domenica 23 novembre 2025

La carne non è cibo da uomini…

 


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Nella cultura occidentale il consumo di carne è stato associato alle figure di potere. Le abitudini alimentari indicano le differenze di classe ma anche di genere; infatti solitamente alle donne, considerate cittadine di seconda classe, sono assegnati cibi ritenuti inferiori dalla cultura dominante: verdure, frutta e cereali….

Il sessismo implicito nel consumo della carne è portatore di una mitologia che permea tutta la società occidentale: la carne è un cibo da uomini e mangiarla è un’attività maschile. Questo atteggiamento risale all’avvento del patriarcato ed alla conseguente utilizzazione di animali allevati per farne carne. Avvenne in seguito alla specializzazione di alcuni maschi che uscivano dal clan matrilineare per dedicarsi appunto alla transumanza nomade con gli armenti. Nel contempo la base alimentare presso il clan matriarcale continuava ad essere sostanzialmente composto da vegetali spontanei raccolti e dai prodotti delle prime forme agricole, essendo l’apporto di carne dato dalla caccia minimale e sporadico.

L’abitudine quindi di considerare l’uomo più “titolato” al consumo carneo, in quanto cacciatore od allevatore, è l’erronea comprensione sulla funzione di questi “transfughi” maschi, che dipendevano comunque dagli “scambi” con la produzione agricola portata avanti dalle donne in quanto la carne non potrebbe mai e poi mai sostituire i vegetali che sono assolutamente necessari per il metabolismo umano, pena l’insorgere di malattie tipo gotta, scorbuto, etc..

Oggigiorno con gli allevamenti industriali, e l’introduzione della carne in termini massicci nella dieta alimentare, la “ciccia” è diventata parte di un’economia di plusvalore e chi la controlla detiene un forte potere economico, sociale e politico.

Peggie Sand, una ricercatrice statunitense, ha messo in correlazione l’economia basata sul consumo di alimenti vegetali e potere femminile e l’economia basata sullo sfruttamento animale e potere maschile, notando che il consumo di carne è legato in maniera proporzionale allo status. In tal modo è stato appurato che nelle società in cui maggiore è lo sfruttamento animale più grave è la segregazione o la sperequazione sul lavoro, ovvero le donne lavorano più degli uomini e sono meno retribuite, inoltre debbono occuparsi della famiglia in cui vige la patrilinearità ed anche la religione ha caratteristiche patriarcali monoteiste. Al contrario nelle società in cui l’alimentazione è basata sui vegetali vige un diffuso egualitarismo: le donne infatti, pur avendo una posizione di maggior rispetto sociale, non abusano del loro potere per discriminare gli uomini.
La scrittrice Carol Adams ha ipotizzato in un suo libro, “La politica sessuale della carne”, che vi sia uno stretto legame tra la violenza sulle donne e quella sugli animali. Tale violenza essendo determinata dall’istituzionalizzazione della cultura patriarcale.

“Proprio come si elidono i cadaveri, nel linguaggio relativo alla carne, così nella descrizione della violenza culturale e sessuale le donne sono considerate referenti assenti. Ad esempio il termine “stupro” viene usato metaforicamente per indicare una violenza devastante. Attraverso questa funzione del referente assente, la società occidentale restituisce la realtà della violenza entro parametri “controllati”. Violenza sessuale e consumo di carne sono associate alla struttura del referente assente”.

Gli animali sono la base per la produzione della carne, eppure l’animale è assente quando lo si mangia, poiché esso viene considerato semplicemente “cibo”. Esso è assente anche perché nel linguaggio corrente viene rinominato il cadavere smembrato prima di consumarlo, si parla di: filetto, braciola, prosciutto, bistecca, salame, etc.

Tutti termini che non hanno un riferimento preciso con l’animale ucciso. Pertanto anche gli animali vivi, selvatici od allevati, sono referenti assenti nel concetto “carne” e conseguentemente si procede alla loro “cancellazione”. In quanto carne sono completamente assenti come animali, infatti si parla genericamente di carne di….

Il nesso fra la violenza sessuale e la macellazione è evidenziabile in alcuni esempi concreti. Andrea Workin afferma: “La pornografia rappresenta la donna come un pezzo di carne femminile..”. Mary Daly, riferendosi ai medici che praticano la lobotomia od il trapianto, usa il termine “macellai”. Ed altri ancora… che tralascio per carità “cristiana”…

L’oggettivazione fa sì che l’oppressore guardi all’altro come ad un semplice oggetto, per poter essere in grado di violarlo come nel caso dello stupro, in cui si nega alla donna la possibilità di dire no, lo stesso avviene nella macellazione che converte animali viventi in oggetti morti e cibo. Questo processo avviene attraverso lo smembramento brutale ed il consumo.

Ma attenzione c’è una contropartita da pagare per i consumatori di carne, l’allarme è stato lanciato da Richard Sharpe del centro di biologia riproduttiva di Edimburgo: “La capacità di essere fertili, da parte dei maschi, si è dimezzata del 50% a causa dell’incapacità di produrre spermatozoi. Non solo, questi spermatozoi presentano minori capacità di resistenza e maggiori mutazioni regressive”. Come dire che la specie umana si sta involvendo e regredendo anche in termini di intelligenza media, ma la cosa più preoccupante e significativa di questo processo di abbrutimento della società è che il precipitare delle azioni mascoline è strettamente legato all’inquinamento atmosferico e tecnologico e soprattutto al consumo smodato di carne, in seguito al tipo di alimentazione con cui gli animali d’allevamento sono obbligati con forte impiego di ormoni femminili e prodotti OGM nei mangimi.

In tal modo si rovescia completamente il binomio: virilità = consumo di carne.


Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana





sabato 22 novembre 2025

Tutti gli alberi sono sacri...


Olive di San Francesco a Treia


Fra le proposte fatte dal Circolo vegetariano VV.TT., andate a buon fine, ci fu quella di dichiarare “monumenti naturali” gli alberi centenari che crescono nella nostra penisola. Questa proposta, avanzata verso la fine degli anni ’80 del secolo scorso, fu poi ripresa dai Verdi e tramutata in "Giornata Nazionale degli Alberi" del 21 novembre. 

La comunione con gli alberi per noi bioregionalisti è sempre stata una necessità inderogabile. Proprio stanotte ho fatto un sogno sulla sofferenza degli alberi, che sono a tutti gli effetti esseri viventi, bistrattati, sfruttati e mal considerati dall’uomo… Anche gli alberi soffrono… come gli animali, e come noi umani, a causa del sistema industriale e  consumista che cancella ogni comunione con la natura e trasforma l’uomo in un demone divoratore, simile a quel mago Saruman che distruggeva gli alberi bruciandoli per trasformarli in demoni (Il Signore degli Anelli, libro II).

Ed è vero che gli alberi hanno un’anima. E’ stato dimostrato che persino una qualunque cellula è autonoma e possiede un sistema che ne regola l’equilibrio e la difesa, in potenza un principio di vita psichica. Esperimenti sui vegetali hanno dimostrato che le piante reagiscono a certi input e che possono sentire benessere, paura, dolore e inoltre che sono capaci di memorizzare. L’albero, col quale l’uomo in passato viveva in grande simbiosi, è stato preso a simbolo religioso dell’origine dell’universo (l’Albero della Vita).

Il primo cibo dell’uomo venne dagli alberi e questi esseri gentili, gli alberi, ancora donano diversi frutti, quelli freschi da mangiare a maturazione o da seccare e quelli indeiscenti nella loro buccia dura, come le noci e le nocchie, che essendo a lunga conservazione vengono consumate soprattutto durante l’inverno.

Nel nostro orticello di Treia anche noi abbiamo i nostri alberi sacri… 4 olivi abbastanza in buona salute, sperando che l’anno prossimo non siano attaccati dalla mosca, il bagolaro che sta ricrescendo, un corbezzolo, un marusticano… ed altri arbusti.

Paolo D’Arpini -  Rete Bioregionale Italiana




lunedì 10 novembre 2025

La sopravvivenza? E' un divertimento se sappiamo come prenderla....




Tutto molto divertente, se si considera che la crisi mondiale é nient’altro che un gioco di risiko o monopoli, basato sui pezzetti di carta, anche se le conseguenze possono essere disastrose per parecchi. 

A volte ci si identifica con il denaro sino al punto di credere che avere denaro o non averlo é ragione sufficiente per vivere o morire…

Per fortuna l’esistenza è fatta di cose semplici e tutto sommato accessibili a tutti i viventi: cibo, aria, acqua, soddisfazione dei bisogni fisiologici, riparo, socializzazione, procreazione…  Ma in questo momento storico la virtualizzazione ha raggiunto livelli altissimi di astrazione dal vissuto quotidiano e dalle reali necessità. 

La vita è diventata quasi un grande  ”game” alla Nirvana. Ma quando arriverà la Grande Crisi la dura realtà fatta di cose concrete spazzerà le nebbie dell’immaginario e del sogno ad occhi aperti.

Politica, finanza, potere, ricchezza… tutta immondizia più sporca di quella che si accumula nelle strade di Napoli, di Calcutta, del Cairo, di Buenos Aires,  di New York…. e persino del paesello sui monti.

Vengo al dunque, in questo momento si parla molto dell’imminente crollo  economico mondiale e di come poter risolvere i problemi della produzione energetica, funzionale al mantenimento della struttura tecnologica in cui la nostra civiltà sguazza e sprofonda. 

Sabbie mobili. Viviamo con la paura di sprofondare e siamo già con l’acqua alla gola, quindi tutto ciò che facciamo peggiora soltanto la situazione. Ed allora lasciamo che le cose vadano come debbono andare… proviamo a “galleggiare nella mota” se ci riesce…

Però mi voglio divertire a riepilogare, attraverso alcuni brevi stralci, gli elementi parossistici che contraddistinguono la situazione attuale: 
  
“Per mantenere questo livello di parassitismo in Italia la pressione fiscale ha ormai superato il 70%, la più alta in assoluto al mondo, così come siamo ai vertici mondiali della corruzione e dell’inefficienza della giustizia, e poi si pretenderebbe di attrarre investitori dall’estero e di disporre di credibilità nella collocazione dei titoli di stato, che sono carta straccia… (Claudio Martinotti)

“In un quadro come l’attuale le cose vanno molto a rilento. La nostra abilità dovrebbe consistere nel seguire con attenzione e col microscopio elettronico le mosse e le contromosse di tutti gli attori del quadro. Con le posizioni drastiche non si arriva a nulla. Vedi come si sono mossi i nostri “amici” ora che diventa sempre più impellente arrivare al dunque per l'autonomia energetica!” (Giorgio Vitali)

“Il termine “Giusto” merita ancora di far parte del vocabolario della lingua italiana? Sicuramente no!! E’ un termine che finirà nel dimenticatoio, in una cantina piena di ragnatele, dove forse potremo collocare tutta quella meravigliosa “storia” che ci rende gli abitanti di una “nazione” costruita, un tempo, su basi solide e “sacre” e ora “vittima” della “risatina” sarcastica di chi ha giocato con l’amicizia e la fiducia di “gente comune”, che sta serrando i pugni in una smorfia di dolore e rabbia!” (Antonella Pedicelli)

Insomma... La nostra civiltà è agli sgoccioli e possiamo aspettarci solo il crollo ignominioso e generale. Un tracollo annunciato e temuto e auspicato…  ed infatti da più parti si preconizza la fine del sistema  come evento liberatorio.



Non voglio far la parte del catastrofista ma vi consiglio di cominciare attivamente a trovare soluzioni alternative, basate sulla  personale conoscenza ed esperienza “pratica” di ognuno  per affrontare i rischi a venire. E buon divertimento nella “sopravvivenza”.

Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana




Commento ricevuto:

"...bello è il corpo della donna..  io stessa l'ho disegnato tante volte quando andavo all'accademia di belle arti c'erano modelle nude che posavano..ma oggi il corpo della donna è offeso e svenduto..  esibito e mercerizzato in ogni dove.. anche quando vengono vestite spesso in realtà sono "svestite" perché i vestiti che la moda propone per le donne.. sono solo ormai quello che serve a farla essere un oggetto ..in modo esplicito e anche volgare... perché la donna è una rosa... quello che è successo al sesso non mi và" cantava zucchero in una canzone.. infatti la bellezza della donna, il suo corpo, la sua femminilità sono ben altro da scoprire anche nella sua carnalità e nella fisicità delle forme". (Elena Pelliccia)

giovedì 6 novembre 2025

Treia. Riflessioni davanti al camino acceso...



Un pomeriggio  uggioso  e piovoso  me ne sto a Treia, davanti al camino acceso, a meditare? Diciamo a "riflettere" rielaborando pensieri e sensazioni.

Questo è un buon esercizio di concentrazione, uno si lascia andare, osserva la fiamma, poi pian piano si appoggia allo schienale della sedia... ed è fatta! 

Trovo che in questo modo si riesca a "percepire" la vera sostanza dei nostri pensieri, delle nostre pulsioni o preoccupazioni.

Certo tutti i pensieri sono passeggeri ed effimeri ma alcuni rappresentano positivamente "quella forza" che spingerà successivamente la "persona" ad attuare quanto è stabilito nel suo destino. La meditazione consente di far chiarezza fra quelle che sono semplici proiezioni immaginarie o problemi inventati e quei pensieri che invece definiscono in germe "il veniente"... ciò che deve accadere.

La creazione di problemi “fittizi” è uno degli aspetti della mente. 

Alla base delle preoccupazioni mondane –ovviamente- c’è sempre il senso di responsabilità per le nostre azioni dovuto all’identificazione con il corpo-mente.

Il processo dell’individualizzazione della coscienza è la funzione stessa della mente. La mente è la capacità riflettente della coscienza che assume su di sé il compito dell’oggettivazione e quindi della creazione del cosiddetto mondo delle forme. L’esteriorizzazione è la sua tendenza.

Eppure non è una condizione definitiva o irreparabile, anche le sensazioni più negative possono essere trascese. Le preoccupazioni mondane che ci assalgono sono frutto del meccanismo mentale che proietta l’attenzione sui fattori esterni, desideri e paure, ed è per questa ragione che nella meditazione si consiglia di fissare l’attenzione sulla consapevolezza, sul soggetto, ignorando le apparizioni mentali, che son solo “impedimenti” (distrazioni) che sorgono per inveterata abitudine all’esternalizzazione, non tenerne conto significa restare quieti mantenendo l’osservatore in se stesso.

Personalmente ho avuto una grande fortuna nella vita. Considero questo mio corpo e questa mia mente estremamente benedetti e santi poiché attraverso di loro ebbi la possibilità di incontrare e conoscere due grandi saggi che diedero alla mia esistenza vero significato. Dimostrandomi come il distacco ed allo stesso tempo l'attenzione siamo importanti per restare focalizzati nel Sé.... nell'auto-consapevolezza.

Volevo però oggi iniziare a trascrivere alcune memorie, soprattutto alcune frasi significative dell’insegnamento ricevuto dai miei maestri. Non che le parole in se stesse siano importanti… ma le indicazioni implicite, il modo in cui vennero trasmesse, la sensazione vissuta nell’ascoltarle, la meraviglia e il riconoscimento della verità in esse manifesta, sì!

Consentitemi di iniziare con alcuni dialoghi di Anasuya Devi, la mia madre spirituale, su temi che molto spesso lasciano perplesse le menti dei cercatori, toccando corde segrete del loro cuore.


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Domanda: “Cosa pensi della rinascita delle anime, la catena di vite in successione..?”

Amma: “Beh.. se pensi ci possa essere una catena di vite successive per la stessa anima, in tal caso devi ammettere che la prima esistenza di questa catena deve avere una specifica causa. Può essere solo la causa della prima vita quella che ha causato tutte le successive… Quindi di chi è la causa originaria e da dove sorge? Non voglio dire con ciò che la rinascita è impossibile dico solo che non è una cosa da noi creata. In fondo, pensandoci bene, colui che non crede nella rinascita vede la morte attraverso la vita, chi invece crede nella rinascita vede la vita attraverso la morte… (risate..)”

Domanda: “Qualcuno dei tuoi discepoli è andato in paesi stranieri come missionario, come fece Vivekananda (il famoso discepolo di Ramakrishna di Calcutta)?”

Amma: “Io non ho discepoli (sishya) ho solo figli (sishu). Ciò che essi compiono è determinato dalla stessa Shakti (Energia Divina) che porta avanti l’intera creazione. Questa Shakti fa scrivere ad uno una storia o fa fare altre cose ad un altro…. Una sola è la forza che abilita ogni agente a compiere le azioni. Non esiste altro potere che quello.”

Domanda. “Perché esistono piacere e dolore e tutte le altre qualità incompatibili fra loro?”

Amma: “Giorno e notte sono ovviamente entrambi necessari. In assenza della relatività non potrebbe affatto esserci creazione. Tutte le qualità che noi incarniamo sono già lì, tutte derivano da quel Potere Originario. Non potrebbero esistere in noi se non esistessero già in Quello. Come succede per un commediografo che crea diversi personaggi dotando ognuno delle caratteristiche necessarie .. (risate...)”

Ecco, miei fratelli di recitazione, ognuno di noi incarna quelle caratteristiche necessarie a svolgere la specifica parte che gli è stata concessa  ma è lo stesso commediografo che recita, che dirige, che passa le luci, che assiste come pubblico, che applaude e piange e ride…

Paolo D'Arpini

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Davanti al camino di Treia

martedì 4 novembre 2025

Riconoscersi parte dell’insieme mantenendo le proprie caratteristiche individuali…

 


Ricordo la storia del re Janaka… Tanto tempo fa alcuni preti vollero mettere alla prova la realizzazione dell’Uno professata da Janaka, un re che viveva l’unitarietà di tutte le cose. 

Essi inviarono alla sua reggia un gruppo composto da un bramino (casta sacerdotale), un intoccabile, una vacca, un elefante ed un cane. 

Quando il gruppo giunse davanti al re, egli inviò il bramino nel posto dove sedevano gli altri sacerdoti, l’intoccabile in mezzo agli altri intoccabili, la vacca fu mandata nella stalla, l’elefante nella rimessa degli elefanti ed il cane nel branco reale dei cani e diede istruzioni affinché di ognuno venisse presa cura nel modo dovuto. 

Allora i preti lo interrogarono e gli chiesero come mai aveva separato quegli esseri: “perché li hai separati individualmente, non sono tutti la stessa cosa per te?”. Janaka rispose “Sì tutti sono Uno, ma l’auto soddisfazione cambia seconda la natura dell’individuo. Ad ognuno di essi deve esser dato secondo la propria natura individuale e le proprie esigenze”.

Anche se in una commedia uno stesso uomo recita diverse parti, il suo comportamento varia a seconda del ruolo giocato – come affermava Ramana Maharshi- egli non viene avvantaggiato ne diminuito dal ruolo impersonato.


Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica