At the base of this story I place my experience, implanted in the memory, of the moment in which the consciousness was illuminating the formation of a body in my mother's womb, this individual consciousness being called "soul", in which I clearly perceived the karmic course that that psychophysical form (that myself) was destined to accomplish. I saw his propensities, his genetic roots, innate tendencies, destined events, difficulties, glory, sacrifice, in short, everything that had to be done through that specific human individual.
Well, in perceiving all this clearly I felt a certain reluctance to face the trials, better to say to testify them, or to make them possible through the conscious presence that I am. Yet, the outlining of incipient destiny in the mirror of the mind, which recorded it and then stored it as a film that would then be projected in the course of life, involved a semblance of free will in accepting fate or rejecting it. Of course this feeling of acceptance or rejection was totally subjective and could not in any way change the course of preordained events, but it could have left a trace in the form of dissatisfaction and rejection, with the consequences you can imagine in the unfolding of life that was about to manifest itself. ...
But here we need clarification. The mechanism of the appearance of thoughts seems to come from a source. I define it as a source because we constantly think even when we dream. Yet in deep sleep and nirvikalpa samadhi the flow of thoughts is interrupted, but awareness is always present. Which proves that the thoughtless mind exists. But it's not really that important whether the thoughts are there or not.
Pursuing thoughts is slavery to observe them with detachment is liberation. During the detachment phase, one realizes that things, like thoughts, happen by themselves. So you don't need to worry about it. From this we can deduce that even the projection of a hypothetical destiny is only a film that appears in the mind.
In Ramana Maharshi's Upadesha Saram it is said: "17. If one observes without interruption the nature of the mind, one sees that indeed the mind does not exist. This is for all the direct way. 18. The mind is but a collection of thoughts, the first of which, the root of all thoughts, is the thought 'I'. Therefore the mind is only the thought 'I'. 19. When one looks within for the source from which this 'I' comes, it disappears. This is the search for the Self. 20. Where the 'I' disappears, there the One shines, undivided and infinite. This is the true Self. "
Paolo D'Arpini
Testo Italiano:
Alla base di questo racconto pongo la mia esperienza, impiantata nella memoria, del momento in cui la coscienza stava illuminando la formazione di un corpo nel grembo di mia madre, essendo questa coscienza individuale denominata “anima”, in cui percepii chiaramente il decorso karmico che quella forma psicofisica (quel me stesso) era destinata a compiere. Vidi le sue propensioni, le sue radici geniche, le tendenze innate, le vicende destinate, le difficoltà, la gloria, il sacrificio, insomma tutto quel che doveva essere compiuto attraverso quello specifico individuo umano.
Ebbene nel percepire tutto ciò chiaramente sentivo una certa riluttanza ad affrontare le prove, meglio dire a testimoniarle, o renderle possibili attraverso la presenza cosciente che io sono. Eppure, il delinearsi del destino incipiente nello specchio della mente, che lo registrava e quindi lo immagazzinava come una pellicola che poi sarebbe stata proiettata nel corso della vita, comportava una parvenza di libero arbitrio nell’accettare il fato o nel rifiutarlo. Certo questa sensazione di accettazione o rifiuto era totalmente soggettiva e non poteva in alcun modo modificare il corso degli eventi preordinati, ma avrebbe potuto lasciare una traccia sotto forma di insoddisfazione e rifiuto, con le conseguenze che potete immaginare nel dispiegamento della vita che stava per manifestarsi...
Ma qui occorre un chiarimento. Il meccanismo della comparsa dei pensieri sembra provenire da una fonte. La definisco fonte perché pensiamo in continuazione anche quando sogniamo. Eppure nel sonno profondo e nel nirvikalpa samadhi il flusso dei pensieri si interrompe, ma la consapevolezza è sempre presente. Il che dimostra che la mente senza pensieri esiste. Ma non è poi così importante che i pensieri ci siano o non ci siano.
L'inseguire i pensieri è schiavitù osservarli con distacco è liberazione. Durante la fase del distacco ci si rende conto che le cose , come i pensieri, avvengono da sé. Quindi non serve preoccuparsene. Da ciò se ne può dedurre che anche la proiezione di un ipotetico destino è solo un film che appare nella mente.
Nell'Upadesha Saram di Ramana Maharshi è detto: "17. Se si osserva senza interruzione la natura della mente, si vede che invero la mente non esiste. Questa è per tutti la via diretta. 18. La mente non è che un insieme di pensieri, il primo dei quali, la radice di tutti i pensieri, è il pensiero 'io'. Dunque la mente è solo il pensiero 'io'. 19. Quando si cerca all'interno la fonte da cui proviene questo 'io', esso scompare. Questa è la ricerca del Sé. 20. Dove l''io' scompare, là risplende l'Uno, indiviso e infinito. Questo è il vero Sé".
Paolo D'Arpini
Nell'Upadesha Saram di Ramana Maharshi è detto: "17. Se si osserva senza interruzione la natura della mente, si vede che invero la mente non esiste. Questa è per tutti la via diretta. 18. La mente non è che un insieme di pensieri, il primo dei quali, la radice di tutti i pensieri, è il pensiero 'io'. Dunque la mente è solo il pensiero 'io'. 19. Quando si cerca all'interno la fonte da cui proviene questo 'io', esso scompare. Questa è la ricerca del Sé. 20. Dove l''io' scompare, là risplende l'Uno, indiviso e infinito. Questo è il vero Sé".
Paolo D'Arpini
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