lunedì 19 ottobre 2020

In the One resides the answer without question - Nell'Uno risiede la risposta senza domanda

 


Sri Ramana Maharshi said that we, each of us, are in essence really Jnani (knowers of the truth), who move with the legs of externalization (coming out of oneself) and internalization (entering one's self). We all live under the same imperatives, we push ourselves towards the same realization.

Without externalization we could not manifest ourselves in the mirror of creation, which allows the Absolute to perceive itself. The deluded and the enlightened are both "necessary". The deluded cannot choose. The liberated does not choose. Since there is no "choice". Upadesha Saram describes the path of "returning home". Reading and absorbing its meaning means receiving "his liberating will", his Grace (n. 13). Muruganar Sastri

Note 13 - In truth Maharshi considered everything as Divine Grace. When one of his devotees, Devaraja Mudaliar, complained about some facts that disturbed his mental stillness and asked if such problems meant that Maharshi had withdrawn the flow of his grace, the Maharshi replied: “You crazy fellow, the problems or the lack of peace come only because of Grace ”(Recollections, p. 113).

Reflections on the text:

When Ramana Maharshi affirms that all are Jnani evidently he founds this affirmation in the Advaita (non-dual) consciousness in which there is only the One without a two, so that each of us is considered the manifestation of that One and cannot be other than That .

Ramana further specifies that in the game of Consciousness the One projects itself into the reflection of the mind and perceives itself as separate - this process is defined externalization - but at the same time there is always an inverse thrust towards internalization (i.e. Primeval unit).

Some aspects of the same One (which we define entities or persons) manifest themselves as "deluded", others as "enlightened" - so it appears in the mirror of the mind - to carry out the "comedy" of creation. Using the very words of the Maharshi "it allows the One to perceive itself". Which means that for the purposes of the cosmic game the antagonistic parts (opposites) are necessary.

The ignorant cannot choose, the wise man affirms, because driven by a will, by a mysterious force placed in him that moves him according to the predispositions and embodied qualities, a sort of automatic action that however has the semblance of voluntary maneuver, deriving from the feeling that we define "free choice". But although the action performed and its consequences are apparently the result of our "will", they are in truth a simple projection of the energetic force of the One (Shakti).

The knower of the One (Jnani), who is the One himself in Consciousness, and therefore beyond any sense of limitation, and devoid of the notion of "better" or "worse" "right" or "wrong", does not choose, and in fact what and how could he choose if he is himself present in everything?

The problem of the incongruity of these statements is only in the mind of the "spiritual seeker", who is "invited" to exercise discipline and self-control to make the "return home", he therefore believes that the works, the practices, from him completed are functional to that "return", in fact they are only "a signal" of the return and absolutely not preparatory to it.

And then to call it "return" is somewhat misleading - since it is a term suitable for the dual mind that believes it is concluding a journey - in fact how can one "return" to what one has always been? But in the present condition we cannot do without, using language which is a form of sharing and communication in duality, to express ourselves “absurdly”…

The fact remains that the non-dual awareness of the Jnani, being incommunicable in words, can only be transmitted in the form of "grace" (we would also say "love" or "compassion"), such Grace is the constant and real nature of the One therefore the flow can never be interrupted.

The state of the Jnani, and the Grace emanating from him, is not a dispensation or favor from the One to the many ... it is simply remaining in one's nature, totally and absolutely One and therefore indistinguishable, and which cannot be divided into "degrees". In this sense, the presence of the Jnani is compared to the Divine Presence. And anyone who consciously enters that Presence in it is absorbed and recognizes himself.

This is the great mystery of the Presence.

Paolo D’Arpini










Testo Italiano: 

Sri Ramana Maharshi ha detto che noi, ognuno di noi, siamo in essenza realmente Jnani (conoscitori della verità), che ci muoviamo con le gambe dell’esteriorizzazione (uscir fuori da sé) e dell’interiorizzazione (entrare nel proprio sé). Tutti noi viviamo sottoposti agli stessi imperativi, ci spingiamo verso la stessa realizzazione.

Senza l’esteriorizzazione non potremmo manifestarci nello specchio della creazione, che consente all’Assoluto di percepire se stesso. L’illuso e l’illuminato sono entrambi “necessari”. L’illuso non può scegliere. Il liberato non sceglie. Poiché non vi è “scelta”. Upadesha Saram descrive il sentiero del “ritorno a casa”. Leggere ed assorbire il suo significato vuol dire ricevere la “sua volontà liberatrice”, la sua Grazia (n. 13). Muruganar Sastri

Nota 13 – In verità Maharshi considerava ogni cosa come Grazia Divina. Allorché un suo devoto, Devaraja Mudaliar, si lamentò di alcuni fatti che disturbavano la sua quiete mentale e domandò se tali problemi significavano che Maharshi aveva ritirato il flusso della sua grazia, il Maharshi rispose: “Tu compagno pazzariello, i problemi o la mancanza di pace vengono solo a causa della Grazia” (Recollections, pag. 113).

Riflessioni sul testo:

Allorché Ramana Maharshi afferma che tutti sono Jnani evidentemente fonda tale affermazione nella coscienza Advaita (non duale) in cui esiste solo l’Uno senza un due, per cui ognuno di noi è considerato la manifestazione di quell’Uno e non può essere altri che Quello.

Ramana specifica ulteriormente che nel gioco della Coscienza l’Uno si proietta nel riflesso della mente e si percepisce come separato – questo processo è definito esteriorizzazione- ma allo stesso tempo sempre è in atto la spinta inversa all’interiorizzazione (ovvero del consapevole ritorno all’Unità primigenia).

Alcuni aspetti dello stesso Uno (che definiamo entità o persone) si manifestano come “illusi”, altri come “illuminati” -così appare nello specchio della mente- per espletare la “commedia” della creazione. Usando le parole stesse del Maharshi “consente all’Uno di percepire se stesso”. Il che significa che ai fini del gioco cosmico le parti antagoniste (gli opposti) sono necessarie.

L’ignorante non può scegliere, afferma il saggio, perché sospinto da una volontà, da una forza misteriosa in lui riposta che lo muove secondo le predisposizioni e qualità incarnate, una sorta di agire automatico che ha però la parvenza della manovra volontaria, derivante dalla sensazione che noi definiamo “libera scelta”. Ma pur essendo apparentemente risultato del nostro “arbitrio” l’azione compiuta e le sue conseguenze, sono in verità una semplice proiezione della forza energetica dell’Uno (Shakti).

Il conoscitore dell’Uno (Jnani), che è l’Uno stesso in Coscienza, e quindi aldilà di ogni senso di limitazione, e privo della nozione di “meglio” o “peggio” “giusto” o “sbagliato”, non sceglie, ed in effetti cosa e come potrebbe scegliere se è lui stesso presente in ogni cosa?

Il problema dell’incongruenza di tali affermazioni è solo nella mente del “cercatore spirituale”, il quale viene “invitato” ad esercitare disciplina ed autocontrollo per compiere il “ritorno a casa”, egli perciò ritiene che le opere, le pratiche, da lui portate a termine siano funzionali a quel “ritorno”, in effetti son solo “un segnale” del ritorno ed assolutamente non propedeutiche ad esso.

E poi definirlo “ritorno” è alquanto fuorviante –essendo un termine adatto alla mente duale che ritiene di concludere un percorso- infatti come si può “tornare” a ciò che si è sempre stati? Ma nella condizione presente non possiamo far a meno, utilizzando il linguaggio che è una forma di condivisione e comunicazione nella dualità, di esprimerci “assurdamente”….

Resta il fatto che la consapevolezza non duale del Jnani, essendo incomunicabile a parole, può essere trasmessa solo in forma di “grazia” (noi diremmo anche “amore” o “compassione”), tale Grazia è la costante e reale natura dell’Uno quindi non può esserne mai interrotto il flusso.

Lo stato del Jnani, e la Grazia da lui emanata, non è dispensazione o favore dall’Uno ai molti… è il semplice permanere nella propria natura, totalmente ed assolutamente Una e perciò indistinguibile, e che non può essere suddivisa in “gradi”. In tal senso la presenza del Jnani viene paragonata alla Presenza Divina. E chiunque entra consapevolmente in quella Presenza in essa viene assorbito e riconosce se stesso.

Questo è il grande mistero della Presenza.

Paolo D’Arpini


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.