venerdì 7 giugno 2024

Satori is beyond speculative reasoning... - Il satori è al di là del ragionamento speculativo...

 


There are moments in our existence when we can experience "the loss of reason". Not in the sense of going out of one's mind but meaning entering a "psychic" condition in which it is no longer possible to judge what is right and what is wrong. A state of emptiness in which the internal observer observes the potential of the moment, replacing judgment with testimony.

And there ends every affirmation or denial, every winning or being defeated. I know that that glorious moment when “the present moment” triumphs is the state of true birth and true bliss. Yet this "condition" manifests itself (and for me it happened dramatically) as a jamming of the functional engine of the mind. An emptiness that arises when faced with the imponderable and the unattainable. Do you know the Zen story about "satori"? One day a traveler found himself faced with a hungry tiger.

Trying to escape its open jaws and its sharp claws he took refuge on a precipice, clinging to a root protruding into the void. The tiger was prowling above him angrily when the man realized that even below him, at the base of the crevasse, there was another tiger spying on him hungrily. Just at that moment the root to which he was clinging began to detach itself from the rock, he saw himself lost, he could not go up or down, in the meantime his gaze fell on a ripe wild strawberry that was hanging invitingly before his eyes, he caught it... How good it was….

It happened more or less like this to me too, I felt oppressed and attacked left and right, fate had decided to make me learn this lesson. What to do? By responding to provocations, with violence or captiousness, I would have lost my equanimity of judgment and would have fallen into speculative fiction (and this is what Satan wants to lure us into his trap). I had no hope.. and when I stopped worrying, I felt that absolutely nothing mattered to obtain a logical and satisfactory result, I let go and abandoned frustration and power, revenge and humiliation, justice and injustice, good and the evil…. In short, I gave up, or rather "forgot", every action-reaction.

I call this “losing your mind”.

But be careful, this condition of Emptiness, strictly speaking, is not resolved in a "moment", even if understanding occurs in a "flash", it will have to transform into a state, that being in perfect balance, in which there is no than smiling and crying together.

As Capra, the physicist, says: "..analogous to the Void of the mystics, the "physical void" - so called in quantum field theory - is not a state of simple "non-being" but contains within itself the potential of all shapes. These forms are not independent entities but are transitory manifestations of the void, which always underlies them. Emptiness is “living emptiness”, a creative and destructive impulse”.

And it is precisely in this state "beyond reasoning" that it is truly possible to fully enjoy life, in its entirety, it is a state of perennial "understanding" in which it is impossible to lose, one lives moment by moment, with clarity, intelligence, creativity. It's living in the unknown!

Paolo D'Arpini



Testo Italiano: 

Ci sono  dei momenti nella nostra esistenza in cui possiamo sperimentare "la perdita della ragione". Non nel senso dell'uscita di senno ma significando l’entrata in una condizione “psichica” in cui non è più possibile giudicare quel che è giusto e quel che è sbagliato. Uno stato di vuoto in cui l’osservatore interno osserva le potenzialità del momento sostituendo il giudizio con la testimonianza.

E lì finisce ogni affermare o negare, ogni vincere od essere sconfitti. So che quel momento glorioso in cui trionfa “l’attimo presente” è lo stato della vera nascita e della vera beatitudine. Eppure questa “condizione” si manifesta (e per me avvenne drammaticamente) come un ingrippamento del motore funzionale della mente. Un vuoto che sopraggiunge di fronte all’imponderabile ed all’inaffrontabile. Sapete la storiella zen che racconta il “satori”? Un giorno un viandante si trovò dinnanzi ad una tigre affamata.

Cercando di sfuggire alle sue fauci aperte ed ai suoi unghioni appuntiti si rifugiò su un precipizio, aggrappandosi ad una radice sporgente nel vuoto. La tigre si aggirava sopra di lui rabbiosa allorché l’uomo si accorse che anche sotto di lui, alla base del crepaccio, c’era un’altra tigre che lo spiava famelica. Proprio in quel momento la radice alla quale era avvinghiato prese a staccarsi dalla roccia, si vide perduto, non poteva risalire né scendere, nel mentre il suo sguardo si posò su una fragolina selvatica matura che pendeva invitante davanti ai suoi occhi, la colse.. Com’era buona….

Successe più o meno così pure a me, mi sentivo oppresso ed aggredito a destra e sinistra, il destino aveva deciso di farmi apprendere questa lezione. Che fare? Rispondendo alle provocazioni, con la violenza o la capziosità, avrei perso la mia equanimità di giudizio e sarei precipitato nella finzione speculativa (e satana è questo che vuole per attiraci nella sua trappola). Non avevo speranze.. e quando smisi di preoccuparmi, sentii che non importava assolutamente nulla ottenere un risultato logico e soddisfacente, lasciai andare ed abbandonai la frustrazione e la potenza, la vendetta e l’umiliazione, la giustizia e l’ingiustizia, il bene ed il male…. Insomma rinunciai, anzi “dimenticai”, ogni azione-reazione.  

Questo lo chiamo “perdere la ragione”.


Ma attenzione, questa condizione di Vuoto, strettamente parlando, non si risolve in un “momento”, anche se la comprensione avviene in un “flash”, dovrà trasformarsi in uno stato, quell’essere in perfetto bilico, in cui non c’è che il sorridere ed il piangere insieme.

Come dice Capra, il fisico: “..analogamente al Vuoto dei mistici, il “vuoto fisico” -così chiamato nella teoria dei campi quantici- non è uno stato di semplice “non-essere” ma contiene in sé la potenzialità di tutte le forme. Queste forme non sono entità indipendenti ma sono manifestazioni transitorie del vuoto, che sempre soggiace ad esse. Il vuoto è “vuoto vivente”, pulsione creativa e distruttiva”.

Ed è proprio in questo stato "al di là del ragionamento” che è veramente possibile godere in pieno della vita, nella sua interezza, è uno stato di perenne “comprensione” in cui è impossibile perdere, si vive momento per momento, con chiarezza, intelligenza, creatività. E’ un vivere nell’ignoto!

Paolo D’Arpini


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