In my opinion, the "ideal" (or, if you prefer, "ecological") relationship between humans, plants and animals is neither the "emotional one" we have with garden plants and animal-pets, nor the "utilitarian one" with the raw wood or animals for slaughter exploited in industrial farms (or even worse with those used in vivisection medical laboratories). Keeping animals in the living room or torturing and eating them is the opposite of a false and hypocritical report. Both of these categories are reckless ways of relating to animals.
We ourselves - by the way - are animals, so we need to have a "balanced" contact with our "brothers and sisters" of other species. If this is clear… then you will understand all the rest… We don't keep animals in cages (to exploit them physically) or even in sofas (to exploit them psychologically). We have to find a middle ground that is not the result of a sense of guilt or psychological need or even of total ecological and ethical blindness. Unfortunately, the unhealthy and virtual life of modern society, which takes place in urban contexts detached from nature , leads us to have a very fake relationship with animals. We bring them into the house, as I have even seen done with pigs and rabbits, snakes, mice, etc. ... Or we ignore them, as they appear before us only in the form of pieces of meat.
The few remaining wild animals struggle to live in their habitat, as best as possible, ever more restricted. We are excluded from that "natural" habitat (because we are no longer accustomed to living in the few remaining forests) and we think we know them only because we watch TV or the small screen. I repeat, I am not enthusiastic about subjecting new species to captivity, however if some species of animals were not kept in captivity they would be destined to disappear, due to the elimination from the planet of a suitable environment (man occupies more and more every vital space). In short, we would be heading towards a further impoverishment of biodiversity.
Furthermore there is the fact that - from an evolutionary point of view - some species of animals in symbiosis with man have found advantages in captivity (both for diffusion and for intellectual and conscientious advancement). We are all in a great bedlam called life and it's not good to separate one from the other... So no to unconditional exploitation but yes to empathic contact. I am in favor of a middle ground.
Man, from an instinctual animal and collector of scattered food, has transformed into a worker who obtains food and ways of growth through his "genius". Work has freed man from "bestiality" while forcing him to new parameters of weakness and alienation? We don't know, but this is the situation!
The fact is that both in relationships between human beings and in relationships with animals, we should find an "equanimous" way of being able to express contact and collaboration without having to resort to perversions. You will have understood that - at this point - the healthy relationship between man and nature is a fact of general survival of life on the planet in a symbiotic way, with appropriate adjustments and with appropriate reflections on the values of life itself.
We are on an evolutionary scale that we humans have partly path, we still lack a lot to reach the top of understanding, however we can help those who are at the first steps without having to feel ashamed... Knowing that their good is ours too. This goes for animals, for plants, for the air, for the resources accumulated on earth over millions of years, for our past in the mud and for our future in the stars. Per aspera ad astra!
Paolo D'Arpini
Testo italiano:
Tenere gli animali in salotto o torturarli e mangiarli è il contraltare di un rapporto falsato ed ipocrita. Entrambe queste categorie sono modi scriteriati di relazionarci con gli animali. Noi stessi - tra l’altro - siamo animali, quindi abbiamo bisogno di avere un contatto "equilibrato" con i nostri “fratelli e sorelle” di altra specie. Se è chiaro questo… allora comprenderete tutto il resto…
Non teniamo gli animali in gabbia (per sfruttarli fisicamente) e nemmeno nei divani (per sfruttarli psicologicamente). Dobbiamo trovare una via di mezzo che non sia il risultato di un senso di colpa o di un bisogno psicologico e nemmeno di una totale cecità ecologica ed etica.
Purtroppo la vita malsana e virtuale della società moderna, che si svolge in contesti urbani distaccati dalla natura, ci porta a dover avere un rapporto con gli animali molto finto. Ce li portiamo in casa, come ho visto fare persino con maiali e conigli, serpenti, topi, etc.… Oppure li ignoriamo, in quanto appaiono davanti a noi solo in forma di pezzi di carne.
I pochi selvatici residui si arrabbattano a vivere nel loro habitat, alla meno peggio, sempre più ristretti. Da quell'habitat "naturale" noi siamo esclusi (perché non più avvezzi a vivere nelle poche foreste rimaste) e pensiamo di conoscerli solo perché guardiamo la TV od il piccolo schermo.
Ripeto, non sono entusiasta nell’assoggettare nuove specie alla cattività, però se alcune specie di animali non venissero tenute in cattività sarebbero destinate alla scomparsa, per via dell'eliminazione dal pianeta di un ambiente idoneo (l’uomo occupa sempre di più ogni spazio vitale). Insomma andremmo verso un ulteriore impoverimento della biodiversità. Inoltre c’è il fatto che - dal punto di vista evolutivo - alcune specie di animali in simbiosi con l’uomo hanno trovato vantaggi nella cattività (sia per la diffusione, sia per l’avanzamento intellettuale e coscienziale).
Siamo tutti in una grande bolgia chiamata vita e non sta bene scindere gli uni dagli altri… No quindi allo sfruttamento incondizionato ma sì al contatto empatico. Sono favorevole ad una via di mezzo. L’uomo, da animale istintuale e raccoglitore di cibo sparso, si è trasformato in un lavoratore che ricava attraverso il suo ingegno cibo e modi di crescita.
Il lavoro ha affrancato l’uomo dalla “bestialità” pur costringendolo a nuovi parametri di debolezza e alienazione? Non lo sappiamo, ma la situazione è questa!
Il fatto è che sia nei rapporti fra esseri umani che nel rapporto con gli animali dovremmo trovare un modo “equanime” di poter esprimere il contatto e la collaborazione senza dover ricorrere a perversioni.
Avrete compreso che - a questo punto - il sano rapporto uomo natura animali è un fatto di sopravvivenza generale della vita sul pianeta in un modo simbiotico, con opportuni aggiustamenti e con opportune riflessioni sui valori della vita stessa.
Siamo in una scala evolutiva che in parte noi umani abbiamo percorso, ci manca ancora molto per arrivare alla cima della comprensione, possiamo però aiutare coloro che sono ai primi gradini senza doversi vergognare… Sapendo che il loro bene è anche il nostro. Questo vale per gli animali, per le piante, per l’aria, per le risorse accumulate sulla terra nei milioni di anni, per il nostro passato nella melma e per il nostro futuro nelle stelle. Per aspera ad astra!
Paolo D'Arpini
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