Il Risveglio non può essere indotto negli altri con le parole, quel Risveglio in cui il “se stesso” si riconosce in Se stesso, l’essere come veramente è, completo, puro, reale, perfetto, senza paure e senza desideri.
Ma il “tendere verso” non può essere “aiutato” reprimendo il compimento del proprio "dharma" (dovere morale o giusto percorso). La scomparsa di paure e desideri deve avvenire spontaneamente, quando scoprendo e amando il nostro vero Sé, non abbiamo più paura di nulla e non abbiamo più desideri.
Così senza sostenere prove o sentirci stressati possiamo seguire le due vie: quella dell’amore verso l’esterno e quella della conoscenza verso l’interno. Che poi sono una sola.
Accompagnandoci lungo il percorso con “gli altri”, tutti gli altri, che fanno parte di noi. Capendo noi stessi e conoscendoci conosciamo e capiamo gli altri, e conoscendo gli altri capiamo noi stessi, nei momenti bui e in quelli luminosi, e possiamo rifletterci e far “riflettere” gli altri in noi.
Ad ognuno compete la sua parte nel gioco della Coscienza.
E quando arriviamo a conoscerci e accettarci completamente, le nostre azioni sono consone alle circostanze ma non hanno finalità particolari, non abbiamo bisogno di combattere contro qualcuno, possiamo amare indefinitamente e senza condizioni noi stessi come il resto del mondo.
Manifestando le nostre vere qualità, senza timore delle conseguenze e senza aspettative di risultati. La vita è un gioco in cui recitare la propria parte è essenziale.
L’evoluzione procederebbe così e può procedere così non tanto o non solo per tentativi ed errori, ma tramite quella consapevolezza intuitiva, che tira l’intero corpo cellulare e mentale in avanti...
La complementarietà porta all’equilibrio, alla visione chiara dei due aspetti, allo spirito e alla materia, al buio e alla luce, al moto e all’inerzia, nella comprensione che siamo tutti uniti e, come disse il saggio Nisargadatta Maharaj: “Dolore e piacere sono le creste e gli avvallamenti nell’oceano della beatitudine. In profondità c’è la pienezza assoluta”
Caterina Regazzi e Paolo D’Arpini

Post Scriptum - "Ad esempio anche Rama e Krishna, due incarnazioni divine, erano consapevoli dell’Unità ma non si tirarono indietro quando dovettero partecipare ad una guerra che ritenevano giusta. Certo all’inizio fecero di tutto per evitare uno scontro diretto ma poi presero parte a quello che ritenevano il compimento di un loro dovere".
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