lunedì 27 giugno 2022

La griglia psichica dei rapporti interpersonali... - The psychic grid of interpersonal relationships...



Spesso ho affermato che i diversi aspetti psichici da noi incarnati e le energie degli elementi che ci contraddistinguono formano una specie di “griglia” attraverso la quale noi riusciamo a percepire il mondo esterno e le situazioni sulla base della sintonia (od opposizione)  incontrata. E' come osservare l'ambiente che ci circonda guardando da una finestra, ciò che vediamo è limitato e circoscritto dalla  posizione  e dimensione della sua apertura.

Ove questa “griglia”,  il nostro modo percettivo,  non aderisce con le situazioni e le emozionalità diverse che ci giungono dagli altri automaticamente sentiamo una forma di repulsione. La nostra empatia ed antipatia  ed il genere dei rapporti che possono essere instaurati con le persone con le quali veniamo in contatto dipende solo dalla configurazione del filtro interiore delle predisposizioni innate. Ma, allo stesso tempo, la comprensione che ogni aspetto della psiche o dei colori delle energie (elementi)  dipende dal movimento nel caleidoscopio della mente di un qualcosa di indifferenziato che è alla radice della mente stessa, è importantissimo per riconoscere la comune matrice.

I diversi aspetti nascono in seguito alla separazione primordiale,  Yin e Yang, e  dai movimenti (o elementi)  consequenziali delle propensioni e dal raggruppamento in cantoni di accettazione e repulsione sulla base dello specifico aspetto da noi incarnato in cui ci riconosciamo.

Le opposizioni sono però solo completamenti della stessa energia archetipale, per cui  le incomprensioni e comprensioni sono solo un “modus operandi” della mente ed un modo di riconoscere  le affinità o le differenze,   il fine della coscienza evoluta è comunque quello di riportare tutto all’unità.

Sperimentare la vita in un corpo materiale, rappresenta, per un essere umano, una continua possibilità di “apprendimento” e di evoluzione. La scelta delle esperienze, ovviamente, non è casuale: ci muoviamo ed agiamo spinti da “forze e pulsioni” che, nella loro complessa varietà di nomi e appellativi, non fanno altro che determinare il “movimento” nella nostra quotidianità. Il movimento rappresenta, sul piano dell’esistenza pura, l’incipit di ogni creazione, il “bisogno” fondamentale del principio ideatore stesso.

Colui che è, in quanto tale, manifesta il suo essere nel movimento e nel conseguente continuo “fluire”, che, a sua volta, genera cambiamenti non immediatamente percepibili dal nostro umano sentire.

Nei rapporti di vario genere che tendiamo a “creare” in questo spazio-tempo scelto per l’esistenza nella quale trova dimora lo spirito che ci anima, spesso siamo soliti usare termini nei quali appare evidente il sentimento del “contrasto”, o per meglio dire, della “in-comprensione”.

Io penso in un modo, lui o lei la pensano in tutt’altra maniera.

Questo è un fenomeno semplice, molto semplice e complesso insieme. Viaggiamo su “frequenze vibrazionali” che non sempre si trovano in sintonia, una specie di “carrello” che, per alcuni è dotato di freni, per altri no! La direzione del carrello è la stessa, ma non la velocità e neanche l’energia impressa nelle ruote. La nostra singola percezione ci permette di intuire questo “meccanismo”, ma i “termini razionali” impressi nella nostra mente, creano la situazione del disagio, del pericolo e quindi assumono posizione di “difesa”, a volte con l’attacco, diretto verso chi la “pensa diversamente da noi”! 

In verità, invece, è solo una condizione come tante, uno “status” che sta “percorrendo la sua strada” al di fuori di ogni giudizio e di ogni “etichetta”. Riconoscere la “diversità” è un passaggio importante nella crescita personale, sul piano dell’apertura universale e della fiducia verso noi stessi; accogliere la nostra “percezione” è un atto d’umiltà che rende speciale la visione della Vita.

Paolo D’Arpini e Antonella Pedicelli












English text:

I have often stated that the different psychic aspects we embody and the energies of the elements that distinguish us form a kind of "grid" through which we are able to perceive the external world and situations on the basis of the harmony (or opposition) encountered. It is like observing the environment that surrounds us looking from a window, what we see is limited and circumscribed by the position and size of its opening.

Where this "grid", our way of perception, does not adhere to the different situations and emotions that come to us from others, we automatically feel a form of repulsion. Our empathy and antipathy and the kind of relationships that can be established with the people we come into contact with depends only on the configuration of the inner filter of innate predispositions. But, at the same time, the understanding that every aspect of the psyche or of the colors of the energies (elements) depends on the movement in the kaleidoscope of the mind of something undifferentiated which is at the root of the mind itself, is very important in recognizing the common matrix.

The different aspects arise as a result of the primordial separation, Yin and Yang, and from the consequential movements (or elements) of the propensities and from the grouping into cantons of acceptance and repulsion on the basis of the specific aspect embodied by us in which we recognize ourselves.

The oppositions, however, are only completions of the same archetypal energy, so misunderstandings and understandings are only a "modus operandi" of the mind and a way of recognizing affinities or differences, the purpose of evolved consciousness is however to bring everything back to unit.

Experiencing life in a material body represents, for a human being, a continuous possibility of "learning" and evolution. The choice of experiences, of course, is not accidental: we move and act driven by "forces and impulses" which, in their complex variety of names and appellations, do nothing but determine the "movement" in our daily life. Movement represents, on the level of pure existence, the incipit of every creation, the fundamental "need" of the creator principle itself.

He who is, as such, manifests his being in the movement and in the consequent continuous "flow", which, in turn, generates changes that are not immediately perceptible to our human feeling.

In the various kinds of relationships that we tend to "create" in this space-time chosen for existence in which the spirit that animates us resides, we often use terms in which the feeling of "contrast" is evident, or rather say, of "in-understanding".

I think in one way, he or she thinks in a completely different way.

This is a simple phenomenon, very simple and complex at the same time. We travel on "vibrational frequencies" that are not always in tune, a kind of "trolley" which, for some is equipped with brakes, for others not! The direction of the trolley is the same, but neither the speed nor the energy impressed on the wheels. Our single perception allows us to intuit this "mechanism", but the "rational terms" imprinted in our mind, create the situation of discomfort, danger and therefore assume a position of "defense", sometimes with the attack, directed towards who "thinks differently from us"!

In truth, however, it is just a condition like many others, a "status" that is "going its own way" beyond any judgment and any "label". Recognizing "diversity" is an important step in personal growth, in terms of universal openness and trust in ourselves; welcoming our "perception" is an act of humility that makes the vision of Life special.

Paolo D’Arpini and Antonella Pedicelli

sabato 18 giugno 2022

Il percorso è già la meta... - The path is already the goal



Quando ricevo un  intervento -sui temi della spiritualità laica  e dell'ecologia profonda-  mi rallegro molto, soprattutto  se esprime concetti integrativi e propositivi, rispetto a quanto da me espresso. Questo, secondo me è il vero atteggiamento in sintonia con l’Ecologia Profonda... Ovvero mai porsi in antagonismo bensì cercare di cucire e collegare i vari modi di pensiero, le varie esperienze ed azioni, affinché esse rientrino in un contesto unitario ed universale... Come di fatto è.

Dovete sapere che solitamente quando scrivo non sento mai, o quasi mai, l’impulso di affermare qualcosa di definitivo, di realmente corrispondente ad un mio sentire..  le mie sono  espressioni libere, pescate nell’umore del momento e valide al solo fine di poter raccontare una storia “sensata”. Insomma quel che dico è un raccontino, una descrizione di un sogno.. e  i sogni sono imponderabili e fantasiosi.. (salvo che non ci si metta Freud, la Smorfia o l’I Ching a dare una spiegazione)… 

Apparentemente adoro "l’idea" della scalata come simbolo verso la conoscenza.. (e questa è l’immagine che solitamente si da all'ascesa, in tutte le tradizioni spirituali), ma nella mia natura umana (e di conseguenza anche in quella spirituale) permane una fondamentale “pigrizia” (intesa in senso zen) verso l’agire per l’ottenimento di una conoscenza. Mi piace molto il detto Zen: “Seduto senza far nulla, viene la primavera e l’erba cresce da sé…”.

In verità il Sé è indescrivibile a parole, è aldilà dei sentimenti e delle emozioni, pur comprendendo sino al più piccolo movimento della coscienza.. Tutto comprende ma di nessuna cosa assume la forma. Il sé è il substrato perennemente presente che consente alle forme di manifestarsi. Ed in questo senso in “esso” non c’è preferenza non esiste scala di valori per cui il sé possa prediligere un discorso rispetto ad un altro. Non vi sono argomenti nobili e metafisici da preferire rispetto alla materialità ed alla contingenza empirica. Ogni cosa ha il suo valore ed il suo significato nella manifestazione che le è propria e confacente alla condizione vissuta. Perciò l’intensità e il senso di presenza che si sperimenta salendo su una vetta equivale al riposo contemplativo. Ad ognuno secondo le congeniali caratteristiche di ognuno.

Stasera stavo rileggendo una poesia sul Sé che un amico mi ha inviato ed intanto mi chiedo: c’è mai stato un momento in cui io non sia stato me stesso? Cos’è questo io che così fortemente sento e percepisco, questo io è la sola realtà che conosco, è coscienza assoluta e indivisibile. Tutto ciò che appare in questa coscienza, le immagini che io osservo, tutto ciò che si manifesta davanti all’io è un oggetto, questo corpo è un oggetto, questa mente è un oggetto, le forme variopinte del mondo sono solo oggetti... dell’io. Le qualità, le sensazioni, le attrazioni e repulsioni che appaiono nel campo della coscienza, che io sono, sono solo proiezioni come lo sono i sogni che appaiono al sognatore. Se io non sono chi è? Ma poi… come posso lontanamente immaginare separazione fra l’io e le proiezioni dell’io, tutto si risolve nella stessa realtà, unica ed indivisibile, inspiegabile perché non vi è nessuno a cui poterla spiegare…. Questo io sono in cui anche l’ipotetico altro riconosce come io sono….

Paolo D'Arpini




Testo inglese:

When I receive an intervention - on the themes of lay spirituality and deep ecology - I am very happy, especially if it expresses integrative and propositional concepts, compared to what I have expressed. This, in my opinion, is the true attitude in tune with the Deep Ecology. That is, never be in antagonism but try to sew and connect the various ways of thinking, the various experiences and actions, so that they fit into a unitary and universal context. As in fact it is.

You must know that usually when I write I never, or almost never, feel the urge to affirm something definitive, that really corresponds to my feelings ... mine are free expressions, fished in the mood of the moment and valid for the sole purpose of being able to tell a "sensible" story. In short, what I say is a story, a description of a dream .. and the dreams are imponderable and imaginative .. (unless Freud, the Grimace or the I Ching are put to give an explanation) ...

Apparently I love the "idea" of climbing as a symbol towards knowledge .. (and this is the image that usually is given to ascent, in all spiritual traditions), but in my human nature (and consequently also in that spiritual) there remains a fundamental "laziness" (understood in a Zen sense) towards acting to obtain knowledge. I really like the Zen saying: "Sitting without doing anything, spring comes and the grass grows by itself ...".

In truth, the Self is indescribable in words, it is beyond feelings and emotions, even though it understands even the smallest movement of consciousness. It understands everything but it does not take the form of anything. The self is the perpetually present substrate that allows forms to manifest. And in this sense, in "it" there is no preference, there is no scale of values ​​for which the self can prefer one discourse over another. There are no noble and metaphysical arguments to be preferred over materiality and empirical contingency. Everything has its value and its meaning in the manifestation that is proper to it and suited to the lived condition. Therefore the intensity and sense of presence that one experiences when climbing a peak is equivalent to contemplative rest. To each according to the congenial characteristics of each.

Tonight I was re-reading a poem about the Self sent by a friend of mine  and in the meantime I wonder: has there ever been a moment when I was not myself? What is this I that I feel and perceive so strongly, this I is the only reality I know, it is absolute and indivisible consciousness. Everything that appears in this consciousness, the images that I observe, everything that manifests itself in front of the ego is an object, this body is an object, this mind is an object, the multicolored shapes of the world are only objects. 'I. The qualities, sensations, attractions and repulsions that appear in the field of consciousness, which I am, are only projections as are the dreams that appear to the dreamer. If I'm not who is it? But then ... how can I remotely imagine the separation between the ego and the projections of the ego, everything is resolved in the same reality, unique and indivisible, inexplicable because there is no one to whom it can be explained .... This I am in which even the hypothetical other recognizes how I am ....

Paolo D'Arpini

lunedì 13 giugno 2022

Il viaggio del sé verso il Sé… l’incontro con Swami Muktananda


"Oh amico, se vuoi restare in pace non usare furbizia con il tuo maestro"

Mi scrive un amico conosciuto su internet: “Buongiorno Paolo, spero stia bene. La disturbo per una mia curiosità. C’è stato o c’è, un personaggio, un insegnamento, un’esperienza di Vita che più di ogni altra, Le è stata guida, Maestra nella Vita? RingraziandoLa di Cuore, Le auguro una serena settimana…” (Simone)

Mia rispostina “L’esperienza più significativa ed importante della mia vita è stato l’incontro con il mio Guru, Swami Muktananda, con tutto quel che ne consegue.”

Come posso raccontare l’incontro avuto con me stesso, come potrei descrivere l’io dinanzi all’Io? Questo riconoscimento del Sé avviene come stabilito dal destino. Per me accadde allorché mi trovai dinanzi al mio Guru Muktananda. Ma definire un “qualcuno” Guru è una limitazione alla verità, poiché Guru non è semplicemente una persona ma è la Coscienza unitaria che anima e si manifesta in ogni persona. Quella Coscienza io sono. Ma prima di giungere a questa “consapevolezza di Sé” dovrò fare molta strada indietro nel tempo, per raccontare spezzoni e spezzoni del mio sogno, della mia identificazione con l’immaginario “io” che ho creduto di essere per tanto tempo…

Questo discorso metafisico è alquanto strano, non c’è altri che il “Sé” eppure quando si prefigura un “io” automaticamente la mente produce un soggetto che si ritiene attore ed usufruitore di ogni esperienza vissuta, questo io, od ego, è un’identità riflessa nello specchio della coscienza, è un’immagine speculare che non potrà mai essere il vero “Io” eppure ne rappresenta le caratteristiche, in quanto coscienza, come ogni immagine speculare…

Lascio da parte ogni tentativo goffo di descrivere l’indescrivibile e mi soffermo sull’aspetto riferibile di quell’incontro con il Sé, quel momento di realizzazione e di assoluta libertà e presenza che avvenne… presente ora come allora e come sempre sarà. Ma quella meravigliosa “ri-unione” non poteva avvenire che nel momento stabilito dal fato, non poteva succedere ad esempio nel 1970 allorché Swami Muktananda visitò Roma e soggiornò in una semplice casa di Via Trionfale presso una semplice famiglia, di italiani “qualsiasi”, la famiglia di Giacomo e Giovanna Pozzi. In quel tempo stavo ancora godendo dell’assoluta creatività del mio piccolo io. Dovevo spogliarmi di quelle vesti per mezzo di un viaggio a ritroso, nell’abbandono dell’identificazione, un viaggio che fisicamente mi portò ad attraversare tutta l’Africa, sino a perdere ogni voglia di essere qualcuno o qualcosa ed infine mi consegnò davanti a me stesso, ed allo stesso identico momento di fronte al Guru Swami Muktananda.

Accadde nel giugno del 1973. E qui di seguito brevemente vi riferisco  di questo incontro…


In viaggio verso il Sé.

"Ce l’ho fatta, ho giusto i cento dollari per il passaggio (o poco più)
ma sono sulla nave che mi porta in India, dopo aver attraversato
l’Africa equatoriale in un viaggio epico e misterioso, con mezzi di
fortuna e facendo la manche per il sostentamento spiccio. Mi sono
spacciato per “scrittore in esilio” ho chiesto soldi a tutti senza
vergogna e i soldi mi sono stati dati, in Costa d’Avorio, Alto Volta,
Togo, Dahomey, Camerun, Congo Brazzà, Congo Belga, Impero
Centrafricano, Ruanda, Tanzania, Kenia… Eccomi, dopo esser rimasto
sotto il sole nella spiaggia di Malindi, per un mese buono, ospite di
un’amica, Walda, in un bellissimo cottage sul mare con l’unico compito
di fumare il narghilè e giocare con la sabbia, infine mi sono stufato
e con gli ultimi  dollari rimasti mi compro un biglietto di terza classe sul
cargo che collega Mombasa a Bombay. Insomma il viaggio continua e,
senza volerlo, non avendo altro posto dove andare, vado in India la
terra dei Guru….

E’ l’estate del 1973, dopo dieci giorni di mal di mare sbarco a Bombay
il 23 giugno. Lo ricordo bene perché era quello il giorno del mio 29°
compleanno. Dopo l’Africa mi sembrava di non voler conoscere più
altro, cosa andavo a fare in India con tutti quei guru che vivevano di
storie raccontate? Molto scettico, quasi ostile, verso tutto
quell’interesse paraspirituale che era sorto in Europa dopo il ’68…..
Ed io il ’68 l’avevo fatto, ed anche il ’69, il ’70 e tutti gli anni a
seguire, insomma avevo vissuto nel vortice, ero un intellettuale, un
illuminato, che ci andavo a fare in mezzi ai guru?

Già, immaginavo che ci fossero guru ad ogni angolo di strada pronti ad
imbambolare la gente con le loro litanie. “Niente paura, io son laico
di natura, li smaschererò tutti..” mi dicevo, e così pensando appena
fuori del porto mi ritrovo su un calesse che corre a velocità
stratosferica verso l’area centrale di Bombay, dove sta il grand-hotel
Taj Mahal e gli alberghetti per occidentali.

Una fortuna pazzesca, non c’è posto in nessun albergo a poco costo e
vado a bazzicare nella hall del Rex Hotel (a quel tempo abbastanza
quotato), lì incontro subito due ragazze, una è italiana e si chiama
Pupa l’altra italo-americana e si chiama Francis. Attacco bottone,
sono specialista in questo, e trovo posto a gratis nel letto di Pupa e
mi tengo buona Francis per un dopo. Potete immaginare la mia
meraviglia allorché scopro che le due donzelle vengono proprio
dall’ashram di un “famoso” guru, che dicono chiamarsi Muktananda, ma
io non l’ho mai sentito nominare. Indago astutamente su di lui e
siccome le ragazze mi invitano ad andarlo a conoscere accetto pensando
che finalmente potrò confrontarmi con un guru. Immaginatevi uno che si
è fatto tutta l’Africa, in mezzo a mille pericoli, sommosse,
aggressioni, baruffe, fame, sete, paura, sonno, malaria, erba, insomma
tutto quanto possa forgiare un uomo, renderlo sicuro di sé –entro un
certo limite s’intende- uno che ha viaggiato e sa, conosce le
situazioni ed i pensieri della gente, un sopravvissuto a se stesso,
quell’uomo, io, si trova a doversi togliere gli stivali per entrare
dentro il tempio del guru. Sì, togliere gli stivali, praticamente
spogliarsi impedirsi una via di fuga, umiliarsi….

Non c’è nulla da fare o ti togli gli stivali o non entri, questa è la
regola. Me li sono tolti, perché son più forte persino degli stivali,
non ne ho bisogno.. ed entro nel tempio. Stanno cantando un canto
dolce, dicono che durerà una settimana di seguito, il “mantra” lo
conoscevo l’avevo già sentito sulla nave che mi portava in India cantato
sulla tolda da gruppi estatici di indiani accompagnati dall’harmonium
a soffietto. Qui è la stessa cosa, ma c’è più sintonia, la melodia è
trascinante, ed a me piace cantare, mi metto a cantare anch’io… E
mentre canto, e passa il tempo, insondabilmente mi ritrovo presente a
me stesso. Ma star seduto per terra sul pavimento così a lungo mi fa
venire una voglia incredibile di andare a pisciare, sto per alzarmi ma
una voce interna a quel punto mi ordina “puoi andare a pisciare solo
dopo esserti inchinato”. Come, inchinarmi io? Cos’è questa nuova
barzelletta che mi frulla in testa? Resto bloccato non posso muovermi
son controllato da una forza sconosciuta, anzi ri-conosciuta, passa
altro tempo ed alla fine devo cedere non ce la faccio più, mi
inchino, come ho visto fare qualche altro, di fronte ad una statua
nera, sopra c’è scritto “Om Namah Shivaya”. Stranamente non resto
impressionato dall’esperienza, mi pare che non abbia importanza è
stato solo un momento di debolezza.

Ed ora l’incontro con il guru. E’ scesa la sera, abbiamo già cenato,
Muktananda sta seduto sui gradini della sua dimora in un cortile
interno dell’ashram. Vedo delle persone che passano in fila davanti a
lui e chiedo a qualcuno “Di che si tratta? Che succede?” – “Oh, il
maestro sta distribuendo il prasad” Curioso mi metto anch’io in fila
pensando, finalmente potrò vedere in faccia questo guru, ma la notte è
buia non vi sono luci se non qualche lumino qua e là, all’improvviso
mi trovo di fronte al guru, non vedo nemmeno la sua forma solo
un’ombra nell’ombra, un’intuizione mi si staglia però nitida nella
mente, inequivocabile ed inconfondibile “Ecco, mi ha riconosciuto!” Ma
subito dopo “com’è possibile non l’ho neanche mai visto..” .
Abbacinato ed imbambolato, resto fermo lì davanti mentre Muktananda mi
spinge un qualcosa sulla mano, resto immobile, pietrificato, finché
qualcuno da dietro la fila mi spintona per farmi procedere. Nella mano
ritrovo un pezzo di dolce al latte. Che farne? Indovino che la cosa
migliore sia di mangiarmelo. Com’era buono!"


Paolo D’Arpini (nella pagina sottostante, tratta da una rivista di Verona, si vede un gruppo di giovani mezzi sderenati, quello sdraiato ero io, ritratto poco tempo prima del mio epico viaggio)


sabato 11 giugno 2022

Spiritualità laica e vita nel mondo - Lay spirituality and life in the world



Disse il saggio Ramana Maharshi: “Sia che continuiate a vivere in famiglia o che vi rinunciate e andiate a vivere in una foresta, la vostra mente vi perseguiterà. L’ego è la fonte dei pensieri. Esso crea il corpo e il mondo e vi fa pensare di essere un grihasta (un uomo mondano). Se rinuncerete al mondo non farete altro che sostituire il pensiero di sannyas (rinuncia) a quello di grihasta e l’ambiente di foresta all’ambiente della famiglia. Gli ostacoli mentali però resteranno, anzi, in un nuovo ambiente persino aumenteranno. Non serve a nulla cambiare ambiente. L’ostacolo è nella mente, che deve essere “compresa” sia a casa che nella foresta. Se potete farlo in una foresta, perché non nella società? Allora perché cambiare ambiente? Potete impegnarvi nella ricerca anche adesso, in qualunque ambiente vi troviate.”

Tutto sommato ritengo che per noi laici la vita “nel mondo” sia più congeniale, anche perché la nostra ricerca non esula mai dal sé.. ed il sé è presente ovunque ed in ogni tempo… Ed ecco le mie riflessioni notturne su questo tema.

L’io individuale (ego) sorge dal riflesso della coscienza nello specchio della mente. Una sovrimposizione identificativa con l’oggetto osservato. L’oggetto è il corpo-mente che reagisce in relazione (al contatto) con gli altri oggetti esterni.

Il momento che, nell’autoconoscenza, l’identità fittizia con l’agente scompare quel che resta è la pura consapevolezza del Sé. Non è perciò necessario, al fine della realizzazione, che le immagini -il mondo e l’osservatore- scompaiano, è sufficiente che la falsa identità con l’oggetto/soggetto riflesso (ego) scompaia. Ciò significa che il mondo può tranquillamente continuare a manifestarsi non essendo percepito come realtà separata, più o meno come potrebbe esserlo un sogno rispetto al sognatore. A questo punto il Sé e la sua manifestazione sono visti come la stessa identica cosa mentre il senso dell’io separativo (del me e dell’altro) viene obliterato. In fondo il dualismo è soltanto ignoranza di sé.

Il saggio osserva le azioni svolgersi senza che vi sia alcuna propensione o intenzione o giudizio in lui. Spontaneamente ogni cosa avviene confacentemente e conseguentemente al “destino” designato. Il destino è la risposta alla naturale interazione (e predisposizione) dei vari elementi coinvolti… Siccome tutto succede automaticamente non vi è alcuna “preferenza” nell’agire del saggio. Anzi il suo stesso agire è (apparentemente) intenzionale solo agli occhi degli “altri”, giacché per il saggio ogni cosa accade di per sé. Ogni evento vissuto accade semplicemente in sua presenza e lui ne è il testimone silenzioso e distaccato. Il suo agire (o stato) può essere paragonato al sonnambulismo, od al sonno da sveglio.

Ed inoltre anche il concetto di “destino” e di azione ha un senso unicamente nella mente dell’osservatore ancora identificato con l’esterno, ovvero di un ego che si identifica con l’agente e con le sue azioni. Ma il momento -come già detto- che tale identificazione è distrutta ogni altro concetto collegato scompare.

La saggezza consiste nel rimanere immune dalla illusione dopo aver compresa la verità. La paura dell’agire e delle sue conseguenze (karma) permane solo in chi vede la pur minima differenza fra sé e l’altro. Finché esiste l’idea che il corpo/mente è l’io non si può essere espressione di verità.

Ma certamente è possibile per chiunque, ed in ogni condizione, conoscere la propria vera natura poiché essa è assolutamente vera e reale, è l’unicum per ognuno. Infatti lo stato di puro Essere è comune a tutti ed è la diretta esperienza di ciascuno. Vivere la propria vera natura questo si intende per auto-realizzazione, poiché il sé è presente qui ed ora.

Il pensiero di sentirsi separati è il solo ostacolo alla realizzazione dell’Essere onnipervadente ed onnipresente. E pure dal punto di vista empirico identificarsi con l’agente (ego) è un impedimento al buon funzionamento dell’apparato psicosomatico, nel contesto del funzionamento globale . Per cui già l’accettazione intellettuale della verità è una forma liberatoria dalla propensione intenzionale (razionale) ad agire. Ciò che è destinato ad accadere accadrà.

E’ nell’esperienza di ognuno che arrovellarsi nella domanda è un handicap a trovare la risposta. Indipendentemente dall’incontrarvi un maestro o no ogni sentiero è valido solo per la mente. Secondo la mia esperienza il rapporto con un maestro non ha lo scopo della trasmissione di qualsivoglia dottrina o insegnamento spirituale bensì di percepire il “tocco” o “profumo” della sua realizzazione. Le sue parole sono solo un sotterfugio per trasmettere la sua “grazia” (non c'è altra parola più pertinente ed appropriata)… trascorrendo il tempo nella sua “presenza”…

E la conferma di ciò ci viene da un altro grande saggio, Nisargadatta Maharaj, che disse: "Ogni sentiero porta all’irrealtà. I sentieri sono creazioni coll’intento di trasmettere una conoscenza. Perciò i sentieri e i movimenti (le religioni) non possono condurre alla Realtà poiché la loro funzione è di coinvolgerti nella dimensione dell’apprendimento, mentre la realtà viene prima di questo."

Paolo D’Arpini




English text

The sage Ramana Maharshi said: "Whether you continue to live with your family or give up and go to live in a forest, your mind will haunt you. The ego is the source of thoughts. It creates the body and the world and you. suggests that you are a grihasta (a worldly man). If you renounce the world you will only substitute the thought of sannyas (renunciation) for that of grihasta and the forest environment for the family environment. The mental obstacles will remain, however, indeed, in a new environment they will even increase. It is useless to change the environment. The obstacle is in the mind, which has to be "understood" both at home and in the forest. If you can do it in a forest, why not in society? change your environment? You can engage in research even now, in whatever environment you are. "

All in all I believe that for us laymen life "in the world" is more congenial, also because our research never goes beyond the self .. and the self is present everywhere and at all times ... And here are my nocturnal reflections on this theme.

The individual I (ego) arises from the reflection of consciousness in the mirror of the mind. An identification superimposition with the observed object. The object is the body-mind that reacts in relation (to contact) with other external objects.

The moment that, in self-knowledge, the fictitious identity with the agent disappears, what remains is the pure awareness of the Self. It is therefore not necessary, for the purpose of realization, that the images - the world and the observer - disappear, it is sufficient for the false identity with the object / reflected subject (ego) to disappear. This means that the world can safely continue to manifest itself not being perceived as a separate reality, much like a dream could be compared to the dreamer. At this point the Self and the manifestation of him are seen as the exact same thing while the sense of the separative self (of me and the other) is obliterated. Ultimately dualism is only self-ignorance.

The sage observes the actions unfolding without there being any propensity or intention or judgment in him. Spontaneously everything happens conveniently and consequently to the designated "destiny". Destiny is the response to the natural interaction (and predisposition) of the various elements involved... Since everything happens automatically, there is no "preference" in the behavior of the wise. Indeed, his own action is (apparently) intentional only in the eyes of "others", since for the wise everything happens by itself. Every event experienced simply happens in his presence and he is the silent and detached witness. His action (or state) can be compared to somnambulism, or to awake sleep.

And also the concept of "destiny" and action has a meaning only in the mind of the observer who is still identified with the outside, or rather of an ego that identifies with the agent and his actions. But the moment - as already said - that this identification is destroyed every other connected concept disappears.

Wisdom consists in remaining immune from delusion after understanding the truth. The fear of action and its consequences (karma) remains only in those who see even the slightest difference between oneself and the other. As long as the idea exists that the body / mind is the ego, one cannot be an expression of truth.

But it is certainly possible for anyone, and in every condition, to know their true nature since it is absolutely true and real, it is the unicum for everyone. In fact, the state of pure Being is common to all and is the direct experience of each one. Living one's true nature this is meant by self-realization, as the self is present here and now.

The thought of feeling separate is the only obstacle to the realization of the all-pervading and omnipresent Being. And yet from the empirical point of view, identifying with the agent (ego) is an impediment to the proper functioning of the psychosomatic apparatus, in the context of global functioning. Therefore, the intellectual acceptance of truth is already a liberating form from the intentional (rational) propensity to act. What is bound to happen will happen.

It is in everyone's experience that struggling with the question is a handicap in finding the answer. Regardless of whether you meet a teacher or not, each path is valid only for the mind. In my experience, the relationship with a teacher does not have the purpose of transmitting any doctrine or spiritual teaching but rather to perceive the "touch" or "perfume" of its realization. His words are only a subterfuge to convey his "grace" (there is no other word more pertinent and appropriate)... spending time in his "presence" ...

And the confirmation of this comes to us from another great sage, Nisargadatta Maharaj, who said: "Every path leads to unreality. Paths are creations with the intention of transmitting knowledge. Therefore paths and movements (religions) cannot. lead to Reality since their function is to involve you in the dimension of learning, while reality comes before this. "

Paolo D’Arpini

giovedì 9 giugno 2022

Considerazioni sul libro "Chi sei tu'", di Paolo D'Arpini, presentato a Vignola il 18 giugno 2022 - Considerations on the book "Who are you '", by Paolo D'Arpini, presented in Vignola on 18 June 2022

 

Hic et nunc

“I segreti provano ad entrare nelle orecchie, non impedirli, non nasconderti. Oh Amato, non farci mancare musica e vino, non lasciarci respirare una sola volta senza essere dove Tu sei.”  (Jalaluddin Rumi)

“Il tempo passa e non aspetta” disse il saggio,   eppure ho tenuto la bozza del libro "Chi sei tu?"  per  parecchio tempo nel cassetto,  per farlo decantare e renderlo quindi più solido e comprensibile. Non che abbia cambiato qualche concetto, no, il senso intimo  è assolutamente lo stesso di quando l'ho lasciato lì a riposare ... ma credo che quella sosta nel limbo della memoria sia stata sufficiente per renderlo più intellegibile, soprattutto a me stesso. Dico così perché anche se  i pensieri e le parole vengono percepite dalla mente le riconosco compiutamente  solo nel momento in cui appaiono davanti allo "schermo", in forma di libro.













Lo scopo del libro "Chi sei tu?"  è quello di mettere in chiaro alcuni concetti base su ciò che io chiamo "conoscenza di sé",  non  certo in forma di filosofia, assolutamente no! Semplicemente è un modo di riconoscere quella presenza che c'era già.

Per una sorta di simpatia che percepisco verso tutte le persone con le quali riesco a condividere emozioni e sentimenti ho pensato che potesse essere utile (per me e per loro) chiarire alcuni aspetti dell'auto-conoscenza che ancora si rivolgono alla persona. Poiché (comunque) dalla persona dobbiamo partire in quanto depositaria della prima scintilla di Coscienza dalla quale tutto deriva. Non voglio perciò sminuire il valore di questa persona, e come "questa" anche tutte le altre che pazientemente seguono e precedono.

Conoscere le caratteristiche incarnate, saper individuare le pulsioni che contraddistinguono la nostra persona, è sicuramente utile per non farci imbrogliare dalla mente, per non cadere nella trappola della falsa identità. Infatti tutto ciò che può essere descritto  non può essere “noi” ma solo la struttura funzionale del corpo/mente (nella quale ci riconosciamo). Questo apparato psico-fisico è  il risultato della commistione di forze naturali (od elementi) e di qualità psichiche (che degli elementi sono espressione) che non sono sotto il nostro diretto controllo. Nella multiforme interconnessione di queste energie gli infiniti esseri prendono forma. Anche se –in verità- non si tratta di “forze” né di “esseri” bensì di una singola forza e di un solo "essere" che assume vari aspetti durante il suo svolgersi nello spazio-tempo.

Ma qui occorre descrivere la “capacità separativa” (yin e yang) che produce l’illusione della diversità. Essa è il primo concetto che si forma nella mente (in effetti è la mente stessa).

Ai primordi della cultura umana la differenza fra Natura e “persona” era impercettibile, la speculazione filosofica non era arrivata a presupporre un io separato, in quanto  fruitore privilegiato della creazione. Infatti nell'antica tradizione matristica e panteistica la Natura era vista come la Madre Universale, la quale da se stessa ed in se stessa produce tutti i fenomeni, manifestando tutte le forme. In questa visione non vi è alcuna separazione o differenza fra la Matrice e le sue emanazioni, viventi o amorfe che siano. Animali, piante, montagne, corsi d’acqua, mari, cielo stellato, luna, esseri umani… tutto compartecipa ed è espressione dell’atto creativo, parte indivisibile di un Unicum.

La creazione in questa ottica è vista come qualcosa di spontaneo e naturale, una ricorrenza ciclica che sorge dalla terra, sulla terra insiste ed alla terra ritorna, in un continuo ripetersi senza un “oltre”. Tutto è presente nell’eterno qui ed ora. Questa beata visione non si è esaurita con il trascorrere delle generazioni, essa è durata a lungo, ed ancora permane nelle menti illuminate. Il suo procedere ellittico conserva il sapore dell’eternità.

Partendo da questi presupposti ho iniziato  ad esplorare quelle forme psichiche archetipali che da tempo immemorabile sono state riconosciute come presenti in tutte le espressioni rappresentative della vita.

Mi sono così imbattuto in conoscenze di molto antecedenti le religioni e la psicologia. Ho trovato ad esempio nel Libro dei Mutamenti (I Ching) e nel sistema elementale indiano  interessanti spunti per risalire al senso identitario che contraddistingue l'uomo integro. Una identità sia locale, basata sulla presenza nel qui ed ora,   che personale, ovvero percettiva ed emozionale.

Ad esempio, integrati dal sistema elementale, fondamentalmente due sono gli indirizzi culturali della Cina, il Confucianesimo ed il Taoismo, la via della correttezza e la via della spontaneità. Ricettacolo di questi due aspetti sociali è il Libro dei Mutamenti, cioè l’I-Ching, uno dei saggi testi più antichi dell'umanità. In esso sono integrati diversi commenti di Confucio e di Lao Tze, nonché considerazioni più tardive di matrice Chan (Meditazione Buddista). All'I-Ching sono riconducibili anche i basilari archetipi psichici dello zodiaco cinese e i due aspetti dello Yin e dello Yang, il Femminile ed il Maschile, la Tenebra e la Luce, la Terra ed il Cielo.

La spontanea e naturale interazione degli opposti, in continuo movimento, descritta nell'I-Ching, è lo stesso del greco "Panta rei os potamòs" (tradotto come ‘Tutto scorre come un fiume’), il celebre aforisma attribuito ad Eraclito, vissuto contemporaneamente al saggio Lao Tze. Ma anche nel ‘Libro dei Proverbi’ di Salomone si inneggia allo sposalizio del Cielo con la Terra, alla congiunzione degli opposti ... il serpente che si morde la coda ... come miracolo delle polarità che si integrano, dei due che sono uno, della dolcezza di un cuore di donna che acquieta l'aggressività dell'uomo...  E' questa l'intelligenza che guida la Natura in ciò che oggi chiamiamo ‘evoluzione’, che ha fatto dire a Leone Tolstoi: "Se un uomo vuole aiutare il mondo, non deve pensare di fuggire dal mondo. Deve imparare a conoscerlo e a vivere in esso, diventando un'oasi, un rifugio per chi è alla ricerca della propria anima".

Ed è proprio così che possiamo cercare di ritrovare la comprensione della nostra vera natura e del corretto agire nel mondo.  Con l'aiuto dei principi fondamentali del Libro dei Mutamenti è possibile realizzare nella maniera più completa le facoltà interiori dell'uomo. Questa possibilità è fondata sul fatto che l'uomo ha in sé facoltà simili al Cielo e alla Terra, in quanto egli è un micro-cosmo. Poiché nel Libro dei Mutamenti sono riprodotte le leggi di Cielo e Terra esso fornisce gli strumenti per coltivare la propria natura intrinseca, cosicché le più intime qualità buone possano dispiegarsi. In particolare due cose vengono prese in considerazione: la saggezza e l'operare, l'intelletto e la volontà. Quando intelletto e volontà sono centrati nel modo giusto anche la vita emotiva giunge alla giusta armonia.


Trovo che affrontare questi temi - il 18 giugno 2022,  nel campo della Bifolca di Vignola-, in prossimità del momento auspicioso del solstizio estivo, sia particolarmente consono ed opportuno. Infatti in questi giorni di metà giugno viviamo la pienezza della emanazione luminosa, che simbolicamente rappresenta non solo la luce solare ma anche l'intelligenza, il "lumen" dello spirito.

Questo momento  è caratterizzato dall'esagramma   Kien - il Creativo, composto da sei linee intere (yang, il cielo). In questo periodo, anche detto “il Cielo sopra il Cielo” l’energia positiva Yang è al massimo della sua espressione: corrisponde al culmine della forza primordiale luminosa, spirituale, salda, attiva.

Nell'esagramma  Kien è insito il concetto del tempo e quindi il movimento che perdura con forza instancabile, come ad un giorno segue un altro giorno. Questa durata nel tempo è l’immagine della forza inerente al Creativo. Il saggio ne trae modello da seguire per acquisire durevole efficacia nel suo operato. Il saggio si rende forte eliminando da sé tutto ciò che abbassa ed è volgare.

Il Cavallo è l’archetipo che ci accompagna nel solstizio d’estate, che per la tradizione cinese è l’apice, la massima espressione della stagione: fioritura e maturazione dei frutti,  la crescita: l’energia diventa materia. Il cavallo è allegro, acuto, gentile con gli altri, ama l’avventura, è intuitivo e talentuoso, a volte impaziente. Questo periodo del  “Cavallo”, in connubio con l’anno della Tigre in cui ci troviamo,  conferirà la capacità alle anime evolute di affrontare quei cambiamenti oggi più che mai necessari per riconoscersi come  parte integrante della Vita, della Natura, della Terra.

Applicato al mondo sociale  questo momento  designa l’azione creativa del “nobile”: questo  è un periodo propizio per le persone  che riusciranno a dare forma alle idee positive, la perseveranza giorno dopo giorno permetterà la realizzazione, concretizzazione dei loro progetti.  L’archetipo del Cavallo che  si associa all’esagramma  “Kien”,  conferisce forza, ma soprattutto indica che per mantenere l’armonia e ottenere riuscita è necessario, in  autonomia di pensiero,  dare fiducia e garantire  collaborazione attiva  alle persone che si pongono con noi  in sintonia evolutiva.

Disse Confucio: “Ciò che concorda nel tono vibra insieme.  Ciò che è affine nella sua intima essenza si ricerca. L’acqua scorre verso l’umido, il fuoco si volge verso l’asciutto. Le nubi, che sono il respiro del cielo, seguono il drago, il vento, che è il respiro della terra, segue la tigre. Così il saggio si eleva, e tutti gli altri fissano lo sguardo su di lui. Quello che è generato dal cielo si sente affine a ciò che sta in alto. Quello che è generato dalla terra si sente affine a ciò che sta in basso. Ognuno segue ciò che gli è simile”.

Il mio libro Chi sei tu?  Vuole essere un  contributo per affrontare il viaggio e  forse potrà fornire un viatico utile nel  percorso verso l'integrazione e l'autoconoscenza.


Paolo D'Arpini



Programma a Vignola del 18 giugno 2022: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2022/05/06/alla-scoperta-dellidentita-personale-e-bioregionale-incontro-solstiziale-a-vignola-il-18-giugno-2022/


Testo inglese

“Secrets try to get into your ears, don't prevent them, don't hide from you. Oh Beloved, don't let us lack music and wine, don't let us breathe once without being where You are. " (Jalaluddin Rumi)

"Time passes and does not wait" said the sage, yet I kept the draft of the book "Who are you?" for a long time in the drawer, to make it settle and therefore make it more solid and understandable. Not that I have changed any concepts, no, the intimate sense is absolutely the same as when I left it there to rest ... but I think that pause in the limbo of memory was enough to make it more intelligible, especially to myself. I say this because even if thoughts and words are perceived by the mind, I recognize them fully only when they appear in front of the "screen", in the form of a book.

The purpose of the book "Who are you?" is to clarify some basic concepts on what I call "self-knowledge", certainly not in the form of philosophy, absolutely not! It is simply a way of recognizing that presence that was already there.

Out of a kind of sympathy that I perceive towards all the people with whom I can share emotions and feelings, I thought it could be useful (for me and for them) to clarify some aspects of self-knowledge that still apply to the person. Since (in any case) we must start from the person as the depository of the first spark of Consciousness from which everything derives. Therefore I do not want to diminish the value of this person, and like "this" also all the others who patiently follow and precede.

Knowing the embodied characteristics, knowing how to identify the drives that distinguish our person, is certainly useful in order not to be fooled by the mind, in order not to fall into the trap of false identity. In fact, everything that can be described cannot be "us" but only the functional structure of the body / mind (in which we recognize ourselves). This psycho-physical apparatus is the result of the mixture of natural forces (or elements) and psychic qualities (which elements are expressions) that are not under our direct control. In the multiform interconnection of these energies, infinite beings take shape. Even if - in truth - they are not "forces" or "beings" but a single force and a single "being" that takes on various aspects during its unfolding in space-time.

But here it is necessary to describe the "separative capacity" (yin and yang) that produces the illusion of diversity. It is the first concept that is formed in the mind (in fact it is the mind itself).

At the beginning of human culture the difference between Nature and "person" was imperceptible, philosophical speculation had not come to presuppose a separate ego, as a privileged user of creation. In fact, in the ancient matristic and pantheistic tradition, Nature was seen as the Universal Mother, who by herself and in herself produces all phenomena, manifesting all forms. In this view there is no separation or difference between the Matrix and its emanations of it, whether living or amorphous. Animals, plants, mountains, waterways, seas, starry skies, the moon, human beings ... everything shares and is an expression of the creative act, an indivisible part of a Unicum.

In this perspective, creation is seen as something spontaneous and natural, a cyclical recurrence that arises from the earth, insists on earth and returns to the earth, in a continuous repetition without an "beyond". Everything is present in the eternal here and now. This blissful vision did not end with the passing of generations, it lasted a long time, and still lingers in enlightened minds. Its elliptical progression preserves the flavor of eternity.

Starting from these assumptions, I began to explore those archetypal psychic forms which from time immemorial have been recognized as present in all representative expressions of life.

I thus came across knowledge of much antecedent religions and psychology. I found, for example, in the Book of Changes (I Ching) and in the Indian elemental system, interesting ideas to go back to the sense of identity that distinguishes the whole man. An identity that is both local, based on presence in the here and now, and personal, that is, perceptive and emotional.

For instance, integrated by the elemental system, there are basically two cultural orientations of China, Confucianism and Taoism, the way of correctness and the way of spontaneity. Receptacle of these two social aspects is the Book of Changes, that is the I-Ching, one of the most ancient wise texts of humanity. It incorporates several comments by Confucius and Lao Tze, as well as later considerations of a Chan matrix (Buddhist Meditation). Also attributable to the I-Ching are the basic psychic archetypes of the Chinese zodiac and the two aspects of Yin and Yang, the Feminine and the Masculine, Darkness and Light, Earth and Sky.

The spontaneous and natural interaction of opposites, in continuous movement, described in the I-Ching, is the same as the Greek "Panta rei os potamòs" (translated as 'Everything flows like a river'), the famous aphorism attributed to Heraclitus, lived at the same time as the sage Lao Tze. But also in the 'Book of Proverbs' of Solomon there is praise of the marriage of Heaven with the Earth, of the conjunction of opposites ... the serpent that bites its own tail ... as a miracle of the polarities that integrate, of the two that are one , of the sweetness of a woman's heart that calms the aggression of man ... This is the intelligence that guides Nature in what we now call 'evolution', which made Leo Tolstoi say: "If a man he wants to help the world, he doesn't have to think about running away from the world. He has to learn to know it and to live in it, becoming an oasis, a refuge for those in search of their soul".

And it is precisely in this way that we can try to find an understanding of our true nature and correct action in the world. With the help of the fundamental principles of the Book of Changes it is possible to realize in the most complete way the inner faculties of man. This possibility is based on the fact that man has in himself faculties similar to Heaven and Earth, as he is a micro-cosmos. Since the laws of Heaven and Earth are reproduced in the Book of Changes it provides the tools to cultivate one's intrinsic nature so that the innermost good qualities can unfold. In particular, two things are taken into consideration: wisdom and work, the intellect and the will. When intellect and will are centered in the right way, the emotional life also comes to the right harmony.

I find that addressing these issues today -18 June 2022, in the Bifolca di Vignola field-, near the auspicious moment of the summer solstice, is particularly appropriate and opportune. In fact, in these days of mid-June we experience the fullness of the luminous emanation, which symbolically represents not only sunlight but also intelligence, the "lumen" of the spirit.

This moment is characterized by the hexagram Kien - the Creative, made up of six solid lines (yang, the sky). In this period, also called "Heaven above Heaven", the positive Yang energy is at its maximum expression: it corresponds to the peak of the luminous, spiritual, steady, active primordial force.

The concept of time is inherent in the Kien hexagram and therefore the movement that persists with tireless strength, as one day follows another day. This duration in time is the image of the strength inherent in the Creative. The sage draws from it a model to follow in order to acquire lasting efficacy in his work. The wise man makes himself strong by eliminating from himself all that lowers and is vulgar.

The Horse is the archetype that accompanies us in the summer solstice, which for the Chinese tradition is the apex, the maximum expression of the season: flowering and ripening of the fruits, growth: energy becomes matter. The horse is cheerful, sharp, kind to others, loves adventure, is intuitive and talented, sometimes impatient. This period of the "Horse", in conjunction with the year of the Tiger in which we find ourselves, will give the evolved souls the ability to face those changes that are now more than ever necessary to recognize themselves as an integral part of Life, Nature, and the Earth.

Applied to the social world, this moment designates the creative action of the "noble": this is a propitious period for people who will be able to give shape to positive ideas, perseverance day after day will allow the realization and realization of their projects. The archetype of the Horse that is associated with the hexagram "Kien" gives strength, but above all it indicates that to maintain harmony and achieve success it is necessary, in autonomy of thought, to trust and guarantee active collaboration to the people who place themselves with us in evolutionary harmony.

Confucius said: “What agrees in tone vibrates together. What is similar in its intimate essence is sought. The water flows towards the humid, the fire turns towards the dry. The clouds, which are the breath of heaven, follow the dragon, the wind, which is the breath of the earth, follow the tiger. Thus the sage rises, and all the others fix their gaze on him. What is generated from heaven feels akin to what is above. What is generated from the earth feels akin to what is below. Everyone follows what is similar to him ".

My book Who are you? It wants to be a contribution to face the journey and perhaps it will be able to provide a useful viaticum on the path towards integration and self-knowledge.

Paolo D'Arpini

venerdì 3 giugno 2022

Qualities, sensations, attractions and repulsions that appear in the field of consciousness... - Qualità, sensazioni, attrazioni e repulsioni che appaiono nel campo della coscienza...



"Close your eyes and you will see clearly

Stop listening and you will hear the truth.

Stay silent and your heart can sing.

Do not seek the contact and you will find the union.

Be quiet and you will find the wave of the spirit.

Be gentle and you won't need strength.

Be patient and you will accomplish everything.

Be humble and you will keep your integrity."

(Taoist meditation)


The qualities, sensations, attractions and repulsions that appear in the field of consciousness are projections as are the dreams that appear to the dreamer. Everything is resolved in the same reality, unique and indivisible, inexplicable because there is no one to whom it can be explained….

Our mind is the result of a psychic and energetic combination of the forces combined by nature in this kaleidoscope which is the individual consciousness. In fact, nothing belongs to us (if specifically intended) or everything belongs to us (if understood as the totality of the known) ... What do you want a beautiful word uttered in silence or an ugly word screamed in the wind? We go forward because going back is impossible ... in the sense that we cannot correct anything of the lived events (in the past) we can only observe with greater attention the events that occur before our eyes in the present ...

Then someone might wonder how it is possible to change what is already described in destiny. Yet in thought there is already a lever of movement, if a clear intent manifests itself in the thought we can discover that the inspirations you have had on any innovative topic are then closely followed by a mass of interventions in the same vein ...

Synchronicity? Wave? In bioregionalism it is called "the great flow", and the function of the precursors is precisely that of initiating an evolutionary process of human intelligence ... for this reason it is important that the precursors do not take on themselves a specific "degree" or "copyright. "their job is just to prepare the ground, sow and proceed (like Jonny apple seed) ... Everyone starts at some point and then goes on and leaves his own path as an example.

Paolo D'Arpini









Testo italiano:


"Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza

Smetti di ascoltare e sentirai la verità.

Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.

Non cercare il contatto e troverai l'unione.

Sii quieto e troverai l'onda dello spirito.

Sii delicato e non avrai bisogno di forza.

Sii paziente e compirai ogni cosa.

Sii umile e manterrai la tua integrità."

(Meditazione Taoista) 


Le qualità, le sensazioni, le attrazioni e repulsioni che appaiono nel campo della coscienza, sono proiezioni come lo sono i sogni che appaiono al sognatore. Tutto si risolve nella stessa realtà, unica ed indivisibile, inspiegabile perché non vi è nessuno a cui poterla spiegare….

La nostra mente  è  il risultato di una combinazione psichica e energetica delle forze combinate dalla natura in questo caleidoscopio che è la coscienza individuale.  In effetti nulla ci appartiene (se inteso specificatamente) oppure tutto ci appartiene (se inteso come la totalità del conosciuto)... Cosa volete che sia una bella parola proferita in silenzio od una brutta parola urlata al vento? Andiamo avanti perché tornare indietro è impossibile... nel senso che non si  può correggere nulla degli eventi vissuti (nel passato) possiamo solo osservare con maggiore attenzione gli eventi che si presentano davanti ai nostri occhi nel presente...

Qualcuno allora potrebbe chiedersi come sia possibile modificare ciò che è già descritto nel destino.  Eppure nel pensiero c'è già una leva di movimento, se un chiaro intento si manifesta nel pensiero   possiamo scoprire che le ispirazioni che tu hai avuto su qualsiasi argomento innovativo vengono poi seguite a ruota da una messe di interventi nello stesso filone... 

Sincronicità? Onda? Nel bioregionalismo si chiama "il grande flusso",  e la funzione dei precursori è appunto quella di avviare un processo evolutivo dell'intelligenza umana... per questo è importante che i precursori non assumano su di sé una specifica "laurea" o "copyright" il loro lavoro è solo quello di preparare il terreno, seminare e procedere (come  Jonny seme di mela)... Ognuno comincia a qualche punto e poi prosegue e lascia il suo percorso come esempio.

Paolo D'Arpini