domenica 27 aprile 2025

Qualità "psichiche" delle piante bioregionali…

 


In natura tutto segue uno schema di corrispondenze. Potremmo affermare che ogni forma vivente assume aspetti psicosomatici che corrispondono alle qualità incarnate. Questo fatto era noto sin dalla più remota antichità, all’uomo ed agli animali. Infatti confidando nella innata comprensione essi si curavano sentendo attrazione o repulsione per certe specifiche piante o alimenti. Questa naturale pre-conoscenza è stata alquanto offuscata dal momento che l’uomo ha preferito seguire un metodo limitatamente scientifico che, essendo imperfetto data la natura stessa dei mezzi utilizzati, nel corso del tempo ha impedito la continuità di questa innata pre-conoscenza.
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Pian piano l’uomo scientifico, per mezzo della sperimentazione empirica, ha tentato di ricostruire un sistema di conoscenza che però –tutto ritorna infine- oggi si scopre sempre più affine alla pre-conoscenza connaturata degli antichi. Il viaggio a ritroso verso la riscoperta di ciò che era ovvio inizia proprio contemporaneamente alla ricerca scientifico-medica. Una pietra miliare di questa riscoperta è la individuazione degli oligo-elementi le cui tracce sono presenti ovunque nel regno vegetale ed animale.
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Un’importante parte in questo processo di identificazione fu compiuto dal bolognese Meneghini che nel 1745, in pieno secolo dei Lumi, scoprì la presenza di ferro nel sangue umano. Poi nel 1775 Schelle individuò il manganese nelle ceneri vegetali e da allora la lista degli oligo-elementi non ha fatto altro che crescere. Nell’uomo ne sono stati individuati una ventina, essi risultano indispensabili all’equilibrio fisiologico ed ogni carenza in uno di questi comporta
manifestazioni patologiche più o meno gravi.
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“L’organismo appare come un tipo di oligarchia in cui un’enorme massa di elementi passivi è dominata da un piccolo numero di elementi catalizzatori” (Gabriel Bertrand). Gli oligo-elementi infatti presiedono agli indispensabili processi catalitici degli scambi di cui il nostro organismo è la sede permanente. Da ciò si può intuire l’importanza degli oligo-elementi nei fenomeni biologici avvalorata dalle funzioni vitaminiche ad essi collegati. Ma torniamo alla pre-conoscenza che ha consentito agli esseri viventi il mantenimento della struttura psicofisica in euritmia.
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E qui dobbiamo iniziare un discorso che avrebbe dell’eretico se volessimo ragionare solo in termini di analisi scientifica.
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Nell’antichità –sotto forma di proverbi e detti popolari- sono stati tramandati alcuni “segreti” sulle qualità delle piante, Purtroppo in Europa in seguito alla grande persecuzione legata all’oscurantismo molti di questi segreti e parecchi liberi pensatori finirono in cenere… Perciò molti “saperi” scomparvero o vennero travisati e contorti. Ciononostante in modi sotterranei restò la preveggenza, sia a livello istintuale sciamanico (come nel caso delle tribù primitive dell’Amazzonia che conoscono tutte le qualità delle loro piante) sia a livello di tradizioni popolari più o meno valide. In questo contesto si inserisce la classificazione delle piante e delle loro qualità sulla base del colore, del sapore e della forma…
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Questa descrizione psicosomatica –ad esempio- è tutt’ora eseguita nel sistema integrato cinese in cui psiche e natura sono considerate strettamente interconnesse. Questi stessi aspetti sono per altro utilissimi nell’individuazione delle carenze di oligo-elementi. Altrettanto valida è anche la macrobiotica giapponese ma tali conoscenze non scarseggiano nemmeno nella tradizione erboristica nostrana. Secondo la tradizione popolare la forma il colore ed anche il sapore delle piante che spontaneamente crescono nella propria bioregione di appartenenza sono correlati ed interagiscono con gli organi cui esse corrispondono. Ad esempio la noce, che assomiglia al cervello umano, è correlata ed influisce positivamente con questo organo. Oppure la coda cavallina (che ricorda la coda dell’equino) è raccomandata per le carenze di minerali. Poi scopriamo che le foglie della polmonaria (somiglianti visivamente a questi organi) vengono raccomandate dai contadini come antiasmatico, oppure lo stramonio (una pianta psicotropa detta anche erba del diavolo) con i suoi fiori osceni e cavernosi è abbinato ai mali della psiche… Insomma tutto corrisponde al tutto e per essere in buona salute gli organi del corpo umano debbono mantenere un equilibrio funzionale interno e rapportarsi armonicamente gli uni con gli altri e perciò si dice che la forma, il colore ed il sapore delle piante rimandano all’organo sul quale agiscono.
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Nella tradizione cinese si fa un preciso riferimento ai colori ed agli organi. I cibi di colore verde sono collegati al fegato (legno), quelli di colore rosso agiscono sul cuore e sulla vista (fuoco), i gialli (terra) su stomaco, milza e pancreas, i bianchi (metallo) sui polmoni ed infine quelli blu scuro o nero (acqua) espletano un’azione sui reni. Ed anche i sapori hanno una forte influenza sulle funzioni fisiologiche. Il sapore acido è astringente quindi in grado di sciogliere i blocchi che ostruiscono la circolazione dei liquidi interni. Il dolce rilassa, armonizza e porta energia. Il piccante mobilizza l’energia, esteriorizza i liquidi ed è considerato ottimo contro le malattie da raffreddamento. Il salato è emolliente, scioglie noduli e masse.
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Questo è solo un piccolo input per approfondire la memoria spontanea di ciò che è sempre stato e sempre sarà. Quella conoscenza –o pre-conoscenza- che consente spontaneamente alla vita di procedere per il suo giusto verso. Termino con una definizione linguistica sul significato di “catalizzatore”. Secondo Polonovsky “i catalizzatori sono sostanze che con la loro semplice presenza, senza alcuna partecipazione attiva, causano reazione che senza di loro non si sarebbero prodotte..”

Paolo D’Arpini

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martedì 22 aprile 2025

"To orient yourself in the infinite you must distinguish and then unite" (Goethe) - "Per orientarti nell'infinito distinguer devi e poscia unire" (Goethe)



An exchange of motivated and reasonable opinions helps the understanding of the global political, economic and "spiritual" process. In truth, I would insist on this last aspect which I consider primary. Unfortunately, spirituality, in the sense of "intelligence consciousness", has been supplanted by religions, especially those of Jewish origin (Judaism, Christianity and Islam) which bring with them a mass of materialistic ideologies that then result in an artificial division of humanity. The thirst for money, power, control and exploitation of nature and its creatures and even Confucianism-Marxism (which strives to restore a sense of social justice using artificial means) are all forms of division of the human being.

If we could share at least the sense of humanity, among us who have a "broader" vision of life, perhaps we could say that we have come closer to Man...

But even this approach cannot be compulsive or perceived as a "burden", it is enough to know how the world goes and accept it as it is, adapting to it but observing it with our intelligence, a conscience not contaminated by it. After all, we cannot have relationships with everyone, we can only relate to those who have the same attitude as us and this is the dictate of life itself: the similar seeks its similar.

The important thing is not to transform the dissimilar into an "enemy", you never know when there may be a "rapprochement", since the common matrix is ​​the same... everything is interconnected.

Paolo D'Arpini - Italian Bioregional Network




Testo Italiano:

Uno scambio di opinioni motivate e ragionevoli aiuta la comprensione del processo politico, economico e "spirituale" globale. In verità insisterei su questo ultimo aspetto che ritengo primario. Purtroppo la spiritualità, nel senso di "intelligenza coscienza", è stata soppiantata dalle religioni soprattutto quelle di origine giudaica (ebraismo, cristianesimo e islam) che si portano appresso una messe di ideologie materialistiche che poi sfociano in una divisione artificiale dell'umanità. La sete di denaro, di potere, di controllo e sfruttamento della natura e delle sue creature e persino il confucianesimo-marxismo (che si sforza di ripristinare un senso di giustizia sociale utilizzando mezzi artificiali) sono tutte forme di divisione dell'essere umano. 

Se riuscissimo a condividere almeno il senso di umanità, fra di noi che abbiamo una visione più "ampia" della vita, forse potremo dire di esserci avvicinati all'Uomo...

Ma anche questo avvicinamento non può essere compulsivo o percepito come un  "peso", basta sapere come va il mondo ed accoglierlo com'è adattandosi ad esso ma osservandolo con la nostra intelligenza coscienza non contaminata da esso.  In fondo non possiamo avere rapporti con tutti, possiamo rapportarci solo con coloro che hanno il nostro stesso atteggiamento e questo è il dettame della vita stessa: il simile cerca il suo simile. 

L'importante è non trasformare il dissimile in un “nemico”, non si sa mai quando potrà esserci un “riavvicinamento”, poiché la matrice comune è la stessa...  tutto è interconnesso.

Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana

domenica 13 aprile 2025

Vedanta, Nondual Absolute and the masks of the self... - Vedanta, Assoluto Nonduale e le maschere dell'io...



Vedanta, literally “after the Vedas” is a secular school of thought based on the nondual Absolute, called “Brahman” in the Upanishads, the Vedantic philosophical texts (post-Vedas).

On the dating of the Vedas and Vedanta, the opinions of scholars, historians and religious people, differ quite a bit. The difference in views is above all between Western and Indian researchers. According to Europeans, prone to the pro-Western belief of a cradle of Middle Eastern and Mediterranean civilization, the Vedas are placed around the first millennium BC and the Upanishads in the period just before the birth of the historical Buddha (6th century BC). Obviously, for some Indian historians the dates are different and very far from what European historians affirm. But let's analyze the concepts expressed and leave aside the datings (irrelevant for the purposes of the substance).

The peculiarity of the Advaita Vedanta philosophy is that it does not refer to any deity. The non-dual Absolute is between being and non-being. It is the Self (Atman), or the Awareness devoid of attributes, which is the container and content of all that manifests itself, self-existent, and at the same time beyond every manifestation and thought.

The Self enjoys its own illusion of existing as an object separate and distinct from itself and according to the Vedanta - this comedy is made possible through five masks or "sheaths" (in Sanskrit "kosha") that hide the Self from the self (the absolute Self from the relative Self).

They are: "annamaya", "pranamaya", "manomaya", "vijnanamaya" and "anandamaya".

Annamaya is the sheath composed of food, the physical body. Its constituents are the five elements in the gross state, in various gradients of mixture. The things of the objective, experienced world are made of the same material.

Pranamaya is the sheath of vital energy (in the Bible “vital breath”), which denotes the quality of life, its expression is breathing, in Sanskrit “prana” and its five functions or “modes”: “vyana” which goes in all directions, “udana” which rises upwards, “samana” which equates what is eaten and drunk, “apana” which descends downwards, “prana” which goes forward (collectively they are defined with the term “prana”). The five organs of action also belong to the sheath of “prana”, namely: speech, grasping, proceeding, excretion and reproduction.

Manomaya is the sheath of consciousness, or individual mind, its functions are asking and doubting. Its channels are the five organs of knowledge: hearing, sight, touch, taste and smell.

Vijnanamaya is the sheath of self-consciousness, or intellect, i.e. the agent and the enjoyer of the result of actions. This mask, or envelope, is considered the empirical soul that migrates from one physical body to another (in the theory of metempsychosis).

Anandamaya is the sheath of joy, not the original bliss that is of Brahman, it is the pseudo bliss (experienced in deep sleep) of the so-called “causal body”, the primary cause of transmigration. Another name for it is “avidya” or nescience or ignorance of the Self.

According to the Indian scholar T.M.P. Mahadevam it is possible to rearrange these five masks into three “bodies”:

1 - “annamaya”, the gross physical body;

2 - “suksma-sarira” the subtle body, the set of the three sheaths of prana mind and intellect (“pranamaya”, “manomaya” and vijnanamaya”);

3 - “karana-sarira”, the causal body of the “anandamaya” sheath.

It is through these three bodies that we experience the so-called “external” world in the three states of waking, sleep and deep sleep.

Empirical experience manifests itself through the five sheaths, projected or reflected in the concept of “space” and “time”, without them the relative consciousness of a “world” could not exist.

As the philosopher M. Heidegger said: "How did human existence procure a clock before pocket watches or sundials existed? ... Am I myself the "hour" and my being there is time? Or, ultimately, is it time itself that procures the clock in us? Augustine pushed the problem to the point of asking himself whether the soul itself is time. And, here, he stopped asking..."

Paolo D'Arpini - Committee for Lay Spirituality




Testo Italiano:

Il Vedanta, letteralmente “dopo i Veda” è una scuola di pensiero laico basata sull’Assoluto non duale, detto “Brahman”  nelle Upanishad, i testi filosofici vedantici (posteriori ai Veda).

Sulla datazione dei Veda e del Vedanta le opinioni degli studiosi, storici e religiosi, divergono alquanto. La differenza di vedute è soprattutto fra ricercatori occidentali e quelli indiani. Secondo gli europei, proni al credo filo occidentale di una culla di civiltà medio-orientale e mediterranea, i Veda sono posti attorno al primo millennio a.C. e le Upanishad al periodo appena antecedente la nascita del Buddha storico (VI secolo a.C.). Ovviamente per alcuni storici indiani le date sono diverse e si allontanano moltissimo da quanto affermato dagli storici europei. Ma analizziamo i concetti espressi e lasciamo da parte le datazioni (irrilevanti ai fini della sostanza).

La peculiarità della filosofia Advaita Vedanta è che non si rifà ad alcuna divinità.  L'Assoluto non duale è  tra l'essere ed il non essere. Esso è il  Sé (Atman), ovvero la  Consapevolezza priva di attributi,  che è contenitore e contenuto di tutto ciò che si manifesta,  autoesistente, e contemporaneamente   aldilà di ogni manifestazione e pensiero.

Il Sé gode della sua stessa illusione di esistere come oggetto separato e distinto da se stesso e  secondo il Vedanta- questa commedia si rende possibile attraverso  cinque maschere o “guaine” (in sanscrito “kosha”) che nascondono il Sé al sé (l’Io assoluto all’io relativo).

Esse sono: “annamaya”, “pranamaya”, “manomaya”, “vijnanamaya” e “anandamaya”.

Annamaya è la guaina composta dal cibo, il corpo fisico. I suoi costituenti sono i cinque elementi nello stato grossolano, in vari gradienti di mistura. Dello stesso materiale sono fatte le cose del mondo oggettivo sperimentato.

Pranamaya è la guaina dell’energia vitale (nella Bibbia “soffio vitale”) è quella che denota la qualità vitale, la sua espressione è il respiro, in sanscrito “prana” e le sue cinque funzioni o “modi”: “vyana” quello che va in tutte le direzioni, “udana” quello che sale verso l’alto, “samana” quello che equipara ciò che è mangiato e bevuto, “apana” quello che scende verso il basso, “prana” quello che va in avanti (collettivamente vengono definiti con il termine “prana”). Alla guaina del “prana” appartengono anche i cinque organi di azione, ovvero: la parola, la presa, il procedere, l’escrezione e la riproduzione.

Manomaya è la guaina della coscienza, o mente individuale, le sue funzioni sono chiedere e dubitare. I suoi canali sono i cinque organi di conoscenza: udito, vista, tatto, gusto ed olfatto.

Vijnanamaya è la guaina dell’auto-coscienza, o intelletto, cioè l’agente ed il fruitore del risultato delle azioni. Questa maschera, od involucro, è considerata l’anima empirica che migra da un corpo fisico ad un altro (nella teoria della metempsicosi).

Anandamaya è la guaina della gioia, non la beatitudine originaria che è del Brahman, essa è la pseudo beatitudine (sperimentata nel sonno profondo) del cosiddetto “corpo causale”, la causa prima della trasmigrazione. Un altro suo nome è “avidya” ovvero nescienza od ignoranza del Sé.

Secondo lo studioso indiano T.M.P. Mahadevam è possibile riordinare queste cinque maschere in tre “corpi”:

1 - “annamaya”, il corpo fisico grossolano;

2 - “suksma-sarira” il corpo sottile, l’insieme delle tre guaine di prana mente ed intelletto  (”pranamaya, “manomaya” e vijnanamaya”);

3 - “karana-sarira”, il corpo causale della guaina “anandamaya”.

E’ per mezzo di questi tre corpi che noi sperimentiamo il mondo cosiddetto “esterno” nei tre stati di veglia, sonno e sonno profondo.

L’esperienza empirica si manifesta attraverso le cinque guaine, proiettate o riflesse nel concetto di “spazio” e “tempo”, senza di esse la coscienza relativa di un “mondo” non potrebbe sussistere.

Come diceva il filosofo  M. Heidegger : "Com’è che l’esistenza umana si è procurata un orologio prima che esistessero orologi da tasca o solari?…Sono io stesso l’”ora” e il mio esserci il tempo? Oppure, in fondo, è il tempo stesso che si procura in noi l’orologio? Agostino ha spinto il problema fino a domandarsi se l’animo stesso sia il tempo. E, qui, ha smesso di domandare...”

Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica