domenica 3 agosto 2025

Nature favors biodiversity... - La natura privilegia la biodiversità...

 


In the last century, the world has not been moving toward unification but rather toward political separation and diversification. Proof: at the end of the Second World War, there were about eighty nations; today, there are about two hundred, more than double. So, does it make sense for the European Union to want to proceed by aggregating and uniting, along with international free trade agreements, rather than encouraging differentiation?

To support aggregative and globalist processes, it would be necessary to demonstrate that they are preferable to separatist ones.

But the logic of economic analysis tells us the opposite, supporting the historical fact of separatism: in a world where information travels ever faster, and faster than goods, local decision-making processes are more rational and functional than centralized aggregative ones.

It is dispersive and counterfunctional to delegate every decision to the top of a pyramid, when the widespread availability of information and communication makes it possible and easy to make them locally.

The traditional difficulties of macrosystems, always destined to collapse, can now be avoided through an interactive network of microsystems capable of autonomous decision-making, each interacting with the others and collaborating with them, without passing through large hierarchical networks.

This does not mean eliminating borders, with all their characteristics; it means being able to cross them in decision-making without waiting for the resolutions of enormous systems affected by gigantism. Thus, preserving the ability of each bioregion to legislate the rules necessary to protect its own specific economy, as a justifiable preventive defense against any international competitive dumping.

Thus, globalists and globalists with large-scale centralist pyramid schemes support a regressive, ahistorical, antilogical, and counterfactual thesis.

Vincenzo Zamboni - Independent Bioregionalist



Testo Italiano:

Nel’ultimo secolo il mondo non sta andando verso l’unificazione bensì verso la separazione e diversificazione politica. Dimostrazione: alla fine della seconda guerra mondiale le nazioni erano una ottantina, oggi son circa duecento, più del doppio. Ma allora, ha senso che l’unione europea voglia procedere aggregando e unendo, assieme ai trattati internazionali di libero scambio, invece di favorire la differenziazione ?

Per sostenere i processi aggregativi e globalitari bisognerebbe dimostrare che siano preferibili a quelli separatisti.

Ma la logica dell’analisi economica ci dice il contrario, supportando il dato storico della separatività: in un mondo nel quale l’informazione viaggia sempre più veloce, e più velocemente delle merci, sono più razionali e funzionali i processi decisionali locali rispetto a quelli centralistici aggregativi.

E’ dispersivo e controfunzionale demandare ogni decisione ai vertici di una piramide, quando la disponibilità diffusa di informazione e di comunicazione rende possibile ed agevole prenderle localmente.

Le tradizionali difficoltà dei macrosistemi, sempre destinati a frantumarsi, possono oggi essere evitate attraverso una rete interattiva di microsistemi capaci di autonomia decisionale, ciascuno in interazione con gli altri con i quali deve collaborare, senza passare attraverso grandi reti gerarchiche.

Questo non significa eliminare i confini, con tutte le loro caratteristiche, significa poterli attraversare decisionalmente senza attendere le risoluzioni di enormi sistemi affetti da gigantismo. Preservando dunque la capacità di ogni bioregione di legiferare le norme necessarie a proteggere la propria specifica economia, a giusta difesa preventiva da ogni dumping concorrenziale internazionale.

Dunque  globalitari e mondialisti dai grandi progetti piramidali centralistici sostengono una tesi regressiva, antistorica, antilogica, e controfattuale.

Vincenzo Zamboni - Bioregionalista indipendente

sabato 2 agosto 2025

Wu wei. Feeling like an architect doesn't help accomplishment... - Wu wei. Sentirsi artefici non aiuta il compimento...

 


There's a substantial difference in our inner attitude when we believe we've chosen to complete a specific action (or course of action) or when we simply feel we're dealing with contingencies (that is, when we respond to the stimulus of unfolding events). In the first case, we feel responsible and have precise expectations for the results of our actions; in the second, we know that our energy moves in harmony with the conditions we find ourselves in and we don't calculate that we have to fulfill a specific goal.

It's clear that in the first case, we experience a sense of constraint, disappointment, or hope, while in the second, our behavior closely resembles a child's game. We know well that detachment and inner peace are important factors for success, so much so that when it comes to passing an exam, we do everything we can to feel relaxed, even if—in truth—the very effort to relax doesn't produce the desired effect. Yet, in the world we talk about "success" in very different terms and always try to emphasize our "personal effort."

But let's return to the first case, in which we define our actions as "free choice," acting like bulldozers and following precise rules, self-imposed or forced upon us, affirming "this is our decision" and following it with blind faith. Perhaps we aren't aware that in the second case, we could easily float—or swim—with the current and that our will would spontaneously correspond to our innate disposition.

We now see that the results obtained in the first case are for us the fruit of worry and discouragement, while in the second case, navigating by sight, every result is a discovery, every landing an enrichment. But—oddly enough—we hear people say, "...that person is a solid, successful man who made himself by fighting tooth and nail..." and, conversely, "...that person is a simpleton who lives in blissful innocence, without interests, and doesn't even know what's good and what's evil..."

And at this point, I'd like to ask you: weren't Adam and Eve expelled from the Garden of Eden precisely for having tasted the fruit of good and evil? Yet, of all of Genesis, this, which seems to me the most significant passage, is often described as a fable... in reality, it's an allegory of the departure from the harmony of primordial unity and the entrance into the hell of difference, dualism, and separation.

Fortunately, we don't have to wait long (not many... not even a lifetime, a moment is enough) to understand the trick of illusion, of dual egoic projection, since unity in consciousness has never been lost; it is right here and now... and not then or tomorrow...

Heaven and hell are merely paradigms of the mind, in the process of becoming. Eric Fromm asked: "To be or to have?"

Paolo D'Arpini - Committee for Lay Spirituality




Testo Italiano: 

C’è una sostanziale differenza, nell’atteggiamento interiore, se noi crediamo di aver scelto il compimento di una determinata azione (o corso di azioni) oppure se noi semplicemente sentiamo di star affrontando delle contingenze (se rispondiamo cioè allo stimolo degli eventi in corso). Nel primo caso ci sentiamo responsabili ed abbiamo precise aspettative verso i risultati del nostro agire, nel secondo sappiamo che la nostra energia si muove in sintonia con le condizioni in cui ci troviamo e non calcoliamo di dover adempiere ad un preciso fine.

E’ evidente che nel primo caso sperimentiamo un senso di costrizione, delusione o speranza, mentre nel secondo il nostro comportamento molto somiglia ad un gioco infantile. Sappiamo bene che il distacco e la quiete interiore sono un fattore importante per la riuscita, tant’è che al momento di superare un esame facciamo di tutto per sentirci rilassati, anche se –in verità- lo sforzo stesso di rilassarci non produce l’effetto desiderato…..Eppure, nel mondo parliamo di “riuscita” in ben altri termini e cerchiamo sempre di porre l’accento sul nostro “sforzo personale”.

Ma torniamo a considerare il primo caso, in cui definiamo il nostro agire una “libera scelta”, agendo come bulldozers e seguendo regole precise auto-imposte o subite, affermando “questa è la nostra decisione” e seguendola con fede cieca. Magari non siamo consapevoli che nel secondo caso potremmo facilmente galleggiare -o nuotare- seguendo la corrente e che la nostra volontà corrisponderebbe spontaneamente alla nostra disposizione innata.

Vediamo ora che i risultati ottenuti nel primo caso sono per noi frutto di preoccupazione e sconforto mentre nel secondo caso, navigando a vista, ogni risultato è una scoperta, ogni approdo un arricchimento. Ma –stranezza del caso- sentiamo affermare nel mondo “…quello è un uomo tutto d’un pezzo e di successo che si è fatto da sé lottando con le unghie e coi denti…” e per contro “…quella persona è un sempliciotto che vive in beata innocenza, senza interessi e non sa nemmeno cosa è bene e cosa è male…”. 

Ed a questo punto vorrei chiedervi, non furono cacciati Adamo ed Eva dal paradiso terrestre proprio per aver assaggiato il frutto del bene e del male? Eppure di tutta la Genesi questo, che mi sembra il passaggio più significativo, viene spesso descritto come una favola… in realtà è un’allegoria dell’uscita dall’armonia dell’unità primigenia e l’entrata nell’inferno della differenza, del dualismo e della separazione.

Per fortuna non dobbiamo aspettare molto (né tante .. e neppure una vita, basta un momento) per capire il trucco dell’illusione, della proiezione egoica duale, giacché l’unità nella coscienza non è mai venuta meno, è proprio qui ed ora… e non allora o domani… 


Paradiso ed inferno son solo paradigmi della mente, nel divenire. Si chiedeva Eric Fromm: “essere o avere?”

Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica

 

giovedì 31 luglio 2025

Israel and Zionist Deviance...

 


Everything follows its own cyclical path. And so it will be for Zionism, too. Now that this "distinctive power" of our century seems to have reached its peak, here come the signs of its decline.

But let's begin by trying to understand how and when this Zionism was born. It is generally believed that it originated from a school of thought that arose within the Jewish community in the early years of the last century (or at the end of the previous one) and found its first concrete implementation in the founding of Israel. This event was, however, accompanied by a strong growth in the influence of a certain Jewish "class" in the world of economics and finance.

It was precisely as a result of this powerful influence that England agreed to the cession of Palestine at the end of the Second World War, so that the Jews (victims of persecution and extermination) could establish (or re-establish) their own homeland. The famous "promised land"... And the return to that ideal home occurred with a rapid penetration and occupation of Palestinian territory, considered "their own".

And the birth of Israel, the necessary cornerstone to establish a precedent and establish a future path, effectively sanctioned the implementation of Zionism. A land is like a temple; if you possess a temple, religion is sanctified; otherwise, it is merely a hypothesis. And the Zionist identity needed and still needs precisely this: a temple symbolizing the fulfillment of the promises of the god Yahweh. A return to the motherland after the diaspora caused by the destruction of the temple by Titus.

Yet, be careful, the Jewish diaspora was not actually caused specifically by the destruction of Jerusalem. This military operation only served to accelerate a process that had already occurred and been underway for centuries. The Jewish diaspora, or nomadism, was a component of their culture. The pastoral Semitic origins of this patriarchal tribe and the tendency to wander in search of new pastures were deeply rooted in Jewish DNA. The Jewish people, divided into various families, were already scattered throughout the known world when some of their bands began to settle in Palestine, opposing and subjugating the indigenous farmers, those who had built the first cities of antiquity (remember the story of Jericho?).

This expansionist drive and the belief in a right, guaranteed by their God, to appropriate the property of others, along with the sectarian "distinction" that made the Jews different from all other peoples, allowed a right, a creed, to assert itself in their culture, placing the chosen people above all other human beings. I'm not making this up; just read the Bible and the Torah to realize it.

But this is beside the point... let's get back to the main topic. However, allow me one last consideration. For Jews, considering themselves members of a "single" culture, shared through genetic transmission, meant that the religious bond was strong enough to maintain a sense of nationhood and community, despite not living in the same land. And this is a key point. But this ancestral attachment to their ethnic roots is not yet the root cause of Zionism... Far from it! In fact, for true Jews, those born and raised according to tradition, Zionism is seen as a kind of deviance, a heresy. Just as were the Christian and Muslim heresies. Indeed, we know well that these two religions arose as variants of Judaism.

But what and who do I mean by "true Jews"? I don't mean to refer simplistically to those Orthodox Jews who folkloristically lament at the Wailing Wall; I am referring in general to the entire "gens" of Jewish origin, both before and after the "diaspora" (from 70 AD). They are the descendants of Jews scattered throughout the known world of antiquity, from Persia to Greece, from Egypt to Italy, and so on. But all these Jews—or rather, their descendants—are today a small minority of the international Jewish community.


In truth, many of these "original" Jews are today among the most ardent opponents of Zionism. And the reason is simple: Zionism arose from non-Jewish elements. Zionism arose in a racial context different from the Jewish one. Essentially, it is the result of a historical retaliation by "conversi" of Caucasian Turkmen origin and Zoroastrian faith, who embraced the "faith" of the Chosen People in the year 1000 AD (due to an unfortunate mistake by some rabbis who vouched for them). They did so simply for political expediency, for power reasons, and to maintain a distinction between the two "religious" blocs then vying for dominion over the land: Muslims and Christians.

These "conversi," an entire people, the Khazars, formed the Jewish component of Eastern Europe. The seeds of Zionism were planted with this feigned "conversion," even if the model was not yet clear. This became clear later thanks to preachers such as the Austro-Hungarian Theodor Herzl, today considered the founding father of Zionism. Herzl expounded his ideas in 1896 in the pamphlet "The Jewish State" and in 1897 organized the first World Zionist Congress in Basel, where he was elected president of the movement.

With its success, thanks in part to the support of English financial Freemasonry, Zionism appropriated the Jewish identity despite having nothing to do with the Semitic people. And as often happens, "the last shall be first," and the new adherents to the Zionist creed established themselves as self-holders of a purely "elective" Judaism, the most fanatical, also because they knew they had no real right to it and therefore earned it through reiterated zealotry and hatred both toward their original opponents, Christians and Muslims, and toward the original Jews.

The Zionists, who are actually spurious non-Semitic Jews, the successors of those Khazars who today comprise the ranks of bankers and financiers who direct world politics and the economy and who have usurped the title of "chosen people" to dominate, starting with Israel, the entire West...

Just to clarify...

Paolo D'Arpini - Committee for Lay Spirituality




lunedì 28 luglio 2025

Dieta alimentare e spiritualità laica...

 

Risultati immagini per ramana maharshi eating in the asharamam


Il saggio  Ramana Maharshi a chi gli chiedeva quale fosse il modo più semplice per “raggiungere” la consapevolezza di Sé (nel senso dell’autorealizzazione) consigliava l’autoindagine, attraverso l’interrogarsi “chi sono io”. E se qualcuno insisteva per avere delle norme esteriori di comportamento allora consigliava di assumere solo cibo “satvico” e in quantità moderata.

Il cibo “satvico” è in effetti la cosiddetta dieta vegetariana, quella più vicina all’alimentazione naturale dell’uomo. L’uomo è nato frugivoro, la sua conformazione anatomica è simile a quella degli altri frugivori: suini, scimmie antropomorfe, etc. Questi animali, come dovrebbe essere per l’uomo, si nutrono essenzialmente di semi, proteine vegetali, verdure, frutta, tuberi, latte materno, integrando il tutto – di tanto in tanto – con qualche altro prodotto di origine animale, come ad esempio il latte di altri mammiferi, piccole quantità di miele, uova e simili. Eccezionalmente e per scopi integrativi essi fanno anche uso di moderate quantità di pesce o carne. Ovviamente, nella dieta “satvica”, consigliata ai ricercatori spirituali, la carne non è compresa, poiché il cadavere, essendo un composto organico in putrefazione, è considerato un alimento “tamasico” (oscurante) per la mente. Tra l’altro gli animali sono considerati a tutti gli effetti muniti di “anima” e quindi visti come esseri spirituali simili all’uomo. Cibarsene è considerata perciò una forma di “cannibalismo”.

La filosofia dei Veda – scrive Steven Rosen nel suo illuminante libro Il vegetarianesimo e le religioni del mondo – riconosce appieno agli animali la capacità di raggiungere stati di spiritualità elevata. Si tratta di una tradizione religiosa che non promuove soltanto il vegetarismo, ma anche l’uguaglianza spirituale di tutti gli esseri viventi. Il vegetarismo in effetti non è altro che la conferma di questa consapevolezza: tutti gli esseri viventi sono spiritualmente uguali. Tra l’altro, nell’induismo vengono indicate anche altre ragioni per cui è necessario astenersi dall’ingerire cadaveri perché nell’atto di cibarsi dell’altrui carne si crea un legame karmico con la violenza e la morte.

Malgrado vi siano indicazioni di sacrifici cruenti da compiere una o due volte all’anno persino il Corano esalta la compassione e la misericordia di Allah — chiamato al-Raham, ovvero “l’infinitamente misericordioso” — nei confronti di tutti gli esseri da lui creati, senza eccezioni. Lo stesso profeta Maometto, che presumibilmente era vegetariano e amava gli animali, disse: «Chi è buono verso le creature di Dio è buono verso se stesso».

Per quanto riguarda l’Ebraismo, nella Genesi l’alimentazione prescritta all’uomo è chiaramente vegetariana: «Ecco vi do ogni vegetale che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto che produce seme: saranno il vostro cibo» (1, 29). E ancora nella Genesi si legge: «Non dovreste mangiare la carne, con la sua vita, che è il sangue». E infatti, secondo le leggende bibliche, il popolo d’Israele si mantenne vegetariano per dieci generazioni, da Adamo a Noè. Solo dopo che il diluvio universale ebbe distrutto tutta la vegetazione, si narra che Dio diede al “suo” popolo il permesso temporaneo di mangiare carne. Poi, per ristabilire l’alimentazione vegetariana, quando gli israeliti lasciarono l’Egitto, Dio fece cadere la manna, un alimento vegetale adatto a nutrirli durante il loro duro viaggio. Ma, poiché gli israeliti continuavano a chiedere con insistenza la carne, Dio gliela concesse, insieme però a una peste fatale che colpì tutti coloro che ne mangiarono.

Per quanto riguarda il Nuovo Testamento, e quindi il Cristianesimo, l’insegnamento di Gesù (nato di origine essena, una setta che praticava il vegetarismo) è stato a tal punto censurato nelle numerose traduzioni e revisioni dei Vangeli che sono quasi sparite le tracce della sua compassione e del suo completo amore per tutte le creature viventi, che si esprimevano anche nel non mangiare carne di alcun tipo, in armonia con la tradizione degli Esseni. In un “Vangelo secondo Giovanni” tramandato dagli Esseni e dalle Chiese cristiane d’Oriente ma rifiutato dalla Chiesa cattolica, si insegna l’assoluta nonviolenza nei confronti degli animali ed è vietato esplicitamente di mangiare carne: «Mangiate tutto ciò che si trova sulla tavola di Dio: i frutti degli alberi, i grani e le erbe dei campi, il latte degli animali ed il miele delle api. Ogni altro alimento è opera di Satana e conduce ai peccati, alle malattie e alla morte». I primi cristiani erano vegetariani. E lo furono anche i veri Padri della Chiesa, come san Giovanni Crisostomo, San Girolamo, Tertulliano, San Benedetto, Clemente, Eusebio, Plinio e molti altri.

Ma quando il Cristianesimo volle diventare la religione di Stato dell’Impero Romano, durante il concilio di Nicea vennero radicalmente alterati i documenti originali. I “correttori” nominati dalle autorità ecclesiastiche eliminarono dai vangeli qualsiasi riferimento al non mangiare carne: tradussero con il termine «carne», per ben diciannove volte, il termine greco originale «cibo” e scelsero la versione «dei pani e dei pesci” a quella, contemporanea a Cristo, del miracolo della «moltiplicazione dei pani e della frutta”. Ciononostante anche in seguito alcuni santi cristiani sono stati vegetariani. Basti pensare al più famoso di tutti, san Francesco, il quale, nel suo amore per tutte le creature viventi, si nutriva esclusivamente di pane, formaggio, verdure e acqua di fonte.

La compassione che sta alla base di ogni “fede” va ricercata interiormente, e mangiare carne, diceva Lev Tolstoi, «è immorale perché presuppone un’azione contraria al sentimento morale, quella di uccidere. Uccidendo, l’uomo cancella in se stesso le più alte capacità spirituali, l’amore e la compassione per le altre creature». Quindi, a che serve giustificare o preferire una religione all’altra? Sono le persone che fanno la differenza! Sono tutti quegli uomini e quelle donne “compassionevoli” che non si limitano a riti esteriori ma che nutrono compassione per se stessi e per tutte le altre creature. Insomma, ricapitolando, l’Induismo, l’Ebraismo, l’Islamismo e il Cristianesimo contengono di fondo lo stesso messaggio di compassione e nonviolenza, ricordo anche le parole del Buddha nel Dhammapada: «In futuro, alcuni sciocchi sosterranno che io ho dato il permesso di mangiare carne,e che io stesso ne ho mangiata, ma io non ho permesso a nessuno di mangiare carne, non lo permetterò ora, non lo permetterò in alcuna forma, in alcun modo e in alcun luogo».

Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica

 

Una memoria personale su bioregionalismo, ecologia profonda e spiritualità laica...



Il 27 luglio 2025 è venuto a trovarmi, da Jesi, l'amico Sergio Orlando, il fondatore della Centrale Naturale, ne abbiamo approfittato per fare una chiacchierata molto informale sulle nostre esperienze in chiave di ecologia profonda, bioregionalismo e spiritualità laica: https://www.youtube.com/watch?v=bVZegyc0_fM



Un pensiero in sintonia: “La stessa Grazia è quel vero Sé. Quel che serve è sperimentare la sua costante presenza. Il sole è semplicemente una forma di luce, per il sole non esistono tenebre, ma quando c’è l’alba al mattino noi supponiamo che le tenebre siano scomparse con la luce del sole. Ma non è l’alba che rimuove le tenebre, è la terra che ruotando si sposta dalle tenebre alla luce.

Allo stesso modo un discepolo ritiene che, in seguito alla Grazia del Maestro, il velo dell’ignoranza venga rimosso. In verità non è il Maestro che rimuove la tua ignoranza, sei tu che giri l’attenzione dalle tenebre alla luce. Anche se sei circondato dalla luce solare per riconoscerne la sorgente è necessario girare la testa verso la giusta direzione. Ovvero significa dirigere l’attenzione verso il vero Sé. Un Maetro ti guiderà verso il raggiungimento del Sé che è solo Uno. Esiste un unico vero Sé soltanto. Siccome tu non lo sai e ritieni che esiste un mondo materiale attorno a te senti parimenti che c’é un mondo spirituale nell’esistenza” Sri Ramana Maharshi




sabato 26 luglio 2025

La realizzazione del Sé è contagiosa… si trasmette attraverso la Grazia... - Self-realization is contagious… it is transmitted through Grace...

 


In risposta ad alcune domande sulla Grazia del Maestro e su come realizzare il vero Sé,  Sri Ramana Maharshi rispose:

“La stessa Grazia è quel vero Sé. Quel che serve è sperimentare la sua costante presenza. Il sole è semplicemente una forma di luce, per il sole non esistono tenebre, ma quando c’è l’alba al mattino noi supponiamo che le tenebre siano scomparse con la luce del sole. Ma non è l’alba che rimuove le tenebre, è la terra che ruotando si sposta dalle tenebre alla luce. 

Allo stesso modo un discepolo ritiene che, in seguito alla Grazia del Maestro, il velo dell’ignoranza venga rimosso. In verità non è il Maestro che rimuove la tua ignoranza, sei tu che giri l’attenzione dalle tenebre alla luce. Anche se sei circondato dalla luce solare per riconoscerne la sorgente è necessario  girare la testa verso la giusta direzione. Ovvero significa dirigere   l’attenzione verso il vero Sé. Un Maetro ti guiderà verso il   raggiungimento del  Sé che è solo Uno. 

Esiste un unico  vero Sé soltanto. Siccome tu non lo sai  e ritieni che esiste un mondo  materiale attorno a te  senti parimenti che c’é un  mondo spirituale nell’esistenza”

Sri Ramana Maharshi



English text:

In response to some questions about the Master's Grace and how to realize the true Self, Sri Ramana Maharshi replied:

Grace itself is that true self. What we need to know is, to experience
that it is there.

The Sun is just a form of light only. There is no darkness to that
Sun. But When Sunrises in the morning, we conclude that the darkness
is gone with the Sunlight.

It is not Sunrise which removed the darkness; it is the rotation of
earth from darkness to sunlight.

Similarly a disciple will conclude that, due to Guru’s Grace only, his
veils of ignorance are removed. But it is not Guru who has removed
your ignorance, it is You, who turned from darkness to sunlight.

Even though your surroundings are filled with sunlight, for
experiencing that you need to turn towards it by going in right
direction.

It means you need to turn towards that true self.

A Guru will guide you in reaching out to that true self.

What is existing is only ONE.

That is the true self only.

As you don’t know that, you are feeling that there a physical world around you.

You will also imagine that there is some other spiritual world is in existence.

Sri Ramana Maharshi

Religioni patriarcali astratte e saggezza matristica concreta...


Eva offre la "conoscenza" ad Adamo


Insistere troppo su valori astratti  "teisti"  non aiuta la mente umana al superamento del pensiero patriarcale. Dobbiamo -secondo me- abbandonare la speculazione religiosa e ritornare ad una spiritualità priva di dogmi e non specificatamente  legata al genere (il sacerdozio nelle religioni monoteiste di origine semita  è precluso alle donne).

Per carità, va anche bene fare un'analisi storica 

sulla formazione del cristianesimo e di come  questa religione "semita" abbia attinto al paganesimo pre-esistente. Tra l'altro  la rivalutazione del paganesimo è una delle caratteristiche portanti non solo nel filone New Age ma anche in ricerche storiche serie,  come ad esempio quella di  Daniel Danielou sul mito di Dioniso-Shiva.

Ma dovremmo andare anche più in là riscoprendo i culti più antichi e vicini alle nostre radici, ovvero l'adorazione della Grande Madre o Energia Primordiale  (Shakti).

Spesso  durante le feste da noi organizzate, soprattutto quelle in concomitanza con i solstizi e gli equinozi o per la luna piena e nuova, mettiamo in evidenza gli aspetti sincretici fra cristianesimo e   “neo-paganesimo”, facendoli coincidere con   il nostro spirito laico e simpatetico con la Spiritualità della Natura.

Ad esempio, è avvenuto che durante alcune cerimonie,  già da noi predisposte, si aggiungessero  riti diversi  con offerte alle divinità e fate dei boschi o dei corsi d'acqua, il tutto magari collegandolo a credenze o leggende cristiane... (tanto per fare un esempio ricordo la Vigilia di San Giovanni, con il battesimo dell'acqua e del fuoco, etc.).  Io  lascio fare perché in fondo il riconoscere  il Genius Loci e la sacralità della natura in tutte le sue forme è uno degli aspetti della spiritualità laica e dell’ecologia profonda, che ci contraddistingue.  

In effetti la spiritualità della natura  è un aspetto riconosciuto anche nella fede cristiana antica, soprattutto nel misticismo (sia in quello primitivo che in quello francescano)  in cui prevale  la consuetudine di ritirarsi in grotte, boschi e deserti in stretta comunione con gli elementi naturali e con il mondo animale.

Aspetti pagani erano presenti persino nella religione ebraica, sia pur condannati, come ad esempio l’adorazione della vacca sacra durante la traversata del Sinai, oppure riconosciuti e facenti parte della tradizione  come avvenne presso la setta degli Esseni che vivevano in strettissima simbiosi con la natura e con  i suoi aspetti magici, avendo essi sviluppato anche la capacità di trarre il loro nutrimento dal deserto, un grande miracolo questo considerando  che erano persino vegetariani….

Il rispetto e l’adorazione  della natura, definito dalla chiesa cattolica (un po’ dispregiativamente) “panteismo” è uno degli stimoli da sempre presenti nell’uomo, tra l’altro questo sentimento panteista è  alla base dell' excursus evolutivo della specie.

Ciò  mi fa  ricordare  una storiella,  che amo spesso raccontare,   sull’origine della specie umana. Ormai è certo che ci fu una “prima donna”, un’Eva primordiale. L’analisi   del patrimonio genetico femminile mitocondriale lo dimostra inequivocabilmente.  Mi sono così immaginato una donna, la prima donna, che avendo raggiunto l’auto-consapevolezza (la caratteristica più evidente dell’intelligenza) ed avendo a disposizione solo “scimmioni” (tali erano i maschi a quel tempo)  dovette compiere una opera di selezione certosina per decidere con chi accoppiarsi in modo da poter avere le migliori chance di trasmissione genetica di quell’aspetto evolutivo. E così avvenne conseguentemente  nelle generazioni successive ed è in questo modo che pian piano dalla cernita nell’accoppiamento sono   divenute rilevanti qualità come: la sensibilità verso l’habitat, l’empatia,  la pazienza,  la capacità di adattamento e di gentilezza del maschio verso la prole e la comunità, etc. etc.

Pregi che hanno  portato la specie  verso una condizione “intelligente” che riconosciamo (o riconosceremmo se nel frattempo non fosse subentrata una spinta maschilista involutiva).

Purtroppo in questo momento storico, in seguito all’astrazione dal contesto vitale e alla manifestazione della religiosità in senso  metafisico (proiettata ad un aldilà ed ad uno spirito separato dalla materia),  molto di quel rispetto (e considerazione) verso la natura e l’ambiente e la comunità è andato scemando,  sino al punto che si predilige la virtualizzazione invece della sacralità vissuta nel quotidiano. Ed in questo buona parte della responsabilità è da addebitarsi al radicamento dei credo monoteisti (Ebraismo, Cristianesimo ed Islam).

Ma quello che era stato scacciato dalla porta spesso rientra dalla finestra, infatti la psicologia sta riscoprendo i miti, le leggende e le divinità della natura descrivendole in forma di “archetipi”.

All’inizio della  civilizzazione umana, nel periodo paleolitico e neolitico matristico, la sacralità era incarnata massimamente in chiave femminea, poi con il riconoscimento della funzione maschile nella procreazione tale sacralità assunse forme miste  maschili e femminili, successivamente con i monoteismi patriarcali fu il maschile che divenne preponderante.

Ora è tempo di riportare queste energie al loro giusto posto e su un totale piano paritario. Anche se già in una antica civiltà, quella Vedica,  questa parità era stata indicata, come nel caso della denominazione (maschile) “Surya” che sta ad indicare l’identità del sole in quanto ente divino, che  viene completato dall’aspetto femminile “Savitri”  che è la capacità irradiativa dell’energia solare.

E noi sappiamo che fra il fuoco e la  sua capacità di ardere  non vi è alcuna differenza....  

Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica
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