giovedì 25 dicembre 2025

Gesù nel tempio di Gerusalemme e la moneta "impura"...

 

"Ogni tanto dalle "sacre" scritture traspare uno spiraglio di luce.." (G.V.)

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Qual era la moneta con la quale venivano riscosse le decime e versate le offerte nel Gran Tempio di Gerusalemme all’epoca di Cristo?

Secondo quanto stabilito dai sommi sacerdoti, in osservanza delle norme religiose giudaiche, queste non potevano essere pagate mediante le varie monete coniate dai popoli non-ebrei, in quanto considerate  impure.

Per ovviare al problema, naturalmente, e con il consenso (o su iniziativa?) delle autorità religiose medesime, si era ben pensato di offrire ai fedeli-pellegrini, un appropriato servizio di cambiavalute nell’area antistante il Tempio, previa, va da sé, appropriata percentuale sul cambio –più o meno adeguato- delle monete stesse.

Si era sempre alle solite: CAMBI DELLA MONETA E MURO DEL PIANTO, PIANTO SUL MURO, MURO DI PIANTO, PIANTO DI MURI, PIANGO SEMPRE DI PIU’ COSI’ CREDERAI A TUTTO QUELLO CHE TI METTO DA VEDERE… ECC.

Per MITEZZA o mansuetudine, non deve ritenersi un atteggiamento remissivo verso ogni provocazione, bensì il TERMINE MEDIO (non matematico) fra due opposte reazioni ad essa, in conformità alla sua definizione e circoscrizione come stabilita una volta per tutte da ARISTOTELE, (Ut ait Philosophus).

Essere miti non equivale a dover sopportare ogni cosa, compreso l’insopportabile, perché si cadrebbe nel vizio deleterio dell’indolenza, mentre lasciarsi prendere dall’ira per ogni sciocchezza, è ugualmente riprorevole, rappresentando l’eccesso opposto.

La virtù della MITEZZA consiste quindi nella capacità di assegnare il giusto valore a quei fatti che devono suscitare in noi una dovuta reazione di sdegno e di conseguenza un’ira che sarebbe disonorevole non provare.

Essere mite, corrisponde quindi all’avere il retto senso di adirarsi nelle situazioni che lo richiedono, e con i veri responsabili dei fatti che in quelle situazioni si determinano.

Alla luce di queste doverose premesse, andiamo ora ad analizzare l’episodio evangelico della CACCIATA DEI MERCANTI DAL TEMPIO OVVERO LA PURIFICAZIONE DEL TEMPIO, come riportato in Mc 11, 15-19; Mt 21, 12-17; Lc 19, 45-48; Gv 2, 12-25; nella versione più specifica nei dettagli che ne dà la mistica Maria Valtorta, nella sua complessa opera (Il Poema dell’Uomo-Dio), da considerare con attenzione e senza pregiudizi, fosse anche solamente per le osservazioni di carattere geografico e geologico del Medio Oriente antico nonché i riscontri storici ed archeologici in essa riportate, con una dovizia tale di particolari riscontrabili, da non poter certo essere attribuiti alle fantasie di una mente esaltata dal fanatismo.

Coloro i quali vorranno avere la bontà e la pazienza di leggere il brano fino in fondo, noteranno come l’autrice descriva lucidamente UNA BORSA NERA, OPERAZIONI DI STROZZINAGGIO, INTERESSI, USURA E USURAI, TRUFFA, INGANNO, VIOLENZA (E RAZZISMO INTER-RAZZIALE CONTRO I NON-GIUDEI i.e. CONTRO I GALILEI, tanto per rammentare i loro VIZI ORIGINALI a tutti quelli della loro razza che esercitano l’arte del FRIGNAMENTO ANTIRAZZISTA per mestiere da… sempre)

53. La cacciata dei mercanti dal Tempio. Gv 2, 12-25

Vedo Gesù che entra con Pietro, Andrea, Giovanni e Giacomo, Filippo e Bartolomeo, nel recinto del Tempio. Vi è grandissima folla entro e fuori di esso. Pellegrini che giungono a frotte da ogni parte della città.

Dall'alto del colle, su cui il Tempio è costruito, si vedono le vie cittadine, strette e contorte, formicolare di gente. Pare che fra il bianco crudo delle case si sia steso un nastro semovente dai mille colori. Si, la città ha l'aspetto di un bizzarro giocattolo, fatto di nastri variopinti fra due fili bianchi e tutti convergenti al punto dove splendono le cupole della Casa del Signore. Nell'interno poi è... una vera fiera. Ogni raccoglimento di luogo sacro è annullato. Chi corre e chi chiama, chi contratta gli agnelli e urla e maledice per il prezzo esoso, chi spinge le povere bestie belanti nei recinti (sono rudimentali divisioni di corde o di pioli, al cui ingresso sta il mercante, o proprietario che sia, in attesa dei compratori). Legnate, belati, bestemmie, richiami, insulti ai garzoni non solleciti nelle operazioni di adunata e di cernita delle bestie e ai compratori che lesinano sul prezzo o che se ne vanno, maggiori insulti a quelli che, previdenti, hanno portato, di loro, l'agnello.

Intorno ai banchi dei cambiavalute, altro vocio. Si capisce che, non so se in ogni momento o in questo pasquale, si capisce che il Tempio funzionava da... Borsa, e borsa nera. Il valore delle monete non era fisso.

Vi era quello legale, di certo vi sarà stato, ma i cambiavalute ne imponevano un altro, appropriandosi di un tanto, messo a capriccio, per il cambio delle monete. E le assicuro che non scherzavano nelle operazioni di strozzinaggio!... Più uno era povero e veniva da lontano, e più era pelato. I vecchi più dei giovani, quelli provenienti da oltre Palestina più dei vecchi.

Dei poveri vecchierelli guardavano e riguardavano il loro peculio, messo da parte con chissà che fatica in tutta l'annata, se lo levavano e se lo rimettevano in seno cento volte, girando dall'uno all'altro cambiavalute, e finivano magari per tornare dal primo, che si vendicava della loro iniziale diserzione aumentando l'aggio del

cambio... e le grosse monete lasciavano, tra dei sospiri, le mani del proprietario e passavano fra le grinfie dell'usuraio e venivano mutate in monete più spicciole. Poi altra tragedia di scelte, di conti e di sospiri davanti ai venditori di agnelli, i quali, ai vecchietti mezzi ciechi, appioppavano gli agnelli più grami.

Vedo tornare due vecchietti, lui e lei, spingendo un povero agnelletto che deve esser stato trovato difettoso dai sacrificatori. Pianti, suppliche, mali garbi, parolacce si incrociano senza che il venditore si commuova.

«Per quello che volete spendere, galilei, è fin troppo bello quanto vi ho dato. Andatevene! O aggiungete altri cinque denari per averne uno più bello».

«In nome di Dio! Siamo poveri e vecchi! Vuoi impedirci di fare la Pasqua, che è l'ultima forse? Non ti basta quello che hai voluto per una piccola bestia?».

«Fate largo, lerciosi.» Viene a me Giuseppe l'Anziano. Mi onora della sua preferenza. «Dio sia con te! Vieni, scegli!»

Entra nel recinto, e prende un magnifico agnello, quello che è chiamato Giuseppe l'Anziano, ossia il d'Arimatea. Passa pomposo nelle vesti e superbo, senza guardare i poverelli gementi alla porta, anzi all'apertura del recinto. Li urta quasi, specie quando esce coll'agnello grasso e belante. Ma anche Gesù è ormai vicino. Anche Lui ha fatto il suo acquisto, e Pietro, che probabilmente ha contrattato per Lui, si tira dietro un agnello discreto. Pietro vorrebbe andare subito verso il luogo dove si sacrifica. Ma Gesù piega a destra, verso i due vecchietti sgomenti, piangenti, ndecisi, che la folla urta e il venditore insulta.

Gesù, tanto alto da avere il capo dei due nonnetti all'altezza del cuore, pone una mano sulla spalla della donna e chiede:

«Perché piangi, donna?».

La vecchietta si volge e vede questo giovane alto, solenne nel suo bell'abito bianco e nel mantello pure di neve, tutto nuovo e mondo. Lo deve scambiare per un dottore sia per la veste che per l'aspetto e, stupita perché dottori e sacerdoti non fanno caso alla gente né tutelano i poveri contro l'esosità dei mercanti, dice le ragioni del loro pianto. Gesù si rivolge all'uomo degli agnelli:

«Cambia questo anello a questi fedeli. Non è degno dell'altare, come non è degno che tu ti approfitti di due vecchierelli perché deboli e indifesi».

«E Tu chi sei?».

«Un giusto».

«La tua parlata e quella dei compagni ti dicono galileo. Può esser mai in Galilea un giusto?».

«Fa' quello che ti dico e sii giusto tu».

«Udite! Udite il galileo difensore dei suoi pari! Egli vuole insegnare a noi del Tempio!». L'uomo ride e beffeggia, contraffacendo la cadenza galilea, che è più cantante e più ricca di dolcezza della giudiaca, almeno così mi pare.

Della gente si fa intorno, e altri mercanti e cambiavalute prendono le difese del consocio contro Gesù. Fra i presenti vi sono due o tre rabbini ironici. Uno di questi chiede:

«Sei Tu dottore?» in un modo tale da far perdere la pazienza a Giobbe.

«Lo hai detto».

«Che insegni?».

«Questo insegno: a rendere la Casa di Dio casa di orazione e non un posto d'usura e di mercato. Questo insegno».

Gesù è terribile. Pare l'arcangelo posto sulla soglia del Paradiso perduto. Non ha spada fiammeggiante fra le mani, ma ha i raggi negli occhi, e fulmina derisori e sacrileghi. In mano non ha nulla. Solo la sua santa ira. E con questa, camminando veloce e imponente fra banco e banco, sparpaglia le monete così meticolosamente

allineate per qualità, ribalta tavoli e tavolini, e tutto cade con fracasso al suolo fra un gran rumore di metalli rimbalzanti e di legni percossi e grida di ira, di sgomento e di approvazione. Poi, strappate di mano, a dei garzoni dei bestiai, delle funi con cui essi tenevano a posto bovi, pecore e agnelli, ne fa una sferza ben dura,

in cui i nodi per formare i lacci scorsoi divengono flagelli, e l'alza e la rotea e l'abbassa, senza pietà. Sì, le assicuro: senza pietà.

La impensata grandine percuote teste e schiene. I fedeli si scansano ammirando la scena; i colpevoli, inseguiti fino alla cinta esterna, se la dànno a gambe lasciando per terra denaro e indietro bestie e bestiole in un grande arruffio di gambe, di corna, di ali; chi corre, chi vola via; e muggiti, belati, scruccolii di colombe e

tortore, insieme a risate e urla di fedeli dietro agli strozzini in fuga, soverchiano persino il lamentoso coro degli agnelli, sgozzati in un altro cortile di certo.

Accorrono sacerdoti insieme a rabbini e farisei. Gesù è ancora in mezzo al cortile, di ritorno dal suo inseguimento. La sferza è ancora nella sua mano.

«Chi sei? Come ti permetti fare questo, turbando le cerimonie prescritte? Da quale scuola provieni? Noi non ti conosciamo, né sappiamo chi sei».

«Io sono Colui che posso. Tutto Io posso. Disfate pure questo Tempio vero ed Io lo risorgerò per dar lode a Dio. Non Io turbo la santità della Casa di Dio e delle cerimonie, ma voi la turbate permettendo che la sua dimora divenga sede agli usurai e ai mercanti. La mia scuola è la scuola di Dio. La stessa che ebbe tutto Israele per bocca dell'Eterno parlante a Mosè. Non mi conoscete? Mi conoscerete. Non sapete da dove Io vengo? Lo saprete».

E, volgendosi al popolo senza più curarsi dei sacerdoti, alto nell'abito bianco, col mantello aperto e fluente dietro le spalle, a braccia aperte come un oratore nel più vivo della sua orazione, dice:

«Udite, voi di Israele! Nel Deuteronomio è detto: (Deuteronomio 16, 18-20; 18, 1-2; 23, 20-21) "Tu costituirai dei giudici e dei magistrati a tutte le porte... ed essi giudicheranno il popolo con giustizia, senza propendere da nessuna parte. Tu non avrai riguardi personali, non accetterai donativi, perché i donativi accecano gli occhi dei savi ed alterano le parole dei giusti. Con giustizia seguirai ciò che è giusto per vivere e possedere la terra che il Signore Iddio tuo ti avrà data". Udite, o voi di Israele! Nel Deuteronomio è detto: "I sacerdoti e i leviti e tutti quelli della tribù di Levi non avranno parte né eredità col resto di Israele, perché devono vivere coi sacrifizi del Signore e colle offerte che a Lui sono fatte; nulla avranno tra i possessi dei loro fratelli, perché il Signore è la loro eredità". Udite, o voi di Israele! Nel Deuteronomio è detto: " Non presterai ad interesse al tuo fratello né denaro, né grano, né qualsiasi altra cosa. Potrai prestare ad interesse allo straniero; al tuo fratello, invece, presterai senza interesse quello che gli bisogna".

Questo ha detto il Signore.

Ora voi vedete che senza giustizia verso il povero si siede in Israele. Non nel giusto, ma nel forte si propende, ed esser povero, esser popolo, vuol dire esser oppresso. Come può il popolo dire: "Chi ci giudica è giusto" se vede che solo i potenti sono ispettati e ascoltati, mentre il povero non ha chi lo ascolti? Come può il popolo rispettare il Signore, se vede che non lo rispettano coloro che più dovrebbero farlo? È rispetto al

Signore la violazione del suo comando? E perché allora i sacerdoti in Israele hanno possessi e accettano donativi da pubblicani e peccatori, i quali così fanno per aver benigni i sacerdoti, così come questi fanno per aver ricco scrigno?

Dio è l'eredità dei suoi sacerdoti. Per essi, Egli, il Padre di Israele, è più che mai Padre e provvede al cibo come è giusto. Ma non più di quanto sia giusto. Non ha promesso ai suoi servi del Santuario borsa e possessi. Nell'eternità avranno il Cielo per la loro giustizia, come lo avranno Mosè e Elia e Giacobbe e Abramo, ma su

questa terra non devono avere che veste di lino e diadema di incorruttibile oro: purezza e carità; e che il corpo sia servo allo spirito che è servo del Dio vero, e non sia il corpo colui che è signore sullo spirito e contro Dio.

M'è stato chiesto con quale autorità Io faccio questo. Ed essi con quale autorità profanano il comando di Dio e all'ombra delle sacre mura permettono usura contro i fratelli di Israele, venuti per ubbidire al comando divino? M'è stato chiesto da quale scuola Io provengo, ed ho risposto: " Dalla scuola di Dio ". Si, Israele. Io vengo e ti riporto a questa scuola santa e immutabile.

Chi vuol conoscere la Luce, la Verità, la Vita, chi vuole risentire la Voce di Dio parlante al suo popolo, a Me venga. Avete seguito Mosè attraverso i deserti, o voi di Israele. Seguitemi, ché Io vi porto, attraverso a ben più tristo deserto, incontro alla vera Terra beata. Per mare aperto al comando di Dio, ad essa vi traggo.

Alzando il mio Segno, da ogni male vi guarisco. L'ora della Grazia è venuta. L'hanno attesa i Patriarchi e sono morti nell'attenderla. L'hanno predetta i Profeti e sono morti con questa speranza. L'hanno sognata i giusti e sono morti confortati da questo sogno. Ora è sorta. Venite. "

Il Signore sta per giudicare il suo popolo e per fare misericordia ai suoi servi ", come ha promesso per bocca di Mosè».

La gente, assiepata intorno a Gesù, è rimasta a bocca aperta ad ascoltarlo. Poi commenta le parole del nuovo Rabbi e interroga i suoi compagni.

Gesù si avvia verso un altro cortile, separato da questo da un porticato. Gli amici lo seguono e la visione ha fine.

G. Bonconte Montefeltro - montefeltro@hotmail.it 



mercoledì 24 dicembre 2025

"Shaktipat, il risveglio di Kundalini.."

 


La divina energia (Shakti) una volta risvegliata lavora incessantemente e permanentemente nel discepolo. Questa è l'Energia che sempre cresce, che sempre più manifesta la sua gloria. Energia divina è solo un altro nome per Volontà divina. Così meravigliosa è questa Energia che è perfetta in ogni sua parte come nella sua interezza. Una volta che la Coscienza è stata risvegliata gli effetti della Grazia si manifestano sino al compimento finale della totale liberazione." (Swami Muktananda in risposta alla domanda: l'effetto di Shaktipat è temporaneo o permanente?)

Le notizie qui riportate sono informazioni pratiche, sicuramente utili... Ad esempio per gente come me che non sapeva nulla di risveglio della Coscienza.  Durante il mio primo soggiorno a Ganeshpuri, nell'estate del 1973, sperimentai il "risveglio della Kundalini" alla presenza del mio Guru, a volte credevo di impazzire, per il tipo di esperienze che avevo giornalmente..  

Era importante sapere, anche intellettualmente e psicologicamente, cosa stesse accadendo dentro di me... Per fortuna potei leggere il libro di Muktananda che parlava delle sue esperienze durante il processo di risveglio,  da lui vissuto con il suo Guru Nityananda,  e questo fu un grande aiuto. Più avanti, tornato in Italia, feci una traduzione completa del suo libro, che però in Italia fu pubblicato in una versione diversa dalle Edizioni Mediterranee (Il Gioco della Coscienza). 

Di seguito ho inserito un breve stralcio di un altro testo, Satsang with Baba,  con domande e risposte  sui risvolti spirituali del risveglio di Kundalini.

Paolo  D'Arpini



Domanda (Mrs. Salunkhe): Cosa si può fare per essere meritevoli di ricevere Shaktipat? E come fa una persona a sapere quando l'ha ricevuta?

Risposta (Baba Muktananda): Per ricevere Shaktipat uno deve avere la necessaria qualificazione. Dopo tutto cos'è Shaktipat? Per molta gente questa parola risulta strana. Shaktipat è Grazia, la trasmissione della Grazia divina. Shaktipat, Grazia divina e Favore del Maestro sono sinonimi. Per lo Shaktipat uno deve essere maturo per la Grazia divina. Per ricevere il Favore del Maestro innanzitutto uno studente deve rilasciare la sua propria grazia sul Maestro.

Il Favore del Maestro ovviamente scenderà naturalmente, spontaneamente, sul discepolo. Ma allo stesso tempo il Maestro ha bisogno della grazia del discepolo, in forma di maturità per lo Shaktipat.

Non devi domandare per sapere se hai ricevuto la Grazia o no. Quando prendi un raffreddore te ne accorgi da sola senza dover domandare a nessuno, osservando i cambiamenti che avvengono nel tuo corpo. Se ti ammali di dissenteria o qualche altra forma di indigestione, lo sai direttamente da te. Se litighi con qualcuno, guardando le tue reazioni mentali comprendi subito che la mente è diventata inquieta, che la lite ti ha lasciato in uno stato confusionale e disturbato.

Allo stesso modo, dopo aver ricevuto Shaktipat, alcune cose avvengono al tuo interno. Osservandoti  puoi capire da te che sei stata benedetta dalla Shakti. Il momento che la grazia penetra in un discepolo egli si sente completamente rinnovato. Kriya yogiche e movimenti interiori iniziano a manifestarsi da soli. Questi movimenti possono essere fisici o mentali, esterni od interni.

Come risultato dello Shaktipat due di queste cose possono avvenire. O entri in una condizione di meditazione profonda, uno stato di totale assorbimento, o la mente diviene talmente disturbata come non lo è mai stata prima, e tu cominci a chiederti cosa mai è successo...

Dopo che la Shakti si è risvegliata, ogni giorno nuove esperienze iniziano a manifestarsi automaticamente, ed in breve tu puoi affermare che la tua vita è trasformata completamente. Uno yogi ottiene la liberazione dopo aver ricevuto Shaktipat. Prima di Shaktipat uno dipende dagli altri. Per apprendere un semplice pranayama devi andare da un maestro. Per una ordinaria meditazione ancora devi contare su qualche tecnica o su qualche insegnante. Ma dopo Shaktipat l'energia (Shakti) lavora liberamente al tuo interno e non devi più andare in giro per imparare tecniche da diversi istruttori, poiché varie forme di pranayama etc. avvengono da sé e la meditazione segue spontaneamente.

Dopo il risveglio della Shakti un cercatore è in grado di sperimentare differenti stati, visitare diversi mondi sottili, come il paradiso, l'inferno, il mondo dei morti e quello degli antenati, e tutti gli altri mondi mentali di cui parlano le scritture. Tu puoi avere strane visioni nello stato di veglia, nel sogno, o nel tandra meditativo (stato fra il sogno e la meditazione). Queste visioni rivestono grande importanza e sono molto utili alla comprensione della mente. Dopo aver ottenuto il risveglio della Shakti il cercatore deve conservarla amorevolmente, con riverenza, facendo di tutto per mantenerla attiva dentro di sé.

Swami Muktananda – Satsang with Baba – 30 giugno 1972



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Commento di Caterina Regazzi: 

 “Bellissimo avere un risveglio della coscienza senza sapere nulla del risveglio della coscienza! Se fosse sempre così! Ora con tutto questo parlarne (a volte leggo con un misto di divertimento, curiosità e scetticismo su FB botta e risposta su risveglio, risvegliati e autocompiacimento del proprio stato di "consapevolezza avanzata"), secondo me e per me faccio fatica a togliermi dalla mente il condizionamento alla ricerca, all'esame del percorso, mentre il percorso si dovrebbe srotolare come una matassa ben arrotolata e non come una matassa ingarbugliata, e poi c'è chi alza la propria bandiera e dice: "questo percorso è meglio di questo, è più serio, è più profondo, ecc. ecc." L'attenzione, l'auto-osservazione rischiano di essere sviate, condizionate da questa pletora di situazioni, parole...”

  1. In risposta a Caterina Regazzi (ed a chi è interessato):

    Oggi pensavo a te ed al "dubbio" che può colpire qualsiasi persona riguardo al risveglio della Coscienza. Ci si chiede "può avvenire tale risveglio anche senza aver incontrato un Maestro come Muktananda?".

    Il fatto è che la Coscienza è la nostra vera natura non ci viene impartita da un maestro o da chi che sia. Risvegliarsi alla Coscienza è un fatto di "maturazione" avviene spontaneamente, indipendentemente dalle condizioni esterne,  al momento opportuno. Il risveglio della Coscienza è qualcosa che assomiglia ad una scelta: tu sei quella coscienza ma devi accettarlo. Non è propriamente come la scelta della pasticchetta blu o rossa di Matrix... ma l'analogia può calzare (fino ad un certo punto).

    Insomma il momento che la Coscienza prepotentemente chiama attenzione e ispira la mente a "prendere coscienza" della sua reale natura il risveglio avviene da sé. A questo proposito mi sovviene un dialogo fra Ramana Maharshi ed un suo devoto. Ramana istruiva i cercatori a non domandarsi come fare per annichilire la mente (l'ego) ma scendere in profondità in se stessi cercando la radice della mente. Qualcuno obiettò "ma come può farsi ciò senza l'intervento della stessa mente che si interroga?" Al che Ramana rispose, "è ovvio che è la mente che compie questo processo d'indagine su se stessa, infatti si dice che la realizzazione non è possibile senza l'aiuto della mente, ma scendendo in profondità alla ricerca dell'origine della mente si scopre che essa non esiste affatto. Esiste solo il Sé, la pura Coscienza"... (P.D'A.)

domenica 21 dicembre 2025

Simboli religiosi. A che servono?

 


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La mia lunga permanenza in India, luogo di profonda spiritualità e di sincretismo religioso, mi ha insegnato che non è necessario e nemmeno utile esporre nei pubblici uffici qualsivoglia simbolo religioso. Infatti per un rispetto delle pari opportunità e comunque di tutte le minoranze religiose presenti nel sub-continente, nelle aule scolastiche o nei luoghi pubblici non vengono esposti i simboli dei credo presenti nel sub-continente, che siano essi induisti, musulmani, buddisti, jainisti, cristiani, etc. Tali simboli eventualmente sono esposti solo nelle scuole gestite da enti religiosi, magari sotto forma di statue dei fondatori. Nelle aule pubbliche non ci sono immagini, se non quelle ufficiali dei Padri della Patria, come Gandhi, o del presidente della Repubblica.

Non così in Italia, nelle scuole e nei tribunali, in cui  viene esposto il crocifisso, ignorando la regola non scritta di una pari opportunità…

In ambito religioso, come altrove detto, l’idea sincretica sarebbe la più laica… e questa idea era presente anche a Roma ed in tutti i Paesi del vecchio continente,  essa è l’unica forma di pensiero che garantisce pari dignità ad ogni credo religioso o ateo, considerandolo parte del patrimonio morale e filosofico dell’umanità.

La laicità dello Stato, sancita nella Costituzione, dovrebbe essere garantita dal governo della nazione in forma più sincretica e liberale… Purtroppo  in Italia non siamo ancora giunti ad un vero affrancamento dalla dominanza del vaticano…

Vorrei qui aggiungere un’altra “ragione sporca”, oltre a quella religiosa, che impone all’Italia la sudditanza al vaticano. Tale ragione è sia politica (per la continua ingerenza delle gerarchie vaticane nelle decisioni governative dello Stato) che economica…

Sì avete letto bene… Nel mondo esistono due poteri finanziari molto forti, il primo è rappresentato dalle banche centrali mondiali rette da banchieri sionisti ed il secondo è lo IOR del vaticano, questi due poteri sono in lotta antagonista per accaparrarsi il dominio del mondo… Dagli ultimi dati si rileva che  stanno vincendo i potentati di Sion… ma il vaticano controlla ancora (almeno in parte) i Paesi di matrice cattolica, come appunto l’Italia, e sapete perché?...

Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica


venerdì 19 dicembre 2025

Il vero sincretismo necessario...

 


In ambito spirituale l’idea sincretica sarebbe la più laica… e questa idea era presente anche a Roma ed in tutti i Paesi del vecchio continente euro/asiatico, almeno sino al sopravvento dei culti monolatrici oggi dominanti, essa è l’unica forma di pensiero che garantisce pari dignità ad ogni filosofia spirituale  o atea, considerandola parte del patrimonio morale e culturale dell’umanità.

Purtroppo  in Italia non siamo ancora giunti ad un affrancamento dalla dominanza religiosa… Anzi alla dominanza cristiana si è affiancata quella musulmana ed oggi assistiamo ad una gara per la supremazia,  con lo stato che cerca di salvare capra e cavoli cancellando consolidate tradizioni popolari, come quella del presepe realizzato nelle scuole, favorendo allo stesso tempo "feste" halal o kosher, con sgozzamento di animali senza stordimento.

Vorrei qui aggiungere  qualche altra “ragione sporca” che impone all’Italia la sudditanza alle religioni monolatriche. Le motivazioni sono  diverse e pesano sulle scelte  di ogni compagine di centro, di destra o di sinistra che sia…

Sì avete letto bene…

In primis c'è la  sudditanza all'ebraismo sionista, che  ha ragioni economiche e di supremazia razziale, poiché le grandi banche ed i potentati finanziari sono retti da sionisti, poi c'è l'ossequio tradizionale nei confronti del vaticano, anch'esso dotato di vasti possedimenti immobiliari e depositi aurei,  nonché a causa del controllo papale esercitato su  numerosi credenti (malgrado le continue defezioni di fedeli delusi  i cattolici mantengono un certo peso politico). Infine in questi ultimi anni si è aggiunto il potere musulmano soprattutto in  ambito definito "democratico", a causa della  politica favorevole all'immigrazione, alla costruzione di nuove moschee  ed alla "sostituzione" dei cittadini (per il calo della popolazione autoctona e per il vistoso calo dei voti popolari in quell'area).  

Insomma se prima i laici dovevano contrastare solo lo strapotere ecclesiastico cattolico, oggi sono attaccati da più parti, dall'evangelismo  sionista ed americano, dal vaticano e dall'imam musulmano.  Tra l'altro questi tre ceppi minacciano una "fusione" falsamente definita "sincretica" poiché comprende solo i credo di matrice monoteista (ebraismo, cristianesimo ed islam) ma non altre filosofie non teiste, come il Buddismo, Taoismo, Advaita, etc.), funzionale all'affermazione di un NWO sia politico economico che finto-religioso.

Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica



lunedì 15 dicembre 2025

Karma. Azione e legge di causa ed effetto...

 

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…nel nostro mondo di manifestazione esiste la legge del Karma… E tutto
quello che (ci) accade dipende da questa legge… Una persona fa (dice,
o pensa) una certa cosa e questo fatto mette in moto tutta una serie
di eventi e circostanze in linea con quella azione… Se l’azione è
buona crea effetti buoni, se invece è meno buona, ovviamente creerà
effetti spiacevoli. Il punto è che noi non abbiamo il controllo dei
nostri pensieri (e neanche delle parole e delle azioni…).

Così, questi pensieri sottili ci fregano e fanno originare quei fatti
spiacevoli (e purtroppo, noi non ne siamo consapevoli perché spesso
avvengono a distanza di tempo e spazio e non sempre a riguardo delle
stesse persone, (cioè, se uno ha un pensiero di rabbia, di invidia o
di qualunque altro tipo emotivo verso una data persona, è possibile
che a distanza di tempo (anche anni…) e in luoghi diversi quei
pensieri mi si ritorcano contro, con una energia negativa attivata
dalla risposta karmica, e potrà accadere che altre persone cercheranno
di farmi del male…

Tutto questo dipende soprattutto dalla nostra mente ignorante che NON
RICONOSCE IL VERO MODO DI ESSERE DEI FENOMENI, e quindi, CREDENDOCI
CIECAMENTE, li rende REALI e pertanto ci fa subire gli effetti di
questa nostra adesione e cieca credenza alla loro presunta realtà… Ci
vogliono ANNI di pratica meditativa profonda, a fianco di un vero
insegnante del vero Dharma, per capire tutto questo e darci
l’opportunità di far smettere di generare quel tipo di karma. Ed
inoltre, devi sapere che LE PREGHIERE SERVONO A POCO, nel senso che
fintanto che non si arriva alla vera Comprensione di come stanno
veramente le cose, anche le nostre preghiere o recite di mantra,
vengono espresse in modo dualistico, con la speranza che qualche
entità divina (purtroppo, non-reale neanche essa…), ci venga in aiuto
e in soccorso.

Perciò, ora sai… e dunque al momento il miglior consiglio che posso
darti è di distaccarti da questi tuoi pensieri che ti fanno credere a
quel fastidioso fatto… Cerca di evitare di rimuginarci sopra… Manda
via ogni tua interpretazione personale, e lascia cadere la cosa,
vedrai che in breve tempo quella cosa svanirà dalla tua mente e non ti
tormenterà più, perché l’effetto karmico si sgretolerà e passerà (come
d’altronde tutte le cose…). La tua arma in questo momento deve essere
la pazienza.

Nel Chan noi la chiamiamo ‘anupatthikadharmakshanti’, ed essa
significa “La paziente sopportazione dell’Increato – cioè di ciò che
non esiste in modo reale). Così, devi sopportare che la cosa passi,
lascia passare questo momento, NON REAGIRE e lasciala andare. Se tu la
dimenticherai essa non avrà più vera esistenza…

Alberto Mengoni - Centro Nirvana


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venerdì 28 novembre 2025

Il succo del bioregionalismo: "Solve et coagula" - Ovvero come integrare le differenze e riconoscersi nella stessa Unità...

 


…non tutti la pensiamo allo stesso identico modo e magari pur avendo idee simili le mettiamo in pratica in modi diversi. Pur dichiarandoci ecologisti, vegetariani, spiritualisti, etc. talvolta -anzi spesso- troviamo motivi di disaccordo anche fra noi. 
Tempo fa parlando con una amica del più e del meno siamo andati a toccare il tema del bioregionalismo e le ho raccontato di come partendo dalla stessa idea i fautori di questa "filosofia attiva" siano poi andati disperdendosi in varie compagini, talvolta anche antagoniste fra loro e lo spezzettamento ancora è in atto. "Da parte mia -le ho detto- cerco di seguire il sistema alchemico del “solve et coagula”, cercando di mantenere rapporti decenti  e dialogo con tutti.".
Questo atteggiamento non viene però sempre apprezzato, c’è qualcuno che mi chiede una maggiore coerenza e adesione all’idea “pura” e “dura”. Che posso farci… sono nato per stare nella via di mezzo, nel possibile. Anche perché sciogliere i nodi si può solo se ci si mette attenzione e santa pazienza. D’altronde se non si riesce a convivere con persone che almeno hanno qualcosa in comune con noi come potremo sperare di accettare il resto del mondo? In varie occasioni ho subito però critiche virulente per il mio atteggiamento, critiche che -dal mio punto di vista- sono ingiustificate.
Ad esempio sul mio diario "Il Giornaletto di Saul" in cui pubblico generi diversi di notizie (a volte anche controverse),  mi limito a fare qualche commentino e a dare qualche rispostina o resto in silenzio, operando come l’acqua -che scorre dove l’ostacolo è minore. Spesso, col tempo, ho notato che i toni tendono ad ammorbidirsi ed anche la comprensione reciproca aumenta…
Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana
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"Bravo Paolo, anche se non ti conosco. Condivido quello che dici e condivido anche la dolce sprezzatura. Tra gli ecologisti emerge a volte un risentimento che sconfina nell'astio più malevolo... che uno si chiede ma che vogliono e chi si credono di essere. Alla larga da loro!

Il momento è propizio, conviene (e non è un programma politico), abbassare i toni per essere più "lenti, più dolci, più profondi" e molto altro, che potrebbe voler dire:

discrezione

tenere o essere prossimi alla fascia sociale più bassa

buona educazione

ironia

non sgomitare,

tolleranza,

rifiuto del tragico

decenza

sopportazione

sobrietà

praticare il rifiuto di ogni esibizione pubblica come nuovo piacere

orrore verso che alza la voce e tutto ciò che è sconveniente

passioni silenziose

autenticità

esperienze vere

porsi nel mondo ben decisi a non essere del mondo.

Diffidare di tutti quelli che vivono solo di lotta e di impegno, che spaccano in quattro le parole e le azioni degli altri, che hanno risposte a tutti le domande di senso, quelli che hanno soluzioni ai problemi, che agiscono, prendono decisioni, fanno programmi e piani d'azione anche in vista di una politica ecologica.

“No, questo no - diceva Gregory Bateson. - cercando di fare qualcosa non facciamo altro che aggravare la situazione. Bisogna aspettare, riflettere...”

Quale stato mentale permette di liberarsi dalla finalità cosciente per arrivare ad agire non agendo, come la natura?"

Un saluto, Roberto Papetti

domenica 23 novembre 2025

La carne non è cibo da uomini…

 


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Nella cultura occidentale il consumo di carne è stato associato alle figure di potere. Le abitudini alimentari indicano le differenze di classe ma anche di genere; infatti solitamente alle donne, considerate cittadine di seconda classe, sono assegnati cibi ritenuti inferiori dalla cultura dominante: verdure, frutta e cereali….

Il sessismo implicito nel consumo della carne è portatore di una mitologia che permea tutta la società occidentale: la carne è un cibo da uomini e mangiarla è un’attività maschile. Questo atteggiamento risale all’avvento del patriarcato ed alla conseguente utilizzazione di animali allevati per farne carne. Avvenne in seguito alla specializzazione di alcuni maschi che uscivano dal clan matrilineare per dedicarsi appunto alla transumanza nomade con gli armenti. Nel contempo la base alimentare presso il clan matriarcale continuava ad essere sostanzialmente composto da vegetali spontanei raccolti e dai prodotti delle prime forme agricole, essendo l’apporto di carne dato dalla caccia minimale e sporadico.

L’abitudine quindi di considerare l’uomo più “titolato” al consumo carneo, in quanto cacciatore od allevatore, è l’erronea comprensione sulla funzione di questi “transfughi” maschi, che dipendevano comunque dagli “scambi” con la produzione agricola portata avanti dalle donne in quanto la carne non potrebbe mai e poi mai sostituire i vegetali che sono assolutamente necessari per il metabolismo umano, pena l’insorgere di malattie tipo gotta, scorbuto, etc..

Oggigiorno con gli allevamenti industriali, e l’introduzione della carne in termini massicci nella dieta alimentare, la “ciccia” è diventata parte di un’economia di plusvalore e chi la controlla detiene un forte potere economico, sociale e politico.

Peggie Sand, una ricercatrice statunitense, ha messo in correlazione l’economia basata sul consumo di alimenti vegetali e potere femminile e l’economia basata sullo sfruttamento animale e potere maschile, notando che il consumo di carne è legato in maniera proporzionale allo status. In tal modo è stato appurato che nelle società in cui maggiore è lo sfruttamento animale più grave è la segregazione o la sperequazione sul lavoro, ovvero le donne lavorano più degli uomini e sono meno retribuite, inoltre debbono occuparsi della famiglia in cui vige la patrilinearità ed anche la religione ha caratteristiche patriarcali monoteiste. Al contrario nelle società in cui l’alimentazione è basata sui vegetali vige un diffuso egualitarismo: le donne infatti, pur avendo una posizione di maggior rispetto sociale, non abusano del loro potere per discriminare gli uomini.
La scrittrice Carol Adams ha ipotizzato in un suo libro, “La politica sessuale della carne”, che vi sia uno stretto legame tra la violenza sulle donne e quella sugli animali. Tale violenza essendo determinata dall’istituzionalizzazione della cultura patriarcale.

“Proprio come si elidono i cadaveri, nel linguaggio relativo alla carne, così nella descrizione della violenza culturale e sessuale le donne sono considerate referenti assenti. Ad esempio il termine “stupro” viene usato metaforicamente per indicare una violenza devastante. Attraverso questa funzione del referente assente, la società occidentale restituisce la realtà della violenza entro parametri “controllati”. Violenza sessuale e consumo di carne sono associate alla struttura del referente assente”.

Gli animali sono la base per la produzione della carne, eppure l’animale è assente quando lo si mangia, poiché esso viene considerato semplicemente “cibo”. Esso è assente anche perché nel linguaggio corrente viene rinominato il cadavere smembrato prima di consumarlo, si parla di: filetto, braciola, prosciutto, bistecca, salame, etc.

Tutti termini che non hanno un riferimento preciso con l’animale ucciso. Pertanto anche gli animali vivi, selvatici od allevati, sono referenti assenti nel concetto “carne” e conseguentemente si procede alla loro “cancellazione”. In quanto carne sono completamente assenti come animali, infatti si parla genericamente di carne di….

Il nesso fra la violenza sessuale e la macellazione è evidenziabile in alcuni esempi concreti. Andrea Workin afferma: “La pornografia rappresenta la donna come un pezzo di carne femminile..”. Mary Daly, riferendosi ai medici che praticano la lobotomia od il trapianto, usa il termine “macellai”. Ed altri ancora… che tralascio per carità “cristiana”…

L’oggettivazione fa sì che l’oppressore guardi all’altro come ad un semplice oggetto, per poter essere in grado di violarlo come nel caso dello stupro, in cui si nega alla donna la possibilità di dire no, lo stesso avviene nella macellazione che converte animali viventi in oggetti morti e cibo. Questo processo avviene attraverso lo smembramento brutale ed il consumo.

Ma attenzione c’è una contropartita da pagare per i consumatori di carne, l’allarme è stato lanciato da Richard Sharpe del centro di biologia riproduttiva di Edimburgo: “La capacità di essere fertili, da parte dei maschi, si è dimezzata del 50% a causa dell’incapacità di produrre spermatozoi. Non solo, questi spermatozoi presentano minori capacità di resistenza e maggiori mutazioni regressive”. Come dire che la specie umana si sta involvendo e regredendo anche in termini di intelligenza media, ma la cosa più preoccupante e significativa di questo processo di abbrutimento della società è che il precipitare delle azioni mascoline è strettamente legato all’inquinamento atmosferico e tecnologico e soprattutto al consumo smodato di carne, in seguito al tipo di alimentazione con cui gli animali d’allevamento sono obbligati con forte impiego di ormoni femminili e prodotti OGM nei mangimi.

In tal modo si rovescia completamente il binomio: virilità = consumo di carne.


Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana





sabato 22 novembre 2025

Tutti gli alberi sono sacri...


Olive di San Francesco a Treia


Fra le proposte fatte dal Circolo vegetariano VV.TT., andate a buon fine, ci fu quella di dichiarare “monumenti naturali” gli alberi centenari che crescono nella nostra penisola. Questa proposta, avanzata verso la fine degli anni ’80 del secolo scorso, fu poi ripresa dai Verdi e tramutata in "Giornata Nazionale degli Alberi" del 21 novembre. 

La comunione con gli alberi per noi bioregionalisti è sempre stata una necessità inderogabile. Proprio stanotte ho fatto un sogno sulla sofferenza degli alberi, che sono a tutti gli effetti esseri viventi, bistrattati, sfruttati e mal considerati dall’uomo… Anche gli alberi soffrono… come gli animali, e come noi umani, a causa del sistema industriale e  consumista che cancella ogni comunione con la natura e trasforma l’uomo in un demone divoratore, simile a quel mago Saruman che distruggeva gli alberi bruciandoli per trasformarli in demoni (Il Signore degli Anelli, libro II).

Ed è vero che gli alberi hanno un’anima. E’ stato dimostrato che persino una qualunque cellula è autonoma e possiede un sistema che ne regola l’equilibrio e la difesa, in potenza un principio di vita psichica. Esperimenti sui vegetali hanno dimostrato che le piante reagiscono a certi input e che possono sentire benessere, paura, dolore e inoltre che sono capaci di memorizzare. L’albero, col quale l’uomo in passato viveva in grande simbiosi, è stato preso a simbolo religioso dell’origine dell’universo (l’Albero della Vita).

Il primo cibo dell’uomo venne dagli alberi e questi esseri gentili, gli alberi, ancora donano diversi frutti, quelli freschi da mangiare a maturazione o da seccare e quelli indeiscenti nella loro buccia dura, come le noci e le nocchie, che essendo a lunga conservazione vengono consumate soprattutto durante l’inverno.

Nel nostro orticello di Treia anche noi abbiamo i nostri alberi sacri… 4 olivi abbastanza in buona salute, sperando che l’anno prossimo non siano attaccati dalla mosca, il bagolaro che sta ricrescendo, un corbezzolo, un marusticano… ed altri arbusti.

Paolo D’Arpini -  Rete Bioregionale Italiana




lunedì 10 novembre 2025

La sopravvivenza? E' un divertimento se sappiamo come prenderla....




Tutto molto divertente, se si considera che la crisi mondiale é nient’altro che un gioco di risiko o monopoli, basato sui pezzetti di carta, anche se le conseguenze possono essere disastrose per parecchi. 

A volte ci si identifica con il denaro sino al punto di credere che avere denaro o non averlo é ragione sufficiente per vivere o morire…

Per fortuna l’esistenza è fatta di cose semplici e tutto sommato accessibili a tutti i viventi: cibo, aria, acqua, soddisfazione dei bisogni fisiologici, riparo, socializzazione, procreazione…  Ma in questo momento storico la virtualizzazione ha raggiunto livelli altissimi di astrazione dal vissuto quotidiano e dalle reali necessità. 

La vita è diventata quasi un grande  ”game” alla Nirvana. Ma quando arriverà la Grande Crisi la dura realtà fatta di cose concrete spazzerà le nebbie dell’immaginario e del sogno ad occhi aperti.

Politica, finanza, potere, ricchezza… tutta immondizia più sporca di quella che si accumula nelle strade di Napoli, di Calcutta, del Cairo, di Buenos Aires,  di New York…. e persino del paesello sui monti.

Vengo al dunque, in questo momento si parla molto dell’imminente crollo  economico mondiale e di come poter risolvere i problemi della produzione energetica, funzionale al mantenimento della struttura tecnologica in cui la nostra civiltà sguazza e sprofonda. 

Sabbie mobili. Viviamo con la paura di sprofondare e siamo già con l’acqua alla gola, quindi tutto ciò che facciamo peggiora soltanto la situazione. Ed allora lasciamo che le cose vadano come debbono andare… proviamo a “galleggiare nella mota” se ci riesce…

Però mi voglio divertire a riepilogare, attraverso alcuni brevi stralci, gli elementi parossistici che contraddistinguono la situazione attuale: 
  
“Per mantenere questo livello di parassitismo in Italia la pressione fiscale ha ormai superato il 70%, la più alta in assoluto al mondo, così come siamo ai vertici mondiali della corruzione e dell’inefficienza della giustizia, e poi si pretenderebbe di attrarre investitori dall’estero e di disporre di credibilità nella collocazione dei titoli di stato, che sono carta straccia… (Claudio Martinotti)

“In un quadro come l’attuale le cose vanno molto a rilento. La nostra abilità dovrebbe consistere nel seguire con attenzione e col microscopio elettronico le mosse e le contromosse di tutti gli attori del quadro. Con le posizioni drastiche non si arriva a nulla. Vedi come si sono mossi i nostri “amici” ora che diventa sempre più impellente arrivare al dunque per l'autonomia energetica!” (Giorgio Vitali)

“Il termine “Giusto” merita ancora di far parte del vocabolario della lingua italiana? Sicuramente no!! E’ un termine che finirà nel dimenticatoio, in una cantina piena di ragnatele, dove forse potremo collocare tutta quella meravigliosa “storia” che ci rende gli abitanti di una “nazione” costruita, un tempo, su basi solide e “sacre” e ora “vittima” della “risatina” sarcastica di chi ha giocato con l’amicizia e la fiducia di “gente comune”, che sta serrando i pugni in una smorfia di dolore e rabbia!” (Antonella Pedicelli)

Insomma... La nostra civiltà è agli sgoccioli e possiamo aspettarci solo il crollo ignominioso e generale. Un tracollo annunciato e temuto e auspicato…  ed infatti da più parti si preconizza la fine del sistema  come evento liberatorio.



Non voglio far la parte del catastrofista ma vi consiglio di cominciare attivamente a trovare soluzioni alternative, basate sulla  personale conoscenza ed esperienza “pratica” di ognuno  per affrontare i rischi a venire. E buon divertimento nella “sopravvivenza”.

Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana




Commento ricevuto:

"...bello è il corpo della donna..  io stessa l'ho disegnato tante volte quando andavo all'accademia di belle arti c'erano modelle nude che posavano..ma oggi il corpo della donna è offeso e svenduto..  esibito e mercerizzato in ogni dove.. anche quando vengono vestite spesso in realtà sono "svestite" perché i vestiti che la moda propone per le donne.. sono solo ormai quello che serve a farla essere un oggetto ..in modo esplicito e anche volgare... perché la donna è una rosa... quello che è successo al sesso non mi và" cantava zucchero in una canzone.. infatti la bellezza della donna, il suo corpo, la sua femminilità sono ben altro da scoprire anche nella sua carnalità e nella fisicità delle forme". (Elena Pelliccia)