sabato 30 ottobre 2021

Water, source of life, and the basic values of true "bioregionalism" ... - Acqua, fonte di vita, ed i valori di fondo del vero "bioregionalismo"...

 

La fonte di tutta la  vita  è l'acqua, per questo è importante che questo elemento non sia inquinato divenendo così portatore di morte. Le  prime culture umane che riconobbero il valore ed il significato archetipale dell’Acqua, sono quella Vedica dell'India, in cui si dichiara che la sorgente della creazione è l'Acqua, e l'antichissima civiltà cinese,  entrambe risalenti a  millenni ante-Cristo. 

In particolare, nell'antichissimo Libro dei Mutamenti cinese (I Ching), l'elemento Acqua è preposto alla comunicazione. Da esso nasce e si conserva la vita,  grazie alle sue proprietà di contenere “disciolte” in sé le informazioni e di essere assorbita, entrando così intimamente a far parte delle diverse sostanze, l’acqua è l’elemento di “comunicazione” delle informazioni medesime. 

Ecco da dove nasce la sacralità dell’acqua: può riportare in Terra la Luce, l’equilibrio ecologico, così come può trasmettere al Cielo tutto quello che noi facciamo in Terra. Considerando che questo elemento  garantisce la sopravvivenza di ogni essere vivente sul Pianeta  possiamo (e dobbiamo) ben sperare che l’auspicabile cambiamento in chiave ecologica che tutti ci attendiamo possa infine manifestarsi.

La Terra ha la possibilità di essere fecondata,  consentendo alla vita di germogliare, assorbendo l’acqua, convogliandola dove serve, conservandola negli incavi. La vita  nasce ove la Terra sa accogliere l’Acqua nel suo grembo. La conservazione dell’Acqua nei recessi è una azione consona alla Terra... ma non con avarizia bensì con la capacità di “rifocillare” al momento del bisogno, come fa un pozzo per l’assetato.

A questo proposito nell’I Ching l’esagramma N° 48 Il Pozzo…. nell’Immagine dice: “Sopra il legno vi è l’acqua. L’immagine del Pozzo. Così il nobile anima il popolo durante il lavoro e lo esorta all’aiuto reciproco”.

Ed ancora, nel commento: “…il pozzo é un’immagine dell’organizzazione sociale dell’umanità riguardante le basilari necessità della vita, che sono indipendenti da qualsiasi formazione politica. Le formazioni politiche, le nazioni mutano, ma la vita dell’uomo con le sue richieste, rimane la stessa… questa vita però é anche inesauribile. Le stirpi vanno e vengono ed esse tutte fruiscono della vita nella sua inesauribile copia.  Per quanto diversi siano i talenti e la cultura degli uomini, la natura umana nei suoi fondamenti é la medesima in ognuno ed ognuno può, coltivandosi, attingere all’inesauribile fonte della natura divina dell’essenza umana”.

Queste meravigliose parole, fanno pensare a quali sono i bisogni primari dell’essere umano, e di tutti gli esseri viventi, in fondo: nutrirsi, avere un riparo, riprodursi, mettersi in relazione, comunicando, ognuno secondo la propria natura. Ed a proposito della cultura (e quindi anche della comunicazione, cioé di quello che si desidera trasmettere) sempre questo esagramma del Libro dei Mutamenti dice  un’altra cosa importantissima: "bisogna fare attenzione al pericolo che, curando la propria cultura, non si penetri fino alle radici dell’umanità, rimanendo impigliati negli interessi convenzionali".

Il consiglio dell’I Ching è quello di vedere le cose che scorrono davanti ai sensi: vista, udito, gusto, olfatto, tatto, usando la propria discriminazione e  sensibilità come fosse un sesto senso, ripensando alle cose vissute ed a quelle che restano da vivere.

Che stiamo facendo noi esseri umani, siamo o non siamo in sintonia con tutte queste belle frasi? Siamo consapevoli di quale sia questa natura profonda, divina, dell’essere? E di quali sono le necessità dell’uomo? Non abbiamo perso di vista, forse, che la vita vissuta in maniera essenziale, badando semplicemente a quei bisogni “primordiali”, sarebbe più gioiosa, priva delle angoscie dell’uomo di oggi? Non diamo troppo bado forse ad usi e convenzioni quale quello che dobbiamo sempre avere di più, ma anche essere di più, e fare di più? Non cerchiamo tutti di avere qualcosa da dire, da spiegare, da insegnare agli altri, credendo che la nostra propria scelta di vita sia quella giusta, quella più condivisibile, più corretta, più etica? Non sarebbe meglio lasciar fluire la manifestazione spontanea del nostro essere in quel che può e vuole esprimersi e godere semplicemente, reciprocamente con il resto del mondo, della Vita?

Certo l’uomo ha qualcosa in più rispetto ad altri animali, ha una consapevolezza di sé che a volte ci é anche un po’ di peso, che ci fa vivere di meno il presente e di più il passato, di cui rimpiangiamo i lati positivi ed escudiamo quelli negativi (pur considerando che tutto é relativo) ed il futuro, in cui riponiamo speranze, desideri e proiezioni a volte utopiche.

Questa consapevolezza però ci é anche di aiuto, ci può fare compagnia, ci può far vivere pienamente la vita in comunione con gli altri esseri, facendoci cogliere sfumature su cui altrimenti sorvoleremmo e di cui non ci renderemmo mai conto…

Ecco i valori di fondo del vero "bioregionalismo"...

Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana




Testo inglese:

The source of all life is water, which is why it is important that this element is not polluted, thus becoming a bearer of death. The first human cultures that recognized the value and archetypal significance of Water, are the Vedic one of India, which declares that the source of creation is Water, and the very ancient Chinese civilization, both dating back to millennia before. Christ.

In particular, in the ancient Chinese Book of Changes (I Ching), the Water element is responsible for communication. From it, life is born and preserved, thanks to its properties of containing information "dissolved" in itself and being absorbed, thus intimately becoming part of the various substances, water is the element of "communication" of information same.

This is where the sacredness of water comes from: it can bring Light back to Earth, ecological balance, just as it can transmit to Heaven everything we do on Earth. Considering that this element guarantees the survival of every living being on the planet, we can (and must) hope that the desirable ecological change that we all expect will finally manifest itself.

The Earth has the possibility of being fertilized, allowing life to sprout, absorbing water, conveying it where it is needed, keeping it in the hollows. Life is born where the Earth knows how to welcome Water in her womb. The conservation of water in the recesses is an action in keeping with the Earth ... but not with avarice but with the ability to "refresh" when needed, as a well does for the thirsty.

In this regard, in the I Ching hexagram N ° 48 Il Pozzo .... in the image it says: "Above the wood there is water. The image of the Well. Thus the nobleman animates the people during their work and urges them to help each other ".

And again, in the comment: "... the well is an image of the social organization of humanity regarding the basic necessities of life, which are independent of any political formation. Political formations, nations change, but man's life with his requests remains the same ... but this life is also inexhaustible. The bloodlines come and go and they all enjoy life in its inexhaustible copy. However different the talents and culture of men are, human nature in its foundations is the same in everyone and everyone can, cultivating himself, draw from the inexhaustible source of the divine nature of the human essence ".

These wonderful words make us think about what are the primary needs of the human being, and of all living beings, after all: feeding, having shelter, reproducing, relating, communicating, each according to their own nature. And with regard to culture (and therefore also of communication, that is to say of what one wishes to transmit) this hexagram of the Book of Changes always says another very important thing: "one must pay attention to the danger that, by taking care of one's own culture, one does not penetrate to the roots of humanity, getting entangled in conventional interests ".

The advice of the I Ching is to see the things that flow in front of the senses: sight, hearing, taste, smell, touch, using one's discrimination and sensitivity as if it were a sixth sense, rethinking the things lived and those that remain from to live.

What are we human beings doing, are we or are we not in tune with all these beautiful phrases? Are we aware of what this deep, divine nature of being is? And what are the needs of man? Have we not lost sight, perhaps, that life lived in an essential way, simply taking care of those "primordial" needs, would be more joyful, devoid of the anxieties of today's man? Do we not give too much attention perhaps to uses and conventions such as what we must always have more, but also be more, and do more? Don't we all try to have something to say, to explain, to teach others, believing that our own choice of life is the right one, the most acceptable, the most correct, the most ethical one? Wouldn't it be better to let the spontaneous manifestation of our being flow into what can and wants to express itself and simply enjoy Life, reciprocally with the rest of the world?

Of course, man has something more than other animals, he has a self-awareness that sometimes there is also a bit of weight, which makes us live less in the present and more in the past, of which we regret the positive sides. and we exclude the negative ones (even considering that everything is relative) and the future, in which we place hopes, desires and sometimes utopian projections.

This awareness, however, is also helpful, it can keep us company, it can make us live life fully in communion with other beings, making us grasp nuances that we would otherwise overlook and which we would never realize ...

Here are the basic values ​​of true "bioregionalism" ...

Paolo D'Arpini - Italian Bioregional Network

domenica 3 ottobre 2021

Living ecologically ... with nature, in nature - Vivere ecologicamente... con la natura, nella natura



Without paying any attention to it, we live in an artificial world, immersed in a consumerist society and in highly urbanized spaces, we escape from the heat in the summer and from the cold in the winter. Mostly we live in closed "conditioned" environments and we hardly put our nose out if there is a little rain.

Is this the life that we deserve?

Communication between human beings takes place through the codes of language. Each term employed is a symbol, signifying meaning a meaning, and the terms are related by grammatical, syntactic, and cultural rules. But there is also a direct communication, based on natural elements, which takes place by means of messages that are amplified by the senses that vibrate in contact with their external correspondents: the environment, the wind, the heat or the cold, the smells, the flavors… the mystery of the stars or of the dark sky empty of all light. We can live this experience consciously day by day.

For example, if we describe the wind it seems that everything stops at brain work: "Wind is a horizontal or vertical movement of a mass of air due to pressure differences, which in turn are due to an unequal distribution of heat. The air stream moves in the direction that goes from the high pressure area to the low pressure one. But two other forces intervene in the genesis of the wind, one deviant due to the rotation of the Earth and one of friction caused by the roughness of the earth's surface ”.

When we are in nature, in the dark dark night, on the edges of the river and the air pushes us or repels us, enters the clothes and makes us feel its breath, it is not the lexical descriptions that affect us ... the wind speaks to us directly , makes us turn up the collar and reminds us that we are alive!

In short, at the thought of having to face nature in its crudeness it almost seems that through the imagination or the description of possible events we have already solved the problem ... we have prepared ourselves for the "worst" (or the best), but this is not the case since things they happen not as expected, but all different. The quality of presence is sublime.

Life is an eternal beginning. The continuous transformation that the elements undergo can never be considered final and therefore life is without beginning and without end.

Paolo D'Arpini



Testo Italiano:

Senza ormai farci più caso viviamo in un mondo artificiale,  immersi in una  società consumista ed in spazi fortemente  urbanizzati, fuggiamo dal caldo in estate e dal freddo in inverno. Perlopiù viviamo in ambienti chiusi “condizionati” e difficilmente mettiamo il naso fuori se appena c’è un po’ di pioggia.

 E'  questa la vita che ci compete?

La comunicazione tra esseri umani si svolge attraverso i codici del linguaggio. Ogni termine impiegato è un simbolo, significante che significa un significato, e i termini sono correlati da regole grammaticali, sintattiche, e culturali. Ma esiste anche una comunicazione diretta, basata sugli elementi naturali, che si svolge per mezzo di messaggi che vengono amplificati dai sensi che vibrano al contatto con i loro corrispondenti esterni: l’ambiente, il vento, il caldo od il freddo, gli odori, i sapori… il mistero delle stelle o del cielo cupo e vuoto di ogni luce. Questa esperienza  possiamo  viverla consapevolmente giorno per giorno.

Ad esempio se descriviamo il vento sembra che tutto si fermi al lavorio cerebrale: “Il vento è un movimento orizzontale o verticale di una massa d’aria dovuto a differenze di pressione, le quali a loro volta sono dovute a una distribuzione ineguale di calore. La corrente d’aria si muove nella direzione che va dalla zona ad alta pressione verso quella a bassa pressione. Ma nella genesi del vento intervengono altre due forze, una deviante dovuta alla rotazione della Terra e una di attrito causata dalle asperità della superficie terrestre”.   

Allorché ci troviamo in natura, nella notte scura scura, sui bordi del fiume e l’aria ci spinge o ci respinge, entra negli abiti e ci fa sentire il suo  soffio, non sono le descrizioni lessicali che ci toccano… il vento ci parla direttamente, ci fa alzare il bavero e ci ricorda che siamo vivi!

Insomma al pensiero di dover affrontare la natura nella sua crudezza sembra quasi che attraverso l’immaginazione o la descrizione dei possibili accadimenti abbiamo già risolto il problema… ci siamo preparati al “peggio” (od al meglio), ma così non è poiché Le cose avvengono non come ci si poteva aspettare avvenissero, ma tutte diverse. La qualità data dalla presenza è sublime.

La vita è un eterno inizio. La continua trasformazione che subiscono gli elementi non può essere mai considerata finale e quindi la vita è senza inizio e senza fine.  


Paolo D'Arpini


venerdì 1 ottobre 2021

In "doing not doing" there is no realization ... - Nel "fare non fare" non v'è realizzazione...

 "A true Sufi sits with his companions, gets up and eats, sleeps, buys and sells at the market, gets married and participates in society, and yet never for a moment forgets God..." (Abu Sa'id ibn Abi al-khayr)



A friend of mine writes to me expressing her doubts "about the ideal behavior to be assumed for the purpose of spiritual fulfillment, following the example of the saints ..."

I replied by telling her that you cannot give a rule based on the behavior of a saint. The realized is no longer identified with an ego, referring to the body and mind, but also has prarabdha karma (a current life destiny) like any other human being. Even to believe that there are realized and unrealized in the saint's vision is illusory, since in his experience everything is One and indivisible.

At this point, how can we believe that any human action can represent a dividing line between the presumed accomplished and the presumed ignorant? What the saints tell of their life is only the outward aspect of their specific prarabdha karma, nothing to do with the hypothetical "do or not do" for the purpose of "realization".

In my life I was lucky enough to meet several saints and from their behavior I received a universal teaching, never in antithesis with the needs of my life. They have lived their life in the way that was their due, as I am living my life in the way that is due to me. This applies to anyone. There is no point in scrambling to do not do.

When we talk about spiritual research we do not mean pursuing a codified path, a fideistic norm, a belonging to a creed; the spiritual seeker is simply the one who looks at himself, the one who recognizes the Whole in himself and himself as the Whole.

From this point of view, spiritual research can be considered a strictly personal fact. Reconciling one's personal path with that of anyone else means knowing how to flow without obstructing, learning and transmitting without expecting, in short, it is about making peace with ourselves and with others.

 Paolo D'Arpini


"In accordance with each person's Prarabdha karma, the Ordinator controls the fate of souls in accordance with their past actions. Whatever is destined not to happen will not happen, no matter how hard you try. Whatever is bound to happen will happen, no matter how hard we try to stop it. " (Ramana Maharshi)


Testo italiano:

"Un vero sufi siede assieme ai compagni, si alza e mangia, dorme, compra e vende al mercato, si sposa e partecipa alla società, e tuttavia mai per un momento dimentica Dio..." (Abu Sa'id ibn Abi al-khayr)

Mi scrive un'amica esprimendo i suoi dubbi "sul comportamento ideale da assumere al fine del compimento spirituale, seguendo l'esempio dei santi..." 

Le ho risposto dicendole che non si può dare una regola sulla base del  comportamento  di un santo. Il realizzato non si identifica più con un io, riferito al corpo ed alla mente, ma ha anch'egli un prarabdha karma (un destino della vita corrente) come qualsiasi altro essere umano. Persino ritenere che ci siano realizzati e non realizzati nella visione del santo è illusorio, poiché nella sua esperienza tutto è Uno ed indivisibile. 

A questo punto come si può ritenere che qualsiasi azione umana possa rappresentare una linea di demarcazione tra il presunto realizzato ed il presunto ignorante? Quello che i santi raccontano della loro vita è solo l'aspetto esteriore del loro specifico prarabdha karma, niente a che vedere con l'ipotetico "fare o non fare" ai fini della  "realizzazione".

Nella mia vita ho avuto la fortuna di incontrare diversi santi e dal loro comportamento ho ricevuto un insegnamento universale, mai in antitesi con le esigenze della mia vita. Loro hanno vissuto la loro vita nel modo che era loro dovuto, come io sto vivendo la mia vita nel modo che mi è dovuto. Ciò vale per chiunque. Inutile arrabattarsi sul fare non fare.

Quando si parla di ricerca spirituale non si intende il perseguire un sentiero codificato, una normativa fideistica, un’appartenenza ad un credo; il cercatore spirituale è semplicemente colui che guarda se stesso, colui che riconosce il Tutto in se stesso e se stesso come il Tutto.

Da questo punto di vista la ricerca spirituale può essere considerata un fatto strettamente personale. Conciliare la propria via personale con quella di chiunque altro significa saper fluire senza ostruire, apprendere e trasmettere senza pretendere, insomma si tratta di fare la pace con noi stessi e con gli altri.

 Paolo D'Arpini


“In accordo con il Prarabdha karma di ogni persona, l’Ordinatore controlla il destino delle anime in accordo con le loro azioni passate. Qualunque cosa sia destinata a non accadere non accadrà, per quanto ci provi. Qualunque cosa sia destinata ad accadere accadrà, per quanto si possa provare a fermarla.” (Ramana Maharshi)