giovedì 25 luglio 2019

Liberation, karma and life in the world - Liberazione, karma e vita nel mondo


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The individual I (ego) arises from the reflection of consciousness in the mirror of the mind. An identifying superimposition with the observed object. The object is the body-mind that reacts in relation to (contact with) other external objects.

The moment that, in self-knowledge, the fictitious identity with the agent disappears what remains is the pure awareness of the Self. It is therefore not necessary, for the purpose of realization, that the images - the world and the observer - disappear, it is sufficient that the false identity with the reflected object / subject (ego) disappears. This means that the world can easily continue to manifest itself as it is not perceived as a separate reality, more or less as a dream could be compared to the dreamer. At this point the Self and its manifestation are seen as the very same thing as the sense of the separative self (of me and of the other) is obliterated. After all, dualism is only ignorance of oneself.

The sage observes the actions unfolding without there being any inclination or intention or judgment in him. Spontaneously everything happens appropriately and consequently to the designated "destiny". Destiny is the answer to the natural interaction (and predisposition) of the various elements involved ... Since everything happens automatically there is no "preference" in the action of the sage. Indeed its very action is (apparently) intentional only in the eyes of "others", since for the wise every thing happens by itself. Every event that happens happens simply in his presence and he is the silent and detached witness. His action (or state) can be compared to sleepwalking, or awake sleep.

And also the concept of "destiny" and action has a meaning only in the mind of the observer still identified with the outside, or an ego that identifies itself with the agent and with his actions. But the moment that this identification is destroyed every other connected concept disappears.

Wisdom consists in remaining immune from illusion after having understood the truth. The fear of acting and its consequences (karma) remains only in those who see the slightest difference between self and the other. As long as the idea exists that the body / mind is the real I, it cannot be an expression of truth.

But certainly it is possible for anyone, and in every condition, to know their true nature because it is absolutely true and real, it is the unicum for everyone. In fact the state of pure Being is common to all and is the direct experience of each one. To live one's true nature is meant by self-realization, since the self is present here and now.

The thought of feeling separated is the only obstacle to the realization of the all-pervasive and omnipresent being. And yet from the empirical point of view, identifying with the agent (ego) is an impediment to the proper functioning of the psychosomatic apparatus, in the context of global functioning. So already the intellectual acceptance of truth is a liberating factor from the intentional (rational) propensity to act. What is bound to happen will happen. It is in the experience of everyone that the question is a handicap to find the answer. So to expect that liberation can take place as a result of any action performed in the word is a falsehood dictated by the sense of  separateness. Every karma happens in "becoming" while one's own nature, the Self, transcends becoming. For this reason the wise advise  discrimination and the accomplishment of action without attachment.

Paolo D’Arpini

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spiritolaico@gmail.com

Testo italiano:

L’io individuale (ego) sorge dal riflesso della coscienza nello specchio della mente. Una sovrimposizione identificativa con l’oggetto osservato. L’oggetto è il corpo-mente che reagisce in relazione (al contatto) con gli altri oggetti esterni. 

Il momento che, nell’autoconoscenza, l’identità fittizia con l’agente scompare quel che resta è la pura consapevolezza del Sé. Non è perciò necessario, al fine della realizzazione, che le immagini -il mondo e l’osservatore- scompaiano, è sufficiente che la falsa identità con l’oggetto/soggetto riflesso (ego) scompaia. Ciò significa che il mondo può tranquillamente continuare a manifestarsi non essendo percepito come realtà separata, più o meno come potrebbe esserlo un sogno rispetto al sognatore. A questo punto il Sé e la sua manifestazione sono visti come la stessa identica cosa mentre il senso dell’io separativo (del me e dell’altro) viene obliterato. In fondo il dualismo è soltanto ignoranza di sé. 

Il saggio osserva le azioni svolgersi senza che vi sia alcuna propensione o intenzione o giudizio in lui. Spontaneamente ogni cosa avviene confacentemente e conseguentemente al “destino” designato. Il destino è la risposta alla naturale interazione (e predisposizione) dei vari elementi coinvolti… Siccome tutto succede automaticamente non vi è alcuna “preferenza” nell’agire del saggio. Anzi il suo stesso agire è (apparentemente) intenzionale solo agli occhi degli “altri”, giacché per il saggio ogni cosa accade di per sé. Ogni evento vissuto accade semplicemente in sua presenza e lui ne è il testimone silenzioso e distaccato. Il suo agire (o stato) può essere paragonato al sonnambulismo, od al sonno da sveglio. 

Ed inoltre anche il concetto di “destino” e di azione ha un senso unicamente nella mente dell’osservatore ancora identificato con l’esterno, ovvero di un ego che si identifica con l’agente e con le sue azioni. Ma il momento che tale identificazione è distrutta ogni altro concetto collegato scompare. 

La saggezza consiste nel rimanere immune dalla illusione dopo aver compresa la verità. La paura dell’agire e delle sue conseguenze (karma) permane solo in chi vede la pur minima differenza fra sé e l’altro. Finché esiste l’idea che il corpo/mente è l’io non si può essere espressione di verità. 

Ma certamente è possibile per chiunque, ed in ogni condizione, conoscere la propria vera natura poiché essa è assolutamente vera e reale, è l’unicum per ognuno. Infatti lo stato di puro Essere è comune a tutti ed è la diretta esperienza di ciascuno. Vivere la propria vera natura questo si intende per auto-realizzazione, poiché il sé è presente qui ed ora. 

Il pensiero di sentirsi separati è il solo ostacolo alla realizzazione dell’Essere onnipervadente ed onnipresente. E pure dal punto di vista empirico identificarsi con l’agente (ego) è un impedimento al buon funzionamento dell’apparato psicosomatico, nel contesto del funzionamento globale . Per cui già l’accettazione intellettuale della verità è una forma liberatoria dalla propensione intenzionale (razionale) ad agire. Ciò che è destinato ad accadere accadrà. E’ nell’esperienza di ognuno che arrovellarsi nella domanda è un handicap a trovare la risposta.  Per cui aspettarsi che la liberazione possa avvenire in seguito ad una qualsiasi azione compita è una falsità dettata dal senso di separazione. Ogni karma avviene nel divenire mentre la propria natura, il Sé, trascende il divenire. Per questa ragione i saggi consigliano  la discriminazione ed il compimento dell'azione senza alcun attaccamento.  



Paolo D’Arpini 

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