venerdì 18 dicembre 2020

Genetics and diet - Genetica e dieta



You know that I "hate" any ideology, both political and religious, and I don't even like being part of more or less horizontal parishes in terms of morals or ethics.


For this reason I always find it difficult to define myself as "vegetarian" ... but I was forced, due to the accepted qualification and the consolidated dietary trend.

The fact is that man, by nature of him, both genetically, anatomically and ecologically, is a "frugivore" like apes, pigs and bears. What does it mean? To begin with, I will say that the adjective "frugal" or the term "frugality" are proper to being frugivorous. Frugivores belong to the mammal family and essentially feed on the fruits of the earth, in all forms. They are distinct from herbivores and carnivores as they have the ability to adapt to a varied diet of seeds, vegetables, fruit, roots, grains, legumes, etc. etc. which can also include the use of substances of animal origin, such as milk, eggs, honey, and also insects and small animals or molluscs.

"Weaning" is nothing more than the process of adaptation of the intestinal bacterial flora which makes itself suitable for assimilating and digesting foods that would otherwise be indigestible and unassimilable. In short, in order to absorb the nutritional substances of meat, for example, special digestive enzymes must be created in the stomach, a sort of antibodies, which are able to break down the meat proteins and make them accessible to the body.

This ability of all frugivores was "invented" by the evolutionary process to cope with any particular food shortages and needs encountered during the course of life and expansion on the planet For women in particular, meat integration may be necessary at the moment of pregnancy and breastfeeding and also following the "loss" of menstrual blood.

For the male the use of meat, or substances of animal origin, is less fundamental and has the simple value of "exciting" as it maintains a more evident spirit of aggression. In fact, in India, which has always been a vegetarian culture, warriors (kshatrya) are allowed to use meat and this also applies to outcasts or tribal people (pariah) who often live in the forests of hunting and fishing, not practicing agriculture.

It should also be noted that from the research carried out on fossil feces, found in the camps of primitive men in various parts of the world, it appears that the ingestion of substances of animal origin was very limited, not exceeding 10% of the total food eaten.

Here I would like to make an inscription on the fable of the primitive man "hunter" who did not actually go hunting but, aggregated in packs of idlers, wandered in the savannah armed with sticks and spears, and limited himself to chasing away predators and stealing their carcasses. animals killed, if it suited him. This until the Neolithic when the breeding of herds began which made both milk and meat more accessible. Another demonstration in this sense comes from the analysis of the eating habits of aboriginal peoples who integrate the frugivorous diet with fish and small animals, such as rodents, caught with traps.

In short, eating meat is for man an adaptation to extreme conditions and meat can be considered as "medicine" or a substance to be used only in case of need. Now I am reminded of a story that makes this adjustment capacity explicit also in other specifically herbivorous species…. I do not remember which polar explorer (Scott?) To avoid having to carry excessive loads of food had raised goats accustomed them to pulling sleds on the ice, then slowly changed their usual diet by feeding them bits of goat meat, some survived and they adapted to eat meat and those were used to face the trip to the pole and also serve as food (when needed) both for humans and for themselves…

Okay, this is an extreme case but what I wanted to mean is that nature has made us adaptable and even man in case of need can survive on meat alone, as do for example the Eskimos or some peoples of the steppes who however have a very short life span (thirty or forty years at the most).

In moderate or tropical climates the supplementary need for food of animal origin is reduced to almost zero, stopping at the aforementioned milk, cheese, honey, eggs, etc.

From this it follows that man's natural diet is devoid of meat, in its universal average, and that eating meat is unnatural (in large quantities) and that calling oneself "vegetarian" is an ideological strain and therefore has no meaning. real from the point of view of human physiology. Man, and myself, is only a "frugivore".

Now you see how to put it with all these kindhearted animal rights activists who claim to be vegetarians for ethical reasons…. (I have known many angry vegans or strict frugivores who after a few years burst and return to sausages ...). What is actually needed is just to adhere to one's nature and consequently not to eat meat as we would not eat the boogers of our nose (after a certain age one stops…).

Paolo D'Arpini  con nipotino Sava



"Todo este dìa con su azul racino y una secreta lagrima de vida que tu encontraras en la Tierra"


Testo Italiano: 

Sapete che "odio" ogni ideologia, sia politica che religiosa, e non mi piace nemmeno far parte di parrocchiette più o meno orizzontate in termini di morale od etica. 

Per questa ragione stento sempre a definirmi "vegetariano"… ma sono stato costretto, per via della qualificazione accettata e della moda dietetica consolidata.

Il fatto è che l'uomo, per sua natura, sia geneticamente sia anatomicamente sia ecologicamente, è un "frugivoro" come le scimmie antropomorfe, i maiali e gli orsi. Cosa significa? Tanto per cominciare dirò che l'aggettivo "frugale" od il termine "frugalità" sono propri dell'essere frugivoro. I frugivori appartengo alla famiglia dei mammiferi e si nutrono essenzialmente dei frutti della terra, in tutte le forme. Sono distinti dagli erbivori e dai carnivori poiché hanno la capacità di adattarsi ad una dieta variegata di semi, verdure, frutta, radici, cereali, legumi, etc. etc. che può prevedere anche l'uso di sostanze di origine animale, come il latte, le uova, il miele, e pure insetti e piccoli animali o molluschi. 

Lo "svezzamento" non è altro che il processo di adattamento della flora batterica intestinale che si rende idonea ad assimilare e digerire cibi che sarebbero altrimenti indigeribili ed inassimilabili. Insomma per poter assorbire le sostanze nutritive della carne, ad esempio, debbono crearsi nello stomaco appositi enzimi digestivi, una sorta di anticorpi, che sono in grado di scindere le proteine carnee e renderle accessibili all'organismo. 


Questa capacità di tutti i frugivori è stata "inventata" dal processo evolutivo per far fronte ad eventuali carenze e necessità alimentari particolari incontrate durante il corso della vita e dell'espansione sul pianeta Per le donne in particolare l'integrazione carnea può essere necessaria nel momento della gravidanza allattamento ed anche in seguito alle "perdite" di sangue mestruale. 

Per il maschio l'uso di carne, o di sostanze di origine animale, è meno fondamentale ed ha la semplice valenza di "eccitante" in quanto mantiene uno spirito di aggressività più evidente. Infatti in India, da sempre di cultura vegetariana, ai guerrieri (kshatrya) è consentito l'uso della carne e ciò vale anche per i fuori casta o genti tribali (pariah) che vivono spesso nelle foreste di caccia e pesca, non praticando l'agricoltura. 

Inoltre è da notare che dalla ricerca fatta sulle feci fossili, rinvenute negli accampamenti degli uomini primitivi in varie parti del mondo, risulta che l'ingestione di sostanze di origine animale era limitatissima, non superando il 10% del totale cibo assunto. 


Qui vorrei fare un inciso sulla favola dell'uomo primitivo "cacciatore" che in realtà non andava a caccia ma, aggregato in branchi di perdigiorno, vagava nella savana armato di bastoni e lance, e si limitava a scacciare i predatori e rubar loro le carcasse degli animali uccisi, se gli andava bene. Questo sino al neolitico in cui iniziò l'allevamento di armenti che rese più accessibili sia il latte che la carne. Altra dimostrazione in tal senso viene dall'analisi delle abitudini alimentari di popoli aborigeni che integrano la dieta frugivora con pesce e piccoli animali, come i roditori, presi con trappole. 

Insomma il mangiar carne è per l'uomo un adattamento a condizioni estreme e la carne può essere considerata alla stregua di "medicina" ovvero una sostanza di cui far uso solo in caso di bisogno. Mi viene in mente ora una storia che esplicita questa capacità di aggiustamento anche in altre specie specificatamente erbivore…. Non ricordo quale esploratore polare (Scott?) per evitare di dover trasportare eccessivi carichi di viveri aveva allevato delle capre abituandole a trainare le slitte sul ghiaccio, poi pian piano cambiò la loro dieta usuale nutrendole di pezzetti di carne di capra, alcune sopravvissero e si adattarono a mangiare la carne e quelle furono usate per affrontare il viaggio al polo e fungere anche da cibo (alla bisogna) sia per gli umani che per loro stesse…. 

Va beh, questo è un caso estremo ma quello che volevo significare è che la natura ci ha resi adattabili ed anche l'uomo in caso di necessità può sopravvivere di sola carne, come fanno ad esempio gli esquimesi od alcuni popoli delle steppe che però hanno una durata di vita brevissima (trenta o quarant'anni al massimo). 

Nei climi moderati o tropicali la necessità integrativa dell'alimento di origine animale è ridotta quasi a zero, fermandosi al già nominato latte, formaggio, miele, uova, etc. 

Da ciò se ne deduce che la dieta naturale dell'uomo è priva di carne, nella sua media universale, e che mangiar carne è innaturale (in grandi quantità) e che definirsi "vegetariani" è una forzatura ideologica e che quindi non ha nessun significato reale dal punto di vista della fisiologia umana. L'uomo, ed io stesso, è solo un "frugivoro". 

Mo' vedete voi come metterla con tutti questi animalisti di buon cuore che dichiarano di essere vegetariani per motivi etici…. (ne ho conosciuti molti di arrabbiati vegani o frugivori stretti che dopo qualche anno scoppiano e ritornano alle salsicce…). Quello che serve in realtà è solo aderire alla propria natura e di conseguenza non mangiar carne come non mangeremmo le caccole del nostro naso (superata una certa età uno smette…). 

Paolo D'Arpini 

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