lunedì 10 novembre 2025

La sopravvivenza? E' un divertimento se sappiamo come prenderla....




Tutto molto divertente, se si considera che la crisi mondiale é nient’altro che un gioco di risiko o monopoli, basato sui pezzetti di carta, anche se le conseguenze possono essere disastrose per parecchi. 

A volte ci si identifica con il denaro sino al punto di credere che avere denaro o non averlo é ragione sufficiente per vivere o morire…

Per fortuna l’esistenza è fatta di cose semplici e tutto sommato accessibili a tutti i viventi: cibo, aria, acqua, soddisfazione dei bisogni fisiologici, riparo, socializzazione, procreazione…  Ma in questo momento storico la virtualizzazione ha raggiunto livelli altissimi di astrazione dal vissuto quotidiano e dalle reali necessità. 

La vita è diventata quasi un grande  ”game” alla Nirvana. Ma quando arriverà la Grande Crisi la dura realtà fatta di cose concrete spazzerà le nebbie dell’immaginario e del sogno ad occhi aperti.

Politica, finanza, potere, ricchezza… tutta immondizia più sporca di quella che si accumula nelle strade di Napoli, di Calcutta, del Cairo, di Buenos Aires,  di New York…. e persino del paesello sui monti.

Vengo al dunque, in questo momento si parla molto dell’imminente crollo  economico mondiale e di come poter risolvere i problemi della produzione energetica, funzionale al mantenimento della struttura tecnologica in cui la nostra civiltà sguazza e sprofonda. 

Sabbie mobili. Viviamo con la paura di sprofondare e siamo già con l’acqua alla gola, quindi tutto ciò che facciamo peggiora soltanto la situazione. Ed allora lasciamo che le cose vadano come debbono andare… proviamo a “galleggiare nella mota” se ci riesce…

Però mi voglio divertire a riepilogare, attraverso alcuni brevi stralci, gli elementi parossistici che contraddistinguono la situazione attuale: 
  
“Per mantenere questo livello di parassitismo in Italia la pressione fiscale ha ormai superato il 70%, la più alta in assoluto al mondo, così come siamo ai vertici mondiali della corruzione e dell’inefficienza della giustizia, e poi si pretenderebbe di attrarre investitori dall’estero e di disporre di credibilità nella collocazione dei titoli di stato, che sono carta straccia… (Claudio Martinotti)

“In un quadro come l’attuale le cose vanno molto a rilento. La nostra abilità dovrebbe consistere nel seguire con attenzione e col microscopio elettronico le mosse e le contromosse di tutti gli attori del quadro. Con le posizioni drastiche non si arriva a nulla. Vedi come si sono mossi i nostri “amici” ora che diventa sempre più impellente arrivare al dunque per l'autonomia energetica!” (Giorgio Vitali)

“Il termine “Giusto” merita ancora di far parte del vocabolario della lingua italiana? Sicuramente no!! E’ un termine che finirà nel dimenticatoio, in una cantina piena di ragnatele, dove forse potremo collocare tutta quella meravigliosa “storia” che ci rende gli abitanti di una “nazione” costruita, un tempo, su basi solide e “sacre” e ora “vittima” della “risatina” sarcastica di chi ha giocato con l’amicizia e la fiducia di “gente comune”, che sta serrando i pugni in una smorfia di dolore e rabbia!” (Antonella Pedicelli)

Insomma... La nostra civiltà è agli sgoccioli e possiamo aspettarci solo il crollo ignominioso e generale. Un tracollo annunciato e temuto e auspicato…  ed infatti da più parti si preconizza la fine del sistema  come evento liberatorio.



Non voglio far la parte del catastrofista ma vi consiglio di cominciare attivamente a trovare soluzioni alternative, basate sulla  personale conoscenza ed esperienza “pratica” di ognuno  per affrontare i rischi a venire. E buon divertimento nella “sopravvivenza”.

Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana




Commento ricevuto:

"...bello è il corpo della donna..  io stessa l'ho disegnato tante volte quando andavo all'accademia di belle arti c'erano modelle nude che posavano..ma oggi il corpo della donna è offeso e svenduto..  esibito e mercerizzato in ogni dove.. anche quando vengono vestite spesso in realtà sono "svestite" perché i vestiti che la moda propone per le donne.. sono solo ormai quello che serve a farla essere un oggetto ..in modo esplicito e anche volgare... perché la donna è una rosa... quello che è successo al sesso non mi và" cantava zucchero in una canzone.. infatti la bellezza della donna, il suo corpo, la sua femminilità sono ben altro da scoprire anche nella sua carnalità e nella fisicità delle forme". (Elena Pelliccia)

giovedì 6 novembre 2025

Treia. Riflessioni davanti al camino acceso...



Un pomeriggio  uggioso  e piovoso  me ne sto a Treia, davanti al camino acceso, a meditare? Diciamo a "riflettere" rielaborando pensieri e sensazioni.

Questo è un buon esercizio di concentrazione, uno si lascia andare, osserva la fiamma, poi pian piano si appoggia allo schienale della sedia... ed è fatta! 

Trovo che in questo modo si riesca a "percepire" la vera sostanza dei nostri pensieri, delle nostre pulsioni o preoccupazioni.

Certo tutti i pensieri sono passeggeri ed effimeri ma alcuni rappresentano positivamente "quella forza" che spingerà successivamente la "persona" ad attuare quanto è stabilito nel suo destino. La meditazione consente di far chiarezza fra quelle che sono semplici proiezioni immaginarie o problemi inventati e quei pensieri che invece definiscono in germe "il veniente"... ciò che deve accadere.

La creazione di problemi “fittizi” è uno degli aspetti della mente. 

Alla base delle preoccupazioni mondane –ovviamente- c’è sempre il senso di responsabilità per le nostre azioni dovuto all’identificazione con il corpo-mente.

Il processo dell’individualizzazione della coscienza è la funzione stessa della mente. La mente è la capacità riflettente della coscienza che assume su di sé il compito dell’oggettivazione e quindi della creazione del cosiddetto mondo delle forme. L’esteriorizzazione è la sua tendenza.

Eppure non è una condizione definitiva o irreparabile, anche le sensazioni più negative possono essere trascese. Le preoccupazioni mondane che ci assalgono sono frutto del meccanismo mentale che proietta l’attenzione sui fattori esterni, desideri e paure, ed è per questa ragione che nella meditazione si consiglia di fissare l’attenzione sulla consapevolezza, sul soggetto, ignorando le apparizioni mentali, che son solo “impedimenti” (distrazioni) che sorgono per inveterata abitudine all’esternalizzazione, non tenerne conto significa restare quieti mantenendo l’osservatore in se stesso.

Personalmente ho avuto una grande fortuna nella vita. Considero questo mio corpo e questa mia mente estremamente benedetti e santi poiché attraverso di loro ebbi la possibilità di incontrare e conoscere due grandi saggi che diedero alla mia esistenza vero significato. Dimostrandomi come il distacco ed allo stesso tempo l'attenzione siamo importanti per restare focalizzati nel Sé.... nell'auto-consapevolezza.

Volevo però oggi iniziare a trascrivere alcune memorie, soprattutto alcune frasi significative dell’insegnamento ricevuto dai miei maestri. Non che le parole in se stesse siano importanti… ma le indicazioni implicite, il modo in cui vennero trasmesse, la sensazione vissuta nell’ascoltarle, la meraviglia e il riconoscimento della verità in esse manifesta, sì!

Consentitemi di iniziare con alcuni dialoghi di Anasuya Devi, la mia madre spirituale, su temi che molto spesso lasciano perplesse le menti dei cercatori, toccando corde segrete del loro cuore.


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Domanda: “Cosa pensi della rinascita delle anime, la catena di vite in successione..?”

Amma: “Beh.. se pensi ci possa essere una catena di vite successive per la stessa anima, in tal caso devi ammettere che la prima esistenza di questa catena deve avere una specifica causa. Può essere solo la causa della prima vita quella che ha causato tutte le successive… Quindi di chi è la causa originaria e da dove sorge? Non voglio dire con ciò che la rinascita è impossibile dico solo che non è una cosa da noi creata. In fondo, pensandoci bene, colui che non crede nella rinascita vede la morte attraverso la vita, chi invece crede nella rinascita vede la vita attraverso la morte… (risate..)”

Domanda: “Qualcuno dei tuoi discepoli è andato in paesi stranieri come missionario, come fece Vivekananda (il famoso discepolo di Ramakrishna di Calcutta)?”

Amma: “Io non ho discepoli (sishya) ho solo figli (sishu). Ciò che essi compiono è determinato dalla stessa Shakti (Energia Divina) che porta avanti l’intera creazione. Questa Shakti fa scrivere ad uno una storia o fa fare altre cose ad un altro…. Una sola è la forza che abilita ogni agente a compiere le azioni. Non esiste altro potere che quello.”

Domanda. “Perché esistono piacere e dolore e tutte le altre qualità incompatibili fra loro?”

Amma: “Giorno e notte sono ovviamente entrambi necessari. In assenza della relatività non potrebbe affatto esserci creazione. Tutte le qualità che noi incarniamo sono già lì, tutte derivano da quel Potere Originario. Non potrebbero esistere in noi se non esistessero già in Quello. Come succede per un commediografo che crea diversi personaggi dotando ognuno delle caratteristiche necessarie .. (risate...)”

Ecco, miei fratelli di recitazione, ognuno di noi incarna quelle caratteristiche necessarie a svolgere la specifica parte che gli è stata concessa  ma è lo stesso commediografo che recita, che dirige, che passa le luci, che assiste come pubblico, che applaude e piange e ride…

Paolo D'Arpini

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Davanti al camino di Treia

martedì 4 novembre 2025

Riconoscersi parte dell’insieme mantenendo le proprie caratteristiche individuali…

 


Ricordo la storia del re Janaka… Tanto tempo fa alcuni preti vollero mettere alla prova la realizzazione dell’Uno professata da Janaka, un re che viveva l’unitarietà di tutte le cose. 

Essi inviarono alla sua reggia un gruppo composto da un bramino (casta sacerdotale), un intoccabile, una vacca, un elefante ed un cane. 

Quando il gruppo giunse davanti al re, egli inviò il bramino nel posto dove sedevano gli altri sacerdoti, l’intoccabile in mezzo agli altri intoccabili, la vacca fu mandata nella stalla, l’elefante nella rimessa degli elefanti ed il cane nel branco reale dei cani e diede istruzioni affinché di ognuno venisse presa cura nel modo dovuto. 

Allora i preti lo interrogarono e gli chiesero come mai aveva separato quegli esseri: “perché li hai separati individualmente, non sono tutti la stessa cosa per te?”. Janaka rispose “Sì tutti sono Uno, ma l’auto soddisfazione cambia seconda la natura dell’individuo. Ad ognuno di essi deve esser dato secondo la propria natura individuale e le proprie esigenze”.

Anche se in una commedia uno stesso uomo recita diverse parti, il suo comportamento varia a seconda del ruolo giocato – come affermava Ramana Maharshi- egli non viene avvantaggiato ne diminuito dal ruolo impersonato.


Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica







giovedì 30 ottobre 2025

Giuliano Flavio, l'ultimo vero imperatore romano...

 


Notizie storiche: Flavio Claudio Giuliano, fu imperatore romano dal 361 al 363 d.C. Egli fu osteggiato dai cristiani per la sua posizione religiosa sincretica e pluralista, una concezione filosofica che considera la realtà costituita da una molteplicità di principi.   Fu l'ultimo imperatore romano a non aderire al cristianesimo e si distinse come  intellettuale, filosofo e abile condottiero.  

Origini e educazione: Nacque a Costantinopoli nel 331 d.C. e fu nipote di Costantino il Grande. Sopravvisse alle stragi familiari del 337 e si dedicò a una vita di studi e reclusione, durante la quale si avvicinò alla filosofia neoplatonica.


Giuliano Flavio voleva restituire la libertà di religione ai popoli dell'Impero, scampato da ragazzo miracolosamente alla persecuzione cristiana (il fratello maggiore, Gallo, venne decapitato senza scrupoli). Giuliano Flavio (331-363), il più grande di tutti gli Imperatori Romani, fu etichettato dalle sette cristiane del tempo con l'appellativo di 'apostata'. In realtà i veri apostati erano coloro che avevano abbandonato il sincretismo e l'atavica 'Religione dei Padri', infatuati da un nuovo credo medio-orientale settario, poi definito  "cristianesimo", frazionato in diverse correnti, ferocemente antagoniste tra loro e desiderose di prendere il sopravvento. 

E da uno di questi “cristiani” invasati l'imperatore Giuliano, mentre guidava le legioni contro l'esercito  Parsi, venne colpito alle spalle e spirò, martire del sincretismo, alla giovane età di 32 anni mentre, in prima fila, combatteva in una spedizione che avrebbe sicuramente cambiato il quadro geopolitico ed avrebbe anche chiuso una certa parentesi storica. 


Una volta ucciso subì  l'etichettatura di "apostata", non avendo potuto esserlo per il fatto che mai aderì al cristianesimo  ed ebbe solo maestri laici e sincretici.

Resta incorrotta la  grandezza di  Giuliano Flavio, ultimo imperatore filosofo, il quale  individuava nel cristianesimo una delle cause principali della decadenza dell’Impero sotto molti punti di vista, incluso quello sociale.  Trovava infatti riprovevole che una setta giudaica, emarginata dagli stessi giudei, si arrogasse il diritto di disprezzare la cultura atavica, fautrice dell’unità del mondo classico e responsabile del buon funzionamento dell’Impero.  

Giuliano rimase sempre profondamente diffidente nei confronti dei cristiani perché  "è a causa della loro demenza che tutto è stato sovvertito" e pagò con la vita la fedeltà ai valori della libera espressione religiosa e spirituale.    
 
Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica

domenica 26 ottobre 2025

IA and the story DNA tells us... - AI e la storia che il DNA ci racconta...

 

"We cannot know anything external to ourselves without going beyond ourselves. The Universe is the mirror in which we can contemplate only what we have learned to know within ourselves." (Italo Calvino)

"Only if we can see the Universe as a whole, in which each part reflects the totality and in which the great beauty lies in its diversity, will we begin to understand who we are and where we are. Otherwise, we will only be like the frog in the Chinese proverb who, from the bottom of a well, looks up and believes that what he sees is the entire sky." (Tiziano Terzani)


Why is a child born of a woman more alive than a golem? The question is easy to answer: because a child is a natural, growing organism that adapts to its environment and is able to respond to its demands, even modifying its structure when necessary to accommodate a necessary change. While a "golem" (an AI device), or an artificial organism built in a laboratory, lacks this ability. It is a seemingly living structure that cannot respond to stimuli other than those to which it was designed.

For this reason, it is preferable for genetic modifications to occur in a context of natural and spontaneous manifestations, as has occurred in the evolutionary process of all living organisms since the beginning of life on the planet.

If, however, an arbitrary modification is made to the genetic heritage (implemented by humans for the hypothetical improvement of "performance" or "immediate results") of certain organisms "useful" to the development of their economy, the risk is that this modification will lead to a disruption in the global responses of all other life forms (since everything is connected), with the consequent possibility of the collapse of the Earth's ecosystem.

Paolo D'Arpini - Committee for Lay Spirituality









Testo Italiano: 

"Non possiamo conoscere nulla d'esterno a noi scavalcando noi stessi. L'Universo è lo specchio in cui possiamo contemplare solo ciò che abbiamo imparato a conoscere in noi" (Italo Calvino)

“Solo se riusciremo a vedere l’Universo come un tutt’uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove siamo. Altrimenti saremo solo come la rana del proverbio cinese che, dal fondo di un pozzo, guarda in su e crede che quel che vede sia tutto il cielo”. (Tiziano Terzani)


Perché un bambino nato da donna è più vivo di un golem? Alla domanda è facile rispondere: perché un bambino è un organismo naturale in crescita che si adatta all’ambiente ed è in grado di rispondere alle sue sollecitazioni persino modificando, ove necessario, la sua struttura in funzione di un necessario cambiamento, mentre un “golem” (un  apparato AI) ovvero un organismo artificiale  costruito in laboratorio è mancante di questa capacità, esso è una struttura apparentemente viva ma che non sa rispondere a sollecitazioni diverse da quelle a cui è stata predisposta. 

Per questa ragione è preferibile che le modificazioni genetiche avvengano in un contesto di manifestazioni naturali e spontanee, come è accaduto nel processo evolutivo di tutti gli organismi viventi dall’inizio della vita sul pianeta. 

Se invece viene eseguita una modificazione arbitraria sul patrimonio genetico (attuata dall’uomo in funzione di un ipotetico miglioramento di “prestazioni” o “risultati immediati”) di alcuni organismi “utili” allo sviluppo della sua economia il rischio è che questa modificazione porti ad uno sconvolgimento nelle risposte globali di ogni altra forma di vita (poiché tutto è collegato), con conseguente possibilità di tracollo dell’ecosistema della Terra.  

Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica

venerdì 24 ottobre 2025

Prana, vital energy according to Wilhelm Reich, Ramana Maharshi, and Patanjali... - Prana, energia vitale secondo Wilhelm Reich, Ramana Maharshi e Patanjali…

 


Each of us has experienced that in strong emotions or when our concentration is heightened, the flow of breath automatically stops—"we run out of breath," as the popular saying goes. This "run out of breath" is also an aspect of yoga pranayama, which seeks to gain control over mental wanderings.

Even great masters like Ramana Maharshi, who taught the path of self-investigation as a method for finding the Self, recommended a kind of pranayama for those who felt unprepared for the direct investigation of "who I am." He recommended "antha pranayama" (the internal regulation of breath), accompanying the various phases of breathing with the following states of consciousness, or thoughts: "During inhalation: (Koham?) who am I? – During retention of the breath: (Soham) I am Consciousness – During exhalation: (Naham) I am not the body or mind." By doing this, the flow of thoughts is automatically controlled, but—let us remember—according to the Maharshi and every other great master, the most effective method was communion with a fully realized Being, being "in the company of saints." But even here, aside from the associated spiritual implication, it presupposes (in some way) a sharing of the same air; the breath that enters and exits the saint is retransmitted to those around him, evidently imbued with the saint's state of consciousness.

We know that in the Jewish and Christian religions, when life is infused from God into Man, it is referred to as the transmission of the "vital breath." Breath is primary energy; among other things, it is connected to smell, the most ancient sense, the one that puts us in direct contact with external reality. Even though breathing has become an automatic function, barely noticed by the conscious mind, it remains the primary connection with life until our last breath...

Evidently, breathing not only absorbs "air" into the body but—as taught in various esoteric disciplines—also "vital energy." This was also the research undertaken by a contemporary psychologist, Wilhelm Reich, who conducted numerous experiments and studies in this regard. He defined breath not only as air but as "orgone energy" (the same thing is called "prana" in India). Reich states that air is only a container, but it contains a power called "orgone" (or "elan vital" according to other French researchers). For this reason, Osho said, when you are admitted to a hospital you feel particularly stressed and tired, because there is a frantic search for vital energy. Another example is the sense of unease and oppression felt when standing in a crowd and feeling sucked in. Some people experience this even when in a small, enclosed space, like an elevator, with other people.

These states of unease are likely due to a psychic weakness that prevents one from "protecting" one's vital space. But "prana" or "orgone" is not only present outdoors or in the air; it is everywhere, even where air cannot penetrate. Here we report the experiences of several yogis who, while remaining buried for very long periods in a state of suspended animation, in samadhi, without breathing or blood circulation, managed to maintain life by firmly retaining the pranic energy within the body.

Clearly, this ability to keep vital energy "stable" is linked to willpower. A highly concentrated thought projection performs various miracles, and we observe this through increasingly advanced studies on the power of thought: telekinesis, telepathy, telephoresis, etc. The fact is that even the classical yoga system, that of Patanjali, linked such mental powers to the practice of breath control, especially in the prolonged phase of "kumbaka" (retention), in which the state of consciousness is strong and determined, due to the pressure felt in the suspended vital state.

But from the perspective of mental stillness, saints like Ramana Maharshi recommend regular breathing, with retention limited to the awareness of "Soham" (see above). Indeed, in labored breathing, whether in pleasure or fear or in other altered mental states, the mind is never serene and the body convulses in paroxysmal agony.

Paolo D’Arpini - Committee for Lay Spirituality




Testo Italiano:

Ognuno di noi ha provato che nella forte emozione o quando la nostra concentrazione è più elevata automaticamente si interrompe il flusso del respiro “si resta senza fiato” si dice popolarmente. Questo “restare senza fiato” è anche un aspetto dello yoga pranayama in cui si cerca di ottenere il controllo sulle divagazioni mentali.

Persino grandi maestri come Ramana Maharshi, che insegnava la via dell’autoinvestigazione come metodo per la ricerca del Sé, raccomandava una sorta di pranayama per coloro che non si sentivano pronti all’indagine diretta sul “chi sono io”. Egli consigliava l’ “antha pranayama” (la regolazione interna del respiro) accompagnando le varie fasi del respiro con i seguenti stati di coscienza, o pensieri:   “Durante l’inalazione: (Koham?) chi sono io? – Durante la ritenzione del respiro: (Soham) io sono la Coscienza – Durante l’esalazione: (Naham) io non sono il corpo o la mente”. Facendo così il flusso dei pensieri ne risulta automaticamente controllato ma –ricordiamolo- secondo il Maharshi ed ogni altro grande maestro il più effettivo metodo era la comunione con un Essere pienamente realizzato, lo stare “in compagnia con i santi”. Ma anche qui, a parte l’implicazione spirituale annessa e connessa, si presuppone (in qualche modo) una condivisione della stessa aria, il respiro che entra ed esce dal santo viene ri-trasmesso a chi gli sta d’appresso, evidentemente impregnato dello stato coscienziale del santo.

Sappiamo che nella religione ebraica e cristiana quando viene infusa la vita da Dio all’Uomo si parla di trasmissione del “soffio vitale”. Il respiro è energia primaria, tra l’altro esso è collegato all’olfatto che è il senso più antico, quello ci che pone direttamente in contatto con la realtà esterna. Anche se la respirazione è divenuta una funzione automatica, di cui la mente cosciente a malapena tien conto, essa resta pur sempre la principale connessione con la vita sino “all’ultimo respiro”….

Evidentemente con il respiro non si assorbe solo “aria” nell’organismo ma –come viene insegnato in varie discipline esoteriche- anche “energia vitale”. Questa fu anche la ricerca intrapresa da uno psicologo contemporaneo, Wilhelm Reich, che fece molti esperimenti e studi in tal senso. Egli definì il respiro non solo aria ma “energia orgonica” (la stessa cosa in India è chiamata “prana”). Reich afferma che l’aria è solo un contenitore ma in essa è contenuto un potere chiamato “orgone” (o “elan vital” secondo altri ricercatori francesi). Per questa ragione, diceva Osho, quando si viene ricoverati in un ospedale ci si sente particolarmente stressati e stanchi, poiché lì c’è una ricerca spasmodica di energia vitale. Altro esempio è quello del senso di disagio e oppressione che si prova quando si staziona in mezzo ad una folla e ci si sente risucchiati, alcuni provano questa esperienza anche stando in un piccolo spazio chiuso, come un ascensore, con altre persone….

Probabilmente questi stati di disagio sono dovuti ad una debolezza psichica in cui si è capaci di “proteggere” il proprio spazio vitale. Ma il “prana” od “orgone” non è presente solo all’aperto o nell’aria esso è ovunque anche dove l’aria non può penetrare, e qui si riportano le esperienze di diversi yogi che restando sepolti per lunghissimi periodi in stato di animazione sospesa, in samadhi, senza respirazione né circolazione sanguigna, riuscivano a mantenere la vita trattenendo saldamente l’energia pranica nel corpo.

Chiaramente questa capacità di mantenere “stabile” l’energia vitale è legata alla volontà. Una proiezione di pensiero fortemente concentrata compie diversi miracoli e questo lo osserviamo anche attraverso gli studi sempre più evoluti sulla forza del pensiero: telecinesi, telepatia, teleforesi, etc. Il fatto è che già secondo il sistema yoga classico, quello di Patanjali, si collegavano tali poteri mentali alla pratica del controllo del respiro. Soprattutto nella fase prolungata di “kumbaka” (ritenzione) in cui lo stato di coscienza è forte e determinato, per la pressione percepita allo stato vitale in sospensione.

Ma dal punto di vista della quiete mentale i santi, come Ramana Maharshi, raccomandano una respirazione regolare, con ritenzione limitata alla consapevolezza del “Soham” (vedi sopra). Infatti nel respiro affannoso, sia nel piacere che nella paura od in altri stati mentali alterati, la mente non è mai serena ed il corpo sussulta in agonia parossistica.

Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica

martedì 21 ottobre 2025

La meta non è lontana... è nel momento presente!

 


Il Risveglio  non può essere indotto negli altri con le parole, quel Risveglio  in cui il “se stesso” si  riconosce in Se stesso, l’essere come veramente è, completo, puro, reale, perfetto, senza paure e senza desideri.
 
Ma il “tendere verso” non può essere “aiutato”  reprimendo il compimento del proprio "dharma" (dovere morale o giusto percorso). La scomparsa di paure e desideri deve avvenire spontaneamente, quando scoprendo e amando il nostro vero Sé, non abbiamo più paura di nulla e non abbiamo più desideri.

Così  senza sostenere prove o sentirci stressati possiamo seguire le due vie:  quella dell’amore verso l’esterno e quella della conoscenza verso l’interno. Che poi sono una sola. 

Accompagnandoci lungo il percorso con “gli altri”, tutti gli altri, che  fanno parte di noi.  Capendo noi stessi e conoscendoci conosciamo e capiamo gli altri, e conoscendo gli altri capiamo noi stessi, nei momenti bui e in quelli luminosi, e possiamo rifletterci e far “riflettere” gli altri in noi.

Ad ognuno compete la sua parte nel gioco della Coscienza.

E quando arriviamo a conoscerci e accettarci completamente, le nostre azioni sono consone alle circostanze ma non hanno finalità particolari, non abbiamo bisogno di combattere contro qualcuno, possiamo amare indefinitamente e senza condizioni noi stessi come il resto del mondo.
 
Manifestando le nostre vere  qualità, senza timore delle conseguenze e senza aspettative di risultati.  La vita è un gioco in cui  recitare la propria parte è essenziale.

L’evoluzione procederebbe così e può procedere così non tanto o non solo per tentativi ed errori, ma tramite quella consapevolezza intuitiva, che tira l’intero corpo cellulare e mentale in avanti... 
 
La complementarietà porta all’equilibrio, alla visione chiara dei due aspetti, allo spirito e alla materia, al buio e alla luce, al moto e all’inerzia, nella comprensione che siamo tutti uniti e, come disse il saggio Nisargadatta Maharaj:  “Dolore e piacere sono le creste e gli avvallamenti nell’oceano della beatitudine. In profondità c’è la pienezza assoluta”  
 
Caterina Regazzi e Paolo D’Arpini
 

Post Scriptum  "Ad esempio anche Rama e Krishna, due incarnazioni divine, erano consapevoli dell’Unità ma non si tirarono indietro quando dovettero partecipare ad una guerra che ritenevano giusta. Certo all’inizio fecero di tutto per evitare uno scontro diretto ma poi presero parte a quello che ritenevano il compimento di un loro dovere".