domenica 27 dicembre 2020

Who or what is the Guru in the lay spiritual path - Chi o cosa è il Guru nel percorso spirituale laico


Very often speaking with friends about the concept of Lay Spirituality  I am found to have to defend what is the function of the Guru in this path. Usually, as often stated by the two Kishnamurti (Jiddu and U.G.), certainly exponents of a trend "anti-religious" means that the spiritual quest must be addressed solely to self-knowledge, meaning that what is outside of us it is certainly also inside of us, so it is useless seek outside what we already have inside.


To know oneself - as Ramana Maharshi himself said -  no instruction or action is needed, "the Guru can only point out the road but he cannot give you what you already are. "But it must be said that for the inveterate tendencies to turn outwards we are not in able to sink and rejoin the Self. Therefore we feel the need of a help, at least an example, a gesture of sympathy and love that encourage us towards the goal.


My experience in this sense,  with Baba Muktananda, a realized master, may perhaps be significant for the shrewd reader.


My Guru / Disciple relationship represented a very "animal" relationship. Little or nothing appeared on the level of "formal" teaching. I felt stimulated to approach him with a silent, turned approach, observation, mimicry, actions performed, lightness, to the demonstrated human heat. In fact it was just a game of "hide and seek".  I watched from around the corner every gesture and movement of him. In some moments, the most intimate ones, it seemed to me that knowledge was coming to me transmitted through these playful forces.


By analogy, the image of a mother cat  that plays with her kitty. Through the game, the licks, the paws, the rolling, the growl, the meow, the mother cat transmits self-knowledge ... And the kitten discovers the feline nature of himself, instinctively, in that love game. The same happened for the inner awakening that manifested itself spontaneously upon contact with my Guru.


Everything happened without thinking about it, as an effect of the presence in same place and at the same time, experiencing common situations. There knowledge thus transmitted is imbued with various emotions, at times rebellion, sometimes affection, gestures, looks, smells, light touches, even irony and a sense of ridicule ... 


In the end the result of that fantastic relationship, I could define it as love, is knowledge by subtle "induction" (or intuition?), by awakening the ancestral memory. The Guru did nothing but represented what I am too... It's like looking in the mirror, once your own image is recognized, nothing else is needed to add  since the "image" of the spirit is permanent, it is not changeable as that of an aging face, the spirit  is eternally young.


This is my feeling. In fact, lay spirituality is a path which surpasses all concepts of religion and behavior, is beyond outside the moral and also the immoral addresses.


This could give rise to doubts and even misunderstandings. Indeed for how it was described and judged, especially in the religions of Judeo / Christian matrix, amorality and immorality often come equate to the lack of spiritual conscience. But this thought is due to the fact that a rule of conduct has been superimposed, based on ethics and religious morality, on the natural state of man and on his genuine spiritual expression.


Lay spirituality cannot be an "attitude" or the result of conforming to someone's written rules, lay spirituality is simply being consciously what oneself is, without shame and without models of any kind. Therefore the capacity of the Guru of "teaching" through daily life, in terms of lay  spirituality, lies in the intrinsic ability to "transmit" the "Truth" in everything that we manifest or that manifests itself to us.


The Guru is not a person, therefore, or at least not just one person since he can still appear in any form, but the illuminating intelligence that frees us from mental superstructures and from religious or moral fictions.


Paolo D'Arpini








Testo Italiano: 

Molto spesso parlando con amici del concetto di Spiritualità Laica mi
son trovato a dover difendere quella che è la funzione del Guru in
questo percorso. Solitamente, come spesso dichiarato dai due
Kishnamurti (Jiddu e U.G.), sicuramente esponenti di un filone
"anti-religioso", si intende che la ricerca spirituale debba essere
indirizzata unicamente all'auto-conoscenza, intendendo che ciò che è
fuori di noi è sicuramente anche dentro di noi, quindi non serve
cercare all'esterno quel che abbiamo già all'interno.

Per conoscere se stessi -come diceva lo stesso Ramana Maharshi- non
c'è bisogno di alcuna istruzione o azione, "il Guru può solo indicare
la strada ma non può darti quello che già sei".  Ma c'è da dire che
per le tendenze inveterate a rivolgersi verso l'esterno non siamo in
grado di affondare e ricongiungerci nel Sé. Perciò sentiamo il bisogno
di un aiuto, perlomeno un esempio, un gesto di simpatia e di amore che
ci incoraggi verso la meta.

La mia esperienza in tal senso, vissuta con Baba Muktananda,  
un maestro realizzato, può forse risultare significativa per l'accorto lettore.   

Il mio rapporto Guru / Discepolo rappresentava una relazione molto "animale". 
Poco o nulla appariva sul piano dell'insegnamento "formale". Mi sentivo
stimolato ad avvicinarmi a lui con un approccio silenzioso, rivolto
all'osservazione, alla mimica, alle azioni compiute, alla leggerezza,
al calore dimostrato. In effetti era solo un gioco al "nascondino" in
cui spiavo da dietro l'angolo ogni suo gesto e movimento. In alcuni
momenti, quelli più intimi, mi sembrava che la conoscenza mi venisse
trasmessa attraverso queste forze giocose.

Mi viene in mente, per analogia, l'immagine di una mamma gatta che
gioca con il suo micio. Attraverso il gioco, le leccate, le zampate,
il rotolarsi, il ringhiare, il miagolare, la mamma gatta trasmette
conoscenza di sé...  Ed il gattino scopre la sua natura felina,
istintivamente,  in quel gioco amoroso. Altrettanto è avvenuto per il
risveglio interiore che si è manifestato spontaneamente al contatto
con il mio Guru.

Tutto succedeva senza pensarci, come effetto della presenza nello
stesso luogo e nello stesso tempo, vivendo situazioni comuni. La
conoscenza trasmessa in tal modo è intrisa di varie emozioni, talvolta
ribellione, talvolta affetto, gestualità, sguardi, odori, leggeri
tocchi, persino ironia e senso del ridicolo.. Alla fine il risultato
di quel fantastico rapporto, potrei definirlo d'amore, è la conoscenza
per sottile "induzione" (o intuizione?), per risveglio della memoria
ancestrale.. Il Guru non faceva altro che rappresentare quel che
anch'io sono..  E' come guardarsi allo specchio, una volta
riconosciuta la propria immagine non serve null'altro da aggiungere..
poiché "l'immagine"  dello spirito è permanente, non è mutevole come
quella di un volto che invecchia, lo spirito.. è eternamente giovane.

Questo il mio sentire...  Infatti la spiritualità laica è un percorso
che supera ogni concetto di religione e di comportamento, sta al di
fuori degli indirizzi morali ed anche di quelli immorali.

Ciò potrebbe dar adito a dubbi ed anche a fraintendimenti. In effetti
per come è stata descritta e giudicata, soprattutto nelle religioni di
matrice giudeo/cristiana, l’amoralità e l'immoralità vengono spesso
equiparate alla mancanza di coscienza spirituale. Ma questo pensiero è
dovuto al fatto che si è sovrimposta una norma di comportamento,
basata sull’etica e sulla morale religiosa, sullo stato naturale
dell’uomo e sulla sua genuina espressione spirituale.

La spiritualità laica non può essere un “atteggiamento” od il
risultato di un conformarsi alle norme scritte da qualcuno,
spiritualità laica è semplicemente essere consapevolmente quello che
si è, senza vergogna e senza modelli di sorta. Perciò la capacità del
Guru di “insegnare” attraverso la vita quotidiana, in termini
spirituali laici, sta nell'abilità intrinseca di “trasmettere” la
“verità” in tutto ciò che noi manifestiamo o che a noi si manifesta.

Il Guru non è una persona, quindi, o perlomeno non soltanto una
persona visto che comunque può apparire in ogni forma, bensì
l’intelligenza illuminante che ci libera dalle sovrastrutture mentali
e dalle finzioni religiose o morali.


Paolo D'Arpini

1 commento:

  1. Ecco la traduzione in italiano dei versi della Guru Gita, come presente nella parte terminale dello Skanda Purana: http://vegetus.net/la-guru-gita/

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