giovedì 30 ottobre 2025

Giuliano Flavio, l'ultimo vero imperatore romano...

 


Notizie storiche: Flavio Claudio Giuliano, fu imperatore romano dal 361 al 363 d.C. Egli fu osteggiato dai cristiani per la sua posizione religiosa sincretica e pluralista, una concezione filosofica che considera la realtà costituita da una molteplicità di principi.   Fu l'ultimo imperatore romano a non aderire al cristianesimo e si distinse come  intellettuale, filosofo e abile condottiero.  

Origini e educazione: Nacque a Costantinopoli nel 331 d.C. e fu nipote di Costantino il Grande. Sopravvisse alle stragi familiari del 337 e si dedicò a una vita di studi e reclusione, durante la quale si avvicinò alla filosofia neoplatonica.


Giuliano Flavio voleva restituire la libertà di religione ai popoli dell'Impero, scampato da ragazzo miracolosamente alla persecuzione cristiana (il fratello maggiore, Gallo, venne decapitato senza scrupoli). Giuliano Flavio (331-363), il più grande di tutti gli Imperatori Romani, fu etichettato dalle sette cristiane del tempo con l'appellativo di 'apostata'. In realtà i veri apostati erano coloro che avevano abbandonato il sincretismo e l'atavica 'Religione dei Padri', infatuati da un nuovo credo medio-orientale settario, poi definito  "cristianesimo", frazionato in diverse correnti, ferocemente antagoniste tra loro e desiderose di prendere il sopravvento. 

E da uno di questi “cristiani” invasati l'imperatore Giuliano, mentre guidava le legioni contro l'esercito  Parsi, venne colpito alle spalle e spirò, martire del sincretismo, alla giovane età di 32 anni mentre, in prima fila, combatteva in una spedizione che avrebbe sicuramente cambiato il quadro geopolitico ed avrebbe anche chiuso una certa parentesi storica. 


Una volta ucciso subì  l'etichettatura di "apostata", non avendo potuto esserlo per il fatto che mai aderì al cristianesimo  ed ebbe solo maestri laici e sincretici.

Resta incorrotta la  grandezza di  Giuliano Flavio, ultimo imperatore filosofo, il quale  individuava nel cristianesimo una delle cause principali della decadenza dell’Impero sotto molti punti di vista, incluso quello sociale.  Trovava infatti riprovevole che una setta giudaica, emarginata dagli stessi giudei, si arrogasse il diritto di disprezzare la cultura atavica, fautrice dell’unità del mondo classico e responsabile del buon funzionamento dell’Impero.  

Giuliano rimase sempre profondamente diffidente nei confronti dei cristiani perché  "è a causa della loro demenza che tutto è stato sovvertito" e pagò con la vita la fedeltà ai valori della libera espressione religiosa e spirituale.    
 
Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica

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