sabato 30 dicembre 2023

Shamanism and animism in the bioregional trend... - Sciamanesimo e animismo nel filone bioregionale



The revaluation of neo-paganism, or the shamanic and magical religions of native peoples, is one of the main characteristics of the bioregional trend. Often, during the celebrations organized by the Italian Bioregional Network, especially those coinciding with the solstices or equinoxes or for the full and new moon, some "neo-pagan" followers come to share our naturalistic spirit and in addition to the ceremonies already here prepared add different rites and offerings to the divinities of nature and woodland fairies. I let them do it because ultimately recognizing the sacredness of nature in all its forms is one of the aspects of lay spirituality and deep ecology.

 In fact, the spirituality of nature is an aspect recognized even in the Christian faith, especially in mysticism (both in the original and in the Franciscan one) in which the custom of retreating into caves, woods and deserts in close communion with the natural elements and with the animal world. In this way the beauty of creation and the greatness of the Creator is recognized.

Pagan aspects were even present in the Jewish religion, albeit sometimes condemned such as the adoration of the sacred cow during the crossing of the Sinai, or part of the tradition as occurred among the sect of the Essenes who lived in very close symbiosis with nature and with its magical aspects, having also developed the ability to draw their nourishment from the desert, a great miracle considering that they were even vegetarians...

 Respect and adoration of nature, defined by the Catholic Church (somewhat derogatorily) as "pantheism" is one of the stimuli that has always been present in man, among other things this pantheistic feeling is at the basis of the evolutionary exursus of the human species.

This reminds me of a little story, which I often love to tell, about the origins of the human species. It is now certain that there was a "first woman", a primordial Eve (or Lilith or Lucy). The analysis of the female genetic heritage present in the bones demonstrates this unequivocally... I thus imagined a woman, the first woman, who, having achieved self-awareness (the most evident characteristic of intelligence) and having only "monkeys" at her disposal (such were the males at that time) had to carry out a painstaking selection process to decide who to mate with in order to have the best chance of genetic transmission of that evolutionary aspect she embodied. And so it happened consequently in subsequent generations and it is in this way that little by little, from the selection in mating, qualities such as: sensitivity towards the habitat, empathy, patience, the ability to adapt and be kind of the male towards the offspring and the community, etc. etc. Qualities that have brought the species towards the "intelligent" condition that we know (or would know if a patriarchal involutionary push had not taken over in the meantime).

 Unfortunately in this historical moment, following the abstraction from the vital context and the manifestation of spirituality in a metaphysical religious sense (projected towards an afterlife and a spirit separated from matter) much of that respect (and consideration) towards nature and environment and community has diminished, to the point that virtualization is preferred instead of the sacredness experienced in everyday life. And in this a good part of the responsibility lies with monotheistic beliefs. But what had been chased away from the door now comes back through the window, in fact science is rediscovering the myths, legends and divinities of nature by describing them in the form of "archetypes".

At the beginning of human civilization, in the Paleolithic and pre-Neolithic matristic period, sacredness was embodied mostly in a feminine key, then with the recognition of the male function in procreation this sacredness took on mixed male and female forms, subsequently with the affirmation of the patriarchal system it was the masculine which became predominant.

Now it is time to bring these energies back to their rightful place and on a totally equal footing. Even if already in an ancient civilization, the Vedic one, this equality had been indicated, as in the case of the (masculine) name "Surya" which indicates the identity of the sun as an entity, which is completed by the feminine aspect "Savitri ” which is the radiative capacity of solar energy. And we know that there is no difference between fire and its own ability to burn.

Paolo D'Arpini - Representative of the Italian Bioregional Network




Testo Italiano:

La rivalutazione del neo-paganesimo, o delle religioni sciamaniche e magiche dei popoli nativi,  è una delle caratteristiche portanti del filone bioregionale. Spesso,  durante le feste organizzate dalla Rete Bioregionale Italiana, soprattutto quelle in concomitanza con i solstizi o gli equinozi o per la luna piena e nuova, alcuni adepti  “neo-pagani” vengono a condividere il nostro spirito naturalistico  ed oltre alle cerimonie già da noi predisposte aggiungono  riti diversi  ed offerte alle divinità della natura e fate dei boschi. Io li lascio fare perché in fondo il riconoscere la sacralità della natura in tutte le sue forme è uno degli aspetti della spiritualità laica e dell’ecologia profonda. 

In effetti la spiritualità della natura è un aspetto riconosciuto persino nella fede cristiana, soprattutto nel misticismo (sia in quello originario che in quello francescano)  in cui prevale  la consuetudine di ritirarsi in grotte, boschi e deserti in stretta comunione con gli elementi naturali e con il mondo animale.  In questo modo viene riconosciuta la bellezza del creato e la grandezza del Creatore.  

Aspetti pagani erano presenti persino nella religione ebraica, sia pur talvolta condannati come ad esempio l’adorazione della vacca sacra durante la traversata del Sinai,  oppure  facenti parte della tradizione  come  avvenne presso la setta degli Esseni che vivevano in strettissima simbiosi con la natura e con  i suoi aspetti magici, avendo sviluppato anche la capacità di trarre il loro nutrimento dal deserto, un grande miracolo questo considerando  che erano persino vegetariani…

 Il rispetto e l’adorazione  della natura, definito dalla chiesa cattolica (un po’ dispregiativamente) “panteismo” è uno degli stimoli da sempre presenti nell’uomo,   tra l’altro questo sentimento panteista è  alla base dell’exursus evolutivo della specie umana.

Ciò  mi fa  ricordare di una storiella,  che amo spesso raccontare,     sull’origine della specie umana.  Ormai è certo che ci fu una “prima donna”, un’Eva primordiale (Lucy). L’analisi   del patrimonio genetico femminile presente nelle ossa lo dimostra inequivocabilmente… Mi sono così immaginato una donna, la prima donna, che avendo raggiunto l’auto-consapevolezza (la caratteristica più evidente dell’intelligenza) ed avendo a disposizione solo “scimmie” (tali erano i maschi a quel tempo)  dovette compiere una opera di selezione certosina per decidere con chi accoppiarsi in modo da poter avere le migliori chance di trasmissione genetica di quell’aspetto evolutivo da Lei incarnato. E così avvenne conseguentemente  nelle generazioni successive ed è in questo modo che pian piano dalla cernita nell’accoppiamento sono   divenute rilevanti qualità come: la sensibilità verso l’habitat, l’empatia,  la pazienza,  la capacità di adattamento e di gentilezza del maschio verso la prole e la comunità, etc. etc.  Pregi che hanno  portato la specie  verso la condizione “intelligente” che conosciamo (o conosceremmo se nel frattempo non fosse subentrata una spinta involutiva patriarcale).

 Purtroppo in questo momento storico, in seguito all’astrazione dal contesto vitale e alla manifestazione della spiritualità in senso religioso metafisico (proiettata ad un aldilà ed ad uno spirito separato dalla materia) molto di quel rispetto (e considerazione) verso la natura e l’ambiente e la comunità è andato scemando,  sino al punto che si predilige la virtualizzazione invece della sacralità vissuta nel quotidiano. Ed in questo buona parte della responsabilità è da addebitarsi ai credo monoteisti. Ma quello che era stato scacciato dalla porta ora rientra dalla finestra, infatti la scienza sta riscoprendo i miti, le leggende e le divinità della natura descrivendole in forma di “archetipi”.

All’inizio della  civilizzazione umana, nel periodo paleolitico e preneolitico matristico, la sacralità era incarnata massimamente in chiave femminea, poi con il riconoscimento della funzione maschile nella procreazione tale sacralità assunse forme miste  maschili e femminili, successivamente con l'affermazione del sistema patriarcale fu il maschile che divenne preponderante. 

Ora è tempo di riportare queste energie al loro giusto posto e su un totale piano paritario.  Anche se già in una antica civiltà, quella Vedica,  questa parità era stata indicata, come nel caso della denominazione (maschile) “Surya” che sta ad indicare l’identità del sole in quanto ente,  che  viene completato dall’aspetto femminile “Savitri”  che è la  capacità irradiativa dell’energia solare. E noi sappiamo che fra il fuoco e la  capacità sua propria  di ardere  non vi è alcuna differenza. 

 Paolo D’Arpini  - Referente della Rete Bioregionale Italiana


giovedì 14 dicembre 2023

Streets of Rome, mysteries of Rome... - Strade di Roma, misteri di Roma...

 Poetry, pauses and silences... just black words on white sheets. Idea for a performance never realized

... do you remember the mystery of Via Gradoli (which takes its name from a small town in the province of Viterbo) where Aldo Moro's BR hideout was hidden... and in the same building Marrazzo was "pinned" with the trans...? Mysteries of Rome!

This discussion on the streets of Rome is very intriguing... I remember for example Via Cairoli, where I was a guest of lady Liliana, an old landlady, together with incredible characters, there I experienced extraordinary adventures, in the guise of a fake 18 year old student. From those events Pozzetto made a film... starring Mrs. Liliana herself who impersonated herself. But the most intense and most significant part of my life on the streets of Rome was when I returned there, after 10 years of absence, as a professional spiritual seeker. A kind of holy novice.

And in part I described some of the particular meetings with various "masters" I had between '74 and '76 in Rome. In those glorious years I had returned to live in Rome (temporarily because shortly thereafter I moved to Calcata), the mother country had called me back to the duty of presence, and I quietly stayed in the trenches, in the old house of an uncle recently deceased, in Via Emanuele Filiberto, 29.

From there I learned to know Rome well, walking along its streets every day and visiting every possible corner in which some form of "spirituality" was manifested, from the very nearby Porta Alchemica of Piazza Vittorio, to the basilica of Santa Maria Maggiore, to the Museum for the Middle and Far East, to the caves of Colle Oppio, to the alleys and alleys, churches and small churches of the Borgo....

Paolo D'Arpini



This story continues in the book "Compagni di viaggio"...

"Compagni di viaggio". The lay spiritual research begins and ends in the "Self" of Paolo D'Arpini, it can be requested in bookshops or directly from OM Edizioni (Tel. 051767079 – Cell. 393/33.64.368). If any of your friends are interested in organizing a presentation in your place of residence, please let us know as soon as possible so that we can agree on the most convenient ways and times (call 333.6023090) - Bilingual review: https://bioregionalismo.blogspot.com/2020 /01/travel-friends-lay-spiritual-search.html


Testo Italiano

Poesia, pause e silenzi… solo parole nere su fogli bianchi. Idea per una performance mai realizzata

... ricordate il mistero di Via Gradoli (che prende il nome da paesetto in provincia di Viterbo) in cui si celava il covo BR di Aldo Moro.. e nello stesso palazzo fu "pizzicato" Marrazzo con i trans...? Misteri di Roma!

Questo discorso sulle strade di Roma è molto intrigante... Ricordo ad esempio Via Cairoli, dove fui ospite dalla sora Liliana, una vecchia affittacamere, assieme a personaggi incredibili, lì vissi avventure straordinarie, nelle vesti di  un finto studente di 18 anni.  Da quelle vicende Pozzetto ne ricavò un film... interpretato dalla stessa signora Liliana che impersonava se stessa. Ma la parte più intensa e più significativa del mio vivere nelle strade di Roma fu allorché vi feci ritorno, dopo 10 anni di assenza, in veste di cercatore spirituale professionista. Una specie di novizio santo. 

Ed in parte ho descritto  alcuni  degli incontri particolari con vari "maestri" da me fatti  dal '74 al '76 in quel di Roma. In quegli anni gloriosi ero tornato a vivere a Roma (provvisoriamente perché di lì a poco mi trasferii a Calcata), la madre patria mi aveva richiamato al dovere della presenza, ed io zitto zitto me ne stavo in trincea, nella vecchia casa di uno zio da poco defunto, in Via Emanuele Filiberto, 29.

Da lì imparai a conoscere bene Roma, percorrendo le sue strade giornalmente a piedi e visitando ogni possibile angolo in cui si manifestasse qualche forma di “spiritualità”, dalla vicinissima Porta Alchemica di Piazza Vittorio, alla basilica di Santa Maria Maggiore, al Museo per il Medio ed Estremo Oriente, alle grotte del Colle Oppio, ai vicoli e vicoletti, chiese e chiesuole del Borgo....

Paolo D'Arpini



Questo racconto continua nel libro "Compagni di viaggio" ...

“Compagni di viaggio. La ricerca spirituale laica inizia e finisce nel "Sé" di Paolo D’Arpini, può essere richiesto in libreria o direttamente alla OM Edizioni (Tel. 051767079 – Cell. 393/33.64.368). Se qualcuno degli amici fosse interessato ad organizzare una presentazione  nel luogo di sua residenza ce lo comunichi al più presto in modo da accordarci sui modi e tempi più convenienti (chiamare 333.6023090) - Recensione bilingue:  https://bioregionalismo.blogspot.com/2020/01/travel-friends-lay-spiritual-search.html

domenica 10 dicembre 2023

Lay spirituality in transcendence and immanence... - Spiritualità laica nella trascendenza e nell'immanenza...



Lay Spirituality is syncretic in its acceptance of various forms of thought but does not take on the role of some of them, it remains in suspension, in a condition of detachment.

Obviously, to be genuine, laity must transcend even the very concept of "secularism", that is, it must not consider this attitude of detachment as a prerequisite for truth.

This is understandable if we observe "lay spirituality" in the domain of direct experience and therefore of the indescribability of its cognitive and experiential process. In short, in this sense "spirituality" and "laity" are synonyms with which we try to signify the absolute freedom of pure awareness, a freedom that can never be contained in a description. And how could we ever describe the true meaning of "Self-awareness"?

But from the point of view of the intellect it is possible to evoke a certain "image", as Secular Spirituality is already in itself an image, a "concept", in which to insert all those forms of "spirituality" experienced by the man.

We are aware of moving within the conceptualization we must therefore refer to the first agent indicated with the idea of spirituality.

If we start from the understanding of what is observed - external or internal - we cannot help but find that every "perception" occurs through the mind. The mind cannot be defined as physical, even if it uses the psychosomatic structure as an experiential basis, the nature of the mind is subtle, it is the same thought, and every thought has its root in the ego. Therefore the only subjective and objective reality through which we can say we are present is this I.

Calling it “spirit” is a way to distinguish it from the tendency to identify with the body, and it is a way to remind us that “consciousness” is our true nature. That self - or spirit - which is the only certainty we have, is the only thing worth knowing and realizing. Despite the projective capacity of the mind, capable of dividing itself into various forms, that root ego can never be separated from ourselves. The self is absolute in everyone. So spirituality is the conscious pursuit of one's nature, one's self.

Lay spirituality is recognizing this process in whatever form it manifests itself.

  There is equanimity and detachment, not proselytism on the method practiced (marginal appendix of the research). This secular vision has within itself a syncretic capacity but also the awareness of the insignificance of the specificity of the form in which the investigation manifests itself. It is understood that each “way” is only an expression of the same process in different phases. The path changes with the needs of the moment and with individual drives.

It is sincerity, honesty, perseverance that matter. There are no thoughts, gestures, rites, doctrines to be privileged. The flows pass the source is perennial. Be what you are, said a sage from India, and one from the West replied: Know thyself.

Paolo D'Arpini




Testo Italiano: 

La Spiritualità Laica è sincretica nell'accettazione delle varie forme di pensiero ma non riveste i panni di alcune d'esse, si tiene in sospensione, in uno condizione di distacco.

Ovviamente la laicità per essere genuina deve trascendere  persino il concetto stesso di "laicità", ovvero non deve considerare questo atteggiamento di distacco come un prerequisito di verità.

Ciò è comprensibile  se osserviamo  la "spiritualità laica"  nel dominio dell'esperienza diretta e quindi dell'indescrivibilità del suo processo conoscitivo ed esperienziale. Insomma in questo senso "spiritualità" e "laicità" sono sinonimi con i quali si tenta di
significare l'assoluta libertà della pura consapevolezza, una libertà che non può essere mai racchiusa in una descrizione. E come  potremmo mai descrivere il vero significato di "consapevolezza di Sé"?

Ma dal punto di vista dell'intelletto una certa "immagine" è possibile evocarla, in quanto  la Spiritualità Laica è già di per se stessa un’immagine, un "concetto", in cui inserire tutte quelle forme di “spiritualità” sperimentate dall’uomo. 


Siamo  coscienti di muoverci all’interno della concettualizzazione  dobbiamo perciò far riferimento all’agente primo  indicato  con l’idea di spiritualità.

Se partiamo dalla comprensione  di ciò che viene osservato -esterno od interno- non possiamo far a meno di riscontrare che ogni “percezione” avviene per tramite della mente. La mente non può esser definita fisica, anche se utilizza la struttura psicosomatica come base esperienziale, la natura della mente è sottile, è lo stesso pensiero, ed ogni pensiero ha la sua radice nell’io. Quindi l’unica realtà soggettiva ed oggettiva attraverso la quale  possiamo dire di essere presenti è questo io.

Chiamarlo “spirito” è un modo per distinguerlo dalla tendenza identificativa con il corpo, ed è un modo per ricordarci che la “coscienza” è la nostra vera natura. Quell’io – o spirito- che è la sola certezza che abbiamo, è l’unica cosa che vale la pena di conoscere e realizzare. Malgrado la capacità proiettiva della mente, capace di dividersi in varie forme,  mai può scindersi quell’io radice da noi stessi. L’io è assoluto in ognuno. Allora la spiritualità è il perseguire coscientemente la propria natura, il proprio io.

Spiritualità laica è il riconoscere questo processo   in qualsiasi forma  si manifesti.

 C’è equanimità e distacco, non proselitismo sul metodo praticato (appendice marginale della ricerca).  Questa visione laica ha in sé una capacità sincretica ma anche la consapevolezza dell’insignificanza della specificità della forma in cui l’indagine si manifesta.   Si comprende che ogni “modo” è solo un’espressione  dello stesso processo in  fasi diverse. Il percorso  cambia con le necessità del momento e
con le  pulsioni individuali.

E’ la  sincerità, onestà, perseveranza, che importano. Non ci sono pensieri, gesti, riti, dottrine da privilegiare.  I flussi passano la sorgente è perenne.  Sii ciò che sei, diceva un saggio dell’India, ed uno dell’occidente rispose: Conosci te stesso.

Paolo D'Arpini

sabato 2 dicembre 2023

Let's remain what we have always been... - Restiamo ciò che siamo sempre stati…



“The mind (ego) tends to appropriate lived experiences. Naturally, in order to realize our true nature, it is not necessary to "deny" the physiological identity (name-form) but we must integrate it with the Whole, also because we are part of it and the Whole is inseparable. See the concept of "hologram", in which each part that makes up the image is made up of the totality of the image itself. To delude oneself into thinking oneself is separate from the Whole means falling into separative dualism. The name-form is like a wave that rises on the sea of the Absolute, which is precisely the substratum necessary for the existence of the ego. Realizing that the ego is only the Self reflected in the mirror of the mind is the key to Knowledge” (Saul Arpino)

The "recognition" of our true nature occurs as in the transition from dream to waking life, it is natural and intrinsic in each of us. When we dream we are immersed in the dream and that is the only reality for us... When the moment of awakening arrives there are signs that make us perceive the imminent change of state. In other words, we have an inkling of the imminent exit from the illusion of the dream. Of course this is a simple analogy since in dreams and waking hours, which are mental conditions, there is no true enlightenment and realization. That "awakening" I speak of is the intimate indivisible essence, unapproachable by the mind, but its reality can be understood and experienced in the state of pure awareness.

In the return process that pushes every single being towards that pure awareness, various miracles and mysterious changes occur. Adaptation to new states of consciousness always involves the entire mass body of the species, but in our human dimension we are used to locomotive functioning, that is, two steps forward and one step back, also defined as growth by trial and error. For this reason it seems that evolution lacks linearity and continuity. In our civilization we have experienced various moments that seemed heavenly, but which lacked a holistic understanding. A bit like what happens in the animal world where spontaneity reigns supreme but consciousness is lacking in self-awareness and reason.

In short, we must be able to integrate intuition and reason into our functioning and, having done this, we can proceed to forget the experimental process in order to be able to fully experience the experience in itself. Observer and observed cannot be separated.

To achieve this result, religions recommend the path of "loving your neighbor as yourself" while Gnostic philosophies point towards self-knowledge.

Let's not separate these two paths, let's hold them tight like two oars in our boat that help us get out of the quagmire of "dualism".

After all, how can we consider something to be outside of ourselves?

Paolo D'Arpini




Testo Italiano:

“La mente (ego) tende ad appropriarsi delle esperienze vissute. Naturalmente non è necessario, al fine di realizzare la nostra vera natura, “negare” l’identità fisiologica (nome-forma) ma dobbiamo integrarla con il Tutto, anche perché ne facciamo parte ed il Tutto è inscindibile. Vedi il concetto di “ologramma”, in cui ogni parte che compone l’immagine è costituita dalla totalità dell’immagine stessa. Illudersi di essere separati dal Tutto significa cadere nel dualismo separativo. Il nome-forma è come un’onda che sorge sul mare dell’Assoluto, il quale è appunto il substrato necessario all’esistenza dell’io. Realizzare che l’io è solo il Sé riflesso nello specchio della mente è la chiave della Conoscenza”  (Saul Arpino)

Il  “riconoscimento” della nostra vera natura avviene come nel passaggio dal sogno alla veglia, è naturale ed  intrinseco in ognuno di noi. Quando sogniamo siamo immersi nel sogno e quella è per noi la sola realtà… Quando giunge il momento del risveglio ci sono delle avvisaglie che ci fanno percepire l’imminente cambiamento di stato. Come dire, abbiamo sentore dell’imminente uscita dall’illusione del sogno. Certo questa è semplice analogia poiché nel sogno e nella veglia, che sono condizioni mentali, non vi è vera illuminazione e realizzazione. Quel “risveglio” di cui parlo è l’intima essenza indivisibile, inavvicinabile dalla mente, ma la sua realtà è intuibile e sperimentabile nello stato di pura consapevolezza.

Nel processo di ritorno che sospinge ogni singolo essere verso quella pura consapevolezza avvengono vari miracoli e misteriosi cambiamenti. L’adattamento ai nuovi stati di coscienza coinvolge sempre e comunque tutto il corpo massa della specie, ma nella nostra dimensione umana noi siamo abituati al funzionamento a locomotiva, ovvero due passi avanti ed uno indietro, anche definito crescita per tentativi ed errori. Per questa ragione sembra che l’evoluzione manchi di linearità e continuità. Nella nostra civiltà abbiamo vissuto vari momenti che sembravano paradisiaci, che mancavano però di una comprensione olistica. Un po’ come avviene nel mondo animale in cui la spontaneità  regna sovrana ma la coscienza è carente nella auto-consapevolezza e nella ragione.

Insomma dobbiamo poter integrare l’intuizione e la ragione  nel nostro funzionamento e ciò fatto possiamo procedere a dimenticare il processo sperimentale per poter vivere integralmente l’esperienza in se stessa. Osservatore ed osservato non possono essere separati.

Per ottenere questo risultato le religioni consigliano la via “dell’amare il prossimo tuo come te stesso” mentre le filosofie gnostiche indirizzano verso l’auto-conoscenza.

Non scindiamo queste due vie, teniamole strette come due remi della nostra barca che ci aiutano ad uscir fuori dal pantano del “dualismo”.

In fondo, come possiamo considerare che qualcosa sia al di fuori di noi stessi? 

Paolo D’Arpini

mercoledì 22 novembre 2023

How and when was Zionism born? Come e quando è nato il sionismo...?



It is usually believed that zionism originated from a line of thought that arose within the Jewish community towards the beginning of the last century (or at the end of the previous one) and found its first concrete implementation in the founding of Israel. This fact was, however, accompanied by a strong growth in the influence of a certain Jewish "class" in the world economic and financial field. The nest in which this influence was able to develop is found in the USA, the heart of America, and partly also in England. It was precisely following this strong influence that England agreed to the cession of Palestine, at the end of the Second World War, so that the Jews (victims of persecution and extermination) could found (or re-found) their homeland. The famous "promised land"... And the return to that ideal home occurred with a rapid penetration and occupation of the Palestinian territory, considered "their own".

It is the birth of Israel, the necessary cornerstone to create a precedent and establish a future path, effectively sanctioning the implementation of Zionism. A land is like a temple, if you own a temple the religion is sanctified otherwise it is just a hypothesis. And the Zionist identity had and needs precisely this: a temple symbolizing the fulfillment of the promises of the god Yahweh. A return to the mother house after the diaspora caused by the destruction of the temple by Titus.

But be careful, the Jewish diaspora was not actually caused specifically by the destruction of Jerusalem. This military event only contributed to increasing a process that had already occurred and had been underway for centuries. The diaspora, or nomadism, of the Jews was a component of their culture. The pastoral Semitic origin of this patriarchal tribe and the tendency to wander in search of new pastures was well rooted in Jewish DNA. The Jewish people, divided into various families, were already scattered throughout the known world when some of their representatives began to settle in Palestine, opposing and subjugating the native farmers, those who had built the first cities of antiquity (remember the story of Jericho ?).

This expansionist push and the consideration of having a right, guaranteed by their god, to appropriate that land, and furthermore the religious "distinction" that made the Jews different from any other people meant that the belief was established in their culture, a creed, which placed the chosen people above every other human being. I'm not making this up, just read the Bible and the Torah to realize it. But now this has nothing to do with my speech... let's return to the main topic. However, let me make one last comment. For the Jews, the fact that they considered themselves belonging to a "single" culture, shared through genetic transmission, meant that the religious bond was strong enough to maintain the sense of nation and community, despite not living in the same land. And this is a salient point. But this ancestral attachment to one's ethnic roots is not yet the original cause of Zionism... Far from it! In fact, for true Jews, those born and lived according to tradition, Zionism is seen as a sort of deviance, a heresy. As was the Christian and Mohammedan heresy. In fact we know well that these two religions arose as variants of Judaism.

But what and who do I mean by “real Jews”? I do not intend to refer simplistically to those Orthodox, with tramps and black cloaks, who complain at the Wailing Wall, I am referring in general to the entire "gens" of Jewish origin, both those before and after the "diaspora" (of the 1970s A.D.). They are the descendants of the Jews scattered throughout the known world of antiquity, from Persia to Greece, from Egypt to Italy, etc. but all these Jews, or rather: their descendants, are today a small minority in the international Zionist "Jewish" community.

In truth, these “original” Jews are among the fiercest opponents of Zionism today. And the reason is simple: Zionism was born from non-Jewish elements. Zionism arises in a racial context different from the Jewish one, it is the result of a historical revenge on the part of "conversi" of Turkmen origin, who embraced the "faith" of the chosen people in 740 AD (under the Khagan Bulan) ( due to an unfortunate mistake by some rabbis), simply for political convenience, for questions of power, to maintain a differentiation between the two "religious" blocks that were then competing for dominion over the earth: the Muslims and the Christians.

These "converts", an entire people, the Khazars (or Cazars), formed the Jewish component of Eastern Europe. Zionism begins with them, even if it was not yet clear as a model. In fact, we know that the last will be the first and that the new adherents of a creed often become the most fanatical, also because they know they don't really have the right to it and therefore they gain it with repeated zealots and hatred both towards the original opponents, the Christians and Muslims, and against their "big brothers" the original Jews. They are the successors of these self-styled Jews (which is contrary to Jewish law), who today make up the ranks of bankers and financiers who direct politics and the economy and who have created the Zionist hub in Israel and who have become the "majority" of chosen people….

Just to clarify…

Paolo D'Arpini




Testo Italiano:

Come e quando è nato il sionismo?  Solitamente si ritiene che esso sia originato da un filone di pensiero, sorto all’interno della comunità ebraica, verso i primi anni del secolo scorso (od alla fine del precedente) ed abbia trovato una sua prima attuazione concreta nella fondazione di Israele. Questo fatto è stato comunque accompagnato da una forte crescita dell’influenza di un certo “ceto” ebraico nel campo economico e della finanza mondiale. Il nido in cui tale influenza ha potuto svilupparsi si trova negli USA, il cuore dell’America, ed in parte anche in Inghilterra. Fu proprio in seguito a questa forte influenza che l’Inghilterra acconsentì alla cessione della Palestina, al termine del secondo conflitto mondiale, affinché gli ebrei (vittime di persecuzioni e sterminio) potessero fondare (o rifondare) una loro patria. La famosa “terra promessa”… Ed il ritorno in quella casa ideale avvenne con una celere penetrazione e occupazione del territorio palestinese, considerato “proprio”.

E’  la nascita d’Israele, il necessario caposaldo per creare un precedente e stabilire un percorso futuro, sancì di fatto l’attuazione del sionismo. Una terra è come un tempio, se si possiede un tempio la religione viene santificata altrimenti è solo un’ipotesi. E l’identità sionista aveva ed ha bisogno proprio di questo: un tempio simbolo dell’avverarsi delle promesse del dio Jawè. Un ritorno alla casa madre dopo la diaspora provocata dalla distruzione del tempio ad opera di Tito.

Ma attenzione la diaspora ebraica in realtà non fu causata specificatamente dalla distruzione di Gerusalemme. Questo fatto militare contribuì soltanto ad incrementare un processo che era già avvenuto ed era in corso da secoli. La diaspora, od il nomadismo, degli ebrei era una componente della loro cultura, L’origine semitica pastorale di questa tribù patriarcale e la tendenza a vagare cercando nuovi pascoli era ben radicata nel dna ebraico. Il popolo ebraico, suddiviso in varie famiglie, era già sparso in tutto il mondo conosciuto allorché alcuni suoi rappresentanti presero ad insediarsi in Palestina, contrastando e sottomettendo gli agricoltori autoctoni, quelli che avevano costruito le prime città dell’antichità (ricordate la storia di Gerico?).

Questa spinta espansionistica e la considerazione di avere un diritto, garantito dal loro dio, di appropriarsi di quella terra, ed inoltre la “distinzione” religiosa che rendeva gli ebrei diversi da ogni altro popolo fece sì che nella loro cultura si affermasse la convinzione, un credo, che poneva il popolo eletto ad di sopra di ogni altro essere umano. Non me lo sto inventando, basterà leggere la bibbia e la torah per rendersene conto. Ma questo ora non c’entra con il mio discorso.. ritorniamo al tema principale. Comunque un’ultima considerazione mi sia consentita. Per gli ebrei il fatto di considerasi appartenenti ad una “unica” cultura, condivisa per trasmissione genetica, fece sì che il legante religioso fosse abbastanza forte da mantenere il senso della nazione e della comunità, pur non vivendo nella stessa terra. E questo è un punto saliente. Ma questo attaccamento ancestrale alle proprie radici etniche non è ancora la causa originaria del sionismo… Tutt’altro! Infatti per i veri ebrei, quelli nati e vissuti secondo la tradizione, il sionismo viene visto come una sorta di devianza, una eresia. Come lo fu l’eresia cristiana e maomettana. Infatti sappiamo bene che queste due religioni sorsero come varianti dell’ebraismo.

Ma cosa e chi intendo per “ebrei veri”? Non intendo riferirmi semplicisticamente a quegli ortodossi, con barboni e palandrane nere, che  si lamentano al muro del pianto, mi riferisco in generale a tutta la “gens” di origine ebraica, sia quella antecedente che quella successiva alla “diaspora” (del ‘70 d.C.). Sono i discendenti degli ebrei sparpagliati in tutto il mondo conosciuto dell’antichità, dalla Persia alla Grecia, dall’Egitto all’Italia, etc. ma tutti questi ebrei, meglio: i loro discendenti, sono oggi una minoranza ristretta nella comunità internazionale “giudea” sionista.

In verità questi ebrei “originali” sono oggi fra i più accaniti oppositori del sionismo. Ed il motivo è semplice: il sionismo nasce da elementi non ebraici. Il sionismo sorge in un contesto razziale diverso da quello ebraico, è il risultato di una rivalsa storica da parte di “conversi” di origine  turcomanna, che abbracciarono nel 740 della nostra era (sotto il Khagan Bulan) la “fede” del popolo eletto (per un malaugurato errore di alcuni rabbini), semplicemente per convenienza politica, per questioni di potere, per mantenere una differenziazione fra i due blocchi “religiosi” che allora si contendevano il dominio della terra: i musulmani ed i cristiani.

Questi “conversi”, un intero popolo, i khazari (o cazari), formarono la componente ebraica dell’Europa orientale. Il sionismo comincia da loro, anche se non era ancora chiaro come modello. Infatti si sa che gli ultimi saranno i primi e che i nuovi aderenti ad un credo divengono spesso i più fanatici, anche perché sanno di non averne realmente diritto e quindi se lo conquistano con un reiterato zelotismo ed odio sia nei confronti degli opponenti originari, i cristiani ed i musulmani, sia contro i loro “fratelli maggiori” gli ebrei originari. Sono i successori di questi sedicenti ebrei (cosa contraria alla legge giudaica), che oggi compongono la schiera dei banchieri e finanzieri che dirigono la politica e l’economia e che hanno creato il fulcro sionista in Israele e che sono diventati la “maggioranza” del popolo eletto….

Tanto per fare chiarezza…

 Paolo D'Arpini


venerdì 3 novembre 2023

Everywhere is the center of the world... - Ovunque è il centro del mondo...

 


One thing that has always made me reflect is the discovery, made by geneticists by analyzing the mitochondrial genome, that European populations descend from 12 women, presumably who emigrated from Africa (their traces, however, start from the Middle East). Twelve apostles of life and mothers of all of us. If we then consider that over the centuries Italy has been inhabited by hundreds of different populations in continuous mixing with each other, we understand that bioregional identity certainly cannot be based on the genetic belonging of a certain community that lives in the place, but rather on the ability to live in harmony with the place and with all its inhabitants, including animals.

Thought and ideology and religions alienate man from man and man from nature while the sense of community that arises from sharing existence in the same place is something healthy and concrete. This is the bioregional approach and this is also the way I try to relate to others and the environment since I moved from Calcata to Treia, in the Marche.

I had written about Calcata and now also about Treia which is "the center of the world", as indeed any other place where one lives is, since the center of the world is where the presence manifests itself.

In feeling part of the place there is also the emotional and "biological" aspect of thought to consider, thought is not only speculative or projective, or at least it is only in its visible form when it materializes in a choice combined with an interest principal (whether that of an ego of a nation or of a community in which one recognizes oneself). However, are we aware that the matrix of thought is "biological"? And it does not take into account the implications and consequences, except as a function of a global evolutionary "project" (trials and errors, cause and effect, call it what you like).

The mind is a transceiver, it is a radio or a television or a computer, but the operator who enters data and ensures that the various programs are developed (on the basis of pre-established rules inherent in the "technical" capabilities of the medium itself) is uncontrollable by the medium, the exact opposite being true.

Bios is the "Force" the aggregation that presumes to embody it is only the arm that moves... The decision is not of the arm but appears as such.

Life in its inseparable totality pushes and generates "creatures" capable of manifesting its "game". A practical example, when a thought arises in our mind and as a consequence we make a "decision", have we ever asked ourselves where that thought arises from? What is the "Force" that makes it visible to our mind?

The same goes for everything else: yin and yang, light and darkness, chiaroscuro necessary for the dream! Nonetheless... it is "correct" and "suitable" for one to move and act in the world according to one's feelings (whatever that may be).

Paolo D'Arpini




Testo Italiano: 

Una cosa che sempre mi ha fatto riflettere è la scoperta, fatta dai genetisti analizzando il genoma mitocondriale,  che le popolazioni europee discendono da 12 donne, presumibilmente emigrate dall’Africa (le loro tracce comunque partono dal Medio Oriente). Dodici apostole di vita e madri di tutti noi. Se poi consideriamo che nei secoli l’Italia è stata abitata  da centinaia di popolazioni diverse in continuo mescolamento fra loro, comprendiamo che l’identità bioregionale non può certamente essere basata sull’appartenenza genetica di una certa comunità che vive nel luogo, bensì sulla capacità di vivere in sintonia con il luogo e con tutti i suoi abitanti, animali compresi.

Il pensiero e l’ideologia e le religioni  alienano l’uomo dall’uomo e l’uomo dalla natura mentre il senso di comunità che sorge dal condividere l’esistenza nello stesso luogo è qualcosa di sano e di concreto. Questo è l’approccio bioregionale e questo è anche il modo in cui cerco di rapportarmi con gli altri e con l’ambiente da quando mi sono trasferito  da Calcata a Treia, nelle Marche.

Avevo scritto di Calcata, ed ora anche di  Treia, che è “il centro del mondo”,  come d’altronde qualsiasi altro luogo in cui si vive lo è, poiché il centro del mondo è ove si manifesta la presenza.

Nel sentirsi parte del luogo c’è da considerare anche l’aspetto emozionale e  “biologico” del pensiero, il pensiero non è solo speculativo o proiettivo, o perlomeno lo è solo nella sua forma visibile allorché si concretizza in una scelta abbinata ad un interesse precipuo (che sia quello di un io di una nazione o di una comunità in cui ci si riconosce). Siamo però consapevoli che la matrice del pensiero è “biologica”? Ed essa non tiene conto dei risvolti e delle conseguenze, se non in funzione di un “progetto” globale evolutivo (tentativi ed errori, causa ed effetto, chiamatelo come vi pare).

La mente è un ricetrasmettitore, è una radio od un televisore od un computer, ma l’operatore che immette dati e fa sì che i diversi programmi vengano sviluppati (sulla base di norme prestabilite e connaturate nelle capacità “tecniche” del mezzo stesso) è incontrollabile dal mezzo, essendo vero l’esatto contrario.

Bios è la “Forza” l’aggregazione che presume di incarnarla è solo il braccio che si muove… La decisione non è del braccio ma appare come tale. 

La Vita nella sua totalità inscindibile spinge e genera “creature” atte a manifestare il suo “gioco”. Un esempio pratico, quando sorge un pensiero nella nostra mente ed in conseguenza a ciò prendiamo una “decisione” ci siamo mai chiesti da dove sorge quel pensiero? Quale è la “Forza” che lo rende visibile alla nostra mente?

Così è per tutto il resto: yin e yang, luce e tenebra, chiaroscuri necessari per il sogno! Ciò non ostante…  è “corretto” e “consono” che ci si muova e si agisca nel mondo secondo il proprio sentire (qualsiasi esso sia).

Paolo D’Arpini


mercoledì 1 novembre 2023

Bioregional implementation in practice... - Attuazione bioregionale in pratica...



We bioregionalists and deep ecologists are all working, albeit in a disjointed and differentiated way, on a change in society. In general, as I understand from the situations I find myself in, it seems very difficult to find synergies of purpose and disinterested collaboration. This is due to the fact that each of us has formed a particular idea of what the priorities must be to implement this "change".

I believe that, to continue with common action, it is necessary to renounce any form of hierarchical and structured aggregation by operating in terms of small arable network actions, hoping that over time and with the maturation of collective consciousness the conditions suitable for a “directed” but spontaneous.

The important thing is not to give up and continue with disinterested action to the extent possible, allowing the conditions for an elective collaboration to be created in every situation, in the awareness of the common goal, and at the same time knowing that every "association" lasts for a long time. limited completion of the action in progress.

But from this reflection I would like to draw some considerations on some aspects of the society in which we live: "only a weak personality needs simulacra with which to identify", and this is precisely what happens in those who, hopefully, reflect themselves only in the ideal specific and limited that they love! This attitude is often passively and uncritically imitative, and can take root in men of weak spirit, with a strong vocation for external identification, who want to realize their own plan.

And the common interest?

From the point of view of synthesis it should be found in adherence to the concept of "common good". In this regard, Goethe's thought from God and the World comes to mind: "To orient yourself in the Infinite / you must distinguish and then unite".

It is true that the mind of the capable man, in such times, longs to escape solitude and produce positive results. But it is also important to have the inner greatness that allows us to tolerate even imperfect people. If one attempted to oppose evil with the usual means the resulting collapse would be disastrous with consequent humiliation.

To better clarify the situation of this "historical moment" (which does not only belong to the season but also to the moral maturation of man), I report here, once again, a teaching of the sage Ramana Maharshi relating to social harmony.

“A society is the organism; its constituent members are the limbs that perform its functions. A member thrives when he is loyal in service to society as a well-coordinated organ functions in the organism. While faithfully serving the community, in thought, word and deed, a member of the community should promote his cause to other members of the community, making them aware and inducing them to be faithful to the society, as a form of progress for the latter.

Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana


bioregionalismo.treia@gmail.com


Testo Italiano: 

Noi bioregionalisti ed ecologisti profondi stiamo tutti lavorando, sia pure in modo disgiunto e differenziato, ad un cambiamento della società. In generale, per come capisco dalle situazioni in cui mi vengo a trovare  sembra molto difficile poter trovare sinergie d’intenti e collaborazione disinteressata. Ciò è dovuto al fatto che ognuno di noi si è fatto un’idea particolare di quelle che debbono essere le priorità per attuare questo “cambiamento”.

Credo che, per proseguire nell’azione comune, occorra rinunciare a qualsiasi forma di aggregazione gerarchica e strutturata operando in termini di piccole azioni di rete seminativa, sperando che nel tempo e con la maturazione della coscienza collettiva possano manifestarsi le condizioni adatte ad un cambiamento non “indirizzato” ma spontaneo.

L’importante è non demordere e proseguire nell’azione disinteressata nei limiti del possibile, lasciando che in ogni situazione si creino i presupposti per una collaborazione elettiva, nella consapevolezza del fine comune, ed allo stesso tempo sapendo che ogni “associazione” dura il tempo limitato del compimento dell’azione in corso.

Ma da questa  riflessione desidero trarre alcune considerazioni su alcuni aspetti della  società  in cui viviamo: “solo una personalità debole ha bisogno di simulacri in cui identificarsi”, e questo è proprio ciò che avviene in quelli che, speranzosi, si rispecchiano solo nell’ideale specifico e limitato  che essi  amano! Tale atteggiamento, spesso, è passivamente e acriticamente imitativo, e può attecchire in uomini di spirito debole, con vocazione forte all’identificazione esteriore, che vogliono realizzare un proprio disegno.

E l’interesse comune?

Dal punto di vista della sintesi dovrebbe trovarsi nell’adesione al concetto di “bene comune”. A questo proposito mi sovviene il pensiero di Goethe da Dio e Mondo: “Per orientarsi nell’Infinito / distinguer devi e poscia unire”.

E’ vero che la mente dell’uomo capace, in tempi simili, anela ad uscire dalla solitudine ed a produrre risultati positivi. Ma è altresì importante avere la grandezza interiore che consente di sopportare anche le persone imperfette. Se si tentasse di opporsi al male con i mezzi abituali il crollo che ne risulterebbe sarebbe rovinoso con conseguente umiliazione.

Per meglio chiarire la situazione di questo “momento storico” (che non appartiene solo alla stagione ma anche alla maturazione morale dell’uomo), riporto qui, ancora una volta, un insegnamento del saggio Ramana Maharshi relativo all’armonia sociale. “Una società è l’organismo; i suoi membri costituenti sono gli arti che svolgono le sue funzioni. Un membro prospera quando è leale nel servizio alla società come un organo ben coordinato funziona nell’organismo. Mentre sta fedelmente servendo la comunità, in pensieri, parole ed opere, un membro di essa dovrebbe promuoverne la causa presso gli altri membri della comunità, rendendoli coscienti  ed  inducendoli ad essere fedeli alla società, come forma di progresso per quest’ultima.”.

 

Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana


venerdì 13 ottobre 2023

Ethics are not Taoist... - L'etica non è taoista

 


Ethics belongs to reasoning and therefore to the logical brain while happiness is inherent in the unconscious, therefore it is part of the analogue brain. Man, like all other animals, is happy to live by his own nature.

Let's see what recent scientific studies based on technologies, called 'Brain imaging', say, which allow us to see which parts of the brain are most active during certain thoughts, words and actions. From these 'brain maps' it appears that rational thought and language activate in most cases the left hemisphere, which is similar to a computer, in that it accumulates the data of experiences in memory and repeats them on request. The right side of the brain is activated by music, by non-verbal language, which is made up of voice intonations, looks, gestures, facial expressions, etc. and creativity, which is the original combination of elements present in nature…

Unfortunately in modern society, especially following the predominance of rationalist science (and chauvinist culture), the judging part of the mind has taken over, hence the great step forward of monotheistic religions, of the arrogance of use towards other creatures and of nature. In this sense, the reading of Bataille's "The Limit of Use" is enlightening.

But at first superficial analysis it seems strange that even the so-called "animalism" and "veganism" are part of the same reasoning. To tell the truth, although they place themselves in (apparent) opposition to chauvinist and patriarchal oppression, in reality they are an equal counterpart to it. On the one hand they oppress themselves considering it their right and on the other they defend themselves in consideration of their own ideological (ethical) "superiority".

In the Hua Hu Ching it is said: "Tolerance is often required of other ordinary beings. For integral beings there is no such thing as tolerance, because there is no such thing as anything else. They have renounced all ideas of individuality and expanded the their good will without prejudice in any direction. Not hating, not resisting, not contesting. Loving, hating, having expectations - all these are attachments. Attachment prevents the growth of one's true being. Therefore the integral being is not attached to nothing and can relate to everyone with an unstructured attitude."

In Taoism, which is not strictly a religion or even a philosophy, but a form of naturalism lived without emphasis, abstention from excesses, both positive and negative, is indicated as a natural attitude of life. We understand good and evil but prefer neither one nor the other. Good (yang) and evil (Yin) are the two aspects of the manifestation of existence on this earth. And it is for this reason that the Taoists mocked the good Confucius who, as a convinced rationalist, pushed for a social and political ethic, while they limited themselves to remaining in their original nature. Respecting natural propensities, therefore not acquired for utilitarian convenience....

Happiness is our true nature, Osho stated, and the pursuit of happiness is a way to obscure and hide it. In fact, in an ancient Calcata proverb it is said "The best is the enemy of the good"... since by pursuing the hypothetical better one does not experience the good that is within reach. Proof of this is also at the legislative level in the continuous introduction of laws into society which do nothing but make justice increasingly quibbled and impracticable.

Perhaps the fantastic and the poetic should also be recovered in our social and productive life. ..That poeticity, which in the ancient world characterizes the form of man's questioning of reality and the meaning of his own experiences, is a significant indicator of an ORIGINAL CONCORD between a spontaneous acceptance of the other (not simply ethical) and innate happiness which with rationality ends up being forgotten.

It is necessary to overcome the detachment that has led to almost naturalizing the conflict between poetry and rhetoric, and this without wanting to efficiently promote, affirm and re-think the truth of joy as the result of an "ethical" conception.

“The man who does not want to be part of the masses has only to stop being accommodating to himself; he should rather follow his conscience which shouts to him: 'be yourself! You are certainly not what you do, think and desire now. Every young soul hears this appeal day and night and trembles at it; in fact he foresees, by turning his thoughts to his real liberation, the measure of happiness destined from eternity; happiness that he will never be able to achieve if chained by opinions and fear. And how absurd and desolate existence can become without this liberation! In nature there is no creature more empty and repugnant than man who has escaped his genius and now stealthily turns his gaze to the right and to the left, back and everywhere. In the end, such a man cannot even be attacked: he is just an exterior without a core, a rotten costume, painted and bloated, a dressed up ghost who cannot inspire fear, much less compassion." (Friedrich Nietzsche)

Paolo D'Arpini




Testo Italiano:

L'etica appartiene al ragionamento e quindi al cervello logico mentre la felicità è connaturata nell'inconscio, quindi fa parte del cervello analogico. L'Uomo, come tutti gli altri animali è felice di vivere per sua propria natura..

Vediamo cosa dicono i recenti studi scientifici basati su tecnologie, dette ‘Brain imaging’, che permettono di vedere quali parti del cervello si mettono in funzione maggiormente durante certi pensieri, parole e azioni. Da queste ‘mappe del cervello’ risulta che il pensiero razionale e il linguaggio attivano nella maggior parte dei casi l’emisfero sinistro, che e’ simile a un computer, in quanto accumula i dati delle esperienze in memoria e li ripete su richiesta. La parte destra del cervello e’ attivata dalla musica, dal linguaggio non-verbale, che e’ fatto di intonazioni della voce, sguardi, gesti, mimica facciale, ecc. e dalla creatività, che è la combinazione originale di elementi presenti in natura…

Purtroppo nella società moderna, soprattutto in seguito al predominio della scienza razionalista (ed ella cultura maschilista) ha preso il sopravvento la parte giudicativa della mente, da qui il grande passo avanti delle religioni monoteiste, della arroganza dell'uso nei confronti delle altre creature e della natura. In tal senso è illuminate la lettura de "Il Limite dell'Utile" di Battaille.  

Ma  ad una prima analisi superficiale appare strano che anche il così detto "animalismo" e "veganesimo" facciano parte di un ragionamento.  A dire il vero,  malgrado si pongono in opposizione (apparente) con la sopraffazione maschilista e patriarcale, in realtà ne sono un contraltare paritario. Da una parte si opprime considerandolo un proprio diritto e dall'altra si difende in considerazione della propria "superiorità"  ideologica (etica).

Nel Hua Hu Ching è detto: "Agli altri esseri comuni spesso si richiede tolleranza. Per gli esseri integrali non esiste una cosa come la tolleranza, perché non esiste nessuna cosa come le altre. Essi hanno rinunciato a tutte le idee di individualità e ampliato la loro buona volontà senza pregiudizi in qualunque direzione. Non odiando, non resistendo, non contestando. Amare, odiare, avere aspettative: tutti questi sono attaccamenti. L'attaccamento impedisce la crescita del proprio vero essere. Pertanto l'essere integrale non è attaccato a nulla e può relazionarsi a tutti con una attitudine non strutturata."

Nel taoismo, che non è propriamente una religione e nemmeno una filosofia, ma una forma di naturalismo vissuto senza enfasi, si indica l'astenersi dagli eccessi, sia in positivo che in negativo, come un naturale atteggiamento di vita. Si comprende il bene ed il male ma non si predilige né l'uno né l'altro. Il bene (yang) ed il male (Yin) sono i due aspetti del manifestarsi della esistenza su questa terra. Ed è per questa ragione che i taoisti irridevano il buon Confucio che da razionalista convinto spingeva per un'etica sociale e politica, mentre essi si limitavano a permanere nella propria natura originale. Rispettando le propensioni naturali, non acquisite quindi per convenienza utilitaristica....

La felicità è la nostra vera natura, affermava Osho, e la ricerca della felicità è un modo per oscurarla e nasconderla. Infatti in un antico proverbio calcatese si dice "Il meglio è nemico del bene"...  poiché perseguendo l'ipotetico meglio non si vive il bene che è a portata di mano. Prova ne sia anche a livello legislativo la continua immissione di leggi nella società che non fanno altro che rendere la giustizia sempre più cavillosa ed impraticabile.

Forse andrebbe recuperato il fantastico ed il poetico  anche nella nostra vita sociale e produttiva. ..Quella poeticità, che nel mondo antico caratterizza la forma dell’interrogarsi dell’uomo sul reale e sul senso delle proprie esperienze, è spia significativa di una ORIGINARIA CONCORDIA tra una spontanea accettazione dell'altro (non semplicemente etica) e la felicità innata  che con la razionalità  finisce con l’essere dimenticata.  

Occorre superare il  distacco che ha portato quasi a naturalizzare il conflitto tra  poesia e  retorica, e ciò senza voler efficientemente promuovere ed affermare e ri-pensare la verità della gioia  in quanto risultato di una  concezione "etica".

“L’uomo che non voglia far parte della massa non ha che da smettere di essere accomodante con se stesso; segua piuttosto la propria coscienza che gli grida: ’sii te stesso! Tu non sei certo ciò che fai, pensi e desideri ora’. Ogni giovane anima sente giorno e notte questo appello e ne trema; infatti presagisce, rivolgendo il pensiero alla sua reale liberazione, la misura di felicità destinata dall’eternità; felicità che non riuscirà mai a raggiungere se incatenata dalle opinioni e dalla paura. E quanto assurda e desolata può divenire l’esistenza senza questa liberazione! Nella natura non c’è creatura più vuota e ripugnante dell’uomo che è sfuggito al suo genio e ora volge di soppiatto lo sguardo a destra e a sinistra, indietro e ovunque. Un tale uomo alla fine non lo si può neppure attaccare: è solo esteriorità senza nucleo, un marcio costume, pitturato e rigonfio, un fantasma agghindato che non può ispirare paura e tanto meno compassione.” (Friedrich Nietzsche)

Paolo D'Arpini