giovedì 14 agosto 2025

Looking in the mirror is useless (to know oneself)... - Guardarsi allo specchio non serve (per conoscere se stessi)


"Nothing can be observed for what it is, much less captured in a description. Looking at oneself in the mirror and believing oneself to be one thing rather than another is already identification in itself. Outside and inside are illusions of those who see themselves in the mirror." (F.D'A.)



According to a school of Buddhist or Taoist thought, there is only one psychic mass that contains all the mental tendencies experienced or capable of being experienced during the existence of all sentient beings. This single spark is called an incarnation. Upon a person's death, individual energy merges with the universal. But the innate, unfulfilled tendencies aggregate into a lump (program) that draws the consciousness toward new incarnations.

In short, it is not the same soul that reincarnates... but psychic impulses that seek new evolutionary solutions. The problem is that during life, the soul, meaning individual consciousness, identifies with the body-mind and consequently believes that the evolutionary process experienced belongs to it. On the contrary, this process of appearance in the manifest is completely automatic (cause and effect).

The so-called "others" are merely semblances of ourselves reflected in our mental mirror. In any case, such "lucubrations" have no value from the perspective of absolute nondual awareness, but by discussing them in the relative context, they can help us detach our consciousness from the process of becoming...

The individual self (soul) is the reflection of that awareness in the mind. And here we ask, what is the individual mind or soul? It is that power of reflection that allows the Self to manifest in infinite forms (Time, Space, Energy). Since the reflection of manifested images has the Self (absolute awareness) as its substratum, it can be said that the world is unreal if seen as separate from the Self, but becomes real if seen as the Self.

Like any character in a dream, upon awakening, they cease to exist as "individuals of the dream" and awaken as the dreaming subject.

Paolo D'Arpini - Committee for Lay Spirituality




Testo Italiano:

 "Nulla può essere osservato per ciò che è,  tanto meno fermato in una descrizione. Osservarsi allo specchio e credere di essere qualcosa piuttosto che qualcos'altro è già di per sé identificazione. Fuori e dentro sono illusioni di chi si vede allo specchio." (F.D'A.)

Secondo un filone di pensiero buddista o taoista esiste solo una massa psichica che contiene tutte le tendenze mentali vissute o vivibili durante l’esistenza da tutti gli esseri senzienti. La scintilla singola si definisce incarnazione. Alla morte della persona l’energia individuale si fonde con l’universale. Ma le tendenze innate incompiute si aggregano in un grumo (programma) che attira la coscienza verso nuove incarnazioni. 

Insomma non è la stessa anima che si reincarna… ma le pulsioni psichiche che cercano nuove soluzioni evolutive. Il problema è che durante la vita l’anima, intendendo la coscienza individuale, si identifica con il corpo mente e di conseguenza ritiene che il processo evolutivo vissuto le appartenga, al contrario tale processo di apparizione nel manifesto è del tutto automatico (causa effetto). 

I cosiddetti “altri” sono solo sembianze di noi stessi riflesse nel nostro specchio mentale. In ogni caso tali “elucubrazioni” non hanno valore dal punto di vista della consapevolezza non duale assoluta, ma disquisendo nell’ambito relativo possono aiutarci a distaccare la nostra coscienza dal processo del divenire… 

Il sé individuale (anima) è il riflesso nella mente di quella consapevolezza. E qui si chiede cosa è la mente o anima individuale? E’ quel potere di riflessione che consente al Sé di manifestarsi nelle infinite forme (Tempo spazio energia). Siccome il riflesso delle immagini manifestate ha come substrato il Sé (l'assoluta consapevolezza), si può dire che il mondo è irreale se visto come separato dal Sé, ma diviene reale se visto come il Sé. 

Come un qualsiasi personaggio del sogno al momento del risveglio smette di esistere in quanto “individuo del sogno” e si risveglia come il soggetto sognatore.


Paolo D'Arpini  - Comitato per la Spiritualità Laica


mercoledì 13 agosto 2025

"Qualità elementali delle piante bioregionali"...

 


Mentre  mi accingo a raccogliere dati  sulle qualità delle piante bioregionali mi è tornato alla mente il lungo percorso di conoscenza compiuto da innumerevoli generazioni di ricercatori botanici ed esperti in medicine tradizionali, un percorso che a volte è durato millenni e si è svolto nel più semplice dei modi, attraverso un “dialogo” con le piante ed i continui esperimenti ed osservazioni sulle loro proprietà. Talvolta queste scoperte erboristiche hanno assunto anche la forma di analisi comparate tra gli influssi psichici e fisici che tali proprietà possono avere sui vari organi. Magari partendo dai collegamenti e somiglianze fra le cinque capacità percettive (i sensi) ed i cinque elementi che contribuiscono alla formazione degli organismi, corpo umano compreso. 
Ricordo molto bene, allorché mi avvicinai per la prima volta alla conoscenza delle piante, quelle descrizioni popolari che sancivano direttamente o indirettamente come l’aspetto delle piante e le loro qualità elementali, (percepite per mezzo dei sensi e della psiche) influissero specularmente sulle funzioni del corpo umano. In natura tutto segue uno schema di corrispondenze. Potremmo affermare che ogni forma vivente assume aspetti psicosomatici che corrispondono alle qualità incarnate. Questo fatto era noto sin dalla più remota antichità, all’uomo ed agli animali. Infatti confidando nella innata comprensione essi si curavano sentendo attrazione o repulsione per certe specifiche piante o alimenti.
Questa naturale pre-conoscenza è stata alquanto offuscata dal momento che l’uomo ha preferito seguire un metodo limitatamente scientifico che, essendo imperfetto data la natura stessa dei mezzi utilizzati, nel corso del tempo ha impedito la continuità di questa innata pre-conoscenza.
Pian piano l’uomo scientifico, per mezzo della sperimentazione in laboratorio, ha tentato di ricostruire un sistema di conoscenza che però –tutto ritorna infine- oggi si scopre sempre più affine alla conoscenza connaturata degli antichi. Con la differenza che la scienza farmacologica industriale utilizza quella ricerca popolare, selezionando alcune specifiche piante per poi ricavarne medicinali che vengono brevettati e posti in vendita a prezzi altissimi, con la sola aggiunta di uno o due eccipienti a tutela del proprio brevetto. Compiendo così un vero e proprio atto di “bio-pirateria” sia intellettuale che materiale.
Ma il viaggio a ritroso verso la riscoperta di ciò che era ovvio empiricamente può almeno essere confermato dalla analisi scientifico-medica. Una pietra miliare di questa riscoperta è la individuazione degli oligo-elementi le cui tracce sono presenti ovunque nel regno vegetale ed animale. Un’importante parte in questo processo di identificazione fu compiuto dal bolognese Meneghini che nel 1745, in pieno secolo dei Lumi, scoprì la presenza di ferro nel sangue umano. Poi nel 1775 Schelle individuò il manganese nelle ceneri vegetali e da allora la lista degli oligo-elementi non ha fatto altro che crescere. Nell’uomo ne sono stati individuati una ventina, essi risultano indispensabili all’equilibrio fisiologico ed ogni carenza in uno di questi comporta manifestazioni patologiche più o meno gravi.
“L’organismo appare come un tipo di oligarchia in cui un’enorme massa di elementi passivi è dominata da un piccolo numero di elementi catalizzatori” (Gabriel Bertrand)  Gli oligo-elementi infatti presiedono agli indispensabili processi catalitici degli scambi di cui il nostro organismo è la sede permanente.  Da ciò si può intuire l’importanza degli oligo-elementi  nei fenomeni biologici avvalorata dalle funzioni vitaminiche ad essi collegati.
Ma torniamo alla conoscenza che ha consentito agli esseri viventi il mantenimento della struttura psicofisica in euritmia.
E qui dobbiamo iniziare un discorso che avrebbe dell’eretico se volessimo ragionare solo in termini di analisi scientifica. Nell’antichità –sotto forma di proverbi e detti popolari- sono stati tramandati alcuni “segreti” sulle qualità delle piante, Purtroppo in Europa in seguito alla grande persecuzione legata all’oscurantismo religioso molti di questi segreti e parecchi liberi pensatori finirono in cenere… Perciò molti “saperi” scomparvero o vennero travisati e contorti. Ciononostante in varie parti del mondo restò la preveggenza, sia a livello istintuale sciamanico (come nel caso delle tribù primitive dell’Amazzonia che conoscono tutte le qualità delle loro piante) sia a livello di tradizioni popolari più o meno  valide. In questo contesto si inserisce la  classificazione delle piante e delle loro qualità sulla base del colore, del sapore e della forma…
Questa descrizione psicosomatica –ad esempio- è tutt’ora eseguita nel sistema integrato cinese in cui psiche e natura sono considerate strettamente interconnesse. Questi stessi aspetti sono per altro utilissimi nell’individuazione delle carenze di oligo-elementi.
Altrettanto valida è anche la macrobiotica ma tali conoscenze non scarseggiano nemmeno nella tradizione erboristica nostrana. Secondo la tradizione popolare la forma il colore ed anche il sapore delle piante che spontaneamente crescono nella propria bioregione di appartenenza sono correlati ed interagiscono con gli organi cui esse corrispondono. Ad esempio la noce, che assomiglia al cervello umano, è correlata ed influisce positivamente con questo organo. Oppure la coda cavallina (che ricorda la coda dell’equino) è raccomandata per le carenze di minerali. Poi scopriamo che le foglie della polmonaria (somiglianti visivamente a questi organi) vengono raccomandate dai contadini come anti-asmatico, oppure lo stramonio (una pianta psicotropa detta anche erba del diavolo) con i suoi fiori osceni e cavernosi è abbinato ai mali della psiche… Insomma tutto corrisponde al tutto e per essere in buona salute gli organi del corpo umano debbono mantenere un equilibrio funzionale interno e rapportarsi armonicamente gli uni con gli altri e perciò si dice che la forma, il colore ed il sapore delle piante rimandano all’organo sul quale agiscono.
Nella tradizione cinese si fa un preciso  riferimento ai colori ed agli organi. I cibi di colore verde sono collegati al fegato (legno), quelli di colore rosso agiscono sul cuore e sulla vista (fuoco), i gialli (terra) su stomaco, milza e pancreas, i bianchi (metallo) sui polmoni ed infine quelli blu scuro o nero (acqua) espletano un’azione sui reni. Ed anche i sapori hanno  una forte influenza sulle funzioni fisiologiche. Il sapore acido è astringente quindi in grado di sciogliere i blocchi che ostruiscono la circolazione dei liquidi interni. Il dolce rilassa, armonizza e porta energia. Il piccante mobilizza l’energia, esteriorizza i liquidi ed è considerato ottimo contro le malattie da raffreddamento. Il salato è emolliente, scioglie noduli e masse.
Questo è solo un piccolo input per approfondire la memoria spontanea di ciò che è sempre stato e sempre sarà. Quella conoscenza –o pre-conoscenza- che consente spontaneamente alla vita di procedere per il suo giusto verso.
Una definizione sul significato di “catalizzatore”. Secondo Polonovsky “i catalizzatori sono sostanze che con la loro semplice presenza, senza alcuna partecipazione attiva, causano reazione che senza di loro non si sarebbero prodotte..”
Negli ultimi decenni con l’impoverimento dei terreni e delle colture trattati con fertilizzanti chimici, insetticidi, fungicidi ecc, i prodotti vegetali risultano enormemente impoveriti dei loro componenti nutrizionali e questo può portare a delle carenze in coloro che si nutrono di prodotti convenzionali. La cottura degli alimenti poi contribuisce ulteriormente alla perdita di vitamine e minerali. Così succede che molti ricorrano ad integratori alimentari convinti di arginare il problema, cadendo dalla padella nella brace perché gli integratori di sintesi, come afferma una recente ricerca, non solo risultano inutili ma aumentano del 16% la possibilità di contrarre malattie. La soluzione migliore è quella di ricorrere alle erbe raccolte in luoghi inaccessibili, dove, pur considerando l'inquinamento atmosferico generale, almeno non vi saranno veleni sparsi per l'agricoltura.
Una dieta troppo ricca di alimenti altamente energetici, in particolare prodotti industriali, è strettamente correlata a un aumento del rischio di sovrappeso e obesità; queste condizioni aumentano il rischio di cancro e di numerose altre patologie croniche. Anche le bevande dolci hanno un ruolo cruciale nell’aumento del peso, soprattutto se consumate con regolarità: questo effetto negativo non è dato soltanto dall’apporto calorico, bensì dalla loro incapacità di saziare portando a un consumo smodato. Non tutti gli alimenti ricchi di calorie sono deleteri per la salute, un classico esempio è rappresentato dalla frutta secca che, se consumata in quantità adeguata, è in grado di incidere positivamente sullo stato di salute poiché ricca di fibra, grassi salutari, micronutrienti e fitocomposti.
 Focus: Per “alimenti ad alta densità energetica” si intendono i cibi che contengono un elevato apporto calorico in un piccolo volume: la maggioranza delle calorie fornita da questi alimenti è data da grassi e zuccheri, quindi il consumo contribuisce all’aumento del peso corporeo. Molti di questi alimenti non forniscono composti utili all’organismo come vitamine, sali minerali e polifenoli, risultano soltanto dannosi per la salute: a causa di questo scarso valore nutrizionale le loro calorie sono soprannominate “calorie vuote”.  Riconoscere questi alimenti è molto semplice, in generale sono prodotti che hanno subito diverse lavorazioni e raffinazioni, sono poveri di acqua e fibre e ricchi di grassi e/o zuccheri. Dolciumi, biscotti, merendine, snacks al cioccolato, patatine, salse da condimento sono esempi di alimenti altamente energetici. Tra le bevande zuccherate sono compresi i succhi di frutta e le bevande gassate.
In generale frutta e verdura, essendo ricche di acqua e fibra, hanno un apporto calorico basso e, soprattutto quando consumate con varietà, rappresentano un’importante fonte di vitamine, sali minerali e altre molecole benefiche chiamate fitocomposti. Le piante selvatiche  contribuiscono all’apporto di fibra  e di sostanze elementali che i vegetali coltivati non contengono più. La frutta secca e i semi oleosi sono veri e propri concentrati di micronutrienti e grassi salutari, benefici per il sistema cardiovascolare, mentre le erbe aromatiche e le spezie sono utili per arricchire la dieta di sapori naturali e vitamine e sali minerali.
Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana






(Abstract di una conferenza di Paolo D'Arpini tenuta a Palazzo Simonelli di Cessapalombo il 22 agosto 2016)
Cessapalombo. Dialogo tra Caterina Regazzi, Daniela Cesaroni e Paolo D'Arpini 



domenica 10 agosto 2025

Transmutation Theory and Intrinsic Memory in Matter... - Teoria della trasmutazione e memoria intrinseca nella materia...

 


"The sense of separation between us and the rest of the world...? It's a frequent sensation and depends on nothing, it's just like that, like a cloud that passes and obscures the sun, while sometimes, even though nothing special is happening, we feel part of the whole..." (Caterina Regazzi)


That there is a connection between energy emission and matter is a fact known to everyone, even before the discoveries of quantum physics. Just look at the action of solar energy and its capture, which is useful for life processes on Earth... Energy and matter are closely interconnected and, at a certain level, indistinguishable from each other. And at the basis of their appearance in specific forms and ways is constant and continuous mutation, a sort of ups and downs between one polarity and the other that allows the existence of the known universe.

According to the I Ching, or Book of Changes, creation constantly occurs through the encounter of Heaven and Earth, that is, Energy and Matter, Consciousness and Form. But this description is not unique to the I Ching; other religions and philosophies (and even modern science) also point to movement, vibration, or transformation as the primary factor creating the world. The kinetic energy released through the change that occurred in the original, static "whatever" has spread in a seemingly infinite unfolding, utilizing the conductive channels of space and time. Whether you call it the Word, Om, Spirit, or Tao is of little importance...

From the perspective of empirical experience, based on observation in a space-time continuum and also according to the theory of the gradual creation of the universe, we imagine a "beginning" called the Big Bang (the big bang) or "Creative Act." In this, the static concentration of energy reaches a critical stage of uncontainability, resulting in a collapse (corresponding to the beginning of space-time). This collapse coincides with the manifest projection in which energy gradually takes shape, becoming matter. The graduality and continuity of creation is measured through an "aspect" that always accompanies—we might even say records—the creative process. This aspect is immanent and transcendent, and is "consciousness," which is an integral part, a sort of flavor or intrinsic quality, of the ongoing energetic unfoldment.

We can therefore confidently affirm that "consciousness, energy, and matter" are the same thing, like time and space, which appear and coexist complementarily. Without duration in time and expansion in space, nothing could manifest, and without consciousness and energy, no form or entity would have meaning or existence. For this reason, it is impossible to separate manifestation from the awareness that sanctions it.

Every element is a transformation within the infinite possibility of ongoing energetic movements.

Paolo D'Arpini - Italian Bioregional Network




Testo Italiano: 

“Il senso di separazione tra noi e il resto del mondo...? E' una sensazione frequente e non dipende da niente, è così, come una nube che passa ed oscura il sole, mentre a volte, pur non succedendo niente di particolare, ci sentiamo fare parte del tutto....” (Caterina Regazzi)

Che ci sia un'attinenza  fra l'emissione energetica e la materia è un fatto conosciuto da chiunque, prima ancora delle scoperte della fisica quantica.  Basti vedere l'azione dell'energia solare e della sua captazione utile ai  processi vitali sulla Terra… Energia e materia sono strettamente interconnesse ed a un certo livello  indistinguibili l'una dall'altra. Ed alla base del loro apparire in specifiche forme e modi c'è la mutazione costante e continua, una sorta di saliscendi che fra l'una e l'altra polarità che consente l'esistenza dell'universo conosciuto.    

Secondo I Ching, o Libro Dei Mutamenti, la creazione avviene costantemente attraverso l'incontro di Cielo e Terra, ovvero Energia e Materia, Coscienza e Forma,   ma questa descrizione  non è sola prerogativa dell'I Ching, anche altre  religioni e filosofie (ed anche la moderna scienza) indicano  il movimento, la vibrazione  o trasformazione, come fattore primo che crea il mondo. L’energia cinetica sprigionata attraverso il cambiamento sopraggiunto nel “quid” originario statico si è propagata in uno svolgimento, apparentemente infinito, che utilizza i canali conduttori dello spazio e del tempo. Che lo si chiami Verbo, Om, Spirito o Tao ha poca importanza...

Dal punto di vista dell'esperienza empirica, basata sull'osservazione in un continuum spazio temporale ed anche secondo la teoria della creazione graduale dell’universo si immagina un “inizio” chiamato Big Bang (il grande botto) o “Atto Creativo”  in cui la concentrazione energetica statica giunge ad una fase critica di incontenibilità e ne consegue un collasso (corrispondente all’inizio dello spazio tempo) che coincide con la proiezione manifestativa in cui l’energia assume forma, gradualmente, divenendo materia. La gradualità e continuità della creazione viene misurata attraverso un “aspetto” che sempre accompagna, potremmo anche dire registra, il processo creativo. Questo aspetto è immanente e trascendente ed è la “coscienza”, la quale è parte integrante, una sorta di sapore o qualità intrinseca, dello svolgimento energetico in corso.

Possiamo quindi tranquillamente affermare che “coscienza, energia e materia” sono la stessa cosa, come il tempo e lo spazio che appaiono e coesistono complementariamente. Senza la durata nel tempo e l’espansione nello spazio nulla potrebbe manifestarsi e senza la coscienza e l’energia nessuna forma od entità avrebbe significato od esistenza. Per questa ragione è impossibile scindere la manifestazione dalla consapevolezza che la sancisce.
 
Ogni elemento, essendo la trasformazione nell’infinita possibilità dei movimenti energetici in corso.

Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana

sabato 9 agosto 2025

Illuminazione è il vedere ciò che già si è...


venerdì 8 agosto 2025

Dialogo sulla spiritualità laica...



La spiritualità che caratterizza il genere-umano è intesa dal buddismo-zen come “… pura consapevolezza”. Ciò significa che la spiritualità è in sé un sentimento laico, quindi non legato a nessun contesto religioso o sociale.

La pura consapevolezza non è innata (quindi non è legata a qualcosa di genetico), ma deriva dalle ingerenze vissute, primitive cioè nei primi rapporti con le persone di riferimento fondamentali. Prima di tutto con la madre attraverso la percezione del suo battito cardiaco che si pone in sintonia con quello del figlio nel momento dell’allattamento (…una pratica nutritiva che, nelle civiltà più umanistiche si protrae spesso sino ai tre anni, quando sicuramente tutto il cervello ha raggiunto la propria maturazione strutturale e connettomiale).

La pura-consapevolezza ha in sé un senso soggettivo, ma anche sociale e partecipativo: è “senso di essere presenti” e di “partecipare alla vita, alle relazioni interpersonali, al senso ecologico della natura e dell’universo (… scoperta del legame con le stelle e con l’armonia dell’energia cosmica, come ecologia-profonda o anche ondulazione gravitazionale universale).

Si sente dire spesso che è il pensiero che lega l’universo intero, ma … se il pensiero deriva dal linguaggio, come è stato riferito dai più grandi filosofi, la definizione deve portare decisamente a sostituire pensiero con il concetti di Stephen Hawking di “… campo gravitazionale”.

Ogni essente, come “puro essere”, ogni uomo ed ogni donna partecipano tutti profondamente al mantenimento dell’armonia del “campo gravitazionale universale”, partecipando, in ogni istante, come “… piccola anomalia”.

Pura consapevolezza va intesa alla stregua di “pura verità” ed è proprio la madre (che poi sarà la Grande-Madre o Madre-Terra) che dona al figlio questo sentimento soggettivo che il bambino trasforma come “senso di verità interno ed esterno”, riferito al Sé ed al Mondo.

La “vera, pura ed universale consapevolezza” si raggiunge come “integrazione interno-esterno” attraverso la relazione del piccolo-bambino con il proprio “oggetto-genitoriale”, cioè nel rapporto equilibrato, omogeneo ed intercambiabile con la madre e con il padre (…tenendo in conto che la madre diventa un “oggetto-interno nel reale”; mentre il padre diventa un “oggetto-interno-virtuale”).

Sotto il profilo filosofico, possiamo anche intuire la spiritualità come possibilità di riempire la falla (lo iato) che si crea tra autocoscienza e coscienza delle cose, in un processo creativo che “… libera dall’angoscia indotta da un senso del nulla. Nello iato della coscienza, si crea una “spazio negativo pericolosa che avvicina alla percezione di una dissoluzione improvvisa (psico-fisica) che possiamo intendere ora come superabile proprio attraverso la “pura consapevolezza” e la “disponibilità”, quindi attraverso quel sentimento umano ed umanistico che chiamiamo spiritualità !

Romeo Lucioni

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La certezza della "giustezza", dell'incontrovertibilità della "ragione" è un pensiero di origine e stampo ottocentesco.
Molti ancora ciecamente vi si affidano come se fosse ancora affidabile.
Non gli scienziati, però. Perchè vi sono stati poi Bohm , Planck ed altri che hanno addirittura messo in discussione il principio, galileiano, della causa-effetto...
Concetti come "matematicamente certo"
"scientificamente provato" appartengono ORMAI al passato...
La fiducia nella "ragione", nella "scienza" ha preso dure batoste e curiosamente, dagli anni '30, in svariati campi del sapere, molto rapidamente come ci si stesse rapidamente avvicinando al termine di un periodo, di uno "yuga"...

Joe Jo Bass

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Parlando con una nuova amica venuta a trovarmi da Grosseto, con il marito ed il figlio di 6 anni,  le raccontavo di come mi fossi deciso ad accedere a internet, un sistema  comunicativo che in passato avevo disdegnato, però infine  mi ero reso conto che non possiamo astrarci dal mondo in cui viviamo.

Non è tempo questo di ritirarsi su una "torre eburnea" ma è tempo di mescolarsi ai nostri simili, nella situazione in cui essi si trovano, cercando di condividere esperienze e sentimenti che possano contribuire a sviluppare un discorso evolutivo.

Infatti, nel discorso spirituale laico quel che conta maggiormente, secondo il mio criterio, è la condivisione di esperienze in sintonia con questo agire costruttivo e concreto. cioè non disponendo di ciò che riteniamo sia al di fuori di noi come fosse altro da noi. La meraviglia di questo “...sentimento profondo di disponibilità” è forse proprio il fondamento della spiritualità che assume nel soggetto un senso in-equivoco di partecipazione, di integrazione, di sussidiarietà e di… amore!  

Paolo D'Arpini




domenica 3 agosto 2025

Nature favors biodiversity... - La natura privilegia la biodiversità...

 


In the last century, the world has not been moving toward unification but rather toward political separation and diversification. Proof: at the end of the Second World War, there were about eighty nations; today, there are about two hundred, more than double. So, does it make sense for the European Union to want to proceed by aggregating and uniting, along with international free trade agreements, rather than encouraging differentiation?

To support aggregative and globalist processes, it would be necessary to demonstrate that they are preferable to separatist ones.

But the logic of economic analysis tells us the opposite, supporting the historical fact of separatism: in a world where information travels ever faster, and faster than goods, local decision-making processes are more rational and functional than centralized aggregative ones.

It is dispersive and counterfunctional to delegate every decision to the top of a pyramid, when the widespread availability of information and communication makes it possible and easy to make them locally.

The traditional difficulties of macrosystems, always destined to collapse, can now be avoided through an interactive network of microsystems capable of autonomous decision-making, each interacting with the others and collaborating with them, without passing through large hierarchical networks.

This does not mean eliminating borders, with all their characteristics; it means being able to cross them in decision-making without waiting for the resolutions of enormous systems affected by gigantism. Thus, preserving the ability of each bioregion to legislate the rules necessary to protect its own specific economy, as a justifiable preventive defense against any international competitive dumping.

Thus, globalists and globalists with large-scale centralist pyramid schemes support a regressive, ahistorical, antilogical, and counterfactual thesis.

Vincenzo Zamboni - Independent Bioregionalist



Testo Italiano:

Nel’ultimo secolo il mondo non sta andando verso l’unificazione bensì verso la separazione e diversificazione politica. Dimostrazione: alla fine della seconda guerra mondiale le nazioni erano una ottantina, oggi son circa duecento, più del doppio. Ma allora, ha senso che l’unione europea voglia procedere aggregando e unendo, assieme ai trattati internazionali di libero scambio, invece di favorire la differenziazione ?

Per sostenere i processi aggregativi e globalitari bisognerebbe dimostrare che siano preferibili a quelli separatisti.

Ma la logica dell’analisi economica ci dice il contrario, supportando il dato storico della separatività: in un mondo nel quale l’informazione viaggia sempre più veloce, e più velocemente delle merci, sono più razionali e funzionali i processi decisionali locali rispetto a quelli centralistici aggregativi.

E’ dispersivo e controfunzionale demandare ogni decisione ai vertici di una piramide, quando la disponibilità diffusa di informazione e di comunicazione rende possibile ed agevole prenderle localmente.

Le tradizionali difficoltà dei macrosistemi, sempre destinati a frantumarsi, possono oggi essere evitate attraverso una rete interattiva di microsistemi capaci di autonomia decisionale, ciascuno in interazione con gli altri con i quali deve collaborare, senza passare attraverso grandi reti gerarchiche.

Questo non significa eliminare i confini, con tutte le loro caratteristiche, significa poterli attraversare decisionalmente senza attendere le risoluzioni di enormi sistemi affetti da gigantismo. Preservando dunque la capacità di ogni bioregione di legiferare le norme necessarie a proteggere la propria specifica economia, a giusta difesa preventiva da ogni dumping concorrenziale internazionale.

Dunque  globalitari e mondialisti dai grandi progetti piramidali centralistici sostengono una tesi regressiva, antistorica, antilogica, e controfattuale.

Vincenzo Zamboni - Bioregionalista indipendente

sabato 2 agosto 2025

Wu wei. Feeling like an architect doesn't help accomplishment... - Wu wei. Sentirsi artefici non aiuta il compimento...

 


There's a substantial difference in our inner attitude when we believe we've chosen to complete a specific action (or course of action) or when we simply feel we're dealing with contingencies (that is, when we respond to the stimulus of unfolding events). In the first case, we feel responsible and have precise expectations for the results of our actions; in the second, we know that our energy moves in harmony with the conditions we find ourselves in and we don't calculate that we have to fulfill a specific goal.

It's clear that in the first case, we experience a sense of constraint, disappointment, or hope, while in the second, our behavior closely resembles a child's game. We know well that detachment and inner peace are important factors for success, so much so that when it comes to passing an exam, we do everything we can to feel relaxed, even if—in truth—the very effort to relax doesn't produce the desired effect. Yet, in the world we talk about "success" in very different terms and always try to emphasize our "personal effort."

But let's return to the first case, in which we define our actions as "free choice," acting like bulldozers and following precise rules, self-imposed or forced upon us, affirming "this is our decision" and following it with blind faith. Perhaps we aren't aware that in the second case, we could easily float—or swim—with the current and that our will would spontaneously correspond to our innate disposition.

We now see that the results obtained in the first case are for us the fruit of worry and discouragement, while in the second case, navigating by sight, every result is a discovery, every landing an enrichment. But—oddly enough—we hear people say, "...that person is a solid, successful man who made himself by fighting tooth and nail..." and, conversely, "...that person is a simpleton who lives in blissful innocence, without interests, and doesn't even know what's good and what's evil..."

And at this point, I'd like to ask you: weren't Adam and Eve expelled from the Garden of Eden precisely for having tasted the fruit of good and evil? Yet, of all of Genesis, this, which seems to me the most significant passage, is often described as a fable... in reality, it's an allegory of the departure from the harmony of primordial unity and the entrance into the hell of difference, dualism, and separation.

Fortunately, we don't have to wait long (not many... not even a lifetime, a moment is enough) to understand the trick of illusion, of dual egoic projection, since unity in consciousness has never been lost; it is right here and now... and not then or tomorrow...

Heaven and hell are merely paradigms of the mind, in the process of becoming. Eric Fromm asked: "To be or to have?"

Paolo D'Arpini - Committee for Lay Spirituality




Testo Italiano: 

C’è una sostanziale differenza, nell’atteggiamento interiore, se noi crediamo di aver scelto il compimento di una determinata azione (o corso di azioni) oppure se noi semplicemente sentiamo di star affrontando delle contingenze (se rispondiamo cioè allo stimolo degli eventi in corso). Nel primo caso ci sentiamo responsabili ed abbiamo precise aspettative verso i risultati del nostro agire, nel secondo sappiamo che la nostra energia si muove in sintonia con le condizioni in cui ci troviamo e non calcoliamo di dover adempiere ad un preciso fine.

E’ evidente che nel primo caso sperimentiamo un senso di costrizione, delusione o speranza, mentre nel secondo il nostro comportamento molto somiglia ad un gioco infantile. Sappiamo bene che il distacco e la quiete interiore sono un fattore importante per la riuscita, tant’è che al momento di superare un esame facciamo di tutto per sentirci rilassati, anche se –in verità- lo sforzo stesso di rilassarci non produce l’effetto desiderato…..Eppure, nel mondo parliamo di “riuscita” in ben altri termini e cerchiamo sempre di porre l’accento sul nostro “sforzo personale”.

Ma torniamo a considerare il primo caso, in cui definiamo il nostro agire una “libera scelta”, agendo come bulldozers e seguendo regole precise auto-imposte o subite, affermando “questa è la nostra decisione” e seguendola con fede cieca. Magari non siamo consapevoli che nel secondo caso potremmo facilmente galleggiare -o nuotare- seguendo la corrente e che la nostra volontà corrisponderebbe spontaneamente alla nostra disposizione innata.

Vediamo ora che i risultati ottenuti nel primo caso sono per noi frutto di preoccupazione e sconforto mentre nel secondo caso, navigando a vista, ogni risultato è una scoperta, ogni approdo un arricchimento. Ma –stranezza del caso- sentiamo affermare nel mondo “…quello è un uomo tutto d’un pezzo e di successo che si è fatto da sé lottando con le unghie e coi denti…” e per contro “…quella persona è un sempliciotto che vive in beata innocenza, senza interessi e non sa nemmeno cosa è bene e cosa è male…”. 

Ed a questo punto vorrei chiedervi, non furono cacciati Adamo ed Eva dal paradiso terrestre proprio per aver assaggiato il frutto del bene e del male? Eppure di tutta la Genesi questo, che mi sembra il passaggio più significativo, viene spesso descritto come una favola… in realtà è un’allegoria dell’uscita dall’armonia dell’unità primigenia e l’entrata nell’inferno della differenza, del dualismo e della separazione.

Per fortuna non dobbiamo aspettare molto (né tante .. e neppure una vita, basta un momento) per capire il trucco dell’illusione, della proiezione egoica duale, giacché l’unità nella coscienza non è mai venuta meno, è proprio qui ed ora… e non allora o domani… 


Paradiso ed inferno son solo paradigmi della mente, nel divenire. Si chiedeva Eric Fromm: “essere o avere?”

Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica

 

giovedì 31 luglio 2025

Israel and Zionist Deviance...

 


Everything follows its own cyclical path. And so it will be for Zionism, too. Now that this "distinctive power" of our century seems to have reached its peak, here come the signs of its decline.

But let's begin by trying to understand how and when this Zionism was born. It is generally believed that it originated from a school of thought that arose within the Jewish community in the early years of the last century (or at the end of the previous one) and found its first concrete implementation in the founding of Israel. This event was, however, accompanied by a strong growth in the influence of a certain Jewish "class" in the world of economics and finance.

It was precisely as a result of this powerful influence that England agreed to the cession of Palestine at the end of the Second World War, so that the Jews (victims of persecution and extermination) could establish (or re-establish) their own homeland. The famous "promised land"... And the return to that ideal home occurred with a rapid penetration and occupation of Palestinian territory, considered "their own".

And the birth of Israel, the necessary cornerstone to establish a precedent and establish a future path, effectively sanctioned the implementation of Zionism. A land is like a temple; if you possess a temple, religion is sanctified; otherwise, it is merely a hypothesis. And the Zionist identity needed and still needs precisely this: a temple symbolizing the fulfillment of the promises of the god Yahweh. A return to the motherland after the diaspora caused by the destruction of the temple by Titus.

Yet, be careful, the Jewish diaspora was not actually caused specifically by the destruction of Jerusalem. This military operation only served to accelerate a process that had already occurred and been underway for centuries. The Jewish diaspora, or nomadism, was a component of their culture. The pastoral Semitic origins of this patriarchal tribe and the tendency to wander in search of new pastures were deeply rooted in Jewish DNA. The Jewish people, divided into various families, were already scattered throughout the known world when some of their bands began to settle in Palestine, opposing and subjugating the indigenous farmers, those who had built the first cities of antiquity (remember the story of Jericho?).

This expansionist drive and the belief in a right, guaranteed by their God, to appropriate the property of others, along with the sectarian "distinction" that made the Jews different from all other peoples, allowed a right, a creed, to assert itself in their culture, placing the chosen people above all other human beings. I'm not making this up; just read the Bible and the Torah to realize it.

But this is beside the point... let's get back to the main topic. However, allow me one last consideration. For Jews, considering themselves members of a "single" culture, shared through genetic transmission, meant that the religious bond was strong enough to maintain a sense of nationhood and community, despite not living in the same land. And this is a key point. But this ancestral attachment to their ethnic roots is not yet the root cause of Zionism... Far from it! In fact, for true Jews, those born and raised according to tradition, Zionism is seen as a kind of deviance, a heresy. Just as were the Christian and Muslim heresies. Indeed, we know well that these two religions arose as variants of Judaism.

But what and who do I mean by "true Jews"? I don't mean to refer simplistically to those Orthodox Jews who folkloristically lament at the Wailing Wall; I am referring in general to the entire "gens" of Jewish origin, both before and after the "diaspora" (from 70 AD). They are the descendants of Jews scattered throughout the known world of antiquity, from Persia to Greece, from Egypt to Italy, and so on. But all these Jews—or rather, their descendants—are today a small minority of the international Jewish community.


In truth, many of these "original" Jews are today among the most ardent opponents of Zionism. And the reason is simple: Zionism arose from non-Jewish elements. Zionism arose in a racial context different from the Jewish one. Essentially, it is the result of a historical retaliation by "conversi" of Caucasian Turkmen origin and Zoroastrian faith, who embraced the "faith" of the Chosen People in the year 1000 AD (due to an unfortunate mistake by some rabbis who vouched for them). They did so simply for political expediency, for power reasons, and to maintain a distinction between the two "religious" blocs then vying for dominion over the land: Muslims and Christians.

These "conversi," an entire people, the Khazars, formed the Jewish component of Eastern Europe. The seeds of Zionism were planted with this feigned "conversion," even if the model was not yet clear. This became clear later thanks to preachers such as the Austro-Hungarian Theodor Herzl, today considered the founding father of Zionism. Herzl expounded his ideas in 1896 in the pamphlet "The Jewish State" and in 1897 organized the first World Zionist Congress in Basel, where he was elected president of the movement.

With its success, thanks in part to the support of English financial Freemasonry, Zionism appropriated the Jewish identity despite having nothing to do with the Semitic people. And as often happens, "the last shall be first," and the new adherents to the Zionist creed established themselves as self-holders of a purely "elective" Judaism, the most fanatical, also because they knew they had no real right to it and therefore earned it through reiterated zealotry and hatred both toward their original opponents, Christians and Muslims, and toward the original Jews.

The Zionists, who are actually spurious non-Semitic Jews, the successors of those Khazars who today comprise the ranks of bankers and financiers who direct world politics and the economy and who have usurped the title of "chosen people" to dominate, starting with Israel, the entire West...

Just to clarify...

Paolo D'Arpini - Committee for Lay Spirituality




lunedì 28 luglio 2025

Dieta alimentare e spiritualità laica...

 

Risultati immagini per ramana maharshi eating in the asharamam


Il saggio  Ramana Maharshi a chi gli chiedeva quale fosse il modo più semplice per “raggiungere” la consapevolezza di Sé (nel senso dell’autorealizzazione) consigliava l’autoindagine, attraverso l’interrogarsi “chi sono io”. E se qualcuno insisteva per avere delle norme esteriori di comportamento allora consigliava di assumere solo cibo “satvico” e in quantità moderata.

Il cibo “satvico” è in effetti la cosiddetta dieta vegetariana, quella più vicina all’alimentazione naturale dell’uomo. L’uomo è nato frugivoro, la sua conformazione anatomica è simile a quella degli altri frugivori: suini, scimmie antropomorfe, etc. Questi animali, come dovrebbe essere per l’uomo, si nutrono essenzialmente di semi, proteine vegetali, verdure, frutta, tuberi, latte materno, integrando il tutto – di tanto in tanto – con qualche altro prodotto di origine animale, come ad esempio il latte di altri mammiferi, piccole quantità di miele, uova e simili. Eccezionalmente e per scopi integrativi essi fanno anche uso di moderate quantità di pesce o carne. Ovviamente, nella dieta “satvica”, consigliata ai ricercatori spirituali, la carne non è compresa, poiché il cadavere, essendo un composto organico in putrefazione, è considerato un alimento “tamasico” (oscurante) per la mente. Tra l’altro gli animali sono considerati a tutti gli effetti muniti di “anima” e quindi visti come esseri spirituali simili all’uomo. Cibarsene è considerata perciò una forma di “cannibalismo”.

La filosofia dei Veda – scrive Steven Rosen nel suo illuminante libro Il vegetarianesimo e le religioni del mondo – riconosce appieno agli animali la capacità di raggiungere stati di spiritualità elevata. Si tratta di una tradizione religiosa che non promuove soltanto il vegetarismo, ma anche l’uguaglianza spirituale di tutti gli esseri viventi. Il vegetarismo in effetti non è altro che la conferma di questa consapevolezza: tutti gli esseri viventi sono spiritualmente uguali. Tra l’altro, nell’induismo vengono indicate anche altre ragioni per cui è necessario astenersi dall’ingerire cadaveri perché nell’atto di cibarsi dell’altrui carne si crea un legame karmico con la violenza e la morte.

Malgrado vi siano indicazioni di sacrifici cruenti da compiere una o due volte all’anno persino il Corano esalta la compassione e la misericordia di Allah — chiamato al-Raham, ovvero “l’infinitamente misericordioso” — nei confronti di tutti gli esseri da lui creati, senza eccezioni. Lo stesso profeta Maometto, che presumibilmente era vegetariano e amava gli animali, disse: «Chi è buono verso le creature di Dio è buono verso se stesso».

Per quanto riguarda l’Ebraismo, nella Genesi l’alimentazione prescritta all’uomo è chiaramente vegetariana: «Ecco vi do ogni vegetale che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto che produce seme: saranno il vostro cibo» (1, 29). E ancora nella Genesi si legge: «Non dovreste mangiare la carne, con la sua vita, che è il sangue». E infatti, secondo le leggende bibliche, il popolo d’Israele si mantenne vegetariano per dieci generazioni, da Adamo a Noè. Solo dopo che il diluvio universale ebbe distrutto tutta la vegetazione, si narra che Dio diede al “suo” popolo il permesso temporaneo di mangiare carne. Poi, per ristabilire l’alimentazione vegetariana, quando gli israeliti lasciarono l’Egitto, Dio fece cadere la manna, un alimento vegetale adatto a nutrirli durante il loro duro viaggio. Ma, poiché gli israeliti continuavano a chiedere con insistenza la carne, Dio gliela concesse, insieme però a una peste fatale che colpì tutti coloro che ne mangiarono.

Per quanto riguarda il Nuovo Testamento, e quindi il Cristianesimo, l’insegnamento di Gesù (nato di origine essena, una setta che praticava il vegetarismo) è stato a tal punto censurato nelle numerose traduzioni e revisioni dei Vangeli che sono quasi sparite le tracce della sua compassione e del suo completo amore per tutte le creature viventi, che si esprimevano anche nel non mangiare carne di alcun tipo, in armonia con la tradizione degli Esseni. In un “Vangelo secondo Giovanni” tramandato dagli Esseni e dalle Chiese cristiane d’Oriente ma rifiutato dalla Chiesa cattolica, si insegna l’assoluta nonviolenza nei confronti degli animali ed è vietato esplicitamente di mangiare carne: «Mangiate tutto ciò che si trova sulla tavola di Dio: i frutti degli alberi, i grani e le erbe dei campi, il latte degli animali ed il miele delle api. Ogni altro alimento è opera di Satana e conduce ai peccati, alle malattie e alla morte». I primi cristiani erano vegetariani. E lo furono anche i veri Padri della Chiesa, come san Giovanni Crisostomo, San Girolamo, Tertulliano, San Benedetto, Clemente, Eusebio, Plinio e molti altri.

Ma quando il Cristianesimo volle diventare la religione di Stato dell’Impero Romano, durante il concilio di Nicea vennero radicalmente alterati i documenti originali. I “correttori” nominati dalle autorità ecclesiastiche eliminarono dai vangeli qualsiasi riferimento al non mangiare carne: tradussero con il termine «carne», per ben diciannove volte, il termine greco originale «cibo” e scelsero la versione «dei pani e dei pesci” a quella, contemporanea a Cristo, del miracolo della «moltiplicazione dei pani e della frutta”. Ciononostante anche in seguito alcuni santi cristiani sono stati vegetariani. Basti pensare al più famoso di tutti, san Francesco, il quale, nel suo amore per tutte le creature viventi, si nutriva esclusivamente di pane, formaggio, verdure e acqua di fonte.

La compassione che sta alla base di ogni “fede” va ricercata interiormente, e mangiare carne, diceva Lev Tolstoi, «è immorale perché presuppone un’azione contraria al sentimento morale, quella di uccidere. Uccidendo, l’uomo cancella in se stesso le più alte capacità spirituali, l’amore e la compassione per le altre creature». Quindi, a che serve giustificare o preferire una religione all’altra? Sono le persone che fanno la differenza! Sono tutti quegli uomini e quelle donne “compassionevoli” che non si limitano a riti esteriori ma che nutrono compassione per se stessi e per tutte le altre creature. Insomma, ricapitolando, l’Induismo, l’Ebraismo, l’Islamismo e il Cristianesimo contengono di fondo lo stesso messaggio di compassione e nonviolenza, ricordo anche le parole del Buddha nel Dhammapada: «In futuro, alcuni sciocchi sosterranno che io ho dato il permesso di mangiare carne,e che io stesso ne ho mangiata, ma io non ho permesso a nessuno di mangiare carne, non lo permetterò ora, non lo permetterò in alcuna forma, in alcun modo e in alcun luogo».

Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica