Enlightenment cannot be achieved with an act of will or effort. It is a spontaneous "revelation" that consciousness transmits to the mind. What is the mind? What is consciousness? In truth they are the exact same thing but if we observe from the point of view of the mind (ego) we cannot understand it. And then? Ramana Maharshi said "investigate where the mind arises and you will discover that it does not exist". Who investigates, who discovers? All questions within the mind whose answers - whatever they may be - impede the satori ...
For this reason, the Zen masters asked the disciples unresolvable questions (koan) to push the rational and speculative tendency towards collapse. The path of "lay spirituality" is the simplest: to continue to live with maximum attention and ability to respond knowing that you are in a film. It is like sailing in the middle of the current without stopping on the right or left bank of the river, eventually it spontaneously flows into the sea.
The experience of the Self, in Zen terms defined as "satori", cannot be described intellectually, so trying to give a description of it here is risky and out of place. At the same time it is important to clarify this "knowledge" that is not comparable to empirical understanding, even if it does not exclude this understanding (that is based on sensory perception).
Zen, satori and knowledge of the Self
We can say that self-knowledge or satori is not an intuition and not even the result of religious reasoning, it is not an objectification nor a transcendence. It is not a sense of omnipresence even if the only agent present is the I.
Self-knowledge is the "natural" state of the intelligence-consciousness in which both the subject and the object merge in the "experience" of an inseparable continuum, in which even though awareness remains, it is not divided into opposites and diversity. It is therefore not a condition of "emptiness", in the sense that we usually give to this term as "absence", but it is actually the emptiness of the ego (ego) which tends to relate to its own projections of "you, he, ... ", etc.
This Self is the inner light that dispels the darkness of ignorance. The one who knows the Self, therefore, is not a person but the fullness of the undifferentiated state of consciousness, in which all dualism ceases, and in which it fully resides in its own nature.
Nevertheless as long as the human mind is prey to ignorance and identifies itself with a specific name and form (the person we imagine ourselves to be) it is necessary for us to carry out a process of recomposition (which is called "yoga" or "spiritual practice"). The energy - or awareness - that allows awakening to our true nature is called "guru" or "master" or "grace" and can manifest itself before us in a form to accomplish the alchemy of Self recognition, but this does not it is properly separate or different from us, it is like a character in our dream that provides us with awakening to ourselves.
Let us take the example of the dream because it is the closest to the similarity of forgetting ourselves, as pure consciousness. In fact, when we dream we see countless characters, some in antithesis with others, but actually they are all the same dreamer. In this dream - called the becoming - we make a journey through space and time, a transmutative process of individualized consciousness, which in other words we could also define transmigration or metempsychosis.
We will now reflect on this process, on this continuous transformation into new forms and names, samsara.
The engine of samsara is karma - or action - but perhaps it would be better to say that it is the propensity to perform the action ... According to the theory of reincarnation the destiny of this life is the maturation of karma stronger than previous lives, with this not exhausting the possibility of future births with other karmas that need a different condition to be able to manifest. The way to create more karma is identified in the attitude with which we live the present life, for example if we give off thoughts of discontent or excessive attachment to the lived events.
In itself the fate of the present life does not change on the basis of the efforts we made while we are living it, it is like a film that is already in the film, so to think of modifying its content (once the projection has begun) is unreal. We can be aware and accept the film - as careful witnesses - or get angry and be moved by it as we wish to change the events with the mind ... and so the new karma is formed ...
Paolo D'Arpini - spiritolaico@gmail.com
Committee for Lay Spirituality
Testo italiano:
L'illuminazione non è ottenibile con un atto di volontà od uno sforzo. E' una spontanea "rivelazione" che la coscienza trasmette alla mente. Cosa è la mente? Cosa è la coscienza? In verità sono la stessa identica cosa ma se osserviamo dal punto di vista della mente (ego) non possiamo comprenderlo. Ed allora? Ramana Maharshi diceva "indaga da dove sorge la mente e scoprirai che essa non esiste". Chi indaga, chi scopre? Tutte domande all'interno della mente le cui risposte - qualsiasi esse siano- impediscono il satori...
Per questa ragione i maestri zen ponevano ai discepoli quesiti irrisolvibili (koan) per spingere la tendenza raziocinante e speculativa al collasso. Il percorso della "spiritualità laica" è il più semplice: continuare a vivere con massima attenzione e capacità di risposta sapendo di stare in un film. E' come navigare nel mezzo della corrente senza fermarsi sulla sponda destra o sinistra del fiume, alla fine spontaneamente si sfocia nel mare.
L'esperienza del Sé, in termini zen definita "satori", non è descrivibile a livello intellettuale, quindi tentare di darne qui una descrizione è azzardato e fuori luogo. Allo stesso tempo è importante fare chiarezza su questa "conoscenza" che non comparabile alla comprensione empirica, anche se non esclude questa comprensione (basata cioè sulla percezione sensoriale).
Possiamo dire che l'auto-conoscenza o satori non è una intuizione e nemmeno il risultato di un ragionamento religioso, non è una oggettivazione e nemmeno una trascendenza. Non è un senso di onnipresenza anche se l'unico agente presente è l'Io.
L'auto-conoscenza è lo stato "naturale" dell'intelligenza-coscienza in cui sia il soggetto che l'oggetto si fondono nell' "esperienza" di un continuum inscindibile, in cui pur permanendo la consapevolezza questa non è suddivisa in opposti e diversità. Non è quindi una condizione di "vuoto", nel senso che solitamente noi diamo a questo termine in quanto "assenza", però è effettivamente il vuoto dell'io (ego) che tende a rapportarsi con le sue stesse proiezioni di "tu, egli,...", etc.
Questo Sé è la luce interiore che disperde le tenebre dell’ignoranza. Colui che conosce il Sé, quindi, non è una persona ma la pienezza dello stato indifferenziato della coscienza, in cui cessa ogni dualismo, ed in cui essa risiede pienamente nella propria natura.
Ciononostante finché la mente umana è preda dell’ignoranza e si identifica con uno specifico nome e forma (la persona che immaginiamo di essere) è necessario per noi compiere un processo di ricomposizione (che viene definito “yoga” o "pratica spirituale"). L’energia -o consapevolezza- che consente il risveglio alla nostra vera natura viene chiamata “guru” o "maestro" o "grazia" e può manifestarsi davanti a noi in una forma per compiere l’alchimia del riconoscimento di Sé, ma questa non è propriamente separata o altra da noi, essa è come un personaggio del nostro sogno che provvede a risvegliarci a noi stessi.
Facciamo l’esempio del sogno poiché è il più vicino alla similitudine della dimenticanza di noi stessi, in quanto pura coscienza. Infatti quando noi sogniamo vediamo innumerevoli personaggi alcuni in antitesi con altri ma realmente essi sono tutti lo stesso sognatore. In questo sogno -chiamato il divenire- compiamo un percorso nello spazio e nel tempo, un processo trasmutativo della coscienza individualizzata, che in altri termini potremmo anche definire trasmigrazione o metempsicosi.
Rifletteremo ora su questo processo, su questo continuo trasformarci in nuove forme e nomi, il samsara.
Il motore del samsara è il karma -o azione- ma forse sarebbe meglio dire che è la propensione a compiere l’azione… Secondo la teoria della reincarnazione il destino di questa vita è la maturazione del karma più forte delle vite precedenti, con ciò non esaurendo la possibilità di future nascite con altri karma che abbisognano di una diversa condizione per potersi manifestare. Il modo per creare ulteriore karma viene individuato nell’atteggiamento con il quale viviamo la vita presente, ad esempio se emettiamo pensieri di scontento od eccessivo attaccamento verso gli eventi vissuti.
In se stesso il destino della vita presente non cambia sulla base degli sforzi da noi compiuti mentre lo stiamo vivendo, è come un film che sta già nella pellicola, quindi pensare di modificarne il contenuto (una volta iniziata la proiezione) è irreale. Possiamo essere consapevoli ed accettare il film -come attenti testimoni- oppure arrabbiarci e commuoverci al suo scorrimento desiderando di modificarne gli eventi con la mente... e così si forma il nuovo karma…
Paolo D'Arpini - spiritolaico@gmail.com
Comitato per la Spiritualità Laica
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