The Heart, in the vision of Ramana Maharshi, does not represent a physical point but the perception of the Self, that reflecting in the individual mind seems to assume a "location". The literal translation of Hrdayam (in Sanskrit), to which the Tiruvannamalai's sage refers, is "I am the Heart", the source from which everything emanates. But from the nondualistic point of view a doubt could arise regarding the possible existence or position of this center. Ramana, on several occasions, had specified that it is not the Lotus of the Heart, the chakra of kundalini yoga (which sometimes makes itself coincide with the physical organ) but a point placed two fingers from the sternum towards the lungs. He specified that it was not a physiological center, which today we would call "psychosomatic", but of a subtle energetic source from which the ego consciousness emerges, the meeting point between being and not being.
This in particular was explained when a devotee asked Ramana how it was possible to determine that point on the right side of the chest through direct experience, to which Ramana explained that it is in the direct experience of everyone to subtly perceive the origin of the ego in that position, to which the devotee pointing to himself asked "Does Bhagawan mean that I can feel it infallibly and naturally from myself?", so speaking he had touched the right side of his chest to which Ramana observed "See, you are spontaneously doing it ...! ". At the same time, on several occasions, Ramana had asserted that the Self, or the Heart, has neither beginning nor end, is situated neither on the surface nor at the center, since he is the All-pervading All.
This apparent incongruity raised some questions, in the minds of some devotees, on the reality of the facts exposed. The clarification came during a dialogue between Ramana and his advanced disciple, Sri Punja, later known as Papaji of Lucknow. He objected, regarding the existence of a psychophysical center called "Heart", having a specific location on the right side of the chest and indicated as the seat of the Self, that this statement was not suited to the absolute truth about the Self.
Ramana confirmed that the Self is formless and beyond any internal or external location but that its speech on the Heart was aimed at people who identified with the physical body and who therefore perceived consciousness as emanating from within and this "place" it can not be the brain, a simple mechanism functional to conceptualization, but that point from which life seems to radiate, on the right side of the chest. This explanation could, according to an elemental analogy (based on the elements), be connected to an ancient text of Ayurveda referring to the Hrdayam (mentioned by Ramana) as a point in which the prana (vital energy) enters and leaves vivifying the organism and establishing here the Focus of existence. In fact, prana, which corresponds to the element Air, is that energetic manifestation that helps to represent the sense of the ego, as consciousness and presence. The latter, however, is my own deduction that arises from a direct intuition based on self-analysis on the source of the ego.
But here I would like to go further and going beyond the "starting point" I wish to reconnect more specifically to the indications contained in the text "Holistic meditation, the direct path", stating the steps and providing advice to make a journey from the self to the Self. However, bearing in mind - as Ramana himself often stated- that two Self can not exist. Atman is the absolute and only truth while identification with an ego separate and restricted to a form name is a simple game of mirrors of and in the Consciousness, so it is not true. Although it is not true this mirroring is real, as long as the illusion continues. Therefore the purpose of empirical teaching is to push the conscience to divert the attention from the mirror and direct it to the observer.
Yet even this self-observation is "untrue", since the observer can not observe himself, but serves the mind to abandon his tendency to fixation on objectification. Ramana said: "Know your mind so as not to be cheated by the mind". In fact, the mind is always looking for answers, but such answers are only the mind's own elucubrations, so they are not true, and could mislead the "researcher" by cheating him on the essence of his true nature, making him believe that he has reached an understanding and "Realization" that in fact is simply "objective", or conceptual.
But with this I do not want to deprive of its value the spiritual teaching contained here. The mind is accustomed to thinking, the mind is thought, the mind is a tangle of thoughts and even the "I" is a thought but it is the only thought to which all the others can be traced and on this we must investigate through the inner research suggested by Ramana.
In the chasing of the self inside and around itself one reaches a state of "emptiness" in which the mind stops and that is the true Hrdayam, the Heart!
Paolo D'Arpini
Tiruvannamalai - Arunachala Sacred Mountain
Testo italiano
Il Cuore, nella visione di Ramana Maharshi, non rappresenta un punto fisico ma la percezione dell'Io sono, che riflettendosi nella mente individuale sembra assumere una “ubicazione”. La traduzione letterale di Hrdayam (in sanscrito), a cui fa riferimento il saggio di Tiruvannamalai, è “Io sono il Cuore”, la sorgente da cui tutto emana. Ma dal punto di vista nondualistico potrebbe sorgere un dubbio riguardo alla eventuale esistenza o posizione di questo centro. Ramana, in diverse occasioni, aveva precisato che non si tratta del Loto del Cuore, il chakra del kundalini yoga (che talvolta si fa coincidere con l'organo fisico) bensì un punto posto a due dita dallo sterno verso i polmoni. Egli specificò che non si trattava di un centro fisiologico, che oggi chiameremmo “psicosomatico”, ma di una sottile fonte energetica da cui emerge la coscienza dell'Io, il punto d'incontro fra essere e non essere.
Questo in particolare fu spiegato allorché un devoto chiese a Ramana com'era possibile determinare quel punto sul lato destro del petto attraverso un'esperienza diretta, al che Ramana spiegò che è nell'esperienza diretta di ognuno percepire sottilmente l'origine dell'io in quella posizione, al che il devoto indicando se stesso chiese “Bhagawan intende dire che io posso percepirlo infallibilmente e naturalmente da me stesso?”, così parlando egli si era toccato la parte destra del petto al che Ramana osservò “Vedi, spontaneamente lo stai facendo...!”. Allo stesso tempo in più occasioni Ramana aveva asserito che il Sé, ovvero il Cuore, non ha inizio né fine, non è situato né in superficie né al centro, poiché egli è il Tutto onnipervadente.
Questa apparente incongruenza sollevò alcuni interrogativi, nella mente di alcuni devoti, sulla realtà dei fatti esposti. Il chiarimento giunse durante un dialogo avuto tra Ramana ed il suo avanzato discepolo, Sri Punja, più tardi conosciuto come Papaji di Lucknow. Questi obiettò, riguardo all'esistenza di un centro psicofisico definito “Cuore”, avente una specifica ubicazione sul lato destro del petto ed indicato come sede del Sé, che tale affermazione non risultava confacente con la verità assoluta sul Sé.
Ramana confermò che il Sé è senza forma ed aldilà di ogni ubicazione interna od esterna ma che il suo discorso sul Cuore era rivolto a persone che si identificavano con il corpo fisico e che quindi percepivano la coscienza come emanante dall'interno e questo “luogo” non può essere il cervello, un semplice meccanismo funzionale alla concettualizzazione, ma quel punto da cui la vita sembra irradiarsi, sul lato destro del petto. Questa spiegazione potrebbe, secondo una analogia elementale (basata sugli elementi), essere ricollegata ad un antico testo di Ayurveda che fa riferimento al Hrdayam (menzionato da Ramana) come punto in cui il prana (energia vitale) entra ed esce vivificando l'organismo e stabilendo qui il Focus dell'esistenza. In effetti il prana, che corrisponde all'elemento Aria, è quella manifestazione energetica che contribuisce a raffigurare il senso dell'io, in quanto coscienza e presenza. Quest'ultima è comunque una mia deduzione che nasce da una intuizione diretta basata sull'autoanalisi sulla sorgente dell'Io.
Ma qui vorrei andare oltre e superando il “punto di partenza” desidero ricollegarmi più specificatamente alle indicazioni contenute nel testo “Meditazione olistica, il percorso diretto”, ove si enunciano delle tappe e si forniscono consigli per compiere un viaggio dal sé al Sé. Tenendo però conto -come sovente affermò lo stesso Ramana, che non possono sussistere due Sé. L'Atman è l'assoluta ed unica verità mentre l'identificazione con un io separato e ristretto ad un nome forma è un semplice gioco di specchi della e nella Coscienza, quindi non è vero. Pur non essendo vero questo specchiarsi è reale, finché perdura l'illusione. Pertanto lo scopo dell'insegnamento empirico è quello di spingere la coscienza a distogliere lo sguardo dallo specchio dirigendolo su colui che osserva.
Eppure questa auto-osservazione è "falsa", poiché l'osservatore non può osservare se stesso, ma serve alla mente per abbandonare la sua tendenza alla fissità sull'oggettivazione.
Diceva Ramana: “Conosci la tua mente per non farti imbrogliare dalla mente”. Infatti la mente è alla continua ricerca di risposte ma tali risposte son solo elucubrazioni della mente stessa, quindi non sono vere, e potrebbero trarre in inganno il “ricercatore” imbrogliandolo sull'essenza della sua vera natura, facendogli credere di aver raggiunto una comprensione e “realizzazione” che di fatto è semplicemente “obiettiva”, ovvero concettuale.
Attenzione, con ciò non si vuole deprivare del suo valore l'insegnamento spirituale qui contenuto. La mente è avvezza al pensare, la mente è pensiero, la mente è un groviglio di pensieri e persino l'io sono è un suo pensiero ma è l'unico pensiero a cui tutti gli altri sono riconducibili e su questo dobbiamo indagare attraverso l'auto investigazione suggerita da Ramana. Nel rincorrersi dell'io attorno e su se stesso si raggiunge uno stato di “vuoto” in cui la mente si arresta e quello è il vero Hrdayam, il Cuore!
Paolo D'Arpini
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