sabato 8 marzo 2025

Spiritual search is not a group sport... - La ricerca spirituale non è uno sport di gruppo...



“When flowers bloom, bees come uninvited” (Neem Karoli Baba)

The path of realization is a pastime that the mind requires, since we are already what we would like to be. However, it is true that remaining centered within is indicative of a return to what we are, as is the stimulus to read spiritual texts. But sometimes it happens that intellectual understanding can deceive us, leaving us to believe that we have “understood”. So what can I advise friends who ask me for “instructions” to tune into the Self? Perhaps the best thing is to observe ourselves and follow our intuition that infallibly guides us towards awakening.

My personal experience is that things, along the evolutionary path, happen spontaneously, like physiological growth. Believing that you can obtain spiritual advantages through any practice is like believing that maturity is conditioned by preparatory actions performed for that purpose. At most, the actions performed are a "signal" of the maturation in progress.

As for the fact of "feeding", a "satvic" (balanced) diet is recommended to avoid altered mental states, such a diet is usually defined as "vegetarian" because there is no other suitable term to qualify a "natural" diet, both from a genetic and ecological but also psychic point of view. At a certain point I became "vegetarian" without any specific intention on my part, it simply happened and I found an advantage in this.

My personal history (destiny) wanted the spiritual "awakening" to occur through contact with my master Baba Muktananda, met without any apparent will on my part in 1973, and from whom I received the spontaneous "shaktipat" initiation (or analogical symbiotic awakening). Since then I continued to stay in line, with more or less intense phases in accordance with events. At the same time, as time went by, following my intellectual and elective inclinations, I devoted myself to the study of Advaita Vedanta, Zen, Taoism, etc., and I met several realized people from whom I received symbolic, direct and indirect, never formal "teachings".

I therefore believe that the "secular" approach, that is, non-confessional or fideistic, is the most suitable. I affirm this following my experience and for this reason I "transmit" what I myself have experienced, being aware that other experiences, in different forms, can lead to similar results. For this reason I tend, as far as possible, to maintain a somewhat syncretic and open approach, accepting that everyone can mature in the way that is most suitable for them. This does not prevent me from expressing opinions or criticisms towards bigoted and obscurantist positions.

Paolo D'Arpini -  Committee for Lay Spirituality



P.S. Everyone has their own personal and unique path, their means and their abilities. There are many paths and each of us, since the beginning of time, has already been walking them on different levels, everything happens and everything is given to us... in proceeding




Testo Italiano:

 “Quando i fiori sbocciano le api giungono senza essere invitate” (Neem Karoli Baba)

Il percorso di realizzazione è un passatempo che la mente richiede, poiché noi siamo già quello che vorremmo essere. Però è vero che restare centrati all'interno è indicativo di un ritorno a ciò che siamo, come pure lo stimolo alla lettura di testi spirituali. Ma  a volte succede che la comprensione intellettuale possa ingannarci, lasciandoci credere di aver “capito”. Quindi cosa posso consigliare agli amici che mi chiedono "istruzioni" per sintonizzarsi sul Sé? Forse la cosa migliore è osservarsi e seguire il proprio intuito che infallibilmente ci guida verso il risveglio.

La mia esperienza personale è che le cose, lungo il sentiero evolutivo,  avvengono spontaneamente, come una crescita fisiologica. Credere di poter ottenere vantaggi spirituali attraverso una qualsiasi pratica è come ritenere che la maturità sia condizionata da azioni  propedeutiche compiute a tal fine. Al massimo le azioni compiute sono un  "segnale" della maturazione in corso.

Per quanto riguarda il fatto "alimentare" una dieta "satvica" (equilibrata) è consigliata per evitare stati mentali alterati, tale dieta solitamente viene definita  "vegetariana" perché non c'è un altro termine adatto per qualificare una dieta "naturale", sia dal punto di vista genetico che ecologico ma anche psichico. Ad un certo momento divenni "vegetariano" senza intenzione specifica da parte mia, semplicemente accadde e riscontrai un vantaggio in ciò.  

La mia storia personale (destino) ha voluto che il "risveglio" spirituale avvenisse attraverso il contatto con il mio maestro Baba Muktananda, incontrato senza alcuna apparente volontà da parte mia nel 1973, e dal quale ricevetti la spontanea iniziazione "shaktipat" (ovvero risveglio simbiotico analogico). Continuai da allora a mantenermi in linea, con fasi più o meno intense in accordo con gli eventi. Contemporaneamente, col trascorrere del tempo, seguendo le mie propensioni intellettuali ed elettive, mi dedicai allo studio dell'advaita  vedanta, dello zen, del taoismo, etc,, ed incontrai diversi realizzati dai quali ricevetti "insegnamenti" simbolici, diretti e indiretti, mai formali.

Ritengo perciò che l'approccio "laico", ovvero non confessionale o fideistico, sia il più indicato. Lo affermo in seguito alla mia esperienza e per questa ragione "trasmetto" ciò che io stesso ho sperimentato, essendo comunque consapevole che altre esperienze, in forme diverse, possano condurre a risultati affini. Per questo tendo, nei limiti del possibile, a mantenere un approccio alquanto sincretico ed aperto, accettando cioè che ognuno possa maturare nel modo che più gli è consono.  Questo non mi impedisce di esprimere opinioni o critiche verso posizioni bigotte ed oscurantiste. 

Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica

P.S. Ognuno ha una sua personale e unica strada, i suoi mezzi e le sue capacità. Le vie sono tante e ognuno di noi, dai tempi dei tempi, le sta già percorrendo su livelli diversi, tutto avviene e tutto ci viene dato... nel procedere

mercoledì 5 marzo 2025

Naturalism, the true name of "bioregionalism"... - Naturalismo, il vero nome del "bioregionalismo"...


"When I realized that ancient wisdom had been handed down from generation to generation for thousands of years, yet it had reached our days almost unchanged, I regretted having begun too late to attribute to the legends of antiquity the immense meaning that I now realize they possess." (George Gurdjieff)


"In our days, the desire for a naturalistic spirituality returns forcefully, as a reaction against the split between man and nature. Naturalistic religion is the healthiest religion possible, with the divinization of natural forces, of natural places! This corresponds to the divinization of nature! During paganism, man cultivated, venerated, appreciated, even feared nature but he was "inside" it! Today, however, nature is lost to man. The millenary feeling of identification must be reconquered. Therefore, if there is still the possibility of the rebirth of religious sentiment, this cannot occur on the level of the "abstract spirituality", because this attitude disembodied us from nature. The man who breathes, feels, touches, sees nature enriches and strengthens his love for life. Love for life is nothing other than sensorial participation in reality. This is why we need to recover the sense of reality against the smokescreens of mythologies and ideologies born outside of the healthy naturalistic realism of which we must recover the sense..." (Giorgio Vitali)


"I like this speech in which we try to bring out a "sense" that unites religion and science, nature and culture. But the point is clearly that the "naturalistic message" must integrate the "spirit" (intelligence and consciousness) and the substance (matter)...  I therefore bring attention to how "natural sanctity" can manifest itself in each of us. Holiness means wholeness, honesty, integrity... and to live it consciously we must necessarily start from ourselves, put it into practice in our daily life, taking into account the balance in giving and taking and the right breathing, eating and drinking that is our responsibility. "  (Paolo D'Arpini)



Testo Italiano:

"Quando mi sono reso conto che l’antica saggezza era stata tramandata di generazione in generazione per migliaia di anni, pur arrivando ai nostri giorni quasi inalterata, mi pentii di aver iniziato troppo tardi ad attribuire alle leggende dell’antichità l’immenso significato che ora mi rendo conto che posseggono”. (George Gurdjieff)


"Ai nostri giorni, ritorna prepotente il desiderio di una spiritualità naturalistica, per reazione contro la scissione tra uomo e natura. La religione naturalistica è la più sana religione possibile, cin la divinizzazione  delle forze naturali, dei luoghi naturali!  Questo corrisponde alla divinizzazione della natura!  Durante il paganesimo l'uomo coltivava, venerava, apprezzava, temeva, anche, la natura ma ci stava "dentro"! Oggi invece la natura è perduta per l'uomo. Il sentimento millenario dell'immedesimazione deve essere riconquistato. Per cui, se esiste ancora la possibilità della rinascita del sentimento religioso, questa non può avvenire sul piano dello "spirituale astratto", perché  questo atteggiamento ci disincarna dalla natura. L'uomo che respira, sente, tocca, vede la natura si arricchisce e rafforza il suo amore per la vita. Amore per la vita altro non è che partecipazione sensoriale alla realtà.   Ecco perché occorre recuperare il senso del reale contro le fumisticherie  delle mitologie e delle ideologie nate al di fuori del sano realismo naturalistico di cui noi dobbiamo recuperare il senso..."(Giorgio Vitali)


"Mi piace questa discorso in cui si cerca di tirar fuori un "senso"  che unisca  religione e scienza, natura e cultura. Ma il punto chiaramente è che il "messaggio naturalistico" deve integrare lo  "spirito" (intelligenza e coscienza) e la  sostanza (materia)...  Riporto perciò l'attenzione a come la "santità naturale" possa manifestarsi in ognuno di noi. Santità significa interezza, onestà, integrità... e per viverla consapevolmente dobbiamo per forza di cose partire da noi stessi, metterla in pratica nella nostra vita quotidiana, tenendo conto dell'equilibrio nel dare-avere e del giusto respiro, mangiare e bere che ci compete. " (Paolo D'Arpini)

lunedì 3 marzo 2025

“Post Mortem”... ed illusioni dure a morire

 


Rende più un cadavere che un vivente, questa è la realtà che si è andata formando in millenni di ipotesi sulla morte. Certo non si spendono più cifre "faraoniche" per la costruzione di piramidi e mausolei, ma in compenso la spesa funeraria è andata "democraticamente" uniformandosi alla massa. E gli affari non si fanno solo sul cadavere ma anche sull’anima del cadavere, che viene allettata da varie religioni a compartecipare ai variegati paradisi ed inferni.

Per i "credenti" ci sono le messe di suffragio, le preghiere pro
defunti, le cerimonie per gli avi, magari pure il
martirio-assicurazione di salvezza. Sapete che furono i cinesi ad
inventarsi la prima cartamoneta? Ma non serviva per le transizioni
commerciali fra esseri viventi, no, era utilizzabile solo nel post
mortem, dove c’erano apposite banche di scambio che finanziavano i
piaceri dei cari estinti nei vari paradisi buddisti, taoisti,
confuciani od animisti.

Roba da mettersi le mani nei capelli…(se ancora resistessero nelle
tombe) oppure da sganasciarsi dalle risate (dipende dalle propensioni
filosofiche).

Suvvia, oggi viviamo nel secolo della tecnologia e della scienza, per
cui certi progetti sull’oltretomba (paradisi, inferni, limbi,
purgatori, etc.) hanno meno appeal e trattandosi di un secolo
"materialista" ecco quindi che molti degli affari si fanno sul
cadavere, imbellettato, profumato, con esequie first class, bare e
sarcofagi sontuosi, forni e fornetti, per non parlare di depositi
crioenergetici in standby, ipotesi di sepoltura nello spazio,
cremazioni con fiori di gelsomino, mourning e processioni a pagamento
e vai col vento!

La morte è il più grosso affare della storia umana. Soprattutto oggi!

Dai tempi più remoti, da quando cioè ci si illuse che è possibile
"ingannarsi" sulla scomparsa dell’io individuale o sulla
procrastinazione della vita corporale, l’uomo ha continuato a seguire
il mito della lunga vita o della vita oltre la vita. Pian piano
offuscato il miraggio della immortalità fisica (ma ancora ci si prova
con i trapianti, etc.) ecco che l’uomo si è adattato a credere nella
continuazione dell’io in un aldilà.

Le varie leggende narrano di come gli eroi della specie abbiano
tentato il tutto per tutto per sopravvivere a se stessi ed ove non
bastava il medico, lo stregone od il dio miracolante, ci pensava
l’imbalsamatore a preservare quel simulacro corporale buono almeno ad
illudere i superstiti, i sopravvissuti in attesa di… Ogni civiltà ha
avuto il suo stile nell’affrontare la morte ma la fede verso un
oltretomba ha continuato e continua a consolare frotte di morienti.

Vediamo ora come mai è così importante per l’uomo voler allungare la
propria vita od al meglio illudersi che non sia finita con il decesso.

La paura della morte è della scomparsa di sé, la perdita
dell’auto-consapevolezza riferita ad una specifica forma e nome.
Chiaramente la brama esistenziale è alla base di questo processo, ciò
è riscontrabile non solo nel caso di desiderio di prolungamento della
vita fisica ma anche nella speranza della continuazione in altra
dimensione. Paradossalmente questo è il caso anche dei suicidi che
apparentemente rifiutano la vita ma sostanzialmente sperano in un
prosieguo più sopportabile (non solo i kamikaze ma pure i disperati
che si buttano dal ponte). In effetti nel momento in cui la morte si
avvicina l’attenzione si fa più vivida e non si percepiscono gli stati
di sofferenza ma si sperimenta una forte pulsione adrenalinica in cui
non c’è percezione di angoscia o sgomento (questa è l’esperienza
raccontata dai sopravvissuti ad incidenti, etc.).

Il vero dramma della morte è invece vissuto nei momenti in cui più
forte è la bramosia per la vita. Più l’esistenza ci appare
desiderabile, e la paura di perderla è più forte, maggiore è l’amaro
sapore della morte in bocca.

La morte a volte appare nel bacio appassionato dell’amante che ci fa
temere la sua improvvisa fuga, nel sorriso di un bimbo che mette
malinconia per la sua impermanenza.. o nel profumo d’un fiore, nello
sguardo perso del guerriero, nella poesia estatica che ci solleva dal
mondo, nel frutto che stiamo addentando… La morte in realtà è dietro
ad ogni azione della nostra vita, essa non è altro che la sete di
vita, mai soddisfatta, e di cui sempre angosciosamente si teme la
perdita. La morte è nel nostro desiderio di prolungare il piacere o di
scansare il dolore.

Eh sì, cara morte, tu sei la compagna più fedele dell’uomo!

Ma torniamo all’analisi iniziale e vediamo come è stato possibile, ed
è ancora possibile, che alcuni uomini possano superare questo timore
ancestrale e scansare la speculazione sulla dipartita. Questi uomini,
chiamiamoli saggi, rappresentano il picco evolutivo dell’umanità, la
meta che è il fiore della natura umana. Essi ci insegnano a guardare
oltre le apparenze, ad osservare quel processo "automatico" che ci
porta ad identificarci con quel "corpo" o quella "mente" –ed infatti
anche la mente è una gabbia egoica- ed i saggi non riconoscono alcuna
entità mentale o fisica separata dal tutto che possa andare o venire e
sopravvivere a se stessa. Ed allora cosa resta? Il nulla il vuoto?
Niente affatto… è un "pieno" perfetto che resta, che era è sarà, in
quanto non condizionato dal concetto spazio-temporale.

Il messaggio dei saggi è univoco ed assoluto ed è presente nella
coscienza di ognuno ed è sufficiente riconoscerlo in noi stessi per
scoprirne la verità e la perenne presenza. E poi, dove sono e chi sono
questi "saggi" ove esiste quella unica coscienza indivisa?

A volte si usa il paragone della trasmutazione dell’acqua in ghiaccio
e del ghiaccio in acqua per significare l’apparente trasformazione
della stessa sostanza. L’ipotetica differenza è solo nella densità
mentale dell’osservatore, basta poco calore (od "intelligenza") per
sciogliere quel ghiaccio… e riconoscerlo per quel che sempre è stato:
acqua nell’acqua. Il solo problema è l’illusione mentale che spinge
l’uomo a riconoscersi in ciò che non è ed a continuare ad illudersi di
poter perpetuare la sua condizione di ghiaccio ed a soffrirne
conseguentemente ed inutilmente.

Ma cosa sarà di questo "mondo" allorché la "conoscenza" avrà raggiunto
tutte le cellule dell’organismo universale? Come faremo a divertirci
nel tramandare la storia vissuta dalle genti? Niente paura, il
bagaglio genetico è sufficiente memoria, inoltre esiste una branca di
ricerca (e se non esistesse me la invento in questo momento) che viene
definita "genetica psichica", una catalogazione del processo mentale
cristallizzato nella materia.

Questa trasmissione avviene un po’ come per la memoria dell’acqua,
ogni pensiero, azione, propensione, etc. resta stipato in una sorta di
inconscio collettivo, od aura, in cui tutta la memoria passata
presente e futura risiede e da lì viene continuamente ritrasmessa e
resa viva attraverso ogni essere vivente.

Una storiella nella storia.. vi ricordate di Gargantua e Pantagruel
che in visita al polo osservarono delle sfere fluttuanti? Esse erano
le parole ghiacciate pronunciate da tutti gli esseri viventi ed
infatti rompendone l’involucro immediatamente la parola risuonava
nell’aria, per –subito dopo- rapprendersi in un nuovo guscio.

Nulla va perduto nell’universo, neanche i pensieri. Perciò non occorre
preoccuparsi per preservare la nostra memoria ai posteri, anche loro
riceveranno qualcosa di noi e trasmetteranno qualcosa di sé. Magari
cambierà la forma delle "vestigia" esaminate o tramandate, che si
manifesteranno sostanzialmente in chiave psicosomatica conscia ed
inconscia… ma sarà sufficiente cambiar metodo di lettura, dallo studio
dei "reperti" si passerà all’esame dei "rapporti".


Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica



 Video collegato di Daniela Muggia:    https://youtu.be/ZxMoa2N3aIc

lunedì 24 febbraio 2025

"You are not the thinker, thoughts just appear..." - "Non sei il pensatore, i pensieri appaiono e basta...”

 



Our life is linked to a series of circumstances over which we have no control but, as Nisargadatta said, we are an integral part of the total manifestation and total functioning and in no way can we be separated from it. Consequently, being consciousness in consciousness, we are able to recognize the energy flow in which we are immersed and ensure that our thoughts and actions are in tune with the quality of the space-time experienced. In this perpetual energetic reshuffling, we are like aimless navigators, or warriors – if you prefer – free to face the contingent without fear. “If you fear suffering – said a samurai – how can you fight?”

From the whole, the whole unravels before our eyes.

In the story of the Chinese zodiac, it is said that twelve animals presented themselves to the dying Buddha and each one obtained to embody the psychic characteristics that distinguish the three aspects of year, month and hour, based on the natural propensities of every living being. They are male and female and manifest their characteristics through the 5 fundamental phases of mutation: Earth (devotion), Metal (justice), Water (wisdom), Wood (ethics), Fire (customs).

The operation is more or less that of the kaleidoscope. Some colored elements and three internal mirrors. By turning the tube you get different compositions. Despite the smallness of the components the results can be infinite. This same concept (translated to the 5 elements and the three incarnated psychic aspects) shows the variegation of shades of color and movement through which the individual consciousness manifests itself (the form and the name). The consciousness of the self, which we call person, is an internal coordinator, adapted to the individuation, which appropriates the functions put in place.

We call it: I. This ‘subject’ (or internal assumer) is the individual identifying appearance in which we usually recognize ourselves. Strictly speaking, this “I” is itself the “consequence” of the energies set in motion by the various elements and the three incarnated archetypes, therefore it is inert (like a program), and it is an object in consciousness.

The three psycho-emotional archetypes, inseparable in their mixture, represent:

The sense of the self, ego = year of birth;

The intellect or intuition = time of birth;

The memory or experience = month of birth

Each of us manifests an exemplary form with three faces (designating our characteristics). The innate tendencies that are reflected in the mirror, perpetually changing, are the currents in which the self moves.

If we want to observe a small thing we must enlarge it through the microscope, but if we want to broaden the field of action we must detach ourselves as much as possible from the things around us, so as to perceive the overall sense. This race in circles towards self-knowledge is a dreamy wandering, an unanswered attention, solitude and silence, observation and contemplation, flowing clearly in changes, smiling in chasing the void.

And now a little story:

“Some of his followers asked the bandit Che: “Is there a road (Tao) for thieves too?” – “Oh, of course there is.. – Che replied – Holiness is intuiting where a hidden treasure lies, Heroism is entering the house first, Justice is leaving last, Wisdom is distinguishing the hit that can be attempted, Humanity means being equanimous in dividing the loot. In the world there has never existed a great thief who has not manifested these qualities”. (Chuang Tze)

Through the reflective capacities of the internal organ (antakharana) we are able to manifest psychophysical energies in response to those perceived outside of us. This response is automatic and inevitable, it is a natural law. To think of escaping its course is as absurd as thinking of changing the film while the film is being projected. But the internal attitude is important! In fact, the acceptance of one’s destiny dissolves the attachment to the useful and the useless that pushes us into the cycle of rebirths.

In ignorance we identify with the characters and consider ourselves authors and responsible for the game played, with gain and loss, the truth is that our ego, the individual consciousness, the person embodied by us, is only an image. The result of a distracted automatism and an illusory identification. We must understand this well if we do not want the mind to deceive us. Let us not fall into the delirium of the separate ego, even if the consciousness that animates it is true from now and we are already equipped with the initial capital for that "self-knowledge" it is absurd and ridiculous to think of "obtaining" it - strictly speaking it is not possible. It is already fully manifest here and now and therefore not achievable as another achievement. If we feel attracted by this "knowledge" it must be said that there is no course or explanation or experiment that can transmit it, it can only be recognized (awakened) by "sympathy" at the moment of maturation. Since it is not an "achievement" we continue to "go forward by instinct".

“Simple actors, until separated, then, once the duality is overcome, it no longer has any importance… The flower no longer has a name or shape, it is only a unique and unrepeatable flower in the garden of Consciousness”.

Paolo D’Arpini - Committee for Lay Spirituality




Testo Italiano:

La nostra vita è legata ad una serie di circostanze di cui non abbiamo il controllo ma, come diceva Nisargadatta, noi siamo parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati. Di conseguenza, essendo coscienza nella coscienza, siamo in grado di riconoscere il flusso energetico nel quale siamo immersi e far sì che il nostro pensiero e la nostra azione siano in sintonia con la qualità dello spazio-tempo vissuto. In questo perenne rimescolamento energetico, noi siamo come navigatori senza meta, o guerrieri – se preferite – liberi di affrontare il contingente senza paure. “Se temi la sofferenza – diceva un samurai – come fai a combattere?”
Dal tutto il tutto si dipana dinnanzi ai nostri occhi.
Nella storia dello zodiaco cinese si racconta che dodici animali si presentano al Buddha morente ed ognuno ottenne di incarnare le caratteristiche psichiche che contraddistinguono i tre aspetti di anno, mese e ora, in base alle propensioni naturali di ogni essere vivente. Essi sono maschili e femminili e manifestano le loro caratteristiche tramite le 5 fasi di mutazione fondamentali: Terra (devozione), Metallo (giustizia), Acqua (saggezza), Legno (etica), Fuoco (costumi).
Il funzionamento è più o meno quello del caleidoscopio. Alcuni elementi colorati e tre specchietti interni. Girando il tubo si ottengono diverse composizioni. Malgrado l’esiguità delle componenti i risultati possono essere infiniti. Questo stesso concetto (traslato ai 5 elementi ed ai tre aspetti psichici incarnati) mostra la variegazione di tonalità di colore e movimento attraverso la quale la coscienza individuale si manifesta (la forma ed il nome). La coscienza di sé, che noi chiamiamo persona, è un coordinatore interno, adattato all’individuazione, il quale si appropria delle funzioni messe in atto.
Lo chiamiamo: io. Questo ‘soggetto’ (o assuntore interno) è l’apparenza identificativa individuale nella quale solitamente ci riconosciamo. Propriamente parlando questo “io” è esso stesso la “conseguenza” delle energie messe in moto dai vari elementi e dai tre archetipi incarnati, quindi è inerte (come un programma), ed è un oggetto nella coscienza.
I tre archetipi psico-emozionali, inscindibili nel loro miscuglio, rappresentano:
Il senso dell’io, ego = anno di nascita;
L’intelletto o intuizione = ora di nascita;
La memoria o esperienza = mese di nascita
Ognuno di noi manifesta una forma esemplare a tre facce (designanti le nostre caratteristiche). Le tendenze innate che si riflettono nello specchio, perennemente cangianti, sono le correnti in cui l’io si muove.
Se vogliamo osservare una cosa piccola bisogna ingrandirla attraverso il microscopio, ma se vogliamo ampliare il campo di azione dobbiamo distaccarci il più possibile dalle cose attorno a noi, in modo da percepire il senso d’insieme. Questa corsa in tondo verso l’auto-conoscenza è un vagare trasognato, un’attenzione senza risposta, solitudine e silenzio, osservazione e contemplazione, fluire limpido nei mutamenti, sorridere nel rincorrere il vuoto.
Ed ora una storiella:
“Alcuni suoi seguaci domandarono al bandito Che:”Anche per i ladri esiste una strada (Tao)?” – “Eh, certo che sì.. – rispose Che- Santità è intuire dove giace un tesoro nascosto, Eroismo è entrare per primo nella casa, Giustizia è uscirne per ultimo, Saggezza è distinguere il colpo che si può tentare, Umanità significa essere equanimi nel dividere il bottino. Al mondo non è mai esistito un gran ladro che non abbia manifestato queste qualità”. (Chuang Tze)
Attraverso le capacità riflettenti dell’organo interno (antakharana) siamo in grado di manifestare energie psicofisiche in rispondenza a quelle percepite fuori di noi. Questa rispondenza è automatica ed inevitabile, è una legge naturale. Pensare di sfuggirne il corso è assurdo come pensare di cambiare il film mentre la pellicola viene proiettata. Ma l’atteggiamento interno è importante! Infatti l’accettazione del proprio destino scioglie l ‘attaccamento all’utile ed all’inutile che ci spinge nel ciclo delle rinascite.
Nell’ignoranza ci identifichiamo con i personaggi e ci consideriamo autori e responsabili del gioco vissuto, con guadagno e perdita, la verità è che il nostro io, la coscienza individuale, la persona da noi incarnata, è solo un’immagine. Il risultato di un automatismo distratto e di una identificazione illusoria. Questo dobbiamo comprendere bene se non vogliamo che la mente ci imbrogli. Non cadiamo nel delirio dell’io separato, anche se la coscienza che lo anima è vera sin d’ora e siamo già dotati del capitale iniziale per quella “conoscenza di sé” è assurdo e ridicolo pensare di “ottenerla” – strettamente parlando non è possibile. Essa è già integralmente manifesta qui ed ora e quindi non perseguibile come ottenimento altro. Se ci sentiamo attratti da questa “conoscenza” occorre dire che non c’è corso o spiegazione o esperimento che possa trasmetterla, può essere solo riconosciuta (risvegliata) per “simpatia” nel momento della maturazione. Siccome non è un “conseguimento” continuiamo ad “andare avanti a fiuto”.
“Semplici attori, finché separati, poi, superata la dualità, non ha più nessuna importanza… Il fiore non ha più nome né forma è solo un fiore unico ed irripetibile nel giardino della Coscienza”.
Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica

domenica 23 febbraio 2025

The constant presence of Consciousness in matter... - La costante presenza della Coscienza nella materia...

 


In 1859, Charles Darwin published his still controversial but revolutionary "Origin of Species", the controversy has not yet subsided, but what sounds strange - in my opinion - is the virulent opposition to the evolutionary theory by the so-called "creationists" (or believers) of religious origin, and later I will explain the reasons for my astonishment. I must point out that I do not consider myself - strictly speaking - a follower of the Darwinian theory, in the sense that at most I consider it an instrumental explanation for the demonstration of the so-called empirical reality... or of chance.

The evolutionary hypothesis is based on the observation of the transformative process of matter and life resulting from the modification or expansion of space-time. In a certain sense this theory must in any case take into account a "beginning" and therefore is close to the other theory of the progressive creation of the world, however based on the presence of a creator God from whom the universe is created.

According to the Big Bang theory, the beginning of the creative moment is placed in the primordial explosion of the original nucleus of matter, following which the process of manifestation of life slowly begins. In fact, religious people greatly appreciate the Big Bang theory as a “demonstration” of God’s creative will, but they should also accept, in order to be consistent with their beliefs, the evolutionary process of the various forms of life prefigured by Darwin and his successors.

On the other hand, if the “personal” creation made by God for every living organism, separate from every other, were true (a fish is a fish, a donkey is a donkey, a man is a man, etc.), one could suppose a certain partiality on the part of the Almighty, not only because of the hierarchical scale between the various species but also because some vital forms have even disappeared from the face of the earth as if they were “disliked” or “neglected” by the creator himself, which does not seem to me to be a sign of justice towards creatures…: “if one, running all day, reaches the evening, he can say he is satisfied… Well, now I have made it, the twilight of my life becomes the dawn of my fame”  (Schopenhauer, Senilia, page 84 of the original manuscript of 1856).

From the point of view of absolute reality (but also from the quantum one, up to a certain point of the analysis) creation can be “progressive” only in the context of becoming in space-time but, as Einstein also highlighted, this concept of space-time existence is purely figurative, that is, it has no real substance being a relative configuration of events constructed and projected in the mind. Therefore in the vision of absolute Existence-Consciousness creation is an “appearance”, which manifests itself simultaneously, even if considered by the observer as a development consequent to the flow of time in space.

The manifestation is in fact a simple reflection in the mind of the perceiver who manages to capture and elaborate it only by “stopping” it in consciousness. A single frame of the total manifestation which, although always present in its entirety, is illuminated by the individual consciousness, seen in the mind and unrolled in the space-time context and called the “process of becoming”. From this we can deduce that Darwin's evolutionary description is as "relative" as the "creationist" vision of the most backward religious people. With all due respect to the philosopher Schopenhauer.

Individual consciousness is in constant movement and evolution, following the different ways of development of society or the historical periods in which human events manifest themselves. Each transition resembles the overcoming of a level of learning, a bit like what happens in the DNA spiral. Consciousness, in this case better defined as mind, moves from the simplest to the most complex expressions. A sort of testimony-memory of the various sophisticated processes of life.

Paolo D'Arpini



Testo Italiano:

Nel 1859, Charles Darwin pubblicava il suo ancora oggi controverso ma rivoluzionario “Origine della specie”, le polemiche non si son ancora acquietate, ma quel che suona strano –secondo me- è l’opposizione virulenta opposta alla teoria evoluzionista dai cosiddetti “creazionisti” (o credenti) di matrice religiosa, e più avanti spiegherò i motivi del mio stupore.  Debbo far presente che non mi considero -strettamente parlando- un seguace della teoria Darwiniana, nel senso che al massimo la considero una spiegazione strumentale alla dimostrazione della cosiddetta realtà empirica… o della casualità.

L’ipotesi evoluzionista è basata sull’osservazione del processo trasformativo della materia e della vita conseguente alla modificazione od espansione dello spazio- tempo. In un certo senso questa teoria deve in ogni caso tener conto di un “inizio” e pertanto è vicina all’altra teoria della creazione progressiva del mondo, comunque basata sulla presenza di un Dio creatore da cui l’universo viene creato.

Secondo la teoria del Big Bang l’inizio del momento creativo viene posto nell’esplosione primordiale del nucleo originario della materia, in seguito al quale incomincia pian piano il processo manifestativi della vita. Infatti i religiosi apprezzano molto la teoria del Big Bang come “dimostrazione” della volontà creatrice di Dio ma dovrebbero altrettanto accettare, per essere coerenti con i loro credo, anche il processo evoluzionistico delle varie forme vitali prefigurato da Darwin e dai suoi successori.

D’altronde se fosse vera la creazione “personale” fatta da Dio per ogni organismo vivente, separato da ogni altro (un pesce è un pesce, una asino è un asino, un uomo è un uomo, etc.), si potrebbe supporre una certa parzialità da parte dell’Altissimo, non solo per la scala gerarchica fra le varie specie ma anche perché alcune forme vitali sono addirittura scomparse dalla faccia della terra come se fossero “invise” o “trascurate” dal creatore stesso, il che non mi pare un segno di giustizia verso le creature….: “se uno, correndo tutto il giorno giunge a sera, può dirsi soddisfatto… Ebbene, ora ce l’ho fatta, il crepuscolo della mia vita diventa l’alba della mia fama”  (Schopenhauer, Senilia, pag. 84 del mano-scritto originale del 1856).

Dal punto di vista della realtà assoluta (ma anche da quello quantistico, fino ad un certo punto dell’analisi) la creazione può essere “progressiva” solo nell’ambito del divenire nello spazio tempo ma, come evidenziò anche Einstein, questo concetto dell’esistenza spazio temporale è puramente figurativo, non ha cioè vera sostanza essendo un relativo configurarsi di eventi costruiti e proiettati nella mente. Perciò nella visione della assoluta Esistenza-Coscienza la creazione è un “apparire”, che si manifesta simultaneamente, sia pur considerata dall’osservatore uno svolgimento conseguente allo scorrere del tempo nello spazio.

La manifestazione è di fatto un semplice riflesso nella mente del percepente che riesce a captarla ed elaborarla solo attraverso il “fermarla” nella coscienza. Un singolo fotogramma della totale manifestazione che, sia pur sempre presente nella sua interezza, viene illuminato dalla coscienza individuale, visto nella mente e srotolato nel contesto spazio tempo e denominato “processo del divenire”. Da ciò se ne deduce che la descrizione evoluzionista di Darwin è “relativa” tanto quanto la visione “creazionista” dei più retrivi religiosi. Con buona pace del filosofo Schopenhauer.

La coscienza individuale è in costante movimento ed evoluzione, seguendo i diversi modi di sviluppo della società od i periodi storici nei quali si manifestano le vicende umane. Ogni transizione assomiglia al superamento di un livello d’apprendimento, un po’ come succede nella spirale del DNA. La coscienza, in questo caso meglio definirla  mente, si muove dalle espressioni più semplici a quelle più complesse. Una sorta di testimonianza-memoria dei vari processi sofisticati della vita.

Paolo D'Arpini


giovedì 20 febbraio 2025

Karma or freedom of choice...? - Karma o libertà di scelta...?

 


Many clarifications on the subject of ‘karma’ and ‘free will’ are found in Buddhist writings (Sutras). From them it seems to be understood that a true ‘free act’, in reality, is nothing but a utopian illusion (as, indeed, are all the phenomena and manifestations of this world and of this form of existence). Obviously, speaking in terms of ultimate, or absolute, reality. Because, in terms of relative, or worldly, reality, then unfortunately all phenomena and manifestations appear truly ‘real’ to our deceived mind, with all the consequences of the case, which are precisely: ‘karma’.

So, in a certain sense, it can be said that, even if it does not seem so, this ‘karma’ is precisely our voluntary, or pseudo-free, ‘action’. It therefore means that our very “wanting” (or not wanting) this or that thing is what sets in motion a cause with the relative and obligatory ‘effect’ which, in this dual ‘reality’ made of ‘opposites’, generates a contrasting force-energy, which results in us experiencing, sooner or later, a sort of ‘reward, or punishment, for having desired, or wanted, a certain thing that has directed our mind towards ‘good’ or towards ‘evil’. It is a bit like the theory, well explained in the Sutras, of the seed and its sprout… Just as a grain of rice can never produce an ear of wheat (and vice versa), so too a will, or negative action, can never produce ‘positive’ effects (and vice versa)…

Here then is the dynamics of ‘karma’ and the apparent idea of ​​‘free will’ explained in brief. We can, therefore, perform any action we like, in this world, but it would be good for us to be educated and informed about the fact that, subsequently, every effect deriving from that action of ours, comes back like a ‘boomerang’ to unleash itself on us. Whether we understand it or not, this is a universal ‘law’ and therefore it cannot be separated from whether we know it or not.

So much so that all the Sutras warn that our repeated rebirths are nothing but the fruit or the product, that is, the forced execution, of our desires, or fears, set in motion by that ‘karma’, and which have not yet been able to be realized, or have not yet intervened to punish us. "Events happen, actions are performed, but there is no self that acts" (Buddha)

Of all the theories on cause and effect or synchronicity, the "lay" form of Taoist thought prevails (also contained in the I Ching) according to which each of us embodies an entity suitable for expressing a certain type of energy that combines with all the energies of other entities (not only humans obviously) in a sort of energetic cyclicity in the alternation of Yin and Yang.

The sense of the self that appropriates the action performed is simply a mental projection, like the sense of identification with the expressed qualities. In truth, the individual mind works as a psychic grid that allows the passage of energetic impulses corresponding to the space-time qualities that contribute to the functioning of eternal mutation.

From which it can be deduced that there can be no individual reward or punishment nor responsibility or merit for the entity. This does not take away the fact that the clarity of vision of the "mechanism" allows the exit of the enlightened entity, or as the Taoists say "the return to the matrix". But this “absorption” is also a component of the global functioning. Even in this case the function of the “awakened” is simply to indicate the “way out” to those who are nearby… 

Aliberth and Paolo D’Arpini - Committee for Lay Spirituality





Testo Italiano:

Molti chiarimenti in materia di ‘karma’ e ‘libero-arbitrio’ si trovano negli scritti Buddisti (Sutra). Da essi par di capire che un vero e proprio ‘atto-libero’, in realtà, non sia che un’utopica illusione (come, del resto, lo sono tutti i fenomeni e le manifestazioni di questo mondo e di questa forma di esistenza). Ovviamente, parlando in termini di realtà ultima, o assoluta. Perché, in termini di realtà relativa, o mondana, allora purtroppo tutti i fenomeni e le manifestazioni appaiono davvero ‘reali’ alla nostra mente ingannata, con tutte le conseguenze del caso, che sono appunto: il ‘karma’.

Quindi, in un certo senso, si può dire che, anche se così non sembra, questo ‘karma’ è proprio il nostro ‘agire’ volontario, o pseudo-libero. Significa perciò che proprio il nostro “volere” (o non volere) questa o quella cosa, è ciò che mette in moto una causa con il relativo e obbligatorio ‘effetto’ che, in questa ‘realtà’ duale e fatta di ‘opposti’, genera una forza-energia di tipo contrastante, che si risolve nel farci sperimentare, prima o poi, una sorta di ‘ricompensa, o punizione, per aver desiderato, o voluto, una certa cosa che ha direzionato la nostra mente verso il ‘bene’ o verso il ‘male’. E’ un po’ la teoria, ben spiegata nei Sutra, del seme e del suo germoglio… Così come un chicco di riso non potrà mai produrre una spiga di grano (e viceversa), così pure una volontà, o azione negativa, non potrà mai produrre effetti ‘positivi’ (e viceversa)…

Ecco dunque spiegato in breve la dinamica del ‘karma’ e dell’apparente idea di ‘libero-arbitrio’. Si può, quindi, eseguire qualunque azione a nostro piacimento, in questo mondo, ma sarebbe bene che noi si sia istruiti ed informati sul fatto che, in seguito, ogni effetto derivante da quella nostra azione, torna come un ‘boomerang’ a scatenarsi su noi stessi. Che lo si capisca o no, questa è una ‘legge’ universale e quindi non può prescindere dal fatto che noi la si conosca o meno.

Tant’è vero che tutti i Sutra ammoniscono che le nostre ripetute rinascite non sono altro che il frutto o il prodotto, cioè l’esecuzione forzata, dei nostri desideri, o paure, messi in moto da quel ‘karma’, e che non si sono ancora potuti realizzare, o non sono ancora intervenuti a punirci.  "Gli eventi accadono, le azioni vengono compiute, ma non c'è nessun io che agisce" (Buddha)

Di tutte le teorie su causa effetto o sincronicità prevale la forma "laica" del pensiero taoista (contenuto anche nell’I Ching) per cui ognuno di noi incarna un ente idoneo ad esprimere un certo tipo di energia che va a combinarsi con tutte le energie degli altri enti (non solo umani ovviamente) in una sorta di ciclicità energetica nell'alternarsi dello Yin e dello Yang. 

Il senso dell’io che si appropria dell’azione compiuta è semplicemente una proiezione mentale, come il senso di identificazione con le qualità espresse. In verità la mente individuale funziona come una griglia psichica che consente il passaggio di pulsioni energetiche corrispondenti alle qualità spazio temporale che contribuiscono al funzionamento della eterna mutazione. 

Dal che se ne deduce che non può esserci premio o castigo individuale né responsabilità o merito per l’ente. Ciò non toglie che la chiarezza di visione del “meccanismo” consente l’uscita di scena dell’ente illuminato, o come dicono i taoisti “il ritorno alla matrice”. Ma tale “assorbimento” è anch’esso una componente del funzionamento globale. Anche in questo caso la funzione del “risvegliato” è semplicemente quella di indicare la “via di uscita” a chi staziona nei pressi…”

Aliberth e Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica


mercoledì 19 febbraio 2025

Reincarnative Vedic Astrology... - Astrologia vedica reincarnativa...

 



Indian reincarnative astrology is the astrology of the origins, of lunar matrix it is very close to the times of the matristic society. It is said that Indian astrology was born from the civilization of the Indus and Saraswati and then transmitted to the Middle Eastern peoples and Greece. In the Indian calculation, that process called precession of the equinoxes or ayanamsa is taken into account, adequately correcting the position of the planets in the sign. Then there is the different denomination (and sometimes meaning) of the archetypes and the coexistence of the five elements.

Thus we see that the ether element is connected to hearing and symbolizes consciousness (Satva); air is connected to touch and symbolizes the mind (Satva-Raja); fire is connected to sight and symbolizes the intellect (Rajas); water connected to taste symbolizes memory (Rajas-Tamas); earth connected to smell symbolizes the ego (Tamas). These elements interact with the 12 archetypes and with the motor forces of the universe represented by the planetary positions, they also correspond to the states of consciousness: absorption in the soul, deep sleep, dream, waking state and nescience.

In the Indian system the symbolism of the 12 signs is also different, we do not speak of "signs" but of "nidhana", entrance doors to this world, with different colors and figures, each one corresponds to a karmic propensity.

The first nidhana represents an old blind woman or the push of blind impulses; the second presents a potter sign of attachment to material forms; the third is a monkey that symbolizes the desire for knowledge; the fourth is a couple in a boat and means the desire for completeness and autonomy; the fifth is a human mask or the need to externalize; the sixth shows a farmer pushing the plow that is the desire for concrete achievements; in the seventh we see a man with one eye pierced by an arrow, the need for tenderness; in the eighth there is a drunkard flanked by a woman who pours him wine, the insatiable thirst for pleasures; in the ninth we observe a man who collects fruit, it means desire for accumulation; the tenth shows a pregnant woman, subservience to the task; the eleventh shows a newborn child, it means the will to exhaust one's karma; finally the twelfth nidhana reveals a corpse carried in procession and symbolizes the disinterest in the things of the world.

Paolo D’Arpini - Committee for Lay Spirituality



Testo Italiano:

L’astrologia reincarnativa indiana  è l’astrologia delle origini, di matrice lunare essa è molto vicina ai tempi della società matristica. Si dice che l’astrologia indiana sia nata dalla civiltà dell’Indo e del Saraswati e poi trasmessa ai popoli mediorientali ed alla Grecia. Nel computo indiano si tiene conto di quel processo denominato precessione degli equinozi o ayanamsa, correggendo adeguatamente la posizione dei pianeti nel segno. C’è poi la diversa denominazione (e talvolta significato) degli archetipi e la compresenza dei cinque elementi.

Così vediamo che l’elemento etere è collegato all’udito e simboleggia la coscienza (Satva); l’aria è collegato al tatto e simboleggia la mente (Satva-Raja); il fuoco è collegato alla vista e simboleggia l’intelletto (Rajas); l’acqua collegato al gusto simboleggia la memoria (Rajas-Tamas); la terra collegato all’olfatto simboleggia l’ego (Tamas). Questi elementi interagiscono con i 12 archetipi e con le forze motorie dell’universo rappresentate dalle posizioni planetarie, essi corrispondono anche agli stati di coscienza: assorbimento nell’anima, sonno profondo, sogno, stato di veglia e nescienza.

Nel sistema indiano è diversa anche la simbologia dei 12 segni, non si parla di “segni” ma di nidhana, porte d’ingresso a questo mondo, con colorazioni e figurazioni diverse, ognuno corrisponde ad una propensione karmica.

Il primo nidhana rappresenta una vecchia cieca ovvero la spinta di impulsi ciechi; il secondo presenta un vasaio segno di attaccamento verso le forme materiali; il terzo è una scimmia che simboleggia il desiderio di conoscenza; il quarto è una coppia in barca e significa desiderio di completezza ed autonomia; il quinto è una maschera umana o il bisogno di esteriorizzare; il sesto mostra un contadino che spinge l’aratro cioè il desiderio di realizzazioni concrete; nel settimo vediamo un uomo con un occhio trafitto da una freccia, il bisogno di tenerezza; nell’ottavo c’è un ubriaco affiancato da una donna che gli versa il vino, la sete insaziabile dei piaceri; nel nono osserviamo un uomo che raccoglie dei frutti, vuol dire desiderio di accumulazione; il decimo mostra una donna gravida, asservimento al compito; l’undicesimo mostra un bambino nascente, significa la volontà di esaurire il proprio karma; infine il dodicesimo nidhana svela un cadavere portato in corteo e simboleggia il disinteresse per le cose del mondo.

Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica