domenica 9 agosto 2020

Man is the destroyer of life on planet Earth - L'uomo è il distruttore della vita sul pianeta Terra



The human species is among the animal families that has contributed most to creating deserts on earth. I am not speaking only of the current times, in which for speculative reasons we have reduced our planet to a huge dumpster full of poisons and waste: plastic, chemicals, manure, radioactivity, GMOs, etc. The vocation to destruction has distant roots, it begins to manifest itself with the end of the Neolithic and the start of the agricultural-pastoral system. 

With agriculture, forests began to be cut and the territory dried up with pastoralism. This is not a fairy tale it is the reality of the facts!

The Sahara desert and that of Arabia and several other deserts of the Middle East were created, in addition to the lack of rain (due to the separation of the rainforest), by the transhumant pastoral system that gradually caused the vegetation to die in the arc of about 10,000 years.



The breeding of herds, especially goats, protected by shepherds against natural predators and sent to graze wherever possible has favored desertification. The goats, in fact, eat everything they find up to the roots of the plants and climb up to saturate themselves even on the branches. Slowly the plants die and new ones are not born because they are made out as soon as they sprout.

Human interventions in an attempt to "fix" the presence of the animal world have become so heavy that they put human existence itself at risk. In fact, control over other species also involves man, who is not separated from the animal world.

The rules of life are very simple, each plant and animal species has a mutualistic interrelation with its habitat and with all the species that share it. Plants need animals for their reproduction and propagation, herbivores are controlled by carnivores and thus a balance is maintained between the environment and its inhabitants.

But where man intervenes immediately, this balance has been lost. We have seen this with desertification caused by an exaggerated increase in domestic farming and transhumance. This plus the hunting habit towards species considered harmful or - on the contrary - useful to the human economy have transformed the habitat so much as to make it unrecognizable...

All of this in the past happened almost imperceptibly, since the events described above lasted for long periods of time, centuries, if not millennia, and it was quite difficult for man to recognize the effects (related to his behavior).

The current situation is quite different. Today, human intervention has an almost immediate consequence and one cannot help but consider the causes - as well as the strictly interconnected effects - of the ongoing environmental changes. Where man intervenes immediately, nature and life recede.


Even where man tries to remedy the evils of his work, even there he makes worse troubles. We have seen this, for example, with the policy of artificial restocking of faunal species that have disappeared in a given bioregion and recovered in other places on the planet to be reintroduced there, such as the Caucasian wild boars.

This policy is indeed deleterious. The damage caused to the habitat by the introduction of non-native species is enormous. In fact, from time to time, with the excuse of overpopulation, hunting parties are invented for the containment of these species.

Nature, if left to itself, always finds a way to harmonize, creating a swing of presences between predated and predatory species... but where man intervenes chaos appears... But it is impossible for nature to be left to itself, man should disappear.

Paolo D’Arpini

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Testo Italiano: 

La specie umana è fra le famiglie animali quella che maggiormente ha contribuito a creare deserti sulla terra. Non parlo soltanto dei tempi attuali, in cui per motivi speculativi abbiamo ridotto il nostro pianeta ad un immane mondezzaio pieno di veleni e rifiuti: plastica, prodotti chimici, deiezioni, radioattività, ogm, etc. La vocazione alla distruzione ha radici lontane, si comincia a manifestare con la fine del neolitico e l'avvio del sistema agricolo-pastorale. Con l'agricoltura si iniziò a tagliare le foreste e con la pastorizia si inaridì il territorio. Questa non è una favola è la realtà dei fatti!   
Il deserto del Sahara e quello d’Arabia e diversi altri deserti del Medio Oriente sono stati creati, oltre che dalla carenza di piogge (dovuta alla separazione della foresta pluviale), dal sistema pastorale transumante  che pian piano ha fatto morire  la vegetazione nell’arco di circa 10.000 anni.
L’allevamento di armenti, soprattutto capre, protetti dai pastori contro i naturali predatori e mandati a pascolare ovunque possibile ha favorito la desertificazione. Le capre, infatti, mangiano tutto quel che trovano sino ad arrivare alle radice delle piante e si arrampicano per satollarsi anche sui rami. Pian piano le piante muoiono e di nuove non ne nascono perché fatte fuori appena germogliano.
Gli interventi dell’uomo nel tentativo di “aggiustare” le presenze del mondo animale sono diventati talmente pesanti da mettere a rischio la stessa esistenza umana. Infatti il controllo sulle altre specie coinvolge anche l’uomo, che non è separato dal mondo animale.
Le regole della vita sono molto semplici, ogni specie sia vegetale che animale ha una interrelazione mutualistica con il suo habitat e con tutte le specie che lo condividono. Le piante hanno bisogno degli animali per la loro riproduzione e propagazione, gli erbivori sono controllati dai carnivori  e così  si mantiene un equilibrio fra ambiente e suoi abitanti.
Ma dove l’uomo è intervento immediatamente questo equilibrio è andato perso. Lo abbiamo visto con la desertificazione causate da un esagerato incremento dell’allevamento domestico e di transumanza. Questo più l’abitudine venatoria nei confronti di specie ritenute nocive o -al contrario- utili all’economia umana hanno trasformato talmente  l’habitat da renderlo irriconoscibile… 
Tutto ciò in passato avveniva in modo quasi impercettibile, poiché gli avvenimenti sopra descritti si protraevano per lunghi periodi di tempo, secoli, se non millenni, ed era alquanto difficile per l’uomo riconoscerne gli effetti (legati al suo comportamento).
Ben diversa è la situazione attuale. Oggi l’intervento umano ha una conseguenza presso che immediata e non si può far a meno di considerare le cause -come gli effetti strettamente interconnessi-  delle mutazioni ambientali in corso.  Dove l’uomo interviene immediatamente la natura e la vita recedono.
Persino ove l’uomo cerca di rimediare ai mali del suo operato anche lì combina guai peggiori. Lo abbiamo visto ad esempio con la politica dei ripopolamenti artificiali di specie faunistiche scomparse in una data bioregione  e recuperate in altri luoghi del pianeta per esservi reimmesse, come ad esempio i cinghiali caucasici. 
Questa politica  è invero deleteria. I danni causati all’habitat dall’introduzione di specie non autoctone sono enormi. Tant’è che di tanto in tanto, con la scusa del sovrappopolamento, ci si inventa partite di caccia per il contenimento di dette specie.
La natura, se lasciata a se stessa, trova sempre il modo di armonizzarsi, creando una altalena di presenze fra specie predate e specie predatorie.. ma dove interviene l’uomo appare il caos… 
Ma è impossibile che la natura sia lasciata a se stessa, dovrebbe scomparire l’uomo.
Paolo D’Arpini  

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