sabato 18 giugno 2022

Il percorso è già la meta... - The path is already the goal



Quando ricevo un  intervento -sui temi della spiritualità laica  e dell'ecologia profonda-  mi rallegro molto, soprattutto  se esprime concetti integrativi e propositivi, rispetto a quanto da me espresso. Questo, secondo me è il vero atteggiamento in sintonia con l’Ecologia Profonda... Ovvero mai porsi in antagonismo bensì cercare di cucire e collegare i vari modi di pensiero, le varie esperienze ed azioni, affinché esse rientrino in un contesto unitario ed universale... Come di fatto è.

Dovete sapere che solitamente quando scrivo non sento mai, o quasi mai, l’impulso di affermare qualcosa di definitivo, di realmente corrispondente ad un mio sentire..  le mie sono  espressioni libere, pescate nell’umore del momento e valide al solo fine di poter raccontare una storia “sensata”. Insomma quel che dico è un raccontino, una descrizione di un sogno.. e  i sogni sono imponderabili e fantasiosi.. (salvo che non ci si metta Freud, la Smorfia o l’I Ching a dare una spiegazione)… 

Apparentemente adoro "l’idea" della scalata come simbolo verso la conoscenza.. (e questa è l’immagine che solitamente si da all'ascesa, in tutte le tradizioni spirituali), ma nella mia natura umana (e di conseguenza anche in quella spirituale) permane una fondamentale “pigrizia” (intesa in senso zen) verso l’agire per l’ottenimento di una conoscenza. Mi piace molto il detto Zen: “Seduto senza far nulla, viene la primavera e l’erba cresce da sé…”.

In verità il Sé è indescrivibile a parole, è aldilà dei sentimenti e delle emozioni, pur comprendendo sino al più piccolo movimento della coscienza.. Tutto comprende ma di nessuna cosa assume la forma. Il sé è il substrato perennemente presente che consente alle forme di manifestarsi. Ed in questo senso in “esso” non c’è preferenza non esiste scala di valori per cui il sé possa prediligere un discorso rispetto ad un altro. Non vi sono argomenti nobili e metafisici da preferire rispetto alla materialità ed alla contingenza empirica. Ogni cosa ha il suo valore ed il suo significato nella manifestazione che le è propria e confacente alla condizione vissuta. Perciò l’intensità e il senso di presenza che si sperimenta salendo su una vetta equivale al riposo contemplativo. Ad ognuno secondo le congeniali caratteristiche di ognuno.

Stasera stavo rileggendo una poesia sul Sé che un amico mi ha inviato ed intanto mi chiedo: c’è mai stato un momento in cui io non sia stato me stesso? Cos’è questo io che così fortemente sento e percepisco, questo io è la sola realtà che conosco, è coscienza assoluta e indivisibile. Tutto ciò che appare in questa coscienza, le immagini che io osservo, tutto ciò che si manifesta davanti all’io è un oggetto, questo corpo è un oggetto, questa mente è un oggetto, le forme variopinte del mondo sono solo oggetti... dell’io. Le qualità, le sensazioni, le attrazioni e repulsioni che appaiono nel campo della coscienza, che io sono, sono solo proiezioni come lo sono i sogni che appaiono al sognatore. Se io non sono chi è? Ma poi… come posso lontanamente immaginare separazione fra l’io e le proiezioni dell’io, tutto si risolve nella stessa realtà, unica ed indivisibile, inspiegabile perché non vi è nessuno a cui poterla spiegare…. Questo io sono in cui anche l’ipotetico altro riconosce come io sono….

Paolo D'Arpini




Testo inglese:

When I receive an intervention - on the themes of lay spirituality and deep ecology - I am very happy, especially if it expresses integrative and propositional concepts, compared to what I have expressed. This, in my opinion, is the true attitude in tune with the Deep Ecology. That is, never be in antagonism but try to sew and connect the various ways of thinking, the various experiences and actions, so that they fit into a unitary and universal context. As in fact it is.

You must know that usually when I write I never, or almost never, feel the urge to affirm something definitive, that really corresponds to my feelings ... mine are free expressions, fished in the mood of the moment and valid for the sole purpose of being able to tell a "sensible" story. In short, what I say is a story, a description of a dream .. and the dreams are imponderable and imaginative .. (unless Freud, the Grimace or the I Ching are put to give an explanation) ...

Apparently I love the "idea" of climbing as a symbol towards knowledge .. (and this is the image that usually is given to ascent, in all spiritual traditions), but in my human nature (and consequently also in that spiritual) there remains a fundamental "laziness" (understood in a Zen sense) towards acting to obtain knowledge. I really like the Zen saying: "Sitting without doing anything, spring comes and the grass grows by itself ...".

In truth, the Self is indescribable in words, it is beyond feelings and emotions, even though it understands even the smallest movement of consciousness. It understands everything but it does not take the form of anything. The self is the perpetually present substrate that allows forms to manifest. And in this sense, in "it" there is no preference, there is no scale of values ​​for which the self can prefer one discourse over another. There are no noble and metaphysical arguments to be preferred over materiality and empirical contingency. Everything has its value and its meaning in the manifestation that is proper to it and suited to the lived condition. Therefore the intensity and sense of presence that one experiences when climbing a peak is equivalent to contemplative rest. To each according to the congenial characteristics of each.

Tonight I was re-reading a poem about the Self sent by a friend of mine  and in the meantime I wonder: has there ever been a moment when I was not myself? What is this I that I feel and perceive so strongly, this I is the only reality I know, it is absolute and indivisible consciousness. Everything that appears in this consciousness, the images that I observe, everything that manifests itself in front of the ego is an object, this body is an object, this mind is an object, the multicolored shapes of the world are only objects. 'I. The qualities, sensations, attractions and repulsions that appear in the field of consciousness, which I am, are only projections as are the dreams that appear to the dreamer. If I'm not who is it? But then ... how can I remotely imagine the separation between the ego and the projections of the ego, everything is resolved in the same reality, unique and indivisible, inexplicable because there is no one to whom it can be explained .... This I am in which even the hypothetical other recognizes how I am ....

Paolo D'Arpini

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