Succede che quando si è giovani, e si cerca di esprimere pensieri e sentimenti, si fa di tutto per apparire “seri e credibili”… ed allora si fanno molte citazioni e si cercano riscontri e spiegazioni intellettualistiche per corroborare il proprio “teorema”. Preoccupandosi che il nostro pensiero sia accettabile alla comunità a cui ci si rivolge.
Ma ovviamente questa è solo una mia sensazione, un ricordo di tempi passati, ed io in effetti non sono né un erudito né uno scrittore ma un semplice scribacchino di storie quotidiane, un uomo qualunque.
Ma ovviamente questa è solo una mia sensazione, un ricordo di tempi passati, ed io in effetti non sono né un erudito né uno scrittore ma un semplice scribacchino di storie quotidiane, un uomo qualunque.
Diceva Socrate: "So di non sapere!". Eppure ammettere la propria ignoranza è già una forma di saggezza, sapendo che la cultura accumulata è limitata alla propria esperienza personale, in forma autodidattica, consapevoli di non essere stati contagiati dalle opinioni ufficiali, dalla conoscenza riconosciuta dal sistema.
Anche da "autodidatta" è bene uscire dagli schemi teoretici e passare alla pratica, all’osservazione diretta dei fenomeni vitali, al riconoscimento delle proprie esperienze emozionali… senza necessariamente cercare di ottenere immediati risultati od approvazioni, altrimenti sarebbe come cercare risposte attingendo all'astrazione dell’alcol o della droga.
Meglio mantenere la mente lucida, ma aperta, laica insomma. La vita stessa ci insegna a sciogliere i grumi dell’acquisito, della scontatezza e del costruito per abitudine o per credulità. Uscire dagli schemi è importante anche per trovare nuove forme comunicative, nuovi approcci e nuove realizzazioni.
“Se non vuoti la tua tazza… -diceva un maestro- come puoi ricevere la verità?”
Per vuotare la tazza del conosciuto occorre ignorare le comparazioni e tutte le convinzioni che abbiamo accumulato negli anni, non tener conto di nulla se non della capacità percettiva, dell'attenzione, della consapevolezza del momento presente… Allora pian piano si potrà uscire dal meccanismo razionale della memoria e passare all’allegoria, al messaggio analogico insito nell’esempio vissuto, nel racconto modesto dell’esperienza quotidiana… da adesso…”
Paolo D'Arpini
English text:
It happens that when you are young, and you try to express thoughts and feelings, you do everything to appear "serious and credible" ... and then you make a lot of quotes and look for evidence and intellectualistic explanations to corroborate your "theorem". By worrying that our thinking is acceptable to the community to which it is addressed.
But obviously this is just a feeling of mine, a memory of past times, and in fact I am neither a scholar nor a writer but a simple scribbler of everyday stories, an ordinary man.
Socrates said: "I know I don't know!". Yet admitting one's ignorance is already a form of wisdom, knowing that the accumulated culture is limited to one's personal experience, in a self-taught form, aware of not having been infected by official opinions, by the knowledge recognized by the system.
Even as a "self-taught" it is good to get out of theoretical schemes and move on to practice, to direct observation of vital phenomena, to the recognition of one's own emotional experiences ... without necessarily trying to obtain immediate results or approvals, otherwise it would be like looking for answers by drawing on abstraction alcohol or drugs.
Better to keep your mind clear, but open, secular in short. Life itself teaches us to dissolve the lumps of the acquired, the obvious and the built out of habit or credulity. Getting out of the box is also important to find new forms of communication, new approaches and new realizations.
"If you don't empty your cup ... - a teacher said - how can you receive the truth?"
To empty the cup of the known, it is necessary to ignore the comparisons and all the beliefs that we have accumulated over the years, not to take into account anything but the perceptive capacity, the attention, the awareness of the present moment ... Then slowly we can get out of the rational mechanism of memory and move on to allegory, to the analogical message inherent in the lived example, in the modest story of everyday experience ... from now on ... "
Paolo D'Arpini
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