Ma a questo punto cerchiamo di capire il significato che viene dato al termine “laico”. Controllando sul vocabolario l’origine etimologica della parola viene fuori: “Laico”, dal latino “laicus” di derivazione dal greco “laikos” significa “del popolo, profano, estraneo al contesto strutturale sociale e religioso”, opposto a “clerikos” (dal greco) “del clero”! Al contrario nella terminologia religiosa cattolica questa parola assume tutt’altro significato, il termine “laico” è sostanzialmente travisato venendo a significare “persona appartenente alla religione ma non ordinata nel vincolo sacerdotale”. Questa differenza di vedute ha portato ad una contrapposizione tra la “cultura laicista” e quella “clericale”. Ma ciò non è benefico dal punto di vista della ricerca della verità e della libertà di pensiero e dl dialogo che non andrebbero estrinsecate nella sola funzione oppositiva.
Mi spiego meglio. Perché darla vinta a chi storpia il significato invece di correggere le devianze (opera di strumentalizzazione)? Occorre restituire valore-verità alla parola “laico”, simbolo di autonomia da ogni sovrastrutturazione ideologica, compresa quella del “laicismo”. Non prestandosi al gioco delle ideologie politiche e religiose, la laicità si affranca da ogni tendenza alla diatriba, ritornando ad essere un’espressione priva di connotazioni (come specificato nel significato originario…”del popolo, estranea ad ogni costrutto sociale e religioso…”), insomma libera! Che altrimenti la battaglia per il mantenimento della laicità nello stato si presta ad interpretazioni deviate e di parte.
Fino a qualche anno fa la battaglia “laicista” in Italia si combatteva più che altro contro la chiesa, ed essenzialmente contro l’esibizione del crocifisso nei luoghi pubblici. Poi pian piano all’antagonismo contro la prevalenza del cristianesimo si sono aggiunti torme di “fedeli” di altre religioni, compresi i credenti nell’ateismo. Ogni fede concorrente vuole occupare un pezzetto dello stato ed ottenere maggiore influenza. Lo spirito laico deve oggi difendersi non solo dai cristiani ma da una grande ammucchiata ideologico-religiosa: ebrei, musulmani, protestanti di varie sette e congregazioni, buddisti, bahai, new age, etc. Ognuna di queste fedi con le proprie richieste ed intromissioni.
Ed ora i veri laici sono costretti a barcamenarsi e a difendersi non solo dalle arroganti pretese del cattolicesimo, che afferma la sua posizione di “religione di stato”, ma debbono osservare sgomenti l’avanzata di nuovi “compromessi storici”, mentre lo Stato deve cedere il passo al nuovo corso dettato dai mullah e dai rabbini, dagli atei, etc.
Per un rispetto delle pari opportunità di tutte le espressività religiose e spirituali presenti oggi in Italia e per una politica dell’accoglienza si tende ad accettare sempre più le richiese contrastanti di nuove religioni che bussano alle porte dello Stato, favorendo la costruzione di nuovi luoghi di culto e l’approvazione di simboli e regolamenti religiosi contrastanti con le leggi vigenti, vedi ad esempio la macellazione per sgozzamento senza stordimento, halal musulmana e kosher ebraica, o la legge della sharia o i dettami talmudici, etc. Tale avanzata, su più livelli di diverse nuove e vecchie religioni, porta ad un ulteriore indebolimento dello Stato laico.
Contro l’abuso delle religioni. Mi scriveva l’amico Nico Valerio: “Contro gli abusi lessicali suggeriti dalla Chiesa (pensiamo p.es. all’inesistente distinzione semantica-politica tra Stato “laico” o scuola “laica”, e “laicista”, nel senso di seguace di quella stessa idea; mentre i preti danno a intendere che il secondo termine sia un rafforzativo o peggiorativo del primo…) con papa Giovanni Paolo II in testa e qualche politologo finto-laicista a fargli da contorno, per cui i “laici” sarebbero loro, cioè preti e clericali nientemeno…”
Ma sostanzialmente la laicità, intesa nel senso originario, non dovrebbe assolutamente essere confusa con una “non religiosità” ma come espressione di una spontanea “spiritualità naturale”, che deriva da Naturismo o filosofia della Natura. Com’è noto agli antropologi e storici le forme antiche di spiritualità sono tutte naturalistiche. Nei dizionari migliori il termine “Naturismo” ha anche questo antico significato. Ripreso recentemente dal filone di pensiero dell'ecologia profonda od ecosofia.
Tra le differenze d’impostazione che contraddistinguono le filosofie naturalistiche e le religioni di matrice giudaico-cristiana-musulmana, va considerata l’aderenza alla vita e la non differenziazione tra spirito e materia che prevale nelle forme pensiero naturalistiche, cioè libere da dogmi teisti, mentre nelle fedi del “lito-libro” prevale la condanna della naturalità e la separazione tra spirito e materia.
La causa di questo allontanamento dalla Natura è una conseguenza della nostra conversione ai dettami biblici, e sue successive elaborazioni in termini cristiani e maomettani, che ha provocato la progressiva corruzione e cancellazione della originaria visione naturalistica.
Tra l’altro la parola “religione” sta a significare “riunire ciò che è diviso” mentre nella natura non c’è mai stata alcuna divisione in ciò che è. Il tutto è sempre presente nel tutto: Natura naturans e Natura Naturata. Questa è anche una vera espressione di laicità, una laicità pura, non macchiata da una rivalsa nei confronti del sentire spirituale.
Laicità come emblema di libertà
Il significato stesso di “laicità” impedisce l’assunzione di un modello, di un pensiero definito e specifico. Ciò vale anche per la cosiddetta Spiritualità Laica, che è sincretica nell’accettazione delle varie forme di pensiero ma non riveste i panni di alcune d’esse, si tiene in sospensione, in una condizione di trascendenza.
Ovviamente la laicità per essere genuina deve essere distaccata persino dal concetto stesso di “laicità” ovvero non deve considerare questo atteggiamento di distacco come un prerequisito di verità. Ciò è comprensibile se osserviamo i vari aspetti della ricerca di sé nel dominio dell’esperienza diretta e quindi dell’indescrivibilità del suo processo conoscitivo. In un certo senso la “laicità” è una forma di osservazione che denota assoluta libertà, una libertà che non può essere mai racchiusa in una descrizione.
Secondo i grandi saggi l’opinione è solo un riflesso personale della percezione individuale della verità. Insomma l’opinione è sempre e comunque parziale ed incapace di riferire un’interezza. Ma se siamo in grado di interpretare ogni opinione come un tassello del pensiero universale e cerchiamo di integrarla nell’insieme del conosciuto forse stiamo mettendo in pratica quel “sincretismo” di pensiero auspicabile per il superamento delle ideologie e delle religioni precostituite.
Unica discriminante dovrebbe essere la qualità della sincerità in cui l’opinione viene espressa…
Infatti se un’opinione è solo “strumentale” allora non vale nemmeno la pena di considerarla, essa non è nemmeno etichettabile come “opinione”… Ciò avviene quando si mente sapendo di mentire, a fini speculativi.
Ma secondo me la vera “laicità” deve presupporre anche il lasciare agli altri la libertà di pensare a modo loro e non possiamo usare la laicità per continuamente controbattere sui punti che a noi sembrano ledere tale principio…
Questo è un atteggiamento che conduce al “sincretismo” ed all'accettazione dell'altro, accomunando noi tutti esseri umani nel riconoscimento del pari valore del pensiero che in ognuno si manifesta…
L’idea sincretica è la più laica… e questa idea, che era presente anche nelle antiche civiltà del Mediterraneo, in India, in Cina, etc. è l’unica forma di spiritualità laica che garantisce pari dignità ad ogni credo religioso, considerandolo parte del patrimonio morale, storico e filosofico dell’umanità.
In questo sincretismo -secondo me- andrebbe considerata anche la "forma mentis" dei cosiddetti animali. Poiché l’ipotetica differenza fra Uomini ed Animali è solo un fatto di gradiente intellettivo, di diversa espressività psichica, ma la coscienza che tutti li anima è la stessa, la possibilità di auto-conoscenza è pure la stessa… Ciò non ostante, essendo io un uomo, mi occupo della mia auto-conoscenza e lascio agli altri esseri (umani o non umani che siano) di fare la parte che ad ognuno compete, in piena autonomia e capacità! D'altronde come possiamo pretendere di "insegnare" agli altri?
Al massimo, e qui ritorno al discorso della laicità, ognuno può fungere da esempio all'altro, sul piano evolutivo in cui si trova...
Natura, erotismo, arte, ecologia, filosofia, canto, danza, cibo, lacrime, risa, ululati.. evidentemente ci sta tutto dentro…
Solo una società che non è succube di pressioni ideologiche e religiose è in grado di comprendere il bene comune e la libertà espressiva. Infatti la parola “laicità” indica ciò che è necessario alla vita dell’uomo comune… in senso di “ordinario, semplice, popolare”. Quindi occorre sempre partire dalle necessità vitali e non da interessi “altri”, legati cioè a indicazioni moralistiche ed occlusive….
In questo momento in cui la libertà di espressione è seriamente compromessa da un sistema fagocitante e livellatore è importante e necessario che le libere voci si affianchino, pur nelle differenze di predicato, per mantenere viva l’autonomia filosofica-spirituale e dei valori della laicità.
Paolo D'Arpini
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