martedì 1 ottobre 2019

Out of the cage of dualism ... - Uscire dalla gabbia del dualismo...


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Ramana Maharshi to a visitor's question, in which he asked him if the realization can be obtained by reading the sacred texts, replied that this practice is a simple mental application and cannot lead to the knowledge of Self. The study of the so-called "sacred scriptures" is a "vasana", inclination or latent tendency. In the root of the word "vasana" there is the meaning of "to stay, to linger", therefore the reading of religious texts is not held in great account in  lay spirituality. 

In Advaita (not dualism) is called "artha wada", which stands for: enrichment or added material, whose purpose is simply to satisfy the conceptual curiosity of those who cannot accept absolute truth and continue to bask in "believing in becoming". In fact the claim to "believe in something" is a way to qualify the object in which one believes. 

But using the verb "to believe" to describe motion in becoming is a limitation to memory-based knowledge. One believes in what one presumes to know, therefore the becoming is understood through a process based on the known. And here I report the attention to how the integration between inside and outside, between subject and object, can find a synthesis through the accomplishment of our daily life and through the recognition of our constant "presence" in every event lived. 

In believing in any hypothetical revealed truth there must be a subject who believes in an object that is considered credible. This is dualism. In fact the I and the you are mental conditions that do not represent an absolute truth but a simple functional convention. 

Yet through the attention placed on the equal and contemporary "presence" we are able to come out of the cage of dualism... 

Paolo D'Arpini

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Testo italiano:

Il credere sta nel dualismo 
Ramana Maharshi alla domanda di un visitatore, in cui gli chiedeva se la realizzazione può essere ottenuta attraverso la lettura dei testi sacri, rispose che tale pratica è semplice applicazione mentale e che non può portare alla conoscenza di Sé. Lo studio delle cosiddette "sacre scritture" è una "vasana", inclinazione o tendenza latente. Nella  radice della parola "vasana"  c'è il significato  di “rimanere, restare”, perciò la lettura dei testi religiosi non viene tenuta in gran conto nella spiritualità laica. Nell'advaita (non dualismo) viene definita "artha wada", che sta per: arricchimento o materiale aggiunto, il cui scopo è semplicemente quello di soddisfare la curiosità concettuale di chi non può accettare la verità assoluta e continua a crogiolarsi nel "credere del divenire". Infatti il dichiarare di "credere in qualcosa", è un modo per qualificare l'oggetto in cui si crede. Ma usare il verbo "credere", per descrivere il moto nel divenire, è una limitazione alla conoscenza basata sulla memoria. Si crede in ciò che si presume di conoscere, quindi il divenire viene compreso attraverso un processo basato sul conosciuto.  E qui riporto l’attenzione a come l’integrazione fra interno ed esterno, fra soggetto ed oggetto, possa trovare una sintesi attraverso l’espletamento della nostra vita quotidiana ed attraverso il riconoscimento della nostra costante “presenza” in ogni evento vissuto. Nel credere in una qualsiasi ipotetica verità rivelata occorre che ci sia un soggetto che ritiene di credere in un oggetto che viene ritenuto credibile. Questo è dualismo. Infatti l’io ed il tu sono condizioni mentali che non rappresentano una verità assoluta ma una semplice convenzione funzionale. Eppure attraverso l’attenzione posta sulla paritetica e contemporanea “presenza” siamo in grado di uscire fuori dalla gabbia del dualismo...  

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