychostory, that is  the ability to read the automatic, empirical memorization of the perceptible accounting record present in all  lived events. So if we want to know the "true" story, we need to enter the akashic warehouse of the vital mnemonic function, which is present in holographic form in each of us.

You will  have to draw  from the unconscious, you have to perceive what is present in the universal mind in the form of a psycho-physical mnemonic trace. It is necessary to understand the events narrated not only from the narrator's point of view but from that of the various characters involved. We must sink into the archetypal world and know how to recognize each of the "models" evoked. It is necessary to let go of reason and analysis to dwell on collective  memory from which messages and intuitions can emerge other than the conclusions described in official history.

According to the theory of "psychohistory", this could be achieved through the residual memory analysis imprinted in the objects involved in the events ... With this method, they may have "unbelievable" results compared to what is the opinion on the causes of historical events, for  example in the analysis that establishes the reasons for the fall of the Roman empire are usually revealed  the decadence of the customs and the invasion of the barbarians, but the consequences of the Christian affirmation are never taken into account, which was indeed a disgruntled and destructive fact of Roman civilization, transforming it from a secular political civilization into a mere religious foundation.

And here it seems useful to make a little disgression. After the discovery of the scrolls of Qumran, it became clear that the teachings and the chronicles contained in them anticipated all Christian teachings. And  those rolls were far ahead of the hypothetical birth of Christ. After the destruction of Jerusalem by Tito, the Jewish diaspora (which was already in place from a long time since Jews where  already present in many places in the world) was intensified. Among the various Jewish groups or sects, the one of Essenes was the most spiritually qualified and less rooted in rabbinical traditions.

Hence the  "beautiful thought" of Saul of Tarsus, a Jewish Roman citizen who evidently knew about the essence of Essene philosophy, he understood a thing ...  in the Jewish scriptural imagination it continued to contemplate the arrival of a messiah, an Israel'  savior, but messiahs- or self-defined ones-  had passed in dozens over the centuries and the result had always been disappointing. For this reason, Saul decided - in a clever manner and against the rabbinical hierarchies - that no longer was worth the projection of a coming  Messiah in some distant future (which for all the other Jews was reason for hope and strength to continue to maintain the "ancestral faith") and he also realized that  such a  sectarian doctrine  could not triumph with the human populations,  since the rabbinical  religion was transmissible only through genetic inheritance. He therefore decided two things that radically changed the structure of the Jewish tradiction, extending it more and more, and making it accessible to all. 

First of all, Saul  affirmed that the messiah should not come in the future, but he had already come as Jesus  and "described" (as a historical fact) a character (who from the point of view of the official Roman chronicles never existed) by putting into his mouth those teachings that  were part of the Essene  tradition,  contained in  the rolls of the Dead Sea (see above) and he above all established  that one could adhere to  his  new "religion" not only for census but also for conversion .... That was the cause of the definitive fracture between his "heretical" sect and traditional Judaism and from that fracture Christianity was born, which assumed a specific identity from the 3rd century BC  (the thousandth year of Rome).

This exampleficative patterrn, which I have told you here, is the result of a psychohistoric "reading".

Paolo D'Arpini

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Testo italiano



L'invenzione del cristianesimo nell'ottica della Psicostoria 

Ciò che viene definito “storia” è al meglio una cronaca aggiustata in funzione di soddisfare le esigenze dei potenti coinvolti negli eventi descritti... oppure rispecchia le posizioni ideologiche dei narratori, che debbono in ogni caso far sempre i conti con il potere in carica.. Lo vediamo anche nelle cronache attuali, quelle dei giornali, radio e tv, in cui la narrazione dei fatti è sempre aggiustata al fine di soddisfare un “potere” od un “idea”… 

Secondo la teoria di  Albert Einstein si può dedurre che  una forma che si manifesta nella spazio è semplice durata nel tempo. Come dire che la proiezione energetica della forma è individuabile soltanto in rapporto con la sua prosecutio temporale. Da qui l’idea che ogni cosa ed ogni accadimento sono semplici proiezioni spazio temporali, e pertanto “immaginarie”, ovvero percepibili attraverso la visione, in  un continuum inscindibile… La coscienza riflessa della mente è in grado di fermare i fotogrammi nel caotico flusso energetico spaziotemporale rendendo le forme, i fatti, insomma ciò che compone lo svolgimento dell’agire, non solo visibili ma anche consequenziali e sperimentabili sensorialmente. 

Nella descrizione degli eventi, definita storia, prevale l’impressione dell’osservatore (come sopra evidenziato), questa è la caratteristica della mente individuale che, percependo attraverso la rete di sue predisposizioni, interpreta ed aggiusta i significati delle azioni vissute o riportate. 

A questo punto per conoscere  una parvenza oggettiva di  “verità” occorre rivolgersi alla psicostoria, ovvero alla capacità di lettura della memorizzazione automatica, empirica, della registrazione contabile non percettibile, presente nell’insieme degli eventi. Per cui se vogliamo conoscere la storia, quella vera, è necessario introdursi nel magazzino akashico della funzione mnemonica vitale, che è presente in forma olografica in ognuno di noi. 

Bisogna pescare nell’inconscio, bisogna percepire quello che è presente nella mente universale in forma di traccia mnemonica psico-fisica. Bisogna comprendere gli eventi narrati non solo dal punto di vista del narratore ma di quello dei vari personaggi coinvolti. Bisogna sprofondare nel mondo archetipale e sapersi riconoscere in ognuno dei “modelli” evocati. Bisogna lasciar andare la ragione e l’analisi per soffermarsi sulla memoria collettiva dalla quale possono così emergere messaggi e intuizioni diverse dalle conclusioni descritte nella storia ufficiale. 

Secondo la teoria della "psicostoria" si potrebbe   arrivare a ciò attraverso l’analisi memorica residua impressa negli oggetti coinvolti negli eventi...  Con questo metodo possono aversi risultati “stravolgenti” rispetto a quelle che sono le opinioni sulle cause degli eventi storici, ad esempio nell’analisi che stabilisce i motivi della caduta dell’impero romano di solito si evidenziano sia la decadenza dei costumi, sia la calata dei barbari ma non si tiene mai conto delle conseguenze dell’affermazione cristiana, che fu veramente un fatto disgregante e distruttivo della romanità, trasformandola da civiltà politica laica in mera fondazione religiosa. 

E qui mi sembra utile fare una piccolo inciso. Dopo la scoperta dei rotoli di Qumran è risultato evidente che gli insegnamenti e le cronache in essi contenuti anticipavano di fatto tutti gli insegnamenti cristiani. Solo che quei rotoli erano di molto antecedenti all’ipotetica nascita di Cristo.  Dopo la distruzione di Gerusalemme ad opera di Tito si intensificò la diaspora ebraica (che era già iniziata da tempo immemorabile essendo gli ebrei già presenti in moltissimi luoghi nel mondo). Fra i vari gruppi o sette ebraiche quella degli Esseni era la più spiritualmente qualificata e la meno radicata alle tradizioni rabbiniche.

Da qui la bella pensata  di Saulo di Tarso, un ebreo cittadino romano il quale, evidentemente al corrente della filosofia essena,  aveva capito una cosa...  ovvero che  nella immaginazione scritturale ebraica si continuava a prospettare l’arrivo di un messia, salvatore d’Israele, ma di messia -o autodefinitisi tali- ne erano passati a decine nei secoli ed il risultato era sempre stato deludente. Per questo Saulo decise -pragmaticamente e mettendosi contro le gerarchie rabbiniche- che non valeva più la pena di proiettare la venuta del messia in un futuro lontano (cosa che per tutti gli altri ebrei era motivo di speranza e di forza per continuare a mantenere la “fede”) e intuì anche che non poteva trionfare presso le popolazioni umane una religione che fosse trasmissibile solo per via ereditaria diretta (geneticamente). Egli decise perciò due cose che cambiarono radicalmente la struttura della religione giudaica, allargandola sempre più  e rendendola inoltre alla portata di tutti. In primis  Saulo stabilì che il messia non doveva venire in futuro ma era già venuto in passato e “descrisse” (come fatto storico) un personaggio (che dal punto di vista delle cronache ufficiali romane non è mai esistito) mettendogli in bocca quegli insegnamenti che facevano parte della tradizione dei rotoli del Mar Morto (di cui sopra) e soprattutto stabilì che si potesse aderire alla nuova  “religione” non solo per censo ma anche per conversione…. Quella fu la causa della frattura definitiva tra la sua setta  chiaramente "eretica" e l’ebraismo tradizionale e da quella frattura nacque il cristianesimo (che assunse una sua identità specifica a partire dal III secolo d.c o meglio dall’anno 1.000 di Roma). 

Questo percorso esemplificativo, che qui vi ho narrato, è il risultato di una “lettura” psicostorica. 

Paolo D'Arpini