martedì 28 gennaio 2025

Il Serpente di Legno ci accompagna... dal 29 gennaio 2025 al 16 febbraio 2026 - The Wood Snake accompanies us... from January 29, 2025 to February 16, 2026

 


Il 29 gennaio 2025 inizia l'anno del Serpente di Legno che si conclude il 16 febbraio 2026.

Il serpente è il sesto archetipo dello zodiaco cinese, a lui si associano saggezza e riflessione.  Nella cultura cinese, il serpente è l’animale più enigmatico tra i dodici segni zodiacali. I nati sotto questo segno sono tradizionalmente considerati tra i più intuitivi.

I Serpenti tendono ad agire secondo il proprio giudizio, rimanendo molto riservati e reticenti.  Sono il simbolo della saggezza, sono intelligenti e sapienti. Sono abili comunicatori anche se sono di poche parole: i Serpenti tendenzialmente sono dei gran pensatori.

I Serpenti sono considerati  materialisti, ma questo significa che non separano la materia dallo spirito e amano stare tra i propri pari. Amano possedere il meglio di tutto.

L'elemento Legno, che contraddistingue il Serpente di quest'anno, lo rende più amorevole  ma anche possessivo. Avete mai visto due serpenti accoppiarsi? Si attorcigliano l'uno all'altro strettamente  e guai a disturbarli durante il loro amplesso.

Il Serpente è considerato un archetipo Yin (femminile). A dire il vero non è che il femminile sia passivo, solo che ci si riferisce alla peculiare attività del femminile in quanto ricettivo (ed al maschile in quanto espansivo). L’azione avviene comunque, cambia solo il modo.

Nell’I Ching il simbolo del Serpente viene abbinato all’esagramma Kuai (Lo Straripamento) e figurativamente indica un tempo in cui gli ignobili stanno gradatamente scomparendo, il loro influsso diminuisce e con un’azione risoluta si fa strada un cambiamento radicale della situazione.

La Sentenza:
Lo Straripamento. Con risolutezza bisogna rendere nota la cosa alla corte del re.
Secondo verità si deve proclamarla. 
Non è propizio impugnare le armi.
Propizio è imprendere qualche cosa di positivo.

Significato. Quando in una comunità anche un solo ignobile rimane in posizione dominante egli è in grado di opprimere i nobili. Quando nel cuore si annida anche una sola passione, essa è capace di ottenebrare la ragione dell’uomo. Passione e ragione non possono coesistere perciò un’azione risoluta è necessaria se si vuole portare il bene a compimento. 

Ma attenzione il modo di superare il male non è contrastandolo punto per punto, in tal modo restando ad esso invischiati, bensì procedendo risoluti verso il bene.

Questo ci da la sensazione di cosa rappresenti il Serpente… Questo archetipo magico che in ogni antichità è sempre stato emblema di profondità e saggezza. Il simbolo del Caduceo, il veleno trasformato in medicina, la conoscenza del bene e del male, la capacità di concentrarsi su un singolo scopo… E da ciò anche la fissità nel pensiero e l’attaccamento ai risultati.

Insomma c’è del bene e c’è del male negli influssi psicologici da aspettarsi in quest’anno… Ma lo sforzo deve essere diretto, come indicato dall’I Ching, a disfarsi degli aspetti negativi. Il Serpente lo chiede con convinzione ed è per questa ragione che la sua energia ci sarà in questa opera purificatoria di grande aiuto.

Il Serpente ci guiderà verso la meditazione e verso la riflessione discriminante per liberarci delle nostre oscurità interiori. Questo processo avverrà soprattutto nell’ambito della cultura e della informazione, ovvero della trasmissione di idee.

Perciò l’attenzione costante alla via del nobile è richiesta nelle nostre azioni… Ricordiamoci che il Serpente per crescere ha bisogno di cambiare pelle il che significa che durante quest’anno saremo chiamati ad una operazione di svecchiamento che potrebbe costarci il dover rinunciare a parecchi attaccamenti pregressi (non dimentichiamo che il Serpente corrisponde in occidente all’archetipo del Toro).

Fortunatamente il Serpente ama la calma e la tranquillità, non ama il movimento frenetico e non sopporta di essere incitato a fare qualcosa in fretta, questo suo atteggiamento lo vediamo anche -allorché disturbato- egli si rivolta e morde chi turba la sua quiete.

Fortunatamente il Serpente è dotato di grande determinazione, come anche illustrato nell’esagramma a lui preposto, egli è instancabile nel perseguire e raggiungere la sua meta. Per contro sfuggirà a collaborazioni posticce e non in sintonia con il suo movimento e tendenza operativa.

Il Serpente rappresenta l’intelligenza minervina per antonomasia per cui la sua collaborazione andrà a sintonizzarsi con archetipi che manifestano lo stesso tipo di intelligenza Yin  e questi sono: il Gallo ed il Bufalo. Troverà particolare rispondenza anche presso gli archetipi yang: Tigre, Cavallo e Cane. 

Altro aspetto accompagnato all’anno del Serpente è il bisogno di riposarsi dopo aver compiuto ogni azione. Noterete infatti che il Serpente dopo il pasto tende a immobilizzarsi ed inoltre essendo un animale a sangue freddo necessita di lunghe ricariche sotto l’energia solare… Ma attenzione questo riposo non è inerzia è una sorta di meditazione ed assorbimento.

Il Serpente rappresenta la santa energia Kundalini che -risvegliata- lentamente si muove da un Chakra all’altro per compiere la sua opera purificatrice, Essa non si affretta, il suo lavoro è lento ma sicuro. Per questo il Serpente ha bisogno di calma e riflessione ed è per questo che necessita di una guida sicura, ovvero il Sé superiore, che impercettibilmente e segretamente lo guida alla meta ultima.

Da qui però si intuisce anche il pericolo del cader preda di falsi insegnanti (ovvero arrogandosi lui stesso tale ruolo) che potrebbero allontanare il neofita dal suo vero scopo e farlo precipitare verso nuovi abissi di ignoranza egoica.

Perciò è importante sviluppare la capacità di discriminazione e distacco approfondendo argomenti di carattere  filosofico/spirituale, l’elemento di quest’anno, il Legno,  ci consentirà di sviluppare l'empatia e la compassione (ricordo che queste qualità  sono come muscoli, più agiscono e più si rinforzano).

Buon Anno del Serpente a tutti noi!

Paolo D'Arpini - Comitato per la spiritualità laica

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P.S. Per un approfondimento su questi ed altri temi collegati consiglio la lettura del libro "Chi sei tu? -  I Ching, lo Zodiaco cinese e il sistema elementale indiano". Una ricerca comparata sugli aspetti archetipali e sulla conoscenza di sé:  https://www.edizioniephemeria.it/prodotto/chi-sei-tu-di-paolo-darpini/






English Reddition:

The Year of the Wood Snake begins on January 29, 2025 and ends on February 16, 2026.

The snake is the sixth archetype of the Chinese zodiac, associated with wisdom and reflection. In Chinese culture, the snake is the most enigmatic animal among the twelve zodiac signs. Those born under this sign are traditionally considered among the most intuitive.

Snakes tend to act according to their own judgment, remaining very reserved and reticent. They are the symbol of wisdom, they are intelligent and wise. They are skilled communicators even if they are of few words: Snakes tend to be great thinkers.

Snakes are considered materialistic, but this means that they do not separate matter from spirit and love to be among their peers. They love to possess the best of everything.

The Wood element, which distinguishes this year's Snake, makes it more loving but also possessive. Have you ever seen two snakes mating? They twist tightly around each other and woe betide anyone who disturbs them during their embrace.

The Serpent is considered a Yin (feminine) archetype. In truth, it is not that the feminine is passive, only that it refers to the peculiar activity of the feminine as receptive (and to the masculine as expansive). The action occurs anyway, only the way changes.

In the I Ching the symbol of the Serpent is combined with the hexagram Kuai (The Overflow) and figuratively indicates a time in which the ignoble are gradually disappearing, their influence diminishes and with a resolute action a radical change of the situation is made possible.

The Sentence:
The Overflow. With resolution one must make the matter known to the king's court.
According to truth one must proclaim it.
It is not propitious to take up arms.
It is propitious to undertake something positive.

Meaning. When even one ignoble person remains in a dominant position in a community, he is able to oppress the nobles. When even one passion nests in the heart, it is capable of obscuring the reason of man. Passion and reason cannot coexist, therefore resolute action is necessary if one wants to bring good to completion.

But be careful, the way to overcome evil is not by opposing it point by point, thus remaining entangled in it, but by proceeding resolutely towards good.

This gives us the feeling of what the Serpent represents... This magical archetype that in all antiquity has always been an emblem of depth and wisdom. The symbol of the Caduceus, the poison transformed into medicine, the knowledge of good and evil, the ability to concentrate on a single goal... And from this also the fixity in thought and attachment to results.

In short, there is good and bad in the psychological influences to expect this year… But the effort must be directed, as indicated by the I Ching, to get rid of the negative aspects. The Serpent asks for it with conviction and it is for this reason that its energy will be in this purifying work of great help.

The Serpent will guide us towards meditation and towards discriminating reflection to free ourselves from our inner darkness. This process will take place above all in the field of culture and information, or the transmission of ideas.

Therefore, constant attention to the path of the noble is required in our actions… Let us remember that the Serpent needs to change its skin in order to grow, which means that during this year we will be called to an operation of rejuvenation that could cost us having to give up several previous attachments (let us not forget that the Serpent corresponds in the West to the archetype of Taurus).

Fortunately, the Snake loves calm and tranquility, does not like frenetic movement and cannot stand being urged to do something quickly, we also see this attitude - when disturbed - he rebels and bites those who disturb his peace.

Fortunately, the Snake is endowed with great determination, as also illustrated in the hexagram assigned to him, he is tireless in pursuing and reaching his goal. On the other hand, he will escape from false collaborations and not in tune with his movement and operational tendency.

The Snake represents the Minervine intelligence par excellence for which his collaboration will be in tune with archetypes that manifest the same type of Yin intelligence and these are: the Rooster and the Ox. It will also find particular correspondence with the yang archetypes: Tiger, Horse and Dog.

Another aspect accompanied by the year of the Snake is the need to rest after having completed each action. You will notice that the Snake tends to freeze after a meal and, being a cold-blooded animal, it needs long recharges under solar energy... But be careful, this rest is not inertia, it is a sort of meditation and absorption.

The Snake represents the holy Kundalini energy that - awakened - slowly moves from one Chakra to another to carry out its purifying work. It does not rush, its work is slow but sure. For this reason, the Snake needs calm and reflection and this is why it needs a safe guide, namely the higher Self, which imperceptibly and secretly guides it to the ultimate goal.

From here, however, we also perceive the danger of falling prey to false teachers (or by arrogating this role to himself) who could distance the neophyte from his true purpose and make him fall towards new abysses of egoic ignorance.

Therefore, it is important to develop the ability to discriminate and detach by delving into philosophical/spiritual topics, this year's element, Wood, will allow us to develop empathy and compassion (remember that these qualities are like muscles, the more they act, the more they strengthen).

Happy Year of the Snake to all of us!

Paolo D'Arpini - Committee for secular spirituality


P.S. For further information on these and other related topics, I recommend reading the book "Who are you? - I Ching, the Chinese Zodiac and the Indian elemental system". A comparative research on archetypal aspects and self-knowledge: https://www.edizioniephemeria.it/prodotto/chi-sei-tu-di-paolo-darpini/

mercoledì 22 gennaio 2025

La cultura del rispetto...

 


La cultura del rispetto è pregna di consapevolezze che culminano nel riconoscere l’altro come un noi stessi in altra forma, tempo e luogo. Non può emergere dalla burocrazia violentante delle leggi che impediscono di dire negro, cieco o storpio. Tra le vie per incamminarsi verso questo processo cristico c’è quella che si avvia dalla constatazione che tutti siamo quantitativamente differenti e sostanzialmente identici, quando osservati attraverso il potere delle emozioni.

Le emozioni non sorgono da noi. Esse sono energia sciamante che si annoda in noi in funzione del nostro stato, della nostra concezione, delle nostre esigenze e soprattutto del nostro gradiente di consapevolezza in merito alla realtà. Se questa è concepita come esterna a noi si tenderà a culminare nel conflitto, con il supporto, appunto, delle emozioni necessarie. Diversamente, se è vista come una nostra creazione, ne verrà l’assunzione di responsabilità di tutto e il potere di tendere alla serenità. Nel primo caso, l’orgoglio, l’importanza personale, tanto celebrate dalla cultura liberista, materialista, egoica, positivista, sono i detonatori dei conflitti di qualsivoglia misura, da quelli endogeni esistenziali a quelli esogeni geopolitici. Nel secondo, ci si trova nello stato di emancipazioni dalle gogne elencate ne primo, e quindi con in dote un altro potere, quello di disinnescare le egregore del maligno. In pratica, se fossimo consapevoli di vivere per un solo istante, sceglieremmo di farlo nella pena o nella beatitudine?

Le emozioni possono essere descritte come mirini o obiettivi. Lenti che obbligano o impongono una vincolante prospettiva sul mondo, sull’altro, su noi. Una specie di tunnel dove non è possibile fare inversione o uscire a piacimento.

Sembra nascano in noi e da noi. Ma questa, è una concezione delle emozioni piuttosto inefficace per escogitare come emanciparsene, per evitare di finire nel tunnel e crederlo tutto.

A questo scopo, è preferibile concepirle come energia latente che, occasionalmente – ma non fortunosamente – ci attraversano o ci catturano, imponendoci una certa prospettiva sul mondo, a mezzo della quale fioriscono le idee e le esigenze, i pensieri e le azioni che spesso chiamiamo di buon senso. Una formula perfetta per separarci dal mondo, dagli altri, dalla presa di coscienza che emozioni differenti, ma di identica natura, stanno catturando i cuori e le menti degli altri. Come detto, un’ideale base di partenza per credere fideisticamente che i nostri valori siano superiori, fino al diritto di sopraffare quelli a noi sconvenienti.

Davanti a un conflitto non disporre delle consapevolezze necessarie per dare per certo e quindi tenere presente la differente emozione delle parti, impone ad entrambe di giudicare e soprattutto di identificarsi con il proprio giudizio. Una condizione la cui natura è simile a un bisturi: la sua esistenza comporta separazione. Da quello stato quindi, appare necessario difendere il mondo racchiuso nel nostro cannocchiale e perciò combattere, e garantire così lo status quo di sofferenza che tutti, a parole, proclami e leggi, vorremmo eludere.

Quando una pari emozione alla nostra attraversa altri individui, le parti tendono ad unirsi, a sentire solidarietà reciproca, a fare corpo. Al contrario se non condivise.

Lo si può osservare costantemente. Per esempio in occasione di un gol, quando emeriti sconosciuti, tifosi della medesima squadra, esultano o si rattristano. O quando, all’opposto, cioè se non condivise, anche tra fratelli, amanti e amici la frattura relazionale può spaccare soddisfacenti relazioni.

Un’emozione condivisa aggrega in dimensione variabile. Riconoscersi nella medesima cultura, in una ideologia, religione o passione è essere entro la medesima emozione. Solo un’altra emozione, che rappresenta sostanzialmente un cambio di esigenza, scaccia la precedente e impone altri tunnel. La loro violenza e la loro insistenza ci modificano la visione esterna e lo stato intimo. È in questi termini la verità spirituale dell’insorgenza di malesseri e malattie.

Le emozioni fanno sempre da setaccio dell’infinito. Di tutte le idee pure e imperiture, quelle che, secondo Platone risiedono e compongono l’iperuranio, solo le idonee a sostenere la nostra posizione e identità, quindi stabilità, vengono viste o, apparentemente, scelte. Quelle che, a nostro giudizio, ci mettono in pericolo, che fanno traballare oltre l’accettabile la nostra condizione, non sono viste e, se lo sono, vengono scartate. Qualunque espediente è valido per respingere o accettare. La morale, la coerenza, i valori, le priorità finiscono più o meno facilmente al patibolo, strozzati dal filo rosso della sopravvivenza della nostra moralistico-meschina biografia.

Ma se tutte le idee esistono già, così come la risposta a tutti i perché – per trovarli basta trovare gli arzigogoli del filo rosso delle biografie che li mostrano – va da sé che la nostra selezione è necessariamente parziale, e la nostra realtà o descrizione di essa, nient’altro che autoreferenziale. Parziale in quanto di tutte le infinite ne prendiamo una o di tutte quelle prese da altri, la nostra è totalmente o parzialmente autoreferenziale in quanto noi stessi in altro tempo o il prossimo nello stesso tempo, ne estrarremmo altre differenti manciate per descrivere la medesima realtà, a quel punto divenuta un’altra.

Nulla di nuovo, lo hanno detto Humberto Maturana, Kurt Gödel, Platone, Plotino, i Veda, i Toltechi, Hafez, Arthur Schopenhauer, la fisica quantistica (anche se i meccanicisti non ci arrivano), Foucault. Proprio la sintesi di un suo pensiero – la verità è nel discorso – basta a delineare il concetto che la nostra descrizione, il nostro discorso, che seguitiamo a considerare vero e compiuto nel momento in cui lo affermiamo, non è che una suggestione, il risultato di un incantesimo, cioè di un recinto, gogna o emozione che fa di noi ciò che vuole.

Quello appena sopra, non è che un elenco breve di pensatori e tradizioni, le cui configurazioni del mondo basterebbero ad edificare un’umanità immersa in una realtà di bellezza, di pienezza. Ma capire la bontà della loro parola non basta, l’esperienza non è trasmissibile, ricrearla è necessario affinché dal piano intellettual-cognitivo esse divengano carne, sangue, parola e pensiero.

Infatti, invece di essere saggi da millenni, siamo qui a consumare una vita di stenti e soprattutto vittimistica o peggio, sostanzialmente solo intellettual-ideologica. Un’emozione che ci costringe ad identificarci con il tunnel della storia e non vedere mai il cielo. Cioè, a considerare utopia il salto quantico che dal trampolino dalla dimensione egoica ci lanci nella dimensione del bene e del bello; che dal brutale dualismo si possa passare alla consapevolezza dei suoi plumbei limiti.

Se le esperienze non sono trasmissibili e se riconosciamo che esse hanno il potere di intervenire nella nostra descrizione del mondo, dovremmo anche poter raggiungere la forza per accettare e fare nostra la consapevolezza che viene dalla banale constatazione che stiamo semplicemente dando significato differente alla realtà. Da lì, a riconoscerne il reciproco diritto, dovrebbe essere un’altra banalità. Ma se così non pare, allora c’è di mezzo la prevaricazione egoica e il suo pilastro portante, cioè l’identificazione di noi con ciò che chiamiamo io.

Ma se così seguitiamo a procedere, il nostro immaginario, seguiterà a risiedere, con il liquame al collo, nella latrina edificata dal razionalismo, dal materialismo, dal positivismo, dalla scienza e dalla logica formale. Tutti ottimi strumenti per amministrare la vita, ma pessimi, se non letali, quando sono creduti gli unici ad avere diritto di stare sul nostro banco di lavoro, o quando dai campetti di gioco regolamentati e condivisi, ci addentriamo nelle foreste selvagge delle libere relazioni interpersonali, come la cultura scientista che ci domina, impone. Un accidente che, senza che nessuno se ne sia accorto, ha conficcato le unghie fino in fondo a noi, fino a delineare la strada dei pensieri e perfino quella dell’anima, tanto da renderci nemici.

Lorenzo Merlo



sabato 18 gennaio 2025

Self-Knowledge and Lay Spirituality... - Autoconoscenza e Spiritualità Laica...

 


The individual self (ego) arises from the reflection of consciousness in the mirror of the mind. An identifying superimposition with the observed object. The object is the body-mind that reacts in relation (to contact) with other external objects.

The moment that, in self-knowledge, the fictitious identity with the agent disappears, what remains is the pure awareness of the Self. It is therefore not necessary, in order to achieve realization, that the images - the world and the observer - disappear, it is sufficient that the false identity with the reflected object/subject (ego) disappears. This means that the world can easily continue to manifest itself without being perceived as a separate reality, more or less as a dream could be with respect to the dreamer. At this point the Self and its manifestation are seen as the same identical thing while the sense of the separative self (of me and the other) is obliterated. Ultimately, dualism is only ignorance of the self.

The sage observes the actions unfolding without any inclination or intention or judgment in him. Spontaneously everything happens appropriately and consequently to the designated “destiny”. Destiny is the response to the natural interaction (and predisposition) of the various elements involved… Since everything happens automatically there is no “preference” in the actions of the sage. Indeed his very actions are (apparently) intentional only in the eyes of “others”, since for the sage everything happens by itself. Every event experienced simply happens in his presence and he is the silent and detached witness. His action (or state) can be compared to sleepwalking, or to waking sleep.

And also the concept of “destiny” and action has a meaning only in the mind of the observer still identified with the outside, or of an ego that identifies with the agent and his actions. But the moment this identification is destroyed every other related concept disappears.

Wisdom consists in remaining immune from illusion after having understood the truth. The fear of acting and its consequences (karma) remains only in those who see even the slightest difference between themselves and others. As long as the idea exists that the body/mind is the self, one cannot be an expression of truth.

But it is certainly possible for anyone, and in any condition, to know their true nature because it is absolutely true and real, it is unique for everyone. In fact, the state of pure Being is common to all and is the direct experience of each. Living one's true nature is what is meant by self-realization, because the self is present here and now.

The thought of feeling separate is the only obstacle to the realization of the all-pervading and omnipresent Being. And even from an empirical point of view, identifying with the agent (ego) is an impediment to the proper functioning of the psychosomatic apparatus, in the context of global functioning. Therefore, the intellectual acceptance of the truth is already a liberating form from the intentional (rational) propensity to act. What is destined to happen will happen. It is in everyone's experience that pondering the question is a handicap to finding the answer.

Paolo D'Arpini - Committee for Lay Spirituality





Testo Italiano:

L’io individuale (ego) sorge dal riflesso della coscienza nello specchio della mente. Una sovrimposizione identificativa con l’oggetto osservato. L’oggetto è il corpo-mente che reagisce in relazione (al contatto) con gli altri oggetti esterni.

Il momento che, nell’autoconoscenza, l’identità fittizia con l’agente scompare quel che resta è la pura consapevolezza del Sé. Non è perciò necessario, al fine della realizzazione, che le immagini -il mondo e l’osservatore- scompaiano, è sufficiente che la falsa identità con l’oggetto/soggetto riflesso (ego) scompaia. Ciò significa che il mondo può tranquillamente continuare a manifestarsi non essendo percepito come realtà separata, più o meno come potrebbe esserlo un sogno rispetto al sognatore. A questo punto il Sé e la sua manifestazione sono visti come la stessa identica cosa mentre il senso dell’io separativo (del me e dell’altro) viene obliterato. In fondo il dualismo è soltanto ignoranza di sé.

Il saggio osserva le azioni svolgersi senza che vi sia alcuna propensione o intenzione o giudizio in lui. Spontaneamente ogni cosa avviene confacentemente e conseguentemente al “destino” designato. Il destino è la risposta alla naturale interazione (e predisposizione) dei vari elementi coinvolti… Siccome tutto succede automaticamente non vi è alcuna “preferenza” nell’agire del saggio. Anzi il suo stesso agire è (apparentemente) intenzionale solo agli occhi degli “altri”, giacché per il saggio ogni cosa accade di per sé. Ogni evento vissuto accade semplicemente in sua presenza e lui ne è il testimone silenzioso e distaccato. Il suo agire (o stato) può essere paragonato al sonnambulismo, od al sonno da sveglio.

Ed inoltre anche il concetto di “destino” e di azione ha un senso unicamente nella mente dell’osservatore ancora identificato con l’esterno, ovvero di un ego che si identifica con l’agente e con le sue azioni. Ma il momento  che tale identificazione è distrutta ogni altro concetto collegato scompare.

La saggezza consiste nel rimanere immune dalla illusione dopo aver compresa la verità. La paura dell’agire e delle sue conseguenze (karma) permane solo in chi vede la pur minima differenza fra sé e l’altro. Finché esiste l’idea che il corpo/mente è l’io non si può essere espressione di verità.

Ma certamente è possibile per chiunque, ed in ogni condizione, conoscere la propria vera natura poiché essa è assolutamente vera e reale, è l’unicum per ognuno. Infatti lo stato di puro Essere è comune a tutti ed è la diretta esperienza di ciascuno. Vivere la propria vera natura questo si intende per auto-realizzazione, poiché il sé è presente qui ed ora.

Il pensiero di sentirsi separati è il solo ostacolo alla realizzazione dell’Essere onnipervadente ed onnipresente. E pure dal punto di vista empirico identificarsi con l’agente (ego) è un impedimento al buon funzionamento dell’apparato psicosomatico, nel contesto del funzionamento globale . Per cui già l’accettazione intellettuale della verità è una forma liberatoria dalla propensione intenzionale (razionale) ad agire. Ciò che è destinato ad accadere accadrà.  E’ nell’esperienza di ognuno che arrovellarsi nella domanda è un handicap a trovare la risposta.

Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica

sabato 11 gennaio 2025

The history of the Holocaust has not yet been written... - La storia dell’olocausto non è stata ancora scritta...



First of all, it is true that history and historical truth and therefore the politics resulting from the last conflict have been defined by the victors... and not only for the Jewish question but for every other aspect. But if we want to reaffirm the "human and universal" that lies beyond adverse opinions, we need equanimity and the objective ability to consider the simple facts and the situations in which they occurred. In "legal legalism" - which is no longer justice - on the contrary, the "quibbles" win and this is significant of a path functional to "construct" the truth (which is then the one convenient for one or the other party).

And again… leaving aside any speculation about the past, in my opinion, we should also highlight how the tragedy of the Holocaust was used for economic and ideological purposes, the money collected in the name of the deportees, the political pressure to pass liberticidal laws in Europe, the creation of a new “religion” of the Holocaust, etc. At the same time, it is counterproductive to embrace the cause of freedom of thought starting from the defense or justification of denial.

While we can highlight how a truth has been structured over time “based” on the sense of guilt and on the political-economic convenience of governments that have preferred to give in to the pressure of the Holocaust industry rather than be accused of revanchist collaboration with past fascist regimes. This obviously especially in Germany and Austria and now also in Italy where the “truth of the Holocaust” has taken on almost religious and “legal” connotations.

At this moment I believe it is important to be able to investigate the veracity of the facts, establishing the truth about the Holocaust as a historical fact, solidly proving it (if you want also in an ethical sense), without quibbling about the denial or the forced affirmation but discovering "how" it happened and "why", highlighting at the same time the incongruity of speculative political-religious behaviors resulting from it. Then perhaps we will be able to move public opinion and slowly also insert other truths about the way in which the Holocaust happened, especially how in that period racism had struck in every field, against man in general, and not only in Germany but also in Russia, and also in America where the communist witch hunt had been opened and the persecution of thousands of citizens guilty of thinking differently from the power in charge. The persecution was on a global level and against man and his freedom of expression in general.

I have mentioned here the need to change the approach if we want to overcome the ideological opposition between supporters of the “Holocaust truth” and its deniers, in order to “scientifically” address the problem of “historical truth” and this process cannot be obtained “by law” otherwise the research will be clipped and flawed….

Paolo D’Arpini


P.S. For example, David Ben Gurion said during the last war: “If I knew that it was possible to save all the (Jewish) children of Germany by transferring them to England, and only half of them by transferring them to the land of Israel, I would choose the second option; because in front of us we have not only the number of these children, but the historical project of the people of Israel” (Shabtai Teveth, “Ben Gurion”, 1988,).” – Continue with other similar interventions: http://paolodarpini.blogspot.it/2015/10/la-razza-eletta-di-menachem-begin-ed.html



Testo Italiano: 

Innanzi tutto è vero che la storia e la verità storica e perciò la politica conseguente all’ultimo conflitto è stata definita dai vincitori… e non solo per la questione ebraica ma per ogni altro aspetto. Ma se si vuole riaffermare “l’umano e l’universale” che sta oltre le opinioni avverse occorre equanimità e la capacità obiettiva di considerare i semplici fatti e le situazioni in cui questi sono avvenuti. Nel “legalismo giuridico” -che non è più giustizia- vincono al contrario i “cavilli” e ciò è significativo di un percorso funzionale a “costruire” la verità (che è poi quella di comodo di una o dell’altra parte).

Ed ancora… lasciando da parte ogni speculazione sul passato, secondo me, bisognerebbe evidenziare anche come sia stata utilizzata per fini economici ed ideologici la tragedia dell’olocausto, i soldi raccolti a nome dei deportati, le pressioni politiche per far approvare leggi liberticide in Europa, la creazione di una nuova “religione” dell’olocausto, etc. Allo stesso tempo è controproducente abbracciare la causa della libertà di pensiero partendo dalla difesa o giustificazione del negazionismo.

Mentre possiamo evidenziare come sia andata strutturandosi nel tempo una verità “basata” sul senso di colpa e sulla convenienza politico economica dei governi che hanno preferito cedere alle pressioni dell’industria dell’olocausto piuttosto che venir tacciati di collaborazionismo revanscista con i passati regimi fascisti. Questo ovviamente soprattutto in Germania e Austria ed ora anche in Italia dove la “verità dell’olocausto” ha assunto connotati quasi religiosi e “stabiliti per legge”.

In questo momento ritengo sia importante poter indagare sulla veridicità dei fatti, stabilendo la verità sull’olocausto come dato di fatto storico, comprovandolo solidamente (se si vuole anche in senso etico), senza cavillare sulla negazione o sull’affermazione forzosa ma scoprendo “come” sia avvenuto e “perché”, evidenziando allo stesso tempo l’incongruenza di comportamenti speculativi politico-religiosi conseguenti ad esso. Allora forse si potrà smuovere l’opinione pubblica e pian piano anche inserire altre verità sul modo in cui l’olocausto è avvenuto, soprattutto di come in quel periodo il razzismo avesse colpito in ogni campo, contro l’uomo in generale, e non solo in Germania ma anche in Russia, e anche in America dov’era stata aperta la caccia alle streghe comuniste e la persecuzioni di migliaia di cittadini colpevoli di pensarla diversamente dal potere in carica. La persecuzione è stata a livello mondiale e contro l’uomo e la sua libertà espressiva in generale.

Ho qui accennato alla necessità di cambiare impostazione se si vuole superare la contrapposizione ideologica, fra fautori della “verità olocaustale” e suoi negatori, per poter “scientificamente” affrontare il problema della “verità storica” e questo processo non può essere ottenuto “per legge” che altrimenti la ricerca risulterà tarpata e viziata….

Paolo D’Arpini 


P.S. Disse -ad esempio- David Ben Gurion, durante l'ultima guerra: «Se io sapessi che è possibile salvare tutti i figli (ebrei) di Germania trasferendoli in Inghilterra, e solo metà di loro trasferendoli nella terra di Israele, sceglierei la seconda possibilità; perché di fronte a noi non abbiamo solo il numero di questi figli, ma il progetto storico del popolo di Israele» (Shabtai Teveth, «Ben Gurion», 1988,).” – Continua con altri simili interventi:  http://paolodarpini.blogspot.it/2015/10/la-razza-eletta-di-menachem-begin-ed.html


mercoledì 8 gennaio 2025

Buddhism. Freeing oneself from the net of illusion... - Buddismo. Disincagliarsi dalla rete dell'illusione...

 



Addressing a discussion about Buddhism is not like telling a story based on events, miracles and moral injunctions, in reality Buddhism is a disintegrating theory of every structured thought form aimed at obtaining a spiritual or religious purpose. Buddha was born to undermine the spiritual materialism that in his time had reached peaks in India equaled in the West only several hundred years later, with the advent of Catholicism. Therefore it is truly difficult to describe the development of a thought that aims to go beyond every thought, saying what Buddhism is or what it is not is therefore in any case misleading...

But let's start with some historical data. Buddha was born about 2500 years ago in northern India, the son of a small ruler, he at a certain point left the luxury of the palace to try to alleviate his and his fellow men's "suffering of living".

Buddhism is fundamentally a way of life that aims to reduce the suffering caused by emotional and intellectual attachment. According to the Buddhist idea, the ultimate reality cannot be described and a god is not the ultimate reality. Everyone has within themselves the ability to reach awakening. It is therefore a matter of becoming what one already is: "Look inside yourself: you are a Buddha."

There have been many Buddhas and there will be many more. Buddhism does not recognize any authority to ascertain the truth, except the intuition of the individual. At the same time, everyone must suffer the consequences of their actions and draw instruction from them, while helping their fellow men to reach the same liberation.

Buddhist sages serve as examples but are in no way intermediaries between the ultimate reality and the individual. Maximum tolerance is practiced towards every religion and philosophy, because no one has the right to interfere in the journey of his neighbor towards the goal.

Buddhism is a spiritual science and an art of living, reasonable and practical and all-encompassing. It has a fascination for the West because it has no dogma, satisfies both reason and heart, insists on the need to rely on oneself and be tolerant of other people's opinions, embraces science, philosophy, psychology, ethics and art. The Buddhist tradition includes various notions that have no analogue in the philosophical heritage of the West. Modern (quantum) physics is perhaps the place where this encounter is most visible, philosophers of science and physicists have found conceptual and epistemological exchanges with Buddhism potentially valuable, this line of mutual exploration can offer modern science reasons for growth.

Buddhism is not a religion in the strict sense, as it lacks the idea of a god-person and therefore a theology.
Buddhism is based on the belief that suffering and the pain of existence derive from attachment to life and from individual and collective illusion. Desire and suffering are intrinsically connected and Buddhism tends towards the extinction of individuality, the unmasking of the illusory nature.

"Once the vicious circle is broken, freedom from desire is achieved, the river, dried up, flows no more; the wheel, broken, turns no more. This, only this, is the end of pain." (Buddha Sakyamuni, in Udana, VII, 2)
This is truly the most difficult maxim for Westerners. However, if you think about it carefully, how much truth it contains is increasingly evident.

A continuous passing from one object to another, or rather now from a spectral substitute to the next, without respite, "individuals" subject to the object as to a chimera, consumed and annulled in the delirious whirlwind. "Full satisfaction" cannot exist, because nothing and no one can pay for it-buy it. And, on the other hand, it is inconceivable inside the vortex-machine, which turns and lives only on the basis of ever-renewed, inexhaustible dissatisfaction.

According to tradition, the Buddha before dying addressed his followers saying: "Remember, brothers, these words of mine: all composite things are destined to disintegrate! Therefore, diligently implement your own salvation!"

Monks who intend to practice this discipline, in order to achieve salvation, must adhere to the following moral norms: right speech, right action, right behavior. These actions can also be extended to lay people who intend to place tolerance and love as fundamental reasons for their lives. But after having learned the three truths with perseverance and devotion, the fourth truth shows the disciple the path to follow to reach salvation, Nirvana, also through the indications contained in the "Noble Eightfold Path" (see below).

"He who clings to the mind does not see the truth that is beyond the mind. He who strives to practice the Dharma does not find the truth that is beyond practice. To know what is beyond both the mind and practice, one must cut the root of the mind clean and, naked, look; one must abandon all distinctions and remain calm." (Tilopa)

Paolo D'Arpini - Committee for Lay Spirituality





Testo Italiano:


Affrontare un discorso sul  Buddismo  non è come raccontare una storia basata su avvenimenti miracoli e ingiunzioni morali, in realtà il Buddismo  è una teoria disgregativa di ogni forma pensiero strutturata e finalizzata all'ottenimento di uno scopo spirituale o religioso che sia. Buddha nasce per scardinare il materialismo spirituale che  ai suoi tempi aveva raggiunto in India  picchi eguagliati in occidente solo diverse centinaia di anni dopo, con l'avvento del cattolicesimo.  Perciò è veramente arduo descrivere lo svolgimento di un pensiero che  si prefigge di andare oltre ogni pensiero, dire quello che è o quello che non è  il buddismo è perciò in ogni caso fuorviante...

Ma cominciamo da alcuni dati storici. Buddha è nato circa 2500 anni fa nel nord dell'India, figlio di un piccolo regnante, egli ad un certo momento lasciò il lusso della reggia per cercare di alleviare la sua  e dei suoi consimili   "sofferenza del vivere".  


Il buddismo fondamentalmente è una prassi di vita che si prefigge di ridurre la sofferenza dovuta  all'attaccamento emotivo e intellettuale. Secondo l'idea buddista la realtà ultima non si può descrivere e un dio non è la realtà ultima.  Tutti hanno dentro di sé la facoltà di raggiungere il risveglio. Si tratta quindi di diventare quello che già si è: "Guarda dentro di te: tu sei un Buddha."

Ci sono stati molti Buddha e molti ce ne saranno ancora. Il buddismo non riconosce alcuna autorità per accertare il vero, tranne l'intuizione del singolo. Allo stesso tempo ognuno deve subire le conseguenze dei propri atti e trarne ammaestramento, mentre aiuta i propri simili a raggiungere la stessa liberazione.

I saggi buddisti  fungono da esempio ma in nessun modo sono intermediari tra la realtà ultima e l'individuo.  E' praticata la massima tolleranza verso ogni religione e filosofia, perché nessuno ha il diritto di intromettersi nel viaggio del suo prossimo verso la meta.

Il buddismo è  una scienza spirituale e un'arte di vivere, ragionevole e pratica e onnicomprensiva.  Esso esercita un fascino per l'occidente perché non ha dogmi, soddisfa al tempo stesso la ragione e il cuore, insiste sulla necessità di fare affidamento su se stessi e d'essere tolleranti verso le altrui opinioni, abbraccia scienza, filosofia, psicologia, etica e arte.  La tradizione buddista comprende varie nozioni che non hanno analogo nell’eredità filosofica dell’Occidente. La fisica moderna (quantica) è forse il luogo dove questo incontro è più visibile, filosofi della scienza e fisici hanno trovato gli scambi concettuali ed epistemologici con il buddismo potenzialmente preziosi, questa linea di mutua esplorazione  può offrire alla scienza moderna motivi di crescita.

Il buddismo non è una religione in senso stretto, in quanto priva dell'idea di un dio-persona e quindi di una teologia.
Il buddismo si fonda sulla convinzione che la sofferenza e il mal-di-esistere derivano  dall'attaccamento alla vita e dall'illusione individuale e collettiva. Desiderio e sofferenza sono intrinsecamente connessi e il buddismo tende all'estinzione dell'individualità, allo smascheramento della natura illusoria.

"Spezzato il circolo vizioso, conquistata la libertà dal desiderio, la fiumana, prosciugata, non fluisce più; la ruota, infranta, più non rivolve. Questa, solo questa, è la fine del dolore."  (Buddha Sakyamuni, in Udana, VII, 2)
Questa è davvero la massima più ostica per gli occidentali. Però, se ci si pensa bene, quanta verità  racchiude e sempre più evidente.

Un continuo trapassare da un oggetto all’altro, anzi ormai da un sostituto spettrale a uno successivo, senza tregua, “individui” soggetti all’oggetto come a una chimera, consumati e annullati nel mulinello delirante. Il “pieno appagamento” non può esistere, perché niente e nessuno lo può pagare-comprare. E, d’altra parte, è inconcepibile dentro la macchina-vortice, che gira e vive solo in base all’insoddisfazione sempre rinnovata, inesausta. 

Secondo la tradizione il Buddha  prima di morire si rivolse ai suoi fedeli dicendo: "Ricordate o fratelli queste mie parole: tutte le cose composte sono destinate a disintegrarsi! Attuate quindi con diligenza la vostra propria salvezza!"

I monaci che intendono praticare questa disciplina, per raggiungere la salvezza, devono attenersi alle seguenti norme morali: la retta parola, la retta azione, il retto comportamento. Queste azioni possono essere estese anche ai laici che intendono porre, a motivi fondamentali della loro vita, la tolleranza e l’amore. Ma dopo aver appreso le tre verità con costanza e devozione, la quarta verità indica al discepolo la via da seguire per  raggiungere la salvezza, il Nirvana, anche attraverso le indicazioni contenute nel "Nobile ottuplice sentiero" (vedi in calce).

"Chi si aggrappa alla mente non vede la verità che sta oltre la mente. Chi si sforza di praticare il Dharma non trova la verità che è aldilà della pratica. Per conoscere ciò che è aldilà sia della mente che della pratica bisogna tagliare di netto la radice della mente e, nudi, guardare; bisogna abbandonare ogni distinzione e restare tranquilli." (Tilopa)


Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica

domenica 5 gennaio 2025

"Israelis are not Jews"... - Gli israeliani non sono ebrei"...



...let's start by trying to understand how and when Zionism was born.

It is usually believed that it originated from a line of thought that arose within the Jewish community, towards the beginning of the last century (or at the end of the previous one) and found its first concrete implementation in the foundation of Israel. This fact was however accompanied by a strong growth in the influence of a certain Jewish "class" in the economic and global financial field. 

The nest in which this influence was able to develop is found in the USA, the heart of America, and partly also in England. It was precisely following this strong influence that England agreed to the transfer of Palestine, at the end of the Second World War, so that the Jews (victims of persecution and extermination) could found (or re-found) their own homeland. The famous "promised land"... And the return to that ideal home occurred with a rapid penetration and occupation of the Palestinian territory, considered "their own".

The birth of Israel, the necessary cornerstone to create a precedent and establish a future path, effectively sanctioned the implementation of Zionism. A land is like a temple, if you own a temple, religion is sanctified, otherwise it is just a hypothesis. And the Zionist identity needed and needs exactly this: a temple symbolizing the fulfillment of the promises of the god Yahweh. A return to the mother house after the diaspora caused by the destruction of the temple by Titus.

But be careful, the Jewish diaspora was not actually caused specifically by the destruction of Jerusalem. This military event only contributed to increasing a process that had already occurred and had been underway for centuries. The diaspora, or nomadism, of the Jews was a component of their culture. The Semitic pastoral origin of this patriarchal tribe and the tendency to wander in search of new pastures was deeply rooted in the Jewish DNA. The Jewish people, divided into various families, were already spread throughout the known world when some of their bands began to settle in Palestine, opposing and subjugating the native farmers, those who had built the first cities of antiquity (remember the story of Jericho?).

This expansionist push and the consideration of having a right, guaranteed by their god, to appropriate the property of others, and also the sectarian "distinction" that made the Jews different from any other people meant that in their culture the belief, a creed, was affirmed that placed the chosen people above every other human being. I'm not making this up, just read the Bible and the Torah to realize it. But this is not relevant to my speech now... let's get back to the main topic. However, allow me one last consideration. For the Jews, the fact of considering themselves as belonging to a “single” culture, shared by genetic transmission, meant that the religious bond was strong enough to maintain the sense of nation and community, even though they did not live in the same land. And this is a salient point. But this ancestral attachment to their ethnic roots is not yet the original cause of Zionism… On the contrary! In fact, for true Jews, those born and raised according to tradition, Zionism is seen as a sort of deviance, a heresy. As was the Christian and Mohammedan heresy. In fact, we know well that these two religions arose as variants of Judaism.

But what and who do I mean by “real Jews”? I do not mean to refer simplistically to those Orthodox, with beards and black robes, who folkloristically complain at the Wailing Wall, I am obviously referring to those who never abandoned Palestine and more generally to all the “gens” of Jewish origin, both before and after the “diaspora” (of 70 AD). They are the descendants of the Jews scattered throughout the known world of antiquity, from Persia to Greece, from Egypt to Italy, etc. but all these Jews are today a small minority of the international Jewish community. In truth these “original” Jews are today among the most fierce opponents of Zionism. 

And the reason is simple: Zionism was born from non-Jewish elements. Zionism arose in a racial context different from the Jewish one, it is the result of a historical revenge by “conversi” of Caucasian Turkmen origin, who embraced in 740 AD (under the Khagan Bulan) the “faith” of the chosen people (due to an unfortunate mistake by some rabbis), simply for political convenience, for questions of power, to maintain a differentiation between the two “religious” blocks that were then competing for the dominion of the land: the Muslims and the Christians. These “conversi”, an entire people, the Khazars (or Kazars), formed the Jewish component of Eastern Europe. Zionism begins with them, even if it was not yet clear as a model. 

In fact, it is known that the last will be first and that the new adherents to a creed often become the most fanatical, also because they know they do not really have the right to it and therefore they conquer it with a repeated zealotry and hatred both towards the original opponents, the Christians and the Muslims, and against their "elder brothers" the original Jews. It is the successors of these self-styled Jews (which is contrary to Jewish law), who today make up the ranks of bankers and financiers who direct politics and the economy and who have created the Zionist hub in Israel and who have become the "majority" of the chosen people....

Just to clarify...

Paolo D'Arpini - Committee for  lay spirituality








Testo Italiano:

….iniziamo con il cercare di capire come e quando è nato il sionismo.
Solitamente si ritiene che esso sia originato da un filone di pensiero, sorto all’interno della comunità ebraica, verso i primi anni del secolo scorso (od alla fine del precedente) ed abbia trovato una sua prima attuazione concreta nella fondazione di Israele. Questo fatto è stato comunque accompagnato da una forte crescita dell’influenza di un certo “ceto” ebraico nel campo economico e della finanza mondiale. Il nido in cui tale influenza ha potuto svilupparsi si trova negli USA, il cuore dell’America, ed in parte anche in Inghilterra. Fu proprio in seguito a questa forte influenza che l’Inghilterra acconsentì alla cessione della Palestina, al termine del secondo conflitto mondiale, affinché gli ebrei (vittime di persecuzioni e sterminio) potessero fondare (o rifondare) una loro patria. La famosa “terra promessa”… Ed il ritorno in quella casa ideale avvenne con una celere penetrazione e occupazione del territorio palestinese, considerato “proprio”.
La nascita d’Israele, il necessario caposaldo per creare un precedente e stabilire un percorso futuro, sancì di fatto l’attuazione del sionismo. Una terra è come un tempio, se si possiede un tempio la religione viene santificata altrimenti è solo un’ipotesi. E l’identità sionista aveva ed ha bisogno proprio di questo: un tempio simbolo dell’avverarsi delle promesse del dio Jawè. Un ritorno alla casa madre dopo la diaspora provocata dalla distruzione del tempio ad opera di Tito.
Ma attenzione la diaspora ebraica in realtà non fu causata specificatamente dalla distruzione di Gerusalemme. Questo fatto militare contribuì soltanto ad incrementare un processo che era già avvenuto ed era in corso da secoli. La diaspora, od il nomadismo, degli ebrei era una componente della loro cultura, L’origine semitica pastorale di questa tribù patriarcale e la tendenza a vagare cercando nuovi pascoli era ben radicata nel dna ebraico. Il popolo ebraico, suddiviso in varie famiglie, era già sparso in tutto il mondo conosciuto allorché alcune sue bande presero ad insediarsi in Palestina, contrastando e sottomettendo gli agricoltori autoctoni, quelli che avevano costruito le prime città dell’antichità (ricordate la storia di Gerico?).
Questa spinta espansionistica e la considerazione di avere un diritto, garantito dal loro dio, di appropriarsi dei beni altrui, ed inoltre la “distinzione” settaria che rendeva gli ebrei diversi da ogni altro popolo fece sì che nella loro cultura si affermasse la convinzione, un credo, che poneva il popolo eletto ad di sopra di ogni altro essere umano. Non me lo sto inventando, basterà leggere la bibbia e la torah per rendersene conto. Ma questo ora non c’entra con il mio discorso.. ritorniamo al tema principale. Comunque un’ultima considerazione mi sia consentita. Per gli ebrei il fatto di considerasi appartenenti ad una “unica” cultura, condivisa per trasmissione genetica, fece sì che il legante religioso fosse abbastanza forte da mantenere il senso della nazione e della comunità, pur non vivendo nella stessa terra. E questo è un punto saliente. Ma questo attaccamento ancestrale alle proprie radici etniche non è ancora la causa originaria del sionismo… Tutt’altro! Infatti per i veri ebrei, quelli nati e vissuti secondo la tradizione, il sionismo viene visto come una sorta di devianza, una eresia. Come lo fu l’eresia cristiana e maomettana. Infatti sappiamo bene che queste due religioni sorsero come varianti dell’ebraismo.
Ma cosa e chi intendo per “ebrei veri”? Non intendo riferirmi semplicisticamente a quegli ortodossi, con barboni e palandrane nere, che folkloristicamente si lamentano al muro del pianto, mi riferisco  ovviamente a quelli che la Palestina mai abbandonarono e più  in generale a tutta la “gens” di origine ebraica, sia quella antecedente che quella successiva alla “diaspora” (del ‘70 d.C.).  Sono i discendenti degli ebrei sparpagliati in tutto il mondo conosciuto dell’antichità, dalla Persia alla Grecia, dall’Egitto all’Italia, etc. ma tutti questi ebrei sono oggi una minoranza ristretta della comunità internazionale giudea.
In verità questi ebrei “originali” sono oggi fra i più accaniti oppositori del sionismo. Ed il motivo è semplice: il sionismo nasce da elementi non ebraici. Il sionismo sorge in un contesto razziale diverso da quello ebraico, è il risultato di una rivalsa storica da parte di “conversi” di origine caucasica turcomanna, che abbracciarono nel 740 della nostra era (sotto il Khagan Bulan) la “fede” del popolo eletto (per un malaugurato errore di alcuni rabbini), semplicemente per convenienza politica, per questioni di potere, per mantenere una differenziazione fra i due blocchi “religiosi” che allora si contendevano il dominio della terra: i musulmani ed i cristiani.
Questi “conversi”, un intero popolo, i khazari (o cazari), formarono la componente "ebraica" dell’Europa orientale. Il sionismo comincia da loro, anche se non era ancora chiaro come modello. Infatti si sa che gli ultimi saranno i primi e che i nuovi aderenti ad un credo divengono spesso i più fanatici, anche perché sanno di non averne realmente diritto e quindi se lo conquistano con un reiterato zelotismo ed odio sia nei confronti degli opponenti originari, i cristiani ed i musulmani, sia contro i loro “fratelli maggiori” gli ebrei originari. Sono i successori di questi sedicenti ebrei (cosa contraria alla legge giudaica), che oggi compongono la schiera dei banchieri e finanzieri che dirigono la politica e l’economia e che hanno creato il fulcro sionista in Israele e che sono diventati la “maggioranza” del popolo eletto….
Tanto per fare chiarezza…
Paolo D’Arpini - Comitato per la spiritualità laica