lunedì 18 gennaio 2021

Libertà dal conosciuto e spiritualità laica - Freedom from the known and lay spirituality

 


Nel corso dei secoli e dei millenni la civiltà umana ha attraversato momenti di crescita e di decrescita. Nel tentativo di uniformare un codice di giustizia funzionale alla gestione della  comunità sono sorte leggi e dettami religiosi utili a dare un indirizzo legittimo  alla conduzione sociale.

I comandamenti ed i dettami, qualsiasi essi siano e di qualsiasi religione o governo,  vanno bene per una attuazione  etico-morale finalizzata all'ordinamento  della società in cui si vive, quindi dal punto di vista della spiritualità laica sono "impedimenti" alla coscienza dell'unitarietà nella diversità della vita. Infatti nelle filosofie non duali, come il Taoismo, non esistono imposizioni categoriche ma il consiglio a muoversi in sintonia sincronicamente  con la qualità del tempo... rispondendo alle necessità vitali,  di volta in volta,  seguendo l'ispirazione del momento.

Inconsciamente però ciò avviene anche volendo seguire gli ordinamenti civili e i dettami religiosi. Infatti  leggendo la Bibbia, il Vangelo, il Corano, un codice legislativo,  ecc.  a seconda del  livello intellettivo  e delle propensioni del lettore,  se ne ricava  il significato e l'indirizzo  che  ad ognuno aggrada. Leggi una frase, analizzala, troverai dentro ciò che cerchi. Poiché nella miscellanea dei contenuti vi saranno sempre  indicazioni per soddisfare o giustificare  ogni propensione comportamentale ed ogni "interpretazione" adatta al proprio scopo.  I libri  cosiddetti sacri sono un compendio di contraddizioni che soddisfano così il "voler credere" e giustificano ogni azione.  E ciò avviene sempre a livello del "conosciuto",  ovvero nell'ambito della memoria tesa al soddisfacimento delle intenzioni egoiche o della supremazia religiosa o ideologica.

Per queste ragioni la conoscenza "libresca" delle cosiddette "sacre scritture" non viene tenuta in gran conto nella spiritualità laica. Nell'advaita (non-dualismo) viene definita "artha wada", che sta per: arricchimento letterario o materiale aggiunto, il cui scopo è semplicemente quello di soddisfare la curiosità mentale di chi non può accettare la verità assoluta e continua a crogiolarsi nel "divenire". Infatti il dichiarare di "credere in qualcosa", è solo un modo  per qualificare l'oggetto in cui si crede. Ma usare il verbo "credere", per descrivere il moto del divenire, è una limitazione alla conoscenza (basata sulla memoria). Si crede in ciò che si presume di conoscere, e che ci conviene, quindi il divenire viene compreso attraverso un processo fondato unicamente sul conosciuto. 

Da qui il "crogiolarsi nel credere del divenire".  Ma la verà libertà è  libertà dal conosciuto.

Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica



Testo Inglese: 

Over the centuries and millennia, human civilization has gone through moments of growth and decline. In the attempt to standardize a code of justice functional to the management of the community, laws and religious dictates have arisen which are useful to give a legitimate address to social management. The commandments and dictates, whatever they are and of any religion or government, are good for an ethical-moral implementation aimed at the ordering of the society in which one lives, therefore from the point of view of lay spirituality they are "impediments" to the conscience of unity in the diversity of life. In fact, in non-dual philosophies, such as Taoism, there are no categorical impositions but the advice to move in synchrony with the quality of time ... responding to vital needs, from time to time, following the inspiration of the moment. Unconsciously, however, this also happens if we want to follow civil regulations and religious dictates. In fact, reading the Bible, the Gospel, the Koran, a legislative code, etc. according to the intellectual level and the inclinations of the reader, the meaning and direction that everyone likes is obtained. Read a sentence, analyze it, you will find what you are looking for inside. Since in the miscellany of contents there will always be indications to satisfy or justify every behavioral propensity and every "interpretation" suited to one's purpose. The so-called sacred books are a compendium of contradictions which thus satisfy the "willingness to believe" and justify every action. And this always happens at the level of the "known", or in the context of memory aimed at satisfying egoic intentions or religious or ideological supremacy. For these reasons the "bookish" knowledge of the so-called "sacred scriptures" is not held in high regard in lay spirituality. In advaita (non-dualism) it is defined "artha wada", which stands for: literary enrichment or added material, the purpose of which is simply to satisfy the mental curiosity of those who cannot accept the absolute truth and continue to bask in the "becoming". In fact, declaring to "believe in something" is only a way of qualifying the object in which one believes. But using the verb "to believe" to describe the motion of becoming is a limitation to knowledge (based on memory). We believe in what we presume to know, and which suits us, therefore becoming is understood through a process based solely on the known. Hence the "basking in the belief of becoming". But true freedom is freedom from the known. Paolo D'Arpini - Committee for Lay Spirituality

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