The cult of Dionysus in the time of the sacredness of nature.
It is time for the laity to react to religious rhetoric but NOT by alienating themselves from their community, but by proudly claiming their roots in the tolerance and freedom of thought of “pagan” times.
If we consider that paganism was not a religion, but rather a tolerant attitude towards all ways of thinking and all traditions, we will have no difficulty in keeping our secularity intact while fully recovering the joyful folklore of our deepest roots.
One of the strongest symbols of the sacredness of nature, in addition to the image of the Mother Goddess, is provided by Dionysus or Bacchus or Liber, god of wine, joy and orgies of Greece and Rome. There are many similarities between the mysteries of Dionysus (known since 13 centuries before Christ) and the “Christian myth”.
Dionysus (a man who became God), was venerated as the “liberator God” (from death) because once deceased he descended into hell but after a few days returned to earth.
Precisely this ability of resurrection offered his followers the hope of an afterlife through his divine intervention. Even to be admitted to the Dionysian cult it was necessary to be baptized, introduced to the temple and subjected to a strict fast.
Another similarity between the cult of Dionysus and the much later one of Jesus is in the ritual that included omophagia (consumption of the flesh and blood of an animal, identified with Dionysus himself), as a sign of mystical union with his body and blood. Dionysus was also closely connected with the life cycles of nature to which the concept of resurrection (spring) and death (autumn) were linked precisely as a manifestation of the death and resurrection of God.
Even the ancient symbols of Dionysus: the vine, the pomegranate and the ram all become the symbols attributed by Christians to Jesus. Two correspond perfectly (the vine and the pomegranate) and one corresponds with a minimal, indeed negligible variation: (the ram of Dionysus is rejuvenated and becomes Agnus Dei – lamb of God).
Robert Graves in Greek Myths wrote: “… Dionysus, also called “he who was twice born” once his cult was affirmed throughout the world, ascended to heaven and now sits at the right hand of Zeus as one of the Twelve Great Ones”
(Marcus Prometheus)
Testo Italiano:
E' tempo che i laici reagiscano alla retorica religiosa ma NON estraniandosi dalla propria comunità, bensì rivendicando orgogliosamente le proprie radici nella tolleranza e nella libertà di pensiero dei tempi “pagani”.
Se consideriamo che il paganesimo non è stato una religione, bensì un atteggiamento tollerante verso tutti i modi di pensare e tutte le tradizioni, non avremo difficoltà a mantenere intatta la nostra laicità pur recuperando pienamente il folclore gioioso delle nostre radici più profonde.
Uno dei simboli più forti della sacralità della natura, oltre all'immagine della Dea Madre, è fornito da Dionisio o Bacco o Libero, dio del vino della gioia e delle orge di Grecia e Roma. Moltissime sono le similitudini fra i misteri di Dioniso (conosciuto da 13 secoli prima di Cristo) ed il “mito cristiano”.
Dioniso (uomo che divenne Dio), era venerato come “Dio liberatore” (dalla morte) perché una volta defunto discese agli inferi ma dopo alcuni giorni tornò sulla terra.
Proprio questa sua capacità di resurrezione offriva ai suoi adepti la speranza di una vita ultraterrena tramite il suo divino intervento. Anche per essere ammessi al culto dionisiaco era necessario essere battezzati, introdotti al tempio e sottoposti ad un rigido digiuno.
Altra somiglianza fra il culto di Dionisio e quello ben più tardo di Gesù è nel rituale che prevedeva l’omofagia (consumazione della carne e del sangue di un animale, identificato con Dioniso stesso), come segno di unione mistica con il suo corpo ed il suo sangue.
Dioniso inoltre era strettamente connesso con i cicli vitali della natura alla quale venivano legati il concetto di resurrezione (primavera) e morte (autunno) proprio come manifestazione della morte e la resurrezione del Dio.
Anche gli antichissimi simboli di Dioniso: la vite, il melograno e l’ariete diventano tutti al completo i simboli attribuiti dai cristiani a Gesù. Due corrispondono perfettamente (la vite ed il melograno) ed uno corrisponde con una minima, anzi trascurabile variazione: l'ariete di Dionisio viene ringiovanito e diventa Agnus Dei – agnello di Dio.
Robert Graves in Greek Myths ha scritto: “… Dioniso, anche detto «colui che è nato due volte» una volta affermato il suo culto in tutto il mondo, ascese al cielo e ora siede alla destra di Zeus come uno dei Dodici Grandi”
(Marcus Prometheus)