domenica 9 giugno 2019

Non-dualism in Taoism, I Ching, Vedanta and classical Western thought - Non-dualismo nel Taoismo, nell’I Ching, nel Vedanta e nel pensiero occidentale classico


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"The truth cannot be pursued, it is always present and manifest, otherwise it would not be truth but simple description. And the description is never the substance ..." (Saul Arpino)

The idea of  ​​"return", which constitutes one of the most important elements in the Tao-te-king, already emerges in the Book of Changes (I Ching). Under the hexagram Fu we read: "To return is to reach the Tao".

A comment attributed to Confucius says: "The reason of Heaven is dazzling and lowers to the earth. The reason of the Earth is humble and rises to Heaven. The reason of Heaven decreases what is high and increases what is low. Spirits harm what is full and do good to what is empty. The reason of Heaven detests what is full of itself and loves the one who is humble. Humility is honored and shining: it is lowered and cannot be surmounted, it is the end of the wise! "

The exaltation of simplicity, described in the Tao-te-king, pre-existed Lao Tze. A modern Chinese philosopher, Lang-si-ciao believes that the Taoist "not acting" corresponds to the "simplicity" of the I Ching.

If Lao Tze re-elaborated some thoughts already existing in ancient China and used them as stones to build the Golconda mountain of his philosophical system, it is not said - as some scholars maintain - that these concepts came from ancient India ... It is It is true that the Vedic philosophy would seem to be the most ancient elaborated by man, and its implications influenced the metaphysical thought of the known world. But this is what appears because this search for the truth is "encoded" in the memory and therefore refers to it as a "source". Personally I am of the opinion that both Taoism and Vedanta, both of a non-dualistic nature, spontaneously flourished on their own logic. Such systems found light not only in China and in India but also in Europe, in Asia Minor, in Africa and in the Americas. Everything happened starting from that period of "Cultural Bloom" that could be indicated in the late Neolithic, with the discovery of agriculture and therefore of the increase in available food resources, which facilitated the development of conceptual and artistic analytical thinking, and it is contemporary to the discovery of writing. Some non-dualistic images are recognizable, for example, in Jewish thought with "I am that I am" or in pre-Socratic philosophy ... with the concept of the "Everything" that continually takes place in itself.

In short, it is useless to look where the original thought of the Absolute, "which comprehends everything and from which everything originates and to which everything returns" (understood as the overcoming of personal theism), appeared for the first time ... one can instead suppose that this philosophy it arises within various human families, when the refinement of thought reaches a climax.

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"Everything is one and perfect in itself", say the Upanishads of India and the pursuit of "perfection" is only the projection of a concept based on another concept ... the truth is something very simple ...

And now a Zen story (as it was re-told by Aliberth Mengoni): "An old Chinese woman had two large vases, each suspended at the end of a pole that she carried on her shoulders. One of the vases had a crack, while the other was perfect, and he was always full of water at the end of the long walk from the stream to the house, while the cracked one came half empty.For two whole years it went on like this, with the woman who brought home only a vase and a half "Of course, the perfect vase was proud of its results. But the poor cracked vase was ashamed of its own flaw, and was depressed at being able to do only half of what it was done for. After two years of realizing it. of his own bitter failure, one day he spoke to the woman along the way: "I am ashamed of myself, because this crack in my side causes the water to come out all the way to your house." are you aware that from are there any flowers on your side of the path, but not on the other side? It is because I have always known of your defect, therefore I planted flower seeds on your side of the path and every day, as we returned, you watered them. For two years I was able to pick those beautiful flowers to decorate the table. If you had not been as you are, I would not have had those beauties to refine the house ".

Each of us has our own specific flaw. But just the crack and the defect that everyone has, makes our cohabitation interesting and rewarding. We must take each one for what he is and see what is good about him.

And finally an invocation by Chuang-tze: "My Master, my Master, you who destroy without being bad! You who build without being good! You who were before the times and who are not old! You who cover everything like Heaven, who brings everything like the Earth, who is the author of everything without being skilled .. Understanding yourself in this way, here is the heavenly joy. Knowing that I was born because of your influence, that on my departure I will re-enter your Way, that by communicating I communicate your passive modality to Yin, that by communicating with Yang I communicate your active modality: here is the supreme happiness ... The action of the Sage gets  "confused" with the action of Heaven, its rest with the rest of the Earth. His steadfast Spirit dominates the world! "

Paolo D’Arpini

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Testo Italiano

“La verità non può essere perseguita, è sempre presente e manifesta, altrimenti non sarebbe verità ma semplice descrizione. E la descrizione non è mai la sostanza…” (Saul Arpino)

L’idea del “ritorno”, che costituisce uno degli elementi di primaria importanza nel Tao-te-king, affiora già nel Libro dei Mutamenti (I Ching).  Sotto l’esagramma Fu si legge: “Ritornare è pervenire al Tao”.

Un commento attribuito a Confucio dice: “La ragione del Cielo è abbagliante e si abbassa sino alla terra. La ragione della Terra è umile e si eleva al Cielo. La ragione del Cielo diminuisce ciò che è elevato ed aumenta ciò che è basso. Gli spiriti nuocciono a ciò che è pieno e fanno del bene a ciò che è vuoto. La ragione del Cielo detesta ciò che è pieno di sé ed ama colui che è umile. L’umiltà è onorata e splendente: essa si abbassa e non può essere sormontata, essa é il fine del saggio!”
L’esaltazione della semplicità, descritta nel Tao-te-king preesisteva a Lao Tze. Un moderno filosofo cinese, Lang-si-ciao ritiene che il “non agire” taoista corrisponda alla “semplicità” dell’I Ching.
Se Lao Tze rielaborò alcuni pensieri già esistenti nella Cina antica e si valse di essi come pietre per edificare la montagna di Golconda del suo sistema filosofico, non è però detto -come alcuni studiosi sostengono- che tali concetti provenissero dall’antica India… E’ vero che la filosofia Vedica  sembrerebbe la più antica elaborata dall’uomo, e le sue implicazioni influenzarono il pensiero metafisico del mondo conosciuto. Ma questo é ciò che appare in quanto tale ricerca del vero risulta “codificata” nella memoria e quindi si fa riferimento ad essa come ad una “fonte”. Personalmente sono dell’opinione che sia il Taoismo che il Vedanta, entrambi di natura non-dualistica, fiorirono spontaneamente per logica propria.  Simili sistemi trovarono luce non solo in Cina ed in India ma pure in Europa, in Asia minore, in Africa e nelle Americhe. Tutto avvenne  a partire da quel periodo di “Fioritura Culturale” che potrebbe essere indicato nella fine del neolitico, con la scoperta dell’agricoltura e quindi dell’aumento delle risorse alimentari disponibili, che facilitarono lo sviluppo del pensiero  analitico concettuale ed artistico, ed è contemporaneo alla scoperta della scrittura. Alcune immagini non dualistiche sono riconoscibili, ad esempio,  nel pensiero ebraico  con “Io sono quell’Io sono” o nella filosofia presocratica…. con il concetto del “Tutto” che continuamente si svolge in se stesso.
Insomma inutile cercare ove il pensiero originale dell’Assoluto, “che tutto comprende e da cui tutto è originato ed a cui tutto ritorna” (inteso come superamento del teismo personale), sia apparso per la prima volta… si può invece supporre che tale filosofia sorga all’interno di varie famiglie umane, nel momento in cui la raffinatezza del pensiero raggiunge un culmine.
“Tutto è uno e perfetto in se stesso”, affermano le Upanishad dell’India ed il perseguire il “perfezionamento” è solo la proiezione di un  concetto basato su un altro concetto… la verità è qualcosa di molto semplice….
Ed ora una storiella Zen (come è stata ri-raccontata da  Aliberth Mengoni): "Un’anziana donna cinese aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle. Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto, ed era sempre pieno d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto. Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d’acqua. Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto. Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino: “Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa”. La vecchia sorrise: ”Ti sei accorto che dalla tua parte del sentiero ci sono dei fiori, ma non ci sono dalla parte dell’altro vaso? È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi. Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola. Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa”. 
Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto. Ma proprio la crepa e il difetto che ognuno ha, fa sì che la nostra convivenza sia interessante e gratificante. Bisogna prendere ciascuno per quello che è e vedere ciò che c’è di buono in lui.
E per finire un’invocazione di Chuang-tze: “Mio Maestro, mio Maestro, tu che distruggi senza essere cattivo! Tu che edifichi senza essere buono! Tu che fosti prima dei tempi e che non sei vecchio! Tu che copri tutto come il Cielo, che porti tutto come la Terra, che sei autore di tutto senza essere abile.. Comprenderti così, ecco la gioia celeste. Sapere che io sono nato per la tua influenza, che alla mia dipartita rientrerò nella tua Via, che riposando comunico allo Yin la tua modalità passiva, che agendo comunico allo Yang la tua modalità attiva: ecco la felicità suprema… L’azione dell’Illuminato si confonde con l’azione del Cielo, il suo riposo col riposo della Terra. Il suo saldo Spirito domina il mondo!”
Paolo D’Arpini

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