giovedì 27 dicembre 2018

Living in our own Core - Vivere nel proprio Centro


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"Conscious joy in the world is the same as ecstasy in Samadhi" (Shivasutra)

Our life is not separated from Life. Our individual existence is part of the total Existence, inseparably connected.

There is in Hinduism a beautiful image that depicts the Creator, Brahma, attached with an umbilical cord to Vishnu. Vishnu in this case represents the One from which everything proceeds and not just the Conservative aspect of God. And we are also connected to the navel of the cosmos, because we are a vital expression of the entireness of life, dependent on the Source.

In one form of Zen meditation we focus on the navel, hara in Japanese, which is considered the meeting point of vital energy: ki. In Tantra, that point corresponds to the chakra in which the eternal fire burns, Manipura (solar plexus). According to other schools the base of connection with the infinite, of which we are the manifestation, is indicated in other areas or chakras: in the base of the spinal column, in the heart, in the pineal gland or on the top of the head (the fontanelle).

It does not matter its hypothetical "location" -that is only a descriptive convenience because how it can be "located" what everything contains? - what matters is that surely for each of us there is a "Core", a root that nourishes the our being. We may not be aware of it but the "Core" exists and is expressed in the form of Consciousness.

According to Abraham Maslow "self-realization" means becoming aware of this "Center".

To live far from one's "Center", which is the bridge that unites our individual existence with the Universal one, corresponds to the feeling of being separated, "thrown into this world" -using the words of Sartre. That is to say to be strangers and devoid of roots with existence. From this derives a condition of perennial restlessness, which we try to satisfy with desires and choices, but the result is only frustration, fear, uncertainty and struggle ... and it is a struggle that knows only defeat! In fact, how can one rebel or try to modify life when we ourselves are emanating from it?

Therefore, in lay spirituality, realization, integrity, "holiness" (if you prefer this term) is to reside in your own "Center". In letting go deep down to the roots of the ego.

It's difficult? It seems impossible?

In truth it is the simplest thing in this world, because - as stated by Ramana Maharshi - we can not do without being what we already are, just become aware of it: "Go down to the very roots of the I. Experience what you are deep inside ".

Paolo D'Arpini




Testo italiano: 

“La gioia consapevole nel mondo è la stessa dell’estasi nel Samadhi” (Shivasutra)

La nostra vita non è separata dalla Vita. La nostra esistenza individuale è parte dell’Esistenza totale, inscindibilmente connesse, inseparabili.

C’è nell’induismo una bellissima immagine che raffigura il Creatore, Brahma, attaccato con un cordone ombelicale a Vishnu. Vishnu in questo caso raffigura l’Uno da cui tutto procede e non soltanto il Conservatore. Ed anche noi siamo collegati all’ombelico del cosmo, poiché siamo un’espressione vitale dell’interezza della vita, dipendenti dalla Sorgente.

In una forma di meditazione zen ci si concentra sull’ombelico, hara in giapponese, che viene considerato il punto d’incontro dell’energia vitale, ki. Nel Tantra quel punto corrisponde al chakra in cui brucia il fuoco eterno, Manipura (plesso solare). Secondo altre scuole la base di collegamento con l’infinito, di cui siamo la manifestazione, è indicato in altre aree o chakra: nella base della colonna spinale, nel cuore, nella ghiandola pineale o sulla sommità della testa (la fontanella).

Poco importa la sua ipotetica “ubicazione” –che è solo una convenienza descrittiva in quanto come può essere “ubicato” quello che tutto contiene?- ciò che conta è che sicuramente per ognuno di noi esiste un “Centro”, una radice che nutre il nostro essere. Possiamo non esserne consapevoli ma il “Centro” esiste e si esprime in forma di Coscienza.

Secondo Abraham Maslow “l’attuazione di sé” significa divenire consapevoli di questo “Centro”.

Vivere lontano dal proprio “Centro”, che è il ponte che unisce la nostra esistenza individuale con quella Universale, corrisponde al sentirsi separati, “gettati su questo mondo” –usando le parole di Sartre. Ovvero ritenersi estranei e privi di radici con l’esistenza. Da ciò deriva una condizione di perenne inquietudine, che cerchiamo di soddisfare con i desideri e le scelte, ma il risultato é solo frustrazione, paura, incertezza e lotta… ed è una lotta che conosce solo sconfitta! Infatti come ci si può ribellare o tentare di modificare la vita quando noi stessi siamo una sua emanazione?

Perciò, nella spiritualità laica, la realizzazione, l’integrità, la “santità” (se preferite questo termine) consiste nel risiedere nel proprio “Centro”. Nel lasciarsi andare in profondità sino alle radici dell’Io.

E’ difficile? Sembra impossibile?

In verità è la cosa più semplice di questo mondo, poiché –come affermava Ramana Maharshi- non possiamo fare a meno di essere quel che già siamo, basta divenirne consapevoli: “Scendete alle radici stesse dell’io. Sperimentate ciò che siete nel profondo”.

Paolo D’Arpini


mercoledì 19 dicembre 2018

Monolatric religions and false syncretism - Religioni monolatriche e falso sincretismo



In  the spiritual field the syncretic idea would be the most equitable and lay and this idea was also present in ancient Rome and in all the countries of the old continent, at least up to the supremacy of the dominant monolithic cults (Judaism, Christianity and Islam).

Sincretism  it is the the only form of thought that guarantees equal dignity to every religious or atheist belief, considering it part of the moral and philosophical patrimony of humanity. 

Unfortunately in Italy we have not yet come to a freeing from religious dominance ... Indeed, Christian dominance has been joined by Muslim and today we are witnessing a race for supremacy, with the state trying to save goat and cabbage by erasing established popular traditions, such as of the nativity scene realized in the schools, favoring at the same time halal "parties", with public slaughter of animals without stunning.

Here I would like to add some other "dirty reason" that imposes on Italy the subjection to the monolatric religions,  improperly called monotheists:  Judaism, Christianity and Islam. The motivations are different and weigh on the choices of each political center, right or left that is ... Yes, you read that correctly…  

First of all there is the subjection to Zionist Judaism, which has economic   reasons, since the big banks and financial powers are held by Zionists, then there is the traditional respect for the Vatican, which is also endowed with vast estates, real estate and gold deposits.  Also because of the papal control exercised on so many believers (despite the continuous defection of disappointed faithful the Catholic church maintain a strong political weight).  Finally in recent years the religious  race has  seen the advancement  of Muslim power especially in the center-left party , due to its favorable immigration policy, to the construction of new mosques and to the "substitution" of citizens (due to the decline of the native population and the conspicuous decline in popular votes in that area).

In short, if before the laity had to oppose only the Catholic ecclesiastical, today they are attacked by many parties, Zionist and American consumerism, the Vatican and the Muslim imam. Among other things, the three strains threaten a "fusion" falsely defined "syncretic" (since it includes only the creed of monolatric matrix but not other non-theistic philosophies, such as Buddhist, Taoist, etc.), this false sincretism is functional to a NWO  political, economic  and fake-religious.

Paolo D'Arpini 



Testo italiano:

In ambito spirituale l’idea sincretica sarebbe la più laica… e questa idea era presente anche a Roma ed in tutti i paesi del vecchio continente, almeno sino alla supremazia dei  culti monolatrici oggi dominanti (giudaismo, cristianesimo ed islam), essa è l’unica forma di pensiero che garantisce pari dignità ad ogni credo religioso o ateo, considerandolo parte del patrimonio morale e filosofico dell’umanità.

Purtroppo  in Italia non siamo ancora giunti ad un affrancamento dalla dominanza religiosa… Anzi alla dominanza cristiana si è affiancata quella musulmana ed oggi assistiamo ad una gara per la supremazia,  con lo stato che cerca di salvare capra e cavoli cancellando consolidate tradizioni popolari, come quella del presepe realizzato nelle scuole, favorendo allo stesso tempo "feste" halal, con sgozzamento pubblico di animali senza stordimento. 

Vorrei qui aggiungere  qualche altra “ragione sporca” che impone all’Italia la sudditanza alle religioni monolatriche (ebraismo, cristianesimo  e islam). Le motivazioni sono  diverse e pesano sulle scelte  di ogni compagine di centro, di destra o di sinistra che sia…

Sì avete letto bene…

In primis c'è la  sudditanza all'ebraismo sionista, che  ha ragioni economiche, poiché le grandi banche ed i potentati finanziari sono retti da sionisti, poi c'è l'ossequianza tradizionale nei confronti del vaticano, anch'esso dotato di vasti possedimenti immobiliari e depositi aurei,  nonché a causa del controllo papale esercitato su  numerosi credenti (malgrado le continue defezioni di fedeli delusi  i cattolici mantengono un certo peso politico), infine in questi ultimi anni si è aggiunto il potere musulmano soprattutto in  ambito di centro-sinistra, a causa la sua politica favorevole all'immigrazione, alla costruzione di nuove moschee  ed alla "sostituzione" dei cittadini (per il calo della popolazione autoctona e per il vistoso calo dei voti popolari in quell'area).  

Insomma se prima i laici avevano da contrastare solo lo strapotere ecclesiastico cattolico, oggi sono attaccati da più parti, dal consumismo sionista ed americano, dal vaticano e dall'imam musulmano.  Tra l'altro i tre ceppi minacciano una "fusione" falsamente definita "sincretica" (poiché comprende solo i credo di matrice monolatrica ma non altre filosofie non teiste, come quella buddista, taoista, etc.), funzionale ad un NWO sia politico economico che finto-religioso.

Paolo D'Arpini

venerdì 30 novembre 2018

The seven chakras, the seven seals of wisdom - I sette chakra, i sette sigilli di saggezza


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There are seven Chakras located in the pranic mental sheath. These thin centers are identified in the central spinal canal and correspond to functional ways. Chakras are antennas for energy vibrations. 

The first, Muladhara, is connected to the Earth, at the base of the column, hence the feeling of the I am this, the sense of smell. When the Earth energy is harmonic you live with balance and you are able to reach your goals; its malfunction leads to attachment to goods and fear of loss. 

The second chakra, Swadistana, at the level of the sexual organs, corresponds to the element Water, to memory, to taste, if well functioning it is open and spontaneous, inclined to satisfy relationships; the malfunction leads to loss of self-esteem, tensions and uncertainties. 

The third chakra, Manipura, solar plexus, represents the Fire, the intellect, the sight, in it is structured our active personality, when it is harmonious you feel satisfied with yourself and others, on the contrary we will try to conquer and manipulate power we will lack lucidity and act disorderly. 

The fourth is Anahata, at the height of the heart, connected to Air, touch, mind; it has a unifying function, when it is harmonious it allows us to heal and love without expectations, to radiate human warmth and sympathy; malfunctioning we will feel dependent on the love of others, offended by rejection, succubi or fearful of opening up. 

The fifth chakra, Vishudda, the Ether, the hearing, is placed in the throat, in charge of learning. Through it we communicate, with the voice, dance, music, the arts. When our speech is harmonious, we transmit without fear of misunderstanding or judgment and we perceive the true Dharma; malfunctioning we are shy, incapable of expressiveness, talkative or inept in speaking. 

The sixth Chakra, Ajna, pituary gland, presides over the knowledge of being, is the pure mind, here we are intuitive, open to the inner vision, we have extrasensory perceptions; if the energies are not harmonic we will be led to rationalize every event and we will suffer emotional conflicts. 

The seventh Chakra, Sahasrara, is on the fontanelle of the head, here all energies meet, the emptiness is full, the bliss of being-non-being, existence is the game of conscience, opposites come together and all is wisdom. Reached this state there is no more dualism. 

Paolo D'Arpini

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Testo italiano

Esistono sette Chakra situati nella guaina mentale pranica. Questi centri sottili vengono individuati nel canale centrale spinale e corrispondono a modi funzionali. I Chakra sono antenne per le vibrazioni energetiche. Il primo, Muladhara, è collegato alla Terra, alla base della colonna, da qui sorge il senso dell’ego, l’olfatto. Quando l’energia Terra è armonica si vive con equilibrio e si è capaci di raggiungere i propri obiettivi; il suo malfunzionamento porta ad attaccamento verso i beni e paura della perdita. Il secondo chakra, Swadistana, all’altezza degli organi sessuali, corrisponde all’elemento Acqua, alla memoria, al gusto, se ben funzionante si è aperti e spontanei, inclini a soddisfare i rapporti; il malfunzionamento conduce alla perdita dell’autostima, a tensioni ed incertezze. Il terzo chakra, Manipura, plesso solare, rappresenta il Fuoco, l’intelletto, la vista, in esso si struttura la nostra personalità attiva, quando è armonico ci si sente soddisfatti di sé e degli altri, al contrario cercheremo di conquistare e manipolare potere, mancheremo di lucidità e agiremo disordinatamente. Il quarto è Anahata, all’altezza del cuore, collegato ad Aria, tatto, mente; ha una funzione unificante, quando è armonico ci permette di sanare ed amare senza aspettative, di irradiare calore umano e simpatia; malfunzionando ci sentiremo dipendenti dall’amore altrui, offesi dal rifiuto, succubi o timorosi di aprirci. Il quinto chakra, Vishudda, l’Etere, l’udito, è posto nella gola, preposto all’apprendimento. Attraverso di esso comunichiamo, con la voce, la danza, la musica, le arti. Quando armonico il nostro parlare è chiaro, trasmettiamo senza temere incomprensione o giudizio e percepiamo il vero Dharma; malfunzionando siamo timidi, incapaci di espressività, logorroici oppure inetti nel parlare. Il sesto Chakra, Ajna, ghiandola pituaria, presiede alla conoscenza dell’essere, è la mente pura, qui si è intuitivi, aperti alla visione interiore, si hanno percezioni extrasensoriali; se le energie non sono armoniche saremo portati a razionalizzare ogni evento e subiremo conflitti emotivi. Il settimo Chakra, Sahasrara, è sulla fontanella del capo, qui si incontrano tutte le energie, il vuoto è pieno, la beatitudine dell’essere-nonessere, l’esistenza è il gioco della coscienza, gli opposti si uniscono e tutto è saggezza. Raggiunto questo stato non c’è più dualismo. 

Paolo D'Arpini

venerdì 23 novembre 2018

Even in lay spirituality, a guide is necessary - Anche nella spiritualità laica una guida è necessaria.

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Spiritual research, without an instructor pointing the way, presents itself as a titanic enterprise, almost impossible. It is as if an explorer who has to cross the jungle had the choice: either to have an expert guide to accompany him on the journey and, on the way, learn the dangers that infest the jungle, or try to know in advance any danger that nestles in the jungle, with the purpose then to avoid it. Certainly the second hypothesis is much more uncertain and almost destined to failure, and only if the explorer has an innate and strong intuition, beyond a strong will, then he can hope for an happy success.
From this it emerges the extreme importance of the Guru who acts as a guide along the path of self-knowledge. And the first step must be taken trying to understand the function of the mind. 
The  conscious process of  individualize oneself is the very function of the mind. The mind is the reflective capacity of the conscience that takes on itself the task of objectification and therefore of the creation of the so-called world of names and  forms. Outsourcing  is its tendency.
And here we return to the "Guru". the inner Guru is the ability to learn through daily life, in spiritual terms it is the intrinsic ability to recognize the "truth" about our intrinsic nature in all that we manifest or that manifests to us.The Guru in this sense is not a person, therefore, or at least not only a person as he can in any case manifest itself in every form, but the enlightened intelligence that frees us from mental superstructures and religious or moral fictions.
Here I set a concrete example: The love story of the nun Ryonen.
Once upon a time in Japan there lived a beautiful nun named Ryonen, famous for the depth of her intellect and her discriminating attention. A monk who was staying in the same monastery fell madly in love with her and one night he stole into his room. Ryonen was not upset at all and willingly agreed to lie with him. But the next day when the lover came back, she said that at that moment it was not possible... The following day a great ceremony took place in the temple to commemorate the illumination of the Buddha in the presence of a large crowd and several monks who came from afar.  Ryonen entered without delay into the full hall and with total naturalness stood before the monk who said he loved her, he completely naked and said: "Here I am, I am ready, if you want to love me you can do it here, now ...".
The monk fled to avoid coming back while Ryonen had cut off the roots of every illusion with that gesture. The story of Ryonen and his total adamant adherence to the truth continues. And who is that inner witness that pushes the seeker to a clean truth, starting from the things of the world: "Master is the one who leads you to be your own Master!"
Ramana Maharshi said: "Know your mind, not to be cheated by the mind" See how many images appear in a dream, how many characters who seek and escape, who love and hate each other? But the dreamer is only one...
To awaken to yourself from any point or identity you recognize yourself in the dream, accept that, stop at that and from there observe and discover the observer. Do not wait to deceive yourself that you can wake up if you're dreaming of being someone else, a more prepared or nicer character...
Whatever the character of the dream in which you find yourself, accept it.
Osho said: "Accepting for what we are is the basis for spiritual awakening". In fact, accepting does not mean renouncing one's own growth, on the contrary it means that we accept to grow starting from what we are. In this way growth will not be a choice but a spontaneous movement.It is the flowering of the intrinsic perfection that finds an expressive form, without effort, without anger or frustration, without sacrifice, without the use of memory, without expiation, without hope...
Can you then tell me where is the suffering, that self-control, that has accompanied your research so far? Where is the projective utility of the self seeking itself? How many are the "I" in you? Where is that one who seeks and the other who is sought? Where are the lives spent trudging towards perfection and where are those future lives to complete it? What does it mean "I am young, I am old, I am male, I am a female"? Are you not present here and now, pure consciousness, beyond any external distinction?
And you will always be!
Listen, you are always, absolutely, and anyone that in your dream says something sensible, you say it. Recognize that message as yours, look at the moon and leave your finger, discover the essence and do not be deceived by the reflection. 
And finally  remember: "The Guru belongs to you completely but do you belong completely to the Guru?" (Swami Muktananda)
Paolo D'Arpini
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Testo italiano
La ricerca spirituale, senza un istruttore che indichi la via, si presenta come impresa titanica, quasi impossibile. E’ come se un esploratore che deve attraversare la giungla avesse come scelta la possibilità: o di avere una guida esperta che lo accompagni nel viaggio e, strada facendo, apprendere i pericoli che infestano la giungla, o cercare di conoscere anticipatamente ogni pericolo che si annida nella giungla, con lo scopo poi di evitarlo. Certamente la seconda ipotesi è molto più incerta e quasi destinata al fallimento, e solo se l’esploratore possiede un’innata e spiccata intuizione, oltre una forte volontà, allora può sperare nella felice riuscita.
Da ciò si evince l’estrema importanza del Guru che funge da guida lungo il sentiero dell’autoconoscenza. E il primo passo va compiuto cercando di comprendere la funzione della mente.
Il processo dell’individualizzazione della coscienza è la funzione stessa della mente. La mente è la capacità riflettente della coscienza che assume su di sé il compito dell’oggettivazione e quindi della creazione del cosiddetto mondo delle forme. L’esteriorizzazione è la sua tendenza.
E qui ritorniamo sul discorso del “Guru”. il Guru  interiore è la capacità di apprendere attraverso la vita quotidiana, in termini spirituali  è la capacità intrinseca di riconoscere la “verità” sulla nostra natura intrinseca in tutto ciò che noi manifestiamo o che a noi si manifesta.
Il Guru in tal senso  non è una persona, quindi, o perlomeno non soltanto una persona visto che comunque può manifestarsi in ogni forma, bensì l’intelligenza illuminate che ci libera dalle sovrastrutture mentali e dalle finzioni religiose o morali.
Qui pongo un esempio concreto:  La storia amorosa della monaca Ryonen.
Un tempo in Giappone viveva una bellissima monaca di nome Ryonen, famosa per la profondità del suo intelletto e per la sua discriminante attenzione. Un monaco che stavo nello stesso monastero si innamorò perdutamente di lei ed una notte si introdusse furtivamente nella sua stanza. Ryonen non si turbò affatto ed accettò volentieri di giacere con lui. Ma l’indomani quando l’innamorato si ripresentò ella disse che in quel momento non era possibile… Il giorno seguente si svolgeva nel tempio una grande cerimonia per commemorare l’illuminazione del Buddha alla presenza di una gran folla e di parecchi monaci venuti da lontano. Ryonen entrò senza indugi nella sala colma e con totale naturalezza si pose di fronte al monaco che diceva di amarla, si denudò completamente e gli disse: “Eccomi, sono pronta, se vuoi amarmi puoi farlo qui, ora…”.
Il monaco se ne fuggì per non far più ritorno mentre Ryonen con quel gesto aveva reciso le radici di ogni illusione.  La storia di Ryonen e la sua totale adamantina aderenza alla verità continua.
E chi è quel testimone interiore che spinge il cercatore verso una verità pulita, a partire dalle cose del mondo: “Maestro è colui che ti porta ad essere il tuo stesso Maestro!”
Diceva Ramana Maharshi: ”Conosci la tua mente, per non farti imbrogliare dalla mente”  Vedi quante immagini appaiono in un sogno, quanti personaggi che si cercano e si sfuggono, che si amano e si odiano? Ma il sognatore è uno solo….
Per risvegliarti a te stesso da qualsiasi punto o identità ti riconosci nel sogno, accetta quella, fermati a quella e da lì osserva e scopri l’osservatore. Non aspettare illudendoti che potrai svegliarti se stai sognando di essere qualcun altro, un personaggio più preparato o più simpatico…
Qualsiasi sia il personaggio del sogno nel quale ti ritrovi, accettalo.
Osho diceva: “Accettarsi per quel che siamo è la base per il risveglio spirituale”. Infatti accettarsi non significa rinunciare alla propria crescita, anzi vuol dire che accettiamo di crescere partendo da ciò che siamo. In questo modo la crescita non sarà una scelta bensì un moto spontaneo.
E’ la fioritura dell’intrinseca perfezione che trova una forma espressiva, senza sforzo, senza rabbia o frustrazione, senza sacrificio, senza uso della memoria,senza espiazione, senza speranza…
Puoi dirmi allora dove si pone, a cosa serve, quella sofferenza, quell’autocontrollo, che sin’ora ha accompagnato la tua ricerca? Dov’è l’utilità proiettiva dell’io che cerca se stesso? Quanti sono gli “io” in te? Dov’è quell’uno che cerca e l’altro che è cercato? Dove sono le vite trascorse arrancando verso la perfezione e dove sono quelle vite future per completarla? Cosa significa “io sono giovane, io sono vecchio, io sono maschio, io sono femmina”? Non sei tu presente qui ed ora, pura coscienza, aldilà di ogni distinzione esteriore?
E sempre lo sarai!
Ascolta, tu sei sempre, assolutamente, e chiunque nel tuo sogno dica qualcosa di sensato, sei tu a dirlo. Riconosci quel messaggio come tuo, guarda la luna e lascia stare il dito, scopri l’essenza e non lasciarti ingannare dal riflesso..
E per finire ricorda: “Il Guru ti appartiene completamente ma appartieni tu completamente al Guru..?” (Swami Muktananda)
Paolo D’Arpini

domenica 18 novembre 2018

For the constitution of a spiritual "anarchy" - Manifesto per una “anarchia” spirituale


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Checking on the vocabulary the etymological origin of the word "lay" comes out a disconcerting thing ... "Lay", from the Latin "laicus" derived from the Greek "laikos" means "of the people, profane, alien to the social and religious structural context", opposite to "clerikos" (from the Greek) "of the clergy"!

The whole story was written by the patriarchy, and also the meaning of the words, so much so that the ancient symbologies have been described in negative. The fact that the word laikos in Greek expresses a negative judgment helps my theory...  It happened the same for the pariah (or out-caste) Indians, so despised by the Arians (patriarchal). Both the layperson and the outcaste were excluded from civil society, constituted in terms of class and census (from the father). Equally, they were considered unrelated to official religious culture (and therefore opposed to clericos and to the bramin sacerdotal caste).

For example, in the south of India, less affected by the patriarchal culture, the cults dedicated to shakti (feminine energy) were maintained,  in which there is no specific male priesthood constituted. All this leads us to suppose that the social marginalization and disrespect suffered by the laity in Greece, - or by the pariahs in India - (considered stateless, low and ignorant populace) was undoubtedly the effect of the final marginalization towards the expressively free culture and non-hierarchical spirituality of matrism.

Among other things, both in Greece, as in the Dravidian area of the Indian subcontinent, resisted (Crete is an example) a matristic flap. The struggle of customs and thought between patriarchy and matrism was still taking place at the time when the term "laikos" and "pariah" of  the patriarchal culture that was prevailing on the other was coined. 

Speaking of "lay spirituality" corresponds to the description  of "natural spirituality", that is a spirituality not structured in any form of belief but based on spontaneous intuition of man, both these definitions evoke the same identical thing: the ability to perceive in itself themselves, without intermediaries,  the presence of the Spirit, a synthesis between consciousness and intelligence.

Today the term "lay" is substantially misrepresented but it is certainly preferable to give back to this word its value rather than condemning the term in itself because it has been misappropriated, in recent years, by the "secular culture" as opposed to the "clerical" one. Otherwise we do like the Germans who today condemn the Swastika, for the use made by Nazism, forgetting the thousands of years - still now - of symbolic sacredness (in many parts of the world) in which the Swastika is the emblem of creative energy and of peace. 

Why give it to those who cripple the meaning instead of correcting deviations (exploitation)? It is necessary to restore the value of truth to the symbol of the Swastika, by doing the same with the word "lay" which has been distorted - in his  profound meaning - by political and religious ideologies, but which does not deserve to disappear from our vocabulary. 

Lay spirituality is an expression of autonomy of thought, an expression devoid of connotations (... of the people, alien to any social and religious construct ...), in short, free!

Paolo D'Arpini



Testo italiano:

Controllando sul vocabolario l’origine etimologica della parola “laico” viene fuori una cosa sconcertante… “Laico”, dal latino “laicus” di derivazione dal greco “laikos” significa “del popolo, profano, estraneo al contesto strutturale sociale e religioso”, opposto a “clerikos” (dal greco) “del clero”!

Tutta la storia è stata scritta dal patriarcato, ed anche il significato delle parole, tant’è vero che le antiche simbologie sono state descritte in negativo. Il fatto che la parola laikos in greco esprima un giudizio negativo aiuta la mia teoria….. Avvenne lo stesso per i pariah (o fuori-casta) indiani, così disprezzati dagli ariani (patriarcali). Sia il laico che il fuori-casta erano esclusi dalla società civile, costituita in termini di classe e censo (dal padre). Altrettanto essi erano considerati estranei alla cultura religiosa ufficiale (e quindi opposti al clericos ed al bramano).

Ad esempio nel sud dell’India, meno toccato dalla cultura patriarcale, si mantennero i culti dedicati alla shakti (energia femminile) in cui non vi è uno specifico sacerdozio costituito. Tutto ciò fa supporre che l’emarginazione sociale ed il dis-rispetto subito dai laici in Grecia,- o dai pariah in India-, (ritenuti apolidi, popolino basso ed ignorante) era senz’altro l’effetto della emarginazione finale nei confronti della cultura espressivamente libera e della spiritualità non gerarchizzata del matrismo.

Tra l’altro sia in Grecia, come nell’area dravidiana del subcontinente indiano, resistette (Creta ne è un esempio) un lembo matristico. La lotta di costume e di pensiero fra patriarcato e matrismo era ancora in atto ai tempi in cui fu coniato il termine “laikos” e “pariah” dalla cultura patriarcale che stava avendo il sopravvento sull’altra.

Parlare di “Spiritualità laica” corrisponde al parlare di “Spiritualità naturale”, ovvero una spiritualità non strutturata in alcuna forma di credo ma basata sull’intuizione spontanea dell’uomo, entrambe queste definizioni evocano la stessa identica cosa: la capacità di percepire in se stessi, senza tramiti, la presenza dello Spirito, una sintesi fra coscienza ed intelligenza.

Oggi il termine “laico” è sostanzialmente travisato ma è sicuramente preferibile restituire a questa parola la sua valenza piuttosto che condannare il termine in se stesso perché usato malamente, in questi ultimi anni, dalla “cultura laicista” in contrapposizione a quella “clericale”. Altrimenti facciamo come i tedeschi che oggi condannano la Svastica, per l’utilizzo fattone dal nazismo, dimenticando le migliaia di anni –ancora adesso- di sacralità simbolica (in molte parti del mondo) in cui la Svastica è l’emblema dell’energia creativa e della pace.

Perché darla vinta a chi storpia il significato invece di correggere le devianze (opera di strumentalizzazione)? Occorre restituire valore-verità al simbolo della Svastica, facendo altrettanto con la parola “laico” che è stata storpiata -nel significato profondo- dalle ideologie politiche e religiose, ma che non merita di scomparire dal nostro vocabolario. Spiritualità laica è espressione di autonomia di pensiero, un’espressione priva di connotazioni (…del popolo, estranea ad ogni  costrutto sociale e religioso..), insomma libera!

Paolo D’Arpini 

martedì 6 novembre 2018

Creation occurs without an intent - La creazione avviene senza intenzione


"Time and space are like words written on paper; the card is real, but the words are just a convention. Time is infinite, although limited, eternity takes place in the cross-section of the present moment. We miss it because the mind is shuttling between the past and the future and does not stop to focus on the present. But this is something that can be done easily enough if interest is aroused." (Nisargadatta Maharaj)

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"Following the Big Bang and the force of gravity and the intrinsic nature of quantum particles, the universal matter we know is self-generated ... from the void, without any need for divine intervention" (Stephen William Hawking) As if to say that God does not exist, and that life and matter are the result of a natural process.

These hypotheses of the All that generates the Whole follow Albert Einstein's theory of the relativity of Space - Time, which also acts as a support for anti-creationism.

The British Hawking's theses are very similar to the insights of "lay or atheistic spirituality", widely expressed by the undersigned on several occasions. Therefore the scientific corroboration on the non-existence of an "intentional" Creator (as God is usually understood) finds me perfectly in tune.

The truth is that the denial of creation, as the work of a personal God, is far older than the "scientific discoveries" of the English physicist or of the "lay spiritual intuitions". Even it dates back to thousands of years before our era. The concept was already present in the "Non-dual" philosophy of India and in Chinese Taoism, and had a side also in the Buddhist theory of the "Void" (or Sunya).

And what do these philosophies say?

The manifestation appears in the Absolute through a spontaneous "holomovement", or "Power" (Shakti) inherent in it. The Absolute does not create ... he simply is. It has no will or desire. In Advaita (Non-dualism), all of the existing is a natural expression of the own energy of Being, there is no deliberate accomplishment or purpose in manifestation. From the "empirical" point of view the explanation given of the "creative" event is that of the energetic movement, a "gradient" that is formed after the appearance in the reflecting mirror of the cosmic mind of the concept of space and time.

A sort of a natural conditioning or ability of the mind to project itself into that "continuum" through the formation of an incessant series of "frames", defined "moments" and "places". We could say that this "continuum" corresponds, ab initium, to the so-called Big Bang, and in fact both space and time arise simultaneously from that hypothetical primordial expansion. But also to affirm that the manifestation has begun in a certain time and that it continues in the space is a concession to the experience lived by the "beings" that move within the space / time. In truth these "beings" are also conceptual and relative as much as the existence of the passing of time and of expanding into space. In short, the Void, or the Absolute, always prevails, everything contains and everything transcends.

In Taoism what is called space is called "Yin" and what is called time is called "Yang". The meeting, or friction, between these two forces inherent in the Tao (Absolute), produces all visible effects (that is the birth of the so-called "ten thousand creatures"). In Tao there is no intent, the entirety of the manifest is the result of a spontaneous alternation or chasing of the Yin and Yang energies along an infinite spiral.

In Buddhism the only concession that is made to the existence of a "God" is in the form of a compensatory power inherent in the law of cause and effect. He is therefore described as the dispenser of karmic retribution. But it never takes on a specific form as in the Christian or Muslim religions or in any case believing in a "personal God".

How then does the idea of a God "creator and lord of heaven and earth" arise in the monotheistic or polytheistic faiths? It is evident that this thought is structured in the individual mind of man as an attempt to give an answer and a sense to its identification with the form and with  his consideration that  the manifestation of the events observed in time space is   "true and real". Therefore the existence of a superior entity is supposed to "superintend" to the activities of the universe. This belief is both a consolation to one's hypothetical inferiority compared to our perceiving ourselves as living in a world and a speculative thought functional to separative illusion. In truth, the Universe is an inseparable whole and,  as it happen in a hologram, every single particle contains that Whole in an integral way. This is also true in a logical sense since the Whole can never be split, even if it manifests itself in apparent differences.

Indeed, even when we think we are a part and separate from the Whole we can not help but affirm it through the consciousness that is the root of our feeling and the only evidence of our existence. This consciousness is a common feature of every living form and is inherent in nature itself. In progress, or in latency, in the so-called inorganic matter and in evidence in organic forms, that of matter are a biochemical transformation. 

And this Consciousness, as a natural expression of the Absolute, is unique and indivisible, it represents the true reality of every being. Be it a  God or an amoeba or a germ or a stone ... and of this perhaps quantum physics can give a demonstration. In an attempt to undermine at least the grossest ignorance of the true nature of Being and Existence.

Paolo D'Arpini

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Testo italiano:

"In seguito al Big Bang ed alla forza di gravità ed alla natura intrinseca delle particelle quantiche la materia universale che noi conosciamo si è auto generata… dal vuoto, senza alcun bisogno di un intervento divino” (Stephen William Hawking)

Come a dire che Dio non esiste, e che la vita e la materia sono la risultanza di un processo naturale.

Queste ipotesi del Tutto che genera il Tutto, seguono la teoria di Albert Einstein della relatività dello Spazio – Tempo, che funge anch’essa da sostegno all’anti-creazionismo.

Le tesi del britannico Hawking sono molto affini alle intuizioni della “spiritualità laica o atea”, ampiamente espresse dal sottoscritto in diverse occasioni. Quindi la corroborazione scientifica sulla non esistenza di un Creatore "intenzionale" (come solitamente viene inteso Dio) mi trova perfettamente in sintonia.

La verità è che la negazione della creazione, in quanto opera di un Dio personale, è ben più antica delle “scoperte scientifiche” del fisico inglese o delle “intuizioni spirituali laiche”. Addirittura essa risale a migliaia di anni prima della nostra era. Il concetto era già presente nella filosofia “Non-duale” dell’India e nel Taoismo Cinese, ed ebbe una sponda anche nella teoria buddista del “Vuoto” (o Sunya).

E cosa dicono queste filosofie?

La manifestazione appare nell’Assoluto attraverso uno spontaneo “olomovimento”, o “Potere” (Shakti) in esso intrinseco. L’Assoluto non crea… egli semplicemente é. Non ha volontà né desiderio. Nell’Advaita (Non-dualismo), tutto l’esistente é una naturale espressione dell’energia propria dell’Essere, non c’é compimento deliberato o finalità nella manifestazione. Dal punto di vista “empirico” la spiegazione che viene data dell’evento “creativo” é quella del movimento energetico, un “gradiente” che viene a formarsi in seguito all’apparizione nello specchio riflettente della mente cosmica del concetto di spazio e di tempo.

Una sorta di condizionamento o capacità della mente di proiettarsi in quel “continuum” attraverso la formazione di una serie incessante di “fotogrammi”, definiti “momenti” e “luoghi”. Potremmo dire che tale “continuum” corrisponde, ab initium, al cosiddetto Big Bang, Ed in effetti sia lo spazio che il tempo sorgono contemporaneamente da quella ipotetica espansione primordiale. Ma anche affermare che la manifestazione è iniziata in un certo tempo e che si protrae nello spazio è una concessione all’esperienza vissuta dagli “esseri” che si muovono all’interno dello spazio/tempo. In verità tali “esseri” sono anch’essi concettuali e relativi tanto quanto l’esistenza del trascorrere del tempo e dell’espandersi nello spazio. Il Vuoto, o l’Assoluto, insomma prevale sempre, tutto contiene e tutto trascende.

Nel Taoismo quel che viene definito spazio è detto “Yin” e quel che è chiamato tempo viene detto “Yang”. L’incontro, o frizione, fra queste due forze insite nel Tao (Assoluto), produce tutti gli effetti visibili (ovvero la nascita delle cosiddette “diecimila creature”). Nel Tao non v’è intento, l’interezza del manifesto è il risultato di uno spontaneo alternarsi o rincorrersi delle energie Yin e Yang lungo una spirale infinita.

Nel Buddismo l’unica concessione che viene fatta all’esistenza di un “Dio” è nella forma di un potere di compensazione insito nella legge di causa-effetto. Egli viene perciò descritto come il dispensatore della retribuzione karmica. Ma mai assume una forma specifica come nelle religioni cristiane o musulmane o comunque adoranti un “Dio personale”.

Come sorge allora nelle fedi monoteiste o politeiste l’idea di un Dio “creatore e signore del cielo e della terra”? E’ evidente che tale pensiero viene strutturato nella mente individuale dell’uomo come un tentativo di dare una risposta ed un senso alla sua identificazione con la forma e con il suo ritenere “vero e reale” il manifestarsi degli avvenimenti osservati nello spazio tempo. Pertanto si suppone l’esistenza di un’entità superiore che “sovrintende” alle attività dell’universo. Questa credenza é sia una consolazione alla propria ipotetica inferiorità rispetto al nostro percepirci come presenti nel mondo sia un pensiero speculativo funzionale all’illusione separativa. In verità l’Universo é un tutto inscindibile e come in un ologramma ogni singola particella contiene quel Tutto in modo integrale. Questo é vero anche in senso logico poiché il Tutto non può essere mai scisso, pur manifestandosi nelle differenze apparenti.

Invero anche quando riteniamo di essere una parte e separati dal Tutto non possiamo fare a meno di affermarlo attraverso la coscienza che è la radice del nostro sentire e l’unica prova del nostro esistere. Tale coscienza è caratteristica comune di ogni forma vivente ed è connaturata nella natura stessa. In fieri, o in latenza, nella materia cosiddetta inorganica ed in evidenza nelle forme organiche, che della materia sono una trasformazione biochimica. Ed è appunto in questa “coscienza”- meglio sarà definirla “consapevolezza”- che la manifestazione prende forma e quindi diventa esperienza sensoriale. E tale Coscienza, in quanto naturale espressione dell’Assoluto, è unica ed indivisibile, essa rappresenta la vera realtà di ogni essere. Sia esso un ipotetico Dio od un’ameba od un germe od una pietra… e di questo forse la fisica quantistica può darne una dimostrazione. Nel tentativo di scardinare almeno l’ignoranza più grossolana sulla vera natura dell’Essere e dell’Esistere.


Paolo D'Arpini  

“Il tempo e lo spazio sono come parole scritte sulla carta; la carta è reale, ma le parole sono solo una convenzione. Il tempo è infinito, benché limitato, l’eternità avviene nello spaccato del momento presente. La manchiamo perché la mente fa la spola fra il passato e il futuro e non si ferma a mettere a fuoco il presente. Ma questa è una cosa che si può fare abbastanza facilmente, se si desta l’interesse.” (Nisargadatta Maharaj)

giovedì 1 novembre 2018

The three Guna (or "energetic qualities") that move the world - Le tre Guna (o "qualità energetiche") che muovono il mondo


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Some explanations on the meaning of the three "guna" (quality) or "forces" that act in the world. In truth these three energetic impulses do not belong only to the Indian tradition, they are also present in all the other philosophies and cosmogonies elaborated in various cultures. But in India from time immemorial, the seekers of truth have tried to understand the "functioning" of life and therefore the study of the energetic variations that create and sustain and destroy the world have been deeply analyzed.

The three gunas represent the three aspects of the divine, where "rajas" (motion) represents the creative push, Brahma, which radiates life, a sort of expanding Big Bang; "Tamas" (stasis) symbolizes Shiva that stops the wheel of becoming to finally rediscover the truth behind the forms, in short, "destroys" (as we say in jargon); while "satva" (harmony), which is the emblem of Vishnu, means the unstable equilibrium between the energetic forces of action and inertia that allows life to express itself in changeability.

These three aspects, in various transformative gradations, create the so-called five elements that initiate the existential process. That is: 

a) pure satva represents the Ether (the empty space, the conscience); 
b) mixed with rajas it becomes Air (the subtle mind in its conceptual potential); 
c) rajas alone means Fire (the mind that creates mental forms); 
d) the mixing of rajas and tamas produces Water (in which images and mental forms take on a definite but fluid appearance); 
e) and finally tamas in solitary represents the Earth, the  thought forms that are transformed into material energy, that which is physical.

From these transformations and the constant interconnection of the three gunas the show  of the existence takes place, the three gunas are the primary cause of life and of becoming, at the same time they are inseparable and therefore in the spiritual discipline of the "return home", that is, of the real knowledge of one's own nature, these guna are considered as functional pushes to project the illusion (maya) and that act to "hold" the spirit in the cosmic dream.

Paolo D'Arpini

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Testo italiano:


Alcune delucidazioni sul significato delle tre “guna” (qualità) o “forze” che agiscono nel mondo. 

In verità queste tre spinte energetiche non appartengono soltanto alla tradizione indiana, sono presenti anche in tutte le altre filosofie e cosmogonie elaborate in varie culture. Ma in India da tempo immemorabile i cercatori della verità hanno cercato di comprendere il “funzionamento” della vita e perciò lo studio sulle varianti energetiche che creano e sostengono e distruggono il mondo sono state profondamente analizzate. 

Le tre guna rappresentano i tre aspetti del divino, dove “rajas” (moto) rappresenta la spinta creatrice, Brahma, che irradia la vita, una sorta di Big Bang in espansione; “tamas” (stasi) simboleggia Shiva che ferma la ruota del divenire per infine riscoprire la verità dietro le forme, insomma le “distrugge” (come si dice in gergo); mentre “satva” (armonia), che è l’emblema di Vishnu, sta a significare l’equilibrio instabile tra le spinte energetiche di azione ed inerzia che consente alla vita di esprimersi nella mutevolezza. 

Questi tre aspetti, in varie gradazioni trasformative, creano i cosiddetti cinque elementi che avviano il processo esistenziale. Ovvero: satva puro rappresenta l’Etere (lo spazio vuoto, la coscienza); mescolato con rajas diventa Aria (la mente sottile nel suo potenziale concettuale); rajas da solo significa il Fuoco (la mente che crea le forme mentali); il mescolamento di rajas e tamas produce l’Acqua (in cui le immagini e le forme mentali assumono una sembianza definita ma fluida); ed infine tamas in solitario rappresenta la Terra e le forme pensiero che si trasformano in energia materiale, ciò che è fisico. 

Da queste trasformazioni e dall’interconnessione costante delle tre guna si svolge lo spettacolo dell’esistente, le tre guna sono la causa prima della vita e del divenire, allo stesso tempo esse sono inseparabili e quindi nella disciplina spirituale del “ritorno a casa”, ovvero della conoscenza reale della propria natura, queste guna sono considerate spinte funzionali a proiettare l’illusione (maya) e che agiscono per “trattenere” lo spirito nel sogno cosmico. 

Paolo D'Arpini

venerdì 19 ottobre 2018

Freedom from preconceptions and ideologies - Libertà dai preconcetti e dalle ideologie


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"The false good are the thieves of virtue" (Lin Yutang)

Delegating the management of one's own existence to a "government" or "church" is tantamount to abandoning one's responsibilities based on the fact that there are people other than ourselves who really know how to do things.

This obviously applies in every field of human existence but for now we leave aside the "religious" aspect of this "defeatist" attitude and of delegating to others what belongs to us ... and let us turn our attention to the political aspect.

A political party, and consequently a government, is apparently founded for the good of the people ... but in reality it becomes a corporation that only serves itself.  An administration keeps things under its control and proliferates laws of ever increasing complexity and incomprehensibility. In effect, it hinders productive work by asking for so many accounts  and bureaucratic cavilry so that recording what has to  been done becomes more important than what has actually been done. 

In this way, increasing the bureaucracy and the quibbles, we can go further and further into abstraction ... nevertheless in the growing anguish concerning overpopulation, cultural massification, mystification in occult economic interests, pollution and ecological imbalance, potential disasters of military technological increase, etc. only rarely can we recognize that our governments have become  destructive of  humanitarian institutions. 

Governments - as stated by Alan W. Watts - remain mired in an attempt to satisfy an ever-growing alienation from the practical life and primary needs of man, suffocated and paralyzed, as they are, under the mountains of complications of balance sheets and paperwork.

The next consideration, not to have to repeat the mistakes of the past, is that neither the individual nor the society can pull themselves out of the current situation in an autonomous way and using force. Even if today we are witnessing a development in this sense of the push for social change ... 

Until we use force, both physical and moral or religious, in an attempt to improve ourselves and the world .. we will actually waste energy that could to be otherwise used for things that really can be done .. 

We need to change our life approach and the consideration of our participation in all things. In deep ecology and lay spirituality there is an indication towards the recovery of trust in oneself and in others. The new vision, the new method, can not be aggressive or passive, it is not a sentimental attitude. 

It should be recognized that in some cases the use of force may be necessary ... but it will be a mild, educational violence ... resembling the severity of the mother who intends to educate her child and not repress him.
 
Deep ecology and lay spirituality, implemented in the field of politics and administration of public affairs, lead not to the satisfaction of blind popular rivalse, not to the implementation of a "leveling justice", but in favor of "human generosity". That is not mere benevolence and forgiveness, as one might suppose, but the maintenance of honesty and "human" qualities in their fullness.  As Ezra Pound said: "Honesty is the wealth of a nation".

The balanced severity and correctness, that we could define in matristic terms "maternal intelligence", requires a great discriminative capacity and the road towards it is difficult to reach, accustomed as we are to delegating to every external justice (governmental and religious) every emendatory function .

Therefore, if a healthy man tries to achieve spiritual and political maturity, he will necessarily have to redeem himself from any coercive model currently present in society ... But we can not call this process "anarchy" as a definite direction towards the "common good" is assumed. No longer measuring things through the model of justice "of codicils" but bringing the human to its highest level of responsibility. In which the actions are not consequent to pre-established courses or taboos, the contingencies and the wisdom and honesty acquired indicate at the moment what is the right thing to do ....

In other words, a human being aware of belonging to an inseparable vital and spiritual context does not need to embody predetermined models of "righteousness", he is not a "good-hearted man", not even a presumptuous, a pedant, but he recognizes that some errors may occur. in the pursuit of genuine human nature. Errors - if not repeated - are the spice of life. They are the indication of the right path to follow.

In fact, he who masquerades as an observant lawyer is a hypocrite and a false public man (both politically and religiously), indeed he is completely devoid of "humor", he can not laugh at himself and others, and in the same way, and does not let its human nature be completed and come to maturity. He, meander, stops at the "form" and consequently is condemned to transgress even that (perhaps secretly) remaining unconsciously bound to his own shadows. 

A legalist will simply be a nosy and a buyer of "presumed merits" on the basis of his adherence to a political or religious faith. 

Who bases justice on strict submission to linear regulations will never be able to perceive the truth behind the forms. These hypothetical good rulers, so serious and considerate of their just principles (or even worse of their sordid interests) justify every iniquity by force from political or religious reasons. Poor people, they will never be able to enjoy a healthy and lay "spirit", much less harmful than their subjection to ideology (or worse still to interest).

And one of the worst ideologies, in this historical moment, is that  related to the concept of "useful" and "good", which even surpasses any other political and religious conviction .. and it is in the name of profit and  utility that the human society is sinking towards the loss of the soul and the ability to understand and to want. This ideology, let's call it "profitable", so loved by the accountants of life, risks to force more and more man towards the renunciation of every humanity and discriminating ability. And with the loss of intelligence, the loss of the survival capacity of the human species also takes over.

Paolo D'Arpini - spiritolaico@gmail.com

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Testo italiano

“I falsi buoni sono i ladri della virtù” (Lin Yutang)
Delegare la gestione della propria esistenza ad un “governo” o ad una “chiesa” equivale ad abbandonare le proprie responsabilità basandosi sul fatto che vi sono persone altre da noi stessi che veramente sanno come fare a mandare avanti le cose.
Questo ovviamente vale in ogni campo dell’esistenza umana ma per il momento lasciamo da parte l’aspetto “religioso” di questo atteggiamento “rinunciatario” e di delega all’altro...  e rivolgiamo la nostra attenzione all’aspetto politico.
Un partito politico, e di conseguenza un governo, viene apparentemente fondato per il bene del popolo ma in realtà diviene una corporazione che serve solo a se stessa.
Una amministrazione tiene le cose sotto il suo controllo e prolifera leggi di una sempre crescente complessità ed incomprensibilità. In effetti ostacola il lavoro produttivo domandando tanti rendiconti sicché il registrare quanto è stato fatto diventa più importante di quel che è stato realmente fatto. In questo modo, incrementando la burocrazia ed i cavilli, si può andare sempre più in là nell’astrazione… tuttavia nella crescente angoscia riguardante la sovrappopolazione, la massificazione culturale, la mistificazione negli interessi economici occulti, l’inquinamento e lo squilibrio ecologico, i disastri potenziali dell’incremento tecnologico militaresco, etc. soltanto di rado siamo in grado di riconoscere che i nostri governi sono diventati i veri distruttori delle istituzioni umanitarie.
I governi -come affermava Alan W. Watts- restano impantanati nel tentativo di soddisfare una sempre crescente alienazione dalla vita pratica e dalle esigenze primarie dell’uomo, soffocati e paralizzati, come sono, sotto montagne di complicazioni di bilanci e di scartoffie.
La considerazione successiva, per non dover ripetere gli errori del passato, è che né l’individuo né la società possono tirarsi fuori dalla situazione attuale in modo autonomo e facendo uso della forza. Pur che ancora oggi assistiamo ad uno svolgimento in tal senso della spinta al cambiamento sociale… Sino a quando faremo uso della forza, sia fisica che morale o religiosa, nel tentativo di migliorare noi stessi ed il mondo andremo in verità sprecando energia che potrebbe essere altrimenti usata per cose che realmente possono essere fatte.
Occorre cambiare il nostro approccio di vita e la considerazione della nostra partecipazione all’insieme delle cose. Nell’ecologia profonda e nella spiritualità laica c’è l’indicazione verso il recupero della fiducia in se stessi e negli altri. La nuova visione, il nuovo metodo, non può essere aggressivo e nemmeno passivo, non è un atteggiamento sentimentale. Occorre riconoscere che in alcuni casi l’uso della forza  può essere necessario... ma sarà una violenza mite, educativa.. somigliante alla severità della madre che intende educare il figlio e non reprimerlo.
Ecologia profonda e spiritualità laica, attuate nel campo della politica e dell’amministrazione della cosa pubblica, conducono non alla soddisfazione di cieche rivalse popolari, non all’attuazione di una “giustizia livellatrice”, bensì a favore della “generosità umana”. Che non è semplice benevolenza e perdono, come si potrebbe supporre, ma il mantenimento dell’onestà e delle qualità “umane” nella loro pienezza. 
Come diceva Ezra Pound: “L’onestà è la ricchezza di una nazione”.
L’equilibrata severità e correttezza, che potremmo definire in termini matristici “intelligenza minervina”, richiede una grande capacità discriminativa e la strada verso di essa è difficile da raggiungere, abituati come siamo a delegare alla giustizia esterna (governativa e religiosa) ogni funzione emendatrice.
Perciò se un uomo integro cerca di raggiungere la maturazione spirituale e politica dovrà necessariamente riscattarsi da ogni modello prefissato  attualmente presente nella società… Non possiamo però chiamare questo processo “anarchia” in quanto si presuppone un indirizzo definito rivolto al “bene comune”. Non più misurando le cose attraverso il modello della giustizia “dei codicilli” ma portando l’umano al suo massimo livello di responsabilità. In cui le azioni non sono conseguenti a corsi precostituiti o tabù, le contingenze e la saggezza ed onestà acquisita indicano al momento quale sia la cosa giusta da fare…
In altre parole un essere umano consapevole di appartenere ad un contesto vitale e spirituale inscindibile non ha bisogno di incarnare modelli prefissati di “rettitudine”, non è un “buonista”, e nemmeno un presuntuoso, un pedante, ma riconosce che possono avvenire alcuni errori nel perseguimento della genuina natura umana. Gli errori -se non ripetuti- sono il sale della vita. Sono l’indicazione del retto percorso da seguire.
Infatti chi si maschera da ligio osservante delle leggi è un ipocrita ed un falso uomo pubblico (sia in senso politico che religioso), invero è completamente privo di “umorismo”, non sa ridere di se stesso e degli altri ed allo stesso modo, e non lascia che la sua natura umana possa completarsi e giungere a maturazione. Egli, meschinello, si ferma alla “forma” e di conseguenza è condannato a trasgredire anche quella (forse in segreto) restando inconsciamente legato alle proprie ombre. Un legalista sarà semplicemente un ficcanaso ed un acquisitore di “meriti presunti”, sulla base della sua adesione ad una fede politica o religiosa. 
Chi basa la giustizia sulla rigorosa sottomissione a regolamentazioni lineari non sarà mai in grado di percepire la verità dietro le forme. 
Questi ipotetici buoni governanti, così seri e riguardosi dei loro giusti principi (o peggio ancora dei loro sordidi interessi) giustificano ogni iniquità con la forza dalle ragioni politiche o religiose. Poveretti, non saranno mai in grado di godere di un sano “spirito” libero e laico, assai meno nocivo della loro sudditanza all’ideologia (o peggio ancora all’interesse).
Ed una una delle peggiori ideologie, in questo momento storico, è quella relativa al concetto di “utile” e di “buono”, che persino supera ogni altra convinzione politica e religiosa...  Ed è in nome dell’utilità e della bontà che la società umana va sprofondando verso la perdita dell’anima e della capacità d’intendere e di volere. Questa ideologia, chiamiamola pure “profittevole”, così amata dai ragionieri della vita, rischia di forzare sempre più l’uomo in direzione della rinuncia ad ogni umanità e capacità discriminante. E con la perdita dell’intelligenza subentra anche la perdita della capacità di sopravvivenza della specie umana. 
Paolo D’Arpini - spiritolaico@gmail.com