martedì 22 maggio 2018

The Satori waiting for us - Il satori che ci aspetta




There are moments in our existence where we can experience "the loss of reason". Not in the sense of to be out of  mind  but signifying the entry into a "psychic" condition in which it is no longer possible to judge what is right and what is wrong. A state of emptiness in which the internal observer observes the potential of the moment by substituting judgment with testimony.

And there it ends every affirmation or denial, every victory or defeat.    I know that that glorious moment, in which "the present moment" triumphs,  is the state of true birth and true bliss. Yet this "condition" manifests itself (and for me it happened dramatically) as a wedge of the functional motor of the mind. An emptiness that comes in front of the imponderable and unforeseeable. 

Do you know the Zen story about the "satori"? One day a traveler found himself in front of a hungry tiger. Trying to escape his open jaws and his sharp claws, he took refuge on a precipice, clinging to a root protruding into the void. The tiger roamed over him angrily when the man noticed that even below him, at the base of the crevasse, there was another tiger watching him ravenously. Just at that moment the root to which he was clinging began to detach from the rock, he saw himself lost, he could not go up or down, while his gaze fell on a ripe wild strawberry that hung inviting before his eyes, he caught it.  How good it was ...

It happened more or less as well to me, I felt oppressed and assaulted on the right and the left, destiny had decided to make me learn this lesson. What to do? Responding to provocations, with violence or captiveness, I would have lost my equanimity of judgment and would have fallen into speculative fiction (and Satan is what he wants to entice us into his trap). I had no hope ... and when I stopped worrying, I felt that it did not matter at all anything to get a logical and satisfying result, I let go and I left frustration and power, revenge and humiliation, justice and injustice, the good and the evil ... In short, I renounced, indeed "forgot", every action-reaction. 

I call it "losing every reason". 

But be careful, this condition of Void, strictly speaking, does not resolve in a "moment", even if the understanding happens in a "flash", it will have to become a state, that being in perfect balance, in which there is not that but smile and cry together. 

As Capra,  the physicist,  says,  : "... similarly to the Void of the mystics, the" physical void "- so called in quantum field theory - is not a state of simple" non-being "but contains in itself the potentiality of all forms. These forms are not independent entities but are transitory manifestations of the void, which is always subject to them. Emptiness is a "living void", a creative and destructive impulse ".

And it is in this state "beyond reasoning" that it is really possible to fully enjoy life, in its entirety, it is a state of perennial "understanding" in which it is impossible to lose, we live moment by moment, with clarity, intelligence, creativity. It's a living in the unknown!

Paolo D'Arpini

Risultati immagini per paolo d'arpini



Testo italiano

Ci sono  dei momenti nella nostra esistenza in cui possiamo sperimentare "la perdita della ragione". Non nel senso dell'uscita di senno ma significando l’entrata in una condizione “psichica” in cui non è più possibile giudicare quel che è giusto e quel che è sbagliato. Uno stato di vuoto in cui l’osservatore interno osserva le potenzialità del momento sostituendo il giudizio con la testimonianza.

E lì finisce ogni affermare o negare, ogni vincere od essere sconfitti. So che quel momento glorioso in cui trionfa “l’attimo presente” è lo stato della vera nascita e della vera beatitudine. Eppure questa “condizione” si manifesta (e per me avvenne drammaticamente) come un ingrippamento del motore funzionale della mente. Un vuoto che sopraggiunge di fronte all’imponderabile ed all’inaffrontabile. Sapete la storiella zen che racconta il “satori”? Un giorno un viandante si trovò dinnanzi ad una tigre affamata.

Cercando di sfuggire alle sue fauci aperte ed ai suoi unghioni appuntiti si rifugiò su un precipizio, aggrappandosi ad una radice sporgente nel vuoto. La tigre si aggirava sopra di lui rabbiosa allorché l’uomo si accorse che anche sotto di lui, alla base del crepaccio, c’era un’altra tigre che lo spiava famelica. Proprio in quel momento la radice alla quale era avvinghiato prese a staccarsi dalla roccia, si vide perduto, non poteva risalire né scendere, nel mentre il suo sguardo si posò su una fragolina selvatica matura che pendeva invitante davanti ai suoi occhi, la colse.. Com’era buona….

Successe più o meno così pure a me, mi sentivo oppresso ed aggredito a destra e sinistra, il destino aveva deciso di farmi apprendere questa lezione. Che fare? Rispondendo alle provocazioni, con la violenza o la capziosità, avrei perso la mia equanimità di giudizio e sarei precipitato nella finzione speculativa (e satana è questo che vuole per attiraci nella sua trappola). Non avevo speranze.. e quando smisi di preoccuparmi, sentii che non importava assolutamente nulla ottenere un risultato logico e soddisfacente, lasciai andare ed abbandonai la frustrazione e la potenza, la vendetta e l’umiliazione, la giustizia e l’ingiustizia, il bene ed il male…. Insomma rinunciai, anzi “dimenticai”, ogni azione-reazione.  

Questo lo chiamo “perdere la ragione”.


Ma attenzione, questa condizione di Vuoto, strettamente parlando, non si risolve in un “momento”, anche se la comprensione avviene in un “flash”, dovrà trasformarsi in uno stato, quell’essere in perfetto bilico, in cui non c’è che il sorridere ed il piangere insieme.

Come dice Capra, il fisico: “..analogamente al Vuoto dei mistici, il “vuoto fisico” -così chiamato nella teoria dei campi quantici- non è uno stato di semplice “non-essere” ma contiene in sé la potenzialità di tutte le forme. Queste forme non sono entità indipendenti ma sono manifestazioni transitorie del vuoto, che sempre soggiace ad esse. Il vuoto è “vuoto vivente”, pulsione creativa e distruttiva”.

Ed è proprio in questo stato “aldilà del ragionamento” che è veramente possibile godere in pieno della vita, nella sua interezza, è uno stato di perenne “comprensione” in cui è impossibile perdere, si vive momento per momento, con chiarezza, intelligenza, creatività. E’ un vivere nell’ignoto!

Paolo D’Arpini


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.