giovedì 29 settembre 2022

Chi sei tu? I Ching lo Zodiaco Cinese ed il Sistema Elementale Indiano - Who are you? I Ching the Chinese zodiac and the Indian Elemental System

 


Il libro "Chi sei tu?" di Paolo D'arpini,   narra l'evolversi di una ricerca comparata sugli aspetti archetipali e sulla conoscenza di sé. Il libro è il risultato di uno studio, compiuto dall'autore nell'arco di oltre 40 anni, fondato sulla sua intuizione e sulla sua ricerca sulle correlazioni esistenti tra il metodo zodiacale cinese, basato sull'I Ching, e quello indiano inerente i diversi aspetti elementali e la scienza dello yoga. Il testo è inoltre corroborato da una analisi comparata su vari sistemi archetipali e su varie filosofie, come il taoismo, il buddismo, il non-dualismo, ecc. 

Essenzialmente l'argomento trattato parte da un metodo analogico di ricerca, incentrato sull'individuazione delle caratteristiche relative alla persona. Ognuno, con l'aiuto delle indicazioni qui contenute, potrà comporre il proprio autoritratto archetipale ed elementale. Una volta preso possesso della chiave sarà possibile penetrare nella stanza segreta del proprio "io", scoprendo allo stesso tempo la vera identità che vi si cela. Seguendo passo passo questa mappa il lettore attento e discriminante potrà riconoscere il luogo ed il momento in cui si trova, non in forma ipotetica ma in "presenza"...


Integrazione dell'autore:

Lo scopo del libro "Chi sei tu?" è quello di mettere in chiaro alcuni concetti base su ciò che io chiamo "conoscenza di sé".

Per una sorta di simpatia che percepisco verso tutte le persone con le quali riesco a condividere emozioni e sentimenti ho pensato che potesse essere utile (per me e per loro) chiarire alcuni aspetti dell'auto-conoscenza che ancora si rivolgono alla persona. Poiché (comunque) dalla persona dobbiamo partire in quanto depositaria della prima scintilla di Coscienza dalla quale tutto deriva. Non voglio perciò sminuire il valore di questa persona, e come "questa" anche tutte le altre che pazientemente seguono e precedono.

Conoscere le caratteristiche incarnate, saper individuare le pulsioni che ci  contraddistinguono  è sicuramente utile per non farci imbrogliare dalla mente, per non cadere nella trappola della falsa identità. In realtà tutto ciò che può essere descritto non può essere “noi” ma solo la struttura funzionale del corpo/mente (nella quale ci riconosciamo). Questo apparato psico-fisico è il risultato della commistione di forze naturali (od elementi) e di qualità psichiche (che degli elementi sono espressione) che non sono sotto il nostro diretto controllo. Nella multiforme interconnessione di queste energie gli infiniti esseri prendono forma. Anche se –in verità- non si tratta di “forze” né di “esseri” bensì di una singola forza e di un solo "essere" che assume vari aspetti durante il suo svolgersi nello spazio-tempo.

Ma qui occorre descrivere la “capacità separativa” (yin e yang) che produce l’illusione della diversità. Essa è il primo concetto che si forma nella mente (in effetti è la mente stessa).

Ai primordi della cultura umana la differenza fra Natura e “persona” era impercettibile, la speculazione filosofica non era arrivata a presupporre un io separato, in quanto fruitore privilegiato della creazione. Infatti nell'antica tradizione matristica e panteistica la Natura era vista come la Madre Universale, la quale da se stessa ed in se stessa produce tutti i fenomeni, manifestando tutte le forme. In questa visione non vi è alcuna separazione o differenza fra la Matrice e le sue emanazioni, viventi o amorfe che siano. Animali, piante, montagne, corsi d’acqua, mari, cielo stellato, luna, esseri umani… tutto compartecipa ed è espressione dell’atto creativo, parte indivisibile di un Unicum.

La creazione in questa ottica è vista come qualcosa di spontaneo e naturale, una ricorrenza ciclica che sorge dalla terra, sulla terra insiste ed alla terra ritorna, in un continuo ripetersi senza un “oltre”. Tutto è presente nell’eterno qui ed ora. Questa beata visione non si è esaurita con il trascorrere delle generazioni, essa è durata a lungo, ed ancora permane nelle menti illuminate. Il suo procedere ellittico conserva il sapore dell’eternità.

Partendo da questi presupposti ho iniziato ad esplorare quelle forme psichiche archetipali che da tempo immemorabile sono state riconosciute come presenti in tutte le espressioni rappresentative della vita.

Mi sono così imbattuto in conoscenze di molto antecedenti le religioni e la psicologia. Ho trovato ad esempio nel Libro dei Mutamenti (I Ching) e nel sistema elementale indiano interessanti spunti per risalire al senso identitario che contraddistingue l'uomo integro. Una identità sia locale, basata sulla presenza nel qui ed ora, che personale, ovvero percettiva ed emozionale.

Ad esempio, integrati dal sistema elementale, fondamentalmente due sono gli indirizzi culturali della Cina, il Confucianesimo ed il Taoismo. Ricettacolo di questi due aspetti sociali è il Libro dei Mutamenti, cioè l’I-Ching, uno dei saggi testi più antichi dell'umanità. In esso sono integrati diversi commenti di Confucio e di Lao Tze, nonché considerazioni più tardive di matrice Chan (Meditazione Buddista). All'I-Ching sono riconducibili anche i basilari archetipi psichici dello zodiaco cinese e i due aspetti dello Yin e dello Yang, il Femminile ed il Maschile, la Tenebra e la Luce, la Terra ed il Cielo.

La spontanea e naturale interazione degli opposti, in continuo movimento, descritta nell'I-Ching, è lo stesso del greco "Panta rei os potamòs" (tradotto come ‘Tutto scorre come un fiume’), il celebre aforisma attribuito ad Eraclito, vissuto contemporaneamente al saggio Lao Tze. Ma anche nel ‘Libro dei Proverbi’ di Salomone si inneggia allo sposalizio del Cielo con la Terra, alla congiunzione degli opposti ... il serpente che si morde la coda ... come miracolo delle polarità che si integrano, dei due che sono uno, della dolcezza di un cuore di donna che acquieta l'aggressività dell'uomo... E' questa l'intelligenza che guida la Natura in ciò che oggi chiamiamo ‘evoluzione’, che ha fatto dire a Leone Tolstoi: "Se un uomo vuole aiutare il mondo, non deve pensare di fuggire dal mondo. Deve imparare a conoscerlo e a vivere in esso, diventando un'oasi, un rifugio per chi è alla ricerca della propria anima".

Ed è proprio così che possiamo cercare di ritrovare la comprensione della nostra vera natura e del corretto agire nel mondo. Con l'aiuto dei principi fondamentali del Libro dei Mutamenti è possibile realizzare nella maniera più completa le facoltà interiori dell'uomo. Questa possibilità è fondata sul fatto che l'uomo ha in sé facoltà simili al Cielo e alla Terra, in quanto egli è un micro-cosmo. Poiché nel Libro dei Mutamenti sono riprodotte le leggi di Cielo e Terra esso fornisce gli strumenti per coltivare la propria natura intrinseca, cosicché le più intime qualità buone possano dispiegarsi. In particolare due cose vengono prese in considerazione: la saggezza e l'operare, l'intelletto e la volontà. Quando intelletto e volontà sono centrati nel modo giusto anche la vita emotiva giunge alla giusta armonia.


Integrazione sull'attinenza dei temi trattati con la città di Macerata


Trovo che oggigiorno affrontare questi temi  in quel di Macerata  sia altamente consono, anche in considerazione che proprio da  qui due eminenti precursori,  partirono per recarsi in  Cina, in India e  Paesi limitrofi alla  scoperta della scienza spirituale e filosofica  dell'estremo oriente.  

Io stesso mi sono ritirato nel Maceratese, a Treia,  per concludere  la redazione del mio libro "Chi sei tu?" e per  capire  il rapporto fra  la mia ricerca  e quella dei precursori  che mi hanno preceduto.  Due sono stati i marchigiani illustri che hanno legato il loro nome alla scoperta dei misteri di Cina e India. Il primo fu il gesuita maceratese, Matteo Ricci (1552/1610), che soggiornò lungamente presso la corte imperiale cinese scrivendo diversi libri in Mandarino (la lingua dotta). Egli cercò di integrare la cultura cinese con quella occidentale in una sintesi più apprezzata in Cina, ove morì  e fu sepolto con tutti gli onori a Pechino, che presso la chiesa cattolica  di Roma che lo aveva inviato in Cina come missionario e lo attendeva per scomunicarlo a causa del suo sincretismo.

L’altro grande maceratese fu il professor Giuseppe Tucci (1894/1984), fondatore e curatore dell’ISMEO, l’istituto italiano per lo studio della cultura orientale e importante museo sito in Via Merulana a Roma. Io nel 1974 ebbi la fortuna di visitare quel museo e fui toccato dal rispetto con il quale le reliquie di religioni esterne alla nostra cultura avessero trovato ospitalità e idonea spiegazione. In particolare apprezzai le  ricerche del Tucci sulla cultura nepalese e tibetana ed il suo studio dell’antica saggezza cinese, laica per antonomasia, rivolta al benessere dello stato e del popolo. In particolare Giuseppe Tucci è stato in grado di offrire un quadro suggestivo dei due indirizzi culturali della Cina, il Confucianesimo e il Taoismo, entrambi contenuti nell'I Ching, il libro  mai rinnegato persino sotto il governo di Mao Tse Tung.

Paolo D'Arpini



Di questi argomenti se ne parlerà il  14 ottobre 2022, nella Biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata, alle ore 16.30, assieme all'autore Paolo D'Arpini, all'editore Antonello Andreani, all'autrice della prefazione Caterina Regazzi, ed alla moderatrice Simonetta Borgiani.


English Text:

The book "Who are you?" by Paolo D'arpini, narrates the evolution of a comparative research on archetypal aspects and on self-knowledge. The book is the result of a study, carried out by the author over more than 40 years, based on his intuition and his research on the correlations between the Chinese zodiac method, based on the I Ching, and the Indian one concerning the different elemental aspects and the science of yoga. The text is also corroborated by a comparative analysis on various archetypal systems and on various philosophies, such as Taoism, Buddhism, non-dualism, etc.

Essentially, the subject matter starts from an analogical research method, centered on identifying the characteristics relating to the person. Everyone, with the help of the indications contained herein, will be able to compose their own archetypal and elemental self-portrait. Once you have taken possession of the key it will be possible to penetrate into the secret room of your "I", discovering at the same time the true identity that is hidden there. By following this map step by step, the attentive and discriminating reader will be able to recognize the place and the moment in which it is found, not in a hypothetical form but in "presence" ...

Integration by the author:

The purpose of the book "Who are you?" is to clarify some basic concepts about what I call "self-knowledge".

Out of a kind of sympathy that I perceive towards all the people with whom I can share emotions and feelings, I thought it could be useful (for me and for them) to clarify some aspects of self-knowledge that still apply to the person. Since (in any case) we must start from the person as the custodian of the first spark of Consciousness from which everything derives. Therefore I do not want to diminish the value of this person, and like "this" also all the others who patiently follow and precede.

Knowing the embodied characteristics, knowing how to identify the drives that distinguish us is certainly useful in order not to be fooled by the mind, in order not to fall into the trap of false identity. In reality, everything that can be described cannot be "us" but only the functional structure of the body / mind (in which we recognize ourselves). This psycho-physical apparatus is the result of the mixture of natural forces (or elements) and psychic qualities (which elements are expressions) that are not under our direct control. In the multiform interconnection of these energies, infinite beings take shape. Even if - in truth - it is not a question of "forces" or "beings" but of a single force and a single "being" that takes on various aspects during its unfolding in space-time.

But here it is necessary to describe the "separative capacity" (yin and yang) that produces the illusion of diversity. It is the first concept that is formed in the mind (in fact it is the mind itself).

At the beginning of human culture the difference between Nature and "person" was imperceptible, philosophical speculation had not come to presuppose a separate ego, as a privileged user of creation. In fact, in the ancient matristic and pantheistic tradition, Nature was seen as the Universal Mother, who by herself and in herself produces all phenomena, manifesting all forms. In this view there is no separation or difference between the Matrix and its emanations of it, whether living or amorphous. Animals, plants, mountains, waterways, seas, starry skies, the moon, human beings ... everything shares and is an expression of the creative act, an indivisible part of a Unicum.

In this perspective, creation is seen as something spontaneous and natural, a cyclical recurrence that arises from the earth, insists on the earth and returns to the earth, in a continuous repetition without an "beyond". Everything is present in the eternal here and now. This blissful vision did not end with the passing of generations, it lasted a long time, and still lingers in enlightened minds. Its elliptical progression preserves the flavor of eternity.

Starting from these assumptions, I began to explore those archetypal psychic forms which from time immemorial have been recognized as present in all representative expressions of life.

So I came across knowledge of much antecedent religions and psychology. I found, for example, in the Book of Changes (I Ching) and in the Indian elemental system, interesting ideas to go back to the sense of identity that distinguishes the whole man. An identity that is both local, based on presence in the here and now, and personal, that is, perceptive and emotional.

For example, integrated by the elemental system, there are basically two cultural addresses of China, Confucianism and Taoism. Receptacle of these two social aspects is the Book of Changes, that is, the I-Ching, one of the most ancient wise texts of humanity. It incorporates several comments by Confucius and Lao Tze, as well as later considerations of a Chan matrix (Buddhist Meditation). Also attributable to the I-Ching are the basic psychic archetypes of the Chinese zodiac and the two aspects of Yin and Yang, the Feminine and the Masculine, Darkness and Light, Earth and Sky.

The spontaneous and natural interaction of opposites, in continuous movement, described in the I-Ching, is the same as the Greek "Panta rei os potamòs" (translated as 'Everything flows like a river'), the famous aphorism attributed to Heraclitus, lived simultaneously with the sage Lao Tze. But even in Solomon's 'Book of Proverbs' there is praise for the marriage of Heaven to Earth, the conjunction of opposites ... the serpent biting its own tail ... as a miracle of the polarities that integrate, of the two that are one , of the sweetness of a woman's heart that calms the aggression of man ... This is the intelligence that guides Nature in what we now call 'evolution', which made Leo Tolstoi say: "If a man he wants to help the world, he doesn't have to think about running away from the world. He has to learn to know it and to live in it, becoming an oasis, a refuge for those in search of their soul ".

And it is precisely in this way that we can try to find an understanding of our true nature and correct action in the world. With the help of the fundamental principles of the Book of Changes it is possible to realize in the most complete way the inner faculties of man. This possibility is based on the fact that man has in himself faculties similar to Heaven and Earth, as he is a micro-cosmos. Since the laws of Heaven and Earth are reproduced in the Book of Changes it provides the tools to cultivate one's intrinsic nature so that the innermost good qualities can unfold. In particular, two things are taken into consideration: wisdom and work, the intellect and the will. When intellect and will are centered in the right way, the emotional life also comes to the right harmony.

Integration on the relevance of the topics dealt with with the city of Macerata

I find that nowadays addressing these issues in Macerata is highly appropriate, also considering that it is from here that two eminent precursors left to travel to China, India and neighboring countries to discover the spiritual and philosophical science of the Far East.

I myself retired to the Macerata area, to Treia, to finish the editing of my book "Who are you?" and to understand the relationship between my research and that of the precursors who preceded me. There were two illustrious Marche people who linked their name to the discovery of the mysteries of China and India. The first was the Jesuit from Macerata, Matteo Ricci (1552/1610), who spent a long time at the Chinese imperial court writing several books in Mandarin (the learned language). He tried to integrate Chinese culture with Western culture in a synthesis more appreciated in China, where he died and was buried with full honors in Beijing, which at the Catholic church in Rome that had sent him to China as a missionary and was waiting  to excommunicate him. because of its syncretism.

The other great Macerata artist was Professor Giuseppe Tucci (1894/1984), founder and curator of ISMEO, the Italian institute for the study of oriental culture and an important museum located in Via Merulana in Rome. In 1974 I was lucky enough to visit that museum and was touched by the respect with which the relics of religions outside our culture had found hospitality and suitable explanation. In particular, I appreciated Tucci's research on Nepalese and Tibetan culture and his study of ancient Chinese wisdom, secular par excellence, aimed at the well-being of the state and the people. In particular, Giuseppe Tucci was able to offer an evocative picture of the two cultural trends of China, Confucianism and Taoism, both contained in the I Ching, the book never denied even under the government of Mao Tse Tung.

Paolo D'Arpini


These topics will be discussed on October 14, 2022, in the Mozzi Borgetti Library in Macerata, at 4.30 pm, together with the author Paolo D'Arpini, the publisher Antonello Andreani, the author of the preface Caterina Regazzi, and the moderator Simonetta Borgiani.

martedì 27 settembre 2022

La condizione femminile nelle religioni di origine semita: ebraismo, cristianesimo ed islam... - The condition of women in religions of Semitic origin: Judaism, Christianity and Islam....



L’ebraismo era ed è una fede “etnica” che ha lo scopo di mantenere l’unità e l’identità culturale e genetica del popolo ebraico. La sua mitologia, che si fa risalire a quattro o cinque mila anni fa, attinse ampiamente a miti e leggende di quei popoli con i quali gli ebrei vennero, per varie ragioni, in contatto. Ma prima di tutto parliamo di come si è andata formando l’entità ebraica. Ebreo significa nomade e gli ebrei appartenevano a tribù pastorali di origine semitica che giravano in cerchio in un continuo andirivieni ai margini della Mezzaluna Fertile. Essendo pastori e girovaghi avevano sviluppato una cultura tipicamente patriarcale, per loro la donna era un mezzo per generare figli maschi che continuassero l’attività, quindi lo status femminile era molto basso rispetto a quello dei maschi. L’unico vantaggio che avevano le donne ebree era che potevano essere sposate, per continuare la “stirpe”. Mentre la condizione delle donne gohim (ovvero non ebree), con le quali tali pastori venivano in contatto, era ritenuta prossima a quella del bestiame. Le femmine gohim potevano essere violentate, fatte oggetto di commercio, usate come prostitute… ma si badava bene a non prolificare con esse poiché i nati da tali “femmine” non venivano riconosciuti come appartenenti al popolo “eletto”.

Malgrado tutte queste attitudini maschiliste e misogine -come avvenne ad altri popoli semitici- anche i giudei, per un certo periodo, accettarono la presenza nel loro gotha di una divinità femminile, Astarte, compagna di Geova, e garante di fertilità. Ci vollero 6 secoli prima che Astarte fosse obliterata, anche se per molto tempo i loro templi convissero fianco a fianco. Ma alla fine i patriarchi ebrei riuscirono a distruggere il culto della dea, e Geova, in solitario, occupò tutto il firmamento. Poverino, solo com’era sviluppò qualità perverse, era un dio vendicativo e crudele che chiedeva la totale sottomissione al suo disgraziato popolo “eletto” (infatti il Giudaismo è considerato una “religione” in senso genealogico), egli era la fonte di ogni male e andava propiziato con sacrifici cruenti (qui ricordiamo la storia di Caino, che offriva i frutti della terra, non graditi a Geova, e di Abele che uccideva e bruciava armenti sull’ara, del cui olezzo il dio si beava). D’altronde se leggiamo la bibbia scopriamo che tutta la storia degli ebrei è costellata di episodi truculenti, di avventure sodomitiche e di violenze.

Il patriarca Abramo, come uno squallido lenone, non esitò a cedere la moglie Sara al faraone d’Egitto per ottenere i favori del sovrano. Ma non vado oltre, mi limito a consigliare vivamente la lettura della bibbia per poter capire quali sono le radici di quella religione monolatrica (detta impropriamente “monoteista”).

Alcune chicche sulla misoginia e sulle norme “erotiche” ebree possiamo trovarle nel Talmud, il libro dei dettami religiosi: “Tutte le donne non ebree sono prostitute. Eben Haezar. – Un uomo può fare con la sua moglie ciò che più lo appaga, come se lei fosse un pezzo di carne che viene dal macellaio, e che lui può mangiare secondo il suo capriccio, salata, arrostita, bollita o come pesce comprato al mercato. Nedarim 20 b. – Una vergine di tre anni ed un giorno può essere ottenuta in matrimonio dopo un atto sessuale. Sanhedrin 55b. – I rapporti sessuali con un bambino al di sotto degli 8 anni d’età sono leciti. Sanhedrin, 69b. – Un giudeo può violentare, ma non sposare una non-ebrea. Gad. Shas. 2.2”

Che dire poi degli altri insegnamenti contenuti nella bibbia? Il lito-libro non è affatto un testo morale, almeno come lo intendiamo noi, e non contiene alcun principio etico. Accettare i dettami della bibbia significa approvare ogni vizio e crimine. In esso si autorizzano: i sacrifici umani, il cannibalismo, la schiavitù, la poligamia, l’adulterio e la prostituzione, l’oscenità, l’ingiustizia verso le donne, l’intolleranza e la persecuzione, etc. etc. Tra l’altro una delle maggiori colpe della bibbia è l’aver insegnato che “la donna ha portato il peccato e la morte nel mondo. Ella era stata creata per dipendere dall’uomo per tutte le sue necessità e per le informazioni di cui avrebbe avuto bisogno..”.

In tutto questo liquame, stranamente, comparve un fiore, si tratta del “Cantico dei cantici” di re Salomone (sull’autore però non v’è certezza). Forse fu l’influenza benefica della regina di Saba che ammorbidì il cuore di questo rude re israelita (anche se ha tutta l’apparenza di una favola il viaggio della regina di Saba che parte dal regno dei Sabei -un territorio dell’odierno Yemen- per far visita a Salomone accompagnata dai suoi cortigiani con doni preziosi). E suona strano che un poema così fortemente erotico sia stato assunto sin dal Concilio di Yavnè (90 d.C.), nel canone dell’Antico Testamento. Ma le tradizioni religiose, sia quella ebraica che quella cattolica cristiana, provvidero a falsare la letteralità del testo, che in verità descrive senza mezzi termini un amplesso, rimosso in favore di una interpretazione mistica (così forzata nel diniego dell’evidenza da apparire quasi assurda).

Alcuni stralci: “ I figli di mia madre si sono sdegnati con me: mi hanno messo a guardia delle vigne; la mia vigna, la mia, non l’ho custodita. Dimmi, o amore dell’anima mia, dove vai a pascolare il gregge, dove lo fai riposare al meriggio, perché io non sia come vagabonda dietro i greggi dei tuoi compagni… – Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni, soffia nel mio giardino si effondano i suoi aromi. Venga il mio diletto nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti. – Il coro: «Volgiti, volgiti, Sulammita, volgiti, volgiti: vogliamo ammirarti».. – Il diletto: «Come son belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe! Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d’artista. Il tuo ombelico è una coppa rotonda che non manca mai di vino drogato. Il tuo ventre è un mucchio di grano, circondato da gigli. I tuoi seni come due cerbiatti, gemelli di gazzella….”

Con queste belle parole d’amore lasciamo ora il giudaismo e rivolgiamo gli occhi alla sua prima filiazione: il cristianesimo.

Dobbiamo prima di tutto dire qualcosa sull’ “inventore” del cristianesimo. Erroneamente si pensa che questa religione sia stata fondata da un certo Gesù, di cui per altro non esiste alcun riscontro storico della sua esistenza, in verità il cristianesimo è la pensata geniale di un ebreo pentito: Saulo di Tarso. Pentito perché passò da persecutore di ebrei che credevano nel messia Gesù a creatore di una nuova religione in cui Gesù diventava il messia di tutti. Ai tempi di Saulo, che per inciso mai conobbe Gesù, ci furono guerre di rivolta dei giudei contro i romani, Saulo stesso, pur essendo un ebreo, aveva la cittadinanza romana (non si sa come ottenuta, alcuni dicono perché facesse la spia) e in diverse occasioni si scontrò con i capi della comunità giudea mettendosi contro gli stessi discepoli di Gesù soprattutto perché, contrariamente a quanto stabilito dalla legge ebraica, Saulo decise di “convertire” al “cristianesimo” anche i gentili.

Questa fu la sua grande furbata: la figura di Gesù, da messia dei giudei divenne il Cristo o salvatore di tutte le genti. All’interno della originaria comunità ebraica, già allora sparsa in tutto l’impero ed anche oltre, si creò una frattura irreparabile e l’eretico Saulo andando per la sua strada fondò quel nuovo credo da lui chiamato “cristianesimo”.

Sin dall’inizio però, questo “cristianesimo”, fu marchiato e contaminato dall’originale misoginia ebraica. La libertà dei costumi femminili, tipica della società romana e greca, fu irregimentata in codici “morali/sociali” che restringevano sia l’espressività sessuale che l’importanza sociale e politica delle donne. L’esempio più eclatante di queste restrizioni fu l’uccisione della filosofa Ipazia, rea di essere troppo libera e di dare “scandalo” ai seguaci del nuovo corso “religioso”. Si dice che l’odio verso il mondo femminile, pur presente nell’ebraismo, fu esacerbato nel cristianesimo. Fino a raggiungere vette di totale annichilimento anche fisico delle donne che osavano manifestare autonomia di pensiero e di azione, accusate di connivenza con il “demonio”.

Anzi, dal 418 d.C. tutti diventarono “demoniaci”. Anche i bambini appena nati, erano definiti esseri demoniaci, in quanto nati da un atto sessuale e quindi destinati alla dannazione se non venivano battezzati al più presto. Queste belle pensate risultarono nell’acquisizione della chiesa cattolica di ogni potere, religioso e temporale, e la cosa si protrasse dal 375 d.C. fino al XVII secolo (in cui si affermarono le grandi eresie cristiane). Nel Concilio di Nicea fu stabilito, con il beneplacito di Costantino, che Gesù da “re degli ebrei” diventasse il “salvatore e Cristo dell’umanità”. Da allora gli eccidi dei pagani, la distruzione sistematica dei loro templi, soprattutto quelli dedicati alle varie dee, e delle biblioteche antiche, divennero legge (nel 391 d.C. i cristiani, per la prima volta, distrussero ad Alessandria una delle più grandi biblioteche del mondo che conteneva oltre 700.000 volumi sull’intero scibile umano, e successivamente l’opera fu completata dai musulmani).

Le stime degli studiosi, pur in mancanza di documenti ufficiali (poiché le porcherie si fanno nascostamente), sul numero delle persone torturate ed uccise nella sola Europa durante il dominio cristiano, va dalle 150.000 al milione. Ovviamente tali dati vanno integrati con gli stermini dei popoli indigeni nelle Americhe ed in altre parti del mondo.

Va da sé che nei 17 secoli di oppressione della sessualità e del mondo femminile si venne accentuando una sempre maggiore perversione nei costumi ecclesiastici. Quel che non poteva essere vissuto alla luce del giorno divenne oggetto di morbosità e di segreti sfoghi, da parte di papi, prelati e sacerdoti. Soprattutto nel chiuso delle chiese e delle sacrestie. I casi di abusi sessuali sui minori, le relazioni illecite nei conventi, le torture sado-maso contro streghe ed eretici, divennero pratiche correnti e in parte perdurano anche ai nostri giorni. Un esempio melodrammatico della deviata sessualità cristiana ci è fornito nelle feste di Halloween, promosse dalla feccia consumista e massonica, che vengono celebrate negli USA. In esse alcune chiese cristiane istallano delle Hell House, case infernali, per convincere i “credenti” dall’astenersi dal peccato, pena la dannazione eterna. In queste Hell House ci sono varie tappe, un po’ come nelle vie crucis, in cui vengono mostrati diversi peccati: un sacrificio satanico, medici masochisti che praticano aborti, prostitute e libertine che vengono torturate, etc. Alla fine dell’orrida processione si trova, di solito, una scena paradisiaca con Gesù fra gli angeli. Dopo essere stati minacciati di torture indicibili agli inferi i visitatori vengono invitati a prendere rifugio nel Cristo, loro signore e salvatore.

Negli anni, comunque, la figura femminile fu in parte rivalutata attraverso la venerazione della Madre di Dio, Maria. I preti non poterono impedirla e così, in qualche modo l’immagine della Madre Universale, che dona la vita, sopravvisse. Pur umiliata ed offesa, in quanto resa madre per costrizione e senza atto sessuale. Per quanto riguarda la presenza femminile nel mondo religioso, solo nella fede anglicana ed in altre poche eccezioni le donne possono assurgere alla carica sacerdotale. Una di queste sacerdotesse la conobbi, qualche anno fa a Pescara, che per conto della sua “chiesa” aveva sponsorizzato il “Festival della laicità”. Insomma il mondo femminile anche all’interno del cristianesimo sta cercando di ritrovare una sua dignità, riscoprendo anche la santità del rapporto sessuale, come espressione della creatività divina.

Quello che in passato poteva solo avvenire attraverso le estasi mistiche sta prendendo una forma più concreta e tangibile di amore carnale, non deprivato di spiritualità. Certo, se la chiesa cattolica accettasse il sacerdozio femminile ed il matrimonio fra i suoi membri, e se venisse abolito il potere temporale del papato (e la stessa figura del papa), la chiesa cattolica forse potrebbe riscattarsi dalle malefatte compiute in questi secoli. Ma dubito che ne abbia la forza… e quindi è destinata a scomparire. La storia non fa sconti e l’iniquità ha concluso il suo tempo.

Però ad onor del vero alcuni santi cristiani dimostrarono amore e rispetto verso la Madre Universale e verso il mondo femminile. In particolare questo atteggiamento fu vissuto da Francesco d’Assisi. La sua adorazione di dio essendo rivolta a tutte le creature. Francesco può essere considerato un amante della natura in cui riconosceva l’impronta divina. Sempre egli si adoperò di mantenere un comportamento adatto alla conservazione della vita, occupandosi di animali, di lavoro, di contemplazione delle bellezze naturali ed accettando nel novero dei suoi compagni anche diverse donne, che erano a lui devote e che in tutti i modi gli dimostrarono amore, sicuramente dal santo ricambiato, poiché essendo vissuto da laico conobbe l’amore e sapeva che questo non è contrario alla volontà di dio, anzi è la sua espressione.

In attesa, quasi nella speranza, che il cristianesimo trovi un nuovo Francesco, osserviamo ora l’ascesa sempre più rapida dell’ultimo ramo dell’ebraismo, trattasi dell’islam.

E pure qui dobbiamo cominciare a narrare le origini di questo credo. Anche nel caso dell’islam è indubbio che le radici affondino nell’ebraismo, con influssi cristiani, teoricamente potremmo definire l’islamismo una sorta di “eresia” degli insegnamenti biblici e paleo cristiani, se non che, ergendosi la figura di Maometto come “ultimo e vero profeta” e utilizzando questa preminenza a fini politici, gli arabi ne approfittarono per scatenare una campagna di conversioni forzate che portò l’islam a divenire il più grande impero medioevale, in concorrenza stretta con quello dei tartari in estremo oriente e con Bisanzio e Sacro Romano Impero in occidente. Ma la forza dell’impero bizantino non era decisamente in grado di contrastare la conquista islamica e l’Europa cristiana era divisa in vari stati spesso in antagonismo fra loro, di conseguenza l’Occidente corse il rischio di essere fagocitato. Già la Spagna, la Sicilia ed i Balcani erano divenute terre musulmane, mentre le città costiere di Francia ed Italia erano continuamente saccheggiate da pirati saraceni, che in diversi luoghi stabilirono anche capisaldi. Forse furono le crociate in terra santa che crearono un diversivo all’avanzata musulmana o forse le divisioni interne all’islam che ad un certo punto esaurirono l’alta marea della conquista e delle conversioni al Corano.

E qui dobbiamo inserire una recente notizia di cronaca relativa a questo sacro testo. Recentemente una ricercatrice italiana, Alba Fedeli, ha annunciato la scoperta della più antica copia del Corano che si conosca. Il “problema” è che l’esame del carbonio 14 avrebbe dimostrato che è stata scritta prima della predicazione del profeta islamico, vissuto tra il 570 e il 632 dopo Cristo. Gli storici britannici che hanno confermato l’originalità del documento hanno definito la scoperta “destabilizzante” per le sue implicazioni: una scoperta che dà credito all’ipotesi che Maometto e i suoi seguaci usassero un testo già esistente, che poi modellarono in base alla propria visione politica e teologica. Una spiegazione che va a smontare la versione ufficiale secondo cui il Corano venne scritto da Maometto, sulla base di una rivelazione divina…

Ma torniamo al tema principale di questo articolo, ovvero l’analisi di come è percepito l’erotismo e la condizione femminile nelle varie religioni di origine semitica. Anche nell’islam, come nell’ebraismo e nel cristianesimo, la forte impronta maschilista e patriarcale stabilisce il tipo di rapporti fra il maschile ed il femminile e fornisce indicazioni sulle diverse attitudini sessuali.

Vediamo ad esempio che Maometto all’inizio della sua carriera sposò una donna anziana ma ricca, il che gli permise di potersi dedicare alle sue visioni mistiche senza preoccuparsi della sopravvivenza. Più tardi però, per compensare, sposò una giovinetta appena adolescente in modo da poter soddisfare anche le sue pulsioni carnali. Ancora oggi nelle nazioni islamiche i matrimoni con bambine vergini sono assolutamente nella norma e spesso ne leggiamo le drammatiche conseguenze sui giornali. Un’altra caratteristica dell’islam è la poligamia. Un uomo può avere quante mogli riesca a mantenere ed anche qui l’origine dell’usanza è “religiosa”. Infatti siccome la donna è considerata proprietà dell’uomo e siccome anche le donne non musulmane una volta impalmate vengono cooptate nella religione, avere molte mogli (magari rapite in Europa) contribuisce alla formazione di nuovi adepti (la prole diventa tutta musulmana). Tra l’altro difficilmente chi era stato convertito all’islam poteva abiurare poiché era prevista la morte per chiunque rinnegasse la vera fede.

Un altro aspetto della sessualità nell’Islam è la “dichiarata” opposizione ai rapporti sodomitici ed alla zooerastia, e ciò era motivato (come avvenne per la proibizione a nutrirsi di maiale o di armenti non dissanguati) da ragioni pratiche e dalla necessità di correggere un’inveterata tendenza. Infatti, come per gli altri popoli di origine pastorale, l’abitudine a soddisfare le proprie voglie godendo di bestie e di giovinetti era talmente radicata che bisognava metterci un freno, con una precisa ingiunzione religiosa. Pena l’inferno eterno. All’inverso per i virtuosi che seguono diligentemente le norme coraniche e che muoiono combattendo per l’islam si aprono le porte del paradiso, con 70 vergini sempre pronte a soddisfare le loro voglie e fiumi di vino e miele. Ovviamente non si fa menzione di quale sia il vantaggio per le donne islamiche.

Ma lo stesso Maometto ha dichiarato la posizione gerarchica tra l’uomo e la donna, mostrando ai suoi seguaci come “educare le proprie mogli picchiandole con dei panni arrotolati”. Da questo atteggiamento, simbolico o meno, si capisce quanto i seguaci dell’islam disprezzino il mondo femminile (pur volendone godere a tutti i costi). E lo stesso corano raccomanda: “Ammonite quelle di cui temete l’insuburdinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele (Corano 4:34)”.

Lo status delle donne nel mondo islamico è veramente infimo e lo vediamo ogni giorno in quelle tristi immagini di donne in burka e lo leggiamo su tutti i giornali relativamente ai continui stupri e violenze subite. Addirittura se una donna si ribella allo stupro e reagisce viene condannata. E se lo stupro in questione viene compiuto da un congiunto questo è considerato “adulterio” e la vittima può essere anche lapidata a morte. Le donne che hanno subito la violenza carnale possono essere punite per la vergogna che hanno arrecato alla famiglia. La donna è vittima ma la colpa è della donna. Assurdità di un fondamentalismo cieco e disumano.

Nella patria di Maometto, l’Arabia saudita, la religione di stato è il wahabismo, una variante super-ortodossa dell’islam sunnita, che stabilisce, riguardo alle donne, di non poter assumere ruoli sociali, oltre alle funzioni servili, esse non possono nemmeno ottenere la patente di guida.

Leggiamo ancora nel sacro testo: “Le donne debbono abbassare lo sguardo in compagnia degli uomini e se un ospite visita la casa devono essere nascoste da una tenda o da una barriera. (Corano 24:31 e 33:53). Il fatto è che, come avviene per la bibbia, la premessa iniziale del corano è che tali ingiunzioni sono la “parola di dio, così come è stata rivelata al profeta Maometto” e quindi non possono assolutamente essere messe in dubbio. Come il giudaismo ed il cristianesimo anche l’islam è una religione creata da uomini, al solo scopo di controllare altri uomini, e soprattutto le donne, una cosa che non ha nulla a che fare con dio.

Per fortuna anche nell’islam c’è stata una componente “umana” che ha saputo mantenere l’amore. Si tratta della componente sufi. Un grande poeta sufi fu Omar Khayyâm del quale qui riporto alcune poesie: “Col mio amor, sotto due rami conserti, col mio amor, sul confine dei deserti, ove non giunge della gloria il suono; e avrei ciò che a Mahmud non dà il suo trono.” – “Se questa passion che un ordin pare mi vien dritta dal ciel, perché il divieto? Dovrò accostar la tazza al labbro lieto, accostarla, o Signore, e non versare?” – “Guai a quel cuore in cui non è ardor di passione, che non è pazzo per l’amore d’una bella persona. Un giorno che tu abbia trascorso senza amore, non v’è per te altro giorno più perduto di quello.” – “Non vietatemi di bere vino, di godere le donne, perché Dio è compassione. Non ditemi che sto peccando, lasciatemi peccare a volontà. Porre fine alle proprie azioni per paura della punizione è da miscredenti, significa dubitare della Sua compassione”

E con queste immagini amorose chiudo il discorso.

Paolo D’Arpini






English text

Judaism was and is an "ethnic" faith that aims to maintain the unity and cultural and genetic identity of the Jewish people. Its mythology, which dates back to four or five thousand years ago, drew extensively on the myths and legends of those peoples with whom the Jews came, for various reasons, in contact. But first of all let's talk about how the Jewish entity was formed. Hebrew means nomad and the Jews belonged to pastoral tribes of Semitic origin that circled in a continuous coming and going on the edge of the Fertile Crescent. Being shepherds and wanderers they had developed a typically patriarchal culture, for them the woman was a means of generating male children who continued the activity, therefore the female status was very low compared to that of males. The only advantage that Jewish women had was that they could be married, to continue the "lineage". While the condition of the gohim (ie non-Jewish) women with whom these shepherds came into contact was believed to be close to that of cattle. The female gohim could be raped, made objects of commerce, used as prostitutes ... but it was well taken care not to proliferate with them since those born of such "females" were not recognized as belonging to the "chosen" people.

Despite all these macho and misogynistic attitudes - as happened to other Semitic peoples - even the Jews, for a certain period, accepted the presence in their elite of a female divinity, Astarte, Jehovah's companion, and guarantor of fertility. It took 6 centuries before Astarte was obliterated, although for a long time their temples coexisted side by side. But eventually the Jewish patriarchs succeeded in destroying the goddess worship, and Jehovah alone occupied the entire firmament. Poor thing, only as he was he developed perverse qualities, he was a vengeful and cruel god who demanded total submission to his unfortunate "chosen" people (in fact Judaism is considered a "religion" in the genealogical sense), he was the source of all evil and he was propitiated with bloody sacrifices (here we recall the story of Cain, who offered the fruits of the earth, not pleasing to Jehovah, and of Abel who killed and burned herds on the altar, whose smell the god was delighted with). On the other hand, if we read the bible we discover that the whole history of Jews is dotted with truculent episodes, sodomitic adventures and violence.

The patriarch Abraham, like a squalid lenone, did not hesitate to give his wife Sarah to the pharaoh of Egypt to obtain the favor of the sovereign. But I do not go further, I limit myself to strongly advise the reading of the bible in order to understand the roots of that monolatrous religion (improperly called "monotheist").

Some goodies about misogyny and Jewish “erotic” norms can be found in the Talmud, the book of religious dictates: “All non-Jewish women are prostitutes. Eben Haezar. - A man can do with his wife what pleases him most, as if she were a piece of meat that comes from the butcher, and which he can eat at his whim, salted, roasted, boiled or like fish bought at the market. Nedarim 20 b. - A three year and one day virgin can be obtained in marriage after a sexual act. Sanhedrin 55b. - Sexual intercourse with a child under 8 years of age is lawful. Sanhedrin, 69b. - A Jew can rape, but not marry a non-Jewish woman. Gad. Shas. 2.2 "

What about the other teachings contained in the bible? The litho-book is by no means a moral text, at least as we understand it, and it does not contain any ethical principles. Accepting the dictates of the bible means approving of every vice and crime. It authorizes: human sacrifices, cannibalism, slavery, polygamy, adultery and prostitution, obscenity, injustice towards women, intolerance and persecution, etc. etc. Among other things, one of the greatest faults of the bible is having taught that "woman brought sin and death into the world. She was created to depend on man for all his needs and for the information he would need .. ".

In all this sewage, strangely, a flower appeared, it is King Solomon's "Song of Songs" (however, there is no certainty about the author). Perhaps it was the beneficial influence of the Queen of Sheba that softened the heart of this rude Israelite king. to visit Solomon accompanied by his courtiers with precious gifts). And it sounds strange that such a strongly erotic poem has been used since the Council of Yavne (90 AD), in the canon of the Old Testament. But the religious traditions, both the Jewish and the Catholic Christian, falsified the literalness of the text, which in truth describes in no uncertain terms an embrace, removed in favor of a mystical interpretation (so forced in the denial of the evidence that it appears almost absurd ).

Some excerpts: “My mother's children were indignant with me: they put me to guard the vineyards; I have not kept my vineyard, mine. Tell me, O love of my soul, where you go to graze the flock, where you let it rest at noon, so that I am not like a wanderer behind the flocks of your companions ... - Get up, kite, and you, Austrian, come, blow in the my garden spread its aromas. My beloved come to her garden and eat its delicious fruits. - The chorus: «Turn around, turn around, Sulammita, turn around, turn around: we want to admire you» .. - The beloved: «How beautiful are your feet in sandals, daughter of a prince! The curves of your hips are like jewels, the work of an artist's hands. Your navel is a round cup that never fails in drugged wine. Your belly is a heap of wheat, surrounded by lilies. Your breasts like two fawns, gazelle twins…. "

With these beautiful words of love, let us now leave Judaism and turn our eyes to its first filiation: Christianity.

We must first of all say something about the "inventor" of Christianity. It is erroneously thought that this religion was founded by a certain Jesus, of which there is no historical evidence of his existence, in truth Christianity is the brilliant thought of a repentant Jew: Saul of Tarsus. Repentant because he went from persecuting Jews who believed in the Messiah Jesus to creator of a new religion in which Jesus became everyone's messiah. At the time of Saul, who incidentally never knew Jesus, there were wars of revolt of the Jews against the Romans, Saul himself, despite being a Jew, had Roman citizenship (it is not known how he obtained, some say why he was a spy) and on several occasions he clashed with the leaders of the Jewish community, putting himself against the disciples of Jesus themselves, above all because, contrary to what was established by Jewish law, Saul decided to "convert" even the Gentiles to "Christianity".

This was the great cunning of him: the figure of Jesus, from messiah of the Jews became the Christ or savior of all peoples. Within the original Jewish community, already spread throughout the empire and beyond, an irreparable fracture was created and the heretic Saul, going along his path, founded that new creed which he called "Christianity".

From the very beginning, however, this "Christianity" was marked and contaminated by the original Jewish misogyny. The freedom of female customs, typical of Roman and Greek society, was regulated in "moral / social" codes that restricted both sexual expressiveness and the social and political importance of women. The most striking example of these restrictions was the killing of the philosopher Hypatia, guilty of being too free and of giving "scandal" to the followers of the new "religious" course. It is said that hatred of the female world, although present in Judaism, was exacerbated in Christianity. Until reaching heights of total annihilation, even physical, of women who dared to manifest autonomy of thought and action, accused of connivance with the "devil".

Indeed, from 418 A.D. all became "demonic". Even newborn children were defined as demonic beings, as they were born from a sexual act and therefore doomed to damnation if they were not baptized as soon as possible. These beautiful ideas resulted in the acquisition of all power, religious and temporal, by the Catholic Church, and this lasted from 375 AD. until the seventeenth century (in which the great Christian heresies were established). In the Council of Nicaea it was established, with the consent of Constantine, that Jesus from "King of the Jews" would become the "Savior and Christ of humanity". Since then the massacres of the pagans, the systematic destruction of their temples, especially those dedicated to the various goddesses, and of the ancient libraries, became law (in 391 A.D. the Christians, for the first time, destroyed one of the largest libraries in the world in Alexandria. which contained over 700,000 volumes on the entire human knowledge, and subsequently the work was completed by the Muslims).

The estimates of scholars, even in the absence of official documents (since the rubbish is done secretly), on the number of people tortured and killed in Europe alone during the Christian rule, ranges from 150,000 to million. Obviously, these data must be integrated with the exterminations of indigenous peoples in the Americas and other parts of the world.

It goes without saying that in the 17 centuries of oppression of sexuality and of the female world, an ever greater perversion in ecclesiastical customs was accentuated. What could not be experienced in the light of day became the object of morbidity and secret outbursts by popes, prelates and priests. Especially in the closed of churches and sacristies. Cases of sexual abuse of minors, illicit relationships in convents, Sado-maso torture against witches and heretics, became common practices and in part persist even today. A melodramatic example of deviant Christian sexuality is given to us in the Halloween parties, promoted by the consumerist and Masonic scum, which are celebrated in the USA. In them some Christian churches install Hell Houses, infernal houses, to convince "believers" to abstain from sin, on pain of eternal damnation. In these Hell Houses there are various stages, a bit like in the vie crucis, in which various sins are shown: a satanic sacrifice, masochistic doctors who practice abortions, prostitutes and libertines who are tortured, etc. At the end of the horrid procession there is usually a paradisiacal scene with Jesus among the angels. After being threatened with unspeakable torture in the underworld, visitors are invited to take refuge in Christ, their lord and savior.

Over the years, however, the female figure was partly re-evaluated through the veneration of the Mother of God, Mary. The priests could not prevent it and so, in some way, the image of the Universal Mother, who gives her life, survived. Although humiliated and offended, as she made a mother by compulsion and without a sexual act. As for the presence of women in the religious world, only in the Anglican faith and in a few other exceptions can women rise to the office of priesthood. I met one of these priestesses a few years ago in Pescara, who sponsored the "Festival of secularism" on behalf of her "church". In short, the female world, even within Christianity, is trying to rediscover her dignity, also rediscovering the sanctity of sexual intercourse, as an expression of divine creativity.

What in the past could only happen through mystical ecstasies is taking a more concrete and tangible form of carnal love, not deprived of spirituality. Of course, if the Catholic Church accepted the female priesthood and marriage among its members, and if the temporal power of the papacy (and the figure of the pope) were abolished, the Catholic Church could perhaps redeem itself from the misdeeds committed in these centuries. But I doubt it has the strength… and therefore it is destined to disappear. History makes no concessions and iniquity has ended its time.

However, to be honest, some Christian saints showed love and respect for the Universal Mother and for the female world. In particular, this attitude was experienced by Francis of Assisi. His worship of god being addressed to all creatures. Francis can be considered a lover of nature in which he recognized the divine imprint. He always endeavored to maintain a behavior suitable for the preservation of life, dealing with animals, work, contemplation of natural beauties and accepting among his companions also several women, who were devoted to him and who in every way showed him love, certainly reciprocated by the saint, since having lived as a layman he knew love and knew that this is not contrary to God's will, indeed it is its expression.

Waiting, almost in the hope, that Christianity will find a new Francis, we are now observing the increasingly rapid rise of the last branch of Judaism, namely Islam.

And here too we must begin to narrate the origins of this creed. Even in the case of Islam there is no doubt that the roots lie in Judaism, with Christian influences, theoretically we could define Islam as a sort of "heresy" of biblical and paleo Christian teachings, except that, by raising the figure of Mohammed as " last and true prophet "and using this pre-eminence for political purposes, the Arabs took advantage of it to unleash a campaign of forced conversions that led Islam to become the largest medieval empire, in close competition with that of the Tartars in the Far East and with Byzantium and Holy Roman Empire in the west. But the strength of the Byzantine Empire was definitely not able to counter the Islamic conquest and Christian Europe was divided into various states, often at odds with each other, consequently the West ran the risk of being swallowed up. Already Spain, Sicily and the Balkans had become Muslim lands, while the coastal cities of France and Italy were continually plundered by Saracen pirates, who in various places also established strongholds. Perhaps it was the Crusades in the Holy Land that created a diversion from the Muslim advance or perhaps the internal divisions within Islam that at a certain point exhausted the high tide of conquest and conversions to the Koran.

And here we must insert a recent news report relating to this sacred text. Recently an Italian researcher, Alba Fedeli, announced the discovery of the oldest known copy of the Koran. The "problem" is that an examination of carbon 14 would have shown that it was written before the preaching of the Islamic prophet, who lived between 570 and 632 AD. British historians who confirmed the document's originality called the discovery "destabilizing" for its implications: a discovery that lends credence to the hypothesis that Muhammad and his followers used an existing text, which they then modeled on their own vision. politics and theology. An explanation that goes to dismantle the official version according to which the Koran was written by Mohammed, on the basis of a divine revelation ...

But let's go back to the main theme of this article, namely the analysis of how eroticism and the condition of women are perceived in the various religions of Semitic origin. Even in Islam, as in Judaism and Christianity, the strong masculine and patriarchal imprint establishes the type of relationship between male and female and provides information on different sexual attitudes.

We see, for example, that Muhammad at the beginning of his career married an elderly but rich woman, which allowed him to be able to devote himself to his mystical visions without worrying about survival. Later, however, to compensate, he married a young girl just a teenager in order to satisfy her carnal impulses as well. Even today in Islamic nations, marriages with virgin girls are absolutely the norm and we often read the dramatic consequences in the newspapers. Another characteristic of Islam is polygamy. A man can have as many wives as he can keep and here too the origin of the custom is "religious". In fact, since women are considered the property of men and since even non-Muslim women are co-opted into the religion once they are impalmed, having many wives (perhaps kidnapped in Europe) contributes to the formation of new followers (the offspring becomes all Muslim). Among other things, those who had been converted to Islam could hardly abjure since death was expected for anyone who renounced the true faith.

Another aspect of sexuality in Islam is the "declared" opposition to sodomitic intercourse and zooerasty, and this was motivated (as happened by the prohibition to feed on pigs or unbled herds) by practical reasons and by the need to correct a inveterate trend. In fact, as with other peoples of pastoral origin, the habit of satisfying one's cravings by enjoying animals and youngsters was so ingrained that it was necessary to put a stop to it, with a precise religious injunction. On pain of eternal hell. Conversely, for the virtuous who diligently follow the Koranic norms and who die fighting for Islam, the gates of heaven are opened, with 70 virgins always ready to satisfy their cravings and rivers of wine and honey. Of course, there is no mention of what the benefit is for Muslim women.

But Muhammad himself declared the hierarchical position between man and woman, showing his followers how to "educate their wives by beating them with rolled-up clothes". From this attitude, symbolic or not, we understand how much the followers of Islam despise the female world (even if they want to enjoy it at all costs). And the Koran itself recommends: "Admonish those whose insuburdation you fear, leave them alone in their beds, beat them (Koran 4:34)".

The status of women in the Islamic world is very low and we see it every day in those sad images of women in burkas and we read it in all the newspapers regarding the continuous rape and violence suffered. Even if a woman rebels against rape and reacts, she is condemned. And if the rape in question is carried out by a relative this is considered "adultery" and the victim can even be stoned to death. Women who have experienced rape can be punished for the shame they have brought to the family. The woman is the victim but the fault lies with the woman. Absurdity of a blind and inhuman fundamentalism.

In Mohammed's homeland, Saudi Arabia, the state religion is Wahabism, a super-orthodox variant of Sunni Islam, which establishes, with regard to women, that they cannot take on social roles, in addition to servile functions, they cannot not even get a driver's license.

We read again in the sacred text: “Women must look down in the company of men and if a guest visits the house they must be hidden by a curtain or barrier. (Quran 24:31 and 33:53). The fact is that, as with the bible, the initial premise of the Koran is that such injunctions are the "word of God as revealed to the Prophet Muhammad" and therefore cannot possibly be questioned. Like Judaism and Christianity, Islam is also a religion created by men, for the sole purpose of controlling other men, and especially women, something that has nothing to do with God.

Fortunately, even in Islam there was a "human" component that was able to keep love. This is the Sufi component. A great Sufi poet was Omar Khayyâm, of whom I quote some poems here: “With my love, under two folded branches, with my love, on the border of the deserts, where the glory does not reach the sound; and I would have what Mahmud does not give his throne. " - “If this passion that seems an ordin comes straight to me from heaven, why the prohibition? Shall I have to bring the cup to my happy lip, bring it, oh Lord, and not pour? " - "Woe to that heart in which there is no ardor of passion, which is not mad for the love of a beautiful person. A day that you have spent without love, there is no other day more lost for you than that. " - “Don't forbid me to drink wine, to enjoy women, because God is compassion. Don't tell me I'm sinning, let me sin at will. Ending one's actions for fear of punishment is unbelievers, it means doubting his compassion"

We see, for example, that Muhammad at the beginning of his career married an elderly but rich woman, which allowed him to be able to devote himself to his mystical visions without worrying about survival. Later, however, to compensate, he married a young girl just a teenager in order to satisfy her carnal impulses as well. Even today in Islamic nations, marriages with virgin girls are absolutely the norm and we often read the dramatic consequences in the newspapers. Another characteristic of Islam is polygamy. A man can have as many wives as he can keep and here too the origin of the custom is "religious". In fact, since women are considered the property of men and since even non-Muslim women are co-opted into the religion once they are impalmed, having many wives (perhaps kidnapped in Europe) contributes to the formation of new followers (the offspring becomes all Muslim). Among other things, those who had been converted to Islam could hardly abjure since death was expected for anyone who renounced the true faith.

Another aspect of sexuality in Islam is the "declared" opposition to sodomitic intercourse and zooerasty, and this was motivated (as happened by the prohibition to feed on pigs or unbled herds) by practical reasons and by the need to correct a inveterate trend. In fact, as with other peoples of pastoral origin, the habit of satisfying one's cravings by enjoying animals and youngsters was so ingrained that it was necessary to put a stop to it, with a precise religious injunction. On pain of eternal hell. Conversely, for the virtuous who diligently follow the Koranic norms and who die fighting for Islam, the gates of heaven are opened, with 70 virgins always ready to satisfy their cravings and rivers of wine and honey. Of course, there is no mention of what the benefit is for Muslim women.

But Muhammad himself declared the hierarchical position between man and woman, showing his followers how to "educate their wives by beating them with rolled-up clothes". From this attitude, symbolic or not, we understand how much the followers of Islam despise the female world (even if they want to enjoy it at all costs). And the Koran itself recommends: "Admonish those whose insuburdation you fear, leave them alone in their beds, beat them (Koran 4:34)".

The status of women in the Islamic world is very low and we see it every day in those sad images of women in burkas and we read it in all the newspapers regarding the continuous rape and violence suffered. Even if a woman rebels against rape and reacts, she is condemned. And if the rape in question is carried out by a relative this is considered "adultery" and the victim can even be stoned to death. Women who have experienced rape can be punished for the shame they have brought to the family. The woman is the victim but the fault lies with the woman. Absurdity of a blind and inhuman fundamentalism.

In Mohammed's homeland, Saudi Arabia, the state religion is Wahabism, a super-orthodox variant of Sunni Islam, which establishes, with regard to women, that they cannot take on social roles, in addition to servile functions, they cannot not even get a driver's license.

We read again in the sacred text: “Women must look down in the company of men and if a guest visits the house they must be hidden by a curtain or barrier. (Quran 24:31 and 33:53). The fact is that, as with the bible, the initial premise of the Koran is that such injunctions are the "word of God as revealed to the Prophet Muhammad" and therefore cannot possibly be questioned. Like Judaism and Christianity, Islam is also a religion created by men, for the sole purpose of controlling other men, and especially women, something that has nothing to do with God.

Fortunately, even in Islam there was a "human" component that was able to keep love. This is the Sufi component. A great Sufi poet was Omar Khayyâm, of whom I quote some poems here: “With my love, under two folded branches, with my love, on the border of the deserts, where the glory does not reach the sound; and I would have what Mahmud does not give his throne. " - “If this passion that seems an ordin comes straight to me from heaven, why the prohibition? Shall I have to bring the cup to my happy lip, bring it, oh Lord, and not pour? " - "Woe to that heart in which there is no ardor of passion, which is not mad for the love of a beautiful person. A day that you have spent without love, there is no other day more lost for you than that. " - “Don't forbid me to drink wine, to enjoy women, because God is compassion. Don't tell me I'm sinning, let me sin at will. Ending one's actions for fear of punishment is unbelievers, it means doubting his compassion"

And with these loving images I close the conversation.

Paolo D’Arpini

sabato 24 settembre 2022

Cenni di vera conoscenza... - Hints of true knowledge...


“Maestro è colui che ti porta ad essere il tuo stesso Maestro!” (Saul Arpino). 

Diceva Ramana Maharshi: "Tu ed io siamo la stessa cosa. Quel che io ho fatto è sicuramente possibile per ognuno. Tu sei il Sé, in questo momento, e non puoi mai  essere altro. Getta al vento le tue preoccupazioni, guarda dentro di te e trova la Pace!"

Ed ancora: ”Conosci la tua mente, per non farti imbrogliare dalla mente”.  

Vedi quante immagini appaiono in un sogno, quanti personaggi che si cercano e si sfuggono, che si amano e si odiano? Ma il sognatore è uno solo….

Per risvegliarti a te stesso da qualsiasi punto o identità ti riconosci nel sogno, accetta quella, fermati a quella e da lì osserva e scopri l’osservatore. Non aspettare illudendoti che potrai svegliarti solo se stai sognando di essere qualcun altro, un personaggio più preparato o più simpatico… Qualsiasi sia il personaggio del sogno nel quale ti trovi, accettalo.

Osho diceva: “Accettarsi per quel che siamo è la base per il risveglio spirituale”. Infatti accettarsi non significa rinunciare alla propria crescita, anzi vuol dire che accettiamo di crescere partendo da ciò che siamo. In questo modo la crescita non sarà una scelta bensì un moto spontaneo. E’ la fioritura dell’intrinseca perfezione che trova una forma espressiva, senza sforzo, senza rabbia o frustrazione, senza sacrificio, senza uso della memoria,senza espiazione, senza speranza…

Puoi dirmi allora dove si pone, a cosa serve, quella sofferenza, quell’autocontrollo, che sin’ora ha accompagnato la tua ricerca? Dov’è l’utilità proiettiva dell’io che cerca se stesso? Quanti sono gli “io” in te? Dov’è quell’uno che cerca e l’altro che è cercato? Dove sono le vite trascorse arrancando verso la perfezione e dove sono quelle vite future per completarla? Cosa significa “io sono giovane, io sono vecchio, io sono maschio, io sono femmina”? Non sei tu presente qui ed ora, pura coscienza, aldilà di ogni distinzione esteriore? E sempre lo sarai!

E per finire ricorda: “Il Guru ti appartiene completamente ma appartieni tu completamente al Guru..?” (Swami Muktananda)

Paolo D’Arpini




English text

"Master is the one who leads you to be your own Master!" (Saul Arpino).

Ramana Maharshi said: "You and I are the same thing. What I have done is certainly possible for everyone. You are the Self, in this moment, and you can never be anything else. Throw away your worries, look within. you and find Peace! "

And again: "Know your mind, so as not to be fooled by the mind".

Do you see how many images appear in a dream, how many characters who seek and escape each other, who love and hate each other? But the dreamer is only one….

To awaken to yourself from any point or identity you recognize yourself in the dream, accept that, stop at that and from there observe and discover the observer. Do not wait under the illusion that you can only wake up if you are dreaming of being someone else, a more prepared or more likeable character… Whatever the character of the dream you are in, accept it.

Osho said: "Accepting ourselves for who we are is the basis for spiritual awakening." In fact, accepting ourselves does not mean giving up our own growth, on the contrary it means that we accept to grow starting from what we are. In this way, growth will not be a choice but a spontaneous movement. It is the flowering of intrinsic perfection that finds an expressive form, without effort, without anger or frustration, without sacrifice, without use of memory, without expiation, without hope ...

So can you tell me where, what is the purpose of that suffering, that self-control, which has accompanied your research up to now? Where is the projective utility of the ego that seeks itself? How many 'I's are there in you? Where is the one who seeks and the other who is sought? Where are the lives spent trudging towards perfection and where are those future lives to complete it? What does "I am young, I am old, I am male, I am female" mean? Aren't you present here and now, pure consciousness, beyond any external distinction? And you always will be!

And finally he remembers: "The Guru belongs to you completely but you belong completely to the Guru ..?" (Swami Muktananda)

Paolo D’Arpini

lunedì 19 settembre 2022

Taoismo e spiritualità laica - Taoism and lay spirituality



Chi vede cosa? La Spiritualità Laica è la prima forma di riconoscimento spirituale nell’uomo, che affonda le sue radici nello psichismo naturalistico, nell’intuizione analogica, nelle espressioni sacre della coscienza prima dell’avvento di ogni religione.

Naturalmente è possibile individuare in alcune pseudo religioni del passato questa “spiritualità naturale” priva di dogmi, di libri sacri e di preghiere.

Sono realmente esistite nell’evoluzione del pensiero umano almeno tre forme “pseudo-religiose” prive del concetto di un “Dio creatore” personale ma che mantengono la verità di un’unica matrice per tutte le cose. Questa matrice è definita Tao o Senza Nome, nel taoismo; Brahman o Assoluto Non-duale nell’Advaita; Sunya o Vuoto nel buddismo.

In precedenza mi sono occupato sovente dell’Advaita e del Buddismo, sento ora giunto il momento di parlare un po' più estensivamente del Taoismo, talvolta descritto come la “dottrina degli umili o dei semplici”, ed in tal senso il termine “laico” abbinato a tale sentire mi sembra estremamente consono. Infatti il significato originario di laico è proprio “semplice, umile, fuori da ogni contesto ordinativo sociale e religioso”.

Il padre riconosciuto di questa “filosofia di vita” fu Lao Tse. Cominciamo con il dire che nel pensiero di Lao Tse troviamo quella condanna dell’orgoglio e del raggiungimento, fondamentale in ogni spiritualità laica. Sullo stesso filone si pone anche il pensiero di Nisargadatta Maharaj, saggio laico advaita…. ma anche nel proto-cristianesimo si può avvertire un simile intendere, ad esempio nelle parole riferite a Gesù: “Tutto ciò che è eccelso fra gli uomini è abominazione dinanzi a Dio”.

L’orgoglio, questa follia di grandezza ascritta all’individuo, è semplicemente un’illusione dell’uomo… poiché di fronte al Tao ogni grandezza umana è da considerarsi nient’altro che vana. E qui si comprende anche la causa sottile della differenza ideologica tra Confucianesimo e Taoismo, ma di questo argomento magari parleremo in una prossima occasione.

Nei detti di Lao Tse spesso e spesso ritroviamo la disapprovazione dell’orgoglio e del criterio di raggiungimento personale e ciò in virtù della legge di concatenazione dei contrari, l’alternanza dello Yang e dello Yin che è la manifestazione cinetica del Tao. Infatti allorché la forza Yang, attiva, trova il suo culmine automaticamente è sospinta verso il suo contrario Yin, passivo.

La punizione per l’orgoglio è quindi in Lao Tse una sorta di legge naturale. “Un gran vento -egli dice- non può durare più dello spazio di un mattino. Una bufera cessa col giorno. L’armata gloriosa non vincerà in eterno. L’albero elevato sarà abbattuto” Egli spiega nel Tao Te King come l’orgoglio stesso sia il presagio della caduta: “Colui che si alza sulla punta dei piedi non sta ritto. Colui che marcia a passi gloriosi non farà un lungo cammino. Colui che si esibisce non brilla. Colui che si esalta è senza onore. Colui che si prevale del suo talento è senza merito. Colui che fa pompa dei suoi successi non vi si mantiene. Questi sono per il Tao eccessi di nutrimento e umori superflui. Tutto ciò che è sotto il Cielo ne prende nausea. E l’uomo del Tao non rivolge loro nemmeno uno sguardo!”

Questa legge fondamentale non impedisce però a Lao Tse di mantenere un atteggiamento equanime e corretto nei confronti delle cosiddette “vie del mondo”. “La via del Cielo –egli dice- toglie all’eccedente per compensare il mancante ma la via degli uomini meschini toglie all’indigente per aumentare il ricco” . La via del Cielo, dirà successivamente Lie Tseu (un altro taoista), è la via dell’umiltà e la via degli uomini meschini è quella dell’arroganza. Simile concetto viene espresso nel Libro dei Proverbi, annunciando la caduta di Babilonia: “L’arroganza precede la rovina e l’orgoglio precede la caduta”.

Ma la disistima per l’orgoglio e la considerazione per l’umiltà non esauriscono la “dottrina” taoista. Lao Tse considera il Tao una sorta di Madre che genera, nutre e protegge tutti gli esseri dell’universo. In verità è difficile affermare se il Tao “è” o “non è”. Nella metafisica del Tao la kenosi originaria è priva di ogni sostanziale processo, forma o sostanza. Ne consegue che agli occhi del nostro pensiero determinista la “pienezza” del Tao appare simile al “vuoto”. Il Tao è visto come un abisso senza fondo e ciò non dimeno esso dà origine a tutte le cose, un vortice caotico da cui sorge ogni armonia.

Quindi se il vero Tao al nostro percepire determinista appare come un nulla, che per noi corrisponde alla corsa verso il vuoto del sé, esso contemporaneamente segna il ritorno beato nella matrice silenziosa, che attira e proietta l’esperienza del pensiero empirico e poi lo riassorbe nel nulla da cui proviene. Questa kenosi del Tao procede per sua propria natura e non presuppone alcuna volontà creatrice o distruttrice. E da qui si comprende la non valutazione taoista per un Dio personale.

Paolo D'Arpini



English text

Who sees what?  Lay Spirituality is the first form of spiritual recognition in man, which has its roots in naturalistic psychism, in analogic intuition, in the sacred expressions of conscience before the advent of any religion.

Of course it is possible to identify in some pseudo religions of the past this "natural spirituality" devoid of dogmas, sacred books and prayers.

There have really existed in the evolution of human thought at least three "pseudo-religious" forms without the concept of a personal "God the creator" but which maintain the truth of a single matrix for all things. This matrix is ​​called Tao or Nameless in Taoism; Brahman or Absolute Non-dual in Advaita; Sunya or Void in Buddhism.

Previously I have often dealt with Advaita and Buddhism, now I feel the time has come to speak a little more extensively about Taoism, sometimes described as the "doctrine of the humble or the simple", and in this sense the term "layman" combined with this feeling it seems to me extremely appropriate. In fact, the original meaning of layman is precisely “simple, humble, out of any social and religious context”.

The acknowledged father of this "philosophy of life" was Lao Tse. Let's start by saying that in Lao Tse's thought we find that condemnation of pride and achievement, fundamental in any secular spirituality. The thought of Nisargadatta Maharaj, a lay wise advaita… also arises in the same vein. but also in proto-Christianity we can perceive a similar understanding, for example in the words referring to Jesus: "All that is exalted among men is abomination before God".

Pride, this madness of greatness ascribed to the individual, is simply an illusion of man ... since in the face of the Tao all human greatness is to be considered nothing but vain. And here we also understand the subtle cause of the ideological difference between Confucianism and Taoism, but maybe we will talk about this topic on a future occasion.

In the sayings of Lao Tse we often and often find the disapproval of pride and the criterion of personal achievement and this by virtue of the law of concatenation of opposites, the alternation of Yang and Yin which is the kinetic manifestation of the Tao. In fact, when the Yang force, active, finds its culmination it is automatically pushed towards its opposite Yin, passive.

The punishment for pride is therefore a kind of natural law in Lao Tse. “A great wind - he says - cannot last more than the space of a morning. A storm ceases with the day. The glorious army will not win forever. The tall tree will be felled "He explains in the Tao Te King how pride itself is the harbinger of the fall:" He who stands on tiptoe does not stand upright. He who marches with glorious steps will not go a long way. He who performs does not shine. He who exalts himself is without honor. He who prevails over his talent is without merit. He who makes a show of his successes is not supported. These are excesses of nourishment and superfluous moods for the Tao. Everything that is under Heaven makes you sick. And the man of the Tao doesn't even look at them! "

However, this fundamental law does not prevent Lao Tse from maintaining a fair and correct attitude towards the so-called "ways of the world". "The way of Heaven - he says - removes the excess to compensate for the missing, but the way of petty men takes away from the needy to increase the rich". The way to Heaven, Lie Tseu (another Taoist) would later say, is the way of humility and the way of petty men is that of arrogance. A similar concept is expressed in the Book of Proverbs, announcing the fall of Babylon: "Arrogance precedes ruin and pride precedes the fall".

But the disdain for pride and consideration for humility do not exhaust the Taoist "doctrine". Lao Tse considers the Tao a kind of Mother who generates, nourishes and protects all beings in the universe. Indeed, it is difficult to say whether the Tao "is" or "is not". In the metaphysics of the Tao the original kenosis is devoid of any substantial process, form or substance. It follows that in the eyes of our determinist thought the "fullness" of the Tao appears similar to the "emptiness". The Tao is seen as a bottomless abyss and this nevertheless gives rise to all things, a chaotic vortex from which all harmony arises.

So if the true Tao appears to our deterministic perception as a nothing, which for us corresponds to the race towards the emptiness of the self, it simultaneously marks the blissful return in the silent matrix, which attracts and projects the experience of empirical thought and then reabsorbs it. in the nothing from which it comes. This kenosis of the Tao proceeds by its own nature and does not presuppose any creative or destructive will. And from here we understand the Taoist non-evaluation for a personal God.

Paolo D'Arpini