venerdì 8 marzo 2024

Bioregionalism, to overcome political-financial arrogance... - Bioregionalismo, per superare l’arroganza politico-finanziaria…




Some time ago I was talking with my partner Caterina Regazzi  and others friends about my political, social and environmental priorities to create a better world. Once again I expressed my desire for the union of all people in one human identity. What could the UN have been like if particular interests and intersecting vetoes had not prevailed over its operation and consistency. Humanity is one and the Earth is also one.

In a context of universalist awareness, a world government - far from representing the economic interests of financial potentates - should represent the interests of the entire globe, including not only humans but also other living beings. If we want, this is also the bioregional vision, in which the territorial areas do not sanction separations but only define the variations in intensity, quality and vital and geomorphological presence. A bit like what happens with the human organism which is the inseparable set of all its organs, distinguishable in their mutual functions but not separable.

Therefore the interest of an organ must foresee and integrate with the interest of the whole organism. This holistic feeling is not only the prerogative of bioregional thinking but also the logical conclusion of nondual philosophy. For example, Ramana Maharshi said: “A society is the organism; its constituent members are the limbs that perform its functions. A member thrives when he is loyal in service to society as a well-coordinated organ functions in the organism. While faithfully serving the community, in thought, word and deed, a member of the community should promote his cause to other members of the community, making them aware and inducing them to be faithful to the society, as a form of progress for the latter." And Nisargadatta Maharaj stated: "...we cannot be anything other than an integral part of the total manifestation and total functioning and in no way can we be separated from it".

Our human presence must therefore be inserted in the context of nature, in the assembly of the living, in holistic and symbiotic sharing.

The first thing to do, at a political level, is the recognition of belonging to the "Common Home" and this, if we want, can also be done gradually. Just as we were able to recognize our identity first in the family unit and in the tribal community, then in the city and in the people and further still in the nation, we will be able to recognize the common European roots that distinguish us all.

Certainly not to "separate" Europe from the rest of the world, putting it in competition with other ethnic and geographical groupings, but to learn to broaden our sense of identity and belonging. Therefore the implementation of the European Union is, in my opinion, a useful step to improve our holistic vision. The individual states must integrate harmoniously. These must take place in full justice and with the consent of the people and not to advantage one state or one economic structure over another. Therefore the basis of the union must not be that of the political and economic supremacy of one or more nations, nor must it represent interests alien to the community (banks, multinationals, international financial institutions, etc.).

For this reason it is important that - for example - the issue of community exchange monetary values is directly managed by the community government and not by private central banks as happens today with the ECB.

Then there is the other aspect of valorising and safeguarding the cultures and specific peculiarities of local communities. The characteristics of these communities cannot be represented by "non-homogeneous political regions" but will have to be restructured in homogeneous bioregional areas. These bioregions must present clear affinities of culture and economic forms, as far as man is concerned, and the same applies to naturalistic, geomorphological, botanical, climatic, etc. aspects.

To begin with, large cities must be administered, with their metropolitan areas, in separate bioregions, for correct autonomous management of the performance of its services, supplies, etc. so as not to degrade - as happens today - the general context of the surrounding territory, also due to the different incidence of the percentage representativeness of the population and its electoral "weight". We see this well with what happens - for example - in the Lazio Region, often dominated by the deviant and engulfing interests of Rome: out of an estimated population of 6 million inhabitants, 5 of them live in the city and its suburbs.

In the administrative reorganization of a bioregional nature, it is also necessary to give priority to small communities and the maintenance of their respective habitats and traditional cultures.

By implementing bioregionalism on a large scale, Europe will no longer be a heterogeneous collection of states but rather the union of small homogeneous and autonomous communities (in internal administrative systems) which share, in the maintenance of cultural diversity, a common identity and a common interest of social and spiritual development. I am speaking of spiritual and non-religious interest, as religions themselves are separative elements that pit man against man and man against nature.

Paolo D'Arpini


Testo Italiano: 


Tempo addietro  stavo parlando con la mia compagna Caterina Regazzi ed altri amici in merito a quelle che sono le mie priorità politiche, sociali ed ambientali per realizzare un mondo migliore. Ancora una volta ho espresso il mio desiderio per l’unione di tutte le genti in un’unica identità umana. Come avrebbe potuto essere l’ONU se non avessero prevalso interessi particolari e veti incrociati sulla sua operatività e consistenza.
 
L’umanità è una ed anche la Terra è una. In un contesto di consapevolezza universalista un governo mondiale -lungi dal rappresentare interessi economici di potentati finanziari- dovrebbe rappresentare l’interesse di tutto il globo terracqueo, inserendo non solo gli umani ma anche gli altri viventi. Se vogliamo questa è anche la visione bioregionale, in cui gli ambiti territoriali non sanciscono separazioni ma solo definiscono le variazioni di intensità, di qualità e di presenza vitale e geomorfologica.

Un po’ come avviene per l’organismo umano che è l’insieme inscindibile di tutti i suoi organi, distinguibili nelle reciproche funzioni ma non separabili. Pertanto l’interesse di un organo deve prevedere e integrarsi con l’interesse di tutto l’organismo.

Questo sentire olistico non è solo prerogativa del pensiero bioregionale ma anche la conclusione logica della filosofia nonduale. Diceva ad esempio Ramana Maharshi: “Una società è l’organismo; i suoi membri costituenti sono gli arti che svolgono le sue funzioni. Un membro prospera quando è leale nel servizio alla società come un organo ben coordinato funziona nell’organismo. Mentre sta fedelmente servendo la comunità, in pensieri, parole ed opere, un membro di essa dovrebbe promuoverne la causa presso gli altri membri della comunità, rendendoli coscienti ed inducendoli ad essere fedeli alla società, come forma di progresso per quest’ultima.” Ed affermava Nisargadatta Maharaj: “..noi non possiamo essere altro che una parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati”

La nostra presenza umana perciò va inserita nel contesto della natura, nel consesso dei viventi, in condivisione olistica e simbiotica.

La prima cosa da fare, a livello politico, è il riconoscimento dell'appartenenza alla “Casa Comune” e questo, se vogliamo, si può anche fare per gradi. Come siamo stati capaci di riconoscere la nostra identità prima nel nucleo familiare e nella comunità tribale, poi nella città e nel popolo ed avanti ancora nella nazione, saremo in grado di riconoscere le comuni radici europee che tutti ci contraddistinguono.

Certamente non per “separare” l'Europa dal resto del mondo, mettendola in competizione con gli altri raggruppamenti etnici e geografici, ma per imparare ad allargare il nostro senso di identità ed appartenenza. Pertanto l’attuazione dell’Unione Europea è, secondo me, un passo utile per migliorare la nostra visione olistica. I singoli stati debbono  integrarsi armonicamente. Queste devono avvenire in piena giustizia e con il consenso del popolo e non per avvantaggiare uno stato od una struttura economica rispetto ad un’altra. Quindi la base dell’unione non deve essere quella della supremazia politica ed economica di una o più nazioni, né deve rappresentare interessi alieni alla comunità (banche, multinazionali, istituti finanziari internazionali, etc.).

Per questo è importante che -ad esempio- l’emissione dei valori monetari di interscambio comunitario sia direttamente gestita dal governo comunitario e non dalle banche centrali private come avviene oggi con la BCE.

C’è poi l’altro aspetto della valorizzazione e salvaguardia delle culture e delle peculiarità specifiche delle comunità locali, le caratteristiche di queste comunità non possono essere rappresentate da “regioni politiche disomogenee” bensì dovranno essere ristrutturate in ambiti bioregionali omogenei. Queste bioregioni dovranno presentare evidenti affinità di cultura e di forme economiche, per quel che riguarda l’uomo, ed altrettanto dicasi per gli aspetti naturalistici, geomorfologici, botanici, climatici, etc.

Le grandi città tanto per cominciare debbono essere amministrate, con le loro aree metropolitane, in bioregioni a sé stanti, per una corretta gestione autonoma dello svolgimento dei suoi servizi, approvvigionamenti, etc. in modo da non far degradare -come oggi avviene- il contesto generale del territorio circostante, dovuto anche alla diversità di incidenza della rappresentatività percentuale della popolazione e del suo “peso” elettorale. Lo vediamo bene con quel che succede -ad esempio- nella Regione Lazio, sovente succube degli interessi devianti e fagocitanti di Roma: su una popolazione stimata di 6 milioni di abitanti 5 di essi vivono nella città e relativa banlieue.

Nel riordino amministrativo a carattere bioregionale bisogna inoltre privilegiare le piccole comunità ed il mantenimento dei rispettivi habitat e delle culture tradizionali.

Attuando il bioregionalismo su ampia scala l’Europa non sarà più un accrocco disomogeneo di stati bensì l’unione di piccole comunità omogenee ed autonome (negli ordinamenti amministrativi interni) che condividono, nel mantenimento delle diversità culturali, una comune identità ed un comune interesse di sviluppo sociale e spirituale. Parlo di interesse spirituale e non religioso, in quanto le religioni stesse sono elementi separativi che contrappongono l’uomo all’uomo e l’uomo alla natura.

Paolo D’Arpini


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