giovedì 2 ottobre 2025

The Sephirothic Tree... - L'Albero sefirotico...



The One is the mystery of mysteries, the En Sof (the limitless). He can manifest himself through his attributes, which are the qualities described in Kabbalah. The projected diagram is called the Tree of the Sephiroth, with ten branches. It is a symbol of how the divine qualities descend from above to below, marking the spiritual path the soul must travel on its return. The journey is accomplished through seven Hekaloth (spiritual planes) in which the soul proceeds from below to above until revelation. 

In Kabbalah, the branches intersect in 22 paths leading to various qualities, and this number corresponds to the 22 letters of the Hebrew alphabet. Let us now see the names and arcane meanings of the various paths. 1. From Intelligence to the Crown, the beginning; 2. From Beauty to the Crown, occult knowledge; 3. From Intelligence to Wisdom, profane knowledge; 4. From Beauty to Wisdom, creation; 5. Mercy to Wisdom, wisdom; 6. Beauty to Intelligence, faith; 7. Severity to Intelligence, motion; 8. Severity to Mercy, resolution; 9. Beauty to Mercy, meditation; 10. Triumph to Mercy, evolution; 11. Beauty to Severity, moderation; 12. Splendor to Severity, renunciation; 13. Triumph to Beauty, transformation; 14. Foundation to Beauty, moderation; 15. Splendor to Beauty, awe; 16. Splendor to Triumph, destruction; 17. Foundation to Triumph, fulfillment; 18. Kingdom to Triumph, mutability; 19. Foundation to Splendor, contentment; 20. Kingdom to Splendor, judgment; 21. Foundation to Kingdom, completeness; From Wisdom to the Crown, the En Sof, the divine paradox.

"Silence contains within itself abysses within abysses, but there exists an ultimate Silence, an extreme point that is nothing yet from which everything flows; this is the Essence."

Paolo D'Arpini - Committee for Lay Spirituality




Testo Italiano: 

L’Uno è il mistero dei misteri, l’En Sof (il senza limite), Egli può manifestarsi attraverso i suoi attributi che sono poi le qualità descritte nella Kabbalah. Lo schema proiettato si chiama Albero delle Sefiroth, con dieci rami, è un simbolo di come le qualità divine siano scese dall’alto verso il basso, segnando la strada spirituale che l’anima deve compiere per il ritorno. 

Il cammino si compie attraverso 7 Hekaloth (piani spirituali) in cui l’anima procede dal basso verso l’alto sino alla rivelazione. Nella Kabbalah i rami si intersecano in 22 sentieri conduttivi a varie qualità e questa cifra corrisponde alle 22 lettere dell’alfabeto ebraico. 

Vediamo ora quali sono i nomi ed i significati arcani dei vari sentieri. 1 dalla Intelligenza alla Corona, l’nizio; 2 dalla Bellezza alla Corona, conoscenza occulta; 3 dalla Intelligenza alla Saggezza, conoscenza profana; 4 dalla Bellezza alla Saggezza, creazione; 5 dalla Misericordia alla Saggezza, saggezza; 6 dalla Bellezza all’Intelligenza, fede; 7 dalla Severità all’Intelligenza, moto; 8 dalla Severità alla Misericordia, risoluzione; 9 dalla Bellezza alla Misericordia, meditazione; 10 dal Trionfo alla Misericordia, evoluzione; 11 dalla Bellezza alla Severità, moderazione; 12 dalla Splendore alla Severità, rinuncia; 13 dalla Trionfo alla Bellezza, trasformazione; 14 dal Fondamento alla Bellezza, moderazione; 15 dallo Splendore alla Bellezza, soggezione; 16 dallo Splendore al Trionfo, distruzione; 17 dal Fondamento al Trionfo, realizzazione; 18 dal Regno al Trionfo, mutevolezza; 19 dal Fondamento allo Splendore, appagamento; 20 dal Regno allo Splendore, giudizio; 21 dal Fondamento al Regno, completezza; dalla Saggezza alla Corona, l’En Sof, il divino paradosso.

“Il Silenzio ha in sé abissi dentro abissi, ma esiste un Silenzio ultimo, un punto estremo da non essere nulla eppure da cui tutto sgorga, questa è l’Essenza”.

Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica


lunedì 29 settembre 2025

Transpersonal Psychology and Natural (or Lay) Spirituality - Psicologia transpersonale e Spiritualità naturale (o Laica)

 


Transpersonal psychology is certainly a branch of natural or lay spirituality, but before discussing this form of self-inquiry, I would like to confirm that I use the term spirituality (there being no other available) in its most original sense, the one also used in antiquity to identify the "living presence" in matter, in the form of Consciousness.

The pagans themselves used the term "spiritus loci" to define the soul of a place, and not only of a place but also of woods, rivers, animals, and human beings, etc. I don't know what other name to give to that "presence," and since the original name is "spirit," I believe it's more than right to recover the true and ancient word rather than seek a new one. Everything is God/Goddess.

The distorted use of the term "spirit," attributable to patriarchal religions (Judaism, Christianity, Islam), is not a sufficient reason to abandon it. Indeed, we must denounce the religious hypocrisy that even further defines a "layman" as a believer of a religion who is not "ordained" in the priesthood, while we know full well that the original meaning of "secular" is "outside any political and religious context and structure."

This discussion could go on and on, pursuing possible details, but is it worth it? Isn't it better and "ecologically" preferable to live in communion with the "presence" rather than engage in petty discussions about Being or the sex of angels? I have repeatedly explained that the meaning I give to the word "spirit" is the ancestral and genuine one of "intelligence/consciousness," the same one that integrates and transcends the "Id" of transpersonal psychology.

And in analyzing archetypes, we cannot ignore the advanced psychic research begun with Jung and projected into the models of  Wilber and Grof. A synthesis of rarefied thought that reaches the limits of experience.

In the densest phase, the Shadow represents the overt conditions, pride, and the need for success. It pushes toward romantic and idealized love, while its counterpart is hatred and guilt.

Next comes the Ego level, which allows for an intellectual approach and contributes to verbal communication and linear thought, while inhibiting spontaneity and even-minded alertness.

In the Biosocial sphere, culture and civilization develop, and the sense of social belonging simultaneously develops, along with a sense of convention and repetition (traditions).

On the subtlest plane, the Existential, intentionality, faith, or religion arise, along with existential anxiety (the inability to accept death) and metaphysical unease; Here, the primary dualism is harshly perceived.

Upon reaching the Transpersonal, a detachment arises, an awareness of the meaning of myths. Prana reaches the higher chakras (sephiroth), recognizing them symbolically. It is at this point that the primordial archetypes and the void at the edge of the mind erupt. This state is described by Gurdjieff as "purgatorial negativity," a preliminary condition to the loss of individual fixity and absorption into the Self.

This awareness-witness—call it "subtle essence" if you like—is like an aroma emanating from matter, from which we deduce that there can be no separation between matter and spirit, just as there can be no separation between a rose and its scent. Between humidity and water. Between fire and its capacity to burn and emit light and heat.

Paolo D’Arpini - Committee for Lay Spirituality




Testo Italiano: 

La psicologia transpersonale  è sicuramente un ramo della  spiritualità naturale o laica ma, prima di parlare di  questa forma di auto-indagine, vorrei qui confermare che io uso il termine spiritualità (non essendocene altri disponibili) nel senso più originale del nome, quello anche usato nell’antichità per individuare la “presenza viva” nella materia, in forma di Coscienza. 

Gli stessi pagani usavano il termine “spiritus loci” per definire l’anima del luogo e non solo del luogo ma pure dei boschi, dei fiumi, degli animali e degli esseri umani, etc.Non saprei che altro nome dare a quella “presenza” e siccome il nome originario è “spirito” credo sia più che giusto recuperare la parola vera ed antica piuttosto che cercarne una nuova.Tutto è Dio/Dea.

L’uso falsificato del termine “spirito”, imputabile alle religioni patriarcali (giudaismo, cristianesimo, islam), non è ragione sufficiente per rinunciarvi, anzi dobbiamo denunciare l’ipocrisia religiosa che addirittura ed inoltre definisce “laico” un credente di una religione che non è “ordinato” nel sacerdozio, mentre sappiamo benissimo che il significato originario di “laico” è “al di fuori di ogni contesto e struttura politica e religiosa”. 

Questo discorso potrebbe proseguire a lungo, inseguendo possibili dettagli, ma vale la pena?Non è meglio ed “ecologicamente” preferibile vivere in comunione con la “presenza” piuttosto che fare discussioni di lana caprina sull’Essere o sul sesso degli angeli?Ripetutamente ho spiegato che il significato che io do alla parola “spirito” è quella ancestrale e genuina di “intelligenza/coscienza”, la stessa  che integra e trascende  “l’Es” della psicologia transpersonale.

E nell’analisi degli archetipi non possiamo trascurare la ricerca psichica avanzata, iniziata con Jung, proiettata negli schemi di Wilber e Grof. Una sintesi sul pensiero rarefatto che raggiunge il limite dello sperimentabile.

Nella fase più densa c’è l’Ombra che rappresenta le condizioni palesi, l’orgoglio ed il bisogno di successo, essa spinge verso l’amore romantico ed idealizzato e la sua controparte è l’odio ed i sensi di colpa. 

Segue il livello dell’Ego che consente un approccio intellettuale e contribuisce alla comunicazione verbale ed al pensiero lineare e per contro inibisce la spontaneità e la vigilanza equanime.

Nella sfera del Biosociale si sviluppa la cultura e la civiltà ed il senso di appartenenza sociale contemporaneamente si forma il senso di convenzione e di ripetitività (le tradizioni). 

Sul piano più sottile, l’Esistenziale, sorge l’intenzionalità, la fede o religione, e alla stesso tempo l’ansia esistenziale (incapacità di accettare la morte) ed il disagio metafisico; qui si percepisce duramente il dualismo primario.

Giunti al Transpersonale sorge un distacco, una consapevolezza del significato dei miti, il prana raggiunge i chakra (sephirot) elevati, riconoscendoli simbolicamente, è a questo punto che irrompono gli archetipi primordiali ed il vuoto al limite della mente. Questo stato viene descritto da Gurdjeff come “negatività purgatoriale” una condizione preliminare alla perdita della fissità individuale ed all’assorbimento nel Sé.

Questa consapevolezza-testimonianza, chiamatela se volete “essenza sottile”, è come un aroma che emana dalla materia, dal che se ne deduce che non  può esserci separazione fra la materia e lo spirito, allo stesso modo in cui non può esserci separazione fra la rosa ed il suo profumo. Fra l’umidità e l’acqua. Tra il fuoco e la sua capacità di bruciare ed emettere luce e calore.

Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica

venerdì 26 settembre 2025

L'altra faccia del bioregionalismo: l'ecologia profonda...

 


Oggi, l’ecologia è uno dei termini maggiormente soggetto a disinformazione mediatica. Essa è spesso utilizzata dai politici (quando si parla di crescita ecologicamente sostenibile, oppure di politiche per l’ambiente) al fine di far breccia nel senso di responsabilità delle persone e aumentare il proprio bacino di voti; poco conta poi se le soluzioni proposte per il miglioramento dell’ambiente sono povere d’impatto, oppure tendono a soddisfare le esigenze di profitto delle corporation.
L’ecologia è nata come disciplina di studio alla fine del 1800 e, nel corso del 1900, è stata oggetto di forti dibattiti che poi, a partire dal 1970, hanno portato a una scissione tra ecologisti di superficie (per i quali il benessere dell’uomo assume priorità su tutte le altre specie, pur nel rispetto della natura) ed ecologisti profondi(per i quali la natura e il benessere di tutte le specie hanno priorità su quello dell’uomo).
Oggi ci sono molti problemi a cui la scienza moderna sembra non essere in grado di trovare efficaci soluzioni. L’ecologia profonda, invece, sembra aver trovato una risposta a buona parte di essi. Secondo Edward Goldsmith - uno dei più grandi ecologisti del 1900 -, quasi la totalità dei problemi ambientali e sociali sono il risultato di una visione antropocentrica del mondo che considera i beni e i servizi artificiali come l’unica fonte di ricchezza dell’uomo. Per risolvere questi problemi occorre ritornare a una visione eco-centrica che vede negli equilibri e nella ricchezza della natura la vera fonte del nostro benessere. 
Seppure, appare difficile, almeno per il momento, ritornare a forme di società vernacolari – tipologia sociale che Goldsmith considera come modello esemplare di una visione del mondo ecologica -, da esse c’è molto da imparare ed è fortemente auspicabile un ritorno a modelli sociali che diano maggiore enfasi sull’integrazione sociale e sull’integrazione tra uomo e ambiente. Se non si pone un freno all’esagerata e infinita tendenza verso la massimizzazione del benessere artificiale e a privilegiare l’interesse economico su quello sociale e ambientale, il degrado sociale e ambientale continueranno, fino al punto che l’uomo si ritroverà in un ambiente inadatto alla sua esistenza.
Dario Ruggiero 
 

mercoledì 24 settembre 2025

Laity as an alternative to religious assertion... - Laicità in alterativa all'asserzione religiosa...

 



Until a few years ago, the lay battle in Italy was fought mostly against the Catholic Church. Then, little by little, hordes of "believers" from other religions were added to the antagonism against the actual state religion. Each competing faith wants to occupy a piece of the state and gain greater influence. Christians now have to defend themselves not only from non-believers but from a large antagonistic mob: Jews, Muslims, Protestants of various sects and congregations, Buddhists, Baha'is, New Age, etc. 

Poor little Christians, after complaints from various parents of different faiths who object to the presence of crucifixes in schools, arrogant supporters of Catholicism as a "universal religion" are forced to accept compromises and give way to the new direction. But ultimately, what does crucifixes in public places have to do with anything? Some might object: "so why not the crescent moon, the swastika, the Celtic cross, the Star of David, and the lightning bolt of Jupiter Pluvius?"

 I had already repeatedly and on various occasions expressed my opinion on the display of religious emblems in public places. My long stay in India, a place of profound spirituality and syncretism, taught me that it is neither necessary nor useful to display any religious symbol in institutional offices. In fact, out of respect for equal opportunities and for all the minorities present in the subcontinent, symbols, be they Hindu, Muslim, Buddhist, Jain, Christian, etc., are not displayed in classrooms or public places. Such symbols are displayed only in schools run by religious bodies, perhaps in the form of statues of the founders. In institutional places there are no images, other than the official ones of the Founders of the Nation, such as Gandhi, or of the President of the Republic. In the spiritual sphere, the syncretic idea would be the closest to laity... and this idea was present in ancient Rome and in all the countries of the old continent. This was the case until the spread of the two branches originating from Judaism, an ethnic religion, those "monolatory" cults, by affiliation and not by birth, dominant today: Christianity in the West and Islam in the East. But the syncretic approach is perhaps the only form that can guarantee equal dignity to every religious belief, whether religious or atheistic, considering it part of humanity's moral and philosophical heritage. 

Regarding the fight against "images" and their exposure or removal, I would like to add another "dirty" reason here. This reason is both political (due to the constant interference of the hierarchies of various religions in government decisions) and -above all- economic…

There are three very strong economic powers in the world: the first is represented by the global banks, run by financiers of Jewish origin; the second is the worldly power of the Vatican; the third is represented by the oil-rich Muslim nations with associated fundamentalist affiliations. These three powers are vying, each with its own visions and goals, to gain world domination… In short, we secularists are between a rock and a hard place… and the debate over whether or not to accept the crucifix, whether or not to accept mosques or the reconstruction of the great Temple of Jerusalem, is part of this strategy of struggle between the great powers of global finance… But what does all this have to do with spirituality? 

Paolo D’Arpini - Committee for Lay Spirituality


Picture by Gustavo Piccinini



Testo Italiano:

Fino a qualche anno fa la battaglia laica in Italia si combatteva più che altro contro la chiesa cattolica. Poi pian piano  all’antagonismo contro l'attuale religione di stato si sono aggiunte torme di “fedeli” di altre religioni.  Ogni fede concorrente vuole occupare un pezzetto dello stato ed ottenere  maggiore influenza. I cristiani ora debbono difendersi non solo  dai non credenti ma da una  grande ammucchiata antagonista: ebrei, musulmani, protestanti di varie sette e congregazioni, buddisti, bahai, new age, etc.    Poveri cristianucci, dopo le denunce di vari genitori di fedi diverse che obiettano la presenza del crocifisso nelle scuole,   da arroganti assertori del cattolicesimo come “religione universale” sono costretti ad accettare compromessi e cedere il passo al nuovo corso. Ma in definitiva che c'entra il crocifisso nei luoghi pubblici?  Qualcuno obietta: ”ed allora perché non la mezzaluna, la svastica, la croce celtica, la stella di Davide ed il fulmine di Giove Pluvio?”. 

Avevo già ripetutamente ed in varie occasioni esplicitato la mia opinione sull’esibizione di emblemi religiosi nei luoghi pubblici. La mia lunga permanenza in India, luogo di profonda spiritualità e di sincretismo, mi ha insegnato che non è necessario e nemmeno utile esporre negli uffici istituzionali qualsivoglia simbolo religioso. Infatti per un rispetto delle pari opportunità e comunque di tutte le minoranze  presenti nel sub-continente, nelle aule scolastiche o nei luoghi pubblici non vengono esposti simboli, che siano essi induisti, musulmani, buddisti, jainisti, cristiani, etc. Tali simboli eventualmente sono esibiti solo nelle scuole gestite da enti religiosi, magari sotto forma di statue dei fondatori. Nei luoghi istituzionali non vi sono immagini, se non quelle ufficiali dei Padri della Patria, come Gandhi, o del presidente della Repubblica. 

In ambito spirituale l’idea sincretica sarebbe la più vicina alla laicità… e questa idea era presente  nell’antica Roma ed in tutti i paesi del vecchio continente. Così fu sino al propagarsi dei due rami originati dall’ebraismo (religione prettamente etnica) quei due culti “monolatrici”, per affiliazione e non per nascita, oggi dominanti: il cristianesimo in occidente  e islam in oriente. 

Ma l’approccio sincretico  è forse l’unica forma che può garantire  pari dignità ad ogni credo religioso, o ateo che sia, considerandolo parte del patrimonio morale e filosofico dell’umanità. In merito alla lotta delle “immagini” e sulla loro esposizione o rimozione  vorrei qui aggiungere un’altra ragione “sporca”. Tale ragione è sia politica (per la continua ingerenza delle gerarchie delle diverse religioni nelle decisioni governative dello Stato) che – soprattutto- economica…

Nel mondo esistono tre poteri economici molto forti, il primo è rappresentato dalle banche mondiali, rette da finanzieri di origine ebraica, il secondo è il potere mondano del vaticano, il terzo  è rappresentato dalle nazioni musulmane ricche di petrolio con annesse affiliazioni fondamentaliste. Questi tre poteri sono in lizza, ognuno con le proprie visioni e finalità, per accaparrarsi il dominio del mondo…  

Insomma noi laici siamo fra l’incudine ed il martello… e la diatriba si o no al crocifisso, si o no alle moschee od alla ricostruzione del grande Tempio  di Gerusalemme, rientra  in questa strategia di lotta fra grandi potentati della finanza mondiale… Ma che c'entra tutto ciò con la spiritualità?

Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica


lunedì 22 settembre 2025

Ecologia ed Economia...

 


Ecologia ed Economia,  due termini con il medesimo prefisso “eco”, che significa casa, natura, ambiente. La prima si interessa allo studio dell’habitat e la seconda all’ordinamento dello stesso.

"La visione di un’economia  del “ben vivere e convivere” dà spessore all'ecologia..." E' quanto afferma Leonardo Boff,  sostenitore di una teologia olistica.

L’economia ecologica infatti  si propone di soddisfare i bisogni umani (in contrasto con la soddisfazione dei desideri consumistici) realizzando  il ben vivere ed il convivere, rispettando le possibilità e i limiti di ogni eco-sistema.

Innanzitutto dobbiamo interrogarci sul senso della ricchezza e del suo uso. Invece di avere come obiettivo l’accumulazione materiale al di là di ciò che è necessario e decente, dobbiamo cercare un altro tipo di ricchezza, questa sì umana veramente, come il tempo per la famiglia e i figli, per gli amici, per sviluppare la creatività, per godersi incantati lo splendore della natura, per dedicarsi alla meditazione ed alla contemplazione.

Il senso originario dell’economia non è l’accumulazione di capitale ma creazione e ri-creazione della vita. Essa è ordinata a soddisfare le nostre necessità materiali e a creare le condizioni per la realizzazione dei beni spirituali  che non si trovano sul mercato, ma provengono dal cuore e da corretti rapporti con gli altri e con la natura, tipo la convivenza pacifica, il senso di giustizia, di solidarietà, di compassione, di armonizzazione e di cura per tutto quello che vive.

Nel sistema economico attuale il primo passo da compiere è la rivalutazione del denaro in quanto mezzo di scambio per beni e lavoro e non in quanto "bene in sé"...  Il denaro non è altro che un simbolo della capacità di un popolo, ma anche di un individuo, di poter operare e attraverso la propria opera di poter disporre e scambiare quanto gli è necessario per la sopravvivenza ed il benessere.

La chiave dell’enorme potere derivante dall’attività di creazione dello strumento di pagamento, la moneta, serve anche per capire la geopolitica. Possiamo dire che il Grande Gioco si riassume nella questione e nella gestione privata dell’emissione dei mezzi di pagamento.

Una società libera emette liberamente questo mezzo di scambio, garantito dalla forza lavoro e dalle ricchezze accumulate al suo interno, che esse siano naturali, culturali o di altro genere.

Il senso della comune appartenenza deve affermarsi nella società, coincidendo col bene personale, ed a qual punto sarà chiaro che non possono più risaltare (nelle scelte sociali e di governo) interessi rivolti a soddisfare una parte a scapito dell’altra.

In questa ottica occorre perciò  ripensare anche al processo di produzione e d'uso del denaro. Il denaro è nato come mezzo di facilitazione per lo scambio di beni necessari, ed in se stesso    aveva un valore universalmente riconosciuto, successivamente   è diventato pian piano un mezzo speculativo di asservimento e di sperequazione sociale.  Sia ben chiaro non è colpa del denaro in quanto tale se ciò è avvenuto ma la "colpa" sta nel modo in cui è stato utilizzato e reso un bene in sé  (e qui intendo proprio nel senso "utilitaristico" speculativo).

Valerio Malvezzi, un esperto in materia bancaria,  spiega alcuni concetti di economia:  "Oggi la legge del libero mercato tra le persone non esiste più, perché si è instaurata una nuova forma di scambio dove le regole commerciali sono decise solo dalle multinazionali e dalle banche.  È una dittatura economica sotto l'autorità dell'Alta Finanza il cui scopo è quello di portare le ricchezze solo ad una minoranza, e per fare questo è stato cancellato il metodo economico che da secoli teneva in piedi le comunità."

Dobbiamo perciò considerare che  la continuità della nostra società, in quanto specie umana, richiede una chiave evolutiva, una comprensione globale, per mezzo della quale aprire la nostra mente alla consapevolezza di condividere con l’intero pianeta l’esperienza vita.  Questa è la scienza dell’inscindibilità della vita.  Ne consegue che anche l’economia umana può e deve tener conto di questa visione per avviare un progresso  che non si contrapponga ma che sia in sintonia con i processi vitali.

Con l’economia  bioregionale e con la produzione e l'uso del denaro in senso ecologico e comunitario  i cittadini  recuperano il senso di "bene comune" e si abituano a sentirsi parte della natura e suoi curatori,  si cerca di creare, come afferma la Carta della Terra, “modi sostenibili di vita” che siano produttivi e diano soddisfazione alle persone.

La cooperazione e la solidarietà diventano più realizzabili e le persone si abituano a un comportamento corretto tra di loro e con la natura perché è più evidente che questo fa parte dei suoi interessi come di quelli della comunità.

La connessione con la Madre Terra e i suoi cicli suscita una coscienza di reciproca appartenenza e di un’etica della cura. Tutte le stagioni hanno un senso per lo sviluppo della vita: l'inverno raccoglie le forze, la primavera fiorisce, l'estate da frutto,  l'autunno le radici crescono...


Paolo D'Arpini  - Rete Bioregionale Italiana 




domenica 21 settembre 2025

Maintaining Good Health with Bioregional Herbs... - Mantenersi in buona salute con le erbe bioregionali...


I've found much knowledge about maintaining good health in bioregional rural communities, where herbal treatments and informal "empirical" methods are still popular in many villages.

For example, I remember the goatherd Irmo of Calcata, who, in addition to producing excellent cheese, had a thousand remedies for various metabolic disorders and other ailments, having learned the secrets of "animal medicine" from his goats. Another example is provided by the "lessons" given by the simple-minded Sonia Baldoni, known as the "herb sibyl," who, during walks we organize in Treia, is able to point out dozens of healing plants, along with astrological indications.

Even animals spontaneously heal themselves with natural methods; who hasn't seen cats cure themselves by inducing vomiting with particular herbs? Wild animals are a prime example of how one can stay healthy without ever resorting to medical treatment. Indeed, animals spontaneously "prevent" illnesses with a balanced diet suited to their constitution, and treat any poisoning or dysfunction with plants they instinctively recognize as suitable.

In traditional Indian and Chinese medicine, the basic system is virtually the same as that of animal medicine. Prevention comes first, followed by rebalancing through simple natural methods. Imagine that in ancient times, there were almost no "medicines"; there were only "diets" that detoxified and rebalanced vital functions. This applies to Ayurveda, the oldest known school of medicine in the world, and also to the Chinese elemental system (based on the five elements).

For example, in both India and China, doctors were paid to keep their patients healthy; as soon as they fell ill, payments were stopped, unless a fine was imposed. However, before each consultation, the doctor would assess the patient's astrological characteristics to understand their innate tendencies and thus their propensity for certain types of illness or organic decompensation. First, he would treat with rebalancing recommendations, for example, by focusing attention on certain neglected or deficient elements. In severe cases, he would recommend the intake of basic elemental substances. In even more severe cases, he would intervene with the laying on of hands, massage, pressure on the feet and other parts of the body, acupuncture, etc.

In fact, what we call "illness" is not merely a lack of health but rather an interruption of the state of internal/external balance.

A lack of harmony between internal impulses and the necessary responses to external environmental impulses. We are an indivisible part of the great living organism, the vital whole that characterizes life in all its forms. Therefore, when we are unable to harmonize the internal/external movement, a state of "illness" automatically sets in. At this point, defining it as psychosomatic or organic is completely irrelevant. Illness is truly a state of "adjustment" that finds expression through somatization in the body. When illness appears, it means that one or more of the elemental energetic aspects are unbalanced.

With the current medical system, based on the administration of chemical medications, a solid balance can never be achieved. This is because "forcing" medicines corrects on one side and disrupts on the other, and also creates dependencies and makes spontaneous forms of self-healing impossible. "True medicine is anything that contributes to re-establishing harmony without further alterations," says herbalist Carlo Signorini. Of course, even the simplistic or Ayurvedic doctor or shamanic healer cannot ignore the symptoms of illness, but they act differently from the allopathic doctor; for them, symptoms are a warning, a signal of something deeper.

A good healer, for example, examines the iris, considered the mirror of the soul, feels the pulse, shakes the limbs, reads the lines on the hand, and so on. Therefore, the symptoms manifested cannot deceive him; he knows that the signs always have a deeper root that originates them. In truth, it is the disease itself that contains its own medicine, according to the well-known law of "opposites."

Thus, in bioregionalism, health is maintained with natural healing systems, starting from the knowledge and message of bioregional plants and the psychic manifestations associated with the disease.

Paolo D'Arpini - Italian Bioregional Network




Testo Italiano: 

Parecchie conoscenze per mantenere l'organismo in buona salute le ho ritrovate nelle comunità rurali bioregionali, ove le cure con le erbe ed i sistemi "empirici" non ufficializzati sono ancora in auge in molti paesini.

Ricordo ad esempio il capraio Irmo di Calcata che oltre a produrre un buon cacio aveva mille rimedi per varie disfunzioni metaboliche ed altri acciacchi, avendo appreso dalle capre i segreti della "medicina animale". Un altro esempio è fornito dalle "lezioni" impartire dalla semplicista Sonia Baldoni, detta la "sibilla delle erbe", la quale durante le passeggiate da noi organizzate a Treia, è in grado di indicare decine e decine di piante curative, con annesse indicazioni astrologiche.  

Anche gli animali spontaneamente si curano con sistemi naturali, chi è che non ha visto i gatti curare se stessi procurandosi il vomito con particolari erbe? L’animale selvatico è un esempio lampante di come si possa stare in buona salute senza mai ricorrere a cure mediche, infatti l’animale spontaneamente "previene" le malattie con una dieta equilibrata e consona alla sua conformazione, e cura gli eventuali avvelenamenti o disfunzioni con quelle piante che istintivamente riconosce idonee.

Nella medicina tradizionale indiana o cinese il sistema di base è praticamente lo stesso di quello animale. Innanzi tutto vale la prevenzione poi subentra il riequilibrio attraverso semplici sistemi naturali. Figuratevi che anticamente non esistevano quasi "medicine" c’erano solo "diete" disintossicanti e riequilibriatrici delle funzioni vitali. Ciò vale per l’Ayurveda, la scuola più antica conosciuta al mondo, ed anche per il Sistema elementale cinese (basato sui cinque elementi).

Ad esempio sia in India che in Cina il medico era pagato per mantenere in buona salute l’assistito, appena esso si ammalava veniva interrotto il pagamento, se non comminata una multa. Comunque prima di ogni consulto il medico soleva inquadrare gli aspetti zodiacali dell’assistito, per conoscerne le tendenze innate e quindi le propensioni a certi tipi di malattia o di scompenso organico. Innanzitutto egli curava con indicazioni di riequilibrio, ad esempio riportando l’attenzione su alcuni elementi trascurati o carenti, in casi gravi si consigliava l’assunzione di sostanze elementali basilari, in casi ancora più gravi si interveniva con l’imposizione delle mani, massaggi, pressione ai piedi ed altre parti del corpo, agopuntura, etc.

In effetti quello che noi chiamiamo "malattia" non è solo una mancanza di salute bensì un’interruzione della condizione di equilibrio interno/esterno. 


Una mancanza di armonia fra le pulsioni interne con le necessarie risposte agli impulsi ambientali esterni. Noi siamo parte indivisibile del grande organismo vivente, l’insieme vitale che contraddistingue la vita in ogni sua forma, perciò allorché non siamo in grado di armonizzare il movimento interno/esterno automaticamente subentra una condizione di "malattia". Definirla a questo punto psicosomatica od organica è del tutto irrilevante. La malattia è invero uno stato di "aggiustamento" che trova espressione attraverso la somatizzazione nel corpo. Quando la malattia appare significa che uno o più degli aspetti energetici elementali sono squilibrati.

Con il sistema medico attuale, basato sull’assunzione di medicinali chimici, non si potrà mai raggiungere un saldo equilibrio. In quanto la "forzatura" medicinale aggiusta da una parte e rompe dall’altra, ed inoltre crea dipendenze e rende impossibile le forme spontanee di auto-guarigione. "Vera medicina è tutto ciò che contribuisce a ristabilire armonia senza altre alterazioni" afferma l’erborista Carlo Signorini. Certo, anche il semplicista od il medico ayurvedico od il guaritore sciamanico non può ignorare la sintomatologia del male, egli però agisce diversamente dal medico allopatico, per lui la sintomatologia è una avvisaglia, un segnale di qualcosa che sta più in profondità.

Un bravo guaritore, esamina ad esempio l’iride, definita lo specchio dell’anima, tasta il polso, scuote le membra, legge le linee della mano, etc. per cui i sintomi manifestati non possono trarlo in inganno, egli sa che i segnali hanno sempre una più profonda radice che li origina. In verità è la stessa malattia che racchiude la sua medicina, questo per la legge ben conosciuta degli "opposti".

Così nel bioregionalismo la salute è mantenuta con i sistemi curativi naturali, partendo dalla conoscenza e dal messaggio delle piante bioregionali  e dalle manifestazioni psichiche connesse alla malattia.

Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana

giovedì 18 settembre 2025

Come la mente crea il mondo in cui viviamo...


“Luce e luce riflessa condividono la stessa natura fondamentale, come esistenza e coscienza, spirito e materia, sono un’unica cosa”. (Saul Arpino)

La mente è uno specchio che riflette la luce della coscienza per dirigerla verso gli oggetti esterni, questi oggetti vengono identificati tramite la capacità di emissione ed intensità dello specchio. Da bambino adoravo giocare con uno specchietto rubato a mia madre, con esso catturavo la luce solare e la dirigevo, attraverso una finestrella, dentro una cantina buia. Solo ciò che era illuminato dal fascio luminoso era visibile mentre il resto delle pareti e delle cose accatastate sul pavimento restava oscuro. Esattamente allo stesso modo funziona la mente, che illumina il mondo esterno.
Per analogia vediamo che la sorgente di luce, il sole, è come la consapevolezza suprema mentre lo specchietto è la mente. Ma la mente stessa, in effetti, è cosciente, essa è l’aspetto riflettente della coscienza. Dico “riflettente” per indicare la sua propensione a rivolgersi verso l’esterno. La mente non è altro che la capacità della coscienza di esteriorizzare se stessa.
Questo processo proiettivo lo possiamo osservare durante il sogno, in cui la mente da se stessa ed in se stessa crea un intero mondo, con varie entità in rapporto fra loro incluso un personaggio identificato dal sognatore come se stesso. Questo è il gioco della mente che fa apparire la forma dell’io e dell’altro. A questo punto il dubbio sorge “com’è possibile che la consapevolezza possa venire intrappolata e limitata dalla mente?”. In verità la limitazione della coscienza non è reale, allo stesso modo in cui la luce del sole non risulta compromessa o menomata dallo specchio, parimenti la pura consapevolezza è intonsa e non divisa dall’operato immaginario della mente individuale.
Dove sono interno ed esterno per la coscienza suprema che entrambi li compenetra e li supera? In realtà la sola idea di una tale separazione è impensabile nella sorgente di luce che unicamente è. Prendiamo ad esempio il sognatore che non viene menomato o compromesso dal suo sogno, essendo lui stesso ogni cosa proiettata nel sogno ed allo stesso tempo non essendone alcuna, parimenti la coscienza individuale e la pura consapevolezza si pongono negli stessi termini di relazione.
Una volta, in risposata alla domanda “cosa impedisce all’indifferenziata luce della coscienza di rivelarsi direttamente all’individuo che l’ignora”, il saggio Ramana Maharshi rispose “come l’acqua in una pentola riflette il sole nei limiti ristretti del contenitore, così le tendenze latenti (predisposizioni mentali), che agiscono da mezzo riflettente, catturano l’onnipervadente ed infinita luce della coscienza presentandosi nella forma del fenomeno chiamato mente”. Questa risposta del saggio ci fa percepire come la mente non sia altro che un agglomerato di pensieri, in cui primeggia il pensiero “io” dal quale sorge la falsa nozione di un individuo separato, che in realtà è illusorio tanto quanto la presunta separazione di un personaggio sognato rispetto al sognatore.
Attenzione, consideriamo però che il tentativo di comprendere intellettualmente questo processo è solo uno degli aspetti del “sogno” e non la verità. Infatti i saggi indicano la verità come ineffabile ed incomprensibile alla mente (intendendo la mente separativa ed esteriorizzata), tanto quanto l’immagine riflessa nello specchio non può capire o sostituirsi alla persona che vi si riflette. Un riflesso è solo riflesso non è sostanza.
E dunque com’è possibile giungere alla “sostanza” che noi siamo?
Colui che osserva, essendo in se stesso coscienza, non può mai divenire un “oggetto”. L’oggettivazione è una componente del dualismo esternalizzato: “conoscitore, conosciuto”. Ma questa dualità può essere ricomposta in un “unicum” in cui, scomparendo la diversificazione (ovvero l’elemento riflettente rivolto all’esteriorizzazione) permane la semplice “conoscenza”. Questa è la consapevolezza indifferenziata per ottenere la quale Ramana Maharshi consiglia: “Quando l’io (ego o mente) rivolge la propria attenzione alla sua sorgente, le tendenze o predisposizioni mentali accumulate si estinguono ed in assenza di queste (che sono il mezzo riflettente) anche il fenomeno originato dalla “riflessione”, ossia la mente, scompare e viene assorbito nella Luce della sola Realtà (il Cuore)”.
Eppure malgrado sia in fondo semplice e diretta l’auto-conoscenza resta un esame alieno ai più. La gente rifiuta di conoscersi, preferisce il mistero e l’ignoranza, evidentemente a causa di quelle famose tendenze mentali accumulate dalla mente, stipate nella memoria e nell’immaginazione.
Oggi a Calcata ne ho avuto ancora una volta conferma osservando il comportamento delle persone che si avvicinavano alla Stanzetta del Pastore, il luogo in cui metto a disposizione la mia esperienza in forma di “lettura della mano, archetipi e divinazione, psicologia transpersonale e conoscenza di sé “. Già il posto è molto nascosto e radi son coloro che arrivano in quel nascosto spiazzo di Via Cavour, inoltre quasi tutti si fermano davanti alla porta, leggono i messaggi ed esclamano fra loro “no, no… andiamo via, io non voglio sapere certe cose...”. Questo non impedisce ad alcuni di fotografare l’ingresso in legno molto “caratteristico”, commentando il recondito significato dei messaggi, andandosene per poi forse ritornare e poi ancora riandarsene senza aver avuto il coraggio di metter il naso dentro.
Di quei pochissimi che entrano una parte resta delusa “perché volevano sapere gli amori e gli affari”, si sentono defraudati “dalla lunga spiegazione inutile”, pensano che “gli ho fatto perdere un sacco di tempo, mentre potevano andarsene in giro per Calcata a divertirsi..” Quelli che pazientemente mi hanno sopportato fino all’ultimo, forse solo per buona educazione, se ne vanno lasciando pochi spicci, qualche monetina a mo’ di elemosina, perché in fondo “cosa avrà detto mai questo, che già non conoscessi? Solo chiacchiere e perborini”. Limitatissimo il numero di coloro che apprezzano il discorso e che se ne ricorderanno, forse.. saranno un paio, e forse verranno ancora a cercarmi, e di questi uno solo magari mi troverà… negli anni.
Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica
L'autore a Calcata - Stanzetta del Pastore