domenica 21 luglio 2024

Breath of life and mental tranquility... - Soffio vitale e tranquillità mentale...

"Air, air! If we lacked air, how long could we resist? Yet we don't take it into account and continue to pollute it... Well, let's think about it..." (P.D'A.)



We know that in the Jewish and Christian religion when life is infused from God to Man we speak of transmission of the "vital breath".

Breath is primary nourishment, among other things it is connected to smell which is the oldest sense, the one that puts us directly in contact with external reality. Even if breathing has become an automatic function, which the conscious mind barely takes into account, it still remains the main connection with life until the "last breath"...

Evidently with breathing we absorb not only "air" into the body but - as is taught in various esoteric disciplines - also "vital energy". This was also the research undertaken by a contemporary psychologist, Wilhelm Reich, who carried out many experiments and studies in this sense. He defined breathing not only as air but as “orgonic energy” (the same thing in India is called “prana”). Reich states that the air is just a container but it contains a power called "orgone" (or "elan vital" according to other French researchers).

For this reason, Osho said, when you are admitted to a hospital you feel particularly stressed and tired, since there is a frantic search for vital energy. Another example is that of the sense of discomfort and oppression you feel when you stand in the middle of a crowd and feel sucked in. Some people also feel this experience when they are in a small closed space, like an elevator, with other people... These states of discomfort are probably due to a psychic weakness in which one is incapable of "protecting" one's living space.

But the "prana" or "orgone" is not only present outdoors or in the air, it is everywhere even where the air cannot penetrate, and here we report the experiences of several yogis who, remaining buried for very long periods in a state of suspended animation, in samadhi, without breathing or blood circulation, they managed to maintain life by firmly retaining pranic energy in the body.

Clearly this ability to keep vital energy "stable" is linked to will. A highly concentrated projection of thought performs various miracles and we also observe this through increasingly advanced studies on the power of thought: telekinesis, telepathy, telephoresis, etc. The fact is that already according to the classical yoga system, that of Patanjali, such mental powers were connected to the practice of breath control. Especially in the prolonged phase of "kumbaka" (retention) in which the state of consciousness is strong and determined, due to the pressure perceived in the suspended vital state.

But from the point of view of mental stillness, saints, such as Ramana Maharshi, recommend regular breathing, with retention limited to the awareness of “Soham”. In fact, in panting breath, whether in pleasure or fear or in other altered mental states, the mind is never serene and the body shakes in paroxysmal agony.

Paolo D'Arpini



Testo Italiano:

"Aria, aria! Se ci mancasse l'aria quanto potremmo resistere? Eppure non ne teniamo conto e continuiamo ad inquinarla... Beh, facciamoci una riflessione sopra..." (P.D'A.)

Sappiamo che nella religione ebraica e cristiana quando viene infusa la vita da Dio all’Uomo si parla di trasmissione del “soffio vitale”.  Il respiro è nutrimento primario, tra l’altro esso è collegato all’olfatto che è il senso più antico, quello che ci pone direttamente in contatto con la realtà esterna. Anche se la respirazione è divenuta una funzione automatica, di cui la mente cosciente a malapena tien conto, essa resta pur sempre la principale connessione con la vita sino “all’ultimo respiro”….

Evidentemente con il respiro non si assorbe solo “aria” nell’organismo ma –come viene insegnato in varie discipline esoteriche- anche “energia vitale”. Questa fu anche la ricerca intrapresa da uno psicologo contemporaneo, Wilhelm Reich, che fece molti esperimenti e studi in tal senso. Egli definì il respiro non solo aria ma “energia orgonica” (la stessa cosa in India è chiamata “prana”). Reich afferma che l’aria è solo un contenitore ma in essa è contenuto un potere chiamato “orgone” (o “elan vital” secondo altri ricercatori francesi).

Per questa ragione, diceva Osho, quando si viene ricoverati in un ospedale ci si sente particolarmente stressati e stanchi, poiché lì c’è una ricerca spasmodica di energia vitale. Altro esempio è quello del senso di disagio e oppressione che si prova quando si staziona in mezzo ad una folla e ci si sente risucchiati, alcuni provano questa esperienza anche stando in un piccolo spazio chiuso, come un ascensore, con altre persone…. Probabilmente questi stati di disagio sono dovuti ad una debolezza psichica in cui si è incapaci di “proteggere” il proprio spazio vitale.

Ma il “prana” od “orgone” non è presente solo all’aperto o nell’aria esso è ovunque anche dove l’aria non può penetrare, e qui si riportano le esperienze di diversi yogi che restando sepolti per lunghissimi periodi in stato di animazione sospesa, in samadhi, senza respirazione né circolazione sanguigna, riuscivano a mantenere la vita trattenendo saldamente l’energia pranica nel corpo.

Chiaramente questa capacità di mantenere “stabile” l’energia vitale è legata alla volontà. Una proiezione di pensiero fortemente concentrata compie diversi miracoli e questo lo osserviamo anche attraverso gli studi sempre più evoluti sulla forza del pensiero: telecinesi, telepatia, teleforesi, etc. Il fatto è che già secondo il sistema yoga classico, quello di Patanjali, si collegavano tali poteri mentali alla pratica del controllo del respiro. Soprattutto nella fase prolungata di “kumbaka” (ritenzione) in cui lo stato di coscienza è forte e determinato, per la pressione percepita allo stato vitale in sospensione.

Ma dal punto di vista della quiete mentale i santi, come Ramana Maharshi, raccomandano una respirazione regolare, con ritenzione limitata alla consapevolezza del “Soham”. Infatti nel respiro affannoso, sia nel piacere che nella paura od in altri stati mentali alterati, la mente non è mai serena ed il corpo sussulta in agonia  parossistica.

Paolo D’Arpini


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