martedì 5 novembre 2019

Nondualist Buddhism. Nagarjuna and the denial of phenomena... - Buddhismo non dualista. Nagarjuna e la negazione dei fenomeni

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"Nomen est Omen," said the Latins ... and they knew that they knew it because for them, as for all populations of Indo-European culture, the name carried a meaning. Not like today where the names carry with them only the story of a hypothetical "saint" of Christianity.

No, once, for the ancient pre-Christian peoples the name established a quality, it was a kind of omen, of "emblem" with which the new born was awarded. And then let's see what is the destiny assigned to "Nagarjuna" by analyzing his name. To begin with, Naga, who also stands for nude, indicates a snake. A sacred cobra, a deity (not that demonic snake of the bible), while Arjuna literally means "the pure".

Both in the sense of "nude" and "pure" it is implied a cleanliness, a sincerity, an honesty, a simplicity .. in short, a wisdom. And Nagarjuna confirmed these qualities. To begin with he was born (probably), in the 2nd century AD in Andhra Pradesh, in a family of brahmins. According to one tradition it was born under a tree of Terminalia Arjuna, which determined the second part of its name. The first part, Naga, is due to a journey that would have led, according to some legends, to the kingdom of nagas, the divine cobras, placed under the ocean, to recover the Prajñāpāramitā Sūtra entrusted to them from the time of Shakyamuni Buddha.

Of course these are all stories added to give luster but surely there is truth that Nagarjuna was a great philosopher and connoisseur of reality. Both followers of the Madhyamaka and scholars of that school recognize Nagarjiuna as its founder. More generally we can say that he was one of the first and principal original thinkers of the Mahāyāna, of which he systematized the idea of ​​the non-substantiality of all the elements of phenomenal reality.

His writings still today represent an almost unsurpassed peak of conceptualization of the metaphysical. In terms that today were taken up by philosophers such as Friedrich Wilhelm Nietzsche or - wanting to remain in an "Indian" environment - by the great advocate of modern Advaita: Nisargadatta Maharaj. Here is what Osho, another master of our times, said about him: "Nagarjuna was one of the greatest Masters that India has ever produced, of the caliber of Buddha, Mahavira and Krishna. And Nagarjuna was a rare genius. There is a possible comparison with no one else in the world. An intellect so sharp and penetrating rarely happens. "

Nagarjuna, beyond temporal impermanence, indicated a further quality in the non-substantiality of the phenomena: they were also empty of their identity as they depended on one another on the temporal level. All phenomena are therefore devoid of substantiality, since no phenomenon has an independent nature. He expresses his position in what is a work of capital of Buddhism: the Madhyamakakarika, Rooms of the Middle Way. Evidently reported by his followers, as happened with the Buddha's sayings, since Nagarjiuna believed that language is inevitably illusory as a product of conceptualizations and it is for this reason that he always refused to define himself as holder of any doctrine. Because the experience of emptiness is not compatible with any construction of thought. And the very idea of ​​emptiness risks being dangerous, if an identity is attributed to emptiness.

The same Buddha had warned against absolutizing his own doctrine, considering it as nothing more than a simple means of achieving liberation ("a raft to cross a river, which must be abandoned as soon as one has reached the other shore").

Here are some quotes that can help the reader better understand Nagarjuna's point of view:

"The conditional co-production, this and not another we call emptiness. Emptiness is a metaphorical designation. This and nothing else is the way of Mezzo. Absolute reality cannot be taught without first relying on the practical order of things: without understanding absolute reality, nirvana cannot be achieved "

"If the world were not empty, one could neither get what one does not already have, nor end the pain, nor eliminate all passions."

"If the enlightened do not appear and if the listeners have disappeared, a spontaneous knowledge is then produced in isolation in the Awakened solitary"

Paolo D'Arpini

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Connected article: http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2012/02/nagarjuna-ed-il-ladro-consapevole-di.html


Testo italiano

"Nomen est Omen" dicevano i latini... e loro sì che se ne intendevano poiché per loro, come per tutte le popolazioni di cultura indoeuropea, il nome portava  con sé un significato. Mica come al giorno d'oggi in cui i nomi si portano appresso solo la storia di un ipotetico "santo" della cristianità.

No, una volta, per gli antichi popoli pre-cristani il nome  stabiliva una qualità, era una sorta di auspicio, di "emblema" con il quale il nuovo nato veniva insignito.  Ed allora vediamo quale è il destino assegnato a "Nagarjuna" analizzando il suo nome. Tanto per cominciare Naga, che sta anche per nudo, indica un serpente. Un sacro cobra, una divinità (non quel serpente demoniaco della bibbia), mentre Arjuna  significa letteralmente "il puro".

Sia nell'accezione di "nudo" che di "puro" si sottintende una pulizia, una sincerità, una onestà, una semplicità.. insomma una saggezza. E Nagarjuna confermò queste qualità. Tanto per cominciare egli nacque (probabilmente),  nel II secolo d.C. in Andhra Pradesh, in una famiglia di brahmani.  Secondo una tradizione nacque sotto un albero di Terminalia Arjuna, fatto che determinò la seconda parte del suo nome. La prima parte, Naga, lo si deve ad un viaggio che avrebbe condotto, sempre secondo alcune leggende, nel regno dei naga, i cobra divini, posto sotto l'oceano, per recuperare i Prajñāpāramitā Sūtra ad essi affidati dai tempi del Buddha Shakyamuni.

Certo queste son tutte storielle aggiunte per dare lustro ma sicuramente di vero c'è che Nagarjuna fu un grande filosofo e conoscitore della realtà. Sia i seguaci del Madhyamaka sia gli studiosi  di quella scuola riconoscono Nagarjiuna come il suo fondatore. Più in generale si può dire che sia stato uno dei primi e principali pensatori originali del Mahāyāna, di cui sistematizza l’idea  della non sostanzialità di tutti  gli  elementi  della realtà fenomenica.

I suoi scritti  ancora oggi rappresentano una vetta quasi insuperata di concettualizzazione  del metafisico. In termini che ai giorni nostri furono ripresi da filosofi come Friedrich Wilhelm Nietzsche o -volendo restare in un ambito "indiano"- dal grande propugnatore dell'Advaita moderno: Nisargadatta Maharaj. Ecco cosa disse di lui Osho, un altro maestro dei nostri tempi: "Nagarjuna fu uno dei più grandi Maestri che l'India abbia mai prodotto, del calibro del Buddha, Mahavira e Krishna. E Nagarjuna era un genio raro. A livello intellettuale non esiste paragone possibile con nessun altro al mondo. Capita raramente un intelletto così acuto e penetrante."

Nagarjuna, oltre l'impermanenza temporale,  indicò una ulteriore qualità nella non sostanzialità dei fenomeni: essi erano vuoti anche di una loro identità in quanto dipendevano uno dall'altro sul piano temporale.  Tutti i fenomeni  sono quindi privi di sostanzialità, poiché nessun fenomeno possiede una natura indipendente. Egli esprime la sua posizione in quella che è  un'opera capitale del buddhismo: le Madhyamakakarika, Stanze della via di mezzo. Evidentemente riportata da suoi seguaci, come avvenne per i detti del Buddha, poiché  Nagarjiuna  riteneva che il linguaggio è inevitabilmente illusorio in quanto prodotto di concettualizzazioni ed è per questa ragione che egli rifiutò sempre di definirsi detentore di una qualsivoglia dottrina. Poiché l'esperienza della vacuità non è compatibile con alcuna costruzione di pensiero.  E l'idea stessa della vacuità rischia di essere pericolosa, se alla vacuità viene  attribuita una identità.

Lo stesso  Buddha  aveva messo in guardia dall'assolutizzare la propria dottrina, considerandola altro che un semplice mezzo per raggiungere la liberazione ("una zattera per attraversare un fiume, che va abbandonata appena si è arrivati all'altra sponda").

Di seguito alcune  citazioni che possono aiutare il lettore a comprendere meglio il  punto di vista di Nagarjuna:


"La coproduzione condizionata, questa e non altra noi chiamiamo la vacuità. La vacuità è una designazione metaforica. Questa e non altro la via di Mezzo.La realtà assoluta non può essere insegnata, senza prima appoggiarsi sull'ordine pratico delle cose: senza intendere la realtà assoluta, il nirvana non può essere raggiunto"

"Se il mondo fosse non vuoto, non si potrebbe né ottenere ciò che non si possiede già, né mettere fine al dolore, né eliminare tutte le passioni."

"Se gli illuminati non appaiono e se gli uditori sono spariti, un sapere spontaneo si produce allora isolatamente negli Svegliati solitari"

Paolo D'Arpini

1 commento:

  1. The Buddha himself had warned against absolutizing one's doctrine, considering it other than a simple means to achieve liberation ("a raft to cross a river, which must be abandoned as soon as one reaches the other side").

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