martedì 6 febbraio 2018

Psychic archetypes. Where do the thoughts that pass in our mind arise? - Archetipi psichici. Da dove sorgono i pensieri che passano nella nostra mente?



Our life is linked to a series of circumstances we do not control but, as Nisargadatta said, we are an integral part of total manifestation and total functioning and in no way can we be separated from it. Consequently, being conscience in the conscience, we are able to recognize the energetic flow in which we are immersed and to make our thought and our action be in harmony with the quality of the lived space-time. In this perennial energetic remixing, we are as navigators without goal, or warriors - if you prefer - free to face the contingent without fear. "If you fear suffering - said a samurai - how do you fight?"

From all the whole unravels before our eyes.

In the history of the Chinese zodiac, it is said that twelve animals appear to the dying Buddha and each one of them obtained the psychic characteristics that distinguish the three aspects of the year, month and hour, according to the natural propensities of every living being. They are masculine and feminine and manifest their characteristics through the 5 fundamental mutation phases: Earth (devotion), Metal (justice), Water (wisdom), Wood (ethics), Fire (costumes).

The operation is more or less that of the kaleidoscope. Some colored elements and three interior mirrors. Turning the tube you get different compositions. Despite the smallness of the components the results can be infinite. This same concept (translated to the five elements and the three embodied psychic aspects) shows the variegation of color and movement tones through which individual consciousness manifests itself (form and name). The self-consciousness, which we call a person, is an internal coordinator, adapted to individuation, which appropriates the functions implemented.

We call it: me. This 'subject' (or internal assumptor) is the individual identifying appearance in which we usually recognize ourselves. Properly speaking this "I" is itself the "consequence" of the energies set in motion by the various elements and the three embodied archetypes, so it is inert (like a program), and is an object in consciousness.

The three psycho-emotional archetypes, inseparable in their mixture, represent:

The sense of self, ego = year of birth;
The intellect or intuition = time of birth;
Memory or experience = month of birth

Each of us manifests an exemplary three-sided shape (designating our characteristics). The innate tendencies that are reflected in the mirror, constantly changing, are the currents in which the ego moves.

If we want to observe a small thing we need to enlarge it through the microscope, but if we want to expand the field of action we must detach ourselves as much as possible from the things around us, so as to perceive the sense of the whole. This race in the round towards self-knowledge is a dreamy wandering, an unanswered attention, solitude and silence, observation and contemplation, flowing limpid in changes, smiling in chasing the emptiness.

And now a story:

"Some of his followers asked the bandit Che:" Even for thieves there is a road (Tao)? "-" Eh, of course yes ... - replied Che-Sanctity is to guess where there is a hidden treasure, Eroismo is the first to enter house, Justice is getting out of it last, Wisdom is distinguishing the shot that you can try, Humanity means being equanimous in dividing the loot. There has never been a great thief in the world who has not shown these qualities ". (Chuang Tze)

Through the reflective capacities of the inner organ (antakharana) we are able to manifest psychophysical energies in correspondence with those perceived outside of us. This correspondence is automatic and inevitable, it is a natural law. Thinking of escaping the course is as absurd as thinking of changing the film while the film is projected. But the internal attitude is important! In fact, the acceptance of one 's destiny dissolves the attachment to the useful and useless which pushes us into the cycle of rebirths.

In ignorance we identify ourselves with the characters and consider ourselves as authors and responsible for the game lived, with gain and loss, the truth is that our ego, individual consciousness, the person incarnated by us, is only an image. The result of an absent automatism and an illusory identification. This we must understand well if we do not want the mind to cheat us. We do not fall into the delirium of the separate ego, even if the consciousness that animates it is true and we already have the initial capital for that "self-knowledge" is absurd and ridiculous to think of "getting it" - strictly speaking it is not possible. It is already fully manifest here and now and therefore not pursued as obtaining anything else. 

If we feel attracted to this "knowledge" it must be said that there is no course or explanation or experiment that can transmit it, it can only be recognized (reawakened) by "sympathy" at the moment of maturation. Since it is not a "achievement" we continue to "go on by smell...".

"Simple actors, as long as separated, then, overcome duality, no longer has any importance ... The flower no longer has any name or form is just a unique and unrepeatable flower in the garden of Consciousness".

Paolo D'Arpini




Testo italiano

La nostra vita è legata ad una serie di circostanze di cui non abbiamo il controllo ma, come diceva Nisargadatta, noi siamo parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati. Di conseguenza, essendo coscienza nella coscienza, siamo in grado di riconoscere il flusso energetico nel quale siamo immersi e far sì che il nostro pensiero e la nostra azione siano in sintonia con la qualità dello spazio-tempo vissuto. In questo perenne rimescolamento energetico, noi siamo come navigatori senza meta, o guerrieri - se preferite - liberi di affrontare il contingente senza paure. “Se temi la sofferenza - diceva un samurai - come fai a combattere?”

Dal tutto il tutto si dipana dinnanzi ai nostri occhi.

Nella storia dello zodiaco cinese si racconta che dodici animali si presentano al Buddha morente ed ognuno ottenne di incarnare le caratteristiche psichiche che contraddistinguono i tre aspetti di anno, mese e ora, in base alle propensioni naturali di ogni essere vivente. Essi sono maschili e femminili e manifestano le loro caratteristiche tramite le 5 fasi di mutazione fondamentali: Terra (devozione), Metallo (giustizia), Acqua (saggezza), Legno (etica), Fuoco (costumi).

Il funzionamento è più o meno quello del caleidoscopio. Alcuni elementi colorati e tre specchietti interni. Girando il tubo si ottengono diverse composizioni. Malgrado l’esiguità delle componenti i risultati possono essere infiniti. Questo stesso concetto (traslato ai 5 elementi ed ai tre aspetti psichici incarnati) mostra la variegazione di tonalità di colore e movimento attraverso la quale la coscienza individuale si manifesta (la forma ed il nome). La coscienza di sé, che noi chiamiamo persona, è un coordinatore interno, adattato all’individuazione, il quale si appropria delle funzioni messe in atto.

Lo chiamiamo: io. Questo ‘soggetto’ (o assuntore interno) è l’apparenza identificativa individuale nella quale solitamente ci riconosciamo. Propriamente parlando questo “io” è esso stesso la “conseguenza” delle energie messe in moto dai vari elementi e dai tre archetipi incarnati, quindi è inerte (come un programma), ed è un oggetto nella coscienza.

I tre archetipi psico-emozionali, inscindibili nel loro miscuglio, rappresentano:

Il senso dell’io, ego = anno di nascita;
L’intelletto o intuizione = ora di nascita;
La memoria o esperienza = mese di nascita

Ognuno di noi manifesta una forma esemplare a tre facce (designanti le nostre caratteristiche). Le tendenze innate che si riflettono nello specchio, perennemente cangianti, sono le correnti in cui l’io si muove.

Se vogliamo osservare una cosa piccola bisogna ingrandirla attraverso il microscopio, ma se vogliamo ampliare il campo di azione dobbiamo distaccarci il più possibile dalle cose attorno a noi, in modo da percepire il senso d’insieme. Questa corsa in tondo verso l’auto-conoscenza è un vagare trasognato, un’attenzione senza risposta, solitudine e silenzio, osservazione e contemplazione, fluire limpido nei mutamenti, sorridere nel rincorrere il vuoto.

Ed ora una storiella:

“Alcuni suoi seguaci domandarono al bandito Che:”Anche per i ladri esiste una strada (Tao)?” – “Eh, certo che sì.. – rispose Che- Santità è intuire dove giace un tesoro nascosto, Eroismo è entrare per primo nella casa, Giustizia è uscirne per ultimo, Saggezza è distinguere il colpo che si può tentare, Umanità significa essere equanimi nel dividere il bottino. Al mondo non è mai esistito un gran ladro che non abbia manifestato queste qualità”. (Chuang Tze)

Attraverso le capacità riflettenti dell’organo interno (antakharana) siamo in grado di manifestare energie psicofisiche in rispondenza a quelle percepite fuori di noi. Questa rispondenza è automatica ed inevitabile, è una legge naturale. Pensare di sfuggirne il corso è assurdo come pensare di cambiare il film mentre la pellicola viene proiettata. Ma l’atteggiamento interno è importante! Infatti l’accettazione del proprio destino scioglie l ‘attaccamento all’utile ed all’inutile che ci spinge nel ciclo delle rinascite. 


Nell’ignoranza ci identifichiamo con i personaggi e ci consideriamo autori e responsabili del gioco vissuto, con guadagno e perdita, la verità è che il nostro io, la coscienza individuale, la persona da noi incarnata, è solo un’immagine. Il risultato di un automatismo distratto e di una identificazione illusoria. Questo dobbiamo comprendere bene se non vogliamo che la mente ci imbrogli. Non cadiamo nel delirio dell’io separato, anche se la coscienza che lo anima è vera sin d’ora e siamo già dotati del capitale iniziale per quella “conoscenza di sé” è assurdo e ridicolo pensare di “ottenerla” - strettamente parlando non è possibile. Essa è già integralmente manifesta qui ed ora e quindi non perseguibile come ottenimento altro. Se ci sentiamo attratti da questa “conoscenza” occorre dire che non c’è corso o spiegazione o esperimento che possa trasmetterla, può essere solo riconosciuta (risvegliata) per "simpatia" nel momento della maturazione. Siccome non è un “conseguimento” continuiamo ad “andare avanti a fiuto”.

“Semplici attori, finché separati, poi, superata la dualità, non ha più nessuna importanza… 
Il fiore non ha più nome né forma è solo un fiore unico ed irripetibile nel giardino della Coscienza”.

Paolo D’Arpini

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