venerdì 25 maggio 2018

Matter's memory and collective unconscious - Memoria della materia e inconscio collettivo


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According to all religions and philosophies, and also according to modern science, it is movement, action or mutation that creates the world. The energy released through the change that occurred in the original "quid" was propagated in a seemingly infinite sequence that uses the conducting channels of space and time.

According to this theory of the gradual creation of the universe we imagine a "beginning" called Big Bang (the big bang) in which the static energy concentration reaches a critical phase of uncontainability and results in a collapse which is the beginning of time space. and coincides with the manifestative projection in which energy gradually takes shape. 

The gradualness and continuity of creation is measured through an "aspect" that always accompanies the creative process. This aspect is immanent and transcendent and it is the consciousness, which is an integral part, a sort of intrinsic taste or quality, of the ongoing energetic development. Consciousness and energy are in short the same thing, as time and space appear and coexist complementarily. Without duration in time and expansion into space nothing could manifest itself and without consciousness and energy no manifestation would have meaning or existence. 

For this reason it is impossible to separate the manifestation from the awareness that  ratifies it. Each element, being the transformation in the infinite possibility of energy movements in space time, preserves a specific memory (or intelligence) that is necessary for the cohesion of its substance, or state of  mutation (if we want to use metaphysical terminology). This process of psychosomatization of the existing is simultaneously impressed in a sort of "negative" that corresponds to the formula with respect to the experimental procedure. But it is not just a description, it is also a substratum, it is a constituent force (a will) that allows the whole manifestation to maintain a form and a name, in short, it makes it continue a specific energetic identity. 

Hence also the concept of "psychohistory", which is none other than the design memory that constitutes the phenomena, which remains etched in the very results of active phenomenology: the vital processes.  So the story is not the one written on the books, that of the books is only a misleading, partial and subjective documentation that describes the aspects experienced by some witnesses or witness listeners. History as we know it is a shaky pseudo-truth told and corroborated (for speculative purposes) by its editors. What we call history is at best the description of a realistic imaginative shared (more or less) by many (however, a limited number of people). But the truth can not be partial, as the integrity of our bodily existence can not be crumbled. In the sense that we can not say "this organ or this appendix does not belong to me or it is useless, the hair the nails and the hairs are not important because they grow and are eliminated without excessive damage ..." or similar jokes. In fact, even if we almost always use the right for our actions we also need the left, if we become bald we consider it a defect, if the nails break even the fingers suffer, etc. 

In short, the historical truth should correspond to an entireness and this wholeness is given only by that subtle memory that remains etched in the forms in continuous phenomenal mutation. This "memory" on a vital level is called DNA and on a psychic level I call it "psychostory", ie the ability to read through automatic storage,  retention of  accounting,  present in the set of vital processes involved in events.  And since there is no separation in any vital process, manifested by our direct involvement or indirect, and here I still make the example of the human body in which if  teeth  are lost, for example, this fact also involves all the others organs and appendages, from head to toe. Without teeth the alimentation deteriorates, the individual loses the aggressive-defensive capacity, etc. etc. in short, every vital element is influenced. This also happens logically for events on the face of the planet: an atomic bomb in Siberia affects the environmental conditions of the Antarctic ....

Finally, if we want to know the history, the real one, it is necessary to meddle in the warehouse of the vital mnemonic function, which is however present in a holistic and holographic key  in each of us.

In India this warehouse is called Akasha, Jung called it the Collective Unconscious, the esoteric call it the Earth's Aura .

How can we draw on this mysterious and ever-present archive?The answer lies in the question itself ... 

How does water know the water? How does  fire know the fire? How do you know yourself?  

SINCE IT ...! Only being it ... Not as an  onlooking observer  but as a constituent substance in the current energy trend. Stripping then the separation that prevents us from perceiving the whole  in which we are an integral part. In fact, those who are endowed with foresight or mediumship can perceive this total "memory" of the great magma of existence only by dissolving in that "memory" (awareness). That is, by renouncing the small separative memory of the ego that leads us to identify with the single molecule of the life process and to describe the existing in the narrow scope of the perceptible, limited to the circumscribed presence. Which is often what happens in official history or in philosophy or religion or empirical science.

Paolo D'Arpini






Testo italiano

Secondo tutte le religioni e filosofie, ed anche secondo la moderna scienza, è il movimento, l’azione o mutazione, che crea il mondo. L’energia sprigionata attraverso il cambiamento sopraggiunto nel “quid” originario statico si è propagata in uno svolgimento, apparentemente infinito, che utilizza i canali conduttori dello spazio e del tempo.

Secondo questa teoria della creazione graduale dell’universo si immagina un “inizio” chiamato Big Bang (il grande botto) in cui la concentrazione energetica statica giunge ad una fase critica di incontenibilità e ne consegue un collasso che è poi l’inizio dello spazio tempo e coincide con la proiezione manifestativa in cui l’energia assume forma gradualmente. La gradualità e continuità della creazione viene misurata attraverso un “aspetto” che sempre accompagna, potremmo anche dire registra, il processo creativo. Questo aspetto è immanente e trascendente ed è la coscienza, la quale è parte integrante, una sorta di sapore o qualità intrinseca, dello svolgimento energetico in corso.

Coscienza ed energia sono insomma la stessa cosa, come il tempo e lo spazio che appaiono e coesistono complementariamente. Senza la durata nel tempo e l’espansione nello spazio nulla potrebbe manifestarsi e senza la coscienza e l’energia nessuna manifestazione avrebbe significato od esistenza. Per questa ragione è impossibile scindere la manifestazione dalla consapevolezza che la sancisce.

Ogni elemento, essendo la trasformazione nell’infinita possibilità dei movimenti energetici nello spazio tempo, conserva una specifica memoria (od intelligenza) che è necessaria alla coesione della sua sostanza, o stato di mutazione energetica (se vogliamo usare una terminologia metafisica). Questo procedimento di psicosomatizzazione dell’esistente viene impresso contemporaneamente in una sorta di “negativo” che corrisponde alla formula rispetto al procedimento sperimentale.

Ma non è solo descrizione è anche substrato, è forza costituente che permette al tutto manifesto di mantenere una forma ed un nome, insomma gli fa continuare una specifica identità energetica.

Da qui anche il concetto di “psicostoria”, che non è altro che la memoria progettuale costituente i fenomeni, la quale resta impressa nei risultati stessi della fenomenologia attiva: i processi vitali. Perciò la storia non è quella scritta sui libri, quella dei libri è solo una documentazione ingannevole, parziale e soggettiva che descrive gli aspetti vissuti da alcuni testimoni, od ascoltatori dei testimoni. La storia come noi la conosciamo è una traballante pseudo-verità raccontata e corroborata (a fini speculativi) dai suoi redattori. Quella che chiamiamo storia è al meglio la descrizione di un immaginifico realistico condiviso (più o meno) da molti (comunque un numero limitato di persone).

Ma la verità non può essere parziale, come non può essere sminuzzata l’integrità della nostra esistenza corporea. Nel senso che non possiamo dire “questo organo o questa appendice non mi appartiene od è inutile, i capelli le unghie ed i peli non sono importanti perché crescono e vengono eliminati senza eccessivo danno…” o simili facezie. Infatti anche se usiamo quasi sempre la destra per il nostro agire abbiamo bisogno anche della sinistra, se diventiamo calvi lo consideriamo un difetto, se le unghie si spezzano anche le dita ne soffrono, etc. Insomma la verità storica dovrebbe corrispondere ad un’interezza e questa interezza viene data solo da quella memoria sottile che resta impressa nelle forme in continua mutazione fenomenica.

Questo “ricordo” a livello vitale viene definito DNA ed a livello psichico io lo chiamo “psicostoria”, ovvero la capacità di lettura attraverso la memorizzazione automatica, la registrazione contabile, presente nell’insieme dei processi vitali coinvolti negli eventi. E siccome non esiste separazione alcuna in qualsivoglia processo vitale, che si manifesti con il nostro diretto coinvolgimento oppure con uno indiretto, e qui faccio ancora l’esempio del corpo umano in cui se vengono ad esempio persi i denti questo fatto coinvolge anche tutti gli altri organi ed appendici, dalla testa ai piedi. Senza denti si deteriora l’alimentazione, l’individuo perde la capacità aggressivo-difensiva, etc. etc. insomma ogni elemento vitale viene influenzato. Ciò logicamente succede anche per gli eventi sulla faccia del pianeta: una bomba atomica in Siberia influisce sulle condizioni ambientali dell’Antartide….

Infine se vogliamo conoscere la storia, quella vera, è necessario intromettersi nel magazzino della funzione mnemonica vitale, che è presente comunque in chiave olistica ed olografica in ognuno di noi.

In India questo magazzino si chiama Akasha, Jung lo chiamò Inconscio collettivo, gli esoteristi lo chiamano Aura della Terra.

Come fare ad attingere a questo archivio misterioso e sempre presente?

La risposta sta nella domanda stessa… Come fa l’acqua a conoscere l’acqua? Come fa il fuoco a conoscere il fuoco? Come fai a conoscere te stesso?

Essendolo…! Unicamente essendolo… Non come un osservatore che guarda bensì come sostanza costituente dell’andamento energetico in corso. Spogliandosi quindi della separazione che ci impedisce di percepire l’insieme di cui siamo parte integrante. Infatti coloro che sono dotati di preveggenza o medianità possono percepire questa “memoria” totale del grande magma dell’esistenza solo sciogliendosi in quella “memoria”. Ovvero rinunziando alla piccola memoria separativa dell’ego che porta ad identificarci con la singola molecola del processo vitale ed a descrivere l’esistente nello stretto ambito del percettibile, limitato alla presenza circoscritta. Il che è spesso quel che avviene nella storia ufficiale o nella filosofia o religione o scienza empirica.

Paolo D’Arpini

martedì 22 maggio 2018

The Satori waiting for us - Il satori che ci aspetta




There are moments in our existence where we can experience "the loss of reason". Not in the sense of to be out of  mind  but signifying the entry into a "psychic" condition in which it is no longer possible to judge what is right and what is wrong. A state of emptiness in which the internal observer observes the potential of the moment by substituting judgment with testimony.

And there it ends every affirmation or denial, every victory or defeat.    I know that that glorious moment, in which "the present moment" triumphs,  is the state of true birth and true bliss. Yet this "condition" manifests itself (and for me it happened dramatically) as a wedge of the functional motor of the mind. An emptiness that comes in front of the imponderable and unforeseeable. 

Do you know the Zen story about the "satori"? One day a traveler found himself in front of a hungry tiger. Trying to escape his open jaws and his sharp claws, he took refuge on a precipice, clinging to a root protruding into the void. The tiger roamed over him angrily when the man noticed that even below him, at the base of the crevasse, there was another tiger watching him ravenously. Just at that moment the root to which he was clinging began to detach from the rock, he saw himself lost, he could not go up or down, while his gaze fell on a ripe wild strawberry that hung inviting before his eyes, he caught it.  How good it was ...

It happened more or less as well to me, I felt oppressed and assaulted on the right and the left, destiny had decided to make me learn this lesson. What to do? Responding to provocations, with violence or captiveness, I would have lost my equanimity of judgment and would have fallen into speculative fiction (and Satan is what he wants to entice us into his trap). I had no hope ... and when I stopped worrying, I felt that it did not matter at all anything to get a logical and satisfying result, I let go and I left frustration and power, revenge and humiliation, justice and injustice, the good and the evil ... In short, I renounced, indeed "forgot", every action-reaction. 

I call it "losing every reason". 

But be careful, this condition of Void, strictly speaking, does not resolve in a "moment", even if the understanding happens in a "flash", it will have to become a state, that being in perfect balance, in which there is not that but smile and cry together. 

As Capra,  the physicist,  says,  : "... similarly to the Void of the mystics, the" physical void "- so called in quantum field theory - is not a state of simple" non-being "but contains in itself the potentiality of all forms. These forms are not independent entities but are transitory manifestations of the void, which is always subject to them. Emptiness is a "living void", a creative and destructive impulse ".

And it is in this state "beyond reasoning" that it is really possible to fully enjoy life, in its entirety, it is a state of perennial "understanding" in which it is impossible to lose, we live moment by moment, with clarity, intelligence, creativity. It's a living in the unknown!

Paolo D'Arpini

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Testo italiano

Ci sono  dei momenti nella nostra esistenza in cui possiamo sperimentare "la perdita della ragione". Non nel senso dell'uscita di senno ma significando l’entrata in una condizione “psichica” in cui non è più possibile giudicare quel che è giusto e quel che è sbagliato. Uno stato di vuoto in cui l’osservatore interno osserva le potenzialità del momento sostituendo il giudizio con la testimonianza.

E lì finisce ogni affermare o negare, ogni vincere od essere sconfitti. So che quel momento glorioso in cui trionfa “l’attimo presente” è lo stato della vera nascita e della vera beatitudine. Eppure questa “condizione” si manifesta (e per me avvenne drammaticamente) come un ingrippamento del motore funzionale della mente. Un vuoto che sopraggiunge di fronte all’imponderabile ed all’inaffrontabile. Sapete la storiella zen che racconta il “satori”? Un giorno un viandante si trovò dinnanzi ad una tigre affamata.

Cercando di sfuggire alle sue fauci aperte ed ai suoi unghioni appuntiti si rifugiò su un precipizio, aggrappandosi ad una radice sporgente nel vuoto. La tigre si aggirava sopra di lui rabbiosa allorché l’uomo si accorse che anche sotto di lui, alla base del crepaccio, c’era un’altra tigre che lo spiava famelica. Proprio in quel momento la radice alla quale era avvinghiato prese a staccarsi dalla roccia, si vide perduto, non poteva risalire né scendere, nel mentre il suo sguardo si posò su una fragolina selvatica matura che pendeva invitante davanti ai suoi occhi, la colse.. Com’era buona….

Successe più o meno così pure a me, mi sentivo oppresso ed aggredito a destra e sinistra, il destino aveva deciso di farmi apprendere questa lezione. Che fare? Rispondendo alle provocazioni, con la violenza o la capziosità, avrei perso la mia equanimità di giudizio e sarei precipitato nella finzione speculativa (e satana è questo che vuole per attiraci nella sua trappola). Non avevo speranze.. e quando smisi di preoccuparmi, sentii che non importava assolutamente nulla ottenere un risultato logico e soddisfacente, lasciai andare ed abbandonai la frustrazione e la potenza, la vendetta e l’umiliazione, la giustizia e l’ingiustizia, il bene ed il male…. Insomma rinunciai, anzi “dimenticai”, ogni azione-reazione.  

Questo lo chiamo “perdere la ragione”.


Ma attenzione, questa condizione di Vuoto, strettamente parlando, non si risolve in un “momento”, anche se la comprensione avviene in un “flash”, dovrà trasformarsi in uno stato, quell’essere in perfetto bilico, in cui non c’è che il sorridere ed il piangere insieme.

Come dice Capra, il fisico: “..analogamente al Vuoto dei mistici, il “vuoto fisico” -così chiamato nella teoria dei campi quantici- non è uno stato di semplice “non-essere” ma contiene in sé la potenzialità di tutte le forme. Queste forme non sono entità indipendenti ma sono manifestazioni transitorie del vuoto, che sempre soggiace ad esse. Il vuoto è “vuoto vivente”, pulsione creativa e distruttiva”.

Ed è proprio in questo stato “aldilà del ragionamento” che è veramente possibile godere in pieno della vita, nella sua interezza, è uno stato di perenne “comprensione” in cui è impossibile perdere, si vive momento per momento, con chiarezza, intelligenza, creatività. E’ un vivere nell’ignoto!

Paolo D’Arpini


mercoledì 16 maggio 2018

"Creation" is imagination in matter - La "creazione" è immaginazione nella materia


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For the purposes of an empirical understanding of the manifestative process, defined from the religious point of view "creation", I share with you a reflection on stanza 6 of Arunachala Ashtaka, by Ramana Maharshi (Talks).

In this stanza the small point = ego is analyzed.

The small point composed of darkness = the ego consisting of latent tendencies; the observer or subject or ego that rises expands itself in the form of what is seen, the object and the internal organ of perception.The reflected light operating in the mind must be suffused for this ego to arise. In the middle of the day a rope can not be mistaken for a snake. The rope itself can not even be seen if there is a thick darkness so that there is no possibility of exchanging it for a snake. Only in a weak or soft light can the mistake of exchanging a rope for a snake happen.The same thing happens for the Pure and Radiant Being that emerges as an ego, this is possible only in a light surrounded by darkness. 

This darkness is otherwise known as Primitive Ignorance (or Original Sin). The light that shines through this ignorance is called "Reflected Light". This Reflected Light is known as Ishwara or God. It is well known that the manifestation of Ishwara occurs through Maya (his power of Illusion). 

The other name in which this Power is called is "Pure Mind", or Satva quality, this implies that there is also an "impure mind" and this is represented by the ego, which is a next step in the reflection of the Light of Supreme 
Consciousness  through the Rajas, or active quality of the mind. Finally, the external or material aspect of the manifestation arises, through the quality Tamas, or inertia, which manifests itself in the form of the internal organs of perception and their external objects (the perceived world). From the physiological point of view it can be said that this process of outsourcing proceeds through the brain. 

The different states of waking, dream and deep sleep therefore originate from that original ignorance, with the mind that turns outside (through the projective process of the inner apparatus) experiencing the condition of waking and dreaming and retreating into deep sleep in latency status.  All these of course are only "phenomena" that appear through the Reflected Light on the Substrate of Existence and Absolute Awareness of the self-luminous Self.

So the world can not be "independent" of its Source, and that is how the One Being becomes many. The Power that manifests this Play of Existence is really great! And the realization of one's original Nature is the joyful purpose of life.

Paolo D'Arpini



Testo italiano
Ai fini di una comprensione empirica del processo manifestativo, definito dal punto di vista religioso "creazione", condivido con voi una riflessione sulla strofa n.6 dell’Arunachala Ashtaka, di Ramana Maharshi (Talks).
In questa strofa si analizza il piccolo punto = ego.
Il piccolo punto composto da tenebre = l’ego che consiste di tendenze latenti; l’osservatore o soggetto o ego che sorge espande se stesso nella forma di ciò che è visto, l’oggetto e l'organo interno di percezione.
La luce riflessa operante nella mente deve essere soffusa affinché tale ego possa sorgere. In pieno giorno una corda non può essere scambiata per un serpente. La corda stessa non può nemmeno essere vista se c’è tenebra fitta così ché non c’è possibilità di scambiarla per un serpente. Solo in una luce  debole o soffusa può  accadere l’errore di scambiare una corda per un serpente.
La stessa cosa avviene per il Puro e Radiante Essere che emerge come ego, ciò è possibile solo in una luce circonfusa da tenebra. Questa tenebra è altrimenti conosciuta come l’Ignoranza Primitiva (o Peccato Originale).
La luce che traspare attraverso questa ignoranza è chiamata “Luce Riflessa”. Tale Luce Riflessa è conosciuta come Ishwara o Dio. Infatti è noto che la manifestazione di Ishwara avviene attraverso Maya (il suo potere di Illusione). L’altro nome in cui tale Potere è chiamato è “Pura Mente”, o qualità Satva, ciò implica che ci sia anche una “mente impura” e questa è rappresentata dall’ego, che è un passo successivo nella riflessione della Luce della Consapevolezza Suprema attraverso la qualità Rajas, od attiva,  della mente.
Infine sorge l’aspetto esteriore o materiale della manifestazione, attraverso la qualità Tamas, o inerzia, che si manifesta in forma degli organi interni di percezione e dei loro oggetti esterni.
Dal punto di vista fisiologico può dirsi che questo processo di esternalizzazione procede attraverso il cervello. I diversi stati di veglia, sogno e sonno profondo hanno quindi origine da quella ignoranza originale, con la mente che si rivolge all’esterno (attraverso il processo proiettivo dell’apparato interiore) sperimentando la condizione di veglia e sogno e ritirandosi nel sonno profondo in stato di latenza.
Tutti questi ovviamente sono solo “fenomeni” che appaiono attraverso la Luce Riflessa sul Substrato dell’Esistenza e Consapevolezza  Assoluta dell’auto-luminoso Sé.
Quindi il mondo non può essere “indipendente” dalla sua Sorgente, ed è così che l’Unico Essere diventa molti. Il Potere che manifesta questo Gioco dell’Esistenza è davvero grande! E la realizzazione della propria originale Natura è lo scopo gioioso della vita.
Paolo D'Arpini

domenica 13 maggio 2018

Consciousness is aware of consciousness - La coscienza è consapevole della coscienza


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I go back to the binomial, in my opinion inseparable, of "layty and spirituality". If one relies on the meaning of the words established in encyclopedias and vocabularies, or in current usage, the original meaning is often lost. Each spoken language adapts to the changes, even instrumental, brought over the centuries by different cultures and religions.

According to me  spirit means "synthesis between intelligence and conscience". And what are intelligence and conscience? Does not a man endowed with these virtues say that he has "spirit"? The "spirit" - therefore - is the sense of conscious presence.

What about the other word "lay" that as a result of the Christian manipulation has even completely changed meaning, from that of "person outside of any political and religious context" to that of "person belonging to a religion but not included in the priestly order". 

Instrumentalization after instrumentalization the meaning of the words changes, takes the form that you want to give to get a "political" result .. but the original root remains and I would like to recover. Because there is no need to create neologisms where there are already appropriate terms, albeit distorted.

In this context I confirm that I am not a "believer" in any form, what I affirm is on the basis of my direct experience of existing and of being aware of it. It is not necessary for anyone to confirm it.We do not need to "believe" to say "I am", we know it without a doubt from ourselves. While to renounce the assumption of a faith or the lack of a faith we can not but use the term "creed" or "I do not believe".

It can be deduced that being and being simultaneously aware of it is natural and unequivocally true, while supporting something that has its foundation in thought, that is, in mental speculation, is only a process, a conceptualization.

I do not want to be difficult but it is obvious that no one will ever say "I believe that I exist or I believe to  be aware",  while for any other statement (or abstract or concrete thought form) will always use the term "I believe",  in religion or in atheism or in anything else that you trust ...

"I am" is therefore the pure and simple truth and it is here to explain the possible reasons for this "being" since this explanatory procedure (or interpretation) is a mental gymnastics, a speculation, and is therefore questionable.

To say that consciousness is the result of the divine spark or the random path of matter that turns into life,  let  this  investigation to the Sophists.  While "I am" is the only incontrovertible fact that does not need to be tested or discussed.  And it is on this basis that I want to stay. It makes no sense then to discuss the "ways" ... or the "hypotheses". I say this to silence and avoid any opposition to the reality of the contingent fact I have expressed regarding  its  own existence (and everyone with a clear mind may be aware of this).

This is the layty of the spirit. Spirituality does not belong to any religion; it is the true nature of man. The spirit is present in all that exists, it can not therefore be reached through a specific path, since it is already there even in the attempt to pursue it.  Layty  is the condition of absolute "freedom" from every constituted thought, be it ideological or religious. "Laikos", in Greek, means someone who is outside any social and religious context, or does not belong to any social or confessional system.When we talk about spiritual research we do not intend to pursue a codified path, a fideistic normative, a belonging to a creed; the spiritual seeker is simply the one who looks at himself, the one who recognizes the whole in himself and himself as the whole.

From this point of view spiritual research can be considered a strictly personal fact, so the true spiritual seeker is absolutely  free,  at the same time recognizing what is in him as present in everything else. Reconciling one's personal way with that of anyone else means knowing how to flow without obstructing, learning and transmitting without expecting, in short it means making peace with ourselves and with others.This absolute freedom also includes absolute love and respect, since there are no assumptions of pre-established positions and absolutist references to a specific path.

Lay spirituality is a way in which there can not be dogmas or religious indications. This is the way in which no path is followed. The path is completely absent, in secular spirituality what matters is the simple presence to oneself and this can not be a path but a simple attention to the state in which one is. 

Consciousness is aware of consciousness.

Paolo D'Arpini





Testo italiano

Torno sul binomio, secondo me inscindibile, di "laicità e spiritualità".  Se ci si basa sul significato delle parole stabilito nelle enciclopedie e nei vocabolari, o nell'uso corrente, sovente si perde il significato originario. Ogni lingua parlata si adatta ai cambiamenti, anche strumentali, apportati nei secoli dalle diverse culture e religioni. 

Per questo preciso che per me spirito significa "sintesi fra intelligenza e coscienza". E cosa sono l'intelligenza e la coscienza? Di un uomo dotato di queste virtù non si dice forse che ha "spirito"?  Lo "spirito" -quindi- è il senso di presenza cosciente.  

Che dire poi dell'altra parola "laico" che in seguito alla manipolazione cristiana addirittura ha completamente cambiato significato, da quello di "persona al di fuori di ogni contesto politico e religioso" a quello di "persona appartenente ad una religione ma non inserita nell'ordine sacerdotale". 

Strumentalizzazione dopo strumentalizzazione il significato delle parole cambia, assume la forma che gli si vuole dare per ottenere un risultato "politico".. ma la radice originaria resta e quella vorrei recuperare. Perché non c'è bisogno di creare neologismi ove esistono già termini consoni, sia pur stravolti.

In questo contesto  confermo di non essere "credente" in alcuna forma, quel che affermo è sulla base della mia diretta esperienza di esistere e di averne coscienza. Non è necessario che alcuno me ne dia conferma.

Non serve “credere” per dire “io sono”, lo sappiamo senza ombra di dubbio da noi stessi. Mentre per sentenziare l’assunzione di una fede o la mancanza di una fede non possiamo fare a meno di usare il termine “credo” oppure “non credo”.

Se ne deduce che l’essere ed esserne contemporaneamente coscienti è naturale ed inequivocabilmente vero, mentre sostenere qualcosa che ha il suo fondamento nel pensiero, cioè nella speculazione mentale, è solo un processo, un concettualizzare.

Non voglio fare il difficile ma è ovvio che nessuno dirà mai “credo di esistere e di essere consapevole” mentre per qualsiasi altra affermazione (o forma pensiero astratta o concreta) dovrà sempre usare il termine “credo nella religione o credo nell’ateismo” od in qualsiasi altra cosa a cui si presta fede…

“Io sono” è quindi la verità pura e semplice ed è qui vano spiegare le possibili ragioni di tale “essere” giacché questo procedimento esplicativo (o interpretazione)  è una ginnastica mentale, una speculazione, ed è quindi opinabile.

Affermare che la coscienza è il risultato della scintilla divina o il percorso casuale della materia che si trasforma in vita lasciamolo dire ai sofisti. Mentre “Io sono” è l’unico fatto incontrovertibile che non abbisogna di prova o discussione alcuna. Ed è su questa base che voglio restare. Non ha senso quindi mettersi a discutere sui “modi”…..o sulle “ipotesi”. Dico ciò per tacitare ed evitare qualsiasi contrapposizione sulla realtà del fatto contingente da me espresso (e tutti a mente serena possono esserne consapevoli).

Questa è laicità dello spirito.

La spiritualità non appartiene ad alcuna religione; essa è la vera natura dell’uomo. Lo spirito è presente in tutto ciò che esiste, non può quindi essere raggiunto attraverso uno specifico sentiero, poiché esso è già lì anche nel tentativo di perseguirlo.

La laicità è la condizione di assoluta “libertà” da ogni forma pensiero costituita, sia essa ideologica o religiosa. “Laikos”, in greco, sta a significare colui che è al di fuori di ogni contesto sociale e religioso, ovvero non appartiene ad alcun ordinamento sociale o confessionale.

Quando si parla di ricerca spirituale non si intende il perseguire un sentiero codificato, una normativa fideistica, un’appartenenza ad un credo; il cercatore spirituale è semplicemente colui che guarda sé stesso, colui che riconosce il Tutto in sé stesso e sé stesso come il Tutto.

Da questo punto di vista la ricerca spirituale può essere considerata un fatto strettamente personale, quindi il vero cercatore spirituale è assolutamente laico, allo stesso tempo riconosce ciò che è in lui come presente in ogni altra cosa. Conciliare la propria via personale con quella di chiunque altro significa saper fluire senza ostruire, apprendere e trasmettere senza pretendere, insomma si tratta di fare la pace con noi stessi e con gli altri.

Questa assoluta libertà comprende anche assoluto amore e rispetto, non essendoci assunzioni di posizioni precostituite e riferimenti assolutistici ad uno specifico sentiero.

La Spiritualità Laica è una via in cui non possono esserci dogmi o indicazioni religiose. Questa è la via in cui non si segue nessuna via. Il percorso è completamente assente, nella spiritualità laica ciò che conta è la semplice presenza a se stessi e questo non può essere un percorso ma una semplice attenzione allo stato in cui si è.

La coscienza è consapevole della coscienza.

Paolo D'Arpini

lunedì 7 maggio 2018

A message from Siddharameshwar Maharaj reported by his disciple Nisargadatta Maharaj



Siddharameshswar Maharaj

A TYPICAL SPEECH OF SRI SIDDHARAMESHWAR MAHARAJ WHICH NISARGADATTA HEARD IN HIS YEARS WITH HIS MASTER

"God is nothing else than the devotee. Give up the idea that there is
a devotee and a God. It is a myth that some one else will come and do
something for you. Whatever is, is of your own making. Nothing
extraneous will give you Godhood. Maya [doubt] has the power to
dislodge or shake you from your conviction, but it has no power to
give you Godhood.

Your will has given you the shape you experience. Be God or whatever
you like; you have only to will so. Name what you like and you have
it. What you acquire comes to being. How will people call you God if
you yourself do not believe in your Godhood? When you will realize
that you were committing a "sin" or a blunder in behaving like a
worldly being then Godhood, will dawn on you. When you feel so, then
take it, that You are acquiring Godhood.

Why, you have actually acquired it, nay, you will then experience that
you needed no acquisition of it because it was there eternally within
you already. As a man naturally feels ashamed to wear the garments of
a woman, so a man who has acquired Godhood will feel ashamed of the
material life. You must always feel that ultimate Reality is ever
free. You should be ashamed of going round as a human being. Why
should you need different objects for the gratification of different
senses of the body when you are convinced that you are not the body
but pure consciousness [Brahma] itself. Beware and examine critically
the thoughts coming to your mind. Do it as a daily routine. Go on
observing, how far, what you took yourself to be before, is undergoing
a change.

Observe and compare the change in your attitude to life before and
after you met the Satguru - what you consider yourself to be before
and what you consider yourself to be now. See what feelings evoked
Pleasure in the mind before and what feelings do so now. See what
attributes we give to our life, that is, what form and meaning we now
give it. Acquisition and dispossession take place involuntarily
according as what form and quality your consciousness takes shape of.

Our mind, intelligence, Chitta and Ahamkara put together go to form our
right which we try to exercise with reference to our form, inner
consciousness and the place or the destination where, we aim to go. By
focusing your inner gaze directly on your conceived outward form and
inner cognition, you realize the Self at first hand and the conviction
of such realisation is called the steadfast Self-Realization".



Nisargadatta Maharaj

mercoledì 2 maggio 2018

You are the "other" - L' "altro" sei tu


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According to a line of Buddhist or Taoist thought, which I prefer, there is only a psychic mass that contains all the mental tendencies experienced or liveable during the  existence by all sentient beings. The single spark is called incarnation. At the person's death individual energy merges with the universal. But the innate  tendencies unfinished  are aggregated into a lump (program) that draws the consciousness to new incarnations.In short, it is not the same soul that reincarnates ... but the psychic tendencies   that seek new evolutionary solutions. 

The problem is that during the life the soul, meaning the individual consciousness (or mind), identifies itself with the body mind and consequently believes that the evolutionary process experienced belongs to itself, on the contrary this process of appearance in the manifest is completely automatic (cause effect) .

The so-called "others" are only the appearance of ourselves reflected in our mental mirror. In any case, these "elucubrations" have no value from the point of view of absolute non-dual awareness, but reasoning  in the relative sphere can help us detach our consciousness from the process of becoming ... The individual self (soul) is the reflection in the mind of that awareness. 

And here you may ask what is the individual mind or soul? It is that power of reflection that allows the Self to manifest itself in infinite forms (Energy space time). Since the reflection of manifested images has as substrate the Self (absolute awareness), one can say that the world is unreal if seen as separate from the Self, but becomes real if seen as the Self. Like any character in the dream when he awakens, he ceases to exist as the "individual of the dream" and awakens as the dreamer.

Paolo D'Arpini

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Testo italiano

Secondo un filone di pensiero  buddista o taoista, che prediligo, esiste solo una massa psichica  che contiene tutte le tendenze mentali vissute o vivibili durante l’esistenza da tutti gli esseri senzienti. La scintilla singola si definisce incarnazione. Alla morte della persona l’energia individuale si fonde con l’universale. Ma le tendenze innate incompiute si aggregano in un grumo (programma) che attira la coscienza verso nuove incarnazioni.

Insomma non è la stessa anima che si reincarna… ma le pulsioni psichiche che cercano nuove soluzioni evolutive. Il problema è che durante la vita l’anima, intendendo la coscienza individuale, si identifica con il corpo mente e di conseguenza ritiene che il processo evolutivo vissuto le appartenga, al contrario tale processo di apparizione nel manifesto è del tutto automatico (causa effetto).

I cosiddetti “altri” sono solo sembianze di noi stessi riflesse nel nostro specchio mentale.  In ogni caso  tali “elucubrazioni” non hanno valore dal punto di vista della consapevolezza non duale assoluta, ma disquisendo nell’ambito relativo possono aiutarci a distaccare la nostra coscienza dal processo del divenire…

Il sé individuale (anima) è il riflesso nella mente di quella consapevolezza. E qui si chiede cosa è la mente o  anima individuale? E’ quel potere di riflessione che consente al Sé di manifestarsi nelle infinite forme (Tempo spazio energia). Siccome il riflesso delle immagini manifestate ha come substrato il Sé (l’assoluta consapevolezza), si può dire  che il mondo è irreale se visto come separato dal Sé, ma diviene reale se visto come il Sé.

Come un qualsiasi personaggio del sogno al momento del risveglio smette di esistere in quanto “individuo del sogno” e si risveglia come il soggetto sognatore.


Paolo D’Arpini