Friedrich Wilhelm Nietzsche wrote: "It is with the triumph "ecumenical "Christianity (misfortune of humanity, of animals, of the world) that a global inversion of values has been achieved. Everything in the pagan world, among our polythe-peasant fathers, was perceived in a straight, clean, truthful way, veiled and turned upside down. Never an antique would have given, for example, the name of "love" to hatred or vice versa. The black exploitative priests is precisely this they imposed, urbi et orbi. Thus, for at least a thousand years, the church tortured in the name of good ... "
Personally I do not enter into the merits of the discourse on the veracity of religions. From the point of view of the laicity of thought, belief is a personal choice, therefore: "de gustibus non est disputandum!"
But I would like to open a discriminative chink: believing is static, experimenting is dynamic. Belief is the result of memory, experiencing is the result of an action.
The only incontrovertible truth is the one corroborated by one's own personal experience ... but unless one has a direct inner revelation we may say that believing in a religion is a mental exercise of will and is devoid of any substantiality. Things are different, as mentioned above, in the case of direct experience or "realization". But since "realization" is of the Self, we can safely say that "intrinsic truth" is the only real truth ... all the rest being simple mental projection.
One side is the judgment and another the discrimination. ... I do not reject the existence of an absolute and all-pervading "god" which, being the only real presence, includes within itself every aspect of the manifest and the unmanifest. The god of religions is simple assumption and mental projection, as is this description of it. Because the One can not assert the One.
The "religion" in itself would not be guilty, but so are all the priests, popes and cardinals who have used the natural motion of the "return" to the Self (or God)! They have done the greatest deception and cheating, towards themselves and their neighbor, they have actually played the deceiving function "of the envious devil ..." Separating what is inseparable and then claiming to want to "re-unite" through a religious dictation.
There is no obligation to remain bogged down in a "creed" (the moment you understand the consequences of it). Only he who insists on wanting to believe is a co-participant of that creed. Yet, is not this thought also a belief?
So why remain clinging to something that is mere illusion, a dual symbol?
Let us abandon, therefore, vanity and separative arrogance, and let us fulfill without fear the "return home", in recognizing ourselves in what it is ...
Paolo D'Arpini
Testo italiano
Scriveva Federico Nietzsche: “E’ col trionfo “ecumenico” cristiano (sventura dell’umanità, degli animali, del mondo) che si è realizzata una globale inversione dei valori. Tutto ciò che nel mondo pagano, tra i nostri padri contadini politeisti, era percepito in maniera retta, pulita, veritiera, si è velato e capovolto. Mai un antico avrebbe dato, per esempio, nome di “amore” all’odio o viceversa. La nera pretaglia sfruttatrice è proprio questo che impose, urbi et orbi. Così, per almeno mille anni essa torturò in nome del bene…”
Personalmente non entro nel merito del discorso sulla veridicità delle religioni. Dal punto di vista della laicità di pensiero il credere è una scelta personale, quindi: “de gustibus non est disputandum!”
Ma vorrei aprire una fessura discriminativa. Il credere è statico, l’esperimentare è dinamico. Il credere è il risultato della memoria, l’esperimentare è il risultato di una azione.
L’unica verità incontrovertibile è quella corroborata dalla propria esperienza personale… ma a meno che non si abbia una rivelazione diretta interiore affermare di credere in una religione è un esercizio mentale di volontà ed è privo di ogni sostanzialità. Cosa diversa, come detto sopra, nel caso di esperienza diretta o “realizzazione”. Ma siccome la “realizzazione” avviene nel Sé, possiamo tranquillamente affermare che la “verità intrinseca” è l’unica reale verità.. tutto il resto essendo semplice proiezione mentale.
Un conto è il giudizio ed un altro la discriminazione. ... non rifiuto l' esistenza di un "dio" assoluto ed onnipervadente che, essendo la sola presenza reale, comprende in sé ogni aspetto del manifesto e dell'immanifesto. Il dio delle religioni è semplice assunzione e proiezione mentale, come lo è d'altronde questa mia descrizione. Poiché l'Uno non può asserire l'Uno
La "religione" in se stessa non sarebbe colpevole ma lo sono tutti i sacerdoti, papi e cardinali che hanno utilizzato il moto naturale del "ritorno" al Sé (o Dio)! Essi hanno compiuto il più grande inganno ed imbroglio, verso se stessi ed il loro prossimo, essi hanno in verità svolto la funzione ingannatrice "dell'invidioso maligno..." Separando ciò che è inseparabile per poi pretendere di volerlo"ri-unire" attraverso un dettame religioso.
Non v'è alcun obbligo a restare impantanati in un "credo" (il momento che ne hai capito le conseguenze). Solo colui che insiste nel voler credere è compartecipe di quel credo. Eppure, non è il credere anch'esso un pensiero?
Quindi perché restare avvinghiati ad un qualcosa che è mera illusione, un simbolo duale?
Abbandoniamo, dunque, la vanità e l'arroganza separativa e compiamo senza paura il "ritorno a casa", nel riconoscersi in ciò che è...
Paolo D'Arpini
Personalmente non entro nel merito del discorso sulla veridicità delle religioni. Dal punto di vista della laicità di pensiero il credere è una scelta personale, quindi: “de gustibus non est disputandum!”
Ma vorrei aprire una fessura discriminativa. Il credere è statico, l’esperimentare è dinamico. Il credere è il risultato della memoria, l’esperimentare è il risultato di una azione.
L’unica verità incontrovertibile è quella corroborata dalla propria esperienza personale… ma a meno che non si abbia una rivelazione diretta interiore affermare di credere in una religione è un esercizio mentale di volontà ed è privo di ogni sostanzialità. Cosa diversa, come detto sopra, nel caso di esperienza diretta o “realizzazione”. Ma siccome la “realizzazione” avviene nel Sé, possiamo tranquillamente affermare che la “verità intrinseca” è l’unica reale verità.. tutto il resto essendo semplice proiezione mentale.
Un conto è il giudizio ed un altro la discriminazione. ... non rifiuto l' esistenza di un "dio" assoluto ed onnipervadente che, essendo la sola presenza reale, comprende in sé ogni aspetto del manifesto e dell'immanifesto. Il dio delle religioni è semplice assunzione e proiezione mentale, come lo è d'altronde questa mia descrizione. Poiché l'Uno non può asserire l'Uno
La "religione" in se stessa non sarebbe colpevole ma lo sono tutti i sacerdoti, papi e cardinali che hanno utilizzato il moto naturale del "ritorno" al Sé (o Dio)! Essi hanno compiuto il più grande inganno ed imbroglio, verso se stessi ed il loro prossimo, essi hanno in verità svolto la funzione ingannatrice "dell'invidioso maligno..." Separando ciò che è inseparabile per poi pretendere di volerlo"ri-unire" attraverso un dettame religioso.
Non v'è alcun obbligo a restare impantanati in un "credo" (il momento che ne hai capito le conseguenze). Solo colui che insiste nel voler credere è compartecipe di quel credo. Eppure, non è il credere anch'esso un pensiero?
Quindi perché restare avvinghiati ad un qualcosa che è mera illusione, un simbolo duale?
Abbandoniamo, dunque, la vanità e l'arroganza separativa e compiamo senza paura il "ritorno a casa", nel riconoscersi in ciò che è...
Paolo D'Arpini
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.