domenica 13 agosto 2023

L’inganno della illuminazione, conversazioni di Uppaluri Gopala Krishnamurti - The Deception of illumination by Uppaluri Gopala Krishnamurti




 Brani tratti dal volumetto "L’inganno della illuminazione, conversazioni di Uppaluri Gopala Krishnamurti".

“Tutto quello che fate rende impossibile l’esprimersi di quanto è già qui. Per questo io lo chiamo lo «stato naturale». Voi siete sempre in quello stato. Quello che impedisce a ciò che è già qui di esprimersi è proprio la ricerca. La ricerca va sempre nella direzione opposta, perciò tutto quello che considerate veramente profondo, tutto quello che considerate sacro, è una contaminazione di quella coscienza. Può non piacervi la parola «contaminazione», ma tutto quello che considerate sacro, santo e profondo è davvero una contaminazione. Così, non c’è niente da fare. Non dipende da voi. Non mi piace usare la parola «grazia», perché allora viene da chiedersi, «la grazia di chi?». Non si tratta di essere prescelti; capita, non so perché. Se mi fosse possibile, cercherei di aiutarvi. Ma questa è una cosa che non posso darvi, perché voi già l’avete. È ridicolo chiedere una cosa che già si possiede.
[…]
Non passo più il tempo a ricordare, preoccuparmi, concettualizzare e compiere tutte quelle cose mentali che la gente compie quando è da sola. La mia mente è soltanto occupata quando è necessario, ad esempio quando fare domande, o quando io devo sistemare il registratore o cose simili. Per il resto del tempo la mia mente si trova nello stato «disinnestato». Naturalmente adesso ho di nuovo la memoria – inizialmente era abolita, ora però è nuovamente presente – ma è come qualcosa che sta dietro, che viene in superficie solo quando è necessario, automaticamente. Quando non serve, non c’è nessuna mente, nessun pensiero, ma solo vita.
[…]
La coscienza è talmente pura che qualunque cosa facciate per purificarvi non fa altro che rendervi impuri. La coscienza deve sgorgare, per così dire: deve purgarsi da ogni traccia di santità e non-santità, da tutto quanto. Anche ciò che voi considerate «sacrosanto» è una contaminazione in quella coscienza. Non avviene attraverso una volontà da parte vostra; quando le barriere vengono distrutte, non attraverso uno sforzo da parte vostra, né per mezzo della vostra volontà, allora le chiuse si aprono e tutto scaturisce. […] Lo stato di coscienza separativo non funziona più; c’è sempre lo stato di coscienza unitario, e niente può toccarlo. Qualunque cosa può arrivare – un pensiero buono, cattivo, il numero di telefono di una prostituta di Londra… […] Quello che viene non ha nessuna importanza – buono, cattivo, sacro, profano. Chi può dire: «Questo è bene; questo è male»? – è tutto finito. Si è come ricondotti alla sorgente. Ci si ritrova in quello stato di coscienza puro, primordiale, che potete chiamare consapevolezza o come vi pare. In quello stato le cose accadono, ma non c’è nessuno che ne sia interessato, che presti loro attenzione. Vanno e vengono così, come lo scorrere delle acque del Gange: acqua di fogna si riversa in essa, corpi mezzi cremati, cose buone e cattive, tuttavia quell’acqua resta sempre pura” (pp. 10; 35-36; 46-48).

Ricordiamo solo che qui, quando U.G. Krishnamurti parla di “nessuna importanza”, vuole intendere quello che si voleva significare per esempio con il termine “indifferenza” nei testi stoici antichi. Ovvero non come – così è usata oggi questa parola – sinonimo di menefreghismo, di secco e freddo distacco dal mondo, ma come benevolente e accogliente apertura a tutto, egualmente a ciò che, ancora in una prospettiva dualistica, si ritiene bene o male, buono o cattivo, da accettare e da rifiutare. Indifferenza: cioè non fare differenza. Nessuna importanza: cioè a ogni cosa, evento, situazione la stessa somma importanza.
Tutto è sempre molto importante. (Gianfranco Bertagni)

U.G. (per gli amici)


English Text

“Everything you do makes it impossible for what is already here to express itself. This is why I call it the "natural state." You are always in that state. What prevents what is already here from expressing itself is research. The search always goes in the opposite direction, so anything you consider truly profound, anything you consider sacred, is a contamination of that consciousness. You may not like the word "defilement," but anything you consider sacred, holy, and profound is indeed a defilement. Thus, there is nothing to be done. It's not up to you. I don't like to use the word «grace», because then the question arises, «whose grace?». It's not about being chosen; it happens, I don't know why. If I could, I would try to help you. But this is something I cannot give you, because you already have it. It's ridiculous to ask for something you already have.

[…]

I no longer spend my time remembering, worrying, conceptualizing and doing all those mental things that people do when they are alone. My mind is only occupied when it is needed, like when asking questions, or when I have to fix the tape recorder or something like that. The rest of the time my mind is in the "unengaged" state. Of course now I have the memory again – initially it was abolished, but now it is present again – but it is like something behind, which only comes to the surface when necessary, automatically. When it is not needed, there is no mind, no thought, but only life.

[…]

Consciousness is so pure that whatever you do to purify yourself only makes you impure. Consciousness must well up, so to speak: it must purge itself of all traces of holiness and non-holiness, of everything. Even what you consider "sacrosanct" is a defilement in that consciousness. It is not through a will on your part; when the barriers are broken down, not through any effort on your part, nor by your will, then the floodgates open and everything flows forth. […] The separative state of consciousness no longer works; there is always the unitary state of consciousness, and nothing can touch it. Anything may come – a good thought, a bad one, a London prostitute's telephone number… […] What comes is of no importance – good, bad, sacred, profane. Who can say: «This is good; this is bad"? - it's all over. It is as if we were brought back to the source. You find yourself in that pure, primordial state of consciousness, which you can call awareness or whatever you like. In that state things happen, but there is no one who is interested in them, who pays attention to them. They come and go like this, like the flowing waters of the Ganges: sewage water pours into it, half cremated bodies, good and bad things, yet that water always remains pure” (pp. 10; 35-36; 46-48 ).

Let's just remember that here, when U.G. Krishnamurti speaks of "no importance", he means what was meant for example with the term "indifference" in the ancient Stoic texts. In other words, not as - as this word is used today - synonymous with indifference, dry and cold detachment from the world, but as a benevolent and welcoming openness to everything, equally to what, still in a dualistic perspective, is considered good or bad, good or bad, to accept and to reject. Indifference: that is, make no difference. No importance: that is, to every thing, event, situation the same supreme importance. Everything is always very important. (Gianfranco Bertagni)

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