lunedì 23 settembre 2019

To be what you are  there is  not need  of a "method" because the Self is the natural state of everyone - Per essere ciò che sei non serve un "metodo" poiché il Sé è lo stato naturale di ognuno



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The following verses are taken from the Supplement to the 40 verses of Ramana Maharshi. The three stanzas detected, in turn, are part of the Vasishta Saram, which deals with the teachings on the realization of the Self given to the young Rama (one of the 10 incarnations of Vishnu) by his Guru Rishi Vasishta.

It should be noted that the method of attainment is not indicated, since the "achievement" according to the Advaita philosophy lies only in the elimination of ignorance that the Self is omnipresent.

In the strophes (slokas) taken by Ramana the inner "state" of the realized is described. But this "state" free from ignorance is not the result of reasoning but is the direct experience and full awareness of one's own nature, which cannot be objectively verified by the observer.

At the same time from the stanzas reported by the Maharshi (and from the added explanation of his disciple Mahadevam) we can deduce an implicit description of the inner condition of the Mukta, the liberated living.

This "condition" (if one can call it that) is the end of all spiritual knowledge, including - obviously - Lay Spirituality.


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S. 26 - "Having investigated in all the various states (waking, dream, deep sleep) and constantly keeping in your Heart what is the Supreme State, free from illusion, play your part in the world, oh hero! You have realized in the Heart what is the substratum of Reality, beyond all appearance. Therefore, without ever losing this awareness, play in the world as you like, oh hero! "

Comment - Here the instruction of the sage Vasishta a Rama. From which it follows that the realization takes over with the investigation of mental states, of which the Self is the only intrinsic reality or permanent substratum. When the realization becomes constant or stable the illusion of separation is erased and therefore the liberated living person can play his part in the world, without being affected by it. Obviously this "person" (presumed as such by the observer) never loses sight of the Reality, which is the basis of all appearance and is perfectly aware of the unity of the Self.

S. 27 - "With apparent emotions and pleasures, with apparent agitations and asti, and with apparent effort in carrying out every activity, but without attachment, play in the world, oh hero! Being free from all sorts of slavery, having achieved equanimity in all situations, taking appropriate actions, according to your part, playing in the world, oh hero! "

Comment - A Jnani (connoisseur of Truth) plays his part in the world, like any other. But his actions and his emotions that are beyond them are only apparent. He can exult or seem depressed but in reality it is not so, remember here the description given of Christ as God and as a man at the same time. Likewise the sage seems to prepare and pursue projects, he seems to do everything a man of the world does but he knows the unreality of all this. As in a game or a play he merely plays his part and is not touched by what happens. This is due to his state of equanimity and lack of desires.

S. 28 - "He who is stable in the truth of knowledge is the knower of the Self (Jnani). Through knowledge he has destroyed the impressions of the senses. Truly he is Agni (the sacred fire) who is the destroyer of ignorance. He is Indra (the supreme Deva) who wields the Vraja (the bolt of knowledge). He is the time of time. He is the hero who defeated death! "

Comment - Here the Maharshi includes the apology of the Knower of the Self. In fact Knowledge is equivalent to self-realization and for the Jivan-mukta (liberated living) the functions of the senses and their impressions have no support. For him there are no sense organs, no body, no mind, for him there is no world of duality. His knowledge is compared to Agni (the Sacred Fire), which burns all waste, and to the lightning bolt of Indra (the Lord of the Gods), with which the demon was killed. He who has realized the Self is not conditioned by time, he is the Death of death (Shiva himself), he is the true hero (dhira) who is not afraid of anything, because there is no "other" that he can fear .

Conclusion.


Perhaps we could still try to add words on words to the glory of the Kn
ower of the Self, but as a great sage said singing the praises of Shiva "not even if Mount Meru (the central mountain of the Universe) were a nib and the primordial ocean ink I could exhaust the description of your praises, oh Lord ... "

Paolo D'Arpini

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Q: What is the path of inquiry for understanding the nature of the mind?
M: That which rises as 'I' in this body is the mind. If one inquires as to where in the body the thought 'I' rises first, one would discover that it rises in the heart. That is the place of the mind's origin. Even if one thinks constantly 'I' 'I', one will be led to that place. Of all the thoughts that arise in the mind, the 'I' thought is the first. It is only after the rise of this that the other thoughts arise. It is after the appearance of the first personal pronoun that the second and third personal pronouns appear; without the first personal pronoun there will not be the second and third.”

(Ramana Maharshi - Nan Yar Who am I?) 

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Testo Italiano

Le strofe che seguono sono tratte dal Supplemento ai 40 versi di Ramana Maharshi. Le tre strofe rilevate, a loro volta, fanno parte del Vasishta Saram, che tratta degli insegnamenti sulla realizzazione del Sé impartiti al giovinetto Rama (una delle 10 incarnazioni di Vishnu) dal suo Guru Rishi Vasishta.

Da notare come non viene indicato il metodo del raggiungimento, in quanto il “raggiungimento” secondo la filosofia Advaita sta solo nell’eliminazione dell’ignoranza che il  Sé è onnipresente.  

Nelle strofe (sloka) riprese da Ramana viene descritto lo “stato” interiore del realizzato. Ma questo “stato" libero dall’ignoranza non è il risultato di un ragionamento bensì è la diretta esperienza e la piena consapevolezza della propria natura, che non può avere riscontro oggettivo da parte dell’osservatore. 

Allo stesso tempo dalle strofe riportate dal Maharshi (e dalla spiegazione aggiunta del suo discepolo Mahadevam) se ne deduce una implicita descrizione della condizione interiore del Mukta, il liberato vivente.


Questa “condizione” (se così si  può chiamare) è il fine di ogni conoscenza spirituale, compresa –ovviamente- la Spiritualità Laica.
S. 26 – “Avendo investigato in tutti i vari stati (veglia, sogno, sonno profondo) e tenendo costantemente nel tuo Cuore quello che è lo Stato Supremo, libero dall’illusione, gioca la tua parte nel mondo, oh eroe! Tu hai realizzato nel Cuore quello che è il substrato di Realtà, al di là di ogni apparenza. Perciò, senza mai perdere questa consapevolezza, gioca nel mondo come ti piace, oh eroe!”

Commento – Qui l’istruzione del saggio Vasishta a Rama. Da cui si evince che la realizzazione subentra con l’investigazione sugli stati mentali, di cui il Sé è la sola realtà intrinseca o substrato permanente. Allorché la realizzazione diviene costante o stabile l’illusione della separazione viene cancellata e quindi il liberato vivente può giocare la propria parte nel mondo, senza esserne affetto. Ovviamente tale “persona” (presunta come tale da chi la osserva) non perde mai di vista la Realtà, che sta alla base di ogni apparenza ed è perfettamente consapevole della unitarietà del Sé.

S. 27 – “Con apparenti emozioni e piaceri, con apparenti agitazioni ed asti, e con sforzo apparente nello svolgere ogni attività, ma senza attaccamento, gioca nel mondo, oh eroe! Essendo libero da ogni sorta di schiavitù, avendo raggiunto l’equanimità in tutte le situazioni, compiendo azioni confacenti, secondo la tua parte, gioca nel mondo, oh eroe!”

Commento – Un Jnani (conoscitore della Verità) fa la sua parte nel mondo, come ogni altro. Ma le sue azioni e le sue emozioni che sono aldilà di esse, sono solo apparenti. Egli può esultare o sembrare depresso ma in realtà non è così, si ricordi qui la descrizione data del Cristo come Dio e come uomo allo stesso tempo. Egualmente il saggio sembra preparare e perseguire progetti, sembra fare tutto ciò che compie un uomo del mondo ma egli conosce l’irrealtà di tutto questo. Come in un gioco od in una commedia egli svolge meramente la sua parte e non viene toccato da quel che accade. Questo in conseguenza del suo stato di equanimità ed assenza di desideri.

S. 28 – “Colui che è stabile nella verità della conoscenza è il conoscitore del Sé (Jnani). Attraverso la conoscenza egli ha distrutto le impressioni dei sensi. Veramente egli è Agni (il fuoco sacro) che è il distruttore dell’ignoranza. Egli è Indra (il supremo Deva) che brandisce il Vraja (la saetta della conoscenza). Egli è il Tempo del tempo. Egli è l’eroe che ha sconfitto la morte!”

Commento – Qui il Maharshi include l’apologia del Conoscitore del Sé. Infatti Conoscenza equivale ad auto-realizzazione e per il Jivan-mukta (liberato vivente) le funzioni dei sensi e le loro impressioni non hanno appiglio alcuno. Per lui non ci sono organi di senso, né corpo, né mente, per lui non esiste il mondo della dualità. La sua conoscenza è paragonata ad Agni (il Fuoco Sacro), che brucia ogni rifiuto, ed alla saetta di Indra (il Signore degli Dei), con la quale fu ucciso il demonio. Colui che ha realizzato il Sé non è condizionato dal tempo, egli è la Morte della morte (Shiva stesso), è il vero eroe (dhira) che non ha paura di nulla, perché non c’è un “altro” che lui possa temere.

Conclusione.

Forse si potrebbe tentare ancora di aggiungere parole su parole alla gloria del Conoscitore del Sé, ma come disse un grande saggio cantando le lodi di Shiva “nemmeno se il monte Meru (la montagna centrale dell’Universo) fosse un pennino e l’oceano primordiale inchiostro potrei esaurire la  descrizione delle tue lodi, oh Signore…”


Paolo D'Arpini


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